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MERLO
CAP. 1
1.1.Politica, pianificazione e programmazione:
la programmazione nasce da una visione politica che indica orientamenti e obbiettivi, dimensionandola
come atto conseguentemente tecnico. Dal punto di visto teorico è un principio che rimanda al principio di
separazione tra sfera politica e gestionale e tra attività di indirizzo e controllo e attività di gestione.
Utilizzeremo in modo intuitivo il termine di politica, per intendere coloro che detengono il potere e la
responsabilità delle decisioni sulle politiche pubbliche e il particolare sulla redistribuzione delle risorse
materiali e immateriali.
In questo senso la programmazione è uno degli strumenti di una politica pubblica intesa come “un costrutto
socio istituzionale complesso e deliberato”. Le definizioni di politica pubblica per Howlett e Ramesh sono
varie e contrastanti, ma possiamo evidenziarne alcuni elementi. Innanzitutto l’attore decisivo del policy
making è il governo, ciò significa che le decisioni imprenditoriali private o decisioni prese da organizzazioni
di beneficienza, gruppi di interesse, individui non sono politiche pubbliche quando parliamo di politiche
pubbliche, parliamo delle azioni dei governi.
Il termine governo deve essere interpretato nella sua accezione più ampia, comprendendo le molteplici
articolazioni dello stato nelle diverse competenze e nei vari poteri loro attribuiti. Per gli autori anche
l’operato dei tecnici non può essere considerato politica pubblica “ la soluzione proposta dai professionisti
non costituisce di per sé una linea di politica pubblica; politica pubblica è l provvedimento preso dagli
organi di governo. Secondo gli autori, difficilmente il governo affronta il problema con una singola
decisione, di solito ne servono molteplici. Ne deriva una definizione delle politiche pubbliche come
comportamento del governo finalizzato a uno scopo, e messa in campo dei mezzi per raggiungerlo. Nella
distinzione weberiana tra scopo e mezzo, quando parliamo dei mezzi per raggiungere l’obbiettivo di una
politica pubblica e del grado di efficacia con cui riescono a raggiungerlo, possiamo individuare una fase e un
campo separati che vanno a costituire la programmazione pubblica, distinguendola dalla fase della
decisione (politica).
Anche nei processi di decision making si possono distinguere due momenti e attori: chi forma le decisioni e
che prende le decisioni.
Solo in astratto la programmazione è un atto separato dalle decisioni: è un momento in cui i due momenti
si rincorrono e si autoalimentano soprattutto nella fase di conoscenza delle diverse opzioni relative al
fenomeno che si vuole affrontare.
Si tratta di responsabilità cui corrisponde un potere tutt’altro che differente e che derivano non solo dalle
enormi abilità e competenze, ma anche dalla loro persistenza nel tempo, che avvantaggia gli stessi
funzionari della burocrazia rispetto all’esecutivo eletto.
In questo rapporto tra tecnica e politica si possono individuare due fattori discriminanti: la competenza,
cioè la conoscenza analitica del fenomeno, e la forza dell’indirizzo politico.
Nel campo della programmazione sociale vi è il caso della sanità, in cui la distinzione è difficile a causa
dell’attuale natura delle ASL, che be rende confusa la potestà programmatoria: da un lato non sono
istituzioni politiche legittimate a scelte che si riflettono sulla vita dei cittadini, dall’altra hanno autonomia.
Nell’uso quotidiano del termine programmazione e pianificazione, vengono usati nel senso di prevedere
qualcosa e preparare un intervento. Si tratta di un’attività naturale dell’uomo che si estende dal personale
al collettivo. Queste sono attività che affondano le loro radici nell’urbanistica. Il termine stesso di
pianificazione indica l’attività processuale, di tipo concettuale e empirico che si conclude con la redazione di
un piano contenente indicazioni a carattere tecnico-amministrativo. Nel tempo, il termine pianificazione ha
trovato applicazione in altri settori, assumendo significati diversi in relazione al suo contenuto. Si avrà una
pianificazione economica se l’oggetto è costituito da problemi riguardanti la produzione di beni e servizi; la
pianificazione è un meccanismo di ideazione, collaborazione, attuazione e verifica degli interventi
espressione della discrezionalità amministrativa.
dal loro canto Gomez e Requena parlando del sociale, indicano come la programmazione presupponga una
visione generale che superi il contingente nonchè un potere di orientamento. Funzioni che nella società
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sono tipiche dello stato: la programmazione pubblica presenta caratteristiche di centralizzazione e
asimmetria, contrapponendosi alle forme di autoregolazione tipiche del mercato.
