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ECONOMIA E MANAGEMENT
DELLE AMMINISTRAZIONI
PUBBLICHE
(SECONDO PARZIALE)
EDIZIONE A.A. 2022 - 2023
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Questa dispensa è scritta da studenti senza alcuna intenzione di sostituire i materiali universitari. Essa costituisce
uno strumento utile allo studio della materia ma non garantisce una preparazione altrettanto esaustiva e
completa quanto il materiale consigliato dall’Università.
Si ringraziano i vari studenti che, nel corso degli anni, hanno contribuito a
redigere e revisionare la dispensa al fine di aggiornarla e migliorarla:
Sophie Bianchi, Antonella De Sabato, Clara Depalma, Giulio Limpido,
Stefania Lo Iacono, Daniel Tosca, Eleonora Pecci, Michele Zheng, Angelo Parla
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CAPITOLO 9 - LA GESTIONE E VALUTAZIONE DELLA
PERFORMANCE
9.1 I concetti di performance measurement e di performance management
La performance di un’istituzione pubblica si può definire come la capacità dell’istituzione di rispondere alle
attese dei molteplici portatori di interesse, quali gli utenti/consumatori, i cittadini/finanziatori, i dipendenti e le
istituzioni pubbliche o aziende private con le quali essa si relaziona. Il performance measurement, o
misurazione della performance, si riferisce a tutti quei processi e strumenti tramite i quali le informazioni sulla
performance sono raccolte e rese disponibili. La misurazione della performance consente di chiarire la
relazione che intercorre tra gli obiettivi di un’istituzione pubblica, le risorse (input) da essa impiegate per il
raggiungimento di questi obiettivi e i risultati conseguiti, ovvero i prodotti dell’azione pubblica in termini di
servizi erogati e di attività svolte (output) da un lato e gli impatti generati dagli output prodotti (outcome)
dall’altro.
L’uso di queste informazioni sulla performance a supporto dei processi decisionali è detto performance
management o gestione della performance. Il performance management si può definire come l’insieme delle
attività svolte dalle istituzioni pubbliche per gestire e migliorare la performance. Questa attività si articola nelle
seguenti componenti:
• Definizione degli obiettivi (performance planning);
• Misurazione dei fenomeni (performance measurement);
• Valutazioni di merito (performance evaluation).
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La performance delle istituzioni pubbliche è multidimensionale e può essere misurata e valutata con diversi
parametri. Si fa riferimento a un’impostazione aziendale in cui vengono proposti quattro principali criteri di
valutazione. I primi tre, efficienza, efficacia ed economicità sono generali per qualsiasi tipo di azienda ma
assumono un significato particolare nel contesto pubblico. Il quarto criterio, l’equità, ha un significato
distintivo per le istituzioni pubbliche perché riguarda la distribuzione dei costi e benefici dell’azione
amministrativa tra i membri della comunità di riferimento e richiama una tensione di fondo verso la loro
uguaglianza.
L’obiettivo fondamentale delle istituzioni pubbliche è soddisfare i bisogni della popolazione che non trovano
risposta nell’azione individuale o comunque privata. Le istituzioni pubbliche non sono valutabili in base a un
risultato economico perché i prodotti finali non sono scambiati a prezzi di mercato.
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osservazione. Anche il confronto tra diverse istituzioni pubbliche che offrono gli stessi prodotti potrebbe
essere inficiato da importanti fattori di confondimento.
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studia per finalità professionali ma anche per ragioni più soggettive e personali. A livello universitario il
riferimento principale per valutare gli esiti e quindi l’efficacia dei servizi è il mercato del lavoro: il tasso di
occupazione a una certa data dopo il conferimento del titolo di laurea e il reddito da lavoro. Questi indicatori
presentano però criticità: non misurano i benefici dell’esperienza universitaria non catturati dal mercato del
lavoro; risentono delle problematiche della confrontabilità tra diversi corsi di laurea e dalle diverse
caratteristiche dei mercati del lavoro di riferimento. Per misurare l’efficacia della produzione scientifica si
usano criteri bibliografici: l’impact factor della rivista della pubblicazione, il numero di citazioni e altri indicatori
di sintesi più complessi. L’idea di fondo è che il valore (l’esito) di una pubblicazione sia misurabile in base a
quanto essa viene ripresa da altri ricercatori. L’equità di un sistema di misurazione della performance delle
università può essere analizzata rispetto a tre dimensioni: geografica, socio-economica e relativa alle diverse
aree di ricerca e insegnamento. Una concentrazione delle università in poche aree del paese indebolirebbe
le aree più povere, costringendo studenti, ricercatori e docenti a emigrare in territori in cui sono presenti
università. La misurazione dell’economicità comprende quella di efficacia, efficienza ed equità e le sintetizza
facendo specifico riferimento all’equilibrio di lungo periodo dell’azienda. Il primo indicatore economico-
finanziario può essere inteso come pareggio di bilancio. La misurazione dell’economicità riguarda indicatori
economico-finanziari, di efficienza, efficacia ed equità tesi a verificare quanto l’azienda sia sostenibile rispetto
alle dinamiche di chi la finanzia e dell’ambiente di riferimento. Ogni entità dotata di un certo grado di
autonomia non è in condizione di economicità se è in sostanziale disequilibrio economico-finanziario atteso.
Sottolineare la complessità del lavoro di costruzione di adeguati sistemi di misurazione della performance
non significa metterne in dubbio l’entità, serve per mettere in luce la necessità di una progettazione attenta
che riconosca le implicazioni della scelta di alcuni indicatori rispetto ad altri e del loro peso relativo quando
utilizzati in valutazioni di sintesi. Il sistema, se stabile nel tempo, avrebbe anche effetto di segnalare a tutte le
università la necessità di scelte maggiormente orientate all’efficienza e all’efficacia. Però la scelta di dare peso
a questi indicatori potrebbe collidere on alcune interpretazioni del criterio di equità volte ad assicurare
omogeneità della distribuzione delle università e degli studenti universitari tra i territori.
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indicatori non è neutra ma deve essere coerente con le scelte ritenute fondamentali per il successo
dell’istituzione;
• Le indicazioni strategiche supportano la programmazione operativa (performance planning) che
comprende il piano delle azioni da interpretare e il conseguente piano delle risorse (budgeting). Alla
definizione di attività da svolgere e di risorse correlate sia anche associato un sistema di misure
(performance planning) che permetta di oggettivare il raggiungimento di obiettivi intermedi(output)
o finali (outcome). Le misure servono a un doppio scopo:
a) Per verificare che le attività abbiano un impatto;
b) b) per permettere di spostare il sistema di responsabilizzazione dallo svolgimento delle
attività all’ottenimento di risultati rilevanti e coerenti con l’orientamento strategico;
• La fase di programmazione orienta la gestione e informa la produzione degli elementi necessari per
misurare la performance (performance measurement). Il performance management richiede dunque
lo sviluppo di adeguati sistemi informativi a sostegno della misurazione dei risultati tanto che ne sono
un carattere fondamentale e di natura strategica;
• Il ciclo può prevedere delle azioni di revisione, per esempio per delinearsi di informazioni inizialmente
non disponibili, che richiedono aggiustamenti nelle azioni e che portano a rivedere gli obiettivi di
risultato;
• L’enfasi attribuita ai risultati mette al centro dell’intero ciclo della performance la fase di valutazione
(performance evaluation). Lo scostamento tra obiettivi e risultati conseguiti diventa la base per la
rendicontazione tra politica e amministrazione.
