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“Non tutti possiamo fare grandi cose,
ma tutti possiamo fare piccole cose
… con grande amore. ”
Madre Maria Teresa di Calcutta
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Anno Scolastico di svolgimento 2021/22
Indice pag. 3
1) Premessa pag. 4
1.1) Macrocontesto pag. 5
1.2) Microcontesto pag. 6
1.3) Presentazione ed analisi del caso pag. 7
1.4) Disabilità pag. 9
2) Disamina e scelta delle principali metodologie d’intervento pag.9
3) Proposta progettuale dell’intervento pag.11
4) Descrizione dell’attuazione dell’intervento pag. 21
5) Valutazione dei risultati e rilettura critica dell’intervento progettato e realizzato pag. 28
6) Autovalutazione e riflessione su capacità personali e competenze maturate pag. 30
Riferimenti bibliografici
Allegati:
Griglia di osservazione dell’alunno su base ICF
Foto
Ringraziamenti
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Premessa
Una scuola per tutti e di tutti non è solo un diritto di tutti, ma anche una responsabilità di
ognuno. Una scuola inclusiva è un atto di responsabilità civile e umana (C. De Vecchi). L’
inclusione scolastica è un processo finalizzato a realizzare il diritto allo studio di tutti gli
alunni, inclusione come riconoscimento della specificità e della differenza di identità di
ognuno; non si tratta di un mero adattamento, ma di ripensare e riprogettare l’intero sistema
scolastico. Ci sono state fasi importanti nella storia della scuola italiana che hanno dato avvio
ad una vera e propria evoluzione della normativa attraverso varie leggi, la legge 104/92 (legge
quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili), la legge 107/10
(che ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia, la discalculia, come Disturbi
Specifici dell’Apprendimento), il decreto ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011 (attuativo
della legge 170/10), fino ad arrivare alla direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 che
amplia il perimetro della riflessione sull’ inclusione introducendo il concetto di bes (bisogni
educativi speciali) seguita dalla relativa circolare ministeriale applicativa n.8 del 06 marzo
2013, che hanno dato inizio ad un arduo ma ormai inevitabile processo di trasformazione dell’
organizzazione della scuola italiana. Siamo giunti ad un punto di svolta in cui il concetto di
integrazione deve lasciar posto al concetto d’ inclusione. Una scuola è inclusiva quando vive e
insegna a vivere con le differenze e a valorizzarle (dpr 275/99) la legge n. 107 del 13 luglio
2015 “la buona scuola” ha dato una delega in bianco al governo in merito all’inclusione
scolastica. Il concetto di inclusione nasce quindi in risposta all’ eterogeneità (multiculturale,
multilinguistiche e multi-sociali) che caratterizza le nostre classi scolastiche e, diversamente
dal precedente concetto d’ integrazione fa riferimento non al singolo individuo bensì a tutte le
persone che formano un contesto. Il docente è dunque chiamato a personalizzare quanto più
possibile l’apprendimento degli alunni tenendo conto della specialità di ogni bambino,
affinché l’azione sull’individuo possa dirsi pienamente riuscita, occorre creare tutte le
condizioni perché il soggetto possa condurre il proprio percorso educativo e di crescita in
modo sereno e appagante, mettendo a frutto quelle che sono le sue potenzialità. L’agenzia
europea per lo sviluppo dell’istruzione degli alunni disabili è un’organizzazione indipendente
cui aderiscono 29 paesi membri e il cui obiettivo è migliorare le politiche e le prassi in materia
di educazione inclusiva. Nel 2012 al termine di un progetto di ricerca, ha elaborato e
pubblicato il profilo dei docenti inclusivi. Il progetto nasce per individuare e descrivere i
valori, il bagaglio formativo e culturale, le competenze e i comportamenti dei docenti
inclusivi. Con un approccio botton up, l’agenzia ha individuato il profilo dell’insegnante
inclusivo e ha individuato quattro aree di competenza, sottolineando per ognuna
comportamenti e convinzioni personali, conoscenza e comprensione, competenze e capacità
fondamentali da sviluppare. I punti attorno a cui ruota questo profilo sono:
a) valorizzare la diversità degli alunni: essendo ogni studente differente per poi adattare il
programma in funzione di esse. È importante che la scuola si adatti al bambino e non
viceversa.
b) sostenere tutti gli alunni: il docente dovrebbe credere nelle potenzialità dei propri allievi ed
essere convinto che tutti possano ottenere un buon andamento scolastico .se un alunno
percepisce che l’insegnante ha fiducia in lui, di conseguenza anch’egli crederà in sé stesso
raggiungendo il successo scolastico.
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c) lavorare in team: il confronto con altri docenti ed altre realtà permette di identificare le
proprie lacune, per questo motivo è importante lavorare con gli altri e, perché no, discutere su
un argomento scoprendo un’opinione diversa dalla propria; mettendosi in discussione si può
migliorare la propria personalità ed il proprio modo di agire, costruendo climi di classe
positivi e prosociali ricchi di relazioni di aiuto spontaneo e di empatia.
d) coltivare personalmente il proprio lifelong learning professionale: è un dovere stare al passo
e aggiornarsi continuamente, ed essere responsabili del proprio aggiornamento in ogni stadio
della carriera. La definizione del profilo del docente inclusivo richiede la considerazione di
più aree di competenza personale (capacità di empatia, di ascolto, di rispetto della persona,
capacità di decisione, di motivazione, livello di autoefficacia, convinzioni personali,
aspettative…..); relazionale (capacità di gestire la comunicazione e le relazioni all’ interno
della comunità professionale e con i genitori degli alunni, risorsa fondamentale);
psicopedagogica (conoscenze specifiche sul processo di sviluppo e sulle condizioni
dell’apprendimento); didattica (capacità di pianificazione di interventi mirati, repertorio di
metodologie didattiche inclusive e di strategie di individualizzazione e personalizzazione,
repertorio di risorse e strumenti per la valutazione formativa); organizzativa (capacità di
gestire la classe e i gruppi di apprendimento, di allestire ambienti di apprendimento stimolanti,
di utilizzare in modo efficace spazi e tempi, di ricorrere a mediatori didattici multicanale,
comprese le tic per sostenere processi di apprendimento attivi e cooperativi..) Il docente
quindi diventa un facilitatore dell’apprendimento, con competenze pedagogico-didattiche e
relazionali poiché accoglie l’altro attraverso la mediazione e la collaborazione…
Macrocontesto
La popolazione scolastica dell’istituto è composta da allievi di età compresa tra i 2 anni e
mezzo e i 14 anni, include pertanto l’infanzia e la pre-adolescenza. L’ambiente socio-
economico e culturale di provenienza degli studenti è molto variegato e sono presenti alunni di
origine straniera di prima o seconda generazione, per questo motivo la scuola attiva progetti di
inclusione e si apre al territorio anche in orario extrascolastico.
