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Concetti significativi:
• Produzione di conoscenza e giudizio valutativo -> la conoscenza prodotta tramite un
metodo rigoroso e scientifico è il primo parziale output della valutazione. Tuttavia, la
conoscenza scientifica non è lo scopo principale della valutazione, è piuttosto uno
strumento essenziale per la formulazione di un giudizio e la presa di decisioni.
Procedure rigorose, sistematiche, documentate -> produzione di conoscenza -> giudizi e
decisioni.
• Valutazione e scientificità -> adottare un metodo scientifico significa effettuare un
percorso in cui la progettazione e la realizzazione delle diverse operazioni siano coerenti e
coordinate nelle diverse fasi di sviluppo. Non vi è un unico modello di scientificità, né un
unico modo di tradurre i criteri scientifici in azione. In passato ha prevalso l’idea di una
scienza unitaria, oggi questa concezione è stata superata → il processo scientifico nasce in
una realtà concreta (contesto storico, politico, culturale...) e a tale realtà deve adattarsi.
L’attività del ricercatore implica, inoltre, una scelta consapevole di categorie, teorie,
procedure, strategie di intervento.
• Valutazione e misurazione -> la valutazione include (e supera) la misurazione = operazioni
di misura di un certo fenomeno tramite appositi strumenti (qualitativi e/o quantitativi) in
base alla situazione. Nella valutazione, invece, c’è un’attribuzione di significato e
interpretazione delle informazioni raccolte, confrontandole con i criteri di riferimento
stabiliti. Gli obbiettivi della valutazione possono essere di natura differente: scopi
descrittivi (ciò che sta succedendo/è successo), scopi esplicativi (motivazioni sottese), scopi
interpretativi (significato attribuito dagli interlocutori), scopi esplicitamente valutativi
(qualità di ciò che è successo). Tuttavia, questa distinzione tra piani/scopi è prettamente
teorica, poiché quando si formula una valutazione spesso non c’è chiarezza sugli obbiettivi
né da parte di chi la commissiona né da parte di chi la gestisce) → risulta importante
chiarire gli obbiettivi in modo che il giudizio valutativo formulato, al termine del percorso,
risulti coerente con le domande da cui ha preso avvio. La valutazione non ha lo scopo di
rilevare le concordanze e differenze tra la situazione attesa e quella reale, ma di
interpretare le evidenze empiriche facendo riferimento al quadro teorico del valutatore e il
contesto in cui agisce.
• Valutazione e ricerca -> Aspetti di analogia: le due attività possono condividere
metodologie di indagine e tecniche di ricerca. Aspetti di differenziazione: motivazioni
iniziali, obbiettivi, condizioni, ruolo attribuito alle variabili, livello di autonomia… Nelle
pratiche sociali le due attività sono intersecate → a livello terminologico: ricerca-
valutazione = permette di esprimere la doppia natura della valutazione, connessa sia
all’attuazione di una ricerca sociale, sia alla formulazione di giudizi. L’indagine valutativa
utilizza metodi e tecniche della valutazione scientifica, avendo come scopo specifico
l’espressione di un giudizio rispetto a un evento o situazione→ l’indagine valutativa va
considerata diversamente dalla ricerca sociale o è una branca di quest’ultima? Secondo
Weiss la ricerca valutativa è un’azione razionale che si colloca in un contesto politico→ in
questa prospettiva alla ricerca sociale è attribuita una funzione di sviluppo delle
conoscenze e alla ricerca valutativa uno scopo pratico finalizzato all’ottenimento di
informazioni utili per la progettazione e lo svolgimento di un intervento. Tale distinzione
tiene solo sul piano teorico: l’intenzione di operare un cambiamento è più insita nella
ricerca valutativa, ma è assente anche nella ricerca sociale, l’intenzione di produrre
conoscenza è insita nella ricerca sociale, ma è anche presente nella ricerca valutativa →
valutazione e ricerca sono processi intenzionali costituiti da una sequenza logica e
cronologica di azioni finalizzate alla costruzione di conoscenza, i quali rispondono a
domande simili ma che pongono l’accento su aspetti diversi.
Esistono due piani che si possono prendere come riferimento per comprendere il senso della
ricerca nel campo della valutazione:
1. Piano tecnico -> secondo cui la ricerca rappresenta uno strumento per fare valutazione
indispensabile per la pianificazione, l’analisi e l’interpretazione delle informazioni.
2. Piano euristico -> secondo cui la ricerca è una categoria con la quale progettare e
attribuire significato all’azione valutativa.
I criteri utilizzati per giudicare la qualità di una ricerca possono essere ripresi anche nella
valutazione: la qualità dell’argomentazione (su cui si fonda il giudizio), qualità del disegno
metodologico, qualità di restituzione (capacità di comunicare gli esiti).
Fasi -> le prassi valutative possono essere distinte in base allo stadio di realizzazione nel quale si
trova l’oggetto di analisi (programma, progetto, servizio, intervento). La valutazione interagisce in
modo costante con il ciclo programmazione-decisione-attuazione; quindi, è necessario riflettere su
come l’atto valutativo si intreccia con i passaggi decisionali presenti nello sviluppo dell’evaluando
(non basta decidere quando valutare, se prima, durante o dopo).
La valutazione è un requisito fondamentale in ogni passaggio decisionale ed esplora gli esiti di ogni
evento. Nel ciclo decisione-programmazione-implementazione si distinguono:
Valutazione ex-ante: avviene prima dell’avvio del programma, progetto o intervento. È un’analisi
degli stati iniziali, quindi in stretta connessione con i passaggi di esordio della progettazione. Può
contribuire a definire gli obbiettivi generali e la loro declinazione in obbiettivi specifici, analizzare e
selezionare dei singoli progetti, aiutando la progettazione stessa. I dati su cui si fonda sono limitati
e soggetti a smentite (perché sono dati iniziali).
Valutazione in itinere: accompagna lo svolgimento del progetto. Fa da supporto alla regolazione
del processo, strettamente connessa al monitoraggio (-> permette di osservare se l’attività in
questione si sta svolgendo come previsto e in linea con specifici standard di riferimento).
La valutazione differisce dal monitoraggio perché: in itinere riguarda solo gli aspetti critici
dell’oggetto in questione, è riferita solo ai progetti significativi ed è svolta in determinati momenti.
Ha due finalità generali: informare e giudicare = produzione del dato in modo rigoroso ma ancora
parziale + attribuzione di significato che sfocia in un giudizio valutativo.
Valutazione ex-post: si attua al termine del progetto. L’oggetto da valutare ha concluso l’attività.
È centrata sui risultati attesi (raramente anche su quelli imprevisti). Per poter attribuire pieno
significato ai risultati è necessario che siano presi in considerazione congiuntamente: dati rilevati
durante il processo + fonti informative diverse + consapevolezza che gli attori possono leggere i
risultati e ponderare il momento in cui misurarli. Spesso, i risultati di un progetto non sono visibili
nel breve periodo, può essere utile prevedere un’azione di follow up per verificare il permanere
nel tempo di quanto rilevato alla conclusione del programma/progetto/intervento.
