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Nel 2007 il British Medical Journal svolse un’indagine sulle pietre miliari dello sviluppo delle
scienze mediche, stilando una graduatoria di circa 15 categorie tra cui vennero comprese le EBM
mettendole al pari dei vaccini, dell’anestesia, degli antibiotici, ecc. Nonostante questo risultato,
le EBM purtroppo non vengono ancora usate su larga scala, motivo per cui molti operatori sanitari
ignorano le definizioni di EBP e EBM.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Sulla base dei 3 elementi chiave dell’EBM, David Sackett e colleghi hanno proposto 5 passaggi
essenziali nella pratica dell’EBM, nominate anche le 5 A:
1. ASK: identificare una lacuna di conoscenza e su di essa creare un quesito clinico a cui
rispondere tramite la ricerca scientifica;
2. ACQUIRE: acquisire info per dare una risposta alla domanda che viene fatta. È necessario
conoscere diversi database da cui poter reperire una determinata informazione, oltre alla
capacità di saper formulare una corretta stringa di ricerca nei database stessi;
3. APPRAISE: valutare criticamente ed interpretare le evidenze scientifiche reperite tramite
il quesito di ricerca;
4. APPLY: capire se tali evidenze siano applicabili al paziente in oggetto che deve essere
coinvolto e ingaggiato;
5. ASSESS: valutare il percorso effettuato e l’esecuzione dei precedenti step e vedere i punti
di forza e debolezza.
Quando ci poniamo delle domande dobbiamo tenere presente che ne esistono di 2 tipi: FORE-
GROUND e BACKGROUND QUESTIONS. Capendo la categoria di appartenenza della domanda
risulta semplice capire dove andare a reperire la corretta risposta adeguata al quesito.
• BACKGROUND QUESTIONS: guardano indietro, sorgono quando è necessario avere
informazioni generali sulle condizioni cliniche del paziente.
Esempio:
- Qual è la presentazione clinica della radicolopatia?
- Qual è la storia naturale del Low Back Pain?
- Cos’è il dolore cronico?
Servono a capire il problema e fungono da spunti per formulare quesiti di FOREGROUND
che devono essere più specifici e più messi a fuoco.
• FOREGROUND QUESTIONS: guardano avanti, sorgono quando si ha bisogno di speci-
fiche conoscenze su cui basare il processo decisionale e capire se adattarlo ad un parti-
colare paziente. Sono domande complesse, richiedono una ricerca molto accurata e allo
stesso modo forniscono un aiuto ben più preciso su un particolare argomento.
Esempio:
- Gli esercizi attivi sono più efficaci delle mobilizzazioni passive per il trattamento del
Neck Pain negli adulti?
- Qual è l’accuratezza diagnostica dei test neurodinamici nei pazienti con dolore radi-
colare?
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In questa piramide più ci si sposta verso l’alto più sono le evidenze sono state valutate.
Esempio:
- All’interno di una revisione sistematica si trovano i singoli studi che sono stati valutati
dagli autori;
- All’interno delle linee guida si trovano altri studi che sono stati valutati dagli autori della
linea guida.
Il motivo per cui gli studi si trovano nel livello più basso è perché non sono ancora stati valutati.
Questo non significa che siano da scartare.
Esistono delle banche dati chiamate DATABASE di META-RICERCA che riescono a ricercare su
tutti livelli; in questo modo, lanciando una ricerca si ricevono informazioni su tutti i livelli.
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SUMMARY TEXT
Escludendo il primo livello dei SYSTEM ad oggi non disponibili, i SUMMARY TEXT sono costante-
mente aggiornati e ne esistono diversi tipi come DYNAMED (www.dynamed.com).
REGISTRAZIONE:
1. Cliccare su “Omino” in alto a destra
2. Cliccare su “Sign in now” (senza iscriversi)
3. Cliccare su “Personalized OpenAthens & Shibboleth”
4. Cliccare su “Menu a tendina”
5. Selezionare l’unica voce riguardante Italia, spostandoci sulla lettera I
6. Cliccare su “Università di Genova”
7. Accedere con le credenziali di Unige
Esempio: cercando LBP, DYNAMED restituisce un insieme di conoscenze riguardanti l’argomento
che spazia dal background, alla valutazione, al trattamento, ecc.
Cliccando sul menu a tendina a sinistra si può selezionare la voce “diagnosi”, successivamente
compariranno tutti gli elementi della parte dei 4 livelli più in basso della piramide mostrando
tutto ciò che riguarda la diagnosi del LBP. È ovvio che nella parte più alta della piramide si
troveranno le informazioni più generiche, mentre più in basso quelle più specifiche; quindi, se
per esempio si deve sapere quale trattamento sia più efficace è opportuno rimanere nei livelli
più bassi.
SYSTEMATIC GUIDELINES
L’’Istituto Superiore di Sanità (www.snlg.iss.it) si occupa delle LINEE GUIDA.
Esempio: fornisce le linee guida e le pratiche sviluppate in Italia o in altri paesi.
TIPI di STUDIO
- PRIMARI: sono tutte le ricerche effettuate sul campo, interagendo con i partecipanti, cioè
i pazienti. Si dividono in sperimentali e osservazionali.
o SPERIMENTALI: i ricercatori manipolano in qualche modo alcuni aspetti, come a
quale gruppo sottoporre un determinato tipo di trattamento piuttosto che un altro.
▪ RCT (Studio Controllato Randomizzato): trial clinici di alto livello, studiano
l’efficacia sperimentale. Paragonano un gruppo di pazienti che ricevono un
trattamento sperimentale con un gruppo di controllo che riceve un altro
trattamento;
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Il motivo per cui esistono diversi tipi di studi, con metodiche diverse, è che ciascun tipo di studio
si pone un obiettivo diverso.
Quindi per rispondere a diversi quesiti clinici è necessario selezionare il tipo di studio corretto.
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DOMANDE
Q: Dato che uno studio trasversale cross-sectional studia il momento e non è prospettico né
retrospettivo, in quale contesto pratico si può usare? Che informazioni si possono ricavare?
A: È uno studio osservazionale, come scattare una fotografia, non si ha un intervento e si “os-
serva” solo cosa succede. Uno degli ambiti in cui è usato maggiormente, è quello di accuratezza
diagnostica, quindi serve a porre la diagnosi.
Esempio: si effettuano dei test per il menisco, si osserva quanto siano efficaci per fare diagnosi
di lesione meniscale e si confrontano con un test di paragone. Importante ricordare che i 2 test
devono essere fatti allo stesso tempo (RM sul momento, non a 3 mesi). Quindi, eseguito il test
si confronta con il gold standard (che in questo caso è l’artroscopia) e si osserva quanto questo
test si possa avvicinare nel fare una diagnosi di lesione meniscale. Non si parla di tempo che
passa, ma sul momento.
MODELLO di STUDIO:
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
- Il modello PICO (seconda colonna) è utile per gli studi sul trattamento, quindi di tipo
sperimentale (confronta I e C);
- Il modello PECO (terza colonna) è usato per studi di eziologia e di prognosi. La seconda
riga presenta una diversa voce, ovvero EXPOSURE: fattori di esposizione o di rischio che
possono portare a determinati outcome;
- Il modello PIRO (quarta colonna) viene utilizzato per studi di diagnosi. Si trovano due
voci diverse: l’INDEX TEST e il REFERENCE STANDARD, cioè il metodo con cui si valuta
l’INDEX TEST; esempio dei test meniscali);
- Il modello PO (quinta colonna) per studi che non hanno bisogno di mettere a confronto 2
trattamenti o procedure.
Esempio 1:
MP, 35 anni, impiegato. Attualmente nessun hobbies particolare, sedentario. Fino a 5 anni fa
praticava regolarmente sport, ma improvvisamente ha deciso di smettere per i troppi infortuni
alle ginocchia. Da quel momento in poi ha spesso accusato episodi di LBP ricorrente, tentando
di porre rimedio con applicazione di caldo. Nonostante ciò, il dolore continua ad essere ricorrente
negli anni.
Quesito clinico: Gli ESERCIZI sono utili a ridurre il DOLORE in pazienti con LBP RICORRENTE
rispetto all’applicazione di CALORE?
Da qui si formula il modello PICO, perché si deve valutare il trattamento:
P: LBP RICORRENTE
I: ESERCIZI
C: CALORE
O: DOLORE
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: RCT o revisioni di RCT.
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Questo è quello che deve esser fatto prima di andare ad interagire con una banca dati.
Esempio 2:
Quesito clinico: Gli ESERCIZI ATTIVI sono utili a ridurre la DISABILITÀ in pazienti ADULTI con
LBP CRONICO rispetto alle tecniche di MOBILIZZAZIONE PASSIVA?
Da qui si applica il modello PICO, perché si deve valutare il trattamento:
P: ADULTI CON LBP CRONICO
I: ESERCIZI ATTIVI
C: tecniche di MOBILIZZAZIONE PASSIVA
O: DISABILITÀ
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: RCT o revisioni di RCT
Esempio 3:
Quesito clino: Negli ADULTI, l’assunzione di fumo (SIGARETTA NORMALE ed ELETTRONICA) rap-
presenta un fattore di rischio per l’insorgenza di CANCRO POLMONARE?
Da qui si applica il modello PECO, perché si deve valutare il fattore di rischio “esposizione al
fumo”:
P: ADULTI
E: SIGARETTA NORMALE
C: SIGARETTA ELETTRONICA
O: CANCRO AL POLMONE
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: Studi ci coorte o caso controllo o le loro revisioni.
Esempio 4:
Quesito clinico: Il TEST di McMURRAY rappresenta un valido strumento clinico per la DIAGNOSI
di LESIONE MENISCALE in persone con DOLORE di GINOCCHIO?
Da qui si applica il modello PIRO, perché devo valutare quando è più adeguato l’index test
rispetto al reference standard:
P: DOLORE di GINOCCHIO
I: McMURRAY TEST
R: ARTROSCOPIA
O: LESIONE MENISCALE
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: cross-sectional
Esempio 5:
Quesito clinico: Qual è la PREVALENZA dei LBP nei BAMBINI?
Da qui si applica il modello PO, perché si deve valutare la prevalenza in questo momento:
P: LBP nei BAMBINI
O: PREVALENZA
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: cross-sectional
DOMANDE
Q: Il reference standard è diverso rispetto al gold standard?
A: Di solito si parla di gold standard, ma è solo una differenza nella tassonomia. È come consi-
derare il gold standard, che, per esempio, indica la miglior strategia per vedere se ci sia una
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
lesione di menisco in questo momento. È più adeguato reference come termine ma sono uguali
dal punto di vista concettuale.