L’effetto sineddoche è assumere la rappresentazione del tutto tramite l’osservazione di una parte soltanto.
La misurazione della performance complessiva dovrebbe cogliere l’impatto dell’intervento su aspetti quali
l’approvvigionamento di beni essenziali, la prevenzione di epidemie, la rinascita del capitale sociale. Ma in
realtà esso non riesce a rappresentare completamente i profili di tutti i benefici resi. L’effetto sineddoche è
grave perché può distorcere i sistemi di management orientandoli verso obiettivi e viste parziali.
Il secondo limite, relativo alla complessità e ai costi di gestione del sistema, è in stretta relazione con il primo.
L’effetto sineddoche porta a moltiplicare le misure, nel tentativo di minimizzare gli spazi di non
rappresentazione dei fenomeni. Il risultato è la proliferazione di indicatori specifici e parziali. Ciò ha come
conseguenza l’aumento dei costi di gestione del sistema di misurazione. L’effetto sineddoche e di
complessità e aumento dei costi dipendono l’uno dall’altro e dovrebbero essere gestiti nella ricerca di un
equilibrio contingente e pragmatico.
Il terzo limite riguarda il rischio di manipolazione delle misure. Le persone interessate dalle misure di
performance hanno spazi per intervenire a loro favore, per esempio tramite la registrazione di fatti o attività. È
importante tenere presente che il performance management propone un modello forte di razionalità
amministrativa, fondato sulla misurazione e sulla trasparenza, in contesti sociali dominati dalla razionalità
politica, che segue logiche di raccolta del consenso. La razionalità dei comportamenti politici può collidere
con la razionalità di strumenti di performance management.
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obiettivi che sono loro assegnati e su cui sono responsabilizzate. La valutazione degli scostamenti tra obiettivi
e risultati e le misure di output, outcome e di razionalità economica permettono di allentare i sistemi di
controllo preventivo e legale. L’affermazione del performance management è auspicabile perché può
produrre rilevanti benefici.
I sistemi di performance management hanno importanti limiti intrinseci e devono essere associati a pratiche
manageriali di compensazione. La prima è il sistema di regole. Il fatto che le istituzioni pubbliche siano
sottoposte a troppe regole, a volte inutili, non significa che le regole non servano ad amministrare bene. La
legalità amministrativa imprescindibile. La cultura e i valori sono una componente fondamentale del
management pubblico. Buona parte delle azioni e decisioni prese nella gestione sono informate da processi
impliciti, per i quali sono le competenze professionali e i valori di fondo a guidare i comportamenti piuttosto
che il riferimento a misure di risultati o regole di varia natura.
Il bilancio di previsione stabilisce quindi, per ogni voce di bilancio, l’ammontare dell’entrata e della spesa
prevista. Tale ammontare è detto stanziamento. La funzione autorizzativa del bilancio impone che le spese
effettive non superino i relativi stanziamenti:
∀ 𝑣𝑜𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜:
𝑠𝑝𝑒𝑠𝑎 𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑎 ≤ 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎 (≡ 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑎 𝑎𝑢𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎 ≡ 𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜)
È obbligatorio il pareggio tra il totale degli stanziamenti in entrata e quello degli stanziamenti in uscita.
Tuttavia, tale pareggio è solo formale in quanto le entrate comprendono il ricorso all’indebitamento, il quale è
soggetto a numerosi vincoli sia sull’entità che sulla destinazione (le risorse derivanti dall’indebitamento
possono essere utilizzata solamente per gli investimenti).
10.1.2 Oggetto della rilevazione (cosa si rileva?)
Nelle imprese pubbliche la maggior parte degli scambi non avviene a "condizioni di mercato", ma dipende da
decisioni legate a poteri sovraordinati. Ad esempio, i tributi costituiscono una contropartita indiretta ed
indistinta dei servizi erogati.
A consuntivo, il bilancio di contabilità economico-patrimoniale mostra il reddito d’esercizio e il patrimonio di
funzionamento, mentre il bilancio di contabilità finanziaria evidenzia due grandezze finanziarie:
• Il fondo cassa;
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• Il risultato di amministrazione.
Per l’entrata:
• Accertamento: momento in cui sorge giuridicamente il diritto di acquisire un’entrata;
• Riscossione e versamento: effettiva entrata monetaria. Con la riscossione il debitore salda il suo
debito nei confronti della PA e con il versamento le somme vengono versate al tesoriere. il
documento con cui la PA ordina al tesoriere d’incassare una determinata somma o regolarizza un
incasso già avvenuto si chiama reversale.
Per la spesa:
• Impegno: momento in cui sorge giuridicamente l’obbligo a sostenere un’uscita;
• Liquidazione: determinazione della somma certa da pagare al creditore;
• Ordinazione: disposizione, tramite mandato di pagamento, al tesoriere di provvedere al pagamento
delle somme liquidate;
• Pagamento: effettiva uscita monetaria.
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• Entrate per trasferimenti di capitale;
• Entrate da alienazioni patrimoniali;
• Entrate da indebitamento.
All’interno dell’articolazione delle entrate in Titoli sono previsti ulteriori e più analitici livelli di classificazione
che considerano la natura e la provenienza delle entrate. Anche le spese si articolano in Titoli, in particolare
si distinguono:
• Spese correnti: relative alla gestione operativa;
• Spese in conto capitale: relative all’effettuazione d’investimenti;
• Spese per il rimborso di prestiti: relative al rimborso di quote capitale di debiti di finanziamento.
L'ulteriore disaggregazione delle spese è più complessa rispetto a quella delle entrate da momento che si
possono utilizzare criteri diversi, tutti in qualche misura rilevanti, ma trasversali. Si distingue tra classificazioni:
• Per natura: evidenziano la natura dei fattori produttivi acquisiti (ad es. la spesa per il personale, per i
beni di consumo, per servizi, per il godimento di beni di terzi, interessi passivi, ecc.).
• Per destinazione: riflettono le aree d’intervento dell’azienda pubblica (classificazione funzionale: es.
trasporti, sanità, istruzione), i programmi e i progetti individuati dai processi di pianificazione e
programmazione delle singole aziende (classificazione programmatica) e le unità organizzative a cui
è affidata l’acquisizione e/o l’utilizzazione dei fattori produttivi (classificazione amministrativa: spese
per ministero e per centri di responsabilità in cui si articola ciascun ministero).
Pro e contro:
• La classificazione per destinazione fornisce un’informazione utile per valutare le scelte dell’ente
rispetto alle politiche pubbliche, ma richiede una ripartizione delle spese che può essere arbitraria.
• La classificazione per natura non consente di comprendere in quali settori si concentra l’attività
pubblica, ma permette di analizzare la rigidità della spesa, essendo alcune voci (personale, interessi
passivi) più rigide di altre (acquisto di beni e servizi).