Attori -> Nel processo valutativo vi sono molteplici attori che assumono ruoli e funzioni diverse. Si
possono distinguere due principali macro-tipologie:
1. Agenti: tutti quelli che svolgono un ruolo attivo nella costruzione e realizzazione della
valutazione e che ne assumono la responsabilità a diversi livelli:
• committente = legittima l’avvio della valutazione a livello politico;
• valutatore = colui che riceve il mandato valutativo a livello operativo;
• operatori = implementano il progetto.
2. Beneficiari: i destinatari del programma/progetto/intervento sul piano diretto (es: gli
alunni di una scuola) e indiretto (es: le famiglie degli alunni, la comunità locale).
Numero e tipologia di attori variano a seconda della situazione, del grado di complessità
dell’oggetto di analisi e dell’approccio valutativo di riferimento.
Metodi -> nella progettazione e attuazione del processo valutativo le scelte rispetto alle
metodologie sono sempre legate alle teorie di riferimento e al quadro generale nel quale si iscrive
la singola valutazione. Per ottenere una rappresentazione della realtà articolata è opportuno
considerare e ricorrere alle metodologie in un’ottica di integrazione e complementarità à è
consigliato l’utilizzo congiunto di tecniche anche derivanti da orientamenti metodologici differenti.
Per scegliere le tecniche più idonee da adottare, nel piano valutativo, è fondamentale possedere
un’approfondita conoscenza della situazione, degli strumenti disponibili e una consapevolezza dei
limiti di ciascuna.
Per orientare la scelta metodologica sono utili le molteplici classificazioni esistenti: si è soliti
distinguere fra tecniche di secondo livello che impiegano dati preesistenti (analisi di contenuti,
elaborazione dei dati sintetici), tecniche fondate su una rilevazione empirica sul campo
(questionari, osservazione) e tecniche di rilevazione empirica che privilegiano il parere di soggetti
considerati esperti (interviste a testimoni privilegiati).
È possibile, inoltre, classificare gli strumenti in interrogativi (interviste, colloqui, questionari, focus
group), osservativi (osservazione strutturata, registrazioni video) ed analitici (diari, relazioni,
documenti).
Le tecniche possono essere ricondotte a due approcci metodologici: qualitativo e quantitativo.
Sul piano operativo vi è il frequente ricorso a disegni di valutazione multi-metodo dove i due
approcci sono integrati, sia in fase di raccolta sia di analisi e di interpretazione dei dati.
La scelta di una tecnica o di un’altra implica una specifica messa in atto di operazioni cognitive,
integrate e finalizzate a produrre conoscenza (per esempio: la scelta di produrre un questionario
deve essere coerente con il contesto, gli obbiettivi ecc.). È importante effettuare un’analisi
accurata dello strumento che si intende utilizzare -> interrogandosi sulla pertinenza rispetto alla
situazione (a chi è rivolto?), la validità (in quali situazioni va usato?), la fruibilità (esistono istruzioni
per l’uso?), la funzionalità (tempo di somministrazione?).
La scelta metodologica va effettuata in base all’evaluando, ponendo attenzione alle competenze
del valutatore e al contesto nel quale avviene la valutazione.
Solo in apparenza la questione degli strumenti è di tipo tecnico, essa costituisce piuttosto una
serie di operazioni, svolte a monte, che devono trovare senso, validità, pertinenza all’interno del
disegno di ricerca complessivo.
Il valutatore deve rilevare informazioni sugli oggetti non direttamente osservabili ed è perciò
impegnato nella costruzione degli INDICATORI*. Tale operazione è un passaggio critico in quando
non esistono regole da applicare in qualsiasi contesto per garantire la validità delle operazioni
metodologiche.
*misurano una delle manifestazioni della realtà studiata -> ogni dimensione può avere più
indicatori. Sono aspetti specifici, osservabili, legati sia all’oggetto della valutazione, sia alla
dimensione concettuale (criterio)
*si riferiscono ad un determinato contesto e risultano difficili da trasferire
*hanno una natura convenzionale
*danno informazioni parziali
*non sono da intendere come risposte ai quesiti sul programma o come norme rispetto alle quali
si dà un giudizio di conformità.
Esempio: qualità della vita = costrutto non misurabile à individuazione di concetti più semplici
misurabili: ricchezza*, istruzione*, sicurezza*… à indicatori: reddito medio*, laureati*, tassi di
criminalità*…
Elementi di un indicatore:
• Una variabile (qualitativa o quantitativa);
• Un target group;
• Un tempo (periodo) di osservazione;
• Un valore di riferimento (es: indicatore che serva per un progetto in miglioramento).
La qualità complessiva della valutazione va ricercata nelle singole azioni/fasi e ritrovata nella
coerenza dell’intero processo (è possibile rilevare correttamente i dati, senza che le informazioni
raccolte siano pertinenti con le domande valutative; oppure raccogliere in modo non rigoroso dati
in sé significativi).
La descrizione analitica del disegno della ricerca valutativa è riconducibile a tre macro-fasi:
1. Finalizzata all’esplorazione, analisi e ricognizione di aspetti significativi;
2. Implementazione del dispositivo;
3. Modalità per restituire gli esiti della valutazione e per predisporre le condizioni per un reale
utilizzo dei risultati.
La questione della restituzione à “la valutazione è di per sé stessa qualcosa che si dice o si scrive
per qualcuno” (Hadji). Ciò significa che la valutazione è un atto di comunicazione, perciò occorre
interrogarsi sui soggetti ai quali ci si rivolge (“a chi mi sto rivolgendo”) e sul contenuto che si
desidera veicolare (“cosa ho da dire esattamente”).
La restituzione rappresenta una tappa fondamentale del disegno verso la quale dovrebbero
convergere tutte le operazioni e costituisce un dovere deontologico per il valutatore.
Il modo in cui la restituzione viene condotta può aumentare o diminuire il suo valore formativo.
Essa diviene un’opportunità per rendicontare (funzione di accountability) ed occasione di
apprendimento (funzione di learning), inoltre può facilitare un’appropriazione personale degli esiti
e porre le premesse per un’effettiva ricaduta pratica.
Prestare attenzione alla restituzione porta a collaudare strategie comunicative in base al target di
riferimento e al messaggio che si intende veicolare. È prassi comune far confluire gli esiti della
valutazione in un testo scritto, report il cui destinatario è il committente e il cui obbiettivo è
rendere accessibili i risultati principali per orientare il processo decisionale, fornire una breve
descrizione dell’impianto, motivare le scelte e formulare indicazioni e suggerimenti per utilizzare
ciò che è emerso.
Accanto a questa modalità tradizionale di intendere la restituzione trovano spazio nuove strategie
allargate (soprattutto nell’ambito della valutazione partecipata) che incentivano la comunicazione
orale e la partecipazione di tutti gli attori (workshop, focus group…).