Agli ultimi gradini della piramide appartengono anche PUBMED e COCHRANE. Per le revisioni
sistematiche si consiglia COCHRANE, anche se su entrambi si trovano sia singoli studi che revi-
sioni sistematiche.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Esempio: mesh Exercise è contenuto all’interno del mesh Motor Activity che è contenuto
nel mesh Movement.
Questo consente di capire se il mesh ricercato ci interessa o se è necessario spostarsi su
un livello sopra o sotto.
Quando si compone una stringa di ricerca è importante usare sia i termini liberi che i
mesh terms, perché i termini liberi non permettono di vedere tutti i sinonimi di una de-
terminata parola, rischiando di perdere dei risultati. Come LBP o Lumbar Pain, il mesh
prende tutti gli altri risultati. Mentre con la ricerca che ha solo i mesh terms, si perdono
gli ultimi articoli usciti, perché appena vengono pubblicati non hanno subito l’assegna-
zione dei mesh terms.
Esempio:
MP, 35 anni, impiegato. Attualmente nessun hobbies particolare, sedentario. Fino a 5 anni fa
praticava regolarmente sport, ma improvvisamente ha deciso di smettere per i troppi infortuni
alle ginocchia. Da quel momento in poi ha spesso accusato episodi di LBP ricorrente, tentando
di porre rimedio con applicazione di caldo. Vorrebbe iniziare a praticare tai chi, ma non sa se la
sua schiena può trarne beneficio.
Quesito clinico: il Tai Chi è utile nel ridurre il dolore in pazienti con LBP ricorrente?
Da qui si applica il modello PICO, perché si sta parlando di trattamento:
P: LBP RICORRENTE
I: TAI CHI
C: nessuno (non si cercano paragoni, anche se presenti negli studi)
O: DOLORE
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: RCT o revisioni di RCT
VIDEO di PUBMED:
1. Tabella con mesh terms;
2. Su ricerca avanzata scrivere tutto ciò che compare nella “P” uniti con la voce OR;
3. Scrivere LBP nella ricerca dei mesh terms, mettere l’etichetta e aggiungerlo alla stringa;
4. Terminata la P, aggiungerlo alla storia;
5. Cercare il trattamento, la I del modello P, mettere tutti i termini del Tai Chi, anche scritto
in diversi modi;
6. Scrivere Tai Chi nella ricerca dei mesh terms, mettere l’etichetta e aggiungerlo alla
stringa;
7. Terminata la I, aggiungerlo alla storia dove ho gli #;
8. Cercare poi la O, quindi il dolore;
9. Cercare il dolore nei mesh terms, mettere l’etichetta e aggiungerlo alla stringa;
10. Terminata la O, aggiungerlo alla storia;
11. Costruire la stringa aggiungendo la P AND I AND O;
12. Lanciare la ricerca.
NB: Se la parola è singola non ha senso mettere le virgolette, come per la parola Tai Chi.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Tabella con
mesh terms.
Su ricerca
avanzata scri-
vere tutto ciò
che compare
nella “P” uniti
con la voce
OR.
Scrivere LBP
nella pagina
di ricerca dei
mesh terms,
mettere l’eti-
chetta e ag-
giungerlo alla
stringa.
Terminata la
P, aggiun-
gerlo alla sto-
ria.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Cercare il
trattamento,
la I del mo-
dello e met-
tere tutti i ter-
mini del Tai
Chi, anche
scritto in di-
versi modi.
Scrivere Tai
Chi nella pa-
gina di ricerca
dei mesh
terms, met-
tere l’eti-
chetta e ag-
giungerlo alla
stringa.
Terminata la
I, aggiungerlo
alla storia
dove ho gli #.
Cercare poi la
O, quindi il
dolore.
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Cercare il do-
lore nei mesh
terms, met-
tere l’eti-
chetta e ag-
giungerlo alla
stringa
Terminata la
O, aggiun-
gerlo alla sto-
ria.
Costruire la
stringa ag-
giungendo la
P AND I AND
O.
Lanciare la ri-
cerca.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
COCHRANE (www.cochranelibrary.com)
Sulla ricerca avanzata abbiamo la RICERCA VELOCE, MESH TERMS e SEARCH MANAGER CON I
TERMINI BOOLEANI.
Esempio:
MP, 35 anni, impiegato. Attualmente nessun hobbies particolare, sedentario. Fino a 5 anni fa
praticava regolarmente sport, ma improvvisamente ha deciso di smettere per i troppi infortuni
alle ginocchia. Da quel momento in poi ha spesso accusato episodi di LBP ricorrente, tentando
di porre rimedio con applicazione di caldo. Vorrebbe iniziare a praticare Tai Chi, ma non sa se la
sua schiena può trarne beneficio.
Quesito clinico: il Tai Chi è utile nel ridurre il dolore in pazienti con LBP ricorrente?
Da qui si applica il modello PICO, perché si sta ricercando il trattamento:
P: LBP RICORRENTE
I: TAI CHI
C: nessuno (non si cercano paragoni, anche se presenti negli studi)
O: DOLORE
T: giorno in cui si lancia la ricerca
Tipologia di studio: RCT o revisioni di RCT
Video di Cochrane: molto simile a pubmed, si possono anche mettere dei filtri, da provare.
1. Ricerca avanzata, dove ci sono le 3 tab (Search, Search manager, Medical terms);
2. Scrivere LBP nei Mesh, vedere albero genealogico, a sinistra tutti i sinonimi utili per la
ricerca libera. Qui si vedono i termini che scrivendo nei mesh conducono a mesh LBP, ci
sono alcune parole libere che non servono nella ricerca. Portano al mesh ma vanno evitate
nella stringa (esempio: “back pain, low”). Si può anche scrivere “postural LBP”, “meccanic
low back pain” or “LBP”, ma, in questo caso, l’ultimo termine non serve perché già è
citato negli altri;
3. Tornare su Search e mettere parole libere, cercare in tutto il testo o in parti diverse e
aggiungerlo al Search Manager;
4. Unire #1 OR #2 ottenendo #3;
5. Eliminare LBP come mesh terms perché ora si deve cercare il Tai Chi. Controllare i mesh;
6. Scrivere in Search le parole libere così da mettere #4 e #5, attenzione alle parole sug-
gerite dal pc;
7. Unire #4 e #5 ottenendo #6;
8. Mettere outcome;
9. Unire i risultati mettendo #3 and #6 così da far cercare LBP e Tai Chi;
10. Vedendo i risultati, sopra compare anche la tipologia di articolo.
Ricerca avanzata,
dove ci sono le 3 tab
(Search, Search ma-
nager, Medical terms)
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Unire #1 OR #2 otte-
nendo #3.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
Scrivere in Search le
parole libere così da
mettere #4 e #5, at-
tenzione alle parole
suggerite dal pc;
Unire #4 e #5 otte-
nendo #6.
Mettere outcome.
Unire i risultati met-
tendo #3 and #6 così
da far cercare LBP e
Tai Chi.
Vedendo i risultati,
sopra compare anche
il tipo di articolo.
DOMANDE
Q: La stringa di ricerca va creata fin da subito e va usata per tutto il tempo o può essere cam-
biata?
A: A volte necessita di correzioni, oppure si possono usare più stringhe di ricerca. Se si inizia
male con la stringa si arrivano a verità che non lo sono, ma dipende da caso a caso. Si possono
usare anche più stringhe in base alla domanda che ci si pone, ma risulta essere un problema di
risultati e di tempistiche; quindi, è meglio ripartire.
Q: Invece di usare termini liberi, non si può mettere direttamente LBP come termine mesh?
A: Si, ma se si mettessero solo i termini mesh, si rischierebbe di perdere alcuni degli studi più
recenti. Da un po’ di tempo in alcuni database, alcuni termini mesh contengono anche le parole
libere. Esempio contrario, usando solo termini liberi, si perderebbero i termini usati in un altro
modo.
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1.11– Corso EPB. INTRODUZIONE E QUESITO CLINICO - GIANNOTTI 21 febbraio 2022
perché dà informazioni più precise. Andando nelle linee guida o nei summary e cercando il trat-
tamento, si trovano raccomandazioni veloci. Tipo linea guida NEACE per il LBP. L’informazione
più precisa si trova più in basso; i primi 3 livelli sono scorciatoie, ma non si trova tutto.
D: Se, per esempio, dopo aver fatto una ricerca, si ottengono 300 risultati, è il caso di usare dei
filtri?
R: Meglio fare una buona stringa piuttosto che basare tutto sui filtri, che posso servire ma sono
poco precisi.
Per i 300 risultati, dipende da ciò che ci serve. Tipo Tai Chi sul mal di schiena, 300 risultati sono
tanti, ma, se si cercasse l’efficacia di un esercizio sul mal di schiena, 300 risultati sarebbero
pochi. Il primo passo è capire cosa può servire (ad esempio per la tesi del master 300 risultati
sono troppo pochi).
Se si ha bisogno di una risposta veloce, 300 sono decisamente troppi, quindi per selezionare gli
articoli, si può leggere il titolo e gli abstract e infine articolo intero.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
All’inizio il docente fa un’introduzione in cui spiega cosa faremo nelle lezioni successive e nello
specifico cosa si trova all’interno della “Lezione tesi” (vedere slide).
L'obiettivo della lezione è classificare la ricerca, all’interno della quale si trovano diverse
classificazioni: la prima più generale, poi una distinzione tra ricerca qualitativa e quantitativa,
studi osservazionali descrittivi e analitici ed infine gli studi sperimentali.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Come possiamo classificare la ricerca clinica e gli ambiti di informazione dal punto di vista
biomedico?
Possiamo classificarli in:
Distorsione dei risultati: Più ci spostiamo dalla ricerca primaria, andando verso la ricerca
secondaria e le fonti tradizionali, più cresce la quantità di bias.
Le revisioni sistematiche e le linee guida, per definizione, si portano dietro i bias degli studi che
hanno incluso, quindi gli studi primari e i bias delle revisioni e delle linee guida, perciò hanno un
doppio livello di bias. Di questo bisogna esserne consapevoli e in questi studi va affrontato questo
aspetto all'interno delle discussioni.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
affronteremo sono le revisioni sistematiche e le linee guida. Per chi fosse interessato agli studi
qualitativi, nella ricerca secondaria troviamo le revisioni degli studi qualitativi.
Ricerca qualitativa
Per ricerca qualitativa si intende una ricerca più recente in ambito della biomedicina, che però
ha una storia altrettanto forte, soprattutto nell'ambito dell'antropologia o delle scienze sociali, in
cui ricercatori si pongono come degli antropologi, degli osservatori della realtà, e studiano quello
che avviene nel setting reale con metodi qualitativi.
Non bisogna confondere gli outcome qualitativi, come ad esempio outcome di qualità della vita
o di soddisfazione del paziente, valutati tutti in genere con delle scale numeriche a punteggio
(per esempio il questionario “Euro Quality of Life, EUROQoL”) con gli studi qualitativi. Questi
sono studi quantitativi che indagano aspetti qualitativi.
