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Corso di laurea magistrale in Psicologia della formazione

A.A. 2020/2021

METODOLOGIA DELLA RICERCA EDUCATIVA NEI


CONTESTI FORMATIVI
Marco Perini

Semestre IIA-B (16 Feb. – 29 Mag.)

Obiettivi del corso


Il corso intende mettere gli/le studenti/esse in grado di descrivere le linee principali del passaggio da
orientamenti di ricerca che si muovono in una cornice oggettivistica e razionalistica a orientamenti di segno
prevalentemente qualitativo, rivolti a forme di ricerca aperte e ricorsive; identificare, nei principali motori di
ricerca, rilevanti lavori di ricerca qualitativa sulla formazione; comprendere le caratteristiche principali
dell'approccio alla ricerca che va sotto il nome di "analisi delle pratiche" formative e di un approccio
qualitativo-etnografico, collegandoli a concreti processi di ricerca in contesti formativi, discutere criticamente
la prospettiva dell'evidence-based research in ambito formativo, conoscere i criteri utilizzati dai revisori nei
processi di peer review di articoli scientifici di ricerca qualitativa.
L’insegnamento si pone i seguenti obiettivi formativi specifici:
– descrivere le caratteristiche principali di orientamenti di ricerca di taglio qualitativo, aperto e ricorsivo;
– analizzare criticamente concrete ricerche qualitative individuate utilizzando i principali motori di ricerca;
– conoscere i criteri utilizzati dai revisori nei processi di peer review di articoli scientifici di ricerca qualitativa;
– comprendere le caratteristiche principali dell'approccio alla ricerca che va sotto il nome di "analisi delle
pratiche formative" e di un approccio qualitativo-etnografico, collegandoli a concreti processi di ricerca in
contesti formativi;
– pianificare gli elementi essenziali di un percorso di ricerca qualitativa, a partire da un contesto organizzativo
reale o simulato.
I materiali sul Moodle sono aggiornati man mano che vanno avanti le lezioni. È necessario studiare i materiali
d’esame che si trovano nell’omonima cartella, oltre ai libri indicati.

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
16 febbraio 2021
Valutazione
Prova orale della durata di circa 20 minuti con le seguenti prestazioni:
– 3 domande di conoscenza esplicita dei testi obbligatori per l’esame
– Preparazione dell’articolo scientifico già citato
– Una domanda di comprensione profonda su collegamenti tra i vari argomenti affrontati
Per chi frequenta il corso, la preparazione dell’articolo può essere sostituita con la partecipazione ad attività
durante le lezioni (p.e. scrivere e/o commentare report).

Testi
• Un articolo scientifico scelto secondo i criteri forniti durante il corso, che presenti una ricerca empirica
qualitativa recente, su temi legati alla formazione. I criteri per la selezione dell’articolo verranno indicati anche
nello spazio e-learning.
• Cardano, M. (2011). La ricerca qualitativa. Milano: Il Mulino (Cap. 1, 3-5). Il primo capitolo è
un’introduzione generale utile ad entrare nel contesto. Il terzo, il quarto e il quinto spiegano nel dettaglio
l’osservazione partecipata e altri temi, tra cui il focus Group.
• Lipari, D. (2016). Dentro la formazione. Etnografia, pratiche, apprendimento. Milano: Guerini Next.
• Tacconi G. e Morbioli N. (2019) Reinventare la scuola. La sfida dell'istruzione degli adulti in Italia (Edizione
1) Trento: Erickson. Report di ricerca del professor Tacconi: esempio pratico di come una ricerca viene
portata avanti, i suoi processi, focus e metodologie.
• Materiali inseriti nello spazio e-learning dedicato al corso. Sono importanti perché gli argomenti non sono
presenti negli altri libri: evidence-based, rassegna della letteratura, etc.

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
18 febbraio 2021

La ricerca qualitativa

La contrapposizione tra metodi qualitativi e quantitativi viene fatta soltanto a fini esplicativi. I due
macro filoni metodologici dovrebbero essere considerati complementari, non contrapposti.
Le caratteristiche della ricerca qualitativa sono molteplici:
– Predilige studi intensivi a studi estensivi. Il campione non deve essere necessariamente ampio, come
per la ricerca quantitativa, ma piuttosto si preferisce andare in profondità di un campione meno esteso.
– Pone attenzione ai dettagli minuti. La ricerca qualitativa non procede per semplificazione, ma si
occupa di restituire il più possibile la complessità dell’oggetto di studio.
– Non è caratterizzata dal processo di analisi ma dai materiali empirici. Ciò porta a volte a confondere
la tecnica utilizzata per analizzare i dati con quella utilizzata per raccoglierli.
– La maggior parte della ricerca qualitativa si basa sulla cooperazione dei partecipanti. Questo aspetto
la distingue molto dalla ricerca quantitativa: c’è la possibilità di creare un’esperienza di relazione per
i soggetti.
– Chi fa ricerca qualitativa deve essere consapevole del fatto che raccoglie informazioni incerte.
Entrano in gioco variabili disturbanti come in primis la soggettività dei punti di vista. Questo non
significa che i dati che si raccolgono con un survey quantitativo siano certi: tuttavia, grazie all’uso di
tecniche statistiche, si può quantificare e ridurre il margine di incertezza, azione che non si può fare
con i dati qualitativi.
– Context sensitivity. La ricerca qualitativa è molto adatta a cogliere le specificità del contesto in cui
si svolge uno studio.
– Cerca di fornire spiegazioni e descrizioni dei fenomeni verosimili
– Permette di rilevare elementi inattesi. Ciò che rende la ricerca qualitativa particolarmente
interessante è la possibilità di individuare e descrivere dettagli inaspettati che sfuggono alla ricerca
quantitativa. L’ipotesi di partenza tipica della ricerca quantitativa non è definita nel qualitativo, ma
c’è piuttosto un focus generale di ricerca: perciò, la flessibilità del tema consente di raccogliere queste
particolarità.
– Sintonizza il metodo all’oggetto (priorità dell’oggetto sul metodo). Se l’oggetto varia, in quanto il
focus di ricerca è flessibile, può variare anche il metodo.
– Al ricercatore è richiesta flessibilità lungo tutto il processo di ricerca.
– Riesce meglio a restituire la dimensione processuale dei fenomeni.
– Non ha nessuna pretesa inferenziale. È riconosciuta la non oggettività della ricerca: questo tuttavia
non significa che possiamo non applicare metodi o non essere rigorosi.
– Mira all’elaborazione di medio raggio (non universali). Una teoria di medio raggio è una teoria che
può essere valida nel contesto in cui è emersa e potrebbe essere utile in contesti simili, ma con molta
probabilità non è vera sempre.
– Dà voce alle diverse forme di alterità. Anche la voce minore può avere uno spazio nel report
qualitativo: non sono escluse le minoranze, e l’opinione più diffusa ha lo stesso valore di un’opinione
meno comune.

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Mappa delle tecniche della ricerca qualitativa
La classificazione di Cardano, che pone un grande peso alla rilevanza dei dati, parte proprio dalla
tipologia di dato per classificare il tipo di ricerca: i dati provocati e i dati naturalistici. I primi sono
quelli già presenti, che vanno raccolti; i secondi sono invece delle reazioni all’intervento
sperimentale. Per i dati naturalistici si può fare ricorso all’interlocuzione o meno: se sì, abbiamo i
metodi di osservazione partecipante e shadowing (un assistente raccoglie dei dati sotto supervisione
di un esperto); senza interlocuzione, i metodi correlati sono l’osservazione naturalistica, l’analisi delle
conversazioni e l’osservazione di documenti naturali.
Per i dati provocati si può utilizzare la perturbazione o meno: se sì, il metodo è quello interattivo
degli esperimenti sul campo, in cui il ricercatore occulto induce alterazioni dei comportamenti; se
no, si hanno diversi metodi osservativi, quali intervista discorsiva, Focus Group, giochi e
osservazione di documenti sollecitati.