Il lavoro del valutatore comprende, non solo analisi e l’interpretazione dei risultati, ma anche la
costruzione di un piano di restituzione e di comunicazione efficace. L’impiego dei risultati emersi
dipende anche dal contesto e dalla situazione contingente; tuttavia, per il valutatore costruire un
buon piano di restituzione significa porre una premessa facilitante per la ricaduta.
L’attenzione posta alla qualità e al rigore del processo valutativo, e l’attenzione sul piano
metodologico e tecnico di adeguare le procedure, hanno permesso alla valutazione di guadagnare
legittimità all’interno della comunità scientifica; meno considerati sono stati il rapporto tra risultati
e valutazione, e la questione connessa con la ricaduta della valutazione sul piano decisionale.
Il temine “impiego dei risultati” include diverse interpretazioni possibili à influsso diretto sul
processo decisionale (strumentale), una ricaduta sul modo di ragionare delle persone cui
competono le decisioni (simbolico – concettuale), un sostegno alla posizione già esistente
(legittimazione) e un influsso a largo raggio oltre i soggetti gli oggetti coinvolti nella valutazione.
Il valutatore da solo non può fornire delle risposte esaustive adeguate rispetto agli interrogativi
sull’impiego dei risultati. Il rapporto tra produzione di dati valutativi e impiego dei risultati non è
lineare, e le declinazioni possono essere molto diverse→ il valutatore deve leggere il contesto in
cui è inserito e trovare la soluzione ottimale.
Ci sono, a questo proposito, aree di competenza indispensabili per portare a termine in compito
valutativo:
® Conoscenza dei modelli valutativi (area teorico-concettuale): necessaria per scegliere
in maniera consapevole verso quale tipologia orientarsi in funzione del contesto;
® Competenze metodologiche (area metodologica): per tradurre la teoria in operazioni di
raccolta e analisi dati;
® Strategie comunicative (area comunicativa) e l’adozione di modalità relazionali (area
relazionale): indispensabile in quanto sono presenti diversi attori nel contesto.
® Elementi del settore economico e giuridico (area tecnica)
↓
Queste aree trovano completamento nelle competenze di management = capacità di
gestire un processo complesso, nel quale sono presenti logiche e interessi diversi, in
modo strategico e orientato agli obbiettivi (area del knowledge management).
Sul piano operativo, Fraccaroli e Vergani riproducono le competenze messe in luce a quattro
azioni principali:
~ Saper fare ricerca valutativa = padroneggiare gli strumenti metodologici
~ Saper fare consulenza = possedere capacità relazionali
~ Saper formulare un giudizio = possedere sensibilità critica e capacità diagnostiche
~ Saper agire in conformità alle regole deontologiche
à La padronanza di queste competenze è condizione necessaria ma non sufficiente al buon esito
del processo. Le abilità legate alle diverse aree, devono poggiarsi su una solida etica professionale.
Stame identifica tre modi di esercitare la professione del valutatore connessi con tre tipi
d’identità:
1. Valutatore come metodologo oggettivo esterno: sminuisce la complessità del contesto in
cui si trova ad operare. Spesso, non si tratta della sola applicazione degli strumenti in modo
tecnico, ma occorre unire a queste competenze altre abilità che consentono di rendere
flessibile il proprio modo di operare;
2. Valutatore come agente che lavora per l’empowerment del cliente;
3. Valutatore come mediatore tra le parti e gli interessi in gioco.
La valutazione è parte integrante della formazione e può assumere diverse forme, essere esplicita
o implicita, pianificata o affidata alla percezione, con un fine o di routine. A livello operativo, le
modalità di progettare la valutazione acquisiscono forme diverse in base al setting.
In generale, è possibile rintracciare due principali opzioni teoriche:
<- Approccio funzionalista: ricerca della coerenza tra le modalità impiegate per la definizione degli
obbiettivi e il tipo di azione proposta e la possibilità di generalizzare i risultati.
<- Approccio fenomenologico: privilegia gli interrogativi legati alla singolarità dell’esperienza, alla
sua adeguatezza rispetto al contesto, alla sua capacità di rispondere ai bisogni dei soggetti, alla
significatività dei risultati raggiunti.
Nel rapporto tra valutazione e formazione, ulteriori elementi di complessità sono introdotti dalla
pluralità degli oggetti valutativi e dagli interessi→ ci sono tre principali attori che esprimono
priorità differenti:
• Committente: richiede la valutazione, interessato a conoscere se i risultati del progetto si
trasferiscono nei comportamenti in modo da dar senso al suo investimento;
• Formatore: considera con maggiore attenzione come l’azione formativa è stata svolta, in
particolare quanto è stata efficace dal punto di vista didattico;
• Fruitori: interessati a capire i benefici dell’esperienza (sul piano personale e professionale).
3) Il processo e risultato formativo: processo e risultato costituiscono due oggetti distinti sul
piano teorico, tuttavia a livello pratico non è possibile prenderli in considerazione
separatamente (prendere in considerazione solo il risultato di un progetto lo sminuirebbe).
Il risultato effettivo solo in parte dipende dal progetto, in quanto è causato anche da fattori
esterni, perciò è fondamentale operare un’analisi rispetto allo sviluppo processuale del
progetto.
4) Il risultato formativo
La valutazione dei risultati può assumere declinazioni diverse poiché è possibile fare riferimento a
quattro livelli di analisi:
a) Gradimento (livello 1): la valutazione indaga la percezione dei partecipanti rispetto al
percorso formativo a cui hanno preso parte. Riguarda impressioni soggettive (a volte
contradditorie, mutevoli), importanti perché esprimono l’interesse dei partecipanti → il
cambiamento si verifica anche sulla base del livello di soddisfazione, però non dice nulla
sulle reali modifiche indotte nei partecipanti, sulla coerenza fra azione formativa e
obbiettivi... La soddisfazione rappresenta il primo elemento disponibile sul quale è
possibile concentrarsi. Valutazione e monitoraggio delle reazioni danno indicazioni
soprattutto nella formazione degli adulti, dove l’apprendimento è strettamente connesso
alla percezione di utilità e della significatività dell’esperienza. Infine, il gradimento può
essere un utile valutatore in itinere per modificare il processo mentre è in atto.
b) Apprendimento (livello 2): l’attenzione è focalizzata sugli apprendimenti, ovvero le
conoscenze, abilità o competenze acquisite dal soggetto. È opportuno verificare i risultati
prodotti dalla formazione sul piano delle conoscenze e delle competenze, al di là dell’utilità
percepita (livello 1).
c) Condotta lavorativa (livello 3): l’attenzione si concentra sulla rielaborazione degli
apprendimenti da parte del soggetto e sulla traduzione concreta. Il rapporto tra
conoscenza e applicazione NON è lineare→ diventa possibile quando sono presenti alcune
condizioni (es. desiderio dell’individuo, possesso di conoscenza teorica, clima lavorativo
adatto, disponibilità ecc.)
d) Comportamento organizzativo (livello 4): riferito all’impatto della formazione
sull’organizzazione, riguarda molti soggetti (formandi, colleghi, responsabili) e fattori
(tecnici, economici, organizzativi), è un obbiettivo difficile da valutare, in quanto si è fuori
dal setting formativo.