I vari plessi sono dislocati in aree geograficamente diversificate, con luoghi e ambienti molto
diversi tra loro. Alcuni plessi sono ubicati in zone periferiche in cui vi è una carenza di servizi
offerti dall’Ente locale.
La città di Castelvetrano ha origini antichissime. Abitato già nel paleolitico, il territorio
assume un importante rilievo storico in epoca greca in seguito alla fondazione della città di
Selinunte, che oggi ospita il più grande parco archeologico d' Europa. Il centro urbano, frutto
della sovrapposizione di due diversi modelli, quello medioevale, che con i suoi cortili ricorda
anche la tradizione islamica, e quello secentesco a maglia ortogonale, ospita al suo interno il
Teatro Selinus, sede di rappresentazioni teatrali e di occasioni culturali, il Museo civico, che
ospita reperti provenienti dagli scavi dell'antica Selinunte e delle varie aree limitrofe, e il
Sistema delle Piazze. Altro importante luogo di aggregazione e polo culturale è costituito dalla
Biblioteca Comunale.
Sul territorio operano diverse associazioni culturali e sportive con le quali la scuola collabora
per creare momenti di aggregazione e promuovere attività utili a sviluppare tra i giovani
competenze attive di cittadinanza e un’educazione attenta anche allo sviluppo emotivo dei
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ragazzi. Si riscontra la notevole disponibilità delle associazioni di volontariato a collaborare
con la scuola per l'ampliamento dell'offerta formativa.
L'Ente locale, nel corso degli anni, non è sempre stato presente ed è intervenuto in modo
discontinuo, soltanto a fronte dei bisogni più urgenti e per la manutenzione straordinaria.
L’Istituto Comprensivo “Capuana-Pardo” è nato nel settembre del 2014 dall’accorpamento del
Terzo Circolo Didattico "Luigi Capuana" e dell’Istituto Comprensivo "Gennaro Pardo”, in
seguito all'attuazione del Piano di Dimensionamento Scolastico Regionale. I plessi che lo
costituiscono sono distribuiti su tutto il territorio di Castelvetrano- Selinunte, di conseguenza
il contesto ambientale risulta molto variegato: in esso, infatti, convivono diverse realtà e
differenti organizzazioni economico-produttive.
L’utenza è dunque composta da diverse tipologie di studenti, provenienti da differenti contesti
socio-culturali; pertanto la scuola intende rispondere alle diverse esigenze dei suoi utenti
affinché si sviluppino, si attuino e/o si potenzino le capacità e le competenze di tutti gli allievi,
in relazione alle fasce d’età e alle situazioni di partenza, per contribuire ad un reale e concreto
sviluppo economico, sociale e culturale del territorio.
Microcontesto
Nella scuola dell’infanzia, l’organizzazione degli spazi assume un’importanza fondamentale,
poiché l’ambiente stesso è da considerarsi luogo di apprendimento implicito, capace di
stimolare la curiosità, dove il bambino deve essere libero di muoversi e di sperimentare. La
scuola dell’infanzia di via Torino si trova in una zona distante circa 2km dal centro. Si trova in
un quartiere popolare dove il bacino di utenza è medio basso, sono presenti situazioni di
povertà economica e svantaggio socio culturale. La scuola inoltre è frequentata da alcuni
bambini provenienti da una “casa famiglia “che si trova nelle vicinanze. Il plesso è immerso
nel verde con un grande spazio esterno attrezzato con scivoli, altalene ed altri giochi che
permettono ai bambini di giocare in modo sicuro. Si accede, attraverso scivoli che permettono
l’accesso facilitato. All’ interno del plesso si trova …. un disimpegno, alla sua destra si apre
un salone adibito a sala mensa con annesso un piccolo cucinino e una stanza insegnanti.
Sinistra del disimpegno si entra in un salone comune attrezzato con giochi dove è presente
anche la LIM per lo svolgimento di attività multimediali. La scuola accoglie 3 sezioni
eterogenee per età Attualmente a causa dell’emergenza covid le sezioni sono frequentate da un
minor numero di alunni, i bagni maschili e femminili, sono predisposti a misura di bambino.
Nella scuola si trova una piccola palestra, un aula covid e una stanza adibita a
magazzino ,Nella sezione in cui svolgo il mio tirocinio sono presenti dei banchetti
predisposti ad isole oltre che una cattedra e ,due armadietti, Sono stati allestiti angoli specifici
per creare particolari contesti che possono favorire l, acquisizione di diverse competenze, la
classe nel suo complesso si presenta luminosa, gioiosa e accogliente . La giornata scolastica si
svolge in momenti specifici e costanti che determinano la routine quotidiana. Tali momenti
sono ricchi di significato per il singolo bambino che ritrova sicurezza e chiarezza nella
scansione temporale di precise azioni di vita quotidiana Il clima relazionale all’interno della
sezione sia tra le insegnanti che con gli alunni è sereno e positivo. Le insegnanti si
confrontano in modo costruttivo e lavorano in sinergia per permettere lo sviluppo globale di
ciascun bambino.
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La sezione è composta da 10 alunni di età eterogenea. Dal punto di vista disciplinare la
sezione appare vivace, spesso si rende necessario un richiamo alle norme che regolano la vita
scolastica. Quasi tutti i bambini partecipano alla vita scolastica, seguono le attività didattiche,
si dimostrano disponibili alle iniziative, rispettano sempre o spesso le consegne, altri hanno
invece bisogno di essere richiamati per prestare attenzione e rispettano le consegne solo se
ripetutamente sollecitati dalle maestre. Il clima è comunque sereno e non mancano bambini
che mostrano una certa sensibilità verso i compagni più in difficoltà. I modelli comunicativi e
il livello di interazione e reciprocità sociale non sono però uguale per tutti. In sezione sono
presenti 3 bambini con certificazione di disabilità tra cui G:D. (il bambino che seguo durante il
tirocinio). La scuola si impegna ad offrire adeguate opportunità educative, adottando modalità
e strategie didattiche in grado di garantire una totale integrazione ed un ottimale livello di
raggiungimento delle abilità e delle competenze. A tale scopo, sono state individuate le risorse
personali degli alunni, per poter attuare un piano specifico di recupero, che possa privilegiare
e potenziare gli aspetti sociale, linguistico, cognitivo e motorio. I bambini sono seguiti
dall’insegnante di sostegno quotidianamente per un totale complessivo di 25 ore settimanali
ciascuno. Per poter offrire importanti ed adeguate opportunità di sviluppo è stato predisposto
per ogni alunno un progetto metodologico didattico particolareggiato che si affianca alla
progettazione delle attività didattiche, attuabile sia a livello di sezione, che di intersezione.