La differenza tra questo tipo di ricerca e l’intervista strutturata della ricerca quantitativa è che non
vengono proposte possibili risposte all’intervistato, e dunque si possono ricevere risposte che vanno
oltre le aspettative dello studio (dati imprevisti).
Il focus group
Il Focus Group è nato nell’ambito del marketing per capire le preferenze di un gruppo di interesse
rispetto a prodotti di vario genere, ed è oggi molto usato dai sociologi per la ricerca qualitativa.
Consiste nel raggruppare le persone di interesse attorno a un tavolo e farle discutere riguardo a imput
dati dal ricercatore. Verrà approfondito in seguito.

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Istruzioni per la ricerca online tramite la biblioteca dell’università (Universe)
1. Digitare univr.it/it/biblioteche
2. Se non si è sotto il wifi dell’Ateneo, cliccare su “Accesso rete VPN”.
3. Scorrere in basso, cliccare “Web VPN” ed
accedere con le proprie credenziali GIA.

4. Si aprirà questa pagina:

5. Cliccare su
“Universe”.

6. Cercare con parole chiave gli articoli. Successivamente, per scremare la ricerca, inserire i filtri
riportati sulla destra della pagina dei risultati.

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25 Febbraio 2021
Progetto TeachVET

Vocational Educational Training. Dedicato ad insegnanti di formazione professionale. Test della


piattaforma informatica per l'autovalutazione, il monitoraggio, l'orientamento e la compatibilità delle
competenze dei formatori.
Progetto finanziato tramite Erasmus+ (progetti organizzati dall'UE che promuovono ricerca e
formazione con i diversi paesi Europei).
Obiettivi del progetto di ricerca: creare uno strumento online per la valutazione e lo sviluppo delle
competenze pedagogiche dei docenti dell'Istruzione e Formazione Professionale; facilitare
l'acquisizione e lo sviluppo delle competenze pedagogiche da parte dei tutor aziendali sfruttando il
potenziale insito nell'apprendimento dei processi di lavoro.
Metodologia: revisione della letteratura (documenti naturali), analisi comparativa, focus group,
interviste semi-strutturate ai testimoni privilegiati, survey. Sulla base dei dati raccolti sono state
identificate le undici aree di competenza che lo strumento permette di valutare:
1. Progettare la Istruzione e Formazione Professionale (IeFP)
2. Mettere in atto la IeFP nei Centri di formazione professionali/Istituti di Formazione Professionale
3. Mettere in atto la IeFP in azienda
4. Insegnare a studenti svantaggiati
5. Valutare e monitorare i risultati di apprendimento degli studenti
6. Offrire consulenza sull’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), l’occupazione e la carriera
7. Contribuire alla crescita e allo sviluppo dell’IeFP e della sua offerta formativa
8. Coltivare la propria crescita professionale
9. Gestire i conflitti tra studenti e le emozioni
10. Mettere in atto competenze digitali
11. Cooperare con i centri/le scuole professionali, le camere di commercio e i partner internazionali
Lo strumento online è stato creato sulla base di uno studio comparativo finalizzato a rilevare tendenze
comuni e/o divergenti per quanto riguarda lo sviluppo delle competenze pedagogiche dei docenti e
dei tutor aziendali IeFP in Germania, Italia e Lituania.
È possibile fare un autoaggiornamento scaricando il PDF della valutazione iniziale e comparandolo
con un'eventuale ripetizione del test dopo un periodo di formazione.

Analisi del progetto dal punto di vista della ricerca qualitativa


– Focus della ricerca: creare un quadro generico delle competenze pedagogiche, e formazione di tali
competenze dei docenti IeFP di Italia, Germania e Lituania.
– Campionamento: snow-ball sampling, ovvero metaforicamente una raccolta di campione come una
palla di neve che rotolando si ingrandisce. Non avendo fini statistici, il campione non necessariamente
deve essere randomico.

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4 Marzo 2021
L’intervista discorsiva

Ci sono due tipi di intervista, quella strutturata, ovvero quella che utilizziamo, costituita da domande
e possibili risposte che sono già state previste, e quella discorsiva, caratterizzata da domande e
risposte che si definiscono durante l’interazione tra intervistato e intervistatore.
Queste sono le prime due grandi differenze, nella discorsiva non c’è solo la possibilità di lasciare le
domande aperte, ma anche la possibilità di cambiarle.
All’intervista discorsiva possiamo attribuire i seguenti aggettivi:
– Attiva: la somministrazione prevede un ruolo attivo dei partecipanti, specialmente l’intervistatore
– Biografica: molto spesso fa appello a quelle che sono le esperienze dell'’intervistato. Portare alla
memoria a quelle che sono le caratteristiche
– Convenzionale, prevede una conversazione
– Profonda, perché consente di fare degli affondi su argomenti di interesse, talvolta non previsti
– Dialogica: include anche il dialetto (discussione)
– Focalizzata. La sua interpretazione si muove secondo un focus di ricerca, dunque anche l’intervista
è focalizzata
– Informale, nei toni che dovrebbe assumere
– Ermeneutica. Dal test dell'’intervista avviene un processo di interpretazione che nel momento in
cui io la analizzo avviene sempre un processo interpretativo.
– Qualitativa. Ovviamente.
– Comprendente. L’intervista include nel processo di ricerca i partecipanti
– Narrativa. È consigliato l’uso della narrazione, che dovrebbe essere sollecitata
L’intervista semi strutturata è una micro categoria che ricade nell’intervista discorsiva.
I ruoli principali dell’intervistatore e dell’intervistato
L’intervistatore è colui che definisce il tema, gestisce il tempo e dirige la conversazione.
L’intervistato è al centro dell’attenzione, risponde alle sollecitazioni dell'intervistatore e può ricevere
una remunerazione. Non solo le interviste, ma anche il focus Group, sono metodi che consento sia di
raccogliere i dati, sia di mettere in campo esperienze, condividere i dati con colleghi e avviare un
processo remunerativo.
Forma del discorso
Il discorso può assumere diverse forme, che siano vantaggi o svantaggi. Nel momento in cui il nostro
discorso rimane sul livello formale e che mantiene un rapporto di estraneità, questo può portare che
l’intervistato sia più portato ad esternare le sue emozioni, maggiormente a quanto lo avrebbe
raccontato a qualcuno con cui è in confidenza.
Man mano che si va avanti con l’intervista, se lo sperimentatore ha un occhio ad amicalizzare, ad
entrare in un concetto di familiarità, ovvero consente una maggiore comprensione dei contenuti dei
discorsi e sostituisce una situazione di estraneità con fiducia. p. e., se faccio una ricerca in una scuola
ed intervisto i docenti, se non mi conoscono, sono esitanti a raccontarmi le dinamiche più complesse
che ci sono tra i colleghi, ma man mano che entrano in confidenza, c’è un’apertura maggiore.