Il modello a quattro livelli sottende una visione lineare che non sempre corrisponde alla realtà
(molto più complessa). Vergani indica tre filtri di lettura per valutare la formazione:
1. Risultati: il giudizio sarà tanto più positivo quanto più la formazione avrà realizzato ciò che
era stato previsto;
2. Ciclo di vita: ponendo attenzione allo sviluppo del processo;
3. Effetti: ingenerati in modo inatteso.
La valutazione dei risultati può essere considerata come la fase di avvio di un nuovo ciclo, perché
possa avvenire, è necessario un lavoro di analisi e descrizione che faccia risaltare il legame tra
valutazione dei risultati e valutazione del processo: la prima senza la seconda rischia di perdere
valore formativo, di tradursi in adempimento e di essere poco significativa, la seconda senza la
prima rischia di perdere la sua caratterizzazione valutativa, di indebolire il legame con il progetto
sotteso all’azione formativa e di avere scarsa efficacia.
L’eterogeneità dei significati che la valutazione assume in ambito formativo è in relazione con la
figura professionale che traduce in azione l’esigenza valutativa.
Quattro esigenze valutative -> connesse a quattro ruoli e quattro tipi di attività:
1. Erogazione della formazione -> formatore;
2. Progettazione della formazione -> progettista;
3. Valutazione di un intervento/azione formativa -> valutatore/consulente;
4. Fruizione di un intervento/azione formativa -> formando.
Il formatore
-> può essere interessato a prendere in considerazione:
- aspettative/motivazioni/conoscenze sul tema di coloro che partecipano all’evento
formativo (perché hanno deciso di partecipare? Hanno conoscenze pregresse? ...). Sono, in
genere, dati che si possono trovare nel curriculum vitae ed altra documentazione richiesta
all’atto di adesione del percorso. Può essere utile integrare queste informazioni
somministrando un breve questionario o raccogliendo in aula le aspettative;
- La qualità dell’intervento formativo, sia durante l’erogazione→ può permettere di
aggiustare l’intervento in corso, sia al termine dell’attività→ comprendere l’efficacia
dell’intervento e capire dove si può migliorare.
Diversi fattori rendono un intervento di qualità: l’efficacia comunicativa del docente, la
capacità di trasmettere contenuti, relazionarsi, di gestire l’aula. Questi dati vengono
raccolti tramite la somministrazione di questionari in cui ogni partecipante ha la possibilità
di trasmettere la sua opinione;
- I risultati dell’azione formativa intesi in termini di apprendimento di coloro che hanno
partecipato all’esperienza. Lo strumento viene scelto in base agli oggetti su cui è focalizzata
l’azione, alcuni strumenti permettono di verificare l’acquisizione delle conoscenze (test,
colloqui), altri la capacità di mettere in atto competenze (analisi di caso, costruzione di
progetti), altri il possesso di abilità finalizzate ad una specifica attività (realizzazione di un
prodotto).
Il progettista
-> nella progettazione di un percorso di formazione l’esigenza valutativa riguarda il processo di
progettazione e l’esito (ovvero il progetto).
Il progettista può essere interessato a prendere in considerazione:
- risorse, limiti, bisogni
- coerenza interna e il tipo di azioni/interventi che sta ipotizzando
- congruenza tra intervento e target di riferimento
- andamento del processo
- rispondenza del progetto ai bisogni del territorio
Al termine del percorso, ciò che è stato progettato viene confrontato con ciò che è stato
realizzato, per rivelare eventuali discontinuità -> un progetto viene valutato positivamente se c’è
corrispondenza tra i due livelli. Sul piano generale, è importante chiedersi se sia possibile
prefigurare durante la progettazione i cambiamenti che avverranno durante la formazione; è
necessario non considerare la valutazione come verifica di uniformità tra progetto pensato e
realizzato, ma pensarla come comprensione di come il progetto sia stato realizzato.
Il valutatore/consulente
-> professionisti che orientano il processo decisionale. Il valutatore, nella forma di consulente, ha il
compito di valutare un programma/progetto/servizio (consulenza valutativa). La valutazione è
esterna e formalizzata poiché il valutatore non fa parte del progetto.
Viene costruito un piano di valutazione condiviso dai committenti, in cui viene definita un’ipotesi
progettuale rispetto ai modi, tempi e strumenti che guideranno l’azione. Il valutatore negozia con
il committente il piano di valutazione (non stabilisce in modo autonomo cosa prendere in
considerazione).
Il valutatore si confronta con alcune questioni principali:
- analizzare la richiesta principale e decodificare il mandato (da dove origina la decisione di
valutare? Chi promuove l’intervento? perché? Cosa si aspetta dalla valutazione?)
- esplorare il contesto e l’oggetto della valutazione (caratteristiche del contesto?
Risorse/vincoli?)
- organizzare il dispositivo metodologico tenendo conto delle risorse disponibili e articolare il
disegno di ricerca (obbiettivi? Mezzi? Quando? Strumenti? Indicatori?)
- rilevare, registrare e analizzare i dati (quando sono somministrati gli strumenti? Chi riceverà
le informazioni? Come sono elaborati i dati?)
- restituire (comunicare) gli esiti della valutazione (a chi saranno restituiti gli esiti? Soggetti
coinvolti? È prevista la realizzazione di un reporter scritto?)
Il formando
-> coloro che beneficiano dell’intervento formativo sono interessati a (auto)valutare sia il processo
sia il prodotto secondo tempi e modi differenti.
Il formando può prendere in esame:
- coerenza tra ciò che si aspettava (aspettative) e ciò che il percorso ha offerto/sta offrendo;
- il tipo di conoscenze/abilità/competenze che si sono sviluppate
- il grado di impegno richiesto dal percorso;
- la spendibilità nella sua professione di ciò che il percorso propone.
Le (auto)valutazioni del formando possono essere esplicitate se è previsto uno strumento che
integri la rilevazione di queste informazioni.
Una questione importante, trasversale a tutte le esigenze valutative, è quella legata alla posizione
interna o esterna del valutatore -> entrambe presentano vantaggi e svantaggi, i quali vanno
considerati in riferimento alla situazione.
Valutazione interna→ stimola la professionalità e responsabilizzazione dei progettisti e dei
formatori, perché li impiega in un’attività di continua analisi delle loro azioni.
Valutazione esterna→ (condotta da chi non ha un ruolo nel progetto) può mettere in luce
elementi che sfuggono all’osservazione degli attori perché radicati nel contesto.
à L’utilizzo congiunto di entrambe le prospettive permette di cogliere molti aspetti e di arrivare a
una rappresentazione più articolata (questa scelta deve essere valutata in base al contesto e alla
sostenibilità).
Costruzione dell’impianto valutativo
La costruzione dell’impianto valutativo è un compito che impiega il consulente/valutatore che ha
un punto di vista esterno ed è chiamato da un soggetto terzo (il committente) per valutare un
programma formativo. Il compito richiede di sviluppare una serie di riflessioni e, in seguito,
adottare un insieme di procedure per rispondere al problema iniziale che ha sollecitato la
richiesta. Nello stesso quadro si muovono anche il progettista e il formatore (anche se in questa
fase, alcune parti della progettazione possono essere omesse o non significative).