Politiche, funzioni dello stato, centralizzazione, asimmetria e autoregolamentazione del mercato sono temi
che impattano tutta la tematica della programmazione. La programmazione è lo strumento operativo di una
politica tramite cui certi soggetti cercano di influenzare la dinamica di un sistema, orientandolo verso
obbiettivi prefissati e l’utilizzo di strumenti adeguati.
Il favore per il termine “programmazione” è da attribuire alla connotazione ideologica del termine di
pianificazione sociale, soprattutto se riferito all’attività degli ex paesi dell’Unione Sovietica.
Per questo il termine è stato associato all’immagine di una società centralizzata, altamente burocratizzata.
A livello terminologico si può distinguere tra pianificazione intesa come processo strutturato su tempi
lunghi, in cui vengono n definite le relazioni con l’ambiente esterno e le politiche generali di intervento, con
obbiettivi ed effetti in periodi brevi, esponendo le modalità da seguire e gli strumenti da utilizzare.
Coraglia e Garena, parlando dei servizi sociali e sanitari, associano al termine programmazione un
significato di sequenze di decisioni in base alle capacità di rilevare i bisogni ed evidenziarne le priorità, di
fissare gli obbiettivi e individuarne le alternative. Tegno evidenzia come tra piano, programma e progetto,
in una catena che si muove dal macro al micro, obbiettivi e soluzioni non sono altro che i fini e i mezzi delle
diverse attività previste dal processo. La pianificazione inizia specificando parti complesse per scomporle in
frazioni più semplici e dettagliate. A livello europeo il sistema di programmazione si è progressivamente
modificato e affinato nel tempo, mantenendo sostanzialmente il medesimo sistema concettuale e
terminologico:
- Piano di sviluppo: l'analisi della situazione tenuto conto degli obiettivi e delle esigenze per
prioritarie connesse al conseguimento di tali obiettivi nonché la strategia e la priorità di azione
previste, i loro obiettivi specifici e le relative risorse finanziarie indicate;
- Programmazione: il processo di organizzazione, decisione e finanziamento effettuato per fasi
successive e volto ad attuare l'azione dei membri al fine di conseguire gli obiettivi; Programma
operativo: fissa una strategia di sviluppo con una serie coerente di assi prioritari articolati, dal
realizzare con misure pluriennali;
- Asse prioritario: ciascuna delle priorità strategiche contenute in un programma operativo
comprendente un gruppo di operazioni connesse tra loro cui si accompagnano le corrispondenti
risorse finanziarie, nonché una serie di obiettivi specifici misurabili;
- Misura: lo strumento tramite il quale un asse prioritario trovato azione su un arco di tempo
pluriennale e che consente il finanziamento delle operazioni;
- Operazione: ogni progetto o azione realizzato dai beneficiari finali degli interventi che consente il
conseguimento degli scopi dell’asse prioritario a cui si riferisce.
1.2 progettazione:
Appare difficile in astratto distinguere la progettazione della programmazione, cioè definire quando si parla
di un progetto complesso, magari articolato in diverse sotto azioni, o di una strategia generale: è il
“paradosso del sorite”. In generale, un progetto viene visto come un’entità autonoma che parte da una
precisa e delimitata esigenza di cambiamento, introduzione di novità viene realizzazione o sperimentazione
di nuove opportunità o servizi. Nel nostro campo un progetto può essere uno strumento di una strategia
che ha caratteristiche di generalità e complessità di cambiamento, coinvolge un numero spesso molto
articolato di attori e può comprendere anche molti altri elementi. Nel rapporto con la programmazione,
Bruni sottolinea come “un progetto è definito dal contribuire e dal realizzare una finalità, da un obiettivo
concreto e misurabile, si suddivide a sua volta in fasi e tempi, si esplicita in un complesso di attori, risorse
azioni. La progettazione traduce il percorso delineato nella programmazione sociale in una serie di obiettivi
concreti che consentono di soddisfare le finalità della pianificazione sociale. Archibugi invece, sottolinea la
dimensione temporale per cui un programma ha una dimensione prolungata e tende a protrarsi nel tempo
e un progetto ha dimensione più ristretta e una chiara definizione del suo inizio e della sua fine. La storia
della progettazione in campo sociale ha oramai un'ampissima letteratura e documentazione che spazia
degli aspetti più generali fino ad arrivare a specifici manuali. Sono materiali e strumenti di grandissimo
interesse anche per la programmazione in quanto rimandano a schemi logici operativi ormai ben
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consolidati ma che difficilmente possono essere utilizzati direttamente, anche solo perché l'ordine di
grandezza dei temi e dei problemi tipici della programmazione li rende inadeguati e ne palesano il loro
necessario pragmatico schematismo.
