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IL PROCESSO DI VALUTAZIONE
La valutazione è un percorso che porta all’attribuzione di un giudizio di valore.
Essendo un processo include degli elementi:
Le funzioni della valutazione- sommativa, formativa, orientativa, regolativa
I momenti della valutazione- iniziale, in itinere- finale
L’oggetto della valutazione- le conoscenze, le abilità, le competenze
Gli strumenti della valutazione- prove strutturate, semi strutturate, non strutturate.
2. PRAGMATISTA:
È anche definito interazionista.
Considera la valutazione come la gestione delle procedure organizzative per garantire il
raggiungimento degli standard formativi definiti all’interno o all’esterno del sistema
La valutazione si fonda con l’atto di misurazione e di regolazione che riguarda sia
l’organizzazione educativa che le pratiche formative.
La pratica educativa viene valutata come fenomeno sociale e coinvolge tutti gli attori della
valutazione
Questo paradigma ci rimanda alla valutazione diagnostico-orientativa centrata sulla
gestione e finalizzata al miglioramento cambia la funzione della valutazione.
Attraverso la valutazione, il docente orienta il processo di apprendimento dello studente,
essa diventa parte integrante dell’azione didattica, per cui il docente valuta gli studenti in
ogni fase del processo didattico.
La scuola si propone come un’istituzione egualitaria, a cui viene affidato il compito di
garantire un’uguaglianza di opportunità formative, nella direzione di una scolarizzazione di
massa
3. COSTRUTTIVISTA
Il paradigma costruttivista-sociale si fonda su una nuova concezione dell’apprendimento,
secondo cui la conoscenza viene costruita attraverso l’esperienza attiva dell’alunno che
apprende.
La valutazione diviene da un’interpretazione dell’azione formativa con l’obiettivo di regolare
la sua evoluzione e riconoscerne il valore. Non si riferisce più solo al prodotto quanto
piuttosto all’intero processo di apprendimento.
È un processo caratterizzato dalla creatività, continuità, ricorsività, progressività,
negoziabilità. Assume una funzione cognitiva e metacognitiva.
La riflessione metacognitiva permette di essere consapevole e di saper controllare le
proprie strategie di apprendimento.
La valutazione può essere considerata multi-prospettica, poiché prevede più azioni
(interpretazione dei dati, attribuzione di significato e valore, formulazione dei giudizi).
Black & William nel 2009 hanno individuato 5 strategie per mettere in pratica una valutazione
formativa:
1. esporre e condividere gli obiettivi di apprendimento e i criteri per il successo
2. utilizzare la discussione e i compiti di apprendimento che consentono di dedurre il livello di
comprensione dello studente
3. fornire dei feedback che possano spingere gli studenti a migliorare
4. prevedere delle attività di autovalutazione e di peer feedback (valutazione tra pari) utili agli
alunni per divenire delle risorse didattiche reciproche
5. Far diventare discenti i principali costruttori del loro apprendimento
Queste strategie permettono di riflettere sul valore della valutazione formativa che non si esplica
nel rilascio di un feedback da parte del docente, ma questo compito è anche affidato al gruppo dei
pari attraverso la valutazione tra pari e al discente coinvolto direttamente (autovalutazione e
autoregolazione)
È importante che i docenti acquisiscano una cultura della valutazione volta a tener conto di tutti gli
aspetti della valutazione formativa con il fine di ottenere la crescita dello studente
CAPITOLO 2
IL CONTRIBUTO DEGLI STUDI DOCIMOLOGICI
Stiggins, fondatore dell'assessment training institute, crede che il vero potenziale della valutazione
non sia stato ancora esplorato e che il futuro della valutazione come strumento di insegnamento e
apprendimento abbia ancora del potenziale da svelare.
Con il passaggio dal voto numerico al voto descrittivo, si va a porre attenzione ai bisogni educativi
dei discenti e ai loro stili di apprendimento
dalla valutazione dell’apprendimento alla valutazione per l’apprendimento
La valutazione formativa
I ricercatori Lee Cronbach e Michael Scriven per primi hanno identificato, intorno agli anni
Sessanta del secolo scorso, la funzione formativa della valutazione rispetto a quella sommativa.
Cronbach problematizza l’idea che il processo valutativo, inteso come raccolta e uso
d’informazioni per prendere decisioni su un programma educativo, implichi che, essendo
diversificati i contesti in cui può essere applicato – un sistema scolastico nazionale, una singola
scuola o un alunno –, siano sottintesi una molteplicità di metodi e funzioni e non sia ridotto
all’assegnazione di punteggi individuali.
A partire da questo pensiero, Scriven utilizza per la prima volta il termine formativa,
differenziandolo da sommativa.
Nei paesi anglofoni, però, grazie a Bloom, vi è il passaggio dalla formative evaluation alla formative
assessment, più̀ appropriata per quella che era la definizione di valutazione formativa:
la valutazione mediante brevi test utilizzati da insegnanti e studenti come ausili nel processo di
apprendimento.
In questa sua funzione, la valutazione diventa parte dell’apprendimento e si integra ad esso,
diventandone un prezioso strumento di rinnovamento.
Sia Scriven che Bloom identificano il cambiamento come fine dell’attività valutativa formativa, sia
che si applichi ad un intero curricolo che ad un percorso d’apprendimento di uno studente con lo
scopo di colmarne qualche lacuna riscoprono la validità del feedback
Per ottenere tale cambiamento, un fattore centrale è rappresentato dal feedback (termine
coniato nel 1989), l’azione attraverso la quale si va a colmare il gap fra la situazione attuale di
apprendimento dell’alunno e quella desiderata.
Hattie e Timperley nel 2007 evidenziano il valore del feedback, dimostrandone, con le loro
ricerche, la differenza tra l’elevato impatto sull’apprendimento quando agli studenti viene offerto
il feedback formativo, ovvero indicazioni su come eseguire l’attività in modo efficace, ed un effetto
quasi inesistente quando gli studenti ricevono lodi, premi o punizioni.
Un ruolo fondamentale è anche svolto da ALDO VISALBERGHI, il quale esprime la sua idea di
scuola, valutazione.
Egli crede che sia necessario nel processo valutativo che gli studenti assumano un ruolo attivo, di
costruzione conoscitiva, e utilizzo proattivo dei dati ricavati dalla prova.
Consiglia l’utilizzo di test come strumento di valutazione formativa
L’assessment for learning- valutazione per l’apprendimento è qualsiasi valutazione avente lo scopo
di promuovere l’apprendimento degli studenti.
Valutazione sostenibile
La valutazione rappresenta un dispositivo utile a soddisfare le esigenze del presente, preparando
contemporaneamente gli studenti a soddisfare le proprie future esigenze di apprendimento
La missione della valutazione è supportare l’apprendimento durante tutto l’arco della vita (life
long learning).
Affinché gli studenti diventino apprendenti capaci per tutta la vita, essi necessitano di essere
preparati ad intraprendere autonomamente i compiti valutativi che dovranno affrontare nei
contesti personali e professionali che incroceranno.
A tale scopo, le istituzioni formative, quali scuola e università, devono porsi come obiettivo quello
di perseguire intenzionalmente la capacità di elaborare e formulare giudizi valutativi da parte dei
ragazzi o, più precisamente, di garantire una literacy valutativa.
Strategie:
Condurre gli studenti ad affrontare compiti valutativi implica assicurare loro conoscenze relative
all’elaborazione e all’adeguato impiego di criteri e standard riferiti a oggetti, performance,
situazioni.
Si tratta piuttosto di coinvolgerli in attività di co-costruzione di rubriche e di criteri, di promuovere
processi valutativi e autovalutativi, d’incoraggiare discussioni e confronti.
Il contributo di Visalberghi
Il volume Misurazione e valutazione nel processo educativo (1955) stimolò in Italia la riflessione
per adeguare la didattica alle nuove esigenze di una scuola per tutti:
una scuola aperta ad accogliere una vitale molteplicità̀ di posizioni e di apporti diversi,
disposta a introdurre una sperimentazione intelligente e scientificamente controllata,
interessata ai problemi attuali della cultura e della vita.
Una scuola democratica, capace di garantire una reale uguaglianza delle opportunità
educative
Visalberghi pose una pietra miliare sollevando il problema della creazione di standard affidabili per
valutare non solo l’educazione degli educandi, ma anche quella degli educatori, e quindi l’efficacia
di un intero ordinamento scolastico e la realtà dei processi formativi in generale.
Per Visalberghi la valutazione rappresenta una forma autentica di alta conoscenza, che
presuppone l’impegno di coloro che condividono la responsabilità dell’azione educativa.
Visalberghi supportò fortemente l’approccio del Mastery Learning, una strategia d’insegnamento-
apprendimento, nata negli Stati Uniti, finalizzata ad assicurare a ogni allievo il massimo possibile di
padronanza delle strutture cognitive attraverso percorsi d’insegnamento individualizzati;
tutto ciò per rispondere ad un’idea di scuola come sede di compensazione degli svantaggi sociali e
per una pedagogia capace di superare ogni forma di condizionamento e di emarginazione.
CAPITOLO 3
EXCURSUS STORICO NORMATIVO DELLA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA PRIMARIA
1859 legge Casati: nascita della scuola primaria nel Regno di Sardegna ed estesa nel 1861 al
Regno d'Italia. Si prefiggeva di assicurare le conoscenze basilari del leggere scrivere e far di
conto. È la legge che istituisce la nascita della scuola primaria
R.D n.5724 del 1888: introduceva i programmi per la scuola elementare con attenzione agli
strumenti di valutazione (registri e voti).
I voti erano espressi in decimi e il voto in condotta doveva essere superiore ai 6/10 per
essere ammesso agli esami
R.D n. 1297 del 1928: i voti vengono sostituiti dai giudizi sintetici (sufficiente- insufficiente
buono e lodevole)
legge n. 899 del 1940: istituzione della scuola media e conferma della sostituzione dei voti
con giudizi sintetici (tre positivi: ottimo, buono e sufficiente e due negativi: insufficiente e
ha fatto insufficiente)
D.M. 459 del 1945: emanazione nuovi programmi scuola elementare
D.P.R. n.503 del 1955: emanazione nuovi programmi scuola elementare
D.P.R. n.1189 del 1965: approvazione del registro di classe per la scuola elementare, in cui
si prevedeva che le valutazioni si esprimessero con voti da 1 a 10 scritti in lettere.
Dai voti e giudizi sintetici al sistema descrittivo: la prima scheda di valutazione con la legge 4
agosto 1977, n.517.