I criteri utilizzati e il loro grado di analiticità determinano la tipologia e la numerosità di vincoli posti dall’organo
rappresentativo e quindi influiscono sugli spazi di autonomia lasciati agli organi esecutivi. Una volta definita
la classificazione, per ogni voce di entrata e di spesa è necessario uno stanziamento, il quale può essere
espresso in termini di competenza finanziaria e/o di cassa. La differenza è rappresentata dalla fase dell’entrata
e della spesa cui si riferiscono gli stanziamenti.
• Sistema di competenza finanziaria: gli stanziamenti in entrata rappresentano gli accertamenti previsti
mentre quelli in uscita stabiliscono gli impegni previsti;
• Sistema di cassa: gli stanziamenti in entrata rappresentano le riscossioni previste, quelli in uscita il
limite ai pagamenti previsti.
I due sistemi hanno finalità diverse: il primo si concentra sui momenti della decisione e dell’assunzione di
obbligazioni giuridiche verso terzi (concretizzazione delle politiche gestionali), mentre il secondo si
concentra invece sul momento delle effettive entrate ed uscite monetarie, consentendo quindi di controllare
l’equilibrio monetario. I due sistemi agiscono diversamente sui comportamenti amministrative e sui rapporti
tra gli organi dell’azienda, sia tra istituti pubblici di livello diverso. Per l’attuale normativa lo Stato e le Regioni
adottano entrambi i sistemi, mentre gli enti locali solo il sistema di competenza finanziaria. Il bilancio
preventivo dev’essere in pareggio, deve garantire quindi l’equilibrio fra gli stanziamenti di competenza in
entrata e quelli in uscita. Per le aziende che adottano il sistema di competenza finanziaria (da solo o insieme
al sistema di cassa), al pareggio concorre il risultato di amministrazione iniziale, ossia il risultato di
amministrazione alla fine dell’esercizio precedente a quello cui il preventivo si riferisce. Questo obbligo non
è previsto per il Bilancio dello Stato, che adotta il sistema di competenza pura, secondo cui i risultati di un
esercizio non vengono traslati sul successivo, ma sono riversati sulla tesoreria, incrementandone o
riducendone l’esposizione. Se l’ente adotta anche il sistema di cassa, il pareggio dev’essere garantito anche
in termini di cassa, quindi gli stanziamenti in entrata (riscossioni previste) devono corrispondere agli
stanziamenti in uscita (pagamenti previsti). A tale pareggio concorre anche il fondo cassa iniziale.
Se l’esercizio precedente si è chiuso con:
• Un risultato di amministrazione nullo, gli stanziamenti di competenza in uscita devono essere pari a
quelli in entrata;
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• Un disavanzo di amministrazione, questo dev’essere necessariamente “applicato”, ossia coperto con
stanziamenti di competenza in entrata superiori agli stanziamenti di competenza in uscita;
• Un avanzo di amministrazione, questo può essere applicato in tutto o in parte, rispettando alcuni
vincoli (può essere dedicato solo a spese d’investimento o per il rimborso di debiti).
L’eventuale avanzo/disavanzo di amministrazione iniziale applicato viene iscritto nel bilancio di previsione
prima di tutte le entrate/spese. Nel corso dell’esercizio è possibile modificare gli stanziamenti per adeguare
la gestione ad eventuali fabbisogni imprevisti. In questi casi si devono seguire specifiche procedure (c.d.
istituti di flessibilità) volte a salvaguardare le prerogative dell’organo rappresentativo e gli equilibri di bilancio.
Per coprire maggiori stanziamenti in uscita è necessario ricorrere all’utilizzo di nuove o maggiori entrate
oppure riducendo stanziamenti in altre voci di uscita (c.d. storno). Se i saldi rimangono invariati la decisione
può essere assunta dall’organo di governo, viceversa è necessaria una delibera da parte dell’assemblea
elettiva (Parlamento per il livello centrale o Consiglio per gli enti locali).
Esempio di rilevazioni di esercizio: quando l’azienda vende uno specifico servizio in contanti, il sistema di
contabilità economico-patrimoniale rileva un componente positivo di reddito (valore numerario) e una
variazione positiva della cassa (valore numerario). La contabilità finanziaria rileva invece solo l’entrata di
moneta, classificandola tra le entrate correnti.
Inoltre, per ogni processo di spesa, ogni fase vincola quelle successive: ordinazioni e pagamenti devono
sempre essere minori o uguali alle liquidazioni, che a loro volta devono sempre essere minori o uguali agli
impegni. Le rileazioni devono cioè rispettare il seguente vincolo:
Per ogni voce di bilancio è necessario tenere due sistemi di scritture: uno relativo alla gestione di competenza
e uno relativo alla gestione dei residui. In tale sistema è necessario riprendere i residui formatesi negli esercizi
precedenti, rilevarne le riscossioni o i pagamenti nel corso dell’esercizio, nonché eventuali cancellazioni, e
determinare l’ammontare dei residui da riportare nell’esercizio successivo.
10.2.3 Rilevazioni consuntive
Il documento consuntivo dell’azienda pubblica è detto conto consuntivo o rendiconto e serve a valutare i
risultati conseguiti e soprattutto a verificare il rispetto dei limiti di spesa definiti a preventivo. Il rendiconto
presenta innanzitutto gli accertamenti/impegni e le riscossioni/pagamenti effettuati nel corso dell’esercizio
per ogni voce di entrata/spesa. Per ogni voce di bilancio il rendiconto evidenzia:
• Residui iniziali (accertamenti non ancora riscossi e impegni non ancora pagati, rilevati nei periodi
precedenti);
• Stanziamenti di competenza definiti a preventivo;
• Accertamenti/impegni assunti nel corso del periodo amministrativo;
• Riscossioni/pagamenti effettuati (in conto competenza e in conto residui);
• Residui finali;
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• Economie e diseconomie.
Queste ultime voci possono riferirsi alla gestione di competenza o alla gestione dei residui. Nel primo caso si
generano economie o diseconomie se gli accertamenti/impegni sono diversi da quanto preventivato. In
particolare, si generano:
• Economie in entrata a fronte di maggiori accertamenti rispetto agli stanziamenti di competenza
definitivi (economie in conto competenza);
• Diseconomie in entrata a fronte di minori accertamenti rispetto agli stanziamenti di competenza
definitivi (diseconomie in conto competenza);
• Economie di spesa a fronte di minori impegni rispetto agli stanziamenti di competenza definitivi
(economie in conto competenza);
Vista la finalità autorizzativa del bilancio, non è possibile impiegare somme superiori agli stanziamenti né
rettificare in aumento i residui passivi. Per questo motivo non è consentita la formazione di diseconomie di
spesa. Il rendiconto mostra inoltre due risultati di sintesi che esprimono l’equilibrio tra la ricchezza prelevata
ed impiegata dall’istituzione pubblica: il fondo cassa finale e il risultato di amministrazione.
Il risultato di amministrazione può essere determinato e analizzato o come risultato di quantità-fondo oppure
come quantità-flusso. Il risultato è identico indipendentemente dalla modalità di calcolo scelta.