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Caratteristiche
– L’intervistato intreccia narrazioni e argomentazioni, istituendo legami di senso in sequenza
temporale
– Coloritura emotiva
– Emerge la posizione dell'’intervistato rispetto a ciò di cui sta parlando: il nostro oggetto di ricerca
potrebbe essere il punto di vista dell'’intervistato sul fenomeno).
– Si possono cogliere tracce di conflitti interiori (attenzione: i conflitti interiori, quando li vediamo,
dobbiamo evitare di toccare la sensibilità del nostro intervistatore).
L’interazione tra intervistato ed intervistatori può assumere diverse forme:
• Convenzionale intervistato-intervistatore
• In tandem prevede la presenza di un mediatore
• Di gruppo consente di far emergere anche le relazioni tra interlocutori, da non confondere con il
focus group. L’intervista di gruppo è quando somministriamo l’intervista a persone compresenti
• Guidata (semi-strutturata) l’intervistatore segue una tracci
• Intervista libera viene proposto il tema della conversazione. C’è il lancio di una tematica e una
discussione libera su tale tema.
Di che cosa ci parlano le interviste?
Troviamo una collaborazione romantica nell'’intervista (Atkinson & Silverman), ovvero che questo
filone segue un contratto narrativo implicito che presuppone che gli intervistati mettano in scena, a
beneficio del pubblico, una rappresentazione autentica del proprio sé, senza finzioni, senza paludate
mediazioni di esperti.
Dall’altra parte, c’è il filone che critica tale intervista: “è una forma di interazione situata nel tempo
e nello spazio sociali e condizionata nella sua forma e nei suoi contenuti nella peculiarità del contesto
interattivo che ha visto impegnato intervistato e intervistatore”.
Aspetti di cui tener conto
– Carattere selettivo della memoria dell'’intervistato
– Carattere selettivo della comunicazione. Prendere in considerazione gli aspetti più importanti,
quindi selezionare quello che secondo l’intervistato è più importante dirmi
– Impatto dell'’intervistatore; il ruolo dell'’intervistatore è fondamentale. Di fatto, l’intervistato è
restio ad aprirsi o dare le info ricercate.
– Influenza dell'’intervistatore sui discorsi dell'’intervistato e sulle modalità discorsive.
Come far fronte alle criticità?
– Sistematica disposizione allo scetticismo
– Orientamento critico nell’invenzione delle domande
– Test di verosimiglianza- confronto tra quello che ci viene raccontato e quello che sappiamo già del
mondo (dati già raccolti)
– Prestare attenzione alla coerenza interna delle narrazioni
– Raccogliere indici che sostengono o meno quanto riferito dall’intervistato
– Prestare attenzione alla gestualità dell'’intervistato

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
Traccia di intervista
1) Richiede uno specifico lavoro di progettazione
2) Le risposte possono essere acquisite
3) Non è una lista di domande da leggere all’intervistato
4) È un promemoria da cui attingere temi e possibili formulazioni di domande su queste
5) Consente di indagare/approfondire anche elementi non previsti
Esistono tre diversi ruoli che vengono assegnati all’intervistato:
a. protagonista
b. osservatore/testimone
c. esperto
La presa di contatto con gli intervistati (prima dell’intervista) può avvenire in diversi modi:
– con un mediatore: rischi e benefici, il rischio è che la selezione dei partecipanti può essere fatta solo
ad es. dal dirigente.
– fornire all’intervistato informazioni e rassicurazioni sulla ricerca e sull’intervista
– dare indicazione di massima sulla durata del colloquio
– scelta del luogo (possibilmente nel contesto più aderente al tema)

Conduzione dell'’intervista
È bene precisare che non esistono riposte giuste o sbagliate, accettando di avere tempo e condividere
esperienze personali (brevemente, se ritenuto utile da aumentare il clima di fiducia).

Trascrizione
La trascrizione linguistica è ciò che viene detto; quella paralinguistica si riferisce al tono del parlato;
infine, quella extralinguistica riguarda atteggiamenti e forme di comunicazione non intenzionale.

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9 Marzo 2021
Focus group

I focus group nascono nell’ambito della ricerca di mercato, per discutere un argomento relativo a un
prodotto o a delle abitudini a scopo di marketing. I dati che vengono raccolti fanno parte dei provoked
data, ed è diretto alla generazione e al sostegno di una discussione di un gruppo, generalmente
formato da pari, il cui tema è indicato dai ricercatori.
A livello teorico, non va confuso con l’intervista di gruppo, anche se nella pratica le due metodologie
non sono esclusivamente dicotomiche: ci sono casi di interventi in cui l’una può somigliare all’altra
tecnica e viceversa. L’intervista di gruppo è la relazione lineare asimmetrica tra l’intervistatore e
l’intervistato; il principale oggetto di interesse è la risposta dei partecipanti rispetto al tema di ricerca.
Ne Focus Group, invece, si verifica un intreccio tra la relazione reticolare simmetrica tra partecipanti
e la relazione lineare asimmetrica tra intervistatore ed intervistati; il suo principale oggetto di interesse
è l’interazione tra partecipanti rispetto al tema oggetto della ricerca.
Il Focus group può contemplare una dimensione sperimentale (p.e., test delle reazioni dei partecipanti
di fronte a un particolare argomento). Per il campionamento, si possono utilizzare diverse strategie:
usare i contatti di una ricerca precedente già conclusa; coinvolgere mediatori; coinvolgere dei
partecipanti; accedere a un luogo preciso specifico che qualifichi i presenti.
Il numero ideale di partecipanti è di 6-10
persone: questo numero è l’ideale per
garantire la pluralità dei punti di vista senza
però togliere spazio ai partecipanti. Tale
gruppo può essere naturale o artificiale,
ovvero composto ad hoc per l’occasione.
Sono presenti anche un moderatore, che ha il compito di facilitare e guidare la discussione, e
generalmente un osservatore. Il disaccordo tra partecipanti viene legittimato e incentivato dal
moderatore.
Occorre la piena consapevolezza teorica e metodologica delle peculiarità del gruppo con cui si
conduce la discussione, attrezzandosi di conseguenza nella progettazione della traccia e nell’analisi
della documentazione empirica acquisita.

La traccia
La traccia è un promemoria da cui attingere per la sollecitazione e produzione di discorsi. Si può
procedere in due diverse modalità: fare domande rivolte ad un soggetto plurale, oppure dare
sollecitazioni o stimoli di vario genere (audio,
audiovisione, brevi narrazioni, autopresentazione
dei partecipanti, etc.)
Questioni etiche
È importante prestare attenzione, prevenire e prevedere interventi mirati per gestire i carichi emotivi
generati dal Focus Group. Inoltre, rispettare la tutela della privacy.

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
11 Marzo 2021
La rassegna della letteratura