Con ricerca qualitativa intendiamo degli studi che utilizzano metodi qualitativi che in genere sono
interviste con domande aperte, semi-strutturate, focus group, dove i partecipanti sono liberi di
parlare e descrivere quello che è stato il loro percorso, in base all’argomento dello studio.
I ricercatori, proprio come degli antropologi, ascoltano, registrano e trascrivono queste
interviste, questi focus group; l’obiettivo sarà quello di trarre degli elementi comuni e di riportarli
in un manoscritto. Anche gli studi qualitativi hanno dei volumi, degli strumenti di conduzione
importanti per la ricerca; non è un disegno di ricerca più facile rispetto alla ricerca quantitativa,
perché anche qua occorre un metodo strutturato, però con meno statistica. Sicuramente per
questi studi occorre tempo; in genere non includono molti partecipanti come gli studi quantitativi,
ma sono altrettanto complessi, soprattutto dal punto di vista metodologico.
Gli studi qualitativi sono importanti perché alle volte ci rendono ragione del perché alcuni
trattamenti nella realtà poi non sono efficaci, anche se negli studi sembrano esserlo.
Ad esempio: è di dominio comune, soprattutto all’interno della cultura italiana, che il paziente a
casa tendenzialmente faccia pochi esercizi tra quelli che gli prescriviamo. Sarebbe interessante
indagare questi aspetti con uno studio qualitativo, cioè “Perché l’esercizio terapeutico, che negli
studi di ricerca è risultato così efficace in tutte e problematiche muscoloscheletriche, poi nella
realtà non dimostra questa efficacia e i pazienti tradizionalmente non lo svolgono?” e la risposta
ci può esser data da uno studio qualitativo. Sarebbe interessante capire anche qual è il percepito
di un paziente nel percorso di riabilitazione, o qual è il vissuto e il percepito avendo ricevuto una
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
certa diagnosi, oppure qual è il modello e l’algoritmo di ragionamento del clinico, del
fisioterapista; anche gli stessi professionisti possono essere partecipanti di studi qualitativi.
In seguito sono elencate le domande aperte fatte che vengono fatte a pazienti che hanno
intrapreso ed effettuato un programma di riabilitazione per dolore cronico. Sono domande che
guidano l’intervista nell’ambito del vissuto del paziente nel percorso di riabilitazione:
1. Please tell me what you remember from the rehabilitation programme?
2. What have been useful from the things you learnt in the rehabilitation programme?
3. Are there thing you have not used that you learnt? Why?
4. Please tell me about the situation at home, at work or in other parts of life after the
programme?
5. And what about your experiences of pain and fatigue?
6. Would you like to tell me about your relationships with family and friends?
Anche se l’outcome è qualitativo, non è detto che anche lo studio sia qualitativo. Se sono scale
a punteggio, come ad esempio le scale a punteggio sulla qualità della vita o disabilità o su altre
classificazioni, lo studio è sempre quantitativo. È proprio la metodologia utilizzata ad essere
qualitativa; in genere, ma non esclusivamente, si tratta di interviste o focus group.
Ricerca quantitativa
La prima grande distinzione è tra:
• Studi osservazionali: sono studi in cui i ricercatori si limitano ad osservare un fenomeno,
senza intervenire né “manipolare” alcuna variabile. Possono essere prospettici o
retrospettivi.
• Studi sperimentali: caratterizzati dalla “manipolazione” di una variabile, quella
dell’intervento, standardizzato e somministrato ai vari gruppi di partecipanti (trial,
sperimentazioni cliniche, studi interventistici…). Sono sempre prospettici.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Esistono variabili dipendenti e indipendenti. Negli studi osservazionali le variabili non sono
manipolate; negli studi sperimentali è manipolata la variabile indipendente (trattamento),
mentre la variabile dipendente (outcome) no (dice che è una definizione metodologica e non ci
interessa).
Studi osservazionali: Sono necessari per rispondere a molti quesiti tra cui i quesiti di eziologia,
prognosi, accuratezza diagnostica, ma anche efficacia di intervento, anche se vedremo che i
quesiti di efficacia di intervento sono meglio rispondibili con gli studi sperimentali, quindi i trial
clinici.
Possono essere descrittivi o analitici. La definizione deriva dalla statistica che può essere usata.
• Studi osservazionali descrittivi (case report, case series, studi trasversali): in
questi può essere usata solo statistica descrittiva. Si raccolgono delle informazioni e si
descrivono le osservazioni con indici di tendenza centrale (media, mediana, moda) e indici
di dispersione (errore standard, deviazione standard, range inter-quartili, range ecc.) a
seconda dei casi.
Non permettono di fare confronti e ricavare inferenze per la popolazione, quindi danno
esclusivamente informazioni descrittive su quel campione; non permettono di trarre
informazioni dirette, traslate, quindi inferite alla popolazione.
• Studi osservazionali analitici (studi caso-controllo, studi di coorte, studi
trasversali cross-sectional diagnostici): consentono l’utilizzo di statistica analitica,
cioè confronti tra gruppi, test di significatività e inferenza alla popolazione.
All’interno degli studi analitici e dei trial, quali sono i dati che ci interessano per l’inferenza alla
popolazione? I dati numerici da cosa sono indicati per l’inferenza alla popolazione? Dove li
troviamo?
In genere troviamo una stima puntiforme, che è il risultato ottenuto sul campione.
Il dato invece da inferire alla popolazione, o meglio che siamo confidenti (da definizione) al 95%
di trovare nella popolazione, da che valori è dato? Dagli intervalli di confidenza, i quali ci
danno l’informazione rispetto alla popolazione. Si trovano negli studi analitici, mentre nei
descrittivi no; quindi se è calcolato è fatto in modo improprio, perché sono campioni non
rappresentativi, eccetera.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Dire che un trial randomizzato controllato è il miglior disegno di studio, è valido in assoluto per
tutti i casi e per tutti i quesiti? No.
Per ogni quesito, a seconda che sia di epidemiologia, eziologia, prognosi, diagnosi o
trattamento, ci sono degli studi preferenziali. Questo è l’elemento essenziale che bisogna
ricordare.
Se, per esempio, ci troveremo a fare una tesi su un quesito diagnostico come “quali sono i test
più accurati per diagnosticare una lesione del legamento crociato del ginocchio?”, sicuramente
non cercheremo dei trial clinici ma capiremo quali sono gli studi preferenziali.
La piramide appena vista è corretta per domande di efficacia di intervento.
In ambito di Covid-19 abbiamo visto, e stiamo ancora vedendo, come varia il numero di casi nei
giorni, quindi descrizioni di prevalenza di una problematica; è uno studio osservazionale
descrittivo, analisi di trend.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Il messaggio chiave è: “Da clinici vi troverete a scrivere un case report o un case series di fronte
ad una nuova osservazione, cioè un trattamento che ha dato un esito benefico o non benefico
particolare che non vi aspettavate, e che non è mai stato descritto. Scrivere un case report di
una prognosi, una diagnosi o qualsiasi cosa già descritta in letteratura e già a conoscenza di
tutti, non serve a nulla. Aumenta solo il pool degli studi pubblicati ma non serve a niente”.
Ad oggi scrivere un case report è estremamente facile, ci sono delle riviste che pubblicano solo
case report, quindi si possono trovare numerosi case report anche recenti. Prima di leggerli
bisogna chiedersi sempre se aggiungono qualcosa alle conoscenze che si hanno già o sono solo
“sporco” del mondo della ricerca; questo va fatto per tutti i disegni di studio. Visto però che gli
studi osservazionali descrittivi non necessitano né di un protocollo, né di essere preventivamente
registrati su un database, né di comitato etico… è facile farli, scriverli e pubblicarli.
Sono estremamente utili quando sono innovativi e non servono a nulla se descrivono qualcosa
di già presente.
Questo ci fa capire quanto sono importanti anche case report e case series quando ancora non
si hanno evidenze su un determinato topic.
In seguito sulle slide ci sono altri esempi di articoli in ambito fisioterapico che possono essere
utili per il riconoscimento di particolari Red Flags, per sensibilizzare il gruppo professionale, per
false diagnosi, oppure per trattamenti che hanno dato risultati anomali, in bene o in male.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
I case report e i case series possono rispondere a tutti i quesiti che abbiamo
menzionato, non rispondono ad un quesito preferenziale.
I quesiti sono i seguenti:
• Epidemiologia: incidenza e prevalenza di malattia
• Eziologia: riconoscere il ruolo di fattore di rischio di una malattia
• Prognosi: riconoscere il ruolo di fattori prognostici e individuare anche dei modelli
prognostici
• Accuratezza diagnostica: per capire quanto un test clinico, di laboratorio, di imaging…
è accurato nel riconoscere i sani dai malati
• Efficacia di intervento o di trattamento: valutare l’efficacia degli interventi sanitari.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Si possono anche estrapolare più variabili, ad esempio ipotizzare un’esposizione, quindi contare
il numero di soggetti che ha una tendinosi della cuffia dei rotatori. In questo caso viene misurato
il dolore e la tendinosi della cuffia dei rotatori.
Si può dire, con questo disegno di studio, che nei soggetti con dolore di spalla, il dolore sia
causato dalla tendinosi? No, perché questi sono descrittivi che non permettono modelli
associativi causali, ma solo modelli di correlazione, cioè associazioni. Al massimo si può dire che
il dolore di spalla è associato alla tendinosi ma non che il dolore provochi la tendinosi né che la
tendinosi provochi il dolore.
Attenzione a come sono riportati i risultati in questi studi perché a volte gli autori tendono a
sovrastimare ed enfatizzare i risultati, estrapolando in qualche modo dei modelli causali.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
2° Quesito: Eziologia à Disegno dello studio: STUDI DI COORTE CON COORTE PARALLELA,
STUDI CASO-CONTROLLO
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Già da questa descrizione si può capire che lo studio caso-controllo è sicuramente più breve,
perché ho già preso i soggetti che si presentano alla mia attenzione con microfrattura, e un
numero di soggetti matchati senza microfrattura, li intervisto, chiedo la loro “schedule” di
training e vado a fare i calcoli. Quindi il tempo dello studio è di pochi giorni, poche ore.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
à Gli studi caso controllo sono più brevi, più economici, ci sono meno soggetti ma sono
ricchi di bias.
à Gli studi di coorte sono più lunghi, più dispendiosi economicamente e necessitano di
più soggetti ma danno informazioni più certe, con meno bias.
Sostanzialmente, nel mondo della ricerca si cerca di avere qualche dato iniziale facendo un caso-
controllo perché basta raccogliere dati da cartelle cliniche, intervistare soggetti e utilizzare
calcolo statistico per definire una misura di probabilità di rischio.