1.3 Regolazione:
Si può parlare di regolazione quando si ha una restrizione intenzionale della scelta nell’attività di un
soggetto operata da un'entità esterna che in campo pubblico diventa la guida con mezzi amministrativi di
un'attività privata nell’interesse pubblico in campo economico, lo stato regolamenta l'attività delle imprese
nel tentativo di proteggere i lavoratori, i consumatori e l'ambiente, assicurare un ordinato funzionamento
dei mercati, mentre in campo sociale disciplina, innanzitutto, sia i comportamenti degli individui che quelli
delle istituzioni e delle imprese, soprattutto attraverso lo strumento legislativo, realizzando due sotto
funzioni: orientare il loro comportamento nella direzione desiderata, risponde ai fallimenti del mercato. Il
termine può avere anche un significato più ristretto: quello di definire regole per modificare o disciplinare i
specifici fatti o fenomeni in base a determinate esigenze. In quest’ottica si possono richiamare alcuni
elementi caratteristici della regolazione pubblica indicata da La Spina in campo economico: un soggetto
pubblico dotato di potere coercitivo; L'intento di modificare il contesto d'azione e in definitiva il
comportamento di altri soggetti; La definizione ufficiale di certi valori, beni, vengono interessi, posizioni
come meritevoli di tutela. La regolazione pubblica è un'attività che si attua attraverso l'emanazione di
norme che sono una delle più potenti leve della programmazione. Nel nostro campo gli ambiti in cui si
esplicitano le forme di regolazione si riferiscono essenzialmente da una parte ai singoli individui e dall'altra
al sistema economico: i comportamenti individuali; Alcune forme di produzioni particolari di particolari
beni, attività e servizi; La tutela della qualità di prodotti dei sistemi produttivi nonché la disponibilità e il
prezzo di beni servizi socialmente meritevoli.
Per la Spina esiste una vasta gamma di opzioni regolative. Possiamo immaginare un continuum che va dalle
azioni meno intrusive, meno modificative della condotta dei privati, man mano fino alle opzioni più
invadenti, vincolanti e restrittive, nonché opzioni basate sulla volontarietà che mirano a tenere la condotta
desiderata senza predisporre alcun tipo di sanzione o dei servizi sociali e opzioni di incentivo in campo di
regolazione pubblica attraverso l'erogazione di un beneficio per indurre il soggetto a modificare la propria
condotta. A questo proposito vale la pena riprendere l'attenzione che gli autori pongono sui rischi della
iper-regolazione quando la produzione normativa pubblica diviene quantitativamente eccessiva,
suggerendo che ne venga fatta una valutazione ex ante ex post per scegliere l'opzione meno onerosa per i
destinatari. Questa annotazione sui pericoli della iper-regolazione si pone all'incrocio tra le competenze
politiche e quelle tecniche: mentre le prime definisco e indicano le motivazioni di un intervento regolativo
in un determinato campo, le seconde devono trovare le soluzioni affinché queste questo avvenga nella
maniera più efficiente ed efficace possibile. Buona parte delle critiche alla burocrazia nascono proprio dalle
forme di iper-conformismo dei tecnici nelle loro responsabilità e concreta applicazione delle norme. Si
utilizza l'espressione regolazione programmatoria quando il potere pubblico intende regolare l'azione di
soggetti esterni al fine di collegarla con la propria per perseguire obiettivi di rilevanza collettiva. Cioè
avviene quando vi è una mutua convenienza a cooperare tra poteri pubblici privati o un'assunzione di
finalità pubbliche da parte del privato.
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Il “modello relazionale” pone l'accento sulla costruzione di sistemi di osservazione, diagnosi e
orientamento degli interventi in sintonia con il terzo settore e non presuppone né la separatezza né
fusione fra le sfere del sociale e fra i sistemi e attori, ma il loro essere in una relazione tra conoscenza e
intervento. Anche la programmazione per progetti può costituire il momento fondante di un processo
di programmazione, non solo quando questi siano formulate sulla base di un piano di priorità
chiaramente esplicitati, ma anche quando i progetti siano valutati non come iniziativa e se stanti, ma
per il loro contributo che possono garantire al perseguimento degli obiettivi formulati, e quando le
priorità del piano rappresentino realmente i criteri di scelta fra progetti concorrenti. Altri studiosi
individuano anche una modalità di programmazione “per prove ed errori” in cui, reagendo a
stimolazioni occasionali, la definizione degli obiettivi non è separata e le alternative sono valutate sulla
base del consenso espresso dell’attore principale, scegliendo quella che raccoglie il maggior consenso,
indipendentemente da ogni giudizio sulla sua adeguatezza ad affrontare il problema. Troviamo infine la
“pianificazione strategica” definita da Siza come la prospettiva più innovativa e più ricco di sviluppo.