Premesse:
• vi è un ordine logico e cronologico tra le azioni: è indispensabile un impegno costante per
assicurare la coerenza di ogni passaggio rispetto al disegno complessivo;
• costruire una risposta di tipo valutativo, induce a progettare e implementare un processo
intenzionale complesso, del quale la scelta di un kit di tecniche rappresenta solo una fase;
• disegnare il percorso non significa predeterminare in maniera rigida le azioni, piuttosto
occorre definire un impianto complessivo flessibile che possa adattarsi a modifiche e
imprevisti;
• mettere in luce le principali tappe del percorso a cui corrispondono compiti differenziati.
Ogni fase può avere declinazioni attuative differenti in termini di tempi, spazi e risorse, in base alla
situazione. Sul piano generale ci sono quattro fasi principali:
1. analisi della domanda iniziale;
2. esplorazione del campo e dell’oggetto di valutazione;
3. progettazione e attuazione del dispositivo metodologico;
4. restituzione e comunicazione.
Sul piano strategico, il progetto ambisce ad offrire un meta spazio adeguato al numero e alla
varietà degli utenti (pre e adolescenti, italiani e stranieri; geni-tori, operatori), adatto alle attività
espressive/creative degli adolescenti e degli adulti di riferimento operando in sinergia con il
territorio.
Circa gli obiettivi specifici, esso è finalizzato a:
o offrire uno spazio presidiato per l'ascolto (anche destrutturato) in cui preadolescenti e
adolescenti possano trovare adulti di riferimento;
o offrire uno spazio presidiato per attività ludico-culturali in grado di valorizzare il tempo
libero dei giovani;
o educare i preadolescenti e gli adolescenti all'innovazione, concepita come abilità di
costruire il nuovo attraverso la creatività e la propensione all'ignoto;
o educare gli adulti di riferimento agli approcci multitasking (pluri ruolo) tipici dei giovani;
o costruire e animare percorsi di condivisione delle esperienze di crescita di giovani, famiglie
e adulti di riferimento.
Musica-MI dà voce al 'FARE': musica, video (cortometraggio), aerografia sono la sintesi dei
linguaggi più diffusi tra i giovani; il progetto multidimensionale coinvolge utenti multipli e lavora
contemporaneamente su codici diversi. In tal senso, Musica-MI è 'multitasking': ha iniziative
specifiche per gli adulti di riferimento e laboratori per i giovani (laboratorio musicale e di canto,
laboratorio video, laboratorio di aerografia). Alle famiglie sono riservati seminari semestrali mirati
ad offrire alcuni strumenti conoscitivi per meglio comprendere i linguaggi espressivi dei propri figli.
All'interno del progetto è prevista una specifica azione destinata al monitoraggio e alla valutazione
che accompagna la fase di progettazione, di implementazione e di divulgazione.
Secondo le specificità e lo stato di avanzamento dei singoli laboratori sono raccolte informazioni
differenziate:
- dati in ingresso (motivazioni, aspettative ecc.);
- dati in itinere (andamento, problemi, frequenza ecc.);
- dati ex-post (soddisfazione, utilità ecc.).
Circa l'articolazione temporale, il dispositivo prevede una prima fase (aprile 2010-settembre 2010)
nella quale l'attività di monitoraggio e valutazione dei laboratori attivati è condotta con l'impiego
di questionari e di interviste avvalorando anche dati già disponibili presso il Centro; variabili
oggetto di misurazione sono la frequenza/partecipazione dei ragazzi, i bisogni/aspettative/
motivazioni sottese all'adesione da parte dei ragazzi, l'andamento delle attività, il grado di
soddisfazione. A quest'azione è complementare l'attività di valutazione/accompagnamento con gli
operatori coinvolti nei diversi laboratori finalizzata a rilevare eventuali esigenze/bisogni anche di
tipo formativo e condividere i dati rilevati dal monitoraggio, attraverso l'organizzazione di focus
group periodici.
Nella seconda fase (settembre 2010-luglio 2011) l'attività di monitoraggio e valutazione dei
laboratori è messa a regime ed implementata in modo sistematico in virtù delle osservazioni
emerse a seguito della sperimentazione.
Nella terza fase (settembre-dicembre 2011) i risultati relativi alle due prospettive di azione sono
integrati per valutare l'impatto del progetto e formulare alcune indicazioni metodologiche utili a
sostenerne l'eventuale prosecuzione.
Gli esiti dell'attività complessiva confluiscono in un report finale e sono presentati all'interno di
workshop aperti sia agli operatori del Centro, sia a soggetti significativi del territorio.
Alcune riflessioni sull’analisi della domanda iniziale: nel caso presentato la domanda iniziale
rivolta all'équipe valutativa è stata costruita per tappe e precisata dopo l'ottenimento del
finanziamento. Nel bando, l'Ente finanziatore colloca la presenza di un dispositivo di valutazione
fra i requisiti per poter ottenere il finanziamento; per la progettazione del dispositivo si ribadisce
la necessità di prendere in considerazione sia lo sviluppo del progetto (valutazione di processo), sia
i risultati ottenuti (valutazione di prodotto).
Nella stesura del documento progettuale il soggetto proponente (Centro) decide di attribuire
l'incarico ad un'equipe dell'ateneo. In esso si precisano le linee generali del dispositivo, la sua
durata temporale e i soggetti coinvolti; non sono fornite ulteriori specificazioni in merito alla
declinazione operativa.
Dopo aver ottenuto il finanziamento, l'équipe valutativa avvia una serie di incontri con il soggetto
proponente (Centro) per raccogliere informazioni utili a specificare il dispositivo di valutazione e
monitoraggio delineato nelle sue linee essenziali in fase progettuale.
Si decide di costruire un dispositivo articolato in due direzioni: una prima azione finalizzata alla
raccolta di dati per monitorare e valutare i laboratori in termini sia di processo sia di esito; una
seconda azione volta ad accompagnare gli operatori impegnati nei laboratori.
Accanto ad una funzione esplicitamente valutativa (rilevare dati sull'andamento dei laboratori)
l'équipe assume un ruolo di consulenza per supportare gli operatori nell'impiego dei dati valutativi
ai fini del miglioramento complessivo dei loro interventi.
Vi sono pertanto due principali 'utilizzatori' dei risultati prodotti dalla valutazione: l'Ente
finanziatore per verificare l'andamento del progetto (durante), l'impatto e il grado di
raggiungimento degli obiettivi dichiarati (al termine) in modo da orientare decisioni future
(Finanziare una prosecuzione del progetto? Attribuire un nuovo finanziamento per progetti simili
allo stesso Ente?); il Centro per valutare la qualità dei laboratori attivati, il loro impatto e il risvolto
formativo sulla crescita del contesto.