Tale progetto è stato redatto dall’insegnante di sostegno in collaborazione con le insegnanti
curricolare dopo aver effettuato le osservazioni sistematiche e non delle abilità e delle
difficoltà di ciascun bambino.
La mia presenza in classe è stata accettata e accolta da tutti gli “attori” del sistema
classe: alunni, insegnanti curricolari e di sostegno. Anche G. mi ha accolto da subito in
maniera positiva. Inizialmente la sua insegnante di sostegno gli ha spiegato che sarei stata in
classe con lui e gli altri bambini per alcuni mesi e insieme avremmo fatto tante attività
divertenti. La progettazione è stata impiantata sull’ osservazione sistematica tenendo conto
della diagnosi e cercando di calibrare il percorso secondo l’analisi dei bisogni e delle capacità
attuali del bambino.
Presentazione ed analisi del caso
Mi chiamo Gaetana Giaramita e frequento il corso di specializzazione per attività di sostegno
nella scuola dell’infanzia VI ciclo 2020/2021 presso l’Università di Palermo. Anche se non ho
mai insegnato grazie al mio lavoro (dipendente A.I.A.S. di Castelvetrano) sono sempre stata a
contatto con bambini disabili. Ho sempre desiderato acquisire gli strumenti adeguati a poter
aiutare questi bambini in maniera mirata, e l’esperienza del tirocinio in aula per me dunque è
sicuramente la parte più interessante e stimolante all’interno del percorso di questa
specializzazione. Entrare in classe e tradurre quello che ho sempre e solo sentito sul piano
teorico in qualcosa di concreto, è fondamentale per la mia crescita sia professionale che
personale. Svolgo il tirocinio nel plesso in Via Torino che fa parte del I.C. Capuana Pardo.
G. D. è un bambino di 6 anni con una diagnosi di “deficit delle competenze psicomotorie
“(legge 104/92 art 3 comma 3). La sua famiglia è presente, partecipa agli incontri con la
scuola ed ha instaurato un rapporto di ascolto e collaborazione con le docenti. segue i
progressi che G. evidenzia in campo scolastico e intrattiene rapporti con le diverse figure
specializzate. Attraverso la lettura della diagnosi funzionale, dalla documentazione visionata e
dalle osservazioni effettuate con l’ausilio delle griglie, si evidenziano le difficoltà e le
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potenzialità dell’alunno nelle diverse aree. Di seguito sono descritti i livelli di funzionalità
nelle varie dimensioni in cui G. esprime la sua identità, le dinamiche relazionali e i rapporti
interpersonali, gli apprendimenti riferiti ai diversi ambiti di conoscenza rapportati alle effettive
situazioni di esperienza, il quadro evolutivo e i potenziali di sviluppo, che figurano come
elementi indispensabili per promuovere una progettazione in chiave evolutiva. La
progettazione è stata impiantata sulle osservazioni, tenendo conto della diagnosi e cercando di
calibrare il percorso secondo l’analisi dei bisogni e delle capacità attuali del bambino.
Dimensione relazione / interazione / socializzazione
L’alunno non sempre riesce a stabilire una relazione serena con i compagni, spesso non sa
gestire gli stati d’ansia o di rabbia. Il comportamento spesso non è appropriato alle situazioni
nuove e agli scambi sociali reciproci.
Dimensione comunicazione / linguaggio
L’utilizzo del linguaggio parlato presenta delle difficoltà che non permettono all’alunno di
esprimersi con chiarezza e presenta una scarsa ricchezza di vocaboli.
Dimensione autonomia/orientamento
L’alunno è in grado di muoversi autonomamente negli spazi interni della scuola. L’autonomia
personale è caratterizzata dalla regolazione dei bisogni come mangiare, bere, andare in bagno,
ma non è in grado di vestirsi da solo ed evitare situazioni rischiose. Usa in autonomia il
materiale scolastico, ma non lo condivide con i compagni e non rispetta le cose degli altri.
Dimensione cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento
L’alunno presenta delle difficoltà nel memorizzare e nel riferire brevi storie. Utilizza un
vocabolario ristretto di termini. Espone con difficoltà episodi accaduti a sé stesso o agli altri.
Non ha una prensione corretta degli strumenti di scrittura e presenta delle difficoltà nel
ritagliare, incollare, manipolare oggetti e materiali diversi. Spesso l’alunno si dedica
all’attività proposta per un arco di tempo non sufficiente al suo completamento, anche a causa
della scarsa autostima che lo porta ad avere insicurezza nelle sue capacità. Quando gli viene
presentata un’attività creata appositamente per lui dall’insegnante, la sua autostima aumenta e
porta a termine volentieri il compito assegnato.
Fattori contestuali (ambientali e personali)
L’alunno frequenta volentieri la scuola e i corsi di logopedia e psicomotricità dell’AIAS. Ha
un ottimo rapporto con tutti i membri della famiglia di origine. Utilizza oggetti di vario genere
che gli permettono di migliorare la prensione (blocchi, palla, puzzle…), e oggetti creati
appositamente per lui adatti sia, per migliorare la manualità fine sia, per stimolare le abilità
cognitive e far accrescere l’autostima.
Punti di forza
I punti di forza sono legati principalmente alla presenza degli insegnanti di sezione e di
sostegno che fungono da mediatori nella gestione della tensione da frustrazione;
le terapie di logopedia e di neuropsicomotricità;
l’utilizzo a scuola di materiale ludico;
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materiale appositamente creato per favorire lo sviluppo della motricità fine e stimolare le
abilità cognitive;
Punti di debolezza
L’alunno ha brevi tempi di attenzione che limitano l’apprendimento e creano insicurezza nelle
proprie capacità.