Invece, se i dati dello studio caso-controllo sono promettenti, si struttura uno studio di coorte,
che metodologicamente è più corretto ma richiede più risorse. In questo modo, coi dati positivi
del caso-controllo, posso sostenere i costi e il tempo necessario per fare lo studio di coorte.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Riassumendo:
Studi caso controllo
VANTAGGI: Sono adeguati per outcome rari, esposizioni multiple, lunga latenza tra esposizione
ed esito. Sono rapidi, hanno costi limitati, necessitano di piccoli campioni, hanno dati già
disponibili, non c’è problema etico.
LIMITI: Non permettono di calcolare il rischio relativo, sono inadeguati per esposizioni rare, è
difficile determinare una relazione temporale esposizioneàesito.
Hanno un elevato rischio di bias: selezione dei casi (diverse classificazioni diagnostiche, diverse
epoche, casi esposti più controllati…), selezione dei controlli (sovra/sottorappresentazione
dell’esposizione nei controlli rispetto alla popolazione generale), raccolta dei dati relativa alle
esposizioni (interview/information bias, recall bias, meno rilevanti nei nested case-control
studies).
Si può misurare solo l’odds ratio come misura di probabilità.
Studi di coorte
VANTAGGI: Permettono di misurare direttamente l’incidenza dell’evento nel gruppo dei soggetti
esposti e non esposti e il rischio relativo. Sono adeguati per esposizioni rare, è chiara la relazione
temporale tra esposizioneàesito, hanno una minor probabilità di bias di selezione e infine sono
prospettici (outcome non noto).
Si può misurare sia l’odds ratio che il rischio relativo (che i caso-controllo non possono misurare
perché non misurano l’incidenza).
LIMITI: Periodo di latenza, costi più elevati, time-consuming, persi al follow-up, modifica
dell’esposizione (dose, intensità, durata), difficile valutare esposizioni multiple, necessari
campioni molto numerosi, aspetti etici.
Altro limite degli Studi di Coorte: essendo molto protratti nel tempo, soprattutto più in ambito
medico che fisioterapico, alle volte i soggetti in studio vengono seguiti per anni e questo fa sì
che quei fattori di rischio studiati vengono poi definiti nel frattempo anche da altri studi come
fattori di rischio. In quel caso si insinua un problema etico, ovvero ci si chiede se continuare a
seguire i soggetti senza fare loro educazione sanitaria, interrompendo quell’esposizione, oppure
continuare l’esposizione.
Il docente ci propone il Framingham Heart Study: è uno studio prospettico di coorte (quindi sia
eziologico che prognostico) effettuato a Framingham, cittadina degli Stati Uniti, in cui la coorte
originale è stata seguita per 70 anni. È lo studio che oggi ci permette di dire quali sono i principali
fattori di rischio cardiovascolari (l'ipercolesterolemia, l’ipertensione, ecc.).
Ad oggi stanno ancora seguendo delle coorti secondarie, che sono i figli e i nipoti dei primi
soggetti, quindi c'è anche un problema etico alle volte e non sappiamo come l'abbiano gestito in
questo studio negli Stati Uniti.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Esempio: Nella risoluzione del mal di schiena, che peso ha il fatto che il mal di schiena sia acuto,
presente da pochi giorni? Che peso ha l'età del soggetto? Che peso ha l’aver avuto precedenti
episodi?
Tutte queste variabili hanno un peso e deve essere da noi conosciuto e interpretato nella clinica;
ci viene detto proprio da questi studi.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
aspetti sociali e/o economici, caratteristiche della patologia di interesse, storia clinica, esame
fisico, risultati di test, trattamenti precedenti).
Tutte le variabili devono essere misurate, i modelli statistici devono essere accettati e le analisi
multivariate.
Elemento d’attenzione è il follow up; ovviamente i soggetti devono essere seguiti tanto a lungo
per l’esplicarsi del problema. Qui ce n’è un esempio:
(Slide con esempio in ambito fisioterapico di uno studio a coorte singola per la prognosi di neck
pain e low back pain negli impiegati)
Q: Quando facciamo il case report per il compito del master, dobbiamo prendere pazienti che
già conosciamo con una simile patologia o sintomatologia? Oppure di cui andiamo a fare ricerche?
A: L’esercitazione del master è a scopo didattico, nessuno si aspetta un case report da pubblicare
o particolarmente innovativo, perché non tutti incontriamo casi particolarmente innovativi degni
di poter scrivere un case report.
Case report è un paziente, mentre case series è un insieme di pazienti simili. Noi siamo chiamati
a scrivere un case report in cui dobbiamo enfatizzare, per esempio, un aspetto relativo alla
diagnosi, all’intervento, all’inquadramento diagnostico o alla prognosi; quello che ci sentiamo di
approfondire. È solo un’esercitazione che non ha neanche un voto ma solo un giudizio positivo o
negativo.
L’intento di questa lezione è farvi capire che i case report e i case series costituiscono delle
evidenze quando non ci sono studi di più elevata metodologia, ma devono portare degli elementi
innovativi e non descrivere cose che già tutti sappiamo, altrimenti sono inutili.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Accuratezza diagnostica è la capacità di un test di riconoscere i sani dai malati, per esempio:
“Quanto il Lachman test riconosce le lesioni di LCA dalle non lesioni?” oppure “Quanto il McMurray
riconosce le lesioni meniscali dalle non lesioni?”.
Gli indici di accuratezza diagnostica sono: sensibilità e specificità, i più conosciuti, i rapporti di
verosimiglianza e i valori predittivi positivo o negativo. Gli indici di accuratezza diagnostica sono
l’outcome di questi studi diagnostici (cross sectional) e si ottengono confrontando un nuovo test
con un reference standard, ottenendo quanto il nuovo test è sensibile, quanto è specifico, quali
sono i suoi valori predittivi e i suoi rapporti di verosimiglianza.
Per quanto riguarda la struttura, si parte con un gruppo di soggetti con sospetto di malattia,
che non ha ancora diagnosi (ad esempio soggetti con ginocchio gonfio che hanno avuto una
distorsione e si presentano in ambulatorio). Questi soggetti vengono sottoposti a dei test in
studio (per esempio un nuovo test clinico che vogliamo validare per accuratezza) e
successivamente, in modo cieco e indipendente, lo standard diagnostico (come standard
diagnostico possiamo assumere la risonanza magnetica, anche se non è il perfetto standard
diagnostico che invece sarebbe l’artroscopia).
Quindi si va vedere quanti soggetti sono positivi o negativi al nuovo test, e poi si va confermare
la negatività o la positività con la risonanza magnetica. Il confronto deve essere cieco e
indipendente: l’esecuzione del secondo test (che in genere viene eseguito come secondo il
reference standard) deve essere indipendente dal risultato del primo, cioè si deve fare la
risonanza sia che il nuovo test sia positivo che negativo. La lettura del secondo test deve essere
in cieco, ovvero chi legge l’imaging della risonanza non deve sapere qual è stato il risultato del
test clinico, perché potrebbe costituire un bias, perché esempio potrebbe essere portato a
giudicare un legamento iperintenso (bello bianco in T2) come leso piuttosto che non leso, di
fronte a un caso dubbio.
I partecipanti devono essere consecutivi e non scelti dal ricercatore, perché l’elemento di
consecutività ci permette una certa rappresentatività; il campione diventa più rappresentativo
della popolazione.
Lo studio si chiama trasversale perché l’esecuzione del test in studio e dello standard
diagnostico sono idealmente (per definizione) applicati nello stesso momento in modo
trasversale. Nella realtà non sarà esattamente così ma sarà entro un lasso di tempo tale per cui
la situazione non possa cambiare. “Nello stesso momento” dipende dalla situazione clinica.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Esempio: nel sospetto di una lesione di un legamento può passare anche qualche giorno, perché
di sicuro il legamento non si cicatrizza in due giorni.
Di fronte ad uno shock ipovolemico, crisi emorragica, deve passare meno di secondi, quindi
dipende dalla situazione.
STUDI SPERIMENTALI
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
• Effetto Hawthorne: è stato descritto negli stabilimenti Hawthorne ormai a fine ‘800.
Sarebbe l’effetto dei soggetti di essere osservati, presi in carico ai fini di uno studio,
si sentono più sostenuti, quindi entrano in gioco delle aspettative e quindi tendono ad
avere delle performance migliori;
• Effetto placebo e nocebo;
• Aspettative ottimistiche del medico e del paziente.
Sono tutti elementi che non possono essere controllati, quindi facendo uno studio non controllato
assumiamo il rischio che ci sia l’influenza di uno di questi elementi.
Sono utili quando il contesto è definito “silente”, il che significa che le variabili della patologia e
dell’intervento sono talmente rapide, e la patologia è talmente drammatica in termini di salute
e di prognosi sfavorevole, che è inverosimile che il contesto possa modificarne l’esito.
Esempio: se ho un’ostruzione tracheale, ok l’effetto placebo e le aspettative ottimistiche, ma se
la trachea è otturata bisogna intervenire. Quindi ci sono alcune condizioni in cui non è possibile
fare un gruppo di controllo e non è proprio necessario.
Il ruolo delle NCCTs oggi è limitato a malattie rare e studi di fase II.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
(Slide con alcuni esempi di trial non controllati, più che altro in ambito medico perché prevedono
esiti infausti, però alcuni possono essere assimilati anche ad ambiti fisioterapici)
Precisazione: oggi anche molti studi di Fase II di ricerca farmacologica possiedono un gruppo di
controllo, anche se tradizionalmente questo tipo di studio è fatto su un unico gruppo di soggetti;
è proprio un trial non controllato.
Quindi, i CCTs:
• Sono caratterizzati dalla presenza di un gruppo di pazienti di controllo, i cui esiti vengono
confrontati con quelli del gruppo dei pazienti trattati;
• Possono prevedere:
o Controlli paralleli (contemporanei)
o Controlli storici (da cartelle cliniche o banche dati)
• I limiti comuni a tutti i CCTs sono:
o Sbilanciamento dei fattori prognostici tra i due gruppi di pazienti;
o Tendenza ad assegnare al trattamento sperimentale i pazienti a prognosi più
favorevole;
o Sovrastima dell’efficacia del trattamento sperimentale
Ad oggi, i trial controllati non randomizzati non dovrebbero avere più alcuno spazio nella ricerca
biomedica. Trovare un trial controllato, cioè con un gruppo di controllo, ma dove la divisione in
gruppi non ha visto la randomizzazione, è altamente improprio e non dovrebbe più trovare
pubblicazione. Da lettori e da clinici vanno lasciati perdere già a partire dal titolo. Lo dice lo
stesso Consort Statement che vedremo essere la linea guida di reporting dei trial clinici.
