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MODELLO DI INTERVENTO

Robo&Bobo, un approccio
laboratoriale all’umanizzazione
della cura per preadolescenti e
adolescenti.
1. Introduzione

Robo&Bobo è un innovativo percorso didattico-laboratoriale sociale). Il passaggio dal primo al secondo approccio si traduce
ideato da DEAR onlus per trasformare l’esperienza negativa nell’umanizzazione, pratica progettuale che in ambito ospedaliero
dell’ospedalizzazione in un’occasione per avvicinare al mondo del mira imprescindibilmente alla funzionalità, senza però dimenticare la
design e delle nuove tecnologie i ragazzi adolescenti e preadolescenti dimensione sociale che rende l’ospedale un ambiente emotivo, oltre
(11-18 anni) del Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale che di somministrazione di cure.
Regina Margherita di Torino.
In ospedale i maggiori fattori di criticità sono legati all’ambiente,
Robo&Bobo si inserisce in un quadro generale di umanizzazione nuovo, diverso e sconosciuto, al tempo, spesso percepito come
della cura, ossia di un approccio che «vede il paziente non solo dilatato rispetto ai normali ritmi del quotidiano, e alle relazioni, non
come portatore di patologia, ma come persona con esigenze necessariamente legate al solo sistema sociale, ma anche allo spazio
psicoemotive e relazionali oltre che fisiche e funzionali» fisico, che determina regole e funzionamenti differenti.
(Del Nord, Marino e Peretti, 2015).
L’obiettivo dell’umanizzazione è quello di contribuire, su vari livelli,
Nel linguaggio clinico anglosassone esistono due termini, cure e a prendersi cura della persona attraverso soluzioni innovative che
care, che possono essere tradotti rispettivamente come cura e mitighino la condizione di disadattamento che la malattia spesso
prendersi cura. Il primo indica il trattamento medico-scientifico comporta, immaginando l’ambiente ospedaliero come supporto
(approccio biomedicale), il secondo si riferisce all’accudimento protesico al processo di cura e progettandolo con una visione
globale del paziente e delle sue esigenze (approccio bio-psico- multidimensionale del benessere del paziente.

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La pratica dell’umanizzazione include diverse scale progettuali e Gli obiettivi di Robo&Bobo sono allineati con le dimensioni
comporta il coinvolgimento di diverse discipline, chiamate di volta in dell’umanizzazione individuate dagli studiosi sopra citati, come
volta a confrontarsi e mettere in rete i propri saperi. riportato nella tabella seguente.

Robo&Bobo si rifà a quello che Les Todres, Kathleen T. Galvin e Immy


Holloway, studiosi di diversa estrazione specializzati nella ricerca
OBIETTIVI R&B DIMENSIONI UMANIZZAZIONE
qualitativa nel campo della sanità, definiscono il processo inclusivo di
ridefinizione dell’atto di cura che valorizza «ciò che ci rende umani» Soggettivi tempo attivo agency, interiorità

(Todres, Galvin e Holloway, 2009), puntando sia sulla dimensione


sviluppo e competenze significazione, viaggio personale
individuale sia su quella di relazione.
talenti

Per quanto riguarda la dimensione soggettiva, il progetto si propone di


Relazionali relazioni tra pari stare insieme
fornire ai ragazzi strumenti utili ad affrontare i tempi della degenza, e
in particolare: continuità con l’eterno senso del luogo, viaggio personale

— creare occasioni di utilizzo del tempo attivo, per mitigare il senso di


passività spesso sperimentato dai pazienti in ospedale;
— creare competenze e valorizzare talenti, offrendo così ai giovani
pazienti una prospettiva di evoluzione e un orientamento verso il
futuro.

Le attività di Robo&Bobo mirano anche ad attivare la sfera relazionale, sia


dentro sia fuori dell’ospedale. Gli obiettivi da questo punto di vista sono:

— stimolare la relazione tra pari età dentro l’ospedale, creando


momenti di collaborazione e confronto che possano evolvere anche
al di fuori dell’attività didattica-laboratoriale;
— creare una continuità con l’esterno, e in particolare con la scuola, sia
dal punto di vista didattico sia relazionale.

