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LAB METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE 2

La progettazione – Inquadramento 1

• La progettazione socio-educativa, nel lavoro sociale, è un passaggio inevitabile nel lavoro


quotidiano e nella vita organizzativa.
• Non coinvolge solamente gli operatori a diretto contatto con l’utenza, ma vede come protagonisti
(con influenze dirette e indirette sulle azioni degli operatori) per esempio sia le unità organizzative
della struttura o le istituzioni in cui si lavora, sia le unità tecniche e politiche dei soggetti che in
qualche modo assumono il ruolo di committenti.
• Come passaggio obbligato, che “fanno tutti”, la progettazione assume delle valenze molto diverse
a seconda di come venga concepita, affrontata e realizzata, singolarmente, in equipe,
nell’organizzazione.
1° tappa IDEAZIONE
2°tappa ATTIVAZIONE
3° tappa PROGETTAZIONE
4°tappa REALIZZAZIONE
5°tappa VERIFICA
Fasi di un Progetto

 IDEAZIONE: una (o più persone) hanno un’idea, ipotizzano di fare o proporre qualcosa
 ATTIVAZIONE: sulla base dell’ipotesi si verificano le risorse disponibili, si
chiarisce/definisce ruoli, si identifica il problema, si definiscono le strategie intervento, si
analizza la domanda committenza, si negozia il consenso (allargato o meno) sull’idea (fase
potenzialmente parallela)
 PROGETTAZIONE: elaborazione del progetto cartaceo, con l’identificazione e la
programmazione delle diverse fasi dell’intervento
 REALIZZAZIONE: con l’avvio delle prime attività si verificano le prime ipotesi, attuando
intervento e ritarature necessarie per sostenere il progetto; si sviluppano anche processi di
valutazione e monitoraggio in itinere (valutazione in itinere in tutte le fasi)
 VERIFICA: conclusiva ed eventuale riformulazione del progetto

Diversi approcci alla progettazione che si definiscono in base alla seguente questione chiave: ‘Il
progetto è un prodotto compiuto o uno strumento per sviluppare un processo’?
• sinottico-razionale
• concertativo / partecipato • euristico
 APPROCCIO SINOTTICO RELAZIONALE
L’ipotesi di fondo è che sia possibile individuare nessi di causalità lineare per le
problematiche sociali e di conseguenza programmare e prevedere il cambiamento sociale. I
suoi assunti sono perciò:
• è possibile circoscrivere i fattori causali alla base di disturbi e devianze individuali e
sociali
• è possibile realizzare progetti che modifichino tali fattori e così prevenire effetti
indesiderati
• è possibile modificare i comportamenti e gli atteggiamenti delle persone in funzione di
disegni predeterminati
Normalmente, per il problem-solving, in questo modello, ci si riferisce ad un progettista
solitario e si dà una rappresentazione individualista del processo di progettazione.
Questo modello considera come cruciale ai fini della riuscita dell’intervento la tappa della
progettazione. La centratura è sul prodotto da realizzare, inteso come risultato previsto a
priori.
In tale approccio, il progetto viene costruito a partire da una comprensione “a priori” dei
bisogni, o comunque estranea e lontana dai soggetti “portatori del problema”, e il processo
di progettazione rimane una competenza specifica dell’esperto

APPROCCIO COOPERATIVO O PARTECIPATIVO


Rispetto al precedente modello, questo approccio ne critica l’assenza della dimensione
processuale. Al suo interno c’è comunque una varietà di impostazioni teoriche, ma il primo
assunto condiviso è che la conoscenza non si basa sulla corrispondenza con la realtà esterna,
ma sempre sulle “costruzioni” di un osservatore.

 L’interazione tra i diversi attori impegnati in un progetto caratterizza tutte le tappe, da


quella di attivazione in cui si costruiscono ipotesi condivise di spiegazione e interpretazione
dei fenomeni a quella vera e propria della progettazione, in cui si individuano insieme alcuni
obiettivi dell’intervento, a quella della valutazione, in cui si verificano, secondo i punti di
vista dei diversi soggetti, i risultati.

 Si parte da un’ipotesi di cambiamento di una data realtà che è confrontata, negoziata,


concertata con i destinatari.
 Si dà perciò maggiore rilevanza alla tappa dell’attivazione. Tra le tappe, dall’attivazione in
poi, c’è un’influenza reciproca.

La stesura del progetto si situa in una dimensione “concertativa”.