Tyler individuò 4 principi fondamentali per ogni azione di progettazione e affermò che fosse
indispensabile la definizione preliminare degli obiettivi per condurre la valutazione.
Bloom propose la tassonomia degli obiettivi educativi, costituiti da una serie gerarchica di
operazioni mentali (da semplici a complesse), da effettuare nei contenuti appresi
(conoscenza, comprensione, applicazione, sintesi, valutazione).
Egli ha studiato come la nostra mente riesce a captare determinati concetti ed ha
dimostrato che la conoscenza avviene attraverso 5 fasi.
Le teorie di Bloom e di Tyler furono ulteriormente sviluppate da Mager che elaborò un
approccio nella definizione degli obiettivi (obiettivo = comportamento osservabile e
misurabile).
Gagnè propose un modello che integrava e ristrutturava, secondo un ordine gerarchico, le
diverse tipologie di apprendimento proposte dalle teorie più rilevanti della psicologia
americana.
In Italia nel 1974 vengono promulgati i Decreti Delegati (416-420), che tentarono di dare
un nuovo assetto organizzativo e gestionale alla scuola fondato sul concetto di collegialità e
partecipazione. Con il 416 fece il suo esordio la programmazione collegiale.
nel 1977 fu promulgata la legge 517 “Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione
degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell’ordinamento scolastico”.
Tale legge rappresenta un cambio di prospettiva pedagogica e segna l’avvio di un processo
evolutivo sulle procedure valutative.
Tale legge introdusse:
- la figura dell’insegnante di sostegno (controllore della classe)
- bambini disabili vengono introdotti nelle classi normali
-soppressione classi differenziali
-programmazione educativa e didattica, quale funzione fondamentale del docente
-abolizione esami di riparazione
-abolizione esame al termine della 2° elementare
-stabilì che la mancata promozione tra una casse e l’altra avvenisse solo in casi eccezionali
con delibera unanime del consiglio di interclasse.
-Si prese coscienza dell’inutilità̀ della valutazione come strumento di arida misurazione del profitto
e si sottolineò la valenza diagnostica della valutazione.
-Modificò il modo di descrivere e documentare i dati valutativi, nonché́ quello di comunicare i
risultati dell’alunno.
-Si cominciò a documentare l’analisi del processo di apprendimento in una scheda personale
costruita in base a osservazioni sistematiche.
-Si comunicò il profitto, non più con un numero o un aggettivo ma con una descrizione analitica
contenente osservazioni sul processo di apprendimento delle discipline e sui livelli di maturazione
raggiunti.
Con la Circolare Ministeriale 169 del 1978 furono ulteriormente chiarite le modalità con
cui gli insegnanti avrebbero dovuto realizzare le prassi del programmare e del valutare.
Tale cambiamento comportò un accrescimento del carico di lavoro in sede di redazione
della scheda. Si determinarono resistenze all’innovazione da parte di alcuni insegnanti. La
scheda di valutazione mostrò criticità̀ nella descrizione degli esiti di apprendimento non
riuscendo ad evidenziare la peculiarità di ciascuno. Tale documento restò in vigore per 15
anni
Dai nuovi programmi alla scala pentenaria e agli indicatori di competenza, passando per la
Riforma degli ordinamenti della scuola elementare
Negli anni Ottanta si cominciò a diffondere una certa attenzione per la docimologia, una
scienza che studia i criteri di misurazione e di valutazione in ambito educativo, considerando
anche i fattori soggettivi che agiscono sugli esaminatori, al fine di elaborare tecniche di esame
e di verifica del profitto degli allievi e dei partecipanti ad un processo formativo.
Negli stessi anni vi furono importanti innovazioni ordinamentali.
Nei Programmi:
si confermava il forte legame tra programmazione e valutazione;
Con l’Ordinanza Ministeriale n. 236 del 1993 furono introdotti nuovi strumenti di raccolta delle
informazioni valutative:
Agenda della programmazione e organizzazione didattica;
Giornale dell’insegnante;
Registro di classe;
Documento di valutazione: si componeva di tre quadri tra loro correlati.
Il primo si occupava dell’approccio formativo con particolare riferimento agli elementi di
contesto e dei processi;
il secondo prendeva a riferimento la rilevazione degli apprendimenti conseguiti, in
rapporto agli interventi didattici, unitamente all’interesse e all’impegno manifestati
dall’alunno in ciascuno dei campi disciplinari;
il terzo si occupava della valutazione complessiva dei processi formativi.
La valutazione avrebbe dovuto rivestire un ruolo strutturale nelle fasi di programmazione,
consentendo la regolazione continua dei processi di apprendimento
La valutazione era condotta sulla base di cinque enunciati individuati nelle lettere:
1. L’alunno ha conseguito piena competenza;
Nella premessa della C.M. n.491 del 07/08/1996 venne rilevata la necessità di:
● distinguere tra funzione certificativa-comunicativae funzione didattico-formativa della
valutazione;
● ridurre il carico di lavoro redazionale che pesa sull’insegnante;
● garantire chiarezza alle informazioni valutative destinate agli alunni e alle loro famiglie.
Nell’anno scolastico 1996/97, il Ministero operò una semplificazione delle procedure valutative.
La scheda di valutazione e attestato con giudizio finale introdotti dalla 517/77 furono abrogati dal
Regolamento per l’Autonomia n. 275 del 1999 e dal D.lgs 59/2004. Le Scuole, nella loro
riconosciuta autonomia, avrebbero dovuto individuare modalità e criteri di valutazione degli
alunni, sempre sulla base di indirizzi generali sulla valutazione forniti dal Ministero.
La legge 53 del 2003 confermò la responsabilità dei docenti nella valutazione degli
apprendimenti, del comportamento e nella certificazione delle competenze.
MEANS: la valutazione è un atto di grande responsabilità, devo dar conto del motivo per cui ho
dato buono, distinto..
Il d.lgs 59/2004 presentava le Indicazioni Nazionali per i piani di studio personalizzati che
sostituirono i vecchi programmi della scuola elementare e costituirono il nuovo assetto
pedagogico didattico e organizzativo della scuola del I ciclo di istruzione.
Tale decreto affidava ai docenti:
● la valutazione periodica e annuale degli apprendimenti e del comportamento degli
alunni;
● la valutazione dei periodi biennali;
● la non ammissione alla classe successiva;
● la certificazione delle competenze.
L’avvio della riforma del primo ciclo d’istruzione rappresentava il passaggio dalla scuola dei
programmi alla scuola dei piani di studio personalizzati.
Costituivano oggetto di valutazione periodica e finale:
1. Gli apprendimenti (livelli raggiunti dagli alunni nelle conoscenze/abilità individuate negli
obiettivi formativi).
2. Il comportamento dell’alunno in ordine al grado di interesse e alle modalità di
partecipazione alla comunità educativa della classe e della scuola, all’impegno e alla
capacità di relazione con gli altri.
La C. M. 85 del 2004 diede avvio alla sperimentazione del modello di portfolio delle competenze
individuali. La circolare prevedeva oltre portfolio: la scheda personale dell’alunno, l’attestato
finale, i registri di classe e il registro/giornale dell’insegnante ed il modello di certificazione delle
competenze da implementare.
Nella circolare si ribadiva la valenza formativa della valutazione e si introdusse il giudizio sintetico
dei livelli di apprendimento delle varie discipline.
Con la circolare 84 del 2005 furono emanate le Linee guida per la definizione e l’impiego del
portfolio di competenze nella scuola del primo ciclo d’istruzione.
Il Portfolio si articolava:
● parti obbligatorie, già strutturate, predefinite e immodificabili;
● parti obbligatorie da strutturare liberamente;
● parti consigliate la cui strutturazione era libera.
Nel 2006, alcune note ministeriali (1196, 5596, 7265) invitarono le scuole ad adottare criteri di
flessibilità̀ e progressività̀ e ad utilizzare, liberamente, gli strumenti valutativi più adeguati,
determinando di fatto l’abbandono del portfolio e con esso della valenza formativa della
valutazione.
Con la Legge n. 169 del 30/10/2008 tornarono i voti nella scuola primaria e secondaria di 1°
grado. La valutazione degli apprendimenti e la certificazione delle competenze fu espressa in
decimi e illustrata con un giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’alunno.
La C.M. 100/2008 affermava che le scuole adattavano in modo opportuno la scheda per la
valutazione individuale dell’alunno.
Queste ultime modifiche hanno riportato la scuola indietro di circa trenta anni sul tema della
valutazione.
CAPITOLO 4
IL QUADRO NORMATIVO VIGENTE SULLA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA PRIMARIA.
Una novità è rappresentata dal fatto che gli alunni della scuola primaria possono essere ammessi
alla classe successiva anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via
di prima acquisizione. Alla valutazione in decimi si affianca, tuttavia, la descrizione dei processi e
del livello globale di sviluppo degli apprendimenti.
La gestione del processo di valutazione degli apprendimenti coinvolge l’intero collegio dei docenti
che è chiamato a deliberarne criteri e modalità anche attraverso la costruzione di pertinenti
indicatori e descrittori che devono essere resi pubblici oltre che inseriti integralmente nel Piano
Triennale dell’Offerta Formativa.
Nel decreto legislativo n. 62/2017, la valutazione del comportamento viene espressa con un
giudizio sintetico legato alle competenze di cittadinanza, con riferimento anche all’Educazione
civica e non in voti decimali.
Costituiscono riferimenti essenziali:
Lo statuto delle studentesse e degli studenti
Il patto educativo di corresponsabilità
Regolamenti approvati dalle istituzioni scolastiche
Indicazioni nazionali
Le competenze chiave in materia di cittadinanza approvate dal consiglio dell’UE.
Nella suola primaria non c’è lo statuto ma il patto di corresponsabilità educativa che può
essere firmato anche in maniera simbolica dal bambino per renderlo consapevole e
responsabile. Quello ufficiale, invece, viene firmato dai genitori e dal docente.
I regolamenti devono essere approvati dalla scuola cioè sia dal collegio docenti che dal collegio
d'istituto.
La legislazione europea è superiore a quella italiana quindi anche senza l'atto di approvazione
esse vengono riconosciute.
Inoltre, viene ribadita l’importanza di un’azione coordinata tra famiglia e scuola, ciascuna nel
rispetto del proprio ruolo, nell’ottica della condivisione di principi e obiettivi. Si tratta di stabilire
un’alleanza educativa - tra docenti, studenti e genitori - finalizzata a promuovere principi e valori
tesi a sviluppare la responsabilità̀ personale e la collaborazione anche nell’ottica di una positiva
risoluzione di eventuali conflitti.