Disabilità
Nella diagnosi” deficit delle competenze psicomotorie” i sintomi sono abbastanza complessi e
possono essere scambiati con i segni di altri disturbi legati alla prima infanzia e dell’età
scolare dei bambini. Nonostante si manifesti già nei primi anni di vita, una diagnosi certa può
avvenire solo più tardi. Cerchiamo di comprendere gli aspetti di questo deficit per poter
riconoscere i segni precocemente. Il deficit rappresenta una mancata acquisizione delle abilità
di carattere motorio, cognitivo, relazionale ed emotivo. Scarsa propensione al movimento,
mancanza di iniziativa e poco interesse per l’ambiente circostante, deficit nella comunicazione
e nell’interazione sociale con difficoltà a sviluppare una reciprocità emotiva sia con adulti che
con i coetanei che si evidenzia attraverso comportamenti, atteggiamenti e modalità
comunicative verbali e non verbali non adeguate all’età al contesto o allo sviluppo mentale
raggiunto. Sono le componenti più evidenti in un bambino con questa diagnosi. Comprendere
le fasi evolutive dello sviluppo psicomotorio permette di scorgere i campanelli d’allarme per
riconoscere il quadro clinico del bambino. Ancora nessun dato certo sulle cause. Le ipotesi
vengono fatte sulla base delle caratteristiche di questi deficit analizzando se sono più rilevanti
a livello motorio o neuropsicologico. Una prima diagnosi è effettuata dai genitori se riescono a
riconoscere i segni di un ritardo, l’osservazione del bambino svolta a scuola è la prima fase
diagnostica, in seguito è necessario
un esame neuropsichiatrico con strumenti di valutazione ed esami specifici. Questa sindrome
causa delle inevitabili conseguenze nell’acquisizione di altre abilità conoscitive e nel suo
inserimento sociale e scolastico. I dati statistici ci mostrano che questi bambini nel tempo
possono soffrire di altre problematiche correlate, come i disturbi della coordinazione motoria,
disturbi della sfera linguistica e disturbi di apprendimento. Vi possono essere vari livelli di
gravità per cui la disabilità conseguente al disturbo può essere di grado variabile, con
differente necessità di supporto e con prognosi diversa, la quale risulta significativamente
condizionata dall’adeguatezza dell’intervento abilitativo-riabilitativo, che deve essere
intensivo e diversificato in relazione alla eterogeneità dei bisogni presentati dal bambino e alla
precocità della presa in carico che resta un elemento importantissimo in relazione alla
prognosi di sviluppo.
Disamina e scelta delle principali metodologie di intervento
Affinché l’intervento di ogni soggetto con difficoltà sia realmente efficace deve tener conto di
molteplici aspetti. Un bambino, come il destinatario del progetto, con diagnosi di deficit delle
competenze psicomotorie, comporta una presa in carico che coinvolge vari livelli: uno
appartenente alla vita scolastica, uno alla vita privata e uno al recupero terapeutico. Questi tre
livelli corrispondono alle diverse istituzioni che si attivano per il benessere del soggetto :la
scuola ,la famiglia e il centro di riabilitazione che perseguono quale comune finalità quella
salvaguardare e promuovere la crescita armonica del bambino . I trattamenti di tipo
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riabilitativo svolgono la funzione di migliorare di migliorare le competenze in modo da
consentire all’ individuo di utilizzare al meglio le proprie potenzialità, all’interno del contesto
sociale… il più ampio possibile . I trattamenti educativi assolvono funzioni imprescindibili nel
campo della socializzazione ,dell’apprendimento e dell’acquisizione dei comportamenti
adattivi. Se ne fanno promotori la scuola innanzitutto, ma anche centri socio educativi, le
associazioni ricreative, sportive e culturali presenti nel territorio, al fine di favorire la
partecipazione del bambino con disabilità a tutti i contesti di vita ed eliminare le barriere di
varia natura che ostacolano il godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali
(ONU, 2006). I triplici interventi, coordinati fra loro in un progetto di vita, sono peculiari alla
piena integrazione scolastica e sociale della persona con disabilità. G. ha molte potenzialità
ma ha dei deficit per quanto riguarda le aree della percezione, dell’associazione oltre ad avere
delle diversità nella elaborazione di informazioni e stati emotivi. È necessario definire in
modo dettagliato sia i contenuti sia i contenuti degli interventi, che devono essere modificati
in base alle esigenze individuali, sia le modalità di strutturazione dell’ambiente scolastico.
Mettendo in pratica tali condizioni è possibile avviare il processo di inclusione, e quindi
facilitare la socializzazione, creare esperienze significative, ampliarla comunicazione e
favorire l’autonomia personale. In un contesto scolastico che prevede un incontro e confronto
quotidiano con i coetanei, il programma individualizzato del bambino dovrà essere adatto ai
suoi bisogni a seconda della sua età . In particolare dovrà essere centrato ,in età più
precoce ,allo sviluppo delle capacità di attenzione ,di comunicazione di utilizzo di simboli e di
modulazioni degli stati emotivi mentre ,nelle età successive ,al miglioramento
dell’interazione sociale, all’arricchimento della comunicazione funzionale ed alla
diversificazione degli interessi ed attività(SIMPIA,2005). La presenza di G. va considerata
come una risorsa per l’intero percorso educativo rivolto alla classe ,in quanto” amplia i modi
percettivi, le modalità di visione ,gli angoli da cui partire “(Piazza,1999). I compagni di classe
possono aiutare il soggetto con ASD attivando sequenze di interazione in grado di facilitare
fortemente la sua crescita sociale. Si rende necessario pertanto un loro coinvolgimento attivo,
attraverso la sensibilizzazione nei confronti di tematiche, che per la loro complessità, devono
essere affrontate con modalità e strumenti adeguati. Le caratteristiche comportamentali e
cognitive dei soggetti con questi disturbi rendono complesso l’instaurarsi di rapporti interattivi
significativi. È utile quindi individuare una serie di accorgimenti per facilitare forme di aiuto e
sostegno da parte dei compagni. È fondamentale che l’insegnante crei un clima sereno in
classe, rassicuri il bambino, infonda sicurezza e agisca affinché possa sentire di essere
veramente parte di un gruppo. Per la realizzazione del progetto si utilizzeranno, pertanto,
diverse metodologie e strategie per rendere efficace l’intervento non solo per l’alunno
protagonista dell’azione, ma per l’intera classe: il senso di includere è fare insieme, costruire
insieme e non essere in classe seduto ad un banco e fare cose diverse. Occorre quindi lavorare
sul piano affettivo e soprattutto relazionale, prevedendo attività fondate sull’interazione e la
collaborazione: il brainstorming servirà a far emergere punti di vista, preconoscenze sulla
storia dello sfondo integratore; inoltre si cercherà di invogliare G. a parlare utilizzando il
microfono giocattolo. Il circle-time verrà utilizzato per facilitare e allenare la comunicazione,
la conoscenza reciproca e la cooperazione nei gruppi. Uno spazio in cui ciascuno è incluso e
chiamato a partecipare, sebbene con le proprie modalità e i propri tempi, in modo da
soddisfare sia il proprio bisogno di appartenenza che di individualità. G. può dunque
sperimentarsi e rafforzarsi all’interno di una cornice protetta in aree spesso per lui “fragili”
quali la partecipazione sociale, la comunicazione e l’interazione personale. Attraverso
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l’apprendimento cooperativo verranno sviluppate forme di cooperazione e di rispetto
reciproco tra gli allievi veicolando le conoscenze/abilità/competenze. L’alunno con (e senza!)