Nell'esempio considerato, le informazioni per decodificare la domanda iniziale sono già disponibili
nel bando e nel documento progettuale redatto per ottenere il finanziamento; tuttavia, il
confronto prolungato con il soggetto proponente (Centro) ha permesso di individuare ulteriori
aspetti meritevoli di attenzione. Si sono perciò costruite le condizioni per progettare e
implementare un dispositivo di monitoraggio e valutazione non solo coerente con quanto richiesto
sul piano formale (dal bando e dal documento progettuale) ma anche rispondente alle esigenze
del contesto di attuazione rendendo la valutazione di fatto una risorsa e non un mero
adempimento.
Al termine del processo di rilevazione e di analisi sono previste tre tipologie di prodotti:
1) un report sintetico relativo a ciascun progetto monitorato consegnato alla singola scuola;
2) un report complessivo inclusivo dei report sintetici relativi ai progetti monitorati ed
integrato da alcune riflessioni sul funzionamento complessivo e su possibili piste di
sviluppo ulteriore consegnato all'USR (committente);
3) un incontro di pubblicizzazione finale (workshop) aperto sia alle scuole che hanno preso
parte al progetto sia agli istituti del territorio per facilitare la circolazione delle conoscenze
e la trasferibilità delle pratiche.
L’attuazione del dispositivo si svolge secondo due fasi principali articolate a loro volta in tipologie
differenziate di azioni: nella prima fase (febbraio-marzo 2010) l'attività di
monitoraggio/valutazione ha previsto un'azione finalizzata alla ricognizione delle attività realizzate
dai diversi enti attraverso interviste e focus group con i partner a cui ha fatto seguito un'azione
specificamente indirizzata alla rilevazione di informazioni sulle attività promosse.
Data la numerosità e vastità delle iniziative si è convenuto di procedere attraverso campionature
significative selezionando attività svolte in collaborazione da almeno due enti coinvolti nel
progetto, attività/azioni diversificate per tipologia (sport, cultura, espressività), attività
svolte/promosse in ambiti geografici differenziati (metropoli, città, paese ecc.).
A livello generale, a tutte le sedi Enaip è stato inviato un questionario volto a rilevare alcune
informazioni principali sulle logiche di progettazione/attuazione, sulla collaborazione,
sull'implementazione e sulle modalità di ricezione delle iniziative promosse.
Il questionario è indirizzato al responsabile della sede; tuttavia costui ha potuto coinvolgere nella
compilazione uno o più docenti/operatori che hanno contribuito allo svolgimento delle attività. Lo
strumento è articolato in tre sezioni:
⁃ Sezione I: Dati identificativi e informazioni generali sulla valutazione delle attività;
⁃ Sezione II: Attività programmate a livello centrale;
⁃ Sezione III: Attività programmate dai singoli Centri a livello periferico.
Attraverso interviste e focus group, ai responsabili delle sedi è stato chiesto di descrivere in modo
dettagliato l'andamento delle attività, soffermandosi sulle modalità di collaborazione poste in atto
a livello sia interno sia esterno (rapporti con gli enti coinvolti nell'erogazione delle iniziative).
Con ciascuno degli enti che hanno collaborato alle attività sono stati organizzati uno o più incontri
nei quali, attraverso l'impiego di strumenti differenziati sono stati rilevati dati utili a completare il
bilancio delle iniziative condotte. Tali incontri hanno fornito l'occasione per rilevare informazioni
circa il funzionamento della collaborazione fra la rete.
Nella seconda fase del dispositivo (aprile-maggio 2010) si è proceduto all’analisi quantitativa e
lettura qualitativa dei dati finalizzandola alla definizione di un quadro metodologico funzionale alla
progettazione dell'Osservatorio; le informazioni raccolte sono confluite in un report conclusivo
messo a disposizione del Committente.
4. Restituzione e comunicazione
È opportuno che il valutatore apra il processo alla partecipazione dei diversi portatori di interesse
e si preoccupi di rendere trasparente e comprensibile il suo modo di procedere; è necessario che
costui sia in grado di avvalorare le risorse esistenti, facilitare la comprensione e fornire evidenze a
supporto delle scelte compiute. La comunicazione costituisce una dimensione con cui il valutatore
ha da confrontarsi lungo l'intero processo.
Nella fase finale la preoccupazione comunicativa diviene pregnante: si fa valutazione perché
qualcuno (il committente) la richiede e pertanto a costui occorre restituire l'esito del percorso
svolto. Non spetta al valutatore prendere decisioni, a lui è richiesto di contribuire ad orientare e
semplificare il processo decisionale; tuttavia, la chiarezza comunicativa con la quale svolge il suo
compito costituisce una variabile cruciale poiché facilita o al contrario ostacola l'accesso ai risultati
valutativi da parte di colui/coloro che ha/hanno la responsabilità di decidere. Le modalità scelte
per restituire e comunicare la valutazione sono strumenti preziosi con i quali il valutatore può
convincere il committente della fondatezza di ciò che il processo ha messo in luce.
Va inoltre riconosciuto che accanto al destinatario prioritario, cioè il Committente, vi possono
essere altri soggetti ai quali è opportuno restituire gli esiti perché hanno fornito informazioni,
hanno permesso e favorito lo svolgimento del processo oppure sono nelle condizioni di poter
trarre indicazioni utili a migliorare la qualità del loro operato. Riconoscere l'esistenza di una
pluralità di destinatari induce a riflettere sulla necessità di modulare i tempi e i modi della
comunicazione in relazione al target. Accanto alla forma di restituzione tradizionale, ovvero la
stesura di un report, può essere utile ricorrere ad altri format: l'organizzazione di una
presentazione orale, la stesura di brevi opuscoli nei quali omettere dati ed aspetti non reputati
significativi per il destinatario.
La valutazione è analisi per chi la fa ma deve essere sintesi per chi la riceve; consegue l'esigenza
che sia restituita in forma agevole e comprensibile.
PROGETTO: La qualità dei progetti formativi: una ricerca dell’USR Lombardia per il miglioramento
dell’offerta formativa – 2008/2009
Descrizione del progetto: l'attività realizzata ha inteso valutare la ricaduta dei progetti di
formazione/aggiornamento per docenti finanziati dall'USR per la Lombardia nell’a. S. 2006/2007
ed attuati nel corso dell'anno scolastico successivo.
All'équipe dell'Università Cattolica è stato chiesto di predisporre un dispositivo valutativo che
permettesse all'Ente finanziatore di avere informazioni sistematiche e affidabili sull'impiego delle
risorse allocate e ai singoli istituti feedback sull'utilità delle proposte formative rivolte ai docenti in
vista di successive riprogettazioni.
Alcune riflessioni sulla restituzione e comunicazione: sono state progettate e attuate modalità di
restituzione differenziate rispetto alla forma comunicativa utilizzata (scritta/orale), ai contenuti
proposti (completi/parziali), al format impiegato (report/volume).