Una rassegna si può definire una ricerca secondaria; può essere intesa come ricostruzione dello stato
dell’arte della ricerca primaria (quella empirica) in un dato ambito. Risponde all’esigenza di produrre
sintesi ragionate di ciò che si sa, di raccogliere e organizzare i risultati di studi precedenti per fare
una ricostruzione di ciò che già sappiamo su un preciso argomento. Esiste anche una rassegna
terziaria, che consiste in sintetizzare rassegne già esistenti.
La rassegna della letteratura (literature review) ha diversi livelli e varianti, con determinate
caratteristiche. La rassegna classica, detta narrative review, è il metodo più usato: non segue una
procedura prestabilita e non vengono delineati dei criteri per la selezione dei contributi.
La Systematic Review ha diversi elementi caratteristici. Innanzitutto, mira in maniera sistematica
all’esaustività dell’argomento, attingendo a banche dati, internet, volumi cartacei, riviste. I criteri di
selezione e inclusione devono essere ben specificati, per garantire la replicabilità del processo, tramite
esplicitezza e trasparenza: solo in questo modo, ripetendo la ricerca, si dovrebbero ottenere gli stessi
risultati. Viene presa poi in esame tutta la letteratura disponibile che soddisfa i criteri stabiliti. È
infine necessario che risultati dei singoli studi siano integrati, non solo discussi. Non sempre si
raggiungono queste caratteristiche, ma bisogna cercare il più possibile di avvicinarcisi.
Una diversa modalità di rassegna, di maggiore complessità nell’elaborazione, è la Meta Analisi, che
invece mira ad ottenere una sintesi statistica dei risultati per misurare l’ampiezza dell’effetto di un
particolare tipo di intervento. Non può prendere in considerazione altro che ricerche di stampo
quantitativo: mira infatti ad ottenere un valore finale tramite l’analisi di altri studi che hanno
adoperato strumenti di ricerca quantitativi. Riguardo a ciò si differenzia dalla Systematic review che,
invece, mette in relazione sia dati quantitativi che qualitativi.
Sia per la systematic review che per la meta analisi, vi sono alcuni assunti impliciti: un modello di
ricerca positivista, la conoscenza scientifica cumulativa, una visione solo applicazionista della pratica
e una visione strumentale della ricerca. Tuttavia, nella meta analisi si dà maggiore valore a studi
basati su procedure esplicite e replicabili, che permettono un controllo statistico (esperimenti, semi-
esperimenti, studi controllati randomizzati, etc.). Inoltre, esistono anche meta-analisi di terzo livello.
Systematic review e Meta analisi si pongono in alternativa alla narrative review che, dal loro punto
di vista, sarebbe: selettiva, parziale, soggettiva, non sistematica e mancante di rigore, non
espliciterebbe i criteri di selezione. Tuttavia, non si possono mettere sulla bilancia le diverse
metodologie per giudicare la migliore, perché ognuna può risultare più adatta delle altre per diversi
temi di ricerca.
Il processo di selezione
Per selezionare gli articoli di ricerca, si parte dall’inserire all’interno del motore di ricerca le parole
di interesse, in forma di stringa con variabili booleane. In seguito, si possono prendere in esame titolo
ed abstract del materiale raccolto, per verificare che possano essere fonti utili nella ricerca. In un
ulteriore passaggio, esaminando l’intero testo delle fonti rimaste, possono essere ulteriormente
selezionati i materiali più precisamente interessanti nella ricerca.

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16 Marzo 2021
L’osservazione partecipante

Alcuni tratti distintivi della ricerca qualitativa


• Possibilità di modellare le procedure di costruzione e di analisi del dato alle caratteristiche
dell’oggetto di ricerca;
• Possibilità studiare i fenomeni attraverso un’osservazione ravvicinata.
L’osservazione partecipante avviene nel contesto naturale (non in contesti artificiali). È prevista una
profondità temporale, che permette di dare un resoconto dei processi.
«dal vivere con loro al vivere come loro»: è il cuore della ricerca etnografica. Si combina con altre
tecniche di ricerca, come interviste, raccolte documentali etc. La fiducia è un elemento in grado di
diminuire le distorsioni e i nascondimenti attivi da parte dei partecipanti: si forma un patto formale
ed informale. È un’azione di ricerca one-man band (meglio non delegare).
Un’altra caratteristica è la necessaria flessibilità del lavoro sul campo. Può essere coperta o scoperta:
anche le perturbazioni causate dall’osservatore devono essere oggetto di riflessione. Di fatto, prevede
il lavoro sul campo.
Accesso al campo
Avviene attraverso un processo di negoziazione. Richiede tempo e il mantenimento di un profilo
basso, per piacere alle persone e generare fiducia.
Come osservare: i trucchi del mestiere
• Partecipazione
• Interviste causali (Cardano le definisce back talk: micro-interviste improvvisate)
• Dialogo
Cosa guardo? Cosa osservo? Esistono diverse strategie per ottenere informazioni:
1. Non dare nulla per scontato. Problematizzare, porre in discussione, tutti gli aspetti rilevati,
anche i più minuti (trucco di Usbek);
2. Spostare l’attenzione dal primo piano (oggetto di ricerca) allo sfondo e viceversa (trucco di
Henri-Cartier Bresson);
3. Spostare l’attenzione dall’azione individuale alle pratiche collettive (trucco di Becker);
4. Prestare attenzione al linguaggio delle cose (Douglas e Isherwood);
5. Capovolgimento del punto di vista, provare a vedere ciò che sembra negativo come positivo
e viceversa (1° trucco di Wittgenstein);
6. Provare a separare i tratti costitutivi di un fenomeno. Cosa resta di un fenomeno o di un
oggetto se tolgo una delle qualità rilevate? (2° trucco di Wittgenstein);
7. Esaminare le produzioni discorsive rilevate all’interno di un contesto di studio alla luce di una
domanda focale (trucco di Foucault);
8. Usare la metafora per restituire un’immagine sintetica del fenomeno (trucco di Geertz);
9. Raccontare di sé ai propri interlocutori. Gioco della fiducia (1° trucco di Douglas);
10. Chiedere «come?» per centrare l’attenzione sui processi (2° trucco di Douglas);
11. Parlare con chi sta ai margini per avere un punto di vista alternativo (trucco di Park);
12. Mettere a confronto i contesti (trucco di Lindesmith).

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Altre strategie per la raccolta dati
• Note di campo: metodologia banalissima ma molto efficace, da effettuare prima, dopo e durante
l’osservazione. Le note sono molto utili se prese in modo da distinguere al meglio la descrizione dei
fatti da ciò che è una aggiunta personale.
• Back talk, micro-interviste improvvisate.
• Validazione delle osservazioni.
• Abbondare nei dettagli.
• Contare.
Regola delle 6w
Per mantenere un buon numero e una buona qualità dei dati raccolti, è bene utilizzare la regola delle
6w, ovvero rispondere alle seguenti domande riguardo al focus di ricerca:
– When? (quando si svolge l’azione?)
– Where? (dove si svolge l’azione?)
– Who? (Quanti e chi sono i partecipanti?)
– What? (Cosa succede?)
– Why? (Perché succedono determinate cose, e non altre?)
– How (Con che processi e sequenze si svolge l’azione?)
Caratteristiche del resoconto riflessivo (report)
Nel report riflessivo, oltre ai dettagli dell’oggetto studiato, è necessario riportare: le modalità di
negoziazione dell’accesso; l’atteggiamento dei partecipanti nei confronti del nostro lavoro; le
condizioni di arruolamento; il tipo e l’intensità della perturbazione percepita (rilevata tramite backtalk
etc.); la natura delle relazioni personali instaurate con i partecipanti.

Esercitazione
• Osservazione di due video rappresentanti due diversi stili di insegnamento.
• Prendere nota sul focus, e servirsi delle 6w.
• Creazione di tracce di intervista semi-strutturata da fare agli insegnanti.
Video 1
Lezione frontale con supporto di lavagna multimediale interattiva. Insegnamento: matematica.
Interventi degli allievi distraenti: pare che alcuni studenti entrino ed escano liberamente dall’aula.
L’insegnante non è particolarmente ascoltata. Gli studenti paiono annoiati.
Prima parte: lezione dialogata. Una studentessa è chiamata alla lavagna a spiegare le differenze di
dominio. L’insegnante resta a disposizione per integrare il discorso dell’allieva, e continua ponendo
domande. Qualcuno dall’aula chiede di alzare la voce perché non sente. C’è molto rumore di
sottofondo dall’aula: l’insegnante alza la voce, l’allieva ripete la spiegazione. A una mancanza
dell’allieva, i compagni aggiungono commenti sarcastici sulla sua bassa capacità di insegnamento.
Seconda parte: un’altra allieva è chiamata alla lavagna a spiegare per i compagni. La classe distrae la
compagna, che si gira verso l’aula. Qualcuno interviene con domande aderenti all’argomento. Un
allievo si alza dal banco. L’insegnante suggerisce di usare diversi colori per distinguere le funzioni
nel grafico. Alla domanda “chi è che non ha capito?”, in molti intervengono per chiedere di rispiegare.
Un terzo allievo viene chiamato alla lavagna per ripetere la spiegazione. L’insegnante raramente si
ferma a metà frase per seguire i commenti degli allievi.