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2. Metodologia Seguendo l’impostazione di Bruno Munari, i laboratori di Robo&Bobo
creano un ambiente per l’apprendimento plurisensoriale, in cui
La metodologia di Robo&Bobo si è evoluta e perfezionata nel tempo, il ragazzo viene stimolato a scegliere autonomamente il proprio
passando attraverso diversi cicli di sperimentazione. La versione percorso formativo ed espressivo. Le attività definiscono percorsi
attuale è il risultato di una serie di perfezionamenti che hanno portato di dialogo educativo tra operatori e pazienti, chiamando in causa le
a consolidare e arricchire l’architettura iniziale. Si tratta quindi di un risorse personali di ogni ragazzo all’interno di quella zona ottimale di
insieme di metodi solido e sperimentato, ma comunque aperto a equilibrio tra potenziale e limiti individuali.
nuove evoluzioni e a nuovi contributi.
Quello che conta nei laboratori è il percorso attraverso il quale si
arriva al risultato, che può a sua volta diventare il punto di partenza
per nuove sperimentazioni. Le attività sono quindi concepite come
2.1 L’ approccio work in progress, che possono essere ripresi individualmente o
nell’incontro successivo.
L’approccio di R&B è intrinsecamente multidisciplinare, e vede la
combinazione di tre principali componenti:
In che modo? Bruno Munari nel suo approccio suggerisce «il fare per capire»,
privilegiando l’azione e la sperimentazione diretta anche di concetti astratti
attraverso i suoi laboratori per lo sviluppo del pensiero progettuale. Questa
sperimentazione è agevolata dalla preparazione di materiali, la facilitazione dei
contesti e la ricerca di strategie operative.
Approccio pedagogico
Nelle proposte di Robo & Bobo questo definisce un dispositivo virtuoso teso a
Il primo, fondamentale contributo è quello pedagogico.
stimolare l’interesse dei ragazzi, proponendo una modalità di apprendimento
Robo&Bobo è un percorso dedicato alla cultura del progetto che ha per «scoperta», chiedendo di trovare risposte a domande implicite o esplicite,
come nucleo il laboratorio. lanciando quindi una sfida interessante, definita secondo argomenti d’interesse.

La scelta della forma del laboratorio riflette un approccio pedagogico Per definire questi percorsi di apprendimento è fondamentale considerare le
di tipo costruttivista, che ha nel fare concreto un momento di conoscenze e i campi d’azione che i ragazzi frequentano, questo permette di
apprendimento privilegiato: nel fare, il bambino/ragazzo si appropria costruire attività né troppo semplici né troppo complesse. Un buon parametro
di competenze tecniche, esplora concetti e si pone nuove domande; per compiere queste scelte è quello individuato dalla studiosa statunitense Susan
in tal modo traduce in azione il suo pensiero e mette in opera dei Harter, secondo cui occorre trovare il giusto livello di «sfida raggiungibile» che
meccanismi che in astratto potrebbero risultare molto più complessi. appassiona ma allo stesso tempo invita a migliorare.
I concetti, invece di essere espressi a parole, emergono dagli elaborati,
e mentre li compone realizza l’idea.

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Nei laboratori di Robo&Bobo difatti viene sospeso ogni elemento di giudizio ma al Human-centered design e etnografia
contempo agevolato un buon processo, si ottiene così un risultato soddisfacente
Il secondo fondante elemento della metodologia di Robo&Bobo è un
sia dal punto di vista estetico che educativo, s’impara progettando.
approccio alla progettazione centrato sulle persone (human-centered
Le proposte coinvolgono quindi i ragazzi nella risoluzione di problemi, nella design), che utilizza la ricerca qualitativa, e in particolare l’etnografia,
misurazione di limiti e valorizzando le interpretazioni personali in dialogo con come strumento essenziale per la definizione dei contenuti e della
professionisti e operatori qualificati. struttura del progetto.

In questo modo si costruisce un percorso di conoscenza che facilita le «intelligenze All’interno di questo approccio, la ricerca qualitativa viene adottata per
multiple» che secondo Howard Gardner (2009) determinano molteplici punti comprendere le dinamiche comportamentali, culturali e sociali che
di accesso alla conoscenza. Questo approccio fa leva sul fatto che gli individui caratterizzano il contesto in cui il progetto si colloca, e per includere
possiedono menti diverse tra loro e padroneggiano materiali e concetti in modi nel processo di progettazione le persone e le comunità che ne fanno
altrettanto singolari. parte (co-progettazione).

Questo dato determina un valore aggiunto ai progetti svolti in co-progettazione DEAR onlus utilizza la ricerca qualitativa sia come strumento di
con i ragazzi ospedalizzati, in quanto valorizza la ricerca personale di ognuno ma indagine iniziale, finalizzato a raccogliere i requisiti necessari a definire
converge in un progetto organico complessivo. Le attività prevedono una modalità le caratteristiche del progetto nel suo complesso, sia per monitorarne
di accesso individuale, per limiti determinati dal contesto ospedaliero e di cura, ma l’andamento e stimolare riflessioni su punti forti, limiti e possibili
la definizione stessa di Progetto prevede un coinvolgimento di tutti i protagonisti, variazioni, sempre in un’ottica di umanizzazione.
quando è possibile agevolando le attività tra pari, mediando attraverso gli operatori
I metodi utilizzati all’interno di Robo&Bobo vanno dalle interviste
e sovrintendendo con una curatela che coinvolge professionisti nell’ambito delle
contestuali agli attori coinvolti (pazienti, famiglie, medici e infermieri)
discipline del design, dell’arte e della cultura.
all’osservazione partecipante, fino ai diari di campo.

