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PEDAGOGIA GENERALE

RIASSUNTO LIBRO “La progettazione educativa, il lavoro sociale nei contesti


educativi” – Brandani e Tomisich
LA PROGETTAZIONE: ASPETTI TEORICI
CHE COSA SIGNIFICA PROGETTARE
La progettazione è un tema centrale per le professioni sociosanitarie. Progettare, richiama nella sua radice
etimologica il latino pro, davanti, e iacere, gettare, ed esprime il gettare avanti. Richiede una attività di
selezione tra le possibilità e impone ai soggetti di considerare le proprie potenzialità per valorizzare quelle
capacità in grado di trasformare la realtà. Ma senza desiderio non c’è progetto. Per favorire un reale
cambiamento, l’educatore nel progettare attiverà pensieri rivolti al futuro, che comprendono la dimensione
del sognare: “ciascuno cresce solo se sognato” (parole di Danilo Dolci).
Progettare si articola in tre momenti distinti:
1) Momento presente: di ideazione qui e ora che avviene grazie al bagaglio conoscitivo ed esperenziale
acquisito nel passato dal soggetto coinvolto nel progettare. Nel progettare si utilizzano le esperienze
accumulate nei contesti di vita e lavorativi, senza tuttavia seguirle pedissequamente, riattualizzando il
passando e costruendo attivamente la storia.
2) Momento futuro: nel quale l’attività viene avviata
3) Momento passato: relativo al vissuto da cui scaturisce quell’ideazione particolare.
PERCHÉ È INDISPENSABILE PROGETTARE: LA PROGETTAZIONE COME STRUMENTO PER VIVERE NELLA
COMPLESSITÀ
La progettazione è lo strumento, a disposizione delle persone sia a livello personale che professionale, per
vivere la complessità che caratterizza la vita attuale. La globalizzazione che caratterizza l’epoca
contemporanea, unita alla messa in gioco del proprio vissuto, della propria storia con le sue specificità,
hanno portato l’EP a ripensare il proprio ruolo, la propria posizione professionale in relazione sia agli utenti-
clienti del servizio che al contesto culturale e sociale in cui si agisce, evidenziando quanto siano importanti
nell’agire educativo, non solo le dotazione tecniche, ma soprattutto le risorse emotive e relazionali
intrinseche al lavoro stesso. La capacità relazionale, strumento per addentrarsi nella complessità, attiva le
comunicazioni in varie direzioni, negozia i conflitti, tiene conto delle specificità delle singole persone.
Le problematiche, come delle derive, dell’agire educativo sono:
1) Iperspecializzazione degli interventi
2) Non considerazione dinamiche interazioni-retroazioni
3) Non attenzione attività multidimensionali
4) Non considerazione problemi essenziali
È fondamentale non solo acquisire informazioni, ma anche contestualizzarle, collegarle e orientarle.
L’educazione dovrà permettere l’acquisizione di una nuova cittadinanza; il paradigma della complessità
come orizzonte di lavoro e pensiero ha alcune conseguenze:
1) L’agire e il pensare permettono il cambiamento della capacità di vita
2) Vedersi sempre in cammino perché la crescita è per tutti
3) Vedere la complessità come lo sfondo
4) Vedere il vertice relazionale come indicatore dell’esperienza e come indice della qualità lavorativa
L’EP deve, quindi, essere sempre pronto a ripensare al suo ruolo in base all’utenza. La progettazione è
importante non solo per il cosa fare, ma anche per il come.
Morin indica tre vie per vivere bene:
1) Sforzarsi a pensare bene
2) Strategia
3) Scommessa