Il risultato di amministrazione evidenzia se le disponibilità liquide ad una certa data (fondo cassa), unitamente
alle somme che l’azienda ha il diritto d’incassare (residui attivi), sono sufficienti a coprire le somme che
l’azienda si è impegnata a pagare (residui passivi).
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In questo modo si evidenzia come il risultato di amministrazione dipenda, non dai movimenti monetari, ma
da accertamenti e impegni. Il risultato mostra se la gestione ha consentito di acquisire ricchezza in misura
sufficiente rispetto ai bisogni oppure se ci sono stati consumi superiori alla ricchezza acquisita. Trattandosi di
un risultato composto da valori relativi ad accertamenti e impegni, la variazione del risultato di
amministrazione indica se nel periodo sono maturati diritti giuridici sufficienti a coprire le obbligazioni
giuridiche assunte.
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Queste tre caratteristiche giustificano e determinano un sistema di regole a cui un'istituzione pubblica deve
attenersi sia per selezionare il fornitore sia nell'esecuzione del contratto.
L'interesse pubblico si realizza tramite la tutela della concorrenza. Questa aiuta la selezione del fornitore più
idoneo, migliora l'offerta e si traduce nel divieto di discriminazione (non avvantaggiare in modo indebito un
soggetto a danno di un altro). Infatti, le procedure:
• Devono essere conosciute in anticipo da tutti i soggetti coinvolti (principio di pubblicità e
trasparenza);
• Non possono essere modificate durante il processo di selezione;
• Devono essere coerenti e proporzionate all'oggetto del contratto (principio di proporzionalità).
Le decisioni devono essere rese pubbliche e motivate. Gli elementi principali sono:
• Motivi di esclusione (illecito professionale che metta in discussione l'affidabilità e l'integrità del
potenziale fornitore);
• Requisiti di partecipazione;
• Le caratteristiche tecnico-funzionali dell'oggetto d'acquisto;
• I criteri di valutazione dell'offerta;
• La procedura con cui si selezionano il fornitore e l'offerta.
Un contratto pubblico, a differenza di un contratto tra soggetti privati, una volta sottoscritto, è modificabile
solo se ricorrono determinate condizioni previste dalla norma e se non se ne alterano gli aspetti sostanziali.
Le istituzioni pubbliche esercitano un potere e sono quindi in grado di incidere sui comportamenti dei privati.
Negli appalti si verifica sia nella fase di selezione che in fase di esecuzione (facoltà di recedere in qualunque
momento). Il fornitore inoltre spesso non può rifiutarsi di eseguire il contratto in quanto l'interruzione di
pubblico servizio è un reato. D'altra parte, affinché il potere dell'istituzione pubblica non sia illimitato e il
fornitore sia tutelato, l'azione dell'istituzione è vincolata al rispetto delle procedure e deve essere in linea con
la legge ed i principi dell'ordinamento.
Per rispondere è necessaria un'analisi di mercato e se risulta utile è opportuno avviare un dialogo con i
fornitori. Solo recentemente la normativa ne ha sancito la piena legittimità prevedendo la “consultazione
preliminare del mercato”. L'istruttoria porta alla redazione dei documenti di gara.
La selezione del fornitore si articola nel modo seguente ed è espressamente definita dalla legge:
Pubblicazione bando ---> Esclusione ---> Qualificazione ---> Valutazione offerte---> Aggiudicazione
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Nelle procedure “aperte” l'istituzione pubblica si rivolge all'intero mercato, pubblicando un bando e
chiedendo di presentare un'offerta in busta chiusa e non modificabile. Nelle procedure “competitive con
negoziazione” si rivolge all'intero mercato pubblicando un avviso ma ha la facoltà di avviare una
negoziazione con il fornitore. Talvolta è possibile negoziare direttamente con i fornitori ritenuti idonei senza
pubblicare alcun bando/avviso ma devono ricorrere specifiche condizioni definite per legge. Questo è il caso
delle “procedure negoziate”. Data la natura potenzialmente lesiva della concorrenza, di norma per la maggior
parte dei contratti si ricorre alle procedure aperte. La stazione appaltante aggiudica il contratto all'operatore
con l'offerta economicamente più vantaggiosa. Vi sono tre criteri:
• Del miglior prezzo: adatta per beni standardizzati a scarso valore aggiunto e per lavori semplici; non
considera la molteplicità di fattori che caratterizzano un bene/prodotto;
• Del miglior rapporto qualità/prezzo: esplicita meglio i caratteri qualitativi spostando in capo al
fornitore l'onere di dettagliare l'offerta tecnica; maggiore discrezionalità ma anche problemi di
interpretazione;
• Comparazione costo/efficacia
La fase di esecuzione del contratto risulta essere molto importante anche se talvolta viene trascurata.
• Gestione del contratto: La fase di esecuzione del contratto, sebbene fondamentale per la buona
riuscita dell’acquisto, è stata spesso trascurata in passato, privilegiando il momento della selezione.
• Valutazione: L’istituzione pubblica deve essere in grado di controllare e pretendere il rispetto delle
modalità di esecuzione avanzate dall’impresa nella sua offerta. Laddove i contratti siano ben costruiti
possono scattare meccanismi di premio/sanzione.
Per questo motivo è stato avviato il “Programma di razionalizzazione degli acquisti della PA” con l'obiettivo di:
• Semplificare le procedure per gli acquisti mediante l'uso dell'ICT
• Ottimizzare la spesa pubblica grazie all'aggregazione della domanda.
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o Costi di coordinamento e limitata accountability.
• Digitalizzazione (e-procurement): ha lo scopo di diminuire i costi di transazione creando un luogo
virtuale in cui domanda e offerta si possono incontrare in modo trasparente e standard.
Queste tre dimensioni si sono spesso sovrapposte, non sempre creando sinergie, ma talvolta ostacoli al
concreto raggiungimento degli obiettivi di policy.
Il privato co-definisce con il soggetto pubblico le modalità per conseguire gli obiettivi pubblici: a maggiori
poteri, maggiori responsabilita’ (e maggiori rischi). Diversamente, in un appalto è la PA che definisce le
modalità, delegando al privato l’esecuzione. Quindi, rispetto all’appalto, l’impresa assume più responsabilità
e, conseguentemente, rischi.
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Il PPP si costituisce di tre macro-aree: oggetto della partnership, funzioni assegnate, modalità di
remunerazione del privato.
L’oggetto può essere la realizzazione di un’infrastruttura ex novo (investimento greenfield) oppure la
riqualificazione di un asset esistente (investimento brownfield); Inoltre si distingue tra infrastrutture di tipo
economico e sociali. Nel primo caso supportano direttamente le attività produttive (es: autostrade), quelle di
tipo sociale sono finalizzate ad accrescere il benessere sociale ed indirettamente la produttività economica
(es: scuole, edilizia pubblica). E’ importante ricordare la presenza di investimenti intangibili quali per esempio
quelli in Ricerca e Sviluppo. I servizi dati in gestione ai partner privati possono essere Core oppure Ancillari:
nel primo caso l’operatore economico eroga il servizio pubblico stesso (es: cure mediche), nel secondo
gestisce quei servizi (es: manutenzione impianti) che rendono possibile l’erogazione.