Il primo documento di certificazione delle competenze viene rilasciato proprio della scuola
primaria, al termine della classe quinta.
Le Linee guida richiamano e definiscono il concetto di competenza:
LA COMPETENZA è una comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali,
sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o
personale; le competenze sono descritte in termini di responsabilità̀ e autonomia.
Il D. L. 104 del 14/08/2020 aggiunge alla valutazione finale anche l’aggettivo periodica.
L’O.M. 172 del 04/12/2020 e relative Linee guida sanciscono che a partire dall’anno scolastico
2020/2021, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti degli alunni e delle alunne della
scuola primaria venga espressa attraverso un giudizio descrittivo, riferito a differenti livelli di
apprendimento, da riportarsi nel documento di valutazione.
Poiché l’Ordinanza si occupa di valutazione degli apprendimenti, appare evidente sottolineare che
la descrizione del processo formativo e del livello globale di sviluppo degli apprendimenti, la
valutazione del comportamento e l’insegnamento della religione cattolica o dell’attività alternativa
restano disciplinati dalle norme precedenti.
I giudizi descrittivi sono redatti attraverso gli obiettivi significativi che descrivono manifestazioni
dell’apprendimento in modo sufficientemente specifico ed esplicito da poter essere osservabili.
L’obiettivo deve contenere l’azione e il contenuto disciplinare di riferimento.
I giudizi descrittivi da riportare nel documento di valutazione sono correlati a quattro livelli di
apprendimento, in coerenza con i livelli adottati nel modello di certificazione di competenze:
AVANZATO: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una
varietà di risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
INTERMEDIO: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo.
Risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove,
anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
BASE: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal
docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità
IN VIA DI PRIMA ACQUISIZIONE: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e
unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente
La valutazione delle alunne e degli alunni con disabilità certificata è correlata agli obiettivi
individuati nel piano educativo individualizzato (PEI), predisposto ai sensi del Dlgs n. 66/2017.
Per le alunne e gli alunni con disturbi specifici di apprendimento, la valutazione si attiene alla
progettazione curricolare e tiene conto del piano didattico personalizzato (PDP) ai sensi della legge
n. 170/2010.
In sede di scrutinio finale, i docenti devono procedere, per ciascun alunno, alla delibera e
redazione:
● giudizio descrittivo per ciascuna disciplina del curricolo (inclusa Educazione civica);
● giudizio sintetico del comportamento;
● giudizio sul processo formativo e sul livello globale di sviluppo degli apprendimenti
conseguiti;
● giudizio sintetico per la religione cattolica o attività alternativa;
● certificazione delle competenze al termine della classe quinta primaria.
CAPITOLO 5
LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
Cosa si intende per competenza?
Pellerey (2004) afferma che è «la capacità di far fronte a un compito, o a un insieme di compiti,
riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e
volitive, e a utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente e fecondo».
La competenza ha un carattere MULTIDIMENSIONALE
Non si tratta di u semplice saper fare, si utilizzano una serie di abilità interne coniugandole con
disponibilità esterne.
La competenza ha quindi più dimensioni, sul piano cognitivo, affettivo, emotivo, ecc..
Riflessione teorica
• Nel Libro Bianco «Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva» (1995) si auspica la
promozione di un nuovo paradigma formativo nell’ottica lifelong dove non sono più sufficienti le
conoscenze basate sull’acquisizione di nozioni ma occorre un sapere organizzato utile a ciascuno
per agire autonomamente nella società della conoscenza.
La competenza non è disciplinare (legata al contenuto), cioè che si acquisisce in una sola materia,
ma vale poi per tutte le discipline. È trasversale.
Il traguardo non si può modificare, ma si può ritagliare (per esempio prendere un pezzo della frase
iniziale o finale). È prescrittivo e vale per tutto il territorio nazionale.
Unità di Apprendimento
Strategia formativa: perché fornisce il feedback all’alunno si ciò che non ha compreso e su come
può superarlo, e fornisce il feedback al docente per permettergli di ricalibrare la sua azione
Il compito è autentico quando al bambino viene presentata per la prima volta una modalità
differente della solita che si discosti dall’ambito scolastico.
Valutazione tradizionale
Valutazione autentica
Le prove di valutazione possono essere distinte in tre principali tipologie a seconda del
modo in cui vengono presentati lo stimolo (quesito posto dalla prova di valutazione) e la
risposta elaborata dallo studente.
Stimolo e risposta possono essere definiti come «aperti» o «chiusi».
Lo stimolo si definisce «aperto» quando il quesito posto è di carattere generale e non pone
vincoli particolari nelle modalità in cui dovrà essere elaborata la risposta.
Lo stimolo si definisce «chiuso» quando il quesito posto è specifico e indica le modalità in
cui dovrà essere elaborata la risposta.
La risposta elaborata dallo studente si definisce «aperta» quando egli elabora
autonomamente il contenuto della risposta.
La risposta si definisce «chiusa» quando essa è predisposta dal docente e lo studente deve
solo scegliere l’opzione corretta o completarne e correggerne parzialmente il contenuto.
Dalla combinazione di stimoli e risposte aperte o chiusi, è possibile classificare tre tipi di prove di
valutazione.
• Prove aperte:
– hanno stimolo aperto e risposta aperta: interrogazione orale, tema.
– Veicolano un giudizio intuitivo, lasciano allo studente ampi margini di libertà d’espressione. –
Presentano diverse criticità: la genericità dello stimolo comporta un’indeterminatezza della
prestazione e la conseguente assenza di criteri che determina una scarsa attendibilità del giudizio
espresso.
• Prove strutturate:
– hanno stimolo chiuso e risposta chiusa: domande a scelta multipla, vero/falso, completamenti,
collegamenti.
– Si utilizzano per svolgere una valutazione sommativa poiché consentono di raggiungere una
misurabilità delle conoscenze oggetto di valutazione.
– La prestazione dello studente e il sapere vengono scomposti in unità discrete misurabili.
– Si somministrano e correggono in tempi brevi
– Esprimono un giudizio oggettivo.
– Sono poco adatte a valutare processi cognitivi più complessi.
– Hanno scarsa ricaduta formativa sullo studente.
• Prove semi-strutturate:
– hanno stimolo chiuso e risposta aperta: saggio breve, articolo di giornale, relazione di
laboratorio, simulazione di contesti.
– Si utilizzano per valutare processi cognitivi complessi.
– Offrono una maggiore oggettività nella formulazione del giudizio.
– La chiusura dello stimolo consente di presentare agli studenti un quesito articolato che
evidenzia le modalità di elaborazione della risposta aperta che consente di rilevare i diversi gradi di
strutturazione della conoscenza nello studente.
– La loro correzione è condotta attraverso una rubrica valutativa.
La risposta elaborata dallo studente viene valutata sulla base del livello di autonomia ed efficacia
espresso dallo studente nell’individuazione di un percorso risolutivo al problema proposto.
Il passaggio da una didattica fondata sull’acquisizione delle conoscenze a una fondata sullo
sviluppo delle competenze ha determinato un mutamento paradigmatico che sposta l’attenzione
dai prodotti ai processi di costruzione della conoscenza, in cui l’analisi del prodotto comporta la
valutazione di un risultato/contenuto valutabile quantitativamente e «sommativamente» mentre
lo studio dei processi di costruzione della conoscenza si sofferma sull’interazione degli elementi
che la costituiscono.
La formazione deve occuparsi dell’elaborazione delle conoscenze esplicite, di quelle tacite e del
superamento della scissione tra conoscenza e azione in cui il gruppo diviene «locus» privilegiato
per l’apprendimento e l’autoformazione.
La scuola delineata nelle Indicazione persegue l’esigenza di impostare una formazione che possa
seguire traiettorie anche discontinue e imprevedibili, in un’ottica di lifelong learning. Obiettivo del
sistema di istruzione è quello di formare cittadini attivi attraverso un’azione centrata sull’agire e
guidata dall’insegnante al fine di favorire lo sviluppo del percorso educativo dell’alunno,
aiutandolo ad orientarsi nella molteplicità degli stimoli e delle attività.
ACCOUNTABILITY
Indica un aspetto sociale della rendicontazione, nel senso di rendere conto del proprio lavoro a
tutti i portatori di interessi all’interno del processo oggetto di valutazione rendendo così
l'organizzazione responsabile della qualità del proprio lavoro (Mulgan, 2000).
Questo processo di comunicazione tra l'organizzazione e i suoi stakeholders si realizza in un
sistema di responsabilità e trasparenza.
Means: rendere accessibili le informazioni e rendicontarle all’esterno, agli stikeholdfers (soggetti
portatori di interesse). Il suo miglioramento non è fine a se stesso ma risponde alle esigenze di
utenti a cui la scuola offre il suo servizio.
IMPROVEMENT
Il concetto di improvement deriva dall'idea di un miglioramento che risponde alle esigenze degli
stakeholders e mantiene gli impegni assunti nei loro confronti, in un'ottica di ottimizzazione dei
processi e di efficienza gestionale.
Questo principio di integrazione dei due approcci alla valutazione dei sistemi educativi è stato
evidenziato dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nei suoi
programmi di valutazione dei sistemi educativi, nel quale, alla valutazione degli apprendimenti
degli studenti affianca una valutazione delle istituzioni nei termini dei programmi, delle procedure
e dei processi.
Questa forma integrata di valutazione mira a individuare le relazioni dinamiche tra le variabili che
determinano lo sviluppo e la qualità di un sistema.
Quando si integrano questi 2 aspetti allora si avrà un miglioramento del sistema scolastico.
L’OCSE ci dice che oltre alla valutazione degli apprendimenti degli studenti noi dobbiamo
integrare anche la valutazione dell’istituzione attraverso l’analisi dei programmi, delle procedure
organizzative e gestionali e dei processi.
ITALIA
La valutazione dei sistemi educativi segue un modello che combina valutazione esterna e interna.
Questi 2 approcci funzionano bene insieme solo se c’è un equilibrio dinamico tra 3 assi:
2. le forze del processo che attivano la valutazione intesa come un procedimento promosso
dall'alto della gerarchia del sistema scolastico (top-down) e, nello stesso tempo come un processo
sviluppato dal basso, dagli operatori del servizio scolastico (bottom-up);
3. i soggetti coinvolti, in cui chi valuta - decidendo temi, strumenti, soggetti da coinvolgere, metodi
di interpretazione dei dati e modalità d’uso - è sia chi è oggetto di valutazione (attori interni) che
chi non è coinvolto direttamente nell'azione di controllo (attori esterni).