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IL PROGETTO: UNA RISPOSTA AL PROBLEMA
L’intervento educativo deve tener conto della specificità e unicità dell’utente, costruendo dei “vestiti su
misura” adeguati ai bisogni e alle domande di ciascuno e permettendo a tutti di trovare una propria misura.
Di fronte ad una persona che esprime disagio esistono due modalità di intervento:
1) Risposta al bisogno: l’attività è più orientata sul fare piuttosto che al far fare, riattivando le potenzialità
dell’utente stesso; più finalizzato alla sostituzione che alla promozione; tipico dei servizi sociosanitari in
cui le prestazioni sono ben delineate e poco flessibili; il modello di relazione è lineare, dove l’educatore
è portatore di un sapere rivolto all’utente destinatario dell’intervento; l’educatore prende in carico la
domanda/bisogno di colui che lo ha espresso e lavora per la persona, fornendo una risposta attraverso
una prestazione; l’intervento è solo per la persona e non con.
2) Risposta al problema: Vi è il riconoscimento delle cause che generano la domanda; l’EP prende in carico
non il bisogno espresso ma la globalità della persona che lo ha espresso, lavorando con l’utente e
accompagnandolo nel suo percorso di cambiamento; l’intervento è più finalizzato alla promozione della
crescita dell’utente stesso; il rapporto tra educatore ed utente è circolare complesso, in quanto
entrambi sono attori del cambiamento.
Il progetto non è una mera descrizione delle azioni previste, ma il modo di organizzare un intervento o
servizio e devono essere presenti le seguenti parole chiave:
1) Equità: considerare i diversi punti di vista di ogni persona coinvolta nel progetto;
2) Provvisorietà: indicare un termine del progetto stesso. Interventi di lunga degenza presuppongono il
susseguirsi di più progetti a tempo;
3) Flessibilità: predisposizione a ridiscutere ogni tipo di intervento;
4) Apertura: il progetto deve prefigurare cambiamenti e non mantenimenti dello status quo;
5) Perfettibilità: ogni azione del progettare deve essere migliorata;
6) Concretezza: ogni progetto deve poter essere realizzabile.
IL LUOGO DEL PROGETTARE
Nel progettare concorrono vari professionisti. Nel lavoro d’équipe si deve evitare di arroccarsi in rigide
posizioni, ma superare e non rinunciare ai propri punti di riferimento, per creare un luogo del progettare,
uno spazio condiviso in cui costruire percorsi e linguaggi condivisi. Il luogo del progettare dove la propria
professionalità si arricchisce di nuove competenze. Tale spazio è il luogo:
1) Dell’incontro: non uno spazio virtuale, e nell’incontro vi è la volontà di riconoscere nell’altro (collega) un
compagno di viaggio;
2) Della comunicazione: occorre dotarsi di un linguaggio condiviso;
3) Dell’ideazione: attraverso una riflessione condivisa, produrre pensieri e nuove idee;
4) Delle emozioni: predisporre uno spazio in cui l’operatore sociale può esprimere le proprie emozioni;
5) Della presenza: un luogo dove di parla dell’utente e per l’utente. L’utente sperimenta di essere pensato;
6) Del tempo: l’équipe definisce il giorno di partenza, i tempi per raggiungere le varie soste e la durata
complessiva del progetto:
7) Del sogno: progettare è desiderare di andare oltre la situazione con la quale si confronta;
8) Della memoria: ricordare le varie tappe che hanno portato alla realizzazione di un progetto, quindi
verifica di tutto il percorso della progettazione