(Slide con esempio di Trial controllato non randomizzato)
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
Grazie alla randomizzazione si può dire che i due gruppi sono equi e paragonabili. Senza
randomizzazione posso dividerli a mio piacimento o seguendo degli algoritmi per cercare di
dividere le variabili, ma non raggiungerò mai la “bontà metodologica” della randomizzazione.
Riassumendo:
• Trial non controllati possono essere utili in alcuni casi, in cui il contesto non può portare
un effetto, quindi interventi di drammatica efficacia e malattie ad esito infausto.
• Trial controllati senza randomizzazione non devono più trovare spazio, ed è anche uno
spreco di risorse, sia economiche che di salute dei pazienti, perché questi ultimi si sono
dati per la ricerca e i ricercatori hanno fatto un disegno debole, con lo stesso sforzo
economico, di tempo eccetera. La randomizzazione è semplice e gratuita!
• Trial controllati randomizzati sono il miglior disegno di studio perché permettono di
controllare la divisione equa di tutte le variabili.
La piramide delle evidenze è utile ed è fatta così solo per quesiti di efficacia di intervento.
Cosa significa? Che per interventi
innovativi, dove ancora non si hanno dei
trial, ci si può rifare come evidenza agli
studi di coorte, o a studi caso-controllo. Se
mancano anche questi posso rifarmi a dati
di case-series e case-reports. In assenza
di qualunque cosa, ci si può rifare alle
opinioni di esperti, cioè le mie conoscenze
di base, di fisiologia, di anatomia eccetera,
così come studi di base, di laboratorio
eccetera.
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EBP – Architettura della ricerca clinica – SALVIOLI 09/04/2022
ESERCITAZIONE:
Nelle slides sono riportati degli esempi di abstract con nascoste le parole chiave. Leggendo
l’abstract e capendo com’è strutturato lo studio, dobbiamo identificare il disegno di studio e il
quesito di ricerca che vi sta sotto. Nella slide successiva c’è la risposta.
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SINTESI DELLA LETTERATURA E
REVISIONI SISTEMATICHE
Docente: Tiziano Innocenti
Autori: Maya Mikhael (S), Simone Calò (R)
1
Revisioni narrative
Caratteristiche:
sintetizzano la letteratura dando una visione panoramica su un determinato argomento
rispondono a quesiti ampi e generici e mirano a fornire una conoscenza di base
non seguono un procedimento rigoroso e sistematico e la selezione delle fonti primarie
per la sintesi è scelta in modo arbitrario dall’autore
sono esposte a rischio di distorsioni (bias)
la sintesi dei risultati è qualitativa, ovvero non vengono utilizzate strategie di
aggregazione dei risultati (metanalisi); non valutano inoltre il rischio di bias
fanno parte delle fonti tradizionali (o terziarie) al pari dei libri o dell’opinione degli
esperti
Le revisioni narrative posso essere utili per fornire una panoramica generale rispetto ad
un argomento di cui si ha scarsa conoscenza (quesiti di background), oppure ottenere
spunti (o reference) per approfondimento. Non vanno quindi scartate a prescindere ma
non costituiscono evidenza sulla quale basare o modificare la propria pratica clinica.
Revisioni sistematiche
Caratteristiche:
utilizzano criteri rigorosi, trasparenti e prestabiliti (++ riproducibilità; -- bias)
la selezione degli studi è fatta con criteri oggettivi e precisi criteri di inclusione ed
esclusione da più autori in modo indipendente
la validità interna degli studi viene valutata in modo rigoroso
i risultati della revisione sistematica sono esplicitati alla luce della qualità metodologica
delle fonti dalle quali provengono le evidenze
le evidenze provenienti da studi ben condotti hanno un “peso” maggiore rispetto a
quelle derivate da studi ad alto rischio di bias
2
4. IL PROCESSO DI PRODUZIONE DI UNA REVISIONE SISTEMATICA
Protocollo
La Cochrane, attraverso questo schema, propone
un processo di produzione di RS ad imbuto il cui
primo step è la realizzazione del protocollo di
produzione, cioè quello strumento che descrive in
modo chiaro tutti gli step metodologici che si
dovrebbero mettere in atto per revisionare la
letteratura. Per condurre uno studio valido è
importante quindi individuare ed analizzare le
seguenti parti:
Introduzione. Descrive il razionale alla base
della revisione di un determinato argomento
in letteratura
Quesito. Domanda cardine che deve essere
esplicitata in modo preciso e specifico.
Metodi completi
o Strategia di ricerca
o Criteri di eleggibilità
o Processo di selezione
o Valutazione del ROB
o Estrazione dei dati
o Sintesi dei dati
o Disseminazione
Esistono delle linee guida che facilitano la creazione del protocollo, il quale è fondamentale
per avere alti standard metodologici. Se tale protocollo è assente si espone la RS ad alto
rischio di bias; questa informazione è data dall’AMSTAR 2 che è il corrispettivo della ROB
2.0 (trial clinici) per le revisioni sistematiche. Questo strumento afferma infatti che la
revisione sistematica che non presenti un protocollo pubblicato risulta di bassa qualità e
conseguentemente ad alto rischio di bias.
La stesura del protocollo consiste nel primo step di consegna per la tesi e deve:
Essere definito prima di avviare il processo di selezione degli studi
Contenere: introduzione, quesito clinico, metodi completi
Essere pubblicato in apposito registro di revisioni sistematiche (es. PROSPERO) - se si
effettua pubblicazione confrontarsi sempre con il relatore.
3
La stesura del protocollo è uno degli aspetti più critici la cui assenza mina la qualità della
RS (AMSTAR2).
Uno dei problemi riguardo la stesura del protocollo è l’assenza in alcuni casi di coerenza
tra il protocollo di revisione e i metodi riportati nella revisione stessa.
Questa incoerenza tra protocollo e RS nel 90% dei casi riguarda i criteri di inclusione che
vengono abbozzati senza precisi criteri per poi subire delle variazioni durante lo sviluppo
dello studio.
4
Quesito di revisione
Dopo la stesura del protocollo che può
essere identificata come step 0 vi è la
definizione del quesito di revisione, ossia
una domanda di ricerca specifica e
strutturata con framework adeguato (PICO,
PEO...). Il quesito, inoltre, deve identificare
i criteri di inclusione degli studi, considerare
i potenziali affetti avversi degli interventi
sanitari e gli specifici gruppi di popolazione
(>>applicabilità).
Esistono revisioni sistematiche riguardanti:
studi di efficacia di interventi
studi eziologici
studi prognostici
studi di accuratezza diagnostica
A seconda del quesito verranno identificati determinati criteri di inclusione/esclusione e il
disegno di studio che meglio risponde al quesito (ad esempio nel caso di una RS di studi
di efficacia di interventi verranno considerati i trial clinici, mentre nelle revisioni di
accuratezza diagnostica gli studi cross sectional).
Strategia di ricerca
Una volta identificato il quesito clinico si dovrà progettare la strategia di ricerca. A questo
proposito sarà necessario identificare fonti e strumenti:
database generali (medline, embase, cochrane central)
database specialistici: PEDro
letteratura grigia (google scholar, open grey, conference proceedings, tesi di laurea e
dottorato...)
check delle voci bibliografiche degli studi inclusi
Bisognerà poi sviluppare la strategia di ricerca in termini di parole chiave, testo libero,
filtri, restrizioni temporali.
Nel protocollo (PRISMA-P) si chiede di riportare la strategia di ricerca completa solo per
un database (quindi nella stesura del protocollo è importante definire quantomeno la
strategia di ricerca di un database, ad esempio per medline), nel manoscritto finale invece
si riportano le strategie per tutte le fonti cercate.
5
Questo è uno studio su come devono essere riportate le strategie di ricerca (utile per la
tesi).
Successivamente alla selezione gli studi si effettua l’estrazione dei dati con appositi form:
generalmente vengono usati dei software online che creano delle griglie, oppure con
tabelle Word/ file Excel preformati. I dati definiscono le caratteristiche principali degli studi
inclusi: caratteristiche del campione, interventi erogati, outcome considerati, follow-up,
misure di efficacia.
La scelta dei dati da estrarre sarà dettata dal quesito di revisione, dagli obiettivi e dai
criteri di inclusione/esclusione. Anche questo step viene eseguito da due autori differenti.
6
Ciò viene fatto per evitare che ci siano esclusioni arbitrarie di alcuni articoli da parte di un
autore.
Il critical appraisal degli studi inclusi viene effettuato con strumenti validati:
Risk of bias (ROB 2.0) per gli RCT -> lezione tesi
QUADAS II per gli studi di accuratezza diagnostica
QUIPS Tool per gli studi prognostici
New Castle-Ottawa (NOS) Scale o ROBINS-E per gli studi eziologici
…
Sintetizzare i risultati
Successivamente devono essere sintetizzati i risultati attraverso una sintesi qualitativa e/o
attraverso una sintesi quantitativa (metanalisi). La prima è sempre obbligatoria mentre la
seconda solo se sussistono le condizioni per eseguirla.
La metanalisi altro non è che una strategia di aggregazione statistica che permette di
prendere i singoli studi inclusi, aggregare i risultati ed avere una stima cumulativa degli
effetti. L'aggregazione dei risultati, definita come “pooling”, consente di valutare in modo
globale e quantitativo gli effetti di un trattamento (o la potenza di un fattore di rischio, a
seconda del quesito di revisione) e ridurre l’incertezza che deriva da una sola analisi
“qualitativa”.
Il risultato viene riportato in un grafico, chiamato Forest Plot. Gli studi devono essere
omogenei in termini di follow-up, outcome e interventi per poter essere aggregati
statisticamente.
ATTENZIONE:
La metanalisi è uno strumento statistico, che potrebbe essere utilizzato in modo
inappropriato in revisioni narrative, quindi non sistematiche.
Sintetizzare e aggregare i dati con metanalisi, senza aver prima condotto una revisione
metodologicamente ben condotta della letteratura, è molto ingannevole. I risultati non
saranno veritieri
Una revisione narrativa con metanalisi è quanto di più disonesto si possa trovare,
poiché il lettore crede di essere davanti a un buon lavoro, con una sintesi cumulativa,
mentre in realtà si tratta di un’aggregazione di dati scelti per valorizzare il punto di
vista dell’autore
La sintesi qualitativa è obbligatoria in tutte le RS, i risultati degli studi inclusi vengono
riassunti e analizzati “qualitativamente”, alla luce del loro rischio di bias e di tutte le altre
dimensioni di critical appraisal
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Discutere e interpretare i risultati
Una volta che i dati sono stati aggregati sia statisticamente che qualitativamente si dovrà
effettuare l’interpretazione. Nell’interpretazione dei risultati dovrà essere esplicitata la
parte della sintesi qualitativa (sintesi narrativa) e quella di analisi quantitativa
(metanalisi). Inoltre, va tenuto conto del rischio di bias (e di tutte le altre dimensioni del
critical appraisal) e della valutazione della qualità del corpo di evidence effettuata tramite
il metodo GRADE. Questo ci dà informazioni sulla certezza (certainity) nel corpo di
evidence, ovvero l’affidabilità di lettura delle stime dell’effetto ottenute.