Lo human-centered design nasce in opposizione a quelle pratiche di progettazione


che, soprattutto nel campo delle tecnologie digitali, partono dalle funzionalità
e progettano soluzioni senza prendere in considerazione il contesto in cui gli
strumenti o i servizi andranno ad inserirsi. Come dice Don Norman, uno dei padri
fondatori della disciplina, adottare un approccio human-centered significa invece
«considerare tutte le persone coinvolte, tenendo conto della storia, della cultura,
delle credenze e dell’ambiente della comunità» (Norman 2019). Nel corso degli anni,
lo HCD ha sviluppato un insieme di metodi e di pratiche, includendo nel processo
di progettazione l’indagine etnografica.

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L’etnografia è il metodo di indagine e raccolta di dati qualitative propri della ricerca portano alla formazione dell’identità nel contesto della biotecnologia e dei nuovi
di campo. Nasce all’interno della disciplina antropologica, in cui il ricercatore si media attraverso installazioni immersive in cui realtà virtuale e realtà materiale
immerge nelle vite comunitarie, osservando e interagendo con le persone che convergono, rendendo elusivo il confine tra ciò che sta dentro e fuori del corpo del
animano il campo. Al giorno d’oggi, l’etnografia fa parte dei metodi utilizzati dal fruitore.
design ‒ in particolar modo quello dei servizi ‒ proprio perché permette maggior
HanaHana (2017), opera pluripremiata in realtà virtuale dell’artista, si inserisce
avvicinamento e comprensione dei comportamenti degli utenti per o con cui si
con un’edizione dedicata, realizzata appunto con la mediazione curatoriale di Treti
progetta.
Galaxie, nel contesto di Robo&Bobo.

HanaHana–Full Bloom consiste nello sviluppo di una nuova versione dell’opera,


realizzata durante un ciclo di laboratori di Robo&Bobo in cui i ragazzi sono stati
Intervento autoriale (curatela)
coinvolti come assistenti dell’artista.
Il terzo pilastro di Robo&Bobo è l’intervento autoriale. Oltre che alle
Con HanaHana–Full Bloom ci si è mossi su un duplice binario: portare l’esterno
scienze umane, l’approccio fa riferimento alla cultura del design,
all’interno della struttura ospedaliera, coinvolgendo i ragazzi del reparto nella
intesa sia come insieme di strumenti e metodi, sia come pratica
produzione dell’opera, e al contempo portare fuori dall’ospedale il risultato di
autoriale.
questa collaborazione.
Per questo motivo nell’ideazione delle attività di Robo&Bobo sono
La sfida progettuale è stata la collaborazione tra due realtà, DEAR e Treti Galaxie,
state incluse in modo sistematico collaborazioni con designer, artisti
diverse e distinte, con l’obiettivo comune di valorizzare la conoscenza acquisita e
e studi di design, che hanno messo a disposizione competenze,
il contributo creativo dei ragazzi, dando visibilità al lavoro svolto anche all’esterno
pratiche, visioni e, in alcuni casi, le proprie creazioni.
della struttura, attraverso l’esposizione del progetto durante la settimana dell’arte
La collaborazione con designer esterni copre un duplice ruolo. Da un di Torino nel novembre 2018.
lato permette di apportare stimoli sempre nuovi ai laboratori, dall’altro
crea un ponte con il mondo esterno all’ospedale, mettendo i ragazzi
in relazione con realtà e creazioni che esistono anche al di fuori del
mondo circoscritto del laboratorio.

HanaHana–Full Bloom è stato il primo progetto di socially engaged practice


promosso e sviluppato in sinergia tra DEAR onlus e Treti Galaxie, art project
indipendente attivo nell’ambito dell’arte contemporanea.

È stata selezionata l’artista svizzera Mélodie Mousset, interessata al corpo come


veicolo di interazioni fisiche, rituali e storiografiche, che indaga le condizioni che

