Sei sulla pagina 1di 4

LINGUISTICA GENERALE M-Z cod. 92003 a.a 2010/11 Mat.

1
Modulo 2: Pragmatica (anche cod. 37146)
Ada Valentini (ada.valentini@unibg.it)

A. Introduzione: ambito di studio e definizioni

(5) Pragmatica linguistica: termine introdotto da Charles Morris (1938), secondo cui la Pragmatica,
ossia “la relazione dei segni con gli interpretanti”, è una delle tre componenti della semiotica o
scienza dei segni, insieme alla Sintassi (“relazioni formali di un segno con un altro segno”) e alla
Semantica (“relazioni dei segni con gli oggetti a cui i segni si applicano”).

(2) l’ambito di studio della pragmatica attraverso alcuni esempi:

A: dunque, adesso potresti tornare qui?


B: eh, professore, oggi dovrei andare a Bologna
A: mhm. E invece giovedì questo? (da Levinson 1983, con adattamenti)

i) il frammento riportato non è la sequenza di turni finale di una conversazione né iniziale


ii) A sta chiedendo a B di andare da A al momento dell’enunciazione; B intende dire che non può
andare; A ripete la richiesta per un altro periodo di tempo
iii) nella sua richiesta, A a) vuole che B vada; b) pensa che sia possibile che B vada; c) pensa che B
non sia già lì; d) pensa che B non sia in procinto di venire; e) si aspetta che B accetti o rifiuti e
che, se accetta, verrà; f) pensa che la sua richiesta sia un motivo possibile che causa l’arrivo di
B; g) non pensa, o finge di non pensare, di essere in una posizione tale da poter ordinare a B di
andare
iv) A ritiene che B sappia dove si trova, A e B non sono nello stesso luogo; né A né B sono a
Bologna; A ritiene che B sia già stato nel luogo dove A è in quel momento
v) il giorno in cui ha luogo lo scambio non è giovedì (né mercoledì)
vi) A è un uomo ed è consapevole di godere (o finge di godere) di un status sociale superiore a B

(3) Lo studente interessato al riconoscimento dello status di “studente lavoratore” deve presentare
un’autocertificazione in cui dichiara di aver svolto almeno 400 ore effettive di lavoro nel periodo
di riferimento. (dal sito della Facoltà di Ingegneria, Univ di Pisa)

La figura del lavoratore studente ha avuto negli anni vita estremamente difficile soprattutto per le
continue ingerenze da parte del datore di lavoro che, in relazione ad aree sempre più vaste di
interesse da parte dei lavoratori è stato costretto spesso a modificare l’organizzazione della
propria impresa. (da un documento della CGIL sul diritto allo studio)
(per gli ultimi due ess. si veda Grandi, N., 2009, “La coordinazione tra morfologia e sintassi: tendenze tipologiche ed
areali”, comunicazione al XLIII convegno della SLI, Verona, 24-26 settembre 2009)

(4) quattro diverse definizioni di Pragmatica


a. P è lo studio della deissi (almeno in parte), delle implicature, delle presupposizioni, degli atti
linguistici e di aspetti della struttura del discorso.

b. P è lo studio delle relazioni grammaticalizzate, cioè codificate nella struttura di una lingua, tra
lingua e contesto.

1
c. P è lo studio di quegli aspetti del significato non inclusi in una teoria semantica

significato studiato significato studiato


enunciati
dalla semantica dalla pragmatica
‘sei in grado di dirmi l’ora del momento
presente, come indicata
‘sei in grado di dirmi che ore convenzionalmente da un orologio, e se
A: puoi dirmi l’ora?
sono?’ sì, me la dici per cortesia’

‘non so l’ora esatta del momento


B: beh, è arrivato il ‘il postino è arrivato in un presente, ma ti posso dare
postino momento precedente a quello un’informazione dalla quale puoi
attuale’ dedurre indicativamente l’ora, e cioè: il
postino è arrivato’

‘denominazione comune di
– Serpente! – strillò il
vari rettili del sottordine degli ‘Allarme! C’è un serpente’
piccione (Andorno 2005: 11)
Ofidi…’(DISC)