Alla base di questo approccio c’è la convinzione che:

 i “problemi” sociali non sono caratterizzati da una causalità lineare

 esistono sempre più letture dei bisogni e più ipotesi interpretative

 il ruolo dei servizi e degli operatori non è quello di distribuire ricette e soluzioni ma di
aiutare ad “aiutarsi”, quello di promuovere empowerment a livello di individui e di
comunità

le persone hanno grandi potenzialità e sono in grado di auto organizzarsi, di attivare risorse e di
impegnarsi in azioni e progetti delle/dei quali sentano l’utilità ed il significato
• In questo approccio (da “eurisko” = ricerco) si rinuncia a conseguire degli obiettivi predeterminati
a monte dagli operatori-progettisti.
• Esiste un fine, un’individuazione di strategie, uno specifico contesto e poi esiste un processo
condiviso di ricerca partecipata attraverso cui si definiranno, con i soggetti, “destinatari”, obiettivi
specifici, interventi e ipotesi trasformative più mirate.
• Mentre nell’approccio “concertativo” si realizza una progettazione flessibile in cui si definiscono
alcuni obiettivi e altri rimangono “aperti”, questo approccio non individua proprio obiettivi specifici
a priori.
Si pone al centro dell’attenzione i “processi”, i modi con cui si realizzano le cose, al come e cioè ai
reali risultati di un intervento sociale.
L’approccio Euristico pone al centro del processo di intervento nel sociale la tappa dell’attivazione;
la progettazione di uno specifico intervento è inteso come prodotto di un percorso e non come luogo
di partenza. Successivamente a questa tappa di attivazione possiamo vedere che possono svilupparsi
molteplici sotto- progetti.
Si utilizzano metodologie partecipative
La prima tappa dei progetti in questo approccio di solito consiste in un’analisi condivisa del
contesto, delle risorse e dei dati relativi al disagio adolescenziale.
La tappa seguente riguarda l’individuazione di ulteriori soggetti ed istituzioni da coinvolgere
affinché la comunità si faccia realmente carico dei bisogni dei soggetti e l’avvio di un processo di
coinvolgimento a partire da riflessioni e confronti sulle diverse “letture” del disagio presenti nei
servizi pubblici e del privato sociale.
Solo in seguito, di solito, si realizzano scelte operative, protocolli di intesa tra istituzioni e si
avviano specifici progetti di intervento.
È quindi rilevante la fase di analisi del problema, del contesto, della comunità e la presenza di
ricerche basate sulla metodologia della ricerca-azione.
Orientamento al problema e progettazione
• “La progettazione è un processo di indagine e di strutturazione collettiva che avviene mediante
transazioni e conversazioni tra più attori in interazione (...)
• progettisti diversi (possono dare) soluzioni diverse allo stesso problema (...) [senza che] si trovino
d’accordo su quale sia il problema (...)
• una dimensione fondamentale e costitutiva dei processi di progettazione [è] costituita dal conflitto,
dalla disputa e dalla divergenza tra strategie e soluzioni diverse.”
• Sono fondamentali quindi i processi collaborativi di gruppo (l’orientamento al problema, la
decisione collettiva, ecc.) che definiscono problemi, obiettivi, mandati, strategie, ecc.
• Il processo di progettazione è sempre la risultante di una serie di interazioni tra i diversi attori
impegnati in tale processo
Come estensione dei fattori che influenzano la decisione di un gruppo, si possono vedere i diversi
livelli che possono influenzare la progettazione (e quindi l’equipe):

L’equipe di fronte al campo di forze


• La progettazione sociale è quel processo che porta l’equipe di lavoro prima ad avvicinarsi al
contesto di intervento in termini analitici (emersione, definizione e
• analisi dei dati di contesto), per passare successivamente ad una fase maggiormente operativa che,
oltre ad essere operativa nella realizzazione degli obiettivi e delle azioni decisi, può anche
connotarsi come azione operativa di ricerca per riuscire a definire maggiormente obiettivi e azioni
da implementare (ricerca- azione)
Il lavoro di analisi del contesto di intervento, nell’approccio del lavoro sociale legato alla ricerca-
azione, passa per un’analisi del contesto come campo di forze (Lewin) dove:
• è presente un sistema di attori/soggetti
• ogni singolo attore/soggetto ha dei bisogni, ovvero degli stati di tensione in relazione al contesto
(spazio di vita e ambiente psicologico) e legati alle relazioni in cui è inserito
• ogni singolo attore/soggetto vive dei problemi, ovvero degli ostacoli al soddisfacimento dei
bisogni
Per mettere in luce il campo di forze serve entrare, insieme, in contatto con un complesso di
interrogativi, che ricoprono tre aspetti fra loro interconnessi:
I SOGGETTI:
Quali sono i soggetti (persone, gruppi, ruoli, parti della comunità, ecc.) coinvolti nel processo di
cambiamento? chi promuove tale processo? chi lo attiva? chi lo gestisce?
I PROCESSI:
quale rapporto esiste fra le parti della comunità e fra la comunità e le istituzioni? Su quali basi si
determina questo rapporto? quali sono i confini di potere fra i partner?
I CONTENUTI:
verso quali contenuti è diretto il cambiamento (strutturali, sociali, economici, relazionali, ecc.)?
Quali bisogni tende a soddisfare? Quali valori propone?
Nel campo di forze dove agiscono bisogni e problemi percepiti e vissuti dai diversi attori, agiscono
quindi delle forze che progettualmente possono connotarsi come:
•generative •conservative •regressive
Prima dell’intervento bisogni e problemi sono legati al singolo p.d.v. dell’attore/soggetto che lo
definisce.
Nel lavoro sociale in una prospettiva di Ricerca-Azione chi progetta deve indagare sulle condizioni
tra i soggetti, cioè quelle condizioni che caratterizzano la relazione, ovvero il contesto dove si vive
la tensione tra bisogni e problemi.
La fase analitica che la Metaprogettazione promuove ha la finalità di ricostruire la mappa degli
attori e la valenza di quello che può succedere / di chi può agire nel campo di forze in cui si
interviene.
È una ricostruzione che facilita l’emersione e la scelta di finalità e strategie pedagogico-educative
utili per il nostro progetto