All’operatore privato possono essere affidate diverse funzioni, il numero di funzioni delegate dipende dal
contesto istituzionale e organizzativo in cui si svolge l’operazione. Non esiste una formula standard di
cooperazione, in quanto il numero delle funzioni delegate dipende dal contesto istituzionale di riferimento.
In primis, al privato, viene chiesto di finanziare totalmente o parzialmente l’investimento, egli può progettare,
costruire, gestire le operations, mantenere e gestire. Una caratteristica del PPP è quella di fornire delle
soluzioni chiavi in mano, in cui il partner privato si pone come interfaccia unitaria per la realizzazione del
progetto. Invece, in un approccio tradizionale, il ruolo di regista dell’operazione spetta alla PA, che si trova a
coordinare gli operatori chiamati ad eseguire diversi contratti di fornitura.
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Vantaggi del PFàAttribuzione dei rischi e responsabilità̀ ai soggetti più in grado di sostenerli; Collegamento
dei costi di investimento ai ricavi da tariffa; Ripartizione del pagamento dell’investimento su un periodo
mediamente lungo di utilizzo dell’infrastruttura e dei correlati servizi.
Svantaggi del PFàElevata complessità̀; Alti costi di transazione; Difficoltà nel finanziamento
Un PPP permette alla PA di prendere coscienza dei rischi e dei loro impatti. Il PPP è un’operazione ben
circoscritta e visibile in quanto l’operatore privato attribuisce un valore economico al rischio trasferito.
Uno dei vantaggi della PPP è la possibilità di poter contabilizzare fuori bilancio il costo dell’investimento. Col
tempo sono stati definiti dei requisiti più stringenti per la contabilizzazione off-balance del PPP ed una chiara
allocazione dei rischi è uno di questi.
La base della negoziazione del contratto è la matrice dei rischi:
• Rischio di costruzione à es: ritardo consegna, deficienze tecniche
• Rischio di disponibilità à es: eventi che non rendono possibile la struttura realizzata/i servizi
secondo le specifiche previste contrattualmente
• Rischio di domanda à la variabilità dei ricavi derivante dalla volatilità della domanda (es: traffico
autostradale)
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Il PPP contrattuale, è un contratto stipulato dalla PA con un operatore economico. I pregi di tale modello
rispetto a quello precedente sono: separazione più netta tra pubblico e privato; definizione chiara dei ruoli e
responsabilità. Tuttavia, essendo un contratto, risulta essere uno strumento rigido.
I modelli di PPP possiamo classificarli in termini di profondità della relazione di partnership e,
conseguentemente, per il livello di rischio trasferito al partner privato.
19.6 Conclusioni
PPP come strumento mediamente più complesso e costoso di altri, che tuttavia permette di realizzare gli
investimenti e farlo nei tempi opportuni, con una qualità̀ potenzialmente alta.
Il PPP richiede da parte delle istituzioni pubbliche e delle imprese lo sviluppo di competenze di: Valutazione;
Progettazione; Negoziazione; Gestione.
Per permettere:
• Al pubblico l’assunzione di un ruolo attivo da project manager
• Al privato la comprensione e la gestione efficace della complessità̀ del settore pubblico e orientare
la propria azione secondo codici di comportamento etici e responsabili.
Il Comune di Ravenna ha scelto l'app ComuniChiamo come strumento per consentire ai cittadini di
segnalare problemi in città come buche, perdite d'acqua o lampioni rotti. L'app è user-friendly e molte
segnalazioni sono state effettuate dai cittadini. Il servizio include anche strumenti informatici per la gestione
dei lavori di manutenzione, con le segnalazioni che vengono automaticamente indirizzate ai responsabili e
condivise con i cittadini. Nel primo anno di utilizzo, sono state registrate circa 2.000 segnalazioni.
È un’innovazione perché apporta una novità relativa, è implementata e ha avuto dei risultati tangibili
La piattaforma ItsArt era stata finanziata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) tramite Cassa
Depositi e Prestiti (CDP), insieme a un partner privato (Chili). Essa era stata concepita come una piattaforma
digitale a pagamento italiana dedicata a contenuti culturali e artistici, che avrebbe potuto essere
particolarmente utile durante i lockdown per offrire i contenuti culturali in modo diverso. Tuttavia, le
principali criticità riscontrate sono state i prezzi non competitivi (2 euro per noleggiare un film) ei contenuti
non esclusivi. Di conseguenza, il risultato economico della piattaforma è stato negativo, con 7,5 milioni di
costi a fronte di soli 246 mila euro di ricavi.
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Immuni, l'app di tracciamento dei contatti di positivi al Covid-19, resa disponibile il 1° giugno 2020, è stata
definitivamente dismessa il 31 dicembre 2022. L'app è stata realizzata da Bending Spoons a titolo gratuito
in meno di 3 mesi e con soli 10 giorni di differenza da quando Apple e Google hanno reso possibile il
tracciamento sui loro dispositivi. L'infrastruttura informatica, invece, è stata affidata alle società pubbliche
Sogei e PagoPA, a garanzia di maggiore privacy e controllo sui dati prodotti. Con 21 milioni di download,
92.000 utenti segnalati come positivi e 197mila segnalazioni di contatto stretto, è stata tra le prime app di
contact tracing ad essere diffuse in Europa.
Tipologie di innovazioni
Cambiamento: crescita, evoluzione o sviluppo di uno o più elementi del processo di erogazione del
bene/servizio pubblico e del modo in cui esso è organizzato. Si caratterizza inoltre per continuità rispetto al
passato; il bene/servizio infatti non viene soppresso, ma esclusivamente modificato. Il cambiamento è
presente in ogni forma di organizzazione ed è possibile in ogni momento.
Innovazione: implementazione di idee già esistenti non ancora adottate in una determinata organizzazione
e contesto. Implica normalmente una rottura rispetto alle azioni precedenti, mediante un approccio
totalmente differente da ciò che veniva svolto precedentemente. Anche in questo caso è presente e
possibile in ogni forma di organizzazione.
Invenzione: rappresenta la generazione di nuovi concetti e idee. Si intende generalmente una soluzione
nuova ed originale ad un problema. A differenza di cambiamento ed innovazione è verificabile, per forza di
cose, una sola volta e in un solo luogo. La stessa idea, modificata, non è più una novità, e si trasforma quindi
in un’innovazione che quindi può essere implementata.
Riforma: è l’insieme dei cambiamenti apportati a un’organizzazione nel suo complesso con l’obiettivo di
migliorarla. Si verifica in ogni sistema e apporta un cambiamento radicale a livello non solo del singolo
processo, ma dell’intera struttura di un settore.
Nel corso degli ultimi anni si sono date diverse definizioni al termine innovazione.