La logica di sviluppo viene associata alla logica del TOP-DOWN (chi è in alto esercita un potere
rispetto a chi è in basso). È quindi una prospettiva esterna.
Valutazione esterna
La valutazione esterna di un sistema educativo presenta un punto di vista decentrato rispetto a
quello del contesto in esame e si avvale di parametri comuni a tutti i sistemi;
chi valuta e chi viene valutato hanno un posizionamento e uno status differente, in cui i valori di
chi valuta sono, estranei a coloro che vengono valutati, sicché si instaura un dialogo a distanza con
i decisori per la formulazione di un giudizio imparziale.
Decentratato poiché un giudice terzo dice i risultati in maniera oggettiva secondo dei parametri
COMUNI ed UGUALI per tutte le scuole che si analizzano. questo genera disparità.
La valutazione esterna coinvolge una serie di soggetti collocati in uno status differente rispetto a
chi viene valutato (distanza tra chi valuta e chi viene valutato)
I decisori formulano un giudizio imparziale sulla scuola.
I limiti sono:
La valutazione esterna è eguale ma non equa. Eguale perché utilizza parametri uguali a
tutti. Applicare questi parametri genera disuguaglianza.
Bisognerebbe analizzare bene il contesto in cui si va ad effettuare la valutazione
(es. si trova in un piccolo o un grande comune).
I parametri sono standardizzati e quindi non prendono in considerazione i fattori
contestuali.
Nel percorso storico che ha condotto alla definizione di questo modello, la valutazione di sistema,
spesso appiattita su logiche di controllo, è stata vissuta dagli attori in essa coinvolti con diffidenze
e resistenze tuttora presenti. Viene percepita come un processo da subire e non da agire.
Quando si formulano giudizi valutativi sui sistemi educativi è importante assumere un approccio
sistemico che connetta gli esiti ottenuti:
-con i processi che ne sono causa
-con le risorse e i vincoli intervenienti
-con le peculiarità contestuali che influenzano i singoli sistemi.
Gli esiti della valutazione di sistema sono connessi a processi sottostanti (che ne sono la causa). Gli
esiti possono essere influenzati da risorse e vincoli intervenienti ed anche3 dalle caratteristiche del
contesto.
L’Etimologia della parola «valutazione» richiama il concetto di valorizzazione dei sistemi educativi,
un processo che può realizzarsi solo rendendone comunicabili, confrontabili e generalizzabili i
risultati.
Brennan e Shah (2000) hanno evidenziato che la valutazione esterna impatta prevalentemente sul
sistema premiante e le strutture, mentre l’autovalutazione impatta maggiormente sulle culture.
La valutazione del Sistema scolastico finalizzata a migliorare la qualità del servizio offerto prevede
l’attuazione di un processo che affianca due approcci:
1. Quello dell’accreditamento inteso come monitoraggio e controllo esterno della qualità;
2. Quello dell’autovalutazione intesa come valorizzazione del punto di vista interno
dell’istituzione.
Dopo gli anni ’90 c’è stata la legge n.59/1997 regolamentata dal DPR 275/99 che ha che fare con
l’autonomia scolastica.
Il DPR 80 ha una serie di articoli:
-L’Art. 2 nel definire gli obiettivi e l’organizzazione del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) ai
fini del miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti, delinea
l’organizzazione del sistema di valutazione delle Istituzioni scolastiche.
Il SNV è composto:
-L’art.6, sul procedimento di valutazione delle Istituzioni scolastiche stabilisce le fasi da sviluppare
nel corso di un triennio.
2. Valutazione esterna:
– individuazione, da parte dell'INVALSI, delle istituzioni scolastiche da sottoporre a verifica;
– a partire da indicatori definiti dall'INVALSI stesso, pianificazione di visite dei nuclei sulla base dei
protocolli di valutazione adottati ai sensi dell'art. 2, comma 5;
– ridefinizione, da parte delle istituzioni scolastiche, dei piani di miglioramento in base agli esiti
delle verifiche effettuate dai nuclei.
L’approccio adottato per la valutazione delle scuole ha l’obiettivo di costruire un quadro globale
del sistema scolastico nazionale, facendo riferimento a quattro dimensioni:
1. il contesto scolastico nei suoi aspetti demografici, economici e socioculturali;
2. le risorse materiali, umane ed economiche, di cui la scuola dispone;
3. l’offerta formativa, le scelte organizzative e didattiche realizzate dalla scuola;
4. i risultati ottenuti nell’immediato e a medio/lungo termine attraverso le percentuali degli
alunni promossi, le votazioni conseguite, il livello di competenze acquisite e la relativa
fruibilità̀ nel mondo del lavoro.
La valutazione interna
La valutazione interna, o autovalutazione delle istituzioni scolastiche, è un percorso di ricerca che
trova il suo problema centrale nei processi di innovazione. Innovazione che si realizza e costruisce
attraverso la cooperazione di tutti i soggetti che compongono la comunità scolastica.
Tale cooperazione si caratterizza per quello che è uno dei tratti essenziali dell’autovalutazione,
ossia la riflessione.
L'azione auto- valutativa deve riguardare una lettura pedagogica della comunità territoriale e deve
intercettarne i problemi educativi al fine di situare su quale necessità il curricolo scolastico.
Nel Rapporto di Autovalutazione (RAV), le scuole sono invitate a individuare gli aspetti positivi e
negativi del sistema scolastico mantenendo e consolidando gli aspetti positivi e realizzando azioni
di miglioramento per quelli elementi che presentano delle criticità.
La scuola deve individuare sia ciò che non funziona, per potenziare e per risolvere le criticità.
Il Dirigente scolastico:
è il rappresentante legale,
assume la funzione di garante
ha piena responsabilità dei contenuti e dei dati inseriti nei rapporti di autovalutazione;
ha il compito di favorire e sostenere il coinvolgimento diretto nei riguardi dell’intera
comunità scolastica, promuovendo frequenti momenti di condivisione e confronto degli
obiettivi e delle modalità operative attuate durante l’intero processo di autovalutazione;
ha il compito di valorizzare le risorse interne ed incoraggiare la riflessione all’interno della
comunità̀ scolastica e alimentare costantemente il processo di autovalutazione.
Il primo documento che viene compilato dalla scuola è il
RAV (RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE)
Il RAV è costituito da cinque sezioni che, nella loro visione d’insieme, danno modo di far emergere
la situazione globale dell’istituto scolastico analizzato.
Le sezioni da cui è composto il RAV consentono alle scuole di entrare nel merito di ogni aspetto
che vada a incidere direttamente e indirettamente sullo stato di salute della scuola presa in analisi.
Ogni sezione presenta una serie di sottocategorie atte a un’analisi precisa e mirata degli ambiti
presi in esame.
1. La prima sezione ha l’obiettivo di delineare il contesto di riferimento della scuola: vengono presi
in esame il contesto socio-economico di provenienza degli studenti e delle relative famiglie,
l’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana e se nel contesto vi siano o meno gruppi di
studenti che appartengono a categorie socio-economiche e culturali differenti, per esempio
studenti nomadi o provenienti da zone particolarmente svantaggiate; rientrano nel quadro di
analisi, inoltre, le risorse economiche e sociali comprendenti finanziamenti all’istituzione scolastica
e le certificazioni inerenti l’edilizia e le norme sulla sicurezza.
2. Nella seconda sezione (“Esiti”) viene fatto un quadro generale per quanto riguarda i risultati
scolastici (che prende in esame il numero di ammessi alle classi successive, la percentuale di
abbandoni agli studi, i trasferimenti in entrata e in uscita), i risultati alle prove standardizzate
nazionali, le competenze chiave di cittadinanza e i risultati a distanza (che si concentrano sul
monitoraggio degli studenti nei percorsi scolastici e lavorativi successivi).
– dell’offerta formativa;
– della progettazione didattica;
– della percentuale di prove strutturate effettuate durante l’intero percorso.
Vi è, inoltre, una parte di analisi che si focalizza sull’ambiente di apprendimento e
sull’inclusione/differenziazione, non solo all’interno del contesto classe ma comparata al territorio
e ai rapporti con le famiglie.
4. Nella quarta sezione troviamo i dati relativi alla composizione del nucleo di valutazione, i
problemi e le difficoltà emerse sia durante il processo di autovalutazione, sia nella fase di
interpretazione dei dati e dei giudizi.
Le priorità̀ rappresentano gli obiettivi che la scuola dovrà conseguire attraverso le azioni di
miglioramento. Esse devono riguardare gli esiti degli studenti.
L’ultima sezione consente alle scuole di individuare le priorità da cui partire al fine di porre le basi
per la stesura del piano di miglioramento.
Il secondo documento che viene compilato dalla scuola è il PdM (piao di miglioramento
A partire dall’inizio dell’anno scolastico 2015/2016, tutte le scuole, paritarie e statali, sono
obbligate a stilare il piano di miglioramento per poter pianificare e raggiungere i traguardi
connessi alle priorità indicate nel RAV.
Il PdM viene compilato dal Dirigente Scolastico (DS), diretto responsabile della gestione del
processo di miglioramento e dal nucleo interno di valutazione (NIV), costituitosi già per la fase di
autovalutazione e per la compilazione del RAV.
La comunità scolastica dovrebbe essere coinvolta attivamente nella compilazione del PdM poiché
il processo di implementazione delle azioni di miglioramento ha una dimensione sistemica.
Il PdM rappresenta una programmazione delle linee strategiche che le scuole perseguono al fine di
raggiungere le priorità e i traguardi individuati nell’ultima sezione del RAV.
Priorità: obiettivi riguardanti gli esiti degli studenti che la scuola si prefigge di realizzare nel
lungo periodo attraverso le azioni di miglioramento;
Traguardi: risultati attesi, nell’arco temporale di tre anni, in relazione alle priorità
individuate;
Obiettivi di processo: obiettivi specifici che rappresentano una definizione operativa delle
attività su cui si intende agire concretamente per raggiungere le priorità individuate. Sono
obiettivi operativi da raggiungere nel breve periodo (un anno scolastico).
Un altro documento che la scuola compila è il PTOF (piano triennale dell’offerta formativa)
E’ il documento alla base dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed
esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare educativa ed organizzativa che le
scuole, nell’ambito del concetto di autonomia, adottano; il PTOF, secondo l’art. 3 DPR
275/1999, novellato dal comma 14 art. 1 L.107/2015, dovrà essere integrato con il Piano di
Miglioramento previsto dal D.P.R. 28 Marzo 2013, n. 80.