Nello specifico sono stati previsti:
⁃ un report di restituzione circa gli esiti della valutazione condotta sul progetto formativo
sottoposto ad analisi destinato all'istituto scolastico nella persona del Dirigente;
⁃ un report di ricerca contenente sia i risultati dell'indagine condotta su tutte le scuole del
campione, sia alcune indicazioni strategiche corredate da strumenti operativi per
l'eventuale prosecuzione e diffusione dell'esperienza destinato al Committente;
⁃ un convegno/workshop nel quale è stato presentato il progetto e sono stati resi noti i
principali esiti rivolto sia alle scuole direttamente coinvolte, sia agli altri istituti scolastici
del territorio;
⁃ un volume nel quale è stato presentato il progetto, i principali esiti e sono state formulate
alcune considerazioni e riflessioni in merito alla valutazione come risorsa per la formazione
destinato sia alla comunità scientifica sia alla comunità professionale.
Merita sottolineare lo sforzo concreto di rendere 'utilizzabile' a diversi livelli quanto emerso nel
processo valutativo favorendo la ricaduta sul contesto e facilitando la comprensione con l'impiego
di format e di linguaggi adatti ai diversi target.
Situazione E: impiegare uno strumento esistente senza porsi il problema della sua adeguatezza
rispetto al contesto di attuazione.
-> Esempio: all’interno di un ateneo, valutare un progetto summer school e utilizzare i questionari
della valutazione della didattica normalmente impiegati nei corsi universitari. Nell’ambito della
summer school ci sono molti aspetti differenti rispetto ai corsi universitari tradizionali: il luogo di
svolgimento, numerosità, target, periodo dell’anno, frequenza… È necessario ponderare la scelta
prestando attenzione alla specificità del contesto.
Piano progettuale
4. Restituzione e comunicazione
~ Quali conclusioni/indicazioni posso formulare a partire dai dati rilevati?
~ A chi devo/voglio indirizzare la restituzione?
~ Oltre al committente è utile/opportuno coinvolgere altri soggetti?
~ In quale formato voglio attuare la restituzione?
~ È utile prevedere formati diversi secondo il target di riferimento?
~ Come posso rendere fruibile quanto emerso dal processo valutativo?
~ Come posso facilitare la ricaduta sul contesto?
Scheda di lavoro 2 – Consigli per l’implementazione del dispositivo valutativo
↓
Riporta alcune raccomandazioni valide per costruire e implementare un dispositivo di valutazione;
l’importanza di ognuna va considerata in riferimento alla situazione.
Note tecniche
~ Prestare attenzione al tipo di linguaggio utilizzato in funzione del destinatario (committente);
~ Contenere la lunghezza del testo o farlo procedere da un sintetico sommario;
~ Allegare la documentazione con i dati.
• Foglio firma -> strumento utile che restituisce l’andamento della frequenza. Il confronto tra
fogli firma relativi a diversi periodi di tempo può evidenziare snodi critici sui quali riflettere i
quali possono essere ricondotti a ciò che la formazione propone, al mutare del carico di lavoro,
esigenze professionali, oppure fattori indipendenti dalla formazione.
Corso in_________________________________________
Docente/Formatore_________________ Data__________
2.
Al format che permette la registrazione della presenza può essere aggiunta una colonna
integrativa per segnalare casi particolari come ritardi, uscite anticipate ecc.
Corso in________________________________________________________________
Docente/Formatore__________________________________ Data_____________
2.
I dati rilevati dal foglio firma sono parziali, per questo motivo è necessario integrare altri strumenti
per ottenere informazioni aggiuntive sullo svolgimento dell’intervento formativo: partecipazione,
coinvolgimento, dinamiche sviluppate. Questi dati possono essere raccolti da soggetti diversi:
dove è prevista la funzione del tutor, a questo può essere affidato il compito di registrare ciò che
avviene in aula. La validità e l’affidabilità del processo sono rafforzate se accanto al tutor si integra
la figura del docente per una rappresentazione della realtà più articolata.
• Diario giornaliero del tutor/docente d’aula -> può accompagnare il foglio firma. Nel diario
devono essere riportati e descritti in modo preciso e oggettivo gli episodi meritevoli di
segnalazione. Devono essere descritti in maniera oggettiva, sintetica e circostanziata eventi,
condotte, comportamenti, episodi specifici, evitando formulazioni generiche, ipotesi
interpretative, valutazioni personali e/o generali.
o Modulo____________ Tutor____________
Episodi critici
_____________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________
Ha partecipato attivamente SI NO
Ha partecipato soltanto dietro stimolazione SI NO
Ha contribuito al lavoro SI NO
Ha ostacolato lo svolgimento del lavoro SI NO
Ha cercato di imporre il proprio punto di vista SI NO
….
Alcuni suggerimenti:
~ Quando la compilazione avviene durante lo svolgimento della formazione privilegiare
strumenti che non sottraggano troppo tempo al tutor/docente;
~ Se lo strumento è impiegato da più osservatori prevedere un momento di condivisione
iniziale nel quale fornire le indicazioni per il corretto impiego;
~ Per non appesantire la rilevazione utilizzare o avvalorare i dati persistenti raccolti anche
per altre finalità (es: foglio firma);
~ Per costruire una rappresentazione articolata della realtà osservata integrare i punti di
vista di coloro che assumono funzioni differenziate nell’aula (tutor/docente).
• Diario giornaliero dello stage (compilazione quotidiana) -> strumento con il quale si da voce al
protagonista dell’esperienza: il tirocinante; da compilare durante lo svolgimento
dell’esperienza.
• Traccia per l’analisi dell’esperienza -> durante il percorso, oppure al suo termine, può essere
utile usare una scheda più strutturata rispetto alla precedente, in modo da rilevare dati
sull’andamento dell’esperienza e al tempo stesso fornire stimoli per una riflessione su di essa.
La compilazione di questo strumento ha un duplice valore: formativo (per chi compie
l’esperienza) e informativo (per chi valuta).
2) Per lo svolgimento della/e attività richiesta/e, ritengo di aver ottenuto dalla persona che mi ha
affiancato:
informazioni scarse informazioni adeguate
supporto scarso supporto adeguato
3) Durante il periodo dello stage ho riscontrato i seguenti problemi:
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Perché?
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
• Scheda per la rilettura -> per la rilevazione di percezioni, vissuti e tacimento di un bilancio
• Scheda per la conduzione dei colloqui -> ad integrazione dei dati rilevati dal tirocinante, è
preferibile prendere in considerazione altre fonti informative, in particolare il tutor. È
importante prevedere momenti di scambio e confronto tra coloro che prendono parte
all’esperienza (tirocinante, tutor e altri soggetti presenti nel contesto ospitante). A supporto
del tutor possono essere costruite alcune schede per la conduzione dei colloqui e per la
registrazione degli stessi.
• Scheda di valutazione (a cura del tutor) -> per effettuare un quadro più articolato, le
informazioni reperite tramite il colloquio possono essere integrate con i dati raccolti attraverso
strumenti strutturati. Ciò permette di operare confronti nel tempo sia rispetto al caso singolo,
sia tra più casi (confronto tra dati rilevati a due o più tirocinanti interiti nello stesso contesto).