La progettazione si realizza percorrendo dei «modelli» (impliciti ed espliciti)


Questi «modelli» parlano del nostro approccio al lavoro sociale, della visione che abbiamo:
• del nostro ruolo (educatori, equipe, organizzazioni...)
• del modello di intervento • del contesto di intervento:
• dei problemi • delle persone

La metaprogettazione ci aiuta a vivere con consapevolezza questi passaggi, questi processi...


Nel lavoro sociale in una prospettiva di Ricerca-Azione chi progetta deve indagare sulle condizioni
tra i soggetti, cioè quelle condizioni che caratterizzano la relazione, ovvero il contesto dove si vive
la tensione tra bisogni e problemi.
La fase analitica che la Metaprogettazione promuove ha la finalità di ricostruire la mappa degli
attori e la valenza di quello che può succedere / di chi può agire nel campo di forze in cui si
interviene. pedagogeducative utili per il nostro progetto

Metaprogettazione
• “L’attività di metaprogettazione è elemento indispensabile per una collocazione consapevole
[degli educatori] e dell’équipe nella costruzione dei ponti possibili fra la situazione presente e le sue
prospettive evolutive” (branca- colombo)
“Le domande di meta-progettazione sono quelle che, prima di avviare la progettazione vera e
propria, devono aiutare a considerare i possibili scenari in cui gli attori si troveranno ad agire, e a
immaginare le possibili conseguenze dei diversi modi di agire/intervenire nella situazione” (villa)
La fase di metaprogettazione
La metaprogettazione è l'attività progettuale di natura teorica (analitica) avente per obiettivo
l’elaborazione collettiva dell'indirizzo strategico.
É una fase che si colloca nel passaggio tra la raccolta dei dati e la loro analisi, e la fase di
formalizzazione e sintesi del progetto operativo.
- L’elaborazione collettiva rimanda ad una precisa modalità di lavoro dell’equipe: l’azione dialogica
che promuove la pluralità sinergica di prospettive, idee e azioni.
L’elaborazione collettiva, intesa come l’esercizio di rendere generativa la pluralità nel processo di
progettazione sociale, allena l’equipe e i suoi operatori a interagire, relazionarsi con i soggetti e con
il contesto di intervento.
Un relazionarsi dialogico, in un’ottica di ricerca-azione, capace di affrontare le possibili/probabili
difficoltà previste e impreviste connesse alla complessità dei contesti.
- “L’attività di metaprogettazione è elemento indispensabile per una collocazione consapevole
[degli educatori] e dell’équipe nella costruzione dei ponti possibili fra la situazione presente e le sue
prospettive evolutive”
 Noi come equipe scegliamo per il nostro progetto - tra varie prospettive di intervento - una strada
specifica, quello specifico scenario di azione, avendone immaginate le possibili conseguenze del
nostro agire.
Scegliamo di promuovere le condizioni, che in quello specifico scenario di intervento, mi
permettono uno sviluppo ottimale del progetto.
Normalmente i passaggi sono:
• libera emersione delle domande metaprogettazione
• individuazione delle domande generative
• aggregazione delle domande simili per focus/contenuti • risposta alle domande
• Nelle possibili risposte alle domande si disegnano scenari di intervento diversificati e su questi
possono aggiungersi altre domande che vanno ad approfondire, per progressiva inferenza, lo
scenario di intervento.
• Sugli scenari di intervento che possono emergere va fatta una valutazione, che può coinvolgere in
fasi successive l’equipe di progettazione e gli altri soggetti che hanno un ruolo nella definizione del
mandato.
• Valutare gli scenari significa analizzare quali possono essere i più generativi, quelli che
potrebbero garantire una maggiore apertura, futuribilità, ...
• La valutazione è fatta utilizzando dei criteri che ci possono parlare della fattibilità, dell’efficacia,
dell’efficienza, della distanza/vicinanza culturale dell’intervento rispetto a soggetto-contesto.

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