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Consulenza psico-oncologica — strutturare setting di laboratorio che pongano limiti e regole, per tutelare
il senso delle cose che si fanno, senso che non si dovrebbe esaurire solo nel
Un discorso a parte merita l’approccio psico-oncologico. Sebbene
«passare del tempo divertendosi»;
questo non rientri tra le competenze specifiche di DEAR, nel corso del
progetto è apparsa sempre più evidente l’importanza di un confronto — pensare a setting flessibili che consentano di partecipare in modo diverso e
continuo con questa disciplina. sensato a seconda dello stato fisico del ragazzo: si esce dalla logica insita nella
lotta alla malattia «o tutto o niente», «o vinco o muoio»;
Nella fase esplorativa del progetto, i ricercatori di DEAR sono entrati
in contatto con gli psicologi che operano all’interno dell’ospedale, — avere aspettative sui ragazzi, fare richieste, uscire dalla logica del condannato
raccogliendo indicazioni e requisiti preziosissimi per la progettazione a cui si deve concedere tutto senza chiedere nulla;
dei laboratori. Inoltre, a partire dalle prime fasi di Robo&Bobo, DEAR ha
— proporre contenuti sintonizzati con l’età, per contrastare la regressione allo
instaurato una collaborazione con un team di psicologi specializzati
stadio infantile;
in psico-oncologia, che hanno fornito feedback e indicazioni nella
progettazione di tutti i cicli di attività. — favorire la relazione tra pari età dentro l’ospedale. Per gli adolescenti il gruppo
dei pari è fondamentale, perché la malattia rischia di farli sentire profondamente
La malattia tumorale pone di fronte a un’esperienza fortemente traumatica, diversi dagli amici. Per questo è prezioso creare per loro occasioni in cui poter
costringe a sostare nell’incertezza prognostica, comporta trattamenti intensivi condividere, sentire di appartenere a un gruppo e di poter giocare nella relazione
e aggressivi sul corpo e ripetute ospedalizzazioni, che mettono in sospeso la con un ruolo alla pari;
quotidianità così come la si conosce. Dal punto di vista psicologico questo implica
— favorire l’integrazione del sé malato e del sé sociale, che nel percorso di cura
una serie di ripercussioni profonde e dolorose sullo stato mentale dei ragazzi in età
rischia di rimanere in sospeso;
preadolescenziale e adolescenziale, nonché sulle modalità con cui le persone di
riferimento si mettono in relazione con loro. — sottoporre proposte di lavoro che richiedano espressione attiva e creativa dei
ragazzi, facendo sì che la creatività e l’espressione di sé non siano il fine, ma un
Nell’ottica di umanizzazione delle cure ospedaliere, l’approccio psicologico alla
mezzo per raggiungere gli altri obiettivi elencati.
progettazione si è sviluppato a partire dalla focalizzazione di alcuni effetti della
malattia oncologica in preadolescenti e adolescenti, per poi individuare linee guida
in grado di contenerli. Alla luce di questi effetti della malattia e dei bisogni che ne
emergono, le linee guida individuate per la progettazione delle attività sono:

— focalizzare l’attenzione sull’acquisizione di nuove competenze da parte dei


ragazzi: il processo di esplorazione del mondo e di costruzione di sé insito nella
preadolescenza e nell’adolescenza deve poter continuare;

— prevedere un apprendimento step by step: il futuro continua a costruirsi un


passo alla volta, acquisendo competenze che potranno servire da grandi;

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2.2 Il modello di
intervento
La convergenza di questi
Progetto
elementi e la sperimen-
(Robo&Bobo)
tazione sul campo hanno Modulo
portato a definire una (es. HanaHana)
metodologia replicabile
Laboratorio
nella sua architettura, ma
intrinsecamente mute-
Monitoraggio
vole in quanto alimentata
da contenuti sempre Ricerca Definizione Formazione Risultato
Progettazione Processo Restituzione Divulgazione
nuovi (intervento autoria- sul campo Requisiti e test (WIP)

le) e modalità di applica-


zione strettamente legate
al contesto (approccio
etnografico). Curatela

La rappresentazione del
grafico evidenzia tre livelli Fonti

di progettazione: il livello
macro è quello del pro-
Azioni Materiali
getto Robo&Bobo nel suo
complesso, il secondo
livello (modulo) si riferisce
a un ciclo di laboratori,
mentre il terzo livello è
quello del singolo labo-
ratorio. APPROCCIO CONVERGENZA APPROCCIO INTERVENTO
ETNOGRAFICO MULTIDISCIPLIANRE PSICO-PEDAGOCICO AUTORIALE

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Ricerca sul campo «L’idea di inserire dei laboratori nei quali i ragazzi affrontano l’aspetto della

progettualità e raggiungono degli obiettivi a breve termine può essere d’aiuto e


Il primo passaggio previsto dalla metodologia è un’attività di ricerca
significare molto per loro, a livello simbolico. Le attività di gruppo influiscono molto
finalizzata alla comprensione del contesto e al coinvolgimento
positivamente sull’adolescente e la pianificazione di attività pensate appositamente
degli attori che ne fanno parte. Condurre una ricerca sul campo è
per loro può essere una vera e propria risorsa.»
fondamentale quando si affrontano temi e contesti così delicati:
Prof.ssa Marina Bertolotti, Responsabile Psicologhe, Reparto Oncoematologia
qualunque intervento progettuale non può prescindere da una
Pediatrica.
conoscenza, anche se necessariamente limitata, di meccanismi,
regole, dinamiche sociali ed esperienze individuali che caratterizzano
un luogo complesso come un ambiente di cura.