Nel manuale per la “pianificazione strategica per lo sviluppo dei territori” del dipartimento della
funzione pubblica sono indicati gli elementi caratterizzanti una forte leadership della politica locale
connessa ad altrettanta autorevolezza delle amministrazioni. In questo caso il ruolo dell’ente pubblico
non è più quello tradizionale di costruttore del piano, ma anche quello di promotore e facilitatore e
valutatore della compatibilità e solo di parziale realizzatore, da cui deriva che anche le risorse su cui si
fonda il piano sono la risultante della convergenza di quelle del bilancio delle amministrazioni con
quelle private. La programmazione intesa in modo dinamico è caratterizzato da tre tipi di incertezze: le
informazioni disponibili, la definizione degli obiettivi e la necessità di coordinamento degli attori.
Siza indica alcune specificità della programmazione strategica: l'osservazione e la raccolta dei dati non
costituiscono il fondamento su cui impostare la pianificazione, in quanto la conoscenza si produce nel
corso dell'azione, l'analisi si sviluppa in un processo continuo di confronto con le risorse conoscitive,
non sono solo quelle classiche disciplinari; È un processo di apprendimento sociale in cui i pianificatori
formulano obiettivi come punti di partenza, mentre le scelte sono individuate e sostenute in base a
valutazioni non solo teoriche e non solo tecniche; In sede di attuazione l'attenzione è rivolta agli
ostacoli che si frappongono alla realizzazione in quanto la pianificazione è un processo di adattamento
all'ambiente; Lo scostamento dagli obiettivi prefissati non indica necessariamente un fallimento; Le
verifiche sono continue e non solo semplicemente tecniche, ma riguardano il complesso degli obiettivi
e dei consensi che ricevano. Anche la struttura classica del ciclo della programmazione risulta messo in
discussione, mentre il carattere interattivo dell’approccio incrementale di natura riflessiva, prevede
azioni di valutazione periodica in cui si ridefiniscono contesti e priorità di intervento assumendo una
logica di ricerca di significato.
7.1. Le norme:
Le norme sono prescrizioni in cui ogni città traduce i valori nei quali si riconosce, con la finalità di far
confrontare a tali valori la condotta dei propri membri. in ambito di programmazione pubblica il
sistema delle norme è elemento di fondamentale importanza ai fini di una modificazione della
situazione che si intende affrontare sia sul piano dell’organizzazione comprensiva della scelta, sia dei
comportamenti individuali. Le norme possono e prescrivere, regolare, agevolare, facilitare, indirizzare e
sanzionare. Per loro natura le norme hanno una doppia valenza: da una parte tendono a regolare il
sistema sociale in quelle situazioni che vengono ritenute importanti e in questo senso registrano e
definiscono in maniera cogente i comportamenti che si ritengono giusti e corretti sanzionandone il
contrario; dall'altra parte possono avere la funzione di stimolare il sistema sociale in nuove direzioni e
tendono a innescare comportamenti nuovi e differenti. Nel nostro campo possono sia vivere
autonomamente diventando loro stesse un programma, oppure possono essere delle leve di un
programma complesso e articolare atto al fine di rendere cogenti alcuni comportamenti.
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cui valore in termini di impegni e trasferimenti di finanziari può essere anche piuttosto oneroso pur se non
valutato e contabilizzato. I sistemi informativi, definiti anche a livello normativo.
La durata di un programma è principalmente connessa agli obiettivi che si propone e alla sua
dimensione finanziaria. Ad esempio, la programmazione europea per le politiche di coesione e sviluppo
ha un ciclo della durata di 7 anni, muovendo nell’ultima tornata 348 miliardi di euro, mentre in Italia si
assiste ad una tendenza a costruire programmi che hanno dimensioni economiche sicuramente
inferiori, della durata di tre anni. Quando si tratta di politiche di lungo respiro, si assiste alloro
traduzione operativa in cicli di programmi successivi. In ogni caso esistono modalità concettualmente e
operativamente differenti per organizzare la programmazione. quando si parla di un ciclo ad esempio di
tre anni, si aprono due approcci differenti:
sequenziale: partendo da una determinata data, il ciclo si sviluppa per i tre anni seguenti, al termine dei
quali può ripartire un nuovo ciclo;
sovrapposto: ogni anno si programma per i tre anni successivi.