Q: Nella rappresentazione forest plot non viene quindi considerato il risk of bias?
A: Nella mera forma del forest plot no. Gli autori però potrebbero condurre delle analisi di
sensibilità eliminando gli studi con rischio di bias maggiore. Non è quindi possibile
comprendere la qualità di un corpo di evidenze da un forest plot, questo si può capire
leggendo l’output finale del Grade chiamato summary of findings. Quest’ultima è una
tabella in cui è riportato sia il risultato della stima aggregata (risultato della metanalisi)
sia la qualità delle evidenze che portano a quel risultato.
Nelle revisioni sistematiche che non utilizzano metodo GRADE questo solitamente viene
fatto in modo discorsivo e deve quindi essere ben esplicitato.
8
Studio che ha condotto il prof sull’utilizzo da parte degli autori dello standard di reporting
e sulla correttezza del suo utilizzo per la scrittura del report finale:
La maggior parte degli autori non menzionava l’utilizzo del reporting standard, mentre un
gran numero di quelli che lo menzionavano lo utilizzavano come strumento di critical
appraisal o strumento di produzione.
9
La tabella sottostante mostra come viene strutturata una checklist di reporting: sono
descritti gli items che devono essere presenti all’interno di un manoscritto
Per quanto riguarda il reporting del protocollo, cioè il primo step, esiste il PRISMA-P che
dovremo leggere e studiare per redigere il protocollo della nostra tesi.
10
Standard di critical appraisal: perché è importante fare critical appraisal?
In letteratura parte delle revisioni presenti sono
revisioni sistematiche, un’altra parte riguarda
invece le metanalisi. Il gold standard
ovviamente sono le revisioni sistematiche ben
condotte che sono sintesi di evidenze (RS
propriamente dette) con metanalisi, purtroppo
però in letteratura vi sono anche tante revisioni
condotte male che fanno metanalisi.
11
6. ALTRE TIPOLOGIE DI SINTESI DELLA LETTERATURA
Scoping reviews
Le scoping reviews vengono utilizzate per mappare i concetti chiave alla base di un settore
di ricerca e chiarire definizioni e/o confini concettuali di un argomento.
Obiettivi:
Mappare la letteratura rispetto ad un topic
Individuare gaps della ricerca
Sondare il terreno per fare revisioni sistematiche (studi e quesiti possibili)
Riassumere e disseminare gli studi disponibili (sensibilizzare)
Identificare gruppi di ricerca rispetto un topic.
Hanno quindi un obbiettivo più ampio rispetto alle revisioni sistematiche: non hanno
l’obbiettivo di concludere se un intervento è efficace (obbiettivo specifico)
ma hanno l’obbiettivo di mappare dei concetti chiave.
Standard metodologici delle coping review per lo sviluppo ed il reporting del protocollo:
Ed esiste un’estensione specifica del PRISMA per scrivere una scoping review: Extension
PRISMA ScR
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Nella figura sovrastante è riportato un esempio di scoping review il cui è obbiettivo era
capire in ambito di disfunzioni del pavimento pelvico negli atleti cosa fosse presente in
letteratura, quanti studi erano prodotti, di che tipo e su quale sport. L’obbiettivo non era
quindi comprendere quale intervento fosse più valido nella suddetta circostanza ma era
capire se ci fosse letteratura prodotta in tale ambito ed eventualmente cosa mancasse in
merito a questo argomento. È emersa una mancanza di definizione universalmente
accettata del termine atleta e manca una stratificazione del rischio nelle atlete femmine.
Rapid review
Sono delle revisioni sistematiche con un processo di conduzione accelerato. Non esiste una
definizione chiara; sono sintesi delle evidenze dove gli step del processo di revisione
sistematica vengono semplificati, o omessi, al fine di produrre informazioni in modo più
tempestivo. In alcuni casi, la necessità di avere risultati immediati è prioritaria rispetto
alla “solidità” metodologica.
Living review
Sono revisioni sistematiche continuamente aggiornate a seguito della pubblicazione di
nuovi studi. Sono sostenute da un monitoraggio attivo e continuo delle evidenze (es:
ricerche mensili); includono immediatamente ogni evidenza importante identificata (dati,
studi o informazioni); sono supportate da una comunicazione aggiornata sullo stato della
revisione, e su ogni nuova evidenza incorporata.
Umbrella review
Sono revisioni e sintesi di revisioni sistematiche con l’obiettivo di offrire un quadro
complessivo dei risultati includendo solo il livello di evidenze più elevato. Sono utili in
quegli ambiti in cui vi sono già molte RS condotte, spesso con risultati discordanti, che
rischiano di essere più fuorvianti che utili.
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Qualitative evidence synthesis
Sono delle revisioni sistematiche in cui sono inclusi studi qualitativi per rispondere a
domande mirate su un argomento specifico (es. Esperienze delle persone affette da artrite
reumatoide). Sono spesso indicate con il termine “meta-sintesi” o meta-etnografia, ma
sono termini impropri.
Mixed-method reviews
Revisioni sistematiche che includono sia studi qualitativi che studi quantitativi, che
rispondo a quesiti di ricerca sovrapponibili o complementari. Affrontano topic
multidisciplinari. Vengono utilizzate per determinare l’appropriatezza e l’accettabilità di un
intervento, oltre che il suo effetto; e per fornire spiegazioni all’eterogeneità tra i trials
inclusi.
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06/06/2022
LINEE GUIDA
Le linee guida (LG) fanno parte della ricerca secondaria, ovvero quel tipo di ricerca che ha
come unità di analisi la ricerca primaria (mentre gli studi primari hanno come unità di analisi il
singolo partecipante), mirando a sintetizzare la ricerca primaria.
La legge Gelli-Bianco del 8 marzo 2017 ha reso le linee guida l’oggetto principale per il quale
vengono chiamati in causa i professionisti sanitari in caso di contenziosi legali. In particolare,
l’articolo 5 enuncia che i professionisti sanitari devono attenersi alle raccomandazioni previste
dalle linee guida elaborate da enti e istituzioni pubblici e privati nonché dalle società
scientifiche e dalle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, salvo la
specificità del caso concreto. In caso di contenziosi medico-legali il fisioterapista è tenuto a
dimostrare di essersi attenuto alle linee guida e diventa pertanto importante sapere cosa sono
e cosa ci dicono.
Il termine linea guida è estremamente generico applicato a numerosi campi di studio (es. linee
guida per la qualità dell’aria, linee guida per la vinificazione, linee guida per l’evacuazione in
edifici scolastici) e ciò rappresenta uno dei principali ostacoli alla loro applicazione. Infatti, il
clinico crede erroneamente che la linea guida sia un protocollo.
metodologia della ricerca si formula un protocollo di ricerca laddove serve un estremo rigore
procedurale come nei trial clinici o le revisioni sistematiche.
Le linee guida cliniche (Clinical Practice Guideline o CPG) sono invece raccomandazioni di
comportamento clinico (raccomandazioni, non obblighi) formulate attraverso un processo
sistematico, per sostenere medici e pazienti nel decidere la modalità di assistenza più
appropriata nelle specifiche circostanze cliniche.
Non sono dunque strumenti pensati per assistere i soli medici ma anche e soprattutto i
pazienti. Le linee guida, infatti, includono nel loro processo di produzione anche dei
rappresentanti di categoria dei pazienti.
L’institute of medicine nel 2011 sottolinea l’aspetto di assistenza al paziente, definendole come
“Documenti che includono raccomandazioni cliniche per ottimizzare l’assistenza ai pazienti,
informate da una revisione sistematica delle evidenza disponibili e da una valutazione di
benefici e rischi di opzioni clinico-assistenziali alternative”.
Se le revisioni sistematiche (se ben condotte) portano agli stessi risultati a prescindere da chi
la conduce (revisioni sistematiche condotte in Italia sono uguali a quelle prodotte in
Inghilterra), le linee guida sono una contestualizzazione locale (le linee guida italiane sono
adattate al contesto italiano per cui saranno diverse da quelle inglesi, adattate al contesto
inglese).
Ad oggi l’istituto superiore della sanità definisce cosa è una linea guida in ambito italiano:
Strumento di supporto decisionale finalizzato a consentire che, fra opzioni alternative, sia
adottata quella che offre un migliore bilancio fra benefici ed effetti indesiderati, tenendo conto
della esplicita e sistematica valutazione delle prove disponibili, commisurandola alle circostanze
peculiari del caso concreto e condividendola, laddove possibile, con il paziente o i caregivers.
Si noti come sia stata ampliata la definizione al fine di evidenziare come la formulazione di LG
sia una pratica clinica basata sulle evidenze, dimostrando come detto prima il processo insito
di revisione sistematica.
Le linee guida cliniche sono prodotte da agenzie governative e società scientifiche e hanno un
connotato nazionale. Un’azienda sanitaria non elabora quindi linee guida proprie, bensì formula
PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali), ovvero documenti che favoriscono
l’implementazione delle raccomandazioni e contestualizzano le LG a livello locale di regione e
azienda.
Nel processo della formulazione delle LG si parte dagli outcome: il gruppo di lavoro,
multidisciplinare e multiprofessionale (costituito pertanto anche da rappresentanti della
categoria dei pazienti), definisce gli outcome critici per un determinato target desease,
dopodiché vengono formulate raccomandazioni cliniche in modo che sia clinici che pazienti
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possano saper quali sono le opzioni terapeutiche alternative, prevedendo perciò processi di
consenso formale anche laddove vi è un’assenza di evidenze.
La formulazione di LG offre un’assistenza sanitaria con i più elevati standard clinici, permette di
capire quali interventi apportano benefici e quali rischi, aumentando l’efficacia e
l’appropriatezza nella gestione delle situazioni cliniche. Se tutti i professionisti le conoscessero
si ridurrebbe quella variabilità di comportamenti clinici che porta a un sovra utilizzo e utilizzo
inappropriato di prestazioni sanitarie.
Questa immagine schematizza le differenze tra revisioni sistematiche e linee guida e inquadra
il continuum tra studi primari, revisioni sistematiche e linee guida come se fosse una matriosca
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nei termini di una che include l’altra: gli studi primari forniscono i risultati della ricerca e quindi
cosa succede nel singolo partecipante, le revisioni sistematiche sintetizzano i risultati della
ricerca e le linee guida definiscono raccomandazioni di comportamento clinico sulla base di tale
sintesi.