disabilità viene valorizzato per ciò che sa fare: all’interno del piccolo gruppo in cui lavora, ha
un ruolo specifico coerente alle sue abilità; viene invitato a realizzare il compito grazie
all’aiuto dei compagni favorendo la motivazione e l’apprendimento. Si utilizzerà il tutoring:
caratterizzato dall’apprendimento fra pari: esempio lavori a coppie dove è il compagno ad
aiutare l’alunno con difficoltà a svolgere l’attività. La didattica laboratoriale al fine di
valorizzare l’approccio sperimentale alla soluzione dei problemi, promuovendo attività nelle
quali si prevede una partecipazione attiva dell’alunno e l’interazione diretta con i compagni. Il
promting sotto forma di aiuti forniti, ma che verranno attenuati gradualmente sino ad essere
eliminati (fading). Il modeling in cui si darà un modello di comportamento da imitare anche
attraverso un pari con maggiore competenza. Verranno utilizzati i rinforzi positivi per
aumentare la frequenza di un comportamento, come l’innalzamento della concentrazione, la
riuscita al compito.
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specificamente insegnate poiché devono imparare a livello cognitivo ciò che non sviluppano
spontaneamente. Inoltre è fondamentale riconoscere le emozioni appena nascono perché
questo aiuta a modularne l’intensità e a evitare che prendano il sopravvento sulle abilità di
autoregolazione. È importante soffermarsi su ciò che il bambino sta provando in una precisa
circostanza, per aiutarlo ad analizzare le sue emozioni partendo dalle sensazioni percepite
fisicamente e dandogli un nome. Dare un nome a ciò che sta provando, infatti, può aiutarlo
non solo a conoscere le emozioni ma a riconoscerle successivamente in lui e negli altri.
Il bisogno formativo di G. è quindi quello di sviluppare maggiori competenze nell’area
affettivo-relazionale, migliorare l’espressione verbale e comunicativa, aumentare i tempi di
attenzione e di concentrazione. Nel complesso G. possiede un buon potenziale che
opportunamente stimolato potrebbe incanalarsi verso obiettivi formativi e didattici
concretamente raggiungibili.
SCHEDA PROGETTUALE
A) FASE DI ANALISI
5 ANNI
●Consolidare l’identità personale e senso di appartenenza al
gruppo;
●Acquisire capacità di ascolto, comprensione, elaborazione di
storie, racconti;
●Accrescere il proprio vocabolario linguistico-espressivo;
●Acquisire capacità di riconoscere, esprimere sentimenti,
emozioni utilizzando vari linguaggi espressivi;
●Favorire la creatività e la capacità di espressione delle
emozioni, sentimenti utilizzando tecniche espressive-
manipolative;
●Favorire il rapporto affettivo-relazionale e la capacità di
gestione di piccoli conflitti, consolidando atteggiamenti di
cooperazione e confronto.
Obiettivi Gestire la tensione ed altre richieste di tipo psicologico:
individualizzati/personalizzati tratti dal
PEI 1) Gestire lo stress rispettando il proprio turno
2) Gestire la tensione da frustrazione nel gioco, dai richiami
dell’insegnante.
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1) Sapere gestire il proprio comportamento e le proprie
emozioni in modo appropriato sia nelle interazioni con gli
altri sia in situazioni nuove o in situazioni varie
Obiettivi della classe in raccordo con Gestire lo stress rispettando il proprio turno;
quelli del PEI Sapere gestire il proprio comportamentoe le proprie emozioni in
modo appropriato in situazioni nuove o nelle interazioni con gli
altri; ampliare il proprio vocabolario con termini nuovi; usare
disegni, immagini per comunicare un fatto o un’idea; organizzare
il materiale necwssario per svolgere un’attività-gioco; interagire
adeguatamente nel gioco di Gruppo.
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Obiettivi di apprendimento in relazione Il sé e l’altro
alle specifiche attività progettate ●Conoscere se stesso e l’altro;
●Esprimere e confrontare idee;
●Sviluppare la capacità di lavorare in gruppo, di negoziare e
cooperare;
●Rispettare le opinioni degli altri;
●Favorire l’espressione con tutti i linguaggi;
●Promuovere relazioni positive con l’ambiente, i coetanei e gli
adulti.
Il corpo ed il movimento
●Saper riconoscere attraverso le espressioni del viso le varie
emozioni;
●Rielaborare le esperienze vissute attraverso il gioco;
●Rispettare sé stessi e gli altri.
I discorsi e le parole
● Saper comunicare le proprie esperienze emotive;
●Imparare ad argomentare e a discutere in modo costruttivo;
●Confrontarsi con gli altri, mettendo a fuoco l’esistenza di più
punti di vista;
●Favorire l’ascolto, la comprensione, la produzione del linguaggio
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Materiale e strumenti necessari Materiale di recupero; materiale di cancelleria; materiale
psicomotorio (palle, cerchi, corde, mattoni…); marionette;
materiale grafico-pittorico;
Attività
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L’insegnante predispone il setting e introduce il I bambini e G. partecipano in assetto di circle-
colore rosso e l’emozione ad esso associata time alla drammatizzazione della “Mela
attraverso la “Mela rossa” (un elemento tratto Rossa”.
dalla fiaba) che racconta attraverso la
drammatizzazione ai bambini perché è tanto
arrabbiata.
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Attività 4: “Nero come la paura” (durata 5h)
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Attività 6: “Azzurro come la tristezza” (durata 5h)
L’insegnante propone il gioco “Fai la faccia” e I bambini e G. fanno delle espressioni tristi
invita di seguito i bambini a mimare guardandosi allo specchio e osservano come
un’espressione triste e a guardarsi allo cambia il loro viso.
specchio; fa osservare attentamente gli occhi, le
sopracciglia e la bocca.
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COSA FA L’INSEGNANTE COSA FA L’ALUNNO
L’insegnante propone il gioco “Fai la faccia” e I bambini e G. fanno delle espressioni felici
invita i bambini a guardarsi allo specchio guardandosi allo specchio e osservano come
pensando ad una cosa che li rende cambia il loro viso.
particolarmente felici; fa osservare
attentamente gli occhi, le sopracciglia e la
bocca.