Le motivazioni di una scelta di ciclo sovrapposto può nascere dalla constatazione che il fenomeno che si
vuole affrontare nel corso di tre anni potrebbe aver subito trasformazioni tali da rendere inefficace il
programma messo appunto all'inizio del ciclo. I due approcci appena descritti portano a due modelli
operativi differenti.
10.2.7. le risorse:
Ogni programma ha una storia a sé che anche su questo piano, dalla chiarezza delle risorse disponibili
già nella fase iniziale come nel caso di stanziamenti ad hoc su cui costruire un programma operativo, a
indicazioni generiche sulle possibilità di reperire finanziamenti proprio sulla base del programma che ci
si appresta a studiare. Il tema è di importanza basilare poiché sempre senza alcuna indicazione, almeno
sull’ordine di grandezza delle cifre disponibili, appare piuttosto difficile attivare qualsiasi processo. Il
rapporto bidirezionale tra tecnica e politica risulta in ogni caso fondamentale nel trovare un punto di
equilibrio tra i desiderata e le reali possibilità operative. In caso di mancanza di chiarezza in questa fase
di maturazione dell'idea è possibile pensare di lavorare su alcuni scenari generici sulla base dei quali
provare a ricercare adesioni e risorse per possibili realizzazioni. Nella fase di pre-programmazione
potranno essere indicati ulteriori elementi a seconda del livello di definizione che decisione politico
avrà adottato, sui temi già esposti sia sulle possibili integrazioni con altri programmi in atto o in
elaborazione, su che cosa ci si aspetta esso contenga, sulle possibili articolazioni eccetera. Ogni
ulteriore livello di definizione nella fase di pre-programma restringer l’operato del tecnico e gli
permette di focalizzare meglio la sua situazione. Tutti questi aspetti dovrebbero essere contenuti in una
documentazione o in atti con valore vincolante che possano diventare la road map indicata all'esterno e
consegnata ai tecnici per il loro lavoro di input.
10.3. input:
è la fase tipicamente tecnica distruttore delle decisioni sul tema in oggetto. Si tratta di fornire tutti gli
elementi che si ritengono necessari affinché le decisioni possano essere prese al meglio della
conoscenza sull'argomento definito nella fase di pre-programma. È un esempio tipico dei fenomeni
organizzativi che viene definito come “supporto alla decisione”.
10.3.4. osservazione:
In un sistema razionale si postula sia possibile osservare la realtà in tutti i suoi aspetti connessi al
problema in oggetto per poi ipotizzare scenari diversi di intervento con possibili diversi obiettivi del
programma. Ma se assumiamo che l'osservazione sia un'operazione fortemente opinabile in parte
rispetto agli strumenti che si intendono utilizzare e sicuramente rispetto a che cosa si vuole osservare, i
due passaggi tendono a contaminarsi reciprocamente. Dal punto di vista del cosa osservare,
riprendendo l'idea che cogliere gli oggetti sociali nella loro interezza, nella loro essenza o nel loro senso
ultimo è del tutto chimerica.
Il primo elemento è costituito dei bisogni della domanda. ;olto si è discusso e approfondito in merito
alla tematica dei bisogni degli individui, dei gruppi della popolazione, ma appare importante richiamare
solamente alcuni elementi che da un lato suggeriscono cautela nell’affrontare l'argomento, mentre
dall'altro indichino alcune direzioni per l'osservazione.