In questa fase si utilizzano i metodi dell’etnografia applicata alla Definizione requisiti


progettazione, quali interviste a pazienti, personale e stakeholder di
I dati raccolti nella fase di ricerca sono il punto di partenza per identificare
vario tipo, sessioni di osservazione all’interno del reparto e workshop
una serie di requisiti e linee guida che orientino l’attività di progettazione.
con membri della comunità.
Tali requisiti possono essere di varia natura. Si va da vincoli e regole
L’obiettivo è duplice: da un lato ci si propone di raccogliere i dati
comportamentali strettamente legate al contesto, come per esempio quelle
necessari alla costruzione di un’interpretazione del contesto,
igienico-sanitarie, alle esigenze espresse da pazienti e famiglie, fino alle
dall’altro la ricerca preliminare serve a instaurare una relazione di
caratteristiche psicologiche e cognitive dei pazienti target.
collaborazione e un rapporto di fiducia con le persone coinvolte,
ponendo le basi per una partecipazione informata e costruttiva alle La definizione delle linee guida è un’attività che coinvolge tutto il team di
fasi successive del progetto. progetto, in quanto strettamente intrecciata con la progettazione delle
attività. I dati raccolti devono infatti trasformarsi in opportunità e soluzioni da
implementare nelle strutture e nei contenuti delle attività pedagogiche.
«I ragazzi più grandi sono contenti se i genitori non sono presenti durante le ore
In Robo&Bobo questa attività ha dato origine a un formato laboratoriale
di lezione, quindi sarebbe meglio se le attività non ne rendessero necessaria la
con delle caratteristiche ottimizzate per il contesto specifico del Reparto di
presenza. I genitori inoltre hanno spesso bisogno di riprendere fiato e distaccarsi
Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, quali,
un po’: attività che non ne richiedono la presenza consentirebbero loro di riposarsi
per esempio, la durata dei laboratori, il tipo e il numero di persone coinvolte,
e allentare la pressione.»
il profilo degli operatori, la tipologia degli artefatti utilizzati.
Prof.ssa Luisa Chiambretto, prof.ssa Simona Sartori e prof. Giorgio Bodrito

(coordinatore), docenti presso la Scuola Ospedaliera Liceo statale Regina Una parte di queste caratteristiche è molto probabilmente esportabile in
Margherita–Presidio OIRM. altri contesti simili, mentre altre, come per esempio quelle legate ai turni
e alla logistica, andranno riviste in base alle caratteristiche peculiari di
ciascun ambiente.

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La definizione dei requisiti non si risolve nella fase iniziale del Progettazione
progetto, ma viene continuamente alimentata da nuovi dati e nuove
La progettazione dei laboratori coinvolge principalmente le
conoscenze costruite sul campo durante i laboratori.
competenze pedagogiche e quelle curatoriali: obiettivi, contenuti e
collaborazioni vengono definiti dal team DEAR e poi declinati nella
forma laboratoriale in collaborazione con gli autori ospitati.

La dimensione multidisciplinare è qui essenziale per assicurare


la continuità dell’ approccio tra un ciclo e l’ altro, garantire la
compatibilità delle attività con le caratteristiche del target, e risolvere
eventuali criticità emerse nelle fasi precedenti.

Curatela

La curatela di ciascun progetto viene affidata a una o più personalità


che lavorano in sinergia con il gruppo di DEAR e contribuiscono a
definirne i contenuti. L’intervento curatoriale non si esaurisce nella
fase iniziale della progettazione: per Robo&Bobo è fondamentale
che artisti e designer si impegnino a intervenire in tutte le fasi del
progetto, attraverso un coinvolgimento non formale ma sostanziale e
un contatto diretto (anche se talvolta a distanza per motivi logistici)
con i ragazzi coinvolti. Solo in questo modo i ragazzi possono sentirsi
OPERATORI E RAGAZZI DURANTE I LABORATORI DEL PRIMO ANNO. LA SCELTA DI COINVOLGERE veramente parte di un progetto di ampio respiro, coinvolti in uno
COME OPERATORI RAGAZZI GIOVANI E DI EVITARE, OVE POSSIBILE, LA PRESENZA DEI GENITORI, FA scambio reciproco di esperienze secondo la formula «siamo dei
PARTE DEI REQUISITI SVILUPPATI IN QUESTA FASE. progettisti, vuoi progettare con noi?». Allo stesso tempo le curatele,
come garanti della qualità dell’output finale, sono anche finalizzate
a inserire e dare visibilità al lavoro fatto con i ragazzi in circuiti
«È servito, credo, in generale creare laboratori che fossero un po’ diversi dal professionali altrimenti inaccessibili.
normale. Eravamo giovani anche molto più giovani della media degli operatori che

fa attività in ospedale, ed è stato come se ogni giovedì portassimo loro aria fresca,
non so come dire.»