COSTRUIRE UN PROGETTO
Tutti i progetti si sviluppano per fasi:
1) Qualificazione
È la fase iniziale, in cui si definiscono gli obiettivi e se analizza la fattibilità.
a) Presentazione del caso in équipe
b) Fase di osservazione dei dati del “qui e ora”

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Ogni operatore sociale dovrebbe porre molta attenzione a questa fase prima di arrivare a definizione
affrettate. Il lavoro di progettazione deve partire dalla lettura dalla realtà senza cadere nell’errore di
confondere la propria osservazione con la realtà. Watzlawick diceva: “l’illusione più pericolosa è che
esista una unica realtà”; esistono molte versioni della realtà. Occorre evitare di:
 Generalizzare: evitare di analizzare gli aspetti più problematici, di per sé più evidenti (separandoli
dal contesto) identificando l’utente con il suo problema;
 Cancellazione: prendere in considerazione solo una minima parte della realtà, concentrandosi
principalmente su alcuni aspetti, rimanendo indifferenti ad altri elementi presenti;
 Deformazione: alterazione della realtà osservata. L’EP deve porre attenzione a quanto dei propri
atteggiamenti mentali ha trasferito nell’osservazione effettuata.
Osservare significa, interpretare, attribuire un senso, saper leggere i dati raccolti per costruire il
percorso operativo condotto e condiviso da tutti gli operatori che si relazionano con l’utente. Il
progetto educativo esplicita il bisogno che spesso può essere poco noto, o perché il soggetto non ha
strumenti per la sua mentalizzazione o perché attinente a parti difficili da verbalizzare.
c) Individuazione della situazione problema:
È caratterizzato dalla raccolta dati, loro disanima, e indagine sulla fattibilità del progetto stesso; se la
situazione problema è di competenza dell’equipe si passa alla definizione degli obiettivi.
d) Definizione degli obiettivi:
Oltre a questi si definiscono gli attori del progetto, i benefici attesi, le caratteristiche dell’azioni da
realizzare. L’obiettivo deve essere semplice, misurabile, raggiungibile, realistico, avere una
definizione temporale. È da individuarsi in funzione dell’organizzazione di appartenenza e dal
contesto: la storia e cultura delle organizzazioni nelle quali si opera definiscono i confini entro cui può
muoversi il progetto; l’azione di progettazione educativa presuppone una capacità di muoversi con
successo nell’organizzazione di appartenenza. Il progetto educativo è un progetto di contesto, cioè
che considera sia l’utente, sia la relazione con gli oggetti, con i luoghi, con le persone del suo
quotidiano; quindi il progetto si rende fattibile contestualizzandosi.
e) Verifica della fattibilità:
Considerare i costi economici, le scelte da fare e le possibili alternative, fattori che necessitano di
approfondimento prima dell’avvio dell’intervento.
2) Definizione della attività da realizzare
Attribuendo a ciascuna di essa la durata, la posizione all’interno del percorso di sviluppo del progetto, le
risorse necessarie per il suo svolgimento e i risultati attesi di ciascuna azione. Questa fase si declina in:
a) Sequenzialità delle attività: individuare la catena di azioni da fare e sviluppare
b) Definizione dei fabbisogni: individuare tempi, risorse economiche e di personale necessario per
l’obiettivo
c) Stima della attività: indicare vincoli e risorse necessarie per il loro svolgimento (impiego orario dei
lavoratori)
d) Schedulazione delle attività: con l’indicazione del calendario.
In questa fase di definiscono e gestiscono anche gli stakeholders, coloro la cui conoscenza e le cui azioni
impattano sui risultati.
3) Realizzazione
Viene attuato quanto previsto nella fase di definizione e, procedendo con le revisioni attraverso
un’attività di controllo di mette a punto quanto indicato nella fase di qualificazione. Durante questa fase:
a) Realizzazione dell’attività
b) Verifica in itinere
c) Rivelazione costante di indizi e segnali
Occorre considerare gli aspetti pedagogici, didattici, logistici ed organizzativi. In questa fase sono
coinvolti plurimi attori come il responsabile organizzativo, l’operatore educativo, il soggetto/persona
inteso come singolo o gruppo implicato nel processo educativo progettato.

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4) Chiusura
Si verifica la coerenza tra gli obiettivi e i risultati. È costituita da:
a) Verifica finale fatta su basi oggettive attraverso l’individuazione e la misurazione di fattori osservabili.
Può essere:
 Preparatoria: fa emergere quegli elementi che possono diventare indicatori di verifica. Quali
elementi mi permettono di osservare un cambiamento nell’utente?
 In itinere: per analizzare le eventuali correzioni da apportare. Le azioni programmata si sono
svolte nei tempi e modi previsti?
 Finale: Gli obiettivi sono stati raggiunti?
b) Chiusura del progetto: in educazione la chiusura non può mai essere data in quanto il processo è
infinito e difficilmente chiudibile; tuttavia è inevitabile.
c) Valutazione: obiettivo di esprimere un giudizio sull’efficacia ed efficienza del servizio.
La supervisione accompagna tutte le fasi del percorso educativo. È uno sguardo da sopra che tiene in
considerazione plurimi livelli dell’intervento con e tra le persone. Riguarda tutti gli attori di tale percorso:
l’educatore e le sue azioni, il contesto organizzativo e istituzionale entro cui si realizza l’intervento, gli
utenti/clienti del servizio, le relazioni tra interno ed esterno ed è svolta da diversi professionisti. Tiene in
considerazione plurimi livelli:
1) Livello amministrativo: considera l’adeguatezza tecnica e metodologica delle azioni progettate; è
realizzata dall’educatore senior
2) Livello di attenzione ai comportamenti degli operatori sociali: è una supervisione di processo svolta da
professionalità diverse ma in grado di tessere un dialogo con chi è esterno all’agire e modulare la
direzione
3) Livello di articolazione e condivisione di senso delle azioni svolte: che richiede una professionalità alta;
esso chiama in causa il mondo interno e i costrutti di soggetti implicati

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