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
L’insegnante ripete la domanda “chi è che non ha capito?”, altri rispondono “io”, e lei prova a
rispiegare, ma viene fermata da domande. Gli studenti iniziano a discutere tra loro. A una domanda
sul perché una certa operazione si fa in un certo modo, una studentessa risponde: “perché lei ci ha
detto di fare così”. Altri allievi si alzano in piedi per intervenire nella spiegazione.
Banchi separati: verifica scritta. L’insegnante dà il tempo di circa 15 minuti per svolgere il compito
(13:33 – 13:48). Alcuni studenti si alzano dai banchi, non intenzionati a consegnare.
Video 2
Esercitazione in aula. Insegnamento: matematica. L’insegnante si muove per l’aula per parlare, poi
si sposta in cima all’aula e usa il supporto di una lavagna interattiva multimediale. Chiede al “gruppo
del recupero” di fare l’esercizio scritto alla lavagna. Con gli altri, si accinge ad andare avanti nella
spiegazione.
Mentre l’insegnante controlla l’esercitazione del gruppo, tre studentesse discutono alla lavagna.
L’insegnante propone di trovare un accordo nella loro discussione. In aula c’è rumore di sottofondo.
L’insegnante chiede alle studentesse alla lavagna di smettere di parlare tra loro, e propone di
correggere quanto scritto prima. Alla domanda dell’insegnante, risponde una delle allieve vicino alla
lavagna. L’insegnante ribadisce di impostare bene il calcolo alla lavagna, poi chiede all’aula di vedere
a che punto sono gli allievi, guardando i quaderni.
L’insegnante chiede all’aula perché il risultato è composto da due monomi, dicendo che è un motivo
già visto, ripassato appena prima. Senza attendere una risposa, l’insegnante dà una pista: si tratta di
un’addizione tra monomi. Alla vista del quaderno di una allieva, la professoressa suggerisce di
sottolineare i monomi simili. La classe risulta divisa in piccoli gruppi di lavoro.
L’insegnante invita al silenzio e avvisa che lascerà ancora qualche minuto di lavoro, poi chiede se
l’aula sta prendendo spunto da ciò che stanno facendo le allieve alla lavagna o se stanno facendo per
conto loro. Chiede poi alle tre studentesse di interrompere il lavoro per lasciarlo finire all’aula
indipendentemente.
Ripresa dell’argomento della lezione precedente: “vi ricordate che…?” alcuni rispondono di sì. Dopo
un breve riassunto, giunge alla spiegazione dell’esercizio che stavano facendo le tre allieve.
L’insegnante passa alla correzione dell’esercizio, chiedendo se ci fosse un altor modo per svolgerlo,
oltre a quello visto alla lavagna. Aggiunge poi che era più semplice usare l’altro metodo. Poi, chiede:
“abbiamo mai calcolato insieme una potenza con esponente 4?”, e l’aula risponde di no. Dunque,
prosegue, bisogna semplificare riducendo tale potenza a un quadrato di binomio. Una studentessa
continua la spiegazione, e l’insegnante chiede di ripeterlo perché l’aula non stava ascoltando.
Alla domanda: “avete usato altri metodi?”, poiché pochi rispondono, chiede se deve chiedere a tutti,
uno a uno, e inizia a camminare per l’aula per controllare. L’insegnante chiede di trovar un errore di
forma, importante perché porta a sbagliare il calcolo: ricorda l’importanza delle parentesi
nell’espressione.

Università degli studi di Verona 2020/2021 Bollarino Sara, Lo Coco Viola, Pastorelli Martina
18 Marzo 2021
(Prima ora Giochino su Kahoot.it)
Analisi collettiva dei video presentati nella scorsa lezione
Descrizioni.
– La prima insegnante ha scritto la funzione alla lavagna per spiegare; la seconda insegnante ha
lasciato fare la funzione agli allievi.
– Forte rumore di sottofondo.
– Diverso tono di voce durante le spiegazioni.
– Diverse età delle due insegnanti.
– Nella prima classe c’è un numero maggiore di studenti maschi; nella seconda, c’è un numero
maggiore di studentesse femmine.
– Quando parlano le allieve, c’è più chiacchiericcio rispetto a quando parlano degli allievi.
– Differente comportamento non verbale.
– La spiegazione dell’insegnante nel primo video si fa prevaricare dagli studenti.
– Poco focus sulla classe (focalizzazione sui compagni alla lavagna).
– Libertà di movimento da parte della classe.
– Diverse modalità di prendere la parola: alzare la mano, parlare senza chiedere, etc.)
– Nel primo video c’è una gestione di spazi e oggetti nell’aula.
– In entrambi i video, utilizzo della LIM.
– Nel primo video il lavoro dell’aula è individuale.
– Nel secondo video la classe è suddivisa in gruppi.

Considerazioni e riflessioni.
– Differente gestione della classe.
– La classe è maggiormente distratta e meno concentrata quando a parlare è una studentessa femmina.
– Probabile differenza nell’esperienza lavorativa delle due insegnanti.
– Primo video: difficoltà a controllare il gruppo classe.
– Modello di insegnamento più informale nel primo video rispetto al secondo.
– Nel primo video risalta l’utilità della lavagna per la presenza di grafici.
– Nel secondo video risulta più funzionale il coinvolgimento della classe.

Domande emerse.
– Età ed anni di esperienza delle insegnanti;
– Numero di classi da gestire e capienza delle classi;
– L’insegnamento è sempre stato in un unico indirizzo di studi o in altri?
– Media generale dei voti delle singole classi;
– Che tecniche utilizzano per recuperare l’attenzione degli allievi;
– Come propongono la spiegazione dell’argomento alla classe; prima la teoria o prima l’applicazione?
– Come viene percepito il clima di classe durante la spiegazione?

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Esercitazione
Temi di discussione sull’osservazione dei video
• Individuare il gruppo
– Definire età e indirizzo della scuola oggetto di studio
– Sono presenti studenti BES o PDP?
– Ci sono studenti ripetenti?
• Individuare caratteristiche personali e professionali
– Che titolo di studio ha? Da quanto tempo insegna?
– Che materia/e insegna?
– Ha sempre insegnato nello stesso istituto?
– È solita/o mettere note in caso di richiami?
• Strumenti a supporto dell’insegnamento
– Qual è il suo parere riguardo all’utilizzo della LIM?
– Vantaggi e svantaggi della LIM rispetto alla lavagna classica?
– Sarebbe d’accordo sull’utilizzo di pc o tablet da parte degli studenti?
– Utilizza/utilizzerebbe un laboratorio multimediale?
– Utilizza o ha mai utilizzato la flipped classroom/metodi interattivi di lezione?
– Ha mai utilizzato o utilizzerebbe il role play per la lezione?
– Segue un programma preciso o si adatta alle caratteristiche particolari dell’aula?
• Distribuzione/conformazione del gruppo classe
– Numero studenti della classe
– Distribuzione maschi/femmine
– La distribuzione di maschi e femmine è collegata al livello di rumore durante lezione?
• Percezione di coesione del gruppo classe
– Gli studenti si aiutano tra di loro? Come si comportano con compagni in difficoltà?
– C’è competizione tra gli studenti?
– A livello sociale, si creano gruppetti esclusivi?
• Modalità didattiche/comunicative
– Come gestisce aspetti di conflitto o competitività tra ragazzi? Che tipo di linguaggio utilizza?
– Come gestisce la presa di parola durante lezione?
– Utilizza spesso lavori di gruppo?
– Presupposto l’utilizzo della LIM, la fa usare ai ragazzi?
– Si sposta nella classe durante la lezione? Come utilizza lo spazio a sua disposizione?
– Oltre alla lezione frontale, utilizza altri metodi didattici?
– Ci sono studenti con situazioni personali particolari che necessitano di supporto? Come
vengono gestiti da lei e dalla classe?
• Ambiente didattico
– Come gestisce il rumore di sottofondo?
– Come sono disposti i banchi?
– Sono gli alunni a scegliere i posti a sedere?
– Come sono disposti i banchi durante le verifiche?
– Come si comportano gli studenti in assenza di un supervisore?