Alcuni suggerimenti:
~ Quando è possibile, integrare strumenti narrativi a strumenti analitici, in modo da ottenere
una rappresentazione articolata della realtà;
~ Dare voce ai punti di vista di tutti coloro che hanno preso parte all’esperienza con ruoli diversi
(tirocinante/tutor/personale);
~ Prevedere (se ci sono le condizioni) uno o più momenti nei quali discutere e riflettere sui
risultati emersi dalla compilazione degli strumenti strutturati, con la partecipazione di tutti gli
attori del processo.
Gradimento
Rilevare dati sulle reazioni dei partecipanti permette di ottenere informazioni parziali rispetto alla
qualità complessiva della formazione. Gli strumenti utilizzati per rilevare il gradimento sono molto
trasferibili (nei percorsi formativi affini per tipologia e target gli strumenti utilizzati sono molto
simili). Il gradimento dovrebbe servire per cogliere eventuali aspetti percepiti come negativi e
apportare modifiche. Le percezioni dei fruitori vanno considerate come espressione del punto di
vista di un attore della situazione formativa.
Ritengo che la lezione/incontro sul tema_____ del______ sia sta svolta in modo:
Ripetitivo 1 2 3 4 5 Innovativo
Incompleto 1 2 3 4 5 Completo
Direttivo 1 2 3 4 5 Partecipativo
Confuso 1 2 3 4 5 Chiaro
Coinvolgente 1 2 3 4 5 Non coinvolgente
Non applicabile 1 2 3 4 5 Applicabile
Inutile 1 2 3 4 5 Utile
• Traccia per il colloquio -> nel colloquio vi è l’interazione diretta tra l’intervistatore e
l’intervistato che permette di cogliere le ragioni sottese a determinati percezioni e giudizi.
L’impossibilità di mantenere l’anonimato può minare la veridicità delle affermazioni,
soprattutto quando esiste una relazione di potere tra i soggetti coinvolti nei diversi ruoli.
o Formazione scolastica
Intervento formativo
_______________________________________
Alcuni suggerimenti:
~ Interrogarsi rispetto al senso della rilevazione del gradimento e rispetto all’impiego dei dati
raccolti
~ Riservare uno spazio di tempo adeguato alla somministrazione dei questionari
~ Incrociare i dati del gradimento rilevati ex-post con quelli ex-ante
~ Nella scelta dello strumento di rilevazione ponderare alcuni fattori come target, tempo,
competenze del valutatore ecc.
~ Riservare uno spazio per la restituzione degli esiti
Apprendimento
Per valutare gli apprendimenti, soprattutto nei percorsi rivolti agli adulti, una prova strutturata
non sempre rappresenta una scelta funzionale, il rischio è di verificare la presenza di conoscenza in
modo astratto e sganciato dalle esigenze professionali. È importante utilizzare strumenti per
guidare il soggetto a riflettere sull’esperienza formativa, in base alla realtà professionale in cui è
inserito → indurre il formando a collegare ciò che ha imparato nel contesto in cui opera. Spesso la
stesura di un testo/relazione scritta è integrata dalla discussione orale, nella quale il soggetto ha la
possibilità di esplicitare e di fornire ulteriori precisazioni. La valutazione ha due funzioni:
certificativa (serve per acquisire il titolo) e formativa (facilita il radicamento dei contenuti appresi
nella pratica professionale.
d) Piano di valutazione
- Individuazione di metodi e strumenti per la valutazione in itinere e finale.
2. Rilettura dell’esperienza professionale e di alcuni particolari episodi alla luce dei contenuti
proposti nel Corso
4. Conclusioni
Alcuni suggerimenti:
~ Interrogarsi circa il tipo di risultato che si intende valutare (conoscenze, abilità, competenze)
~ Subordinare la scelta dello strumento alla tipologia di oggetto
~ Riservare uno spazio per la discussione dei testi elaborati (project work)
~ Monitorare nel tempo i soggetti che hanno fruito della formazione in modo da verificare il
consolidamento delle conoscenze apprese e competenze sviluppate.
Nome__________________________________
Cognome________________________________
Anno___________________________________
Prodotto
Specifica di che prodotto di tratta _________________________________________________________
Processo
Indica come valuti il tuo modo di procedere rispetto ad alcune dimensioni (metti una X vicino al giudizio che
ti attribuisci)
Bilancio
Quali sono i tuoi punti forti (abilità, capacità che hai scoperto di avere e che hai messo in atto)
_____________________________________________________________________________
Alcuni suggerimenti:
~ Attribuire reale valore all’autovalutazione
~ Incrociare i dati rilevati con l’etero valutazione e con l’autovalutazione
~ Integrare strumenti che prevedono la possibilità di scambi/confronti diretti con strumenti
carta e matita
~ Commisurare la scelta di ricorrere all’autovalutazione in funzione della tipologia di target e
di percorso formativo
~ Riservare uno spazio per la discussione e il confronto a partire da dati autovalutativi
L’approccio della quarta generazione è il più adatto a muoversi nelle complessità e più utile per
cogliere il significato della valutazione nel campo della formazione per tre motivi:
1) è esplicito il riferimento alla valutazione come processo di apprendimento/insegnamento
circolare ( = il valutatore non smette mai di imparare);
2) concezione allargata e partecipata: integrazione di punti di vista dei diversi attori, analisi del
processo
3) il ruolo di mediatore attribuito al valutatore permette di cogliere le sinergie con una funzione
formativa.
___________________________________
Oggetto Soggetto
Riflessione diretta ad un oggetto esterno Riflessione centrata sul soggetto, sul suo modo
nelle sue dimensioni processuali e finali di agire e sul suo quadro interpretativo
Acquisire una disposizione riflessiva richiede al soggetto di assumere distacco dalla pratica, per
evitare assolutizzazioni e chiusura di fronte al nuovo. Ciò lo induce ad impegnarsi su più livelli:
~ Livello 1: deve porre la giusta distanza rispetto all’orientamento teorico, al quale aderisce per
avere consapevolezza esplicitarlo e trovare spazi di negoziazione.
~ Livello 2: atteggiamento di costante dubbio e rimessa in discussione applicato alla scelta delle
metodologie e delle tecniche, avendo consapevolezza che non esiste la tecnica perfetta per
costruire una rappresentazione oggettiva della situazione.
~ Livello 3: fare propria la convinzione che i dati non sono neutri ma dipendono dal modo scelto
per raccoglierli, analizzarli e interpretarli.
Nell’ambito dei servizi, utilizzare l’autovalutazione può mettere nelle condizioni di creare
apprendimento condiviso: apprendere in una comunità significa costruire forme di mutua
implicazione che portano a comprendere il processo di apprendimento come impresa socialmente
condivisa e a sviluppare nuove teorie.
La valutazione assume importanza anche per il valutatore, perché è in grado di mettere in
discussione/interrogare il suo percorso, chiarendo a sé stesso le motivazioni alla base delle sue
scelte metodologiche; beneficia della valutazione anche quando è chiamato a restituire i risultati.
Rendere conto del percorso implica una descrizione dell’azione e un’esplicitazione delle ragioni
che hanno portato le scelte effettuate.