Il PTOF ha l’obiettivo di formalizzare le finalità che la scuola intende perseguire nell’arco del
triennio.
Il PTOF risponde alla necessità, espressa dalla Legge n.107/2015, di una “Riforma del
sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni
legislative vigenti”, facendo riferimento al bisogno di un adeguamento al contesto sociale e
culturale della scuola.
Prima veniva redatto ogni anno.
Il PTOF è triennale ma ogni anno il dirigente con la commissione lo deve rivedere
I progetti vanno rivisti e cambiati ogni anno.
Nel comma 7 della Legge 107/2015, vengono elencati gli obiettivi prioritari che le scuole sono
chiamate ad individuare ed attuare nel corso del triennio; tale comma fa riferimento ed è coerente
a quanto emerso nel RAV e nel PdM:
Il PTOF rappresenta uno strumento essenziale per mettere in sinergia le finalità, i principi e gli
strumenti previsti per migliorare la programmazione e la didattica del Sistema Scolastico
Nazionale.
La valutazione esterna
La valutazione esterna è gestita dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo
di Istruzione e di Formazione (INVALSI) ed è condotta dai Nuclei di Valutazione Esterna (NEV):
gruppi di esperti composti da un dirigente tecnico del MIUR e due valutatori a contratto
nominati dall’INVALSI.
Scopo principale delle procedure di valutazione esterna è quello di «approfondire la lettura dei
diversi aspetti dell’organizzazione scolastica e delle priorità sulle quali orientare il miglioramento,
in un’ottica multi- prospettica, favorita anche dal confronto tra la rappresentazione che la scuola
si è data attraverso l’autovalutazione e quella fornita dai valutatori esterni» (INVALSI, 2016).
La valutazione esterna viene condotta con riferimento agli stessi criteri di qualità adottati dalla
valutazione interna. La condivisione degli elementi di qualità che guidano le due forme di
valutazione, consente alle scuole di essere pienamente consapevoli degli aspetti che vengono
presi in considerazione in fase di valutazione esterna, facilitandone il dialogo con il NEV .
1. equità: principalmente riferita alla dimensione degli Esiti del RAV, riguarda l’esigenza che
tutti gli studenti raggiungano livelli essenziali nello sviluppo delle competenze;
2. partecipazione: concerne la capacità della scuola di consentire ad ogni studente di
usufruire dei servizi da essa offerti;
3. qualità: riferita alle caratteristiche dei processi attivati nella scuola che ne assicurino la
migliore riuscita possibile;
4. differenziazione: riguarda la capacità della scuola di adattare i processi attivati ai bisogni
specifici degli studenti.
La valutazione esterna si concentra nel soppesare l’orientamento della scuola verso il proprio
miglioramento.
Dopo la valutazione esterna abbiamo le visite ispettive
Vengono programmate attraverso una procedura di campionamento delle scuole e sono
organizzate in tre fasi:
1. prima della visita il NEV analizza i dati della scuola e i documenti dell’autovalutazione;
2. durante la visita, il NEV procede a raccogliere dati sulla scuola avvalendosi di strumenti di
rilevazione quali interviste, osservazioni e analisi di documenti;
3. a conclusione della visita, il NEV analizza i dati raccolti e redige il Rapporto di Valutazione
Esterna (RVE) in cui esplicita il giudizio valutativo e le relative motivazioni.
• Il giudizio valutativo viene esplicitato in merito alle diverse componenti scolastiche prese in
esame (pratiche educative e gestionali ed esiti degli studenti) ed è espresso su una scala a 7 punti
del tutto simile a quella utilizzata nel RAV i cui valori sono compresi tra 1 ossia “situazione molto
critica” e 7 ossia “situazione eccellente”
• Il RVE (rapporto di valutazione esterna) viene inviato alle scuole e successivamente è oggetto di
confronto nel corso di un incontro che viene in presenza del DS, il NIV e uno dei membri del NEV.
1. Contesto e Risorse (campo obbligatorio): si tratta di una sezione in cui vengono elencate
opportunità e vincoli presenti nella sezione “contesto” del RAV dell’a.s. precedente.
2. Risultati raggiunti (campo obbligatorio): campo a sua volta suddiviso in due parti:
a.Risultati legati all’autovalutazione e miglioramento: presenta le quattro aree degli esiti
presenti nel RAV (risultati scolastici, risultati alle prove standardizzate nazionali, competenze
chiave europee, risultati a distanza). La rendicontazione riguarda la selezione di un indicatore
(presentazione di una serie storica di dati forniti dal MIUR) e/o un’evidenza (documento prodotto
dal NIV e caricato online) che mostri i risultati raggiunti per ciascuna coppia di priorità e traguardi.
b.Risultati legati alla progettualità della scuola: in questa sezione la scuola rendiconta il
raggiungimento degli obiettivi formativi elencati nel comma 7 della L. n. 107/2015, descrivendo i
risultati raggiunti con riferimento agli obiettivi formativi alla base della progettazione scolastica
presente nel PTOF del triennio precedente. In questo caso la scuola rendiconta il raggiungimento
degli obiettivi indicando attività svolte e risultati ottenuti caricando un documento curato dal NIV
che fornisce una descrizione di quanto svolto.
3. Prospettive di sviluppo (campo non obbligatorio): in questa sezione la scuola, «avendo come
riferimento la rendicontazione di quanto fatto, può illustrare le future prospettive di sviluppo in
termini di miglioramento della propria azione e dei risultati a essa connessi».
4. Altri documenti di rendicontazione (campo non obbligatorio): in questa sezione la scuola può
caricare fino a un massimo di due ulteriori documenti relativi a diverse esperienze di
rendicontazione.
CAPITOLO 7
PROGETTARE LA VALUTAZIONE
-la valutazione viene sottovalutata dagli stessi insegnanti e vissuta come un momento faticoso
(correzione dei compiti, scelta degli strumenti, comunicazione e mediazione con le famiglie) che
sottrae del tempo allo svolgimento di altre attività (Rivoltella, 2021).
-tradizionalmente intesa come atto volto a certificare e misurare gli apprendimenti sviluppati dagli
studenti e relegata al momento conclusivo del percorso (valutazione sommativa).
Spesso viene considerata solo un momento di certificazione finale.
-Lo studente, infatti, subisce il processo valutativo percependolo come qualcosa di distante ed
estraneo, come un momento punitivo che lo imbriglia in un giudizio risultato da una mera
sommatoria di voti basati sulla prestazione e che non tiene conto dei processi cognitivi messi in
atto.
In questo caso non si parla più di valutazione degli apprendimenti ma di valutazione per
l'apprendimento. Una valutazione percepita come momento di crescita, che offre la possibilità di
conoscere i propri limiti e punti di forza, rendendo consapevoli dei traguardi e dei criteri di
valutazione, per lo sviluppo e la promozione di capacità valutative, autovalutative e metacognitive
affinché si diventi responsabili e consapevoli del proprio apprendimento.
-Parlare di progettazione significa anticipare e prevedere le azioni che il docente deve mettere in
atto per poter raggiungere determinate finalità.
Partendo dall'analisi di bisogni educativi, sociali e culturali di una specifica utenza, il docente si
trova a scegliere, selezionare e indicare gli obiettivi e le finalità per la realizzazione di un percorso
formativo che permetta di mettere in azione gli intenti educativi.
Inoltre, permette in fase iniziale di effettuare un confronto tra le finalità conseguibili, per la
determinazione della direzione della proposta formativa.
-monitorare i progressi e l’efficacia delle attività svolte
-fornire dei feedback adeguati
-in fase conclusiva di certificare i risultati attesi
si attiva un circuito ricorsivo che consente di riflettere sulle proprie pratiche e poter ricalibrare
l’azione dei risultati conseguiti e adattare l’insegnamento per migliorare l’apprendimento.
Nella pratica scolastica il momento valutativo può essere scomposto in tre fasi tra loro
interconnesse, ovvero:
Questi momenti permettono di comprendere come valutare, in base a cosa e quale codice
valutativo usare (Castoldi, 2016).
La rilevazione dei dati dovrebbe essere caratterizzata dalla multidimensionalità, ovvero dall'uso di
diversi approcci e formati in diversi momenti al fine di offrire una panoramica più completa e
ampia del raggiungimento degli obiettivi e traguardi formativi nonché per fornire informazioni
relative alle condizioni socio-culturali degli studenti e al loro livello di conoscenza e abilità
(Sancassani et al., 2019; Agrati, 2021).
Diversi sono gli strumenti per la valutazione degli apprendimenti che possono essere classificati
sulla base di alcuni criteri:
Oggetto su cui si centra la valutazione: quindi possiamo avere sussidi centrati sulle prestazioni o
sulle abilità o sulle competenze, che rilevano processi messi in atto per la risoluzione di problemi;
Le caratteristiche formali degli strumenti: distinzione in prove tradizionali, oggettive o strutturate,
strumenti di valutazione autentica come il portfolio, le mappe concettuali;
Le funzioni della valutazione: ovvero sommativa per operare dei bilanci, formativa che svolge
un’azione regolativa dell’apprendimento, offrendo feedback sui progressi avvenuti, diagnostica
per analisi di situazioni individuali, prognostica il cui scopo è quello di cogliere le potenzialità del
soggetto e sue attitudini;
Le caratteristiche dello stimolo e della risposta: ovvero il modo in cui viene sollecitata negli
studenti la manifestazione dell’apprendimento (stimolo aperto o chiuso) e la modalità della
risposta ottenuta, oggetto di valutazione (risposta aperta o chiusa) (Castoldi, 2016).
Le prove e gli strumenti progettati devono rispondere a due requisiti che ne determinano la
qualità:
validità: ovvero che ci sia la corrispondenza tra ciò che si vuole verificare, l’obiettivo e la
prestazione che rileviamo;
attendibilità: cioè la capacità dello strumento di verificare in maniera costante e senza ambiguità
la prestazione fornita dallo studente “indipendentemente dal momento in cui si valuta o da chi lo
valuta”.
La prova attendibile consente di fare una valutazione equa, trasparente in ogni momento della
fase valutativa e da chiunque.
Per fare una buona progettazione bisogna stabilire a priori cosa si va a valutare:
-obiettivi: descrivono il cosa si intende valutare, ovvero la prestazione oggetto della nostra
osservazione. Gli obiettivi descrivono conoscenze, abilità, atteggiamenti in termini di
comportamento osservabile che lo studente deve acquisire e ne esplicitano il contenuto in cui
questo si verifica.