Attività 10: “Il bosco delle emozioni” - Prodotto finale (durata 5h)
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COSA FA L’INSEGNANTE COSA FA L’ALUNNO
C) FASE ATTUATIVA
Sviluppo e realizzazione Il progetto parte dalla preziose ore del tirocinio che sono state
dell’intervento utilizzate per l’osservazione e la rilevazione di punti deboli e forti di
G. e si inserisce all’interno della programmazione della sezione. Il
percorso è stato condiviso con le insegnanti e con le famiglie che
hanno mostrato subito il loro interesse ed entusiasmo.
L’UDA “Coloriamo le emozioni”, ha preso, quindi, le
mosse dall’esperienza stimolo della fiaba di Biancaneve e i sette
nani ed è stato il punto di partenza per affrontare specifiche
tematiche, quali la conoscenza delle emozioni di felicita’- tristezza-
rabbia- paura e favorire la maturazione emotiva e una maggiore
consapevolezza di sè.
Attraverso la visione della fiaba, conversazioni,
osservazioni e scoperte, sperimentazione di tecniche, colori e giochi
di movimento, G. e tutti i suoi compagnetti sono stati portati a
valorizzare la loro spontaneità, mettendo a frutto la creatività e
alimentando una costruttiva ed appagante curiosità.
Verifica dell’efficacia e della Attività 1: Visione della fiaba “Biancaneve e i sette nani”
coerenza dell’intervento realizzato L’attività ha avuto inizio con la presentazione ai
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bambini del progetto “COLORIAMO LE EMOZIONI”
spiegando che i personaggi della fiaba di Biancaneve e i sette
nani ci avrebbero accompagnato alla scoperta dei colori e delle
emozioni.
Il video è stato proiettato sullo schermo dellla LIM
tramite YouTube, tutti i bambini si sono mostrati interessati e
incuriositi. Durante la proiezione anche G. era coinvolto, ha
riconosciuto uno dei sette nani che era presente nello schermo
ma anche nell’aula (un peluche di Brontolo) e l’ha espresso
verbalmente ma anche indicando col dito dov’era.
Alla fine del video i bambini sono stati invitati ad
individuare, prima spontaneamente, le emozioni dei personaggi
e poi tramite l’accostamento dei personaggi con l’emoticon
associata. Intensa è stata la reazione di G. di fronte l’emozione
della rabbia, paura e tristezza quasi di fastidio, si è avvicinato
allo schermo e ha voluto che cambiassi subito immagine e
lasciassi solo quella che ritraeva Biancaneve felice.
Successivamente ho predisposto un percorso
psicomotorio nel salone per raggiungere la casetta dei sette
nani, superando ostacoli che possono far paura (tunnel) ma
anche utilizzando palla, birilli e cerchi che fanno divertire.
I bambini hanno partecipato con entusiasmo; G. ha
eseguito il percorso la prima volta insieme ad un
compagno/tutor, poi l’ha ripetuto più volte da solo mostrando
sicurezza nell’esecuzione. Obiettivo della prima attività è stato,
quindi, quello di far capire ai bambini che esistono diverse
emozioni e che anche noi stessi possiamo in diversi momenti
provare emozioni differenti; ed è importante dare un nome a
queste emozioni per poterle riconoscere, nominare e quindi
dominare.
L’ultima fase prevede una riflessione L’intervento progettato e realizzato parte dall’analisi del contesto,
rispetto alla verifica della bontà dalla lettura dei documenti che descrivono la storia del bambino,
dell’intera azione intrapresa ma soprattutto da un’attenta osservazione, a seguito della quale ho
cercato di individuare le aree da potenziare con il mio lavoro e ho
ritenuto fosse utile, a seguito anche dal confronto con le
insegnanti di sezione e la tutor tirocinanti, focalizzare la mia
attenzione sull’area affettivo-relazionale.
Inizialmente ho identificato la finalità del mio progetto, in
seguito ho stabilito gli obiettivi formativi e di apprendimento da
raggiungere, la metodologia da utilizzare, tempi e i luoghi. Nella
fase successiva, ho ideato le varie attività da proporre e infine ho
scelto come verificare e valutare i risultati ottenuti (vedi allegato
n.3) prendendo consapevolezza dei limiti delle risorse per trovare
strategie di insegnamento efficaci.
Attraverso il percorso proposto ho provato, quindi, ad
accompagnare G. e i bambini nell’esplorazione, nel
riconoscimento ed espressione delle emozioni attraverso gli
strumenti della fiaba e del colore; questi hanno rappresentato,
infatti, una finestra privilegiata sul loro mondo interiore
costituendo un importante codice comunicativo-espressivo di
sentimenti, emozioni e significati metaforici che hanno permesso
anche ai più piccoli di esprimersi e di manifestare le loro emozioni
meglio di quanto consenta il linguaggio verbale.
La fiaba ha agito in questo modo a livello emozionale e
attraverso le attività espressive e manipolative i bambini hanno
sviluppato in modo privilegiato l’inventiva, la libera espressione,
la creatività e l’immaginazione diventando protagonisti assoluti,
ciascuno a proprio modo, delle varie esperienze.
Il testo fiabesco è stato fondamentale per la creazione della
relazione tra me e i bambini e per aiutarli a sviluppare importanti
capacità mentali come: il riconoscimento di un proprio stato
d’animo e delle sue origini; la condivisione; la fiducia.
Durante il percorso si è dovuto operare, talvolta, in base
alla risposta di G. che in alcuni momenti ha accettato di buon
grado ciò che gli veniva proposto, mentre in altri ha dimostrato
difficoltà o rifiuto a svolgere le attività proposte e quindi abbiamo
dovuto rendere le consegne più flessibili. I suoi comportamenti
non sono stati, infatti, sempre costanti ed a volte, anche semplici
richieste sono state vissute come una frustrazione, manifestandola
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attraverso dei veri e propri atteggiamenti di ribellione. Questo
atteggiamento talvolta oppositivo di fronte alle attività proposte,
mi ha inizialmente spaventata, ma fondamentale è stato il
confronto, il riflettere con la tutor accogliente e le colleghe di
sezione, cercando insieme le strategie migliori e più efficaci, le
modalità di interazione più opportune da utilizzare per ovviare a
tale problema, quando questo si presentava.
Le strategie adottate hanno permesso di ottenere discreti
risultati, pur essendo altresì consapevole che non esiste una
“ricetta giusta”, ma ogni piccolo progresso è da considerare una
grande conquista.