Le linee guida possono aiutare il clinico muscolo scheletrico? L’applicazione delle LG può
migliorare l’outcome di salute del paziente? Perché vengono utilizzate così tante risorse per
l’elaborazione di linee guida?
Sono stati pubblicati diversi studi circa l’aderenza del trattamento con le indicazioni delle linee
guida, soprattutto nel mal di schiena, essendo una delle problematiche a più alto burden of
desease.
Ad esempio, lo studio di Fritz indaga la relazione tra un trattamento attivo aderente alle
indicazioni delle linee guida e alcuni outcome clinici nella gestione dei pazienti con mal di
schiena acuto.
Come visibile nella tabella, i pazienti che venivano trattati con modalità aderenti alle linee
guida hanno riportato una riduzione di durata dell’intervento sanitario, minor disabilità e dolore
e quindi miglioramento degli outcome, diminuzione del costo per il SSN e maggior successo
globale del trattamento per come veniva percepito dal paziente.
In un altro studio osservazionale che indagava la correlazione tra fisioterapia erogata in linea
con le linee guida e tre outcome a breve termine (disabilità, dolore e numero di trattamenti
erogati) è stato visto come l’erogazione di un trattamento in linea con le linee guida abbia
portato a riduzione di disabilità e del numero di trattamenti. Questo miglioramento è però
correlato all’aderenza alle indicazioni delle linee guida non tanto nella fase di trattamento ma
nelle fasi di anamnesi ed esame obiettivo. Questo studio è interessante proprio per questo
fatto: all’interno delle linee guida non dobbiamo solo guardare che trattamento è
raccomandato ma anche ciò che è raccomandato per quanto riguarda anamnesi ed esame
obiettivo.
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I fisioterapisti sono quindi obbligati da un punto di vista legale a seguire le linee guida, ci sono
quindi evidenze che dimostrano come l’aderenza alle linee guida possa migliorare gli outcome
di salute, ma i fisioterapisti seguono veramente le linee guida?
Uno studio del 2002 afferma che i clinici in realtà vogliono LG da seguire perché di fatto è più
semplice attingere a raccomandazioni piuttosto che alla letteratura primaria, ma nella realtà
dei fatti sono più propensi a non seguirle.
Le CPG si trovano su risorse definite specifiche (si differenziano dalle risorse generiche),
ovvero siti di agenzie governative che producono linee guida di alta qualità.
Tra queste:
Benché le risorse specifiche costituiscano il primo approccio nella ricerca delle linee guida, è
possibile consultare anche risorse generiche tra cui:
• Medline,
• CINHAL, Science Direct
• PEDro
• Summary database e evidence-based textbooks: Dynamed, UpToDate
Come definire se una linea guida è di alta qualità oppure no? Quale strumento abbiamo per
capire se una LG è ben condotta?
Quanti strumenti di critical appraisal esistono per valutare le LG e quali hanno proprietà
migliori? Una revisione sistematica che ha considerato diversi strumenti di critical appraisal ha
concluso che lo strumento migliore è l’AGREE II.
L’AGREE II è una checklist tradotta in italiano che aiuta a valutare la qualità di una LG. È
costruita su 23 item raggruppati in 6 dimensioni:
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Gli strumenti o linee guida di reporting sono degli standard che i ricercatori devono seguire
nella fase di stesura del manoscritto (report), contengono istruzioni su cosa deve essere scritto
e dove. Per diverse tipologie di studio esistono diversi strumenti di reporting.
Gli strumenti di reporting aiutano gli autori a scrivere il report finale (o parti di esso come la
PRISMA for Abstract o la Prisma-P per i protocolli), garantendo chiarezza, trasparenza e
riproducibilità della ricerca.
Non sono strumenti di produzione (conducting) e dunque non ci aiutano a capire come
condurre la nostra revisione sistematica (per quello si utilizza l’Handbook della Cochrane); né
ci aiutano nel critical appraisal (per quello c’è l’AMSTAR 2 o il ROB 2).
La PRISMA 2020 è strutturata come una checklist, comprende più items, e una colonna finale
all’interno della quale dovrà essere indicato il numero di pagina e di paragrafo dove è
contenuta l’informazione di quell’item nel manoscritto. (Il PRISMA 2020 dovrà essere allegato
alle appendici nel il processo di stesura della tesi).
L’EQATOR Network è il database di linee guida di reporting, associazione inglese che si occupa
di raccogliere tutte le linee guida di reporting e di promuoverne l’adattamento in varie lingue.
Ad esempio, ora si sta traducendo la prisma 2020 in italiano.
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Ma come la generazione delle evidenze alimenta la sintesi delle evidenze è anche vero il
contrario: una nuova generazione di evidenze dovrebbe essere prodotta solamente qualora vi
sia un reale knowledge gap e una mancata conoscenza di evidenze.
Pertanto, se gli output di questi processi (articoli scientifici) non sono scritti bene e dunque il
reporting è fallace questo equilibrio viene a perdersi.
Generazione di evidenze e sintesi di evidenze devono poi essere tradotte nella pratica clinica,
per aiutare le decisioni cliniche e informare il paziente.
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ricerca primaria e difficilmente la ricerca primaria potrà basarsi su una buona sintesi delle
evidenze. Ne consegue che questo processo non verrà mai traslato nella pratica clinica.
La pratica clinica stessa ha come obiettivo quello di individuare ulteriori knowledge gap che
dovrebbero giustificare una nuova generazione di evidenze. Il tutto con il fine di migliorare
outcome di salute, investimento di risorse e l’esperienza del paziente.
Il reporting influenza dunque tutti gli aspetti nell’ambito della ricerca, la sua funzione è quella
di:
A dimostrazione dell’importanza del reporting in campo della metodologia della ricerca, nel
2014 la rivista The Lancet ha pubblicato una serie di 5 paper intitolati “Increasing value,
reducing waste”, documentando come per aumentare il ritorno degli investimenti economici in
ambito di ricerca è necessario migliorare alcuni aspetti nella conduzione del reporting e nella
pubblicazione degli studi.
Il reporting influenza in modo importante l’accessibilità dei dati e l’usabilità dei report, proprio
perché noi utilizziamo ciò che viene scritto. In realtà, anche la metodologia è influenzata dal
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reporting: la metodologia riportata dagli autori nei paper, dovrebbe corrispondere a ciò che gli
autori stessi hanno fatto, ma se questa viene ripotata con delle mancanze o in maniera non
adeguata, è chiaro che ciò influenza negativamente la metodologia.
Per via di questi dati preoccupanti, uno studio successivo si è chiesto se la mancanza di utilizzo
di linee guida di reporting influenzasse effettivamente il rischio di bias degli studi. Dallo studio
è emerso che il reporting influenza il rischio di bias di uno studio (gli studi con più alto rischio
di bias sono anche quelli peggio riportati) e inoltre aspetti collegati al “non-reporting bias” (es.
mancata pubblicazione di protocolli) contribuiscono allo spreco di investimenti e ad una
ricerca al di sotto degli standard in riabilitazione.
È stato quindi evidenziato come mancata pubblicazione di protocolli e scarso reporting sono le
problematiche che più affliggono la ricerca in ambito medico sanitario, contribuendo a sprechi,
a mancata trasparenza e alla poca utilità della ricerca in svariati ambiti. Ciò non vale solo per
l’ambito riabilitativo ma per tutte le scienze biomediche.
EQUATOR Network fornisce anche una sorta di algoritmo che aiuta a capire quali sono le linee
guida di reporting più adatte al nostro tipo di studio.
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Concludendo: ci sono tanti margini di miglioramento per ciò che riguarda il reporting e i
ricercatori dovrebbero mostrare maggiore attenzione a questo aspetto. I peer reviewer (coloro
che valutano gli studi) dovrebbero essere adeguatamente formati e considerare l’aspetto
reporting nella loro valutazione. Gli editor delle riviste dovrebbero incentivare l’utilizzo delle
linee guida di ricerca e le riviste stesse dovrebbero implementare strategie volte a migliorare il
reporting.
DOMANDE
Q: Per quanto riguarda AGREE II per valutare le linee guida, è uno strumento ad uso del clinico
o esistono studi che valutano linee guida?
A: AGREE II è uno strumento per fare valutazione critica di una linea guida quindi l’evidence
user che legge una LG può applicare AGREE II, esistono però anche revisioni sistematiche che
valutano la qualità delle linee guida.
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METODOLOGIA DELLA RICERCA
CLINICA
CRITICAL APPRAISAL
Si stima che solo il 5-7% di questi studi impatti e modifichi la pratica clinica quotidiana;
tale percentuale fa riferimento agli studi che, successivamente alla valutazione, superano
i vari livelli del critical appraisal, ossia:
validità (offrire risultati affidabili)
rilevanza (risultati degni di nota)
applicabilità (le condizioni dello studio
devono essere sovrapponibili alla pratica
clinica)
Vanno esclusi dalla valutazione tutti gli studi
preliminari, cioè la ricerca di laboratorio in
quanto preclinica.
I quattro domini del critical appraisal sono
quindi:
Validità interna
Rilevanza clinica
Applicabilità
Consistenza
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Validità interna
È il valore che fa riferimento al rigore metodologico seguito dai ricercatori sia in fase di
pianificazione e conduzione dello studio che nella fase di analisi statistica dei risultati. Tale
parametro ha l’obiettivo di minimizzare i bias che possono “distorcere” la veridicità della
ricerca. I criteri metodologici di validità interna per minimizzare i bias sono diversi in base
ai quesiti di ricerca e al disegno di studio.
Gli elementi principali da valutare negli studi interventistici (trial clinici) sono:
Randomizzazione (selection bias)
Cecità (performance bias, detection bias)
Intention to treat analysis (performance bias, attrition bias)
Gestione dei due gruppi (performance baias)
Disponibilità del protocollo (outcome reporting bias, performance bias)
Rilevanza clinica
Applicabilità
L’applicabilità è quel dominio che permette di capire se i risultati e le condizioni dello studio
sono applicabili e generalizzabili alla pratica clinica di tutti i giorni. Tale parametro è
condizionato da:
Criteri di selezione dei pazienti: inclusione, esclusione (se i pazienti dello studio
sono sovrapponibili ai nostri)
Setting assistenziale: aspetti strutturali-organizzativi, tecnologie, competenze
professionali (se il clinico ha le competenze e gli strumenti necessari)
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Descrizione accurata e completa della modalità di erogazione degli interventi
sanitari (TIDIER per interventi non farmacologici , CERT per esercizio
terapeutico, ...)
Sinonimi: validità esterna, generalizzabilità
Consistenza
Permette di comprendere se i risultati del trial in questione sono coerenti con i risultati
ottenuti da altri trial (riproducibiltà). La consistenza si valuta nelle revisioni sistematiche
con metanalisi di più studi. Il bias di pubblicazione (omettere trial con risultati negativi e
di scarsa efficacia), oltre a sovrastimare l’efficacia dei trattamenti, influenza la consistenza
perché si avrà la presenza di trial con risultati positivi.