Operatore Robo&Bobo

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Formazione e test

Ogni laboratorio viene testato sul campo con un pilot, prima di essere
consolidato.

Quando si interviene in un nuovo contesto, come nelle fasi iniziali


di Robo&Bobo, i test servono a valutare tutti gli aspetti delle attività,
anche e soprattutto quelli meno prevedibili. Per esempio, i test
condotti nella prima fase hanno evidenziato la necessità di rendere
gli operatori più riconoscibili, sia per essere facilmente identificati dai
pazienti desiderosi di unirsi alle attività, sia per infondere maggiore
fiducia nel personale ospedaliero e nelle famiglie dei pazienti, abituati
a furti e intrusioni in ospedale.

MÉLODIE MOUSSET E MATTEO MOTTIN (CURATORE) IN DIALOGO CON UNO DEI RAGAZZI COINVOLTI

NEL PROGETTO.

«Il progetto HanaHana FullBloom a Torino è una delle pietre miliari del mio percorso

artistico. Sia a livello personale che lavorativo, per me e per il mio team, è stata

un’esperienza di apprendimento straordinaria e profondamente toccante. Attraverso

i workshop la collaborazione con i ragazzi ha confermato la necessità di un progetto

del genere in ambienti di cura. Ha anche dato conferma alla mia forte convinzione

che il binomio arte e tecnologia può portare a risultati magnifici.»

Mélodie Mousset, artista

OPERATORI IN OSPEDALE SI COORDINANO CON IL PERSONALE MEDICO.

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Anche in una situazione già consolidata, i test vengono sempre eseguiti Processo
per valutare ed eventualmente migliorare il formato delle attività, oltre che
I laboratori consistono in azioni condotte da un operatore, che
per formare gli operatori volontari. Partendo da un ruolo di supporto nella
si propone come supporto tecnico, mostrando come utilizzare
sperimentazione, i volontari acquisiscono gradualmente le competenze e
strumenti e materiali, senza però sovrapporsi nella definizione di
l’esperienza necessarie per proseguire i laboratori in autonomia.
messaggi o scelte estetiche personali. In questo modo chi partecipa
acquisisce conoscenze e allo stesso modo opera un’interpretazione
personale. Le azioni sono supportate da domande specifiche che
accompagnano i partecipanti a una metariflessione: in tal modo è
l’esperienza svolta a conferire significato al laboratorio, non solo la
produzione di un elaborato finale.

Per agevolare l’esperienza vengono forniti esempi visivi che mettono


in chiaro i fattori tecnici, si forniscono materiali facilmente utilizzabili
che rendono replicabile l’azione anche a casa e si propongono fonti di
approfondimento come albi illustrati, immagini d’arte o di design, testi
letterari.
DIVISA PER GLI OPERATORI IN

OSPEDALE REALIZZATA DA BORN

IN BERLIN E PRINT CLUB. LA

DIVISA RENDE IMMEDIATAMENTE

RICONOSCIBILI GLI OPERATORI IN

REPARTO, SIA PER I RAGAZZI E I

GENITORI, SIA PER IL PERSONALE.

MATERIALI DI SUPPORTO AI LABORATORI (PRIME DUE EDIZIONI).

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Risultato (WIP)

Dato che non è possibile contare su una partecipazione continuativa,


i laboratori sono concepiti come «episodi»: ogni sessione può essere
seguita senza aver partecipato alle precedenti, e si conclude con un
risultato pedagogico (l’acquisizione di competenze e abilità), e non
necessariamente con un elaborato tangibile.

La possibilità di accedere poi ad ulteriori fonti, come per esempio


albi illustrati, costituisce un invito finale ad approfondire, a continuare
l’esperienza anche personalmente.

Monitoraggio
MATERIALI DI SUPPORTO AI LABORATORI (QUARTA EDIZIONE).
Lo svolgimento dei laboratori viene monitorato da un team di
ricercatori che in parte coincide con gli operatori dei laboratori,
La costruzione delle attività tiene inoltre conto delle possibili coordinati da un’antropologa medica. Nel tempo, DEAR ha collaborato
limitazioni date dallo stato di salute, dal contesto e dai materiali che con diversi studenti di discipline antropologiche e pedagogiche
possono essere utilizzati. Pertanto ogni fase viene determinata in che, indossando le vesti di operatori, hanno potuto raccogliere
modo che sia breve ma efficace, modulabile rispetto a interesse e le narrazioni delle persone coinvolte (pazienti, genitori, operatori,
facoltà. Le proposte vengono articolate sia in momenti a uno a uno personale dell’ospedale) e riportarle al team per identificare eventuali
(ragazzo e operatore), sia in momenti collettivi (quando il contesto lo problematiche e migliorare le modalità di svolgimento delle attività.
permette); in tal caso si agevola l’interazione tra ragazzi e si alimenta il
dialogo ponendo domande, cercando un confronto.