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• Valutazione
– Come si comporta durante le verifiche?
– Preferisce la valutazione orale o scritta?
– Che strumenti utilizza/fa utilizzare per la valutazione?
– Con quanta frequenza programma verifiche/interrogazioni?
– Tiene conto delle esigenze degli studenti nel programmare la valutazione?
• Conformazione scolastica
– Che rapporto c’è tra i colleghi, e con il personale scolastico?
– Ci sono figure professionali (psicologi, educatori, etc.) a disposizione degli studenti? Cosa ne
pensa? Sono previsti interventi di gruppo che coinvolgono l’intera classe (p.e. Circle Time)?
– Ci sono dei limiti per la flessibilità del programma di insegnamento?
– Esiste un protocollo specifico per fenomeni di bullismo?
– Sono previsti giorni/periodi di autogestione?
• DAD
– Come sono cambiate le cose con la transizione alla DAD dell’ultimo anno?
– Quali lati positivi e quali negativi?
– Ci sono aspetti che si potrebbero mantenere nel ritorno alla didattica in presenza?
– Esistevano spazi di condivisione del materiale online anche prima della situazione di
emergenza? E se no, verranno mantenuti in futuro?

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25 Marzo 2021
Etnografia

Una possibile definizione di “etnografia” è che questo stile di ricerca qualitativa si fonda su
un’osservazione diretta e prolungata, che ha come scopo la descrizione e la spiegazione del significato
delle pratiche degli attori sociali (AA.VV., 2008, p. 4).
I tratti essenziali
1. è una ricerca basata sulla considerazione dei propri oggetti d’interesse (cioè determinati
fenomeni che si basano sull’interazione sociale nella vita quotidiana) come caratterizzati da
unicità non replicabile dell’esperienza e che, quindi, possono essere colti, compresi e descritti
solo nella loro espressione concreta osservata nel suo manifestarsi e svolgersi, o riconosciuta
attraverso la testimonianza o il ricorso di chi ne è stato protagonista.
2. Il ricercatore è chiamato ad immergersi nella realtà, nei contesti, alla quale è interessato e a
convivere (talvolta a lungo) con i processi costitutivi e le dinamiche rilevanti di quella realtà
allo scopo di comprenderne il significato.
3. L’osservazione è il tratto caratterizzante della ricerca e consente l’acquisizione dei dati che
l’etnografo raccoglie sul campo allo scopo di descrivere e interpretare i fenomeni oggetto del
suo interesse.
4. La descrizione è cruciale poiché: rende possibile il racconto della realtà osservata dando voce
agli attori sociali che ne sono parte costitutiva; fa emergere un punto di vista,
un’interpretazione su quella realtà.
La descrizione etnografica
La descrizione etnografica mette in evidenza il punto di vista di soggetti e di gruppi allo scopo di
comprendere il significato da loro attribuito alla loro stessa azione e di restituire così resoconti
plausibili delle realtà osservate.
Come faccio a rendere i resoconti plausibili? I risultati di ricerca devono essere persuasivi?
Il valore dei risultati dipende dalla qualità dei dati esposti, dalla suggestione descrittiva del resoconto,
e dal grado di consenso che le spiegazioni dei fenomeni osservati riusciranno a conseguire tra: i
partecipanti alla ricerca (gli attori sociali oggetto dell’indagine); quanti sono interessati ai temi di
ricerca.
I passaggi operativi
1. Abbozzare il piano di lavoro. Coincide con la definizione dell’oggetto, la delimitazione del
campo di indagine e l’elaborazione delle domande conoscitive alle quali si cerca di dare
risposte plausibili mediante il lavoro di ricerca.
2. Lavoro sul campo. Viene fatto uso di diverse tecniche per la raccolta dati, ad esempio
l’osservazione partecipante.
3. Classificazione, analisi ed interpretazione dei dati raccolti. Segue il «ritorno a casa», ovvero
il momento in cui il ricercatore si stacca dal terreno d’indagine. Comporta la sedimentazione
dell’esperienza e di riflessione sui suoi esiti.
4. Produzione di un testo scritto. L’etnografo produce un testo scritto dove descrive e racconta
la realtà osservata, proponendo la sua lettura dei principali fenomeni che ha potuto cogliere
direttamente nel loro svolgersi.

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NO FASI LINEARI, MA CIRCOLARI:
QUESTE FASI CONTINUANO A
RICORRERE DURANTE LA MIA RICERCA;
ANCHE QUOTIDIANAMENTE.

Cenni storici
– Malinowski “Argonauti del pacifico occidentale” (1922)
Primo caso (secondo molti)
di studio etnografico in
profondità. Il lavoro sul
campo era l’osservazione
delle interazioni quotidiane
della popolazione locale,
acquisizione degli elementi
essenziali della lingua,
partecipazione alle cerimonie
e ai riti religiosi. Queste pratiche andranno poi a
definire il metodo dell’osservazione partecipante.

– Scuola di Chicago (1920/1930) – “i Chicagonas”


Riportano il focus della loro analisi dalle culture di paesi lontani alle dimensioni della vita sociale
quotidiana nelle grandi città americane (urban sociology). Consentono lo scambio di influenze tra
sociologia ed antropologia (cross fertilization).

– Thomas e Znaniecki, “Il contadino polacco in Europa e in


America”
Esemplare di ricerca empirica basata su fonti documentali
(principalmente scambi epistolari).

– “Community studies”
La community è assunta come unità di analisi omogenea e relativamente autonoma. Questo filone di
ricerca prevede che il ricercatore vada sul campo. Strumenti usati: raccolta di testimonianze tramite
interviste (formali e informali); raccolte documentali; osservazioni; somministrazione questionari
strutturati; full immersion (Whyte, 1934).

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– Il dopoguerra
• Interazionismo simbolico (Herbert Blumer). Il mondo reale è socialmente costituito e serve come
fondamento dell’agire individuale La centralità viene posta sul punto di vista dei soggetti
nell’attribuzione di significato alla realtà Tale significato è generato dall’interazione tra gli attori
sociali, i quali proprio nell’interazione tendono a rimodulare e modificare per via interpretativa i
significati di volta in volta costruiti insieme e condivisi.
• Grounded theory (Glaser e Strauss). La teoria non viene costruita sulla base della verifica di
ipotesi elaborate a partire da conoscenze già disponibili: la teoria deriva dall’esito della raccolta e
dell’analisi dei dati empirici Procedura ricorsiva.