Le principali e più accreditate sono tre:
a) Rogers, che nel 2003, definisce innovazione un’idea, una pratica, un oggetto che vengono
percepiti come nuovi dall’individuo o l’unità organizzativa che li adotta;
b) Nel 2005, sull’Oslo Manual l’innovazione è definita come l’implementazione di un cambiamento
significativo nel modo di operare dell’organizzazione o nei suoi prodotti;
c) Infine, la definizione più recente è quella dell’OECD, risalente al 2010, in cui si definisce innovazione
l’implementazione di significativi cambiamenti ai beni e servizi, ai processi operativi, ai metodi
organizzativi o alla comunicazione dell’organizzazione con l’utente.
Dalla somma di queste definizioni si può quindi dire che innovare significa apportare una novità relativa,
implementata e dai risultati tangibili. Infine, è importante sottolineare che le innovazioni si definiscono
rispetto a chi le compie: è innovazione anche ciò che già c’è altrove, ma viene implementato per le prima
volta in un altro luogo.
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• Innovazioni amministrative -> si tratta di innovazioni finalizzate a modificare la struttura organizzativa
ed i processi;
• Innovazioni tecnologiche -> si tratta di innovazioni che stimolano il cambiamento nelle aziende del
settore pubblico, attraverso l’introduzione di tecnologie;
• Innovazioni accessorie -> si tratta di innovazioni finalizzate ad interiorizzare nella mission
dell’azienda funzioni e servizi di competenza dall’ambiente esterno;
Nel caso delle IP l’innovazione risulta un processo complesso. Questo perché i servizi e le politiche esistenti
rappresentano una data allocazione di risorse, ovvero uno STATUS QUO che tutale specifici target. È
necessario quindi mantenere un certo equilibrio sociale ed economico tra gli stakeholder, altrimenti i
portatori di interesse che si sentono sfavoriti dall’innovazione genereranno una certa resistenza al
cambiamento.
L’innovazione di norma richiede infatti sperimentazioni in pochi e limitati contesti, i quali possono godere
immediatamente di vantaggi generando un’iniziale iniquità nel sistema in termini di apprendimento,
superamento di attriti a potenziali resistenze e talvolta per recuperare il tempo necessario a sostituire
infrastrutture fisiche o digitali.
Affinché un’innovazione sia efficace vi sono tre elementi che devono contribuire all’innovazione:
a) I sistemi informativi e hardware
b) I processi e la cultura organizzativa, con quest’ultima che deve essere favorevole alle idee
innovative e deve portare a un percorso strutturato a sostegno delle innovazioni
c) Dipendenti e dirigenti, che devono essere qualificati, con visione strategica e capacità di motivare.
Nelle IP, i soggetti promotori possono essere sia esterni che interni.
Nel caso di soggetti esterni ci troviamo di fronte ad un ente sovraordinato, un’advocacy esterna oppure
campagne di stampa o mediatiche e pressioni dell’opinione pubblica anche tramite i social media. Per
quanto riguarda i soggetti interni questi possono appartenere alla categoria di dirigenti o dipendenti,
oppure può essere una componente politica dell’istituzione pubblica.
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Per quanto concerne invece i supporti che possono affiancare il processo di innovazione in una istituzione
pubblica, questo possono essere:
• Premi all’innovazione;
• Network o gemellaggi inter-istituzionali per l’innovazione;
• Processi di benchmarking o bench-learning interistituzionali;
• Supporti tecnici;
• Incentivi economici dall’ente sovraordinato;
• Maggiore autonomia istituzionale o amministrativa;
• Incentivi ai dirigenti e ai dipendenti;
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conosciute. Tale difficoltà diviene ancor più evidente nelle istituzioni pubbliche, poiché in questo caso si
tratta di una modificazione della composizione dei servizi e quindi degli interessi prioritariamente tutelati, che
sono frutto di lunghi processi di aggiustamento reciproco tra gli stakeholder.
L’innovazione attiva processi di riallocazione del valore pubblico prodotto e quindi cicli politici di
negoziazione e allocazione dei benefici tra le parti legittimamente in competizione tra di loro.
Tutti i paesi dell’UE hanno adottato il loro piano di e-government che indica le priorità di investimento e i
relativi obiettivi. L’Italia ha introdotto numerosi strumenti informatici per facilitare il raggiungimento degli
obiettivi di semplificazione, come per esempio la firma digitale, il protocollo informatico, laposta elettronica
certificata.
Se in passato l’attenzione era focalizzata sugli strumenti informatici come semplice supporto
nell’automazione di attività ripetitive e strutturate, oggi l’attenzione si è spostata sul ruolo strategico del
sistema informativo come leva di innovazione complessiva e generale.
20.2 E-government: cos’è e perché è rilevante per le istituzioni pubbliche
L’E-government viene intesa come l’attitudine a utilizzare in maniera sistematica la leva delle tecnologie ICT
per sviluppare strategicamente le istituzioni pubbliche. Lo sviluppo delle tecnologie ICT è finalizzato a quattro
macro-obiettivi:
• Efficienza dei processi produttivi;
• Supporto ai processi gestionali;
• Partecipazione democratica;
• Maggior efficacia relazionale con gli utenti.
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privacy dei singoli. Per esempio, alcune regioni hanno deciso che bambini non vaccinati non possono
iscriversi all’asilo nido pubblico o le regioni dispongono dell’accesso al database delle vaccinazioni).
Contrastano, in questo caso, obiettivi di tutela della riservatezza e della libera determinazione dei singoli, con
obiettivi di interesse collettivo o di supporto ai più deboli e fragili, incapaci di trasformare bisogni in domanda.
Per svolgere queste funzioni è necessario un lavoro redazionale, di selezione e sintesi, che permetta anche
al più vasto pubblico di accedere a informazioni utili e non a semplici database di big data.
Anche a questo livello esistono dei rischi: L’abitudine, la capacità e la diffusione di strumenti ICT non è
equamente distribuita tra i cittadini. Pertanto, si rischia di sollecitare solo la presenza di alcuni interlocutori e
di pregiudicare la rappresentazione di altri tipi di interessi legittimi. Per esempio, un sondaggio web-based sul
car sharing avrà una sottorappresentazione dell’opinione degli automobilisti tradizionali.
Esiste però un secondo pericolo rilevante: l’inevitabile lavoro di selezione e analisi dei big data avviene
fisiologicamente da parte di tecnostrutture che agiscono sotto l’indirizzo del vertice istituzionale, quindi
dell’organo politico in quel momento maggioritario. Per ovviare a questa critica è possibile rendere pubblici
anche i big data originari anonimizzati, in modo che ognuno possa controllarli ed in modo da alimentare un
dibattito democratico correlato ai problemi e le possibili policy.
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Per il consumatore i benefici sono notevoli, in quanto paga solo il tempo di utilizzo e non si occupa della
manutenzione/assicurazione. Allo stesso modo vi sono vantaggi per le IP, ovvero la diminuzione
dell’inquinamento, del consumo del suolo e della circolazione di asset vecchi e pericolosi. È inoltre più
semplice incentivare imprese verso opzioni più sostenibili (macchine elettriche) ed una sensibilizzazione alla
cultura della condivisione.