‘stumento chirurgico a forma


– Bisturi! di coltello corto con lama ‘Passami un bisturi’
adatta al taglio di tessuti
molli…’ (DISC)

d. P è lo studio delle relazioni tra lingua e contesto che sono basilari ad un esame della
comprensione della lingua/studio dell’uso della lingua in contesto

B. La nozione di competenza pragmatica e l’evento comunicativo

(5) La competenza pragmatica o comunicativa di un evento linguistico: per comunicare è necessario


disporre non solo di una competenza linguistica, ma anche di una competenza comunicativa, ossia
quell'insieme di conoscenze necessarie ad un individuo per interagire come membro di un gruppo
sociale. Si tratta di una nozione che dà conto:

“del fatto che un bambino normodotato acquisisce una competenza linguistica non solo riguardo
alla grammaticalità della lingua, ma anche riguardo alla sua appropriatezza. Il bambino impara
quando parlare o non parlare, di che cosa parlare, con chi, quando, dove e in che modo. In breve, il
bambino acquisisce la capacità di realizzare una serie di atti linguistici, di prender parte a eventi
comunicativi e di comprendere come gli altri parlanti li valutano”
(Hymes Dell, 1972, "On communicative competence". In: Pride / Holmes (eds.), Sociolinguistics,
Harmondsworth, Penguin: 277-278, traduzione mia)

2
(6) evento linguistico: “unità di analisi etnografica di una comunità” (Caffi 2009:25-26)

(7) Il modello SPEAKING.


SPEAKING

S (ituation) 1. situazione
2. scena
P (articipants) 3. parlante
4. mittente
5. ascoltatore, o ricevente o uditorio
6. destinatario
E (nds) 7. scopi-risultati
8. scopi-fini
A (ct sequences) 9. forma del messaggio
10. contenuto del messaggio
K (ey) 11. chiave
I (nstrumentalities) 12. canale
13. forme di discorso
N (orms) 14. norme di interazione
15. norme di interpretazione
G (enres) 16.generi

(Ciliberti 1994: 62 o Caffi 2009: 26, con adattamenti)

1. situazione: le coordinate spazio temporali che costituiscono la cornice dell’evento


2. scena: la definizione che viene data dell’evento all’interno di una determinata cultura (un’intervista,
un talk show, un esame, una conferenza, un litigio), “la definizione psicologica e culturale
dell’evento, per es. ciò che vale come evento formale varia da cultura a cultura” (D. Hymes)
3. e 5. parlante e ascoltatore sono, rispettivamente, colui che compie materialmente l’azione di
produrre un messaggio e colui a cui il parlante si rivolge
4. e 6. mittente e destinatario possono non coincidere con 3 e 5: mittente è colui che, anche se non
esegue personalmente l’azione linguistica, viene considerato dagli altri partecipanti e segnalato dal
parlante come origine del messaggio; il destinatario è colui a cui il discorso è effettivamente rivolto
7 e 8 scopi-risultati e scopi-fini: si differenziano perché 7 rappresenta il risultato raggiunto, al di là
degli intenti, ossia 8.
9. forma del messaggio, in particolare l’interazione come sequenza di turni
10. atti linguistici (o mosse comunicative)
11. chiave secondo cui l’evento va letto e interpretato
12. canale (acustico o visivo)
13. codici linguistici (e varietà della lingua) e anche paralinguistici (prosodia) o non verbali (mimica o
gestualità)
14. norme di interazione: “Norms of interaction refer to rules of speaking, who can say what, when,
and how”
15 norme di interpretazione: “Norms of interpretation refer to the conventions surrounding how any
speech may be interpreted”

3
16 generi: “categories or types of language use, such as the sermon, the interview, or the editorial. May
be the same as ‘speech event’ but may be a part of a speech event. For example, the sermon is a
genre and may at the same time be a speech event (when performed conventionally in a church); a
sermon may be a genre, however, that is invoked in another speech event, for example, at a party for
humorous effect.”
(per le definizioni sopra riportate vd. Lillis T.M., 2006, s.v. Communicative Competence in Mey Jacob
L. Concise Encyclopedia of Pragmatics, Oxford, Elsevier: 92-99)

(8) L’unità di analisi della pragmatica è l’enunciato, ossia la produzione linguistica e il contesto in cui
è stata prodotta

Potrebbero piacerti anche