Integrità
Negli ultimi 4-5 anni si è cominciato a parlare di una nuova dimensione del critical appraisal
che è quella dell’integrità: si tratta dell’influenza della presenza di conflitti di interesse
che possono affliggere tutti gli altri livelli della critical appraisal. Ad oggi non si hanno
strumenti affidabili che aiutano nella valutazione dell’integrità. Consistenti evidenze
dimostrano l’influenza delle fonti di finanziamento e dei conflitti di interesse dei ricercatori
nel distorcere la qualità delle evidenze con varie modalità:
Mancata pubblicazione di dati negativi (pubblication bias)
Pubblicazione multiple di studi con dati positivi (stesso studio, diversi reports)
Outcome reporting bias (outcome che vengono dichiarati in un modo nel protocollo
sono poi modificati nel manoscritto finale)
Switching outcome (outcome primari che diventano secondari)
…
Tale problema può essere risolto con la pubblicazione del protocollo (se manca il protocollo
o non è consistente con il manoscritto facilmente ci sono dei conflitti di interesse)
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Questa revisione
Cochrane ci dice che gli
studi finanziati
dall’industria (sia
farmacologica che non
farmacologica) danno più
spesso risultati di
efficacia, ma non esplicita
il perché.
Qual'e la spiegazione? Da
un lato si potrebbe
pensare che siano studi esplicativi, cioè l'esperimento si avvale di una metodologia di
qualità superiore vista la sovvenzione degli sponsor mente da un altro si potrebbe pensare
a dei conflitti di interesse. Ad oggi non si ha una risposta definitiva, ma si sa che più spesso
una ricerca indipendente restituisce risultati meno efficaci rispetto ad una ricerca
sponsorizzata.
Ad oggi esiste un tool ancora in fase di sviluppo per la valutazione dei COI nei trial clinici.
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Per ogni quesito che ci si pone esiste quindi un disegno di studio volto a rispondere alla
domanda presentatasi.
I bias nei trial clinici un tempo erano definiti in questo modo (ROB 1.0):
Selection bias
Performance bias
Detection bias
Attrition bias
Outcome reporting bias
Ad oggi è stata variata la nomenclatura anche se di fatto i parametri sono rimasti i
medesimi(ROB 2.0); si è preferito quindi assegnare il nome degli strumenti metodologici
che servono a prevenirli:
Bias nel processo di randomizzazione
Bias dovuti a deviazioni rispetto agli interventi previsti
Bias dovuti a missing data
Bias nella rilevazione dell’outcome
Bias nella selezione dei risultati riportati
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Randomizzazione semplice: alla fine della lista di randomizzazione, supponendo di
reclutare 100 soggetti, vengono associati 50 al gruppo di controllo e 50 al gruppo di
intervento. Questa lista di randomizzazione potrebbe assegnare i primi 50 al gruppo di
intervento e i secondi 50 a quello di controllo per puro caso, oppure l’assegnazione può
non avvenire contemporaneamente nei due gruppi e bilanciarsi solo alla fine dello studio
con un rapporto 1:1 nei due gruppi. Il problema è che se il trial dovesse terminare prima
dei tempi previsti (perché lo sponsor finisce i fondi o qualsiasi altra motivazione …) si avrà
un problema nell’analizzare i dati dei due campioni in quanto non saranno equilibrati in
termini di numerosità. Svantaggio: i due gruppi potrebbero non procedere parallelamente,
per questo spesso si predilige la randomizzazione a blocchi.
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3. Omogeneità al baseline: capire se ci sono differenze nei gruppi che possono minare
la randomizzazione. Quasi sempre nei trial clinici la ‘TABELLA 1’ corrisponde alle misure
di significatività statistica (p value) che spesso sono utilizzate in modo non proprio
perché spesso danno informazioni superflue.
Ad esempio, un test di
significatività statistica tra la
variabile “genere” nel
gruppo di intervento e nel
gruppo di controllo serve a
dire che quei numeri sono
diversi per una casualità, ma
è un’informazione già nota in
quanto è stata la
randomizzazione ad
assegnarli in modo casuale.
Ci sono studi che ci dicono che fare test di significatività statistica nella tabella 1 non è
sbagliato ma è superfluo e può indurre in errore (ad esempio giudicare il campione non
adeguato o la randomizzazione non adeguata quando non è così).
Bisogna sempre ragionare e capire se una certa differenza ed eterogeneità è rilevante e
può davvero aver minato la randomizzazione.
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Si sono verificate deviazioni dall’intervento previsto a causa del contesto
sperimentale nel caso in cui l’assegnazione non sia stata fatta in cieco (ad esempio
soggetti che hanno cambiato gruppo, operatori che hanno enfatizzato l’intervento,
ecc..). Se la randomizzazione è stata fatta in cieco tale bias non sussiste.
L'analisi dei dati è appropriata.
L’analisi raccomandata è l’intention-to-treat analysis, in quanto è una modalità di
valutazione che rispetta quella che era a priori l’intenzione di trattamento. In questo
tipo di analisi tutti i pazienti randomizzati devono essere inclusi nella valutazione
alla fine dello studio, inclusi i pazienti sottoposti ad un trattamento crossover, quelli
persi al follow up e withdrawals (coloro i quali hanno lasciato lo studio) di cui si
hanno i dati.
La Rob 2.0 accetta anche la modified intention-to-treat, cioè l’analisi che non
comprende i pazienti di cui non si hanno i dati, anche se il clinico dovrebbe cercare
il più possibile di reperire i dati.
E’ importante inoltre che ciascun paziente sia analizzato nel gruppo originale di
randomizzazione, anche se poi ha ricevuto il trattamento dell’altro braccio
(crossover).
L’intention to treat analysis è quindi l’analisi più conservativa che deve essere
effettuata in tutti i trial clinici in quanto non enfatizza l’efficacia di un trattamento.
Altri tipi di analisi definiti per protocol analysis (detta anche intention-to-treatment
analysis) sono opzionali e mai alternativi, in quanto devono essere fatti in
associazione all’intention-to-treat analysis ma non sostituirla in quanto la per
protocol analysis è lontana dalla clinica (ci dice se i soggetti che hanno davvero
fatto l’intervento fino alla fine hanno avuto un’efficacia oppure no, ma nella pratica
clinica vanno considerati i pazienti che abbandonano lo studio e non ricevono più il
trattamento, oppure quelli che non fanno gli esercizi a casa ecc...)
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un miglioramento importante al primo follow-up e sappiamo che nel lungo termine
questo miglioramento viene mantenuto, al secondo follow-up tengo in
considerazione quel valore.
Fanno un’ipotesi di scenario al meglio e al peggio dei dati mancanti cioè
immaginando che tutti i soggetti abbiano oppure no raggiunto l’outcome andando
a comparare quindi l’analisi primaria con queste analisi di sensibilità in modo da
dimostrare che il risultato finale non è stato influenzato da i soggetti che non sono
arrivati a conclusione dello studio.
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I risultati sono selezionati da misure multiple dell’outcome (diverse scale, diverse
modalità statistiche – outcome dicotomizzato, continuo...)
I risultati sono selezionati da analisi multiple dei dati (analisi per sottogruppi, analisi
di sensibilità, ....)
Q: Nella randomizzazione stratificata i diversi gruppi devono essere composti dalla stesso
numero di soggetti o non è necessario?
A: La maggior parte degli studi clinici ha un rapporto di allocazione 1:1 (35 soggetti nel
gruppo attivo e 35 nel gruppo di controllo ad es.). Può succedere per vari motivi che in
alcuni studi ci possano essere piccole differenze (35 gruppo attivo, 37 gruppo di controllo)
ma queste differenze non sono rilevanti ed il rapporto di allocazione viene comunque
considerato 1:1. In rari casi ci possono essere rapporti di allocazione diversi (1:2, 1:3,
1:4) cioè con un numero multiplo di pazienti nel gruppo di controllo. Tale metodologia
viene utilizzata solitamente in quegli studi che presentino un elevato discomfort o nel caso
in cui si abbiano pochi dati in modo da avere un'elevata potenza statistica e non avere
particolari conseguenze in termini di eventi avversi sui soggetti del gruppo di controllo.
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Come si presenta lo strumento:
Domanda 1
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Domanda 2
Domanda 3
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Una volta eseguita l’analisi del ROB, questa dovrà essere riportata in modalità grafica
nell’elaborato finale:
Tramite creazione del ROB summary (attraverso il ROBvis tool) (fig. 1)
oppure
Direttamente nel forest plot di metanalisi (RevMan) (fig. 2)
Fig. 1
Fig. 2
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È richiesto anche di riportare
nelle appendici un supporto al
giudizio (perché per i vari domini
è stato assegnato un high, low o
some concerns risk of bias).
Di fronte alla presenza di
conflitti di interesse e di bias
metodologici si può essere più
severi nel giudizio, perché
possono aver influenzato la
progettazione, la conduzione,
l’analisi e il reporting dello
studio. Esistono COI finanziari
ma anche intellettuali. Questi possono essere tenuti in considerazione quando viene
eseguita l’analisi del risk of bias, giustificandone il loro ruolo rispetto ai bias individuati. Se
invece ci sono COI probabili ma la metodologia è perfetta allora i conflitti di interesse non
sono presenti. Il messaggio è: se ci sono deficit metodologici bisogna essere più severi in
presenza di conflitti di interesse.
Infatti la ROB 2 permette anche di definire la direzione del bias per ogni dominio (ad es.
Bias a favore dell’intervento sperimentale) anche alla luce dei conflitti di interesse.
Bisogna diffidare degli strumenti di valutazione a punteggio (PEDro scale, jadad
scale...), la ROB 2 è uno strumento basato su domini con un giudizio qualitativo. Assegnare
un punteggio ad un trial è scarsamente informativo, anche perché la presenza o assenza
di determinati strumenti metodologici è relativa all’outcome considerato e non assoluta.
Inoltre, i domini valutati non hanno lo stesso “peso”. Se per la tesi la ROB 2.0 ci risulta
troppo complessa da utilizzare, piuttosto che adoperare scale a punteggio dobbiamo
ricorrere a scale qualitative più semplici ma sempre a dominio, come il casp tool.
Link per il risk of bias summary e graph:
Altri strumenti per altri disegni di studio: non è stato spiegato ma il prof ci ha fornito del
materiale con alcuni link in base a ciò che vogliamo valutare
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Casp tool
All'interno della sezione tesi i prof ci hanno lasciato un’altra serie di strumenti di critical
appraisal per diversi disegni di studio, aggiornato a qualche mese fa.
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