Per Neve, che sviluppa una revisione critica sul tema, innanzitutto la stessa definizione di bisogno
dipende dalle diverse visioni della società, rendendo impossibile una definizione univoca, nonché da
diverse letture mediante una forma di “diaframma” costituito da modelli culturali di comportamento,
dalle norme e valori. A questi elementi si aggiunge che i bisogni non sempre sono chiaramente espressi
o anche percepiti; Che alcuni sono in qualche modo reali oggettivi, mentre altri sono specificatamente
soggettivi, a volte prevalentemente indotti o deviati dall'offerta dei servizi. A partire da questi elementi
di cautela l'attenzione dell'osservazione dovrà essere indirizzata alla ricerca delle differenze presenti
nell’ambito di riferimento in termini sia di bisogno, di benessere, sia di disagio. Nello specifico campo di
bisogno e dell'offerta di servizi sociali, Martini suggerisce che il fabbisogno sociale esprime
In forma sintetica la domanda di servizi sociali che emerge dalla società, distinguendo tra “fabbisogno
attuale”, come quantità e qualità di servizi sociali necessari al momento, e “fabbisogno futuro”, come
frutto di protezioni derivanti dalle previsioni demografiche, dall’analisi dell’utenza e dall’ipotesi di
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sviluppo economico territoriale. L'autore suggerisce anche una prima lista di ambiti di osservazione. Su
altri temi e problemi dovranno essere le expertise e la conoscenza dei diversi attori a provare a
costruire una lista di osservazione.
Un secondo elemento è quello delle risorse del contesto. Aspetto peculiare è quello delle risorse di
capitale sociale e umano presenti nell'ambito territoriale. Strumento oltremodo utile è quello
dell'analisi SWOT. A ciò si aggiungono le risorse strumentali e finanziarie pubbliche. Sul piano
finanziario si possono perseguire strade del tipo “bilancio consolidato del territorio”, inteso come la
rilevazione di tutte le risorse finanziarie che insistono su un determinato territorio finalizzata al tema in
questione, che possono fornire indicazioni sia su quanto realmente viene investito, sia sulle priorità
reali che i diversi attori perseguono nello stesso ambito territoriale. Particolare attenzione deve essere
prestata alle possibilità di finanziamento che è possibile attivare sulla tematica attraverso la
partecipazione a bandi di progettazione sul tema e magari attivando nuovi canali del privato nella logica
della responsabilità sociale delle imprese. Tutt'altro che indifferente è la definizione del luogo
dell'osservazione, inteso come livello di ambito territoriale. Affinché l'osservazione possa portare al
momento decisionale le informazioni utili, occorre che questa sia effettuata dallo stesso livello locale.
Un ultimo elemento è costituito dagli strumenti di lettura e di sintesi. L'osservazione orientata
all'intervento è un processo complesso e articolato che può produrre una quantità anche notevole di
informazioni più o meno standardizzate su molteplici versanti, per cui è indispensabile utilizzare metodi
e strumenti per la riduzione della complessità affinché il decisore politico possa trovare sul suo tavolo
solo le informazioni utili alla decisione. Nel caso di programmazioni generaliste, cioè che si occupano
complessivamente dello sviluppo di un territorio in contrapposizione con altre che si occupa di uno
specifico tema, si può fare riferimento ad alcuni strumenti sufficientemente standardizzati che possono
essere utilizzati per avere una traccia di lavoro nella costruzione di un profilo della situazione esistente.
10.6. approvazione:
Al termine della costruzione del programma, questo sarà sottoposti ad approvazione affinché diventi
documento cogente da realizzare secondo gli impegni assunti. Nei modelli incrementali pluri attori si
assisterà a un’articolazione delle modalità di approvazioni per ogni gruppo di attori, ciascuno secondo
le proprie regole interne, ma tutto l'iter dovrà terminare con un atto che risponde al principio di
responsabilità. Per i programmi di carattere strategico e di ampio respiro, inizia una prima fase di
accountability attraverso forme di comunicazione all'esterno. È una questione di pubblicità nel senso
più profondo del termine di “rendere pubblico”, a “rendere noto”.
CAP. 11
- La isocrone:
Sono definite isocrono le linee che uniscono tutti i punti raggiungibili nello stesso periodo di tempo.
Le mappe isocrone sono pertanto delle specie di territori deformati. Adottando il metodo delle
isocrone il tempo di percorso può essere calcolato con l'utilizzo dei mezzi sia privati sia pubblici. Il
primo caso che si attaglia il calcolo dello spostamento sia di chi deve partire dal baricentro per
fornire un servizio sia del cittadino che converge, è un calcolo netto, mentre nel secondo caso
occorre introdurre l’ulteriore variabile degli orari e della frequenza dei mezzi disponibili. Secondo
questo approccio il bacino può essere pertanto raffigurato secondo:
Isodistanze: stessa distanza dal baricentro;
Isocrone: stesso tempo di percorrenza per raggiungere il baricentro;
Isopopolazione: numerosità della popolazione presente all'interno di isodistanze o isocrone.
Nel caso ideale di una rete di viabilità e trasporti distribuita uniformemente sul territorio e di
uguale capacità di flusso, il bacino sarà formato da cerchi concentrici.