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Restituzione

Anche se ciascun singolo laboratorio può essere eseguito in modo


I QUADERNI RAMBLOC4DEAR:
indipendente, con il tempo si è consolidata l’idea di proporre percorsi
UNA COLLEZIONE DI QUATTRO
laboratoriali che, passo dopo passo, portino alla realizzazione di un
QUADERNI IN EDIZIONE LIMITATA,
prodotto finale collettivo. Per i ragazzi questo comporta sentirsi parte
CON LE GRAFICHE REALIZZATE
di un processo in divenire e di un gruppo di lavoro, avere l’occasione di
DAI RAGAZZI OSPEDALIZZATI,
collaborare con altri, tutti elementi che consolidano l’appartenenza al
IN COLLABORAZIONE CON
gruppo di pari al di là della malattia.
SALES SRL.

Il secondo elemento introdotto nel tempo è stato quello


dell’esposizione finale, in modalità diverse, tramite mostre o
connessioni tra casa e scuola.

Dal secondo anno di Robo&Bobo (2017-18), i contenuti dei laboratori


sono stati pensati nell’ottica di essere restituiti all’esterno
dell’ospedale a fine progetto. Nella seconda edizione è stato realizzato
RAMBLOC4DEAR/Mettere a segno, un concorso finalizzato alla
selezione di quattro grafiche per una serie in edizione limitata delle
copertine di quaderni a marchio Rambloc della Sales srl. Durante la
terza edizione sono stati organizzati due momenti espositivi: il primo
in autunno, durante la settimana torinese dell’arte contemporanea
2018, con la presentazione del progetto HanaHana-Full Bloom; il
secondo in primavera al Circolo del Design, con la presentazione del
progetto Ad-mirabilia, inserita nella programmazione OFF del Salone
Internazionale del Libro di Torino 2019.

Il rapporto con le scuole di origine, uno degli obiettivi iniziali del


progetto, è al momento in fase di sperimentazione grazie alla
collaborazione con Scuola in Ospedale Integrata, un progetto che
aiuta gli studenti lungodegenti a restare in contatto con la propria
classe. Il primo esperimento ha coinvolto uno dei pazienti più attivi
nelle attività laboratoriali di Robo&Bobo nella realizzazione di un
HANAHANA-FULL BLOOM: ESPOSIZIONE DURANTE LA SETTIMANA DELL’ARTE CONTEMPORANEA,
workshop di realtà virtuale per i propri compagni.
TORINO 2018.

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Divulgazione

L’ultima fase prevista dalla metodologia Robo&Bobo, ancora in


fase di sviluppo, è quella della condivisione e divulgazione dei
risultati. Uno degli obiettivi di Robo&Bobo è infatti quello di produrre
conoscenza e renderla disponibile a tutti quelli che possano
beneficiarne.

L’esperienza di Robo&bobo viene restituita alla fine di ogni


edizione con un report, scaricabile gratuitamente sul sito
(www.roboandbobo.it), che illustra in modo dettagliato il progetto
con approfondimenti puntuali di tutti i professionisti coinvolti.

Un ulteriore passo in questo senso è stata la decisione di ospitare nei


laboratori tesisti di varie discipline, dall’antropologia al design, offrendo
loro l’opportunità di raccogliere dati per le loro ricerche e/o contribuire
AD-MIRABILIA: MOSTRA PRESSO IL CIRCOLO DEL DESIGN, TORINO, SALONE OFF 2019.
alle attività secondo le proprie competenze.

La realizzazione di mostre e progetti di comunicazione accessibili


ad un pubblico ampio e variegato è un altro modo per valorizzare i
risultati dei progetti e disseminarne i contenuti.

Infine, ci proponiamo di contribuire attraverso articoli e pubblicazioni


alla condivisione della nostra esperienza con le comunità di designer,
ricercatori e istituzioni che operano nel campo dell’ umanizzazione
della cura.

LABORATORIO SCUOLA-OSPEDALE IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE AGNELLI.