Una volta descritti in forma verbale, grazie anche all'aiuto delle tassonomie (si pensi alla
classificazione degli obiettivi cognitivi prodotta da Bloom o al più recente lavoro di Krathywhol e
Anderson Che hanno creato, partendo dallo schema di Bloom, una matrice che permette di
distinguere i contenuti dall'apprendimento dai processi cognitivi messi in atto individuando due
dimensioni del processo cognitivo e della conoscenza), si passa alla operazionalizzazione degli
obiettivi, ovvero alla indicazione del sistema di verifica che sarà adottato per la rivelazione del
dato.
Lo studente deve sapere quali sono gli obiettivi di apprendimento
-criteri.
La relazione tra momento progettuale e momento valutativo si esplica nella definizione dei criteri.
Una volta definiti gli strumenti per la valutazione bisogna infatti determinare i punti di vista che si
intendono assumere per poter valutare i risultati delle prove (Castoldi, 2016; Sancassani et al.,
2019). Una definizione chiara, trasparente e condivisa dei criteri di valutazione e degli obiettivi
consente di dirigere l'azione del docente e del discente verso la regolazione e la promozione
dell'apprendimento.
Il giudizio offre una sintesi degli esiti delle verifiche condotte, descrivendo i livelli di
raggiungimento dei risultati di apprendimento ottenuti dagli studenti, il loro stato di avanzamento
nell'apprendimento e gli aspetti da migliorare e di poter, sulla base di questi, definire e ridefinire i
percorsi successivi e quindi verificare l'efficacia della progettazione didattica.
Il giudizio è soprattutto un atto comunicativo, il cui contenuto può essere espresso in scale
numeriche o con aggettivazioni descrittive che dà la possibilità di collocare il momento della
valutazione in una logica formativa. Uscire dall'attività
Queste forme di valutazione permettono di andare oltre una visione «privatistica e protetta del
processo valutativo» (Castoldi, 2016, p. 265) che vede l'insegnante come unico esperto valutatore
e lo studente posto in una posizione passiva e oggetto della valutazione.
CAPITOLO 8
Nelle indicazioni nazionali ad ogni disciplina c'è prima il traguardo di sviluppo della competenza di
una materia e dopo sono esplicitati tutti gli obiettivi di apprendimento.
Nelle indicazioni nazionali ci sono gli obiettivi di apprendimento relativi alla classe 3° e alla classe
5°. Bisogna prendere questi obiettivi e declinarli: quelli di 3° li declina in modo più semplici per le
classi prime e seconde, mentre quelli di classe 5° si declinano per le classi 4° .
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
-Individuano campi del sapere, conoscenze ed abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i
traguardi per lo sviluppo delle competenze.
-vengono utilizzati dalle scuole e dai docenti nella loro attività di progettazione didattica, con
attenzione alle condizioni di contesto, didattiche e organizzative mirando ad un insegnamento
ricco ed efficace.
-l’obiettivo deve essere correlato al contesto.
-descrivono manifestazioni dell’apprendimento in modo specifico ed esplicito da poter
essere osservabili
Le linee guida definiscono il concetto di obiettivo, evidenziandone l’aspetto di significatività e di
osservabilità, nella prospettiva di una efficace e trasparente comunicazione alle famiglie.
Inoltre, deve essere espresso in modo che abbia un alto livello di osservabilità, facilmente leggibile
e coerente con i traguardi di sviluppo delle competenze.
Come riportato dalle linee guida, gli obiettivi di apprendimento devono contenere sempre 2
elementi:
1. azione: processo cognitivo messo in atto da parte dell’alunno
2. il contenuto disciplinare: a cui l’azione si riferisce
Per esempio, l’obiettivo di apprendiemtno di matematica (spazi e figure- al termine della classe 3),
così come formulato nelle indicazioni nazionali:
“riconoscere, denominare e descrivere figure geometriche”
vi è la presenza dell’azione (riconoscere, denominare e descrivere) e del contenuto (figure
geometriche)
I contenuti disciplinari possono essere di vario tipo:
Fattuale: come terminologia, informazioni, dati e fatti
Concettuale: come classificazioni o principi
Procedurale: come algoritmi e sequenze di azioni
Metacognitivo: come imparare ad imparare riflessioni sul processo
TRAGUARDI DI SVILUPPO
-sono tassativi per tutti
-rappresentano die riferimenti ineludibili per gli insegnanti, indicano piste culturali e didattiche da
percorrere e aiutano a finalizzare l’azione educativa allo sviluppo integrale dell’allievo.
-costituiscono dei criteri per la valutazione delle competenze attese e nella loro scansione
temporale, sono prescrittivi, impegnando così le istituzioni scolastiche affinché ogni alunno possa
conseguirli, a garanzia dell’unità del sistema nazionale e della qualità del servizio.
-vanno modulati in base alla classe e devono essere completi in 5° primaria.
NUCLEI TEMATICI
-rappresentano un utile riferimento per individuare eventuali aggregazioni di contenuti o di
processi di apprendimento
-si trovano gli obiettivi di apprendimento
-alla base della definizione dei livelli vi sono 4 dimensioni. Caratterizzanti il processo di
apprendimento:
1. autonomia
2. tipologia della situazione: nota o non nota
3. risorse
4. continuità
rappresentano i criteri utili per la descrizione dell’apprendimento e per la formulazione del
giudizio descrittivo. L'alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e
continuo
Dimensioni dell’apprendimento
-L’autonomia dell’alunno nel mostrare la manifestazione di apprendimento descritto in uno
specifico obiettivo.
-L’attività dell’alunno si considera completamente autonoma quando non è riscontrabile alcxun
intervento diretto del docente.
-La tipologia della situazione, nota o non nota, entro la quale l'alunno mostra di aver raggiunto
l'obiettivo.
Una situazione, attività o compito nota può essere quella che è già stata presentata dal docente
come esempio ho riproposta più volte in forme simili per lo svolgimento di esercizio compiti di tipo
esecutivo.
Al contrario, una situazione non nota si presenta all'allievo come nuova, introdotta per la prima
volta in quella forma e senza specifiche indicazioni rispetto al tipo di procedure da seguire
Il compito autentico è una situazione non nota.
-le risorse mobilitate per portare a termine il compito:
l'alunno usa risorse appositamente predisposte dal docente per accompagnare il processo di
apprendimento o reperite spontaneamente dall'alunno sia in contesti formali che informali
-la continuità nella manifestazione dell'apprendimento:
vi è continuità quando un apprendimento emesso in atto più volte ho tutte le volte in cui è
necessario oppure atteso.
In alternativa virgola non vi è continuità quando l'apprendimento si manifesta solo
sporadicamente o mai
Dalla combinazione delle dimensioni si determina la descrizione dei 4 livelli:
AVANZATO: l'alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una
varietà di risorse fornite dal docente o reperite altrove, in modo autonomo e con continuità
IMNTERMEDIO: l'alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e
continuo, risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite
altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo
BASE: l'alunno porta a termine compiti solo in situazioni note utilizzando le risorse fornite dal
docente, sia in modo autonomo ma discontinuo sia in modo non autonomo ma con continuità
IN VIA DI PRIMA ACQUISIZIONE: l'alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e
unicamente con il supporto del docente di risorse fornite appositamente da lui
-Ogni istituzione scolastica nell'esercizio della propria autonomia, può individuare altre
dimensioni, le cosiddette dimensioni aggiuntive, da riportare al documento di valutazione prima
ancora nel ptof
Strumenti
-Vi sono una pluralità di strumenti, differenziati in relazione agli obiettivi e alle situazioni di
apprendimento che consentono di acquisire per ciascun obiettivo disciplinare, una varietà di
informazioni funzionali alla formulazione del giudizio in modo articolato e contestualizzato
-devono essere tali da consentire la rilevazione sistematica delle manifestazioni di apprendimento.
-nella scelta degli strumenti valutativi è opportuno considerare la pertinenza e la rilevanza di
ciascuno di loro in relazione agli obiettivi oggetto di valutazione.
-gli strumenti che possono essere utilizzati in base al loro diverso grado di strutturazione,
assumono pari valore al fine dell'elaborazione del giudizio descrittivo (ad esempio i colloqui
individuali, l'osservazione, l'analisi delle argomentazioni scritte, le prove di verifica)
Documento di valutazione
-attesta i risultati del percorso formativo di ciascun alunno attraverso la descrizione dettagliata dei
comportamenti e delle manifestazioni dell'apprendimento rilevati in modo continuativo.
-anche nella forma grafica, si possono utilizzare modelli e soluzioni differenti, che devono
comunque contenere:
la disciplina
gli obiettivi di apprendimento anche per nuclei tematici
il livello
il giudizio descrittivo: rispetta il percorso di ciascun alunno e permette di valorizzare i suoi
apprendimenti, evidenziandone i punti di forza e quelli sui quali intervenire per ottenere un
ulteriore potenziamento o sviluppo e garantire l'acquisizione degli apprendimenti necessari
agli sviluppi successivi
-Le linee guidano danno 3 modalità di documenti di valutazione:
MODELLO TABELLARE A/1
Prima con il voto si dava un giudizio complessivo mentre ora il bambino può avere livelli
diversi. All’interno di una stessa disciplina si possono utilizzare tutti e 4 i livelli.
Il giudizio descrittivo non è una somma.
MODELLO TABELLARE A/2
Vengono spiegati i significati dei livelli
MODELLO TABELLARE A/3
E’ il migliore per il ministero e viene formulato direttamente dal docente
Si analizzano gli obiettivi e si esplicitano, di descrive l’apprendimento del bambino.
CAPITOLO 9
Art. 2 Finalità
La valutazione degli apprendimenti delle alunne e degli alunni della scuola primaria, nell’ambito
delle finalità indicate nell’articolo 1, comma 1 del decreto valutazione, concorre, insieme alla
valutazione dell’intero processo formativo, alla maturazione progressiva dei traguardi di
competenza definiti dalle Indicazioni Nazionali ed è coerente con gli obiettivi di apprendimento
declinati nel curricolo di istituto.
Ogni singola istituzione scolastica prende gli obiettivi delle indicazioni nazionali e li declina per le
singole classi: quello diventa curricolo d’istituto
2) La valutazione in itinere, in coerenza con i criteri e le modalità di valutazione definiti nel Piano
triennale dell’Offerta formativa, resta espressa nelle forme che il docente ritiene opportune e che
restituiscano all’alunno, in modo pienamente comprensibile, il livello di padronanza dei
contenuti verificati.