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merci ed intensifica le interdipendenze tra i territori. Gli interessi pubblici che la singola istituzione cerca di
promuovere sono profondamente influenzati da ciò che avviene in altri territori (interdipendenza orizzontale)
e da altri livelli di governo (interdipendenza verticale). Visto che queste interdipendenze sono strutturali e
quindi non sono eliminabili tramite atti normativi, è necessario governarle rapportandosi sia orizzontalmente
con istituzioni simili appartenenti a territori limitrofi (es. accordi tra Stati) o con istituzioni di pari livello di
governo ma con competenze complementari (es. accordi tra i comuni e le ASL) sia verticalmente con
istituzioni che rappresentano un livello di governo diverso (es. regioni che interagiscono con l’UE o con i
comuni).
L’attuale processo di evoluzione dei sistemi pubblici aumenta il numero delle istituzioni con cui è rilevante
coordinarsi. Infatti, da un lato vi sono forti spinte al decentramento a favore di enti intermedi (regioni e aree
metropolitane) ed enti locali, mentre dall’altro vi è lo sviluppo di aziende pubbliche specializzate. Questo
impone la necessità di sviluppare competenze di coordinamento interistituzionale efficaci sia a livello di
singolo ente sia a livello di sistema al fine di riuscire a promuovere lo sviluppo socio-economico complessivo.
Per questo vi è un aumento e un rafforzamento dei corpi sociali intermedi (imprese, massmedia, associazioni)
che frammentano il potere d’influenza sulle variabili socio-economiche rilevanti, non più prevalentemente
controllabili da una singola istituzione pubblica né dai singoli stati.
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È importante sottolineare che solitamente ogni singola istituzione pubblica partecipa a molteplici reti,
all’interno delle quali esercita ruoli diversi:
• Promotore e gestore primario della rete;
• Partecipante alla rete in condizioni paritetiche rispetto agli altri soggetti(nodo);
• Ostacolatore attivo o passivo.
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Livello di complessità Alta Media Bassa
della connsessione
Variabili di classificazione
Natura e fini dei nodi Entrambi sono Natura eterogenea/ fini Entrambi sono
della rete eterogenei omogenei omogenei
Spesso nelle relazioni di pubblico interesse non vi possono essere precise gerarchie tra i nodi perché ogni
istituzione rappresenta un interesse legittimo,ossia ognuno è dotato di poteri specifici su un segmento del
processo di tutela degli interessi collettivi. Su una singola decisione possono quindi intervenire due o più
istituzioni, con distinti poteri su aspetti decisivi ma parziali. La meta- organizzazione non dispone di un
meccanismo diretto di regolazionedemocratica, cioè non vi sono organi elettivi-rappresentativi superiori a
cui appellarsi in caso di conflitti. Diviene quindi indispensabile una forte cultura della concertazione
interistituzionale, ossia l’abitudine a coordinarsi tra istituzioni (modello Renano), pena l’impossibilità di
coordinare le interdipendenze.
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• Fusione tra istituzioni: si eliminano le barriere giuridiche ed operative, costituendo una nuova
istituzione pubblica unitaria che opera su scala più vasta.
Funzionale Agenzie
Organizzativa e Aziende pubbliche
gestionale
Strategica Imprese pubbliche
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La scelta di costituire un’unità organizzativa autonoma dipende inoltre dalle specifiche finalità che
l’istituzione pubblica intende perseguire tramite la nuova organizzazione. Nel caso di agenzie e aziende
pubbliche gli obiettivi che solitamente si vuole soddisfare sono i seguenti:
• Specializzare e focalizzare un’unità organizzativa su una funzione specifica dando una risposta
all’elevata eterogeneità dei prodotti/servizi e la conseguente difficile focalizzazione organizzativa (es.
Aree Expo);
• Rafforzare l’autonomia istituzionale costituendo un soggetto politicamente più indipendente (es.
Agenzia europea per l’ambiente, RAI);
• Rafforzare l’autonomia gestionale, ovvero la capacità di organizzare e gestire in maniera economica
la propria attività (es. la Fondazione La Scala di Milano);
• Creare un soggetto che operi in rete con altre istituzioni pubbliche per beneficiare di migliori
economie di scala o di integrazione (es. legge Galli prevede che il ciclo integrato dell’acqua avvenga
almeno su base provinciale, fungendo da ponte di comunicazione ed interazione tra i comuni);
• Costituire partnership con soggetti privati per acquisire know-how o finanziamenti (es. ANAS che
entra nel gruppo di Ferrovie dello Stato);
• Rendere più agevole il processo di cambiamento organizzativo (change management). Uno shock
istituzionale può favorire i processi di rinnovo dei dirigenti o delle configurazioni organizzative e
l’introduzione o lo sviluppo di sistemi manageriali utili per guidare l’organizzazione verso la crescita
dell’efficienza e dell’efficacia istituzionali.
Nel caso di costituzione di imprese pubbliche o di trasformazione di agenzie o aziende in imprese pubbliche,
le finalità che di norma si perseguono sono:
• Gestione dei monopoli naturali (es. settore energetico in Russia o nei paesi arabi);
• Intervento in settori o imprese in crisi (es. nazionalizzazione di alcune banche americane ed europee,
per evitare il fallimento, dopo la crisi del 2008);
• Promozione dello sviluppo socio-economico (es. finanziarie regionali di sviluppo);
• Presidio dei settori strategici per l’interesse pubblico (es. imprese aereospaziali);
• Creazione delle premesse per operazioni di privatizzazione (es. Telecom Italia).
A seconda delle finalità cambia naturalmente la mission delle aziende, agenzie ed imprese pubbliche ovvero
la tipologia di attività distintive che le caratterizza. Troviamo agenzie che hanno come mission principale la
concertazione istituzionale (es. le istituzioni che compongono l’ONU), altre svolgono compiti di regolazione,
ispezione e controllo (es. ISPRAàIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Oppure
troviamo agenzie che si distinguono per la programmazione e la gestione della committenza nei confronti
dei produttori (es. ATO – Ambiti Territoriali Ottimali – che svolgono attività di committenza per il ciclo integrato
dell’acqua) ed infine esistono molte aziende pubbliche che erogano servizi ai cittadini oppure ad altri soggetti
(es. ATMàAzienda Trasporti Milanesi, che eroga trasporto pubblico).