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2.3 L’ ecosistema
Il tema delle relazioni è particolarmente rilevante per il progetto.
OSPEDALE RETI SOCIALI
Una delle idee alla base di Robo&Bobo è che per raggiungere gli
obiettivi individuati sia necessario coinvolgere una ricca rete di attori,
attivando relazioni e scambi significativi.
ALTRE

La mappa degli stakeholder fornisce una panoramica delle relazioni ASSOCIAZIONI


GENITORI
progettate e implementate da DEAR nel corso del tempo, attraverso
un’intensa attività di pianificazione e networking. PSICO-ONCOLOGI FRATELLI

SCUOLA
Al centro si trovano i beneficiari dell’iniziativa, nel nostro caso i giovani IN OSPEDALE

pazienti oncologici. Poi, via via negli strati più esterni si inseriscono PARI
(ALTRI PAZIENTI)
le altre persone e organizzazioni, distribuite secondo il livello di
coinvolgimento: più sono vicine al nucleo, maggiore è il coinvolgimento INFERMIERI PAZIENTE COMPAGNI

nell’attività didattico laboratoriale. MEDICI SCUOLA

OPERATORI

Secondo questo criterio, gli stakeholder si dividono in tre


macro-categorie: CURATORI

STAFF
PROGETTO

livello 1: Coinvolgimento diretto nell’attività ENTI


FINANZIATORI
SPONSOR
TECNICI

Si tratta degli attori che partecipano attivamente ai laboratori in PARTNER


ISTITUZIONALI

loco, all’interno dell’ospedale. Oltre al paziente, questi includono il


cerchio dei pari e gli operatori DEAR che animano i laboratori. Oltre al
paziente, questi includono il cerchio dei pari, gli operatori DEAR che DEAR ONLUS

animano i laboratori e i curatori coinvolti.

livello 2: Collaborazione attiva

La seconda cerchia è composta dalle persone che rendono COINVOLGIMENTO DIRETTO


NELL’ ATTIVITÀ
COLLABORAZIONE
ATTIVA SUPPORTO

possibile le attività, progettandole e gestendone l’implementazione


(staff di DEAR, psico-oncologi e curatori), mettendo a disposizione

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competenze e professionalità (infermieri) e condividendo l’esperienza
con i partecipanti (genitori e compagni).

Livello 3: Supporto

L’ultimo livello è quello, non meno importante, dei partner che


contribuiscono economicamente (partner finanziatori), materialmente
(partner istituzionali) e logisticamente (partner tecnici) alla
realizzazione delle attività.

Una seconda dimensione rappresentata sulla mappa è quella dei


settori di appartenenza. Ogni sezione definisce un settore e raggruppa
i diversi attori che ne fanno parte, nel nostro caso ospedale, reti
sociali e l’universo DEAR, composto dall’associazione, dai collaboratori
e dai partner che la supportano.
Bibliografia
La rete degli stakeholder è in continua evoluzione, e, a seconda dei
contesti fisici e sistemici in cui Robo&Bobo continuerà ad operare,
Romano Del Nord, Donatella Marino e Gabriella Peretti, L’umanizzazione degli spazi di cura: una
potrebbe arricchirsi di nuovi attori e nuove modalità di collaborazione.
ricerca svolta per il Ministero della Salute italiano, «Techne», 9, 2015, pp. 224-229, all’indirizzo

https://flore.unifi.it/handle/2158/1013142#

Howard Gardner, Sapere per comprendere. Discipline di studio e disciplina della mente,

Feltrinelli, Milano 2009.

Bruno Munari, Codice ovvio, a cura di Paolo Fossati, Einaudi, Torino 2008.

Bruno Munari, Design e comunicazione visiva. Contributo a una metodologia didattica, Laterza,

Roma-Bari 2017.

Don Norman, The Four Fundamental Principles of Human-Centered Design and Application,

2019, all’indirizzo https://jnd.org/the-four-fundamental-principles-ofhuman-centered-design/

Les Todres, Kathleen T. Galvin e Immy Holloway, The humanization of healthcare: A value

framework for qualitative research, «International Journal of Qualitative Studies on Health and

Well-being», 4(2), 2019, pp. 68-77, all’indirizzo https://doi.org/10.1080/17482620802646204

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Crediti Contatti

La ricerca è stata promossa da DEAR - Design Around Onlus Associazione Dear Onlus

Sede legale: via Vanchiglia 24 – 10124 Torino

Con il contributo di: Coordinamento ricerca e analisi:

Laura Polazzi, ricercatrice e designer Responsabile del progetto


di servizi
Anita Donna Bianco / +39 393 427 99 64

dearanita@designaround.org
main sponsor
Hanno partecipato:

Anita Donna Bianco, co-ideatrice e direttrice


Segreteria organizzativa
creativa Robo&Bobo

dearstaff@designaround.org
Paola Cappelletti, leader educativa

Robo&Bobo

Isabel Farina, antropologa medica DEAR Onlus Ufficio stampa e social media

fondazione
alta Dario Galleana, etnografo e operatore Silvia Ferrero / +39 349 534 71 40
man

alta mane italia Robo&Bobo


lia

dearsilvia@designaround.org
e ita

Elena Cavallotti, operatrice Robo&Bobo

Anita Contini, volontaria DEAR Onlus


www.designaround.org

Partner istituzionale: www.roboandbobo.it


Content editor:
Facebook (@dear.designaround)
Silvia Ferrero
Youtube (DEAR - Design Around)

Grafica:

Andrea Russo

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è un progetto di

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