4) I giudizi descrittivi, di cui al comma 1, sono riferiti agli obiettivi oggetto di valutazione definiti
nel curricolo d’istituto, e sono riportati nel documento di valutazione.
5) Nel curricolo di istituto sono individuati, per ciascun anno di corso e per ogni disciplina, gli
obiettivi di apprendimento oggetto di valutazione periodica e finale. Gli obiettivi sono riferiti alle
Indicazioni Nazionali, con particolare attenzione agli obiettivi disciplinari e ai traguardi di sviluppo
delle competenze.
LE LINEE GUIDA: la formulazione dei giudizi descrittivi nella valutazione periodica e finale della
scuola primaria
La valutazione ha una funzione formativa fondamentale:
● è parte integrante della professionalità del docente, poiché le informazioni rilevate sono
utilizzate anche per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi concreti degli alunni e ai loro stili
di apprendimento, modificando le attività in funzione di ciò che è stato osservato e a partire da ciò
che può essere valorizzato. Personalizzare l’insegnamento è impossibile però si possono usare
modalità di insegnamento più efficaci. Bisogna utilizzare metodologie attive per coinvolgere il
bambino, attraverso attività laboratoriali, peer tutoring..
● si configura come strumento insostituibile di costruzione delle strategie didattiche e del
processo di insegnamento e apprendimento
● è in continuità con il D.Lgs 62/2017 in cui è sottolineato come la valutazione abbia a “oggetto il
processo formativo e i risultati di apprendimento”, assegnando ad essa una valenza formativa ed
educativa che concorre al miglioramento degli apprendimenti. La valutazione, inoltre “documenta
lo sviluppo dell'identità personale e promuove l'autovalutazione di ciascuno in relazione alle
acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze”
● La prospettiva della valutazione per l’apprendimento è presente nel testo delle Indicazioni
Nazionali, ove si afferma che la valutazione come processo regolativo, non giunge alla fine di un
percorso, “precede, accompagna, segue” ogni processo curricolare e deve consentire di
valorizzare i progressi negli apprendimenti degli allievi.
La valutazione in itinere
Necessita di una serie variegata di strumenti di osservazione e di documentazione.
Gli strumenti di valutazione servono sia ai:
● docenti per regolare i processi di insegnamento- apprendimento;
● studenti per prendere consapevolezza su cosa e come potenziare il proprio apprendimento.
Tipologie di prove:
Colloqui individuali
Analisi delle interazioni verbali e delle argomentazioni scritte, dei prodotti e dei compiti
pratici complessi
Prove di verifica
Esercizi o compiti esecutivi
Risoluzione dei problemi
Elaborati scritti
Compiti autentici
Compiti di realtà
La valutazione non è sempre oggettiva soprattutto nell’interrogazione.
C’è sempre una parte soggettiva che dipende dal valutatore
C’è sempre una parte oggettiva: ha risposto a quelle domande (evidenze)
C’è anche una certa inter-soggettività (nell’autovalutazione)
Con l’autovalutazione il docente capisce le posizioni dell’alunno.
Secondo Castoldi, la valutazione formativa deve attivare in modalità simultanea le tre dimensioni .
Il rigore della valutazione consiste proprio nella considerazione e nel confronto incrociato tra le
diverse prospettive, in modo da riconoscere analogie e differenze, conferme e scarti tra i dati e le
informazioni raccolte (Castoldi, 2021). La ricomposizione delle tre dimensioni restituisce una
visione olistica del processo di apprendimento.
Per elaborare un giudizio descrittivo è necessario l’utilizzo di una pluralità̀ di strumenti osservativi
e valutativi, differenziati in relazione agli obiettivi e alle situazioni di apprendimento.
il giudizio descrittivo non è riconducibile alla somma totale degli esiti delle singole prove ma
un’accurata rilevazione di informazioni sui processi cognitivi in un’ottica di progressione e di
continua modificabilità̀ delle manifestazioni dell’apprendimento.
Il giudizio sarà elaborato con un linguaggio semplice, chiaro e comprensibile in cui sarà descritto
ciò che l’alunno sa fare, anche se aiutato, in una determinata situazione e in un preciso momento.
La valutazione in itinere tra criticità e punti di forza
Secondo il d.lgs. 62/2017 e O.M. 172/2020 la valutazione in itinere è effettuata dai docenti
nell’esercizio della propria autonomia professionale purché restituiscano il livello di padronanza
di quanto si vuole verificare.
La valutazione in itinere è un processo in cui una situazione osservata viene messa a confronto
con una situazione attesa.
La situazione attesa è costituita dagli obiettivi di apprendimento (uguali per tutti i bambini), la
situazione osservata è costituita dagli obiettivi di apprendimento raggiunti da ogni singolo alunno
(diversa per ciascun alunno).
Il registro elettronico si è presentato come uno strumento che ostacola e limita la sua funzionalità
in base alle nuove esigenze. Le evidenze sono registrate su diari di bordo, tabelle, griglie ma sul
registro elettronico si continuano ad usare voti, percentuali, punteggi e giudizi sintetici.
Il docente per poter dare un “giudizio di valore” dovrebbe osservare i bambini mentre lavorano
individualmente e in gruppo, analizzare i loro prodotti, le discussioni in classe, le argomentazioni e
le possibili soluzioni di problemi semplici e/o complessi.
I feedback è il mezzo con cui il docente informa l’alunno del proprio percorso di apprendimento e
gli fornisce suggerimenti individualizzati a raggiungere la meta didattica. L’errore gioca un ruolo
importante perché rende visibile l’apprendimento e mette il docente nelle condizioni di orientare
ogni studente secondo precisi e singolari percorsi.
Ci sono molti modi per fornire feedback:
● si può puntare sulle motivazioni e sull’impegno, spronando gli allievi con processi
affettivi;
● indicare per riorganizzare il proprio lavoro;
● confermare le scelte efficaci degli studenti;
● fornire indicazioni e informazioni supplementari;
CAPITOLO 10
LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE, AMBIENTI E STRUMENTI ONLINE
AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
Si tratta di una configurazione spazio-temporale di un luogo fisico o virtuale, intenzionalmente
attrezzato per rispondere alle esigenze formative, attraverso strategie pedagogiche e dispositivi
didattici mirati a promuovere, sostenere, direzionare e sviluppare processi di apprendimento.
Le tecnologie sono ormai presenti negli ambienti di vita quotidiana e per questo risulta
essenziale approfondire meglio il loro ruolo nei processi di insegnamento/apprendimento, con il
fine di apportare un senso di INNOVAZIONE nei sistemi educativi.
tutti gli strumenti digitali hanno delle potenzialità.
La presenza delle tecnologie nei contesti scolastici sollecita un cambiamento significativo e
continuo del SETTING DIDATTICO.
Il focus della progettazione educativa deve essere incentrato sulla qualità e la ricchezza degli
ambienti di apprendimento, considerando le potenzialità dei media.
Gli ambienti di apprendimento si focalizzano:
- Sullo studente
- Sulla conoscenza
- Sulla valutazione formativa
- Sulla comunità
Progettare un ambiente di apprendimento centrato sullo studente induce i docenti a porre la
massima attenzione sulle ABILITA’, sulle ATTITUDINI e sulle CONOSCENZ PREGRESSE dei discenti.
C’è uno SHIFT da alunno come vaso da riempire (modello passivo) ad apprendimento come
costruzione di conoscenze (modello attivo)
Le tecnologie sono validi strumenti in grado di porre gli alunni di fronte a innumerevoli situazioni
a loro vicine, con il fine di apprendere contenuti disciplinari previsti dalla progettazione
curricolare e applicarli ai contesti di vita quotidiana.
Valutazione
Processo attraverso cui si regola e si attribuisce senso all’azione didattica
Richie dell’espressione di un giudizio di valore Cche può essere di giudizio descrittivo o di
un voto
«Consente l’attribuzione e/o il riconoscimento del valore dell’apprendimento entro una
cornice di senso, in funzione di uno scopo di miglioramento, di crescita, di sviluppo della
persona» (Tessaro, 2014).
Negli ultimi anni, la necessità di superare la concezione nozionistica e trasmissiva della
conoscenza ha accompagnato il percorso di affermazione del costrutto di competenza in
ambito educativo e scolastico.
È necessario dunque inquadrare il concetto di competenza analizzando il passaggio dal
costrutto complesso della competenza agli strumenti per la valutazione della stessa: i
compiti autentici e le rubriche valutative.
La competenza è un costrutto multidimensionale che lega simultaneamente le risorse
interne di un soggetto (conoscenza, abilità, capacità, disposizioni personali, attitudini) e le
risorse esterne (contesto, cultura, società̀ e materiali).
-Alla base dei compiti autentici vi è, dunque, la proposta di situazioni problematiche rilevanti e
significative sia ai fini della riduzione della distanza tra “saperi scolastici” e “contesti reali” sia ai
fini dell’apprendimento in situazione.
I compiti autentici si presentano come attività complesse.
Per la loro valutazione è necessario ricorrere a strumenti specifici: le rubriche valutative.
Le competenze si valutano con i compiti autentici che a loro volta vengono valutati ed interpretati
con le rubriche valutative
LE RUBRICHE VALUTATIVE
-Le rubriche valutative accompagnano il processo di valutazione delle competenze ponendosi
come strumento in grado di individuare i criteri di valutazione della prestazione e i diversi livelli di
manifestazione della competenza nell’ambito di compiti autentici.
-Le rubriche valutative permettono di cogliere e comprendere la competenza sottostante le
prestazioni messe in atto dallo studente, attraverso la delineazione di profili progressivi di
competenza e quindi di orientare l’azione didattica e la valutazione stessa.
-Nello specifico, «la rubrica di valutazione è una tabella a doppia entrata che permette di valutare
un prodotto, una prestazione o una competenza, a partire dalla declinazione dei criteri valutativi in
livelli di qualità» (Baldassarre, 2015)
-La costruzione e la condivisione della rubrica con gli studenti e dunque l’esplicitazione dei criteri
che guideranno la valutazione del compito assegnato e proposto, è di estrema utilità per gli
studenti, in quanto aiuta a regolare il proprio apprendimento. Gli studenti, infatti, possono:
essere coinvolti direttamente nella costruzione delle rubriche valutative;
autovalutare la propria prestazione attraverso delle rubriche valutative;
orientare la propria prestazione nello svolgimento di un compito autentico se conoscono la
rubrica in anticipo.