Grounded theory (cenni)


L’opera «The discovery of grounded theory» del 1967 è molto importante, in quanto sfida l’egemonia
dei paradigmi quantitativi che in quell’epoca dominava nell’ambito delle scienze sociali. Restituisce
legittimità teorica e metodologica alla ricerca qualitativa contrastando diverse convinzioni diffuse (p.
e. la considerazione della ricerca qualitativa come passo preliminare rispetto ai più rigorosi metodi
quantitativi, la non sistematicità, l’incapacità di generare teorie).
Rappresentazione drammaturgica (Erving Goffman)
Propone la metafora teatrale per rappresentare la vita quotidiana, e approfondisce il concetto di ruolo
e di rituale.

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Fenomenologia (Shutz)
Centralità della vita quotidiana: osservazione e studio delle attività di routine, ciò che si da per
scontato. Si basa sull’assunto che c’è un’essenza, o delle essenze, nell’esperienza condivisa. Le
esperienze dei soggetti sono delimitate, analizzate e comparate allo scopo di identificare le essenze
di un fenomeno. Scopo dei fenomenologi è quello di descrivere l’essenza o la struttura di base
dell’esperienza. il ricercatore deve mettere da parte le convinzioni precedenti.
Etnometodologia (Garfinkel)
È lo studio delle logiche che caratterizzano l’agire pratico degli attori, nelle più varie situazioni della
vita di tutti i giorni. Pone attenzione sui modi, tecniche, strumenti e procedure che le persone
utilizzano per svolgere le loro attività mondane. La conoscenza viene intesa come procedurale pratica,
una conoscenza del come più che di cosa. Le spiegazioni degli attori diventano oggetto privilegiato
del lavoro di ricerca.

I grandi cambiamenti
• Centralità dell’interpretazione (Geertz): l’analisi della cultura non è una scienza sperimentale in
cerca di leggi ma una scienza interpretativa in cerca di significato. Osservare, studiare e descrivere
un fenomeno sociale è un atto interpretativo, orientato alla comprensione di qualcosa che si presenta.
In altre parole è un atto orientato alla comprensione di qualcosa che si presenta in forma poco chiara,
di difficile lettura o comunque suscettibile di attribuzione di significati che si collocano entro
l’orizzonte degli interessi conoscitivi dell’osservatore. Non si tratta di un’esperienza semplicemente
riproduttiva, ma di un’attività che produce sempre qualcosa di nuovo.
Dal punto di vista dei manuali, fare etnografia significa: intrattenere rapporti, scegliere degli
informatori, trascrivere testi, ricostruire genealogie, tracciare mappe di «campi», tenere un diario e
così via. Ma non sono queste cose, queste tecniche e procedure convenute, che definiscono l’impresa.
Ciò che la definisce è l’attività intellettuale in cui consiste: un complesso avventurarsi in una thick
description. Le thick description sono complesse, stratificate, dense di particolari interpretativi
attraverso cui l’etnografo riesce a cogliere la molteplicità dei punti di vista e il significato di ciò che
gli attori fanno. È necessario persuadere il lettore.

• La svolta narrativa (Marcus e Clifford): riconoscimento della non oggettività dei resoconti
etnografici. L’etnografia diventa a tutti gli effetti un genere letterario che riflette la soggettività
assoluta dell’autore – verità parziali ed incomplete (quelle dell’autore).

Auto-etnografia
Muove dall’assunto che è del tutto illusorio pensare di produrre descrizioni accurate ed oggettive
della realtà senza che su di esse non influisca la biografia di chi scrive. Comporta quindi auto-
osservazione e indagine riflessiva da parte del ricercatore con riferimento al suo lavoro sul campo e
scrittura.

Rilettura esercitazione della lezione precedente.

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1 Aprile 2021
Parametri per la scelta della traccia di intervista

• Aderenza al focus di ricerca • Formulazione delle domande


• Bilanciamento tematiche indagate • Capacità di far emergere le esperienze
• Strutturazione intervista (priorità delle domande) dell’intervistato/a

15 Aprile 2021
Intervista a due insegnanti
Osservazioni
Punti di forza
1. BRUNA
• Ottima scelta della docente, competente e con molta esperienza alle spalle; intervistatrice
sicura di sé; si è adattata abbastanza bene alla situazione in cui si trovava.
2. MATTIA
• Si è divertito; ha comunicato in modo informale; ha messo a suo agio l’intervistata.
3. CLASSE
Opinione sull’intervista – Lo stile comunicativo dell’insegnante comunicava già in parte lo
stile di insegnamento
Mattia – non ha fatto notare che si è trovato spiazzato
Bruna – ha messo molto a proprio agio l’intervistata
Mattia – ha creato un buon clima e ha fatto sua l’intervista
Aspetti migliorabili
1. BRUNA
• Migliorare aspetti tecnici e di comunicazione; necessaria maggior esperienza nello svolgere
le interviste per essere più a suo agio; non ha potuto prendere appunti sempre per motivi
tecnici.
2. MATTIA
• Aspetti tecnici e gestione dei tempi
• Intervista preparata per insegnanti che lavoravano con i ragazzi mentre la docente era
insegnante di adulti, quindi servirebbe adattare maggiormente l’intervista
• Si è fatto influenzare un po' dalla comunicazione non verbale della docente
• Migliorerebbe lo stile comunicativo e la scaletta delle domande
• A volte più formale, altre meno
3. CLASSE
Mattia - Poca flessibilità nell’eliminare alcune domande che erano state preparate pensando
a un insegnate per ragazzi e non per adulti (andava almeno rivista) – chiedere ad esempio “lei
utilizza la valutazione prima di arrivare al test di lingua?”
Opinione su intervista – (fare attenzione alla forma e non solo al contenuto).
Mattia – passava molto velocemente da una domanda all’altra, dando l’idea di essere poco
attento al contenuto della risposta.
Entrambi – intervistati più neutri.

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22 Aprile 2021
Lavoro sul campo

Il lavoro sul campo


La natura del lavoro etnografico è orientata a cogliere le dinamiche relazionali della vita sociale e le
produzioni locali di cultura (peculiari e uniche) nella loro espressione concreta. Non esiste un modello
procedurale predefinito e uniformato.
L’etnografo deve creare il suo metodo artigianalmente. C’è un margine di indeterminazione. La scelta
degli strumenti e delle tecniche di esplorazione deve essere flessibile.
Accesso al campo
Il ricercatore può accedere al campo anche senza sapere di preciso qual è l’oggetto della sua ricerca
(esplorazione). È necessario ottenere accoglienza per poter entrare: questo consente minori resistenze
da parte dei partecipanti. La modalità di accesso al campo si divide in un accesso fisico e un accesso
sociale, aspetti in parallelo ma di uguale valore.