Grazie all’intervento, G. ha potuto quindi sperimentare la
collaborazione di gruppo nella realizzazione di diverse attività; il
suo punto forte (l’abilità grafico- pittorica e manipolative) è stato
utilizzato in favore del suo punto debole (aspetto relazionale). Se è
vero infatti che per le attività individuali ha avuto bisogno
dell’incoraggiamento dell’insegnante e dei rinforzi; per quelle di
gruppo invece pian piano si è lasciato sempre più coinvolgere.
Il tirocinio ha contribuito in modo particolare ad arricchire
la mia formazione universitaria, trasformando il cospicuo bagaglio
di conoscenze teoriche in competenze, intesa come capacità d’uso
del sapere nei contesti d’esercizio della professione.
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pianificazione, progettazione, ricerca azione, riflessione didattico-
pedagogica, metodologica, valutativa.
Durante le varie attività proposte il mio ruolo è stato di
esser quanto più possibile un facilitatore dell’apprendimento,
motivando, incoraggiando i bambini, rispettando i loro ritmi di
apprendimento, valorizzando le loro potenzialità, favorendo la
partecipazione e l’interazione; ho provato a dare consegne ben
precise coordinando le operazioni con discrezione trasmettendo
massima fiducia a favore del senso di autostima di ogni bambino.
Riferimenti bibliografici
●American Psychiatric Association (2013; trad. it. 2014). DSM-5 Manuale diagnostico e
terapeutico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina: Milano.
●Ianes, D. & Cramerotti, S., (2002). Comportamenti problema e alleanze psicoeducative: strategie
per la disabilità mentale e l’autismo. Erickson: Trento.
●Ianes, D. & Macchia, V., (2008). Strategie e buone prassi di sostegno inclusivo. Trento: Erikson.
●Piazza, V., (1999). Riflessioni sulla complessità dell’integrazione, in D. Ianes e M. Tortello (Ed)
Handicap e risorse per l’integrazione. Trento: Erickson.
●Pontis, M., (2013). Autismo e bisogni educativi speciali. Approcci proattivi basati sull’evidenza
per un’inclusione efficace. Milano: Edizioni FrancoAngeli.
●World Health Organization (1994). ICD-10, Classification of mental and behavioural disorders.
Londra: Churchill Livingstone.
● La Neve C., Scrittura e pratica educativa, Torino Erickson (2009)
● Gordon T., Insegnanti efficaci, Tra.ita., Firenze, Giunti (2012)
● Hillmans, Il codice dell’anima, Tra.ita., Milano, Adelphi, (1997)
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GRIGLIA DI OSSERVAZIONE
IN CHIAVE ICF
SCUOLA INFANZIA
A.S. 2020/21
Alunno B. G.
Sezione B
Plesso Via “I. Torino”
Scuola Capuana Pardo
LEGENDA
0 - NESSUNA difficoltà
1 - difficoltà LIEVE
2 - difficoltà MEDIA
3 - difficoltà GRAVE
4 – difficoltà COMPLETA
20/10/2021
DIMENSIONE AUTONOMIA/ORIENTAMENTO
AUTONOMIA PERSONALE 0 1 2 3 4 F
d510 Lavarsi
d5100 Lavare parti del corpo (le mani)
Esegue le azioni per lavarsi le mani (apre il rubinetto, prende il sapone, si X
insapona, sciacqua le mani, chiude il rubinetto)
d5102 Asciugarsi (utilizza un asciugamano o altri mezzi per asciugare X
una parte del corpo dopo essersi lavato)
Altro…
d530 Bisogni corporali
Regolazione dei bisogni X
Manifesta i bisogni X
Controlla e comunica in tempo utile il proprio bisogno X
Usa i sanitari: si siede, usa la carta igienica per pulirsi, tira l’acqua X
Altro……
d540 Vestirsi
Toglie/indossa la giacca X
Apre e chiude una cerniera lampo X
Toglie e calza le scarpe X
Altro…
d550 Mangiare
Manifesta il bisogno di mangiare X
Mangia in modo autonomo e corretto X
Altro…
d560 Bere
Manifesta il bisogno di bere X
Beve da solo X
Altro…
d571 Badare alla propria sicurezza
Evita rischi che possono portare a lesioni o danni fisici X
Evita situazioni rischiose X
Altro…
AUTONOMIA SCOLASTICA
d230 Eseguire la routine quotidiana 0 1 2 3 4 F
Segue delle azioni quotidiane basilari sotto la guida di altri X
Organizza il materiale necessario per svolgere un’attività-gioco X
Si organizza per la merenda X
Gestisce i cambiamenti (transizioni) nella routine quotidiana X
Altro…
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d210 Intraprendere un compito singolo 0 1 2 3 4 F
Intraprende un compito semplice (costruire una torre, infilare una X
scarpa…
Sceglie il materiale necessario per iniziare un lavoro (prendere un foglio, X
matita, colori)
Porta a termine un compito semplice nel tempo stabilito X
Intraprende un compito singolo autonomamente (senza l’assistenza di X
altri)
Completa un compito semplice con un’unica componente (costruire una X
torre, ecc)
Altro…
DIMENSIONE MOTORIO-PRASSICA 0 1 2 3 4 F
d410 Cambiare la posizione corporea di base
Assume e cambia diverse posizioni corporee (seduto, in piedi, in X
ginocchio...)
Altro…
d415 Mantenere una posizione corporea
Mantiene varie posizioni (sdraiato, seduto, eretto.) posizione sdraiata X
Altro…
d430 Sollevare e trasportare oggetti
Solleva e porta oggetti con le mani X
Altro…
d435 Spostare oggetti con gli arti inferiori
Sposta un oggetto con un piede X
Calcia una palla X
Altro…
d440 Uso fine della mano
Raccoglie X
Afferra X
Manipola X
Lascia X
Esercita una pressione per lasciare segni X
Ritaglia X
Incolla X
Digita i tasti (della tastiera del PC, del telefono, del mouse) X
Taglia con le forbici X
Strappa fogli X
Accartoccia un foglio X
Ha una prensione corretta degli strumenti di scrittura X
Usa correttamente strumenti di alta competenza (compasso, goniometro,
riga, squadra)
Altro…
d445 Uso della mano e del braccio
Tira X
Spinge X
Raggiunge un oggetto allungando il braccio X
Gira o esercita torsione delle mani o delle braccia X
Lancia (come lanciare una palla) X
Afferra (afferrare un oggetto in movimento per fermarlo e prenderlo) X
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Altro…
d450 camminare
Cammina per brevi/lunghe distanze X
Cammina su superfici di diversa consistenza/struttura (es. su tappeti in X
palestra, sull’erba…)
Cammina attorno a degli ostacoli X
Cammina in modo armonico X
Altro…
d455 Spostarsi
Sale (scalini, marciapiedi ...) X
Corre X
Salta X
Altro…
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DIMENSIONE SENSORIALE 0 1 2 3 4 F
d110 Guardare
Segue visivamente una persona, un oggetto, un’immagine X
Osserva un evento sportivo, una persona o bambini che giocano X
Discrimina forme e colori
Altro…
d115 Ascoltare
Discrimina rumori e suoni X
Riconosce voci familiari X
Ascolta l’insegnante che parla X
Ascolta l’altro che parla X
Ascolta la musica X
Ascolta una storia raccontata X
Altro
d120 Altre percezioni sensoriali intenzionali
Riconosce al tatto le caratteristiche degli oggetti (pesante/leggero; X
rigido/flessibile; duro/morbido...)