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Partendo dall’analisi del primo punto, l’agenzia/azienda/impresa pubblica può essere concepita come mono-
istituzionale, cioè dipendente da un unico ente per cui eroga servizi, oppure interistituzionale, cioè destinata
a comprendere nelle proprie attività una pluralità di attori. La presenza di attori diversi nel gruppo pubblico
comporta diversi vantaggi. In primis, consente alle singole istituzioni di operare su bacini territoriali ampi,
perseguendo economie di scala, maggiore specializzazione e, in ultima analisi, una riduzione dei costi della
frammentazione istituzionali senza l’imposizione di complessi processi di aggregazione
istituzionaleàfavorendo quindi l’integrazione orizzontale ed evitando la fusione delle istituzioni, pensiamo
all’ATO (Ambito Territoriale Ottimale). La pluralità dei partner pubblici può garantire anche l’integrazione dei
processi laddove essi siano frammentati tra i vari livelli di governo (integrazione verticaleàtrasporto
pendolari gestito dalle regioni, mentre quello nazionale dallo Stato) o tra i settori pubblici (integrazione
intersettorialeàstrutture socio-sanitarie per anziani dove risorse e compiti sono assegnati sia dai comuni che
dalle ASL). Un’ulteriore dimensione da valutare nella scelta dei partner è la natura giuridica dei medesimi. Tale
scelta è esemplificata all’interno del seguente schema:
Passando infine alla scelta del portafoglio di funzioni da assegnare all’azienda, occorre quindi valutare se
conviene configurare un’azienda mono-funzionale oppure un’azienda pluri-funzionale, con compiti e
missioni eterogenei tra loro. Questa scelta è correlata alle dimensioni del bacino d’utenza: in presenza di un
ente territoriale di notevoli dimensioni potrebbe essere utile costruire un’azienda monofunzionale. In
presenza, invece, di un bacino di utenza limitato, per l’esiguità delle dimensioni geografiche e per
l’impossibilità di costruire le necessarie alleanze, potrebbe essere utile istituire un’azienda pluriservizio. La
natura monofunzionale o plurifunzionale delle aziende influenza la terza dimensione, ovvero il numero di
aziende presenti nel gruppo pubblico, aumentando nel primo caso (tante aziende monofunzionali) e
diminuendo nel secondo.
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Le funzioni di gestione della proprietà e di committenza dei servizi sono in parte in conflitto tra loro: la
capogruppo, infatti, come proprietaria cerca di massimizzare il rendimento finanziario e patrimoniale del
gruppo (bassi costi e alti ricavi), come committente verso le altre aziende del gruppo cerca di massimizzare i
benefici per i cittadini e minimizzare il loro esborso. Entrambe le dimensioni di governo sono necessarie: non
si può rinunciare all’equilibrio economico e alla valorizzazione degli asset (presidiati dalla funzione di
proprietà) né alla massimizzazione del beneficio sociale a fronte delle risorse collettive (controllate dalla
funzione di committenza). La struttura di governance del gruppo pubblico deve, pertanto, favorire l’esercizio
contestuale ed equilibrato di entrambe le funzioni di governo da parte della capogruppo. Purtroppo, questi
equilibri dei sistemi di governo dei gruppi pubblici sono molto difficili da costruire e mantenere.
Empiricamente si osserva che in momenti di crisi della finanza pubblica si tende a privilegiare solo la funzione
di proprietà per salvaguardare efficienza e risparmi di spesa, rischiando di diminuire la qualità dei servizi e
quindi la stessa legittimità ad un prelievo di maggiori risorse. Viceversa, in periodi di disponibilità di risorse
pubbliche, si osserva la tendenza a enfatizzare la funzione di committenza, perché l’attenzione principale
ricade sul tema dello sviluppo di nuovi ed ulteriori servizi efficaci ed inclusivi. La possibilità di costruire una
situazione di equilibrio tra le due funzioni si determina quando si distribuiscono gli obiettivi e le responsabilità
delle due funzioni a unità organizzative distinte all’interno della capogruppo stessa, facendo attenzione a
dare pari rilevanza e strumenti con pari forza di incentivazione alle due unità controllanti. Di norma, la funzione
di proprietà è collocata nell’ente territoriale unitariamente e a livello centrale, tipicamente nella direzione
generale o economico-finanziaria. Al contrario, ma sempre nello stesso ente territoriale, la funzione di
committenza è una competenza dispersa attribuita ai singoli settori. Nell’attuale fase evolutiva delle istituzioni
pubbliche si osserva una grossa enfasi sul tema della costituzione e concentrazione delle aziende e dei
gruppi pubblici, che porta a trascurare la fase di controllo delle aziende pubbliche, cioè quella del governo
da parte dell’ente capogruppo. Ciò comporta l’indebolimento dello sviluppo e dell’utilizzo sia degli strumenti
di proprietà che di quelli di committenza da parte della capogruppo. Altre volte, invece, si registra un focus
eccessivo sulla funzione di proprietà che si spiega alla luce di diverse motivazioni:
• Gli obiettivi della committenza sono spesso politicamente controversi e socialmente sensibili,
pertanto spesso restano impliciti o indicati in termini generici, di difficile identificazione. Se tali
obiettivi fossero discussi pubblicamente, infatti, le categorie sfavorite esprimerebbero subito la loro
voice contraria per volgere il dibattito pubblico a loro favore. Tutto ciò rende difficile esplicitare in
modo profondo la funzione di committenza, rendendo i suoi obiettivi difficili da identificare;
• Quando identificati, gli obiettivi della funzione di committenza (output e outcome sociali) restano
difficili da misurare rispetto a quelli di proprietà (equilibrio di bilancio, valore degli asset);
• La funzione di proprietà è più facile da organizzare in quanto è possibile concentrare le competenze
gestionali disponibili nell’ente territoriale. La funzione di committenza, all’opposto, è inevitabilmente
dispersa tra i vari settori e quindi più complessa da coordinare, anche perché ogni singolo settore
necessita si specifici sistemi informativi e competenze di analisi.
La debolezza della funzione di governo dell’ente controllante rappresenta un elemento di criticità per la
difesa degli interessi collettivi in quanto non solo determina un’insufficiente programmazione e controllo
degli obiettivi sociali delle aziende pubbliche, ma rende inoltre potenzialmente infruttuosa la costituzione di
aziende o agenzie pubbliche che altrimenti potrebbe essere portatrice di significativi benefici.
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• Approvazione degli statuti e dei regolamenti delle aziende, definendo il ruolo, la numerosità, i poteri e
la composizione degli organi;
• Selezione e nomina dei membri degli organi di governo e del management;
• Controllo economico-finanziario preventivo, durante gli esercizi e consuntivo;
• Controllo del valore patrimoniale, soprattutto in caso di società di capitale quotate in borsa.
Nell’esercizio della funzione di proprietà emergono numerose criticità, spiegabili con la complessità insita nel
disegno dell’architettura di un gruppo pubblico. Spesso le determinanti della nascita di
un’agenzia/azienda/impresa pubblica sono condizionate da emergenze o contingenze politicamente
sensibili a cui si risponde con la creazione di un soggetto ad hoc. La sommatoria di molteplici trasformazioni
istituzionali non sempre garantisce lo sviluppo di un gruppo pubblico razionale e sinergico. Inoltre, la nomina
dei membri degli organi di governo delle controllate pubbliche, in genere attribuita formalmente alle
competenze dell’organo di governo dell’ente controllante, richiede la ricerca di un difficile equilibrio tra
rappresentatività politico-istituzionale e professionalità dei candidati. La funzione di committenza dei servizi,
invece, si articola nei seguenti strumenti di governo:
• Conferimento pluriennale del mandato per l’esercizio del servizio e sua regolamentazione. Si utilizza:
lo strumento del conferimento di funzione in caso di servizi che prevedono trasferimenti finanziari
diretti da parte del committente pubblico; lo strumento della concessione di pubblico servizio in caso
di servizi auto remunerativi in cui il committente pubblico regola le tariffee