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Oltre all’accesso al campo, sono necessari in maniera equivalente il desiderio della scoperta,
l’interesse, la curiosità. Questi fattori interagiscono tra loro per la riuscita della ricerca.
L’osservazione partecipante
Mira a garantire allo stesso tempo il coinvolgimento nell’azione osservata e la presa di distanza da
essa. Implica la capacità dell’osservatore di essere presente e contemporaneamente abbastanza
lontano da poter guardare gli altri con il distacco necessario a garantirgli una comprensione non
troppo interna degli eventi. Con questa tecnica c’è il rischio di diventare un “nativo”.
L’osservazione partecipante permette, in una realtà determinata, di raccogliere dati e informazioni
(che riguardano i comportamenti di attori in situazione) su una varietà di dimensioni dell’agire
quotidiano che per poter essere comprese richiedono la presenza in situ.
Perché è necessario osservare? Le azioni oggetto d’attenzione non potrebbero essere comprese solo
attraverso la raccolta di opinioni verbali.
Scegliere la postura

Il metodo dello straniero descrive le azioni che vanno intraprese entrando nel campo di ricerca, per
mantenere un atteggiamento di distanza dalla realtà che sta studiando, e per evitare di dare per scontati
alcuni aspetti invece di chiedere informazioni, come ad essere uno “straniero”.
Oltre a questo metodo, esistono anche la tecnica del pesce fuor d’acqua e l’osservazione dei
disturbatori culturali (Schwartz e Jacobs).
Il rischio di questi metodi è lo straniamento dell’osservatore.
Il contesto di osservazione
• È un ordito/tessuto di eventi e significati alla cui costruzione contribuiscono tutti gli attori:
• È un campo relazionale, nel quale, insieme agli oggetti dell’osservazione, bisogna considerare anche
la presenza attiva del ricercatore;
• È un contesto d’azione sociale;
• Viene a crearsi un Circolo ermeneutico: il soggetto e l’oggetto dell’osservazione, sia pure con
finalità e modi diversi, sono legati alle azioni alle quali è interessata l’osservazione.
Che cosa osservare
• Le convenzioni sociali
• Le interpretazioni e le spiegazioni degli attori
• L’ambiente dell’azione (spazio fisico, setting)

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Che cosa usare
Varietà di strumenti legati all’expertise e alle abitudini del ricercatore:
• Carta e penna
• Registratore audio
• Macchina fotografica
• Videocamera

Shadowing
Lo shadowing consiste nel seguire un attore nel corso delle sue attività quotidiane accompagnandolo
come se fosse la sua ombra in tutto ciò che fa. Dunque, si integra con l’osservazione, e consente di
cogliere sottigliezze dell’agire (linguaggio del corpo, emozioni, comunicazione non verbale). Fa parte
dell’osservazione partecipante come sottocategoria, ma si concentra generalmente su una sola
persona.

L’intervista non strutturata


È uno degli strumenti più usati nella ricerca qualitativa, molto flessibile, che non segue
necessariamente scopi predeterminati: non è infatti necessario che il ricercatore conosca già le
possibili risposte o ciò che intende scoprire. Ha una configurazione dialogica aperta, orientata a
generare conoscenze sui fenomeni ai quali il ricercatore è interessato.

L’intervista etnografica
È uno strumento il cui svolgimento non deve essere per forza programmato. Generalmente,
l’intervistato e l’intervistatore si conoscono già, quindi c’è già una relazione, e l’intervista può essere
svolta in più tempi.
L’intervistatore, inoltre, risulta già sensibilizzato al contesto: questo gli permette di formulare
domande, e quindi anche risposte, più significative.

Raccolta di testimonianze scritte


L’interesse si focalizza su tutto ciò che può svelare aspetti della vita quotidiana che sfuggono dalle
osservazioni o dalle conversazioni con gli attori. I materiali studiati possono essere prodotti dai
soggetti in autonomia o su richiesta da parte del ricercatore.
I tipi di fonti possono essere:
• Testimonianze scritte: l’attenzione va posta su esempi concreti (case studies) piuttosto che su
descrizioni generiche
• Scambi epistolari: riportano anche dinamiche riflessive (non richieste) di chi scrive che diventano
oggetto di attenzione e interpretazione per il ricercatore.
• Analisi di racconti biografici: le potenzialità descrittive ed interpretative di una storia di vita sono
molto elevate. Il ricercatore cerca di ricostruire i processi oggetto di interesse anche sulla base
dell’interpretazione data da chi scrive (il senso attribuito dagli attori sociali)

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La scrittura e l’etnografia
La scrittura caratterizza tutto il processo di ricerca etnografico (ricorsività). C’è un momento in cui il
ricercatore deve produrre un report finale.
Quale modalità argomentativa, quale linguaggio, quale retorica scegliere per raccontare e
descrivere ciò che l’etnografo ha potuto osservare e di cui intende rendersi interprete e testimone?
Per la legittimità delle modalità espressive (XVII Sec.), vengono escluse le seguenti modalità:
• Retorica, in nome della pura significazione immediata
• Narrativa, in nome dei fatti
• Soggettività, in nome dell’oggettività
La svolta narrativa negli anni ’80, rese il sapere narrativo fondamento dello stesso sapere scientifico,
nella misura in cui quest’ultimo per essere reso pubblico deve necessariamente fare ricorso al
racconto (Lyotard). Il pensiero narrativo viene considerato come alternativo (seppur complementare)
a quello paradigmatico (Bruner).
Il testo etnografico, in conclusione, ha un’impostazione analitica, per cui implica la descrizione di
connessioni tra fenomeni e riferimenti a dati o teorie di altre ricerche, e un’impostazione narrativa,
che prevede la descrizione di luoghi, soggetti o situazioni dense di emotività.

VET system (IeFP)

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23 Aprile 2021
Dentro la formazione

Perché accostare etnografia e formazione?


Etnografia delle azioni formative:
• come pratica trasformativa in cui si genera nuova conoscenza
• come processo circolare di produzione di conoscenza generato dalla relazione tra osservatore e
osservato
• come esperienza caratterizza da unicità – di interpretazione locale
Potenzialità
Innanzitutto, ha un approccio flessibile attento al punto di vista degli attori. I partecipanti possono
essere chiamati a spiegare i processi oggetto di indagine, stimolando processi riflessivi. Infine,
consente la co-costruzione della conoscenza e stimola la riflessività sulle routine.
Uscire da routine consolidate

Questo processo, illustrato in maniera longitudinale, può essere anche descritto come un meccanismo
circolare.
Per formazione si intende sia addestramento che educazione.
Cosa si intende per apprendimento?
L’apprendimento è un processo di partecipazione sociale fondato sulla pratica nel quale entrano in
gioco simultaneamente:
• L’acquisizione di competenze situate
• La costruzione dell’identità individuale e sociale
• L’attribuzione di significato all’esperienza
• Il riconoscimento dell’essere parte di un insieme (comunità di pratica) che condivide saperi, valori,
linguaggi e identità.
Che differenza c’è tra formazione classica e formazione finanziata?
Etnografia e formazione
L’etnografia nella formazione serve a politici, formatori e destinatari.
– Politici. Possono trovare nelle etnografie informazioni per la creazione e la gestione delle policies
formative. Può restituire informazioni sia in progress che ex-post sull’andamento e sugli esiti di una
policy. Apprendimento a livello istituzionale
– Formatori. Possono trovare informazioni per migliorare le loro pratiche professionali
– Destinatari. Trovano spunti significativi per riflettere sui loro processi di apprendimento
Le attività del tutor d’aula possono essere considerate para-etnografiche:
• Osservano lo svolgimento delle attività
• Riportano resoconti orali o scritti di quanto accade in aula (clima, percezioni, andamento etc.)
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Sbobinare un’intervista

Un programma utile: oTranscribe


– Caricare audio/video del file
– Utilizzare l’editor di testo: consente di selezionare un tasto per un comando (p.e. Play/pausa con il tasto Tab)
– Per i tempi: riduzione della velocità, avanti o indietro di 4-5 secondi, etc.

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Coding
• Abbozzare un modello teorico di medio raggio, che spieghi ciò che succede nei dati, ovvero un
modello che rappresenti i dati raccolti. Questo serve a creare una base che si potrebbe estendere anche
ad altre situazioni, non solo quella dell’intervista.
• Argomentare le relazioni tra categorie, cercando collegamenti all’interno dei dati.
• Cercare nella letteratura qualche riferimento alle azioni rilevate nella raccolta dei dati.
• Analizzare le differenze di stile di insegnamento tra le due intervistate.

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