Riconosce al tatto le diverse superfici (liscio/ruvido…) X
Distingue i sapori (dolce/amaro; salato/insipido; piccante…) X
Altro…
0 1 2 3 4 F
d130 Copiare
Imita un gesto eseguito da altri X
Imita un’espressione facciale X
Imita un suono X
Copia un segno/simbolo X
Copia un disegno X
Copia lettere dell’alfabeto X
Copia simboli numerici X
Altro…
d131 Imparare attraverso le azioni con gli oggetti
Impara semplici azioni su un singolo oggetto X
Impara attraverso azioni che mettono in relazione due o più oggetti X
(senza tenere conto delle caratteristiche specifiche
X
Impara attraverso azioni che mettono in relazione due o più oggetti
tenendo conto delle loro caratteristiche specifiche
Apprende attraverso il gioco simbolico X
d 132 Acquisire le informazioni 0 1 2 3 4 F
Raccoglie informazioni relative a persone, cose ed eventi X
Domanda il perché, cosa, dove, come X
d133 Acquisire il linguaggio
Apprende singole parole o simboli X
Combina le parole in frasi X
Impara a produrre frasi o serie di frasi appropriatamente costruite X
d134 Acquisire un linguaggio aggiuntivo
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Rappresenta mediante parole, simboli, frasi, persone, oggetti, eventi..
(es. PECS, LIS).
d135 Ripetere
Recita poesie X
Recita filastrocche con i gesti X
Ripete una sequenza di movimenti X
Altro…
d137 Acquisire concetti 0 1 2 3 4 F
d1370 Acquisire i concetti di base
Impara e usa concetti di dimensione X
Impara e usa concetti di forma X
Impara e usa concetti di quantità X
Impara e usa concetti di lunghezza X
Impara e usa il concetto di uguale X
Impara e usa il concetto di opposto X
Conosce i colori (primari-secondari) X
Impara e usa i concetti topologici. Quali? (dentro/fuori, sopra/sotto... X
Conosce i nomi dei giorni della settimana X
d1371 Acquisire i concetti complessi
Impara e usa i concetti temporali di successione (prima-dopo) X
Impara e usa il concetto di classificazione X
Impara e usa il concetto di raggruppamento X
Impara e usa il concetto di seriazione X
d 140 Imparare a leggere
Riconoscere simboli, caratteri, lettere e parole.
Pronuncia lettere, simboli e parole scritte.
Comprende il significato di parole scritte
Altro…
d150 Imparare a calcolare
Comprende/utilizza/discrimina uno/tutti/pochi/più di/meno
Ripete i numeri fino a…
Associa numero-quantità
Altro…
Applicazione delle conoscenze
d160 Focalizzare l’attenzione
Volge lo sguardo verso chi parla X
Presta attenzione intenzionalmente alle caratteristiche di altre persone X
(volto, voce…)
Presta attenzione a qualche elemento dell’ambiente e ai cambiamenti X
d161 Dirigere l’attenzione
Mantiene intenzionalmente l’attenzione su azioni o compiti specifici X
per una lunghezza temporale appropriata
Altro …
FATTORI CONTESTUALI
(Barriere/Facilitatori)
Note: Indicare se barriera o facilitatore e una breve descrizione.
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Curiosità BARRIERA
Tendenza all’isolamento BARRIERA
Aggressività o comportamenti incontrollati BARRIERA
FATTORI AMBIENTALI
Utilizza oggetti, materiale, giocattoli e altri prodotti utilizzati nel gioco FACILITATORE
come blocchi, palle, oggetti in miniatura, giochi, puzzle, altalene e
scivoli.
Utilizza oggetti, materiale, giocattoli e altri prodotti adattati e progettati FACILITATORE
appositamente per favorire il gioco.
Utilizza libri, manuali, giocattoli educativi realizzati appositamente. FACILITATORE
Utilizza strumenti, prodotti, processi, metodi e tecnologia, adattati o FACILITATORE
realizzati appositamente, usati per l’acquisizione di conoscenze,
competenze, o abilità, come tecnologia informatica specializzata.
Utilizza strumenti prodotti e tecnologia usati per la gestione e BARRIERA
l’esecuzione di attività culturali, ricreative, e sportive come giocattoli,
strumenti musicali non adattati né realizzati appositamente.
Utilizza supporti per la mobilità o comunicazione (deambulazione, -----------------------
vista, etc.)
Relazione con i compagni FACILITATORE
Ha una relazione significativa con compagno/a in classe BARRIERA
Ha una relazione significativa con amico/a in contesto extra-scolastico -----------------------
In classe ha un piccolo gruppo di compagni che svolge spontaneamente BARRIERA
funzione di supporto
Usufruisce di servizi assistenziali o riabilitativi extrascolastici FACILITATORE
Relazione con gli insegnanti FACILITATORE
Relazione con insegnante di sostegno FACILITATORE
Relazione con assistente autonomia e comunicazione FACILITATORE
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RINGRAZIAMENTI
Le persone speciali lasciano sempre un segno indelebile, costituiscono un tassello prezioso nel
percorso della nostra vita. Alla maestra Antonella Bellini (tutor accogliente) per le sue doti
professionali ed umane, per la sua disponibilità, generosità e per il grande insegnamento che mi ha
trasmesso: mi ha dato prova di cosa significa veramente “amare” questo lavoro e “amare” i
bambini. Un sentito grazie va anche agli insegnanti della sezione “maestra Rosetta, maestro
Livio, maestra Daniela” , agli insegnanti “tutti” del plesso “via Torino” per come mi hanno accolta
e per il loro bellissimo modo di vivere la professione di insegnanti.
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