• Rubriche analitiche: si basano sulla declinazione e analisi della prestazione, del prodotto o della
competenza nei suoi tratti fondamentali. Le rubriche analitiche indagano i livelli di qualità di una
prestazione sulla base di un insieme specifico di criteri.
Inoltre, è possibile distinguere le rubriche valutative anche sulla base della specificità dei livelli di
qualità della prestazione che con-tengono, per cui si individuano rubriche generiche o specifiche
con macro-livelli e micro-livelli.
Le dimensioni:
sono il riferimento per giudicare la prestazione dello studente
sono gli aspetti/elementi costitutivi della prestazione che si sta analizzando, nonché della
competenza che si vuole rilevare nella prestazione dello studente
I livelli di prestazione
Sono le gradazioni di qualità della prestazione.
Sono basati su una scala ordinale, espressa in aggettivi o numeri: ai numeri più alti
corrispondono le esecuzioni migliori.
Generalmente i livelli di prestazione attesi sono espressi in termini comportamentali.
Ogni rubrica può prevedere dai 3 ai 5 livelli.
In linea con il modello di certificazione ministeriale, i livelli che generalmente si ritrovano nelle
rubriche sono:
- Livello iniziale/1
- Livello base/2
- Livello intermedio/3
- Livello avanzato/4
• Non ci sono livelli negativi.
• Precisano il grado di raggiungimento dei criteri considerati sulla base di una scala ordinale.
Le ancore
Esempi e modelli di prestazione che specificano ulteriormente i criteri e gli indicatori
Rispondono alla domanda: in rapporto all’indicatore qual è un esempio concreto di
prestazione?
Fasi di costruzione
1) Individuare le dimensioni da indagare/rilevare nell’esercizio della prestazione;
2) Declinare le dimensioni in indicatori e criteri;
3) Esplicitare i differenti livelli di prestazione.
Prediligere formulazioni positive, che evidenzino ciò che l’alunno sa fare.
Nella costruzione delle rubriche valutative bisogna tener conto di alcuni parametri per
l’individuazione dei livelli di padronanza. Questi parametri riguardano:
-aspetti esterni: familiarità e complessità del compito
-aspetti interni: processi e atteggiamenti del soggetto nel rapportarsi al compito.
I riferimenti italiani
A queste competenze trasversali si legano le:
• Competenze chiave di cittadinanza di cui al DM n. 139/2007;
• Competenze disciplinari:
- Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione;
- Assi culturali (D.M. 139/2007).
Imparare ad imparare
Progettare
Comunicare
Collaborare e partecipare
Agire in modo autonomo e responsabile
Risolvere problemi
Individuare collegamenti e relazioni
Acquisire ed interpretare l’informazione
Nell’ultimo decennio sia il processo valutativo che quello inclusivo “sono stati
attraversati da un cambiamento paradigmatico che ne ha rivoluzionato i presupposti
e le pratiche, il primo con un nuovo sguardo verso la disabilità e, più in generale,
verso le differenze, l'altro muovendo verso un'ottica formativa e orientata
all'apprendimento”
INCLUSIONE
- “processo di ricerca finalizzato a realizzare l’eguaglianza formale e sostanziale nei
processi formativi, attraverso la condivisione/diffusione di valori e principi di fondo, la
riorganizzazione dei contesti scolastici, l’utilizzo di metodologie e strumenti didattici
rilevatisi efficaci”
-l’obiettivo è mirare al benessere dell’individuo, alla condivisione dei valori ed ascoltare
tutte le voci.
-il contesto scolastico fa la differenza: un contesto scolastico che include è fondamentale.
-la didattica è un mezzo che mi aiuta a far comprendere ai bambini che ognuno
contribuisce nella creazione di un qualcosa.
La collaborazione è fondamentale perché è il gruppo che arriva insieme ad un esito finale.
-Mentre nei paesi stranieri ci sono ancora oggi classi speciali, l’italia è il paese pioniere
dell’inclusione.
1977- nascita della figura dell’insegnante di sostegno che si prende carico della formazione
dell’alunno e contitolare perché controlla anche l’intera classe
-L’inclusione di qualche soggetto (non disabile ma bes) è un’idea da eliminare. Lo sforzo
della scuola è quello di superare l’idea in cui si crede che l’inclusione riguarda una piccola
categoria a favore di un pensiero in cui si pensa al processo inclusivo come un bisogno
collettivo. Ognuno ha il proprio modo di apprendere, ognuno è portatore di differenze e
l’insegnante odierno è inclusivo.
VALUTAZIONE
-è un giudizio di valore, emesso sulla distanza rilevata tra una situazione auspicata e una
effettivamente riscontrata e finalizzato all’assunzione di decisioni volte alla riduzione di tale
scienza
-giudizio di valore: non giudica e sancisce la distanza tra ciò che il docente si è proposto di fare e
ciò che in realtà il discente fa.
-la valutazione garantisce dei feedback
- è un atto di insegnamento e non un processo finale.
- siamo passati dalla valutazione intesa come un polo negativo, costituito da nozioni di
repressione, selezione, sanzione e controllo ì, fino ad arrivare ad una valutazione come un polo
positivo costituito dalle nozioni di progresso, cambiamento, adattamento, miglioramento e
valorizzazione.
La valutazione solidale permette di orientarsi, di riflettere sempre sulle proprie azioni didattiche.
Il docente fornisce dei feedback e ciò permette al docente di autoregolarsi e conoscersi.
Dare il giusto feedback, chiaro e tempestivo, permette allo studente di conoscere e autoregolarsi,
di conoscere il proprio stile cognitivo e di apprendimento.
Feedback e autovalutazione
Un feedback con più interlocutori: il docente, l’alunno, il gruppo classe. Diversità di strumenti e di
occasioni per far crescere l’autovalutazione. Risorse preziose per il giudizio descrittivo:
● Autovalutazione del prodotto
● Autovalutazione del processo: senso attribuito dall’alunno al proprio lavoro, intenzioni che
hanno guidato nell’attività, stati affettivi
● Centralità della narrazione del percorso cognitivo compiuto. Funzione riflessiva e metacognitiva
PERSONALIZZARE LA VALUTAZIONE
Per gli alunni con disabilità la valutazione necessita di una ridefinizione del setting d’aula.
Si inserisce, in questa direzione, lo strumento della personalizzazione che rappresenta “una
strategia didattica volta a valorizzare le predisposizioni dei singoli, fino alle eccellenze, senza
prevedere obiettivi da raggiungere: ciascuno raggiunge il “proprio” obiettivo personale, in base
alle proprie potenzialità. Compito del docente in questo caso è cercare le potenzialità di ciascuno,
le aree di eccellenza, e strutturare attività personalizzate affinché ciascuno raggiunga il massimo
obiettivo possibile dettato dalle proprie caratterisiche” (O.M. 172/2020, p. 7).
IL DIARIO DI BORDO
E’ uno strumento “a basso grado di strutturazione”, che reca in sé un valore collettivo poiché trova
il suo significato più profondo se compilato e gestito da tutta la classe al fine di tenere traccia del
percorso scolastico vissuto.
E’ questa la portata innovativa dello strumento che, compilato anche dagli studenti più fragili,
permette loro di rendere individuare facilmente i “punti di contatto” con il lavoro della classe e di
direzionare l’attenzione sull’intersoggettività della relazione, valorizzando i processi formativi.
L’AUTOBIOGRAFIA COGNITIVA
Assume un valore più intrinseco ed individuale.
E’ la rielaborazione personale, informale e libera, orale o scritta, del percorso di apprendimento
vissuto, in cui lo studente può far emergere i seguenti elementi:
- “i momenti salienti del percorso di apprendimento: temi affrontati, testi o materiali, ecc.;
- le esperienze ritenute più significative: incontri, ricerche, discussioni, attività laboratoriali, ecc.;
- il proprio vissuto emotivo, affettivo, intellettivo e relazionale nel corso dell’esperienza;
- autovalutazioni: i propri guadagni apprenditivi, la propria reattività, gli scarti o le conferme
rispetto alle aspettative, impressioni generali, ecc.”
IL PORTFOLIO
Il Portfolio (rappresenta “una raccolta significativa del lavoro dello studente che racconta la storia
del suo impegno, del suo progresso o del suo rendimento. Deve includere la partecipazione dello
studente alla selezione del contenuto del portfolio, i criteri per la selezione stessa, i criteri per
giudicare il valore dei contenuti e la prova dell’autoriflessione dello studente”
CAPITOLO 16
DALLE BUONE PRASSI ALLA ROAD MAP DELLA VALUTAZIONE NELLA SCUOLA PRIMARIA
Valutazione
OGGI: domina la scena scolastica, orienta la ricerca scientifica, governa tutti i campi del
sociale, dall’amministrazione alla politica, all’economia.
È sinonimo di prova, rigore, trasparenza e democrazia.
VALUTAZIONE E RELAZIONE
Attraverso la recente esperienza dell’istruzione a distanza è aumentata la consapevolezza
della natura relazionale è contestualizzata dell’agire formativo e dell’agire comunicativo-
didattico: si é chiaramente manifestato il ruolo cruciale di una progettazione didattico-
educativa che si confronta con un contesto di emergenza connotato da un rinovato
paradigma della presenza e della distanza.
VALUTAZIONE FORMATIVA
Nella scuola della pandemia ha trovato spazio una rinnovata attenzione per l’importanza
della valutazione formativa.
Nonostante la resistenza al cambiamento, che sembra diffusa nella maggior parte degli
insegnanti, la portata sperimentale della didattica a distanza ha investito e qualificato
anche le pratiche valutative e ha generato una riflessione sulla valutazione, come
valutazione formativa e autentica.
Ripensare la valutazione
Diffondere una cultura della valutazione esprime l'esigenza di un ripensamento della
valutazione in un'ottica verticale dalla primaria alla secondaria di secondo grado, e oltre
nell'istruzione superiore) in modo da contrastare gli effetti di interventi estemporanei a
favore della diffusione di una valutazione per l'apprendimento che possa diventare una
pratica pedagogica, considerando i processi (insegnamento, apprendimento e valutazione)
come integrati
Valutazione formante
Oltre la valutazione sommativa, intesa come verifica dei traguardi raggiunti, oltre la
valutazione formativa, intesa come verifica dell'apprendimento in itinere, una nuova, e più
interessante, prospettiva è rappresentata dall'assessment as learning, la valutazione
"formante", cioè la valutazione che supera la separazione tra momento didattico e
momento valutativo e si connota come strumento di attivazione cognitiva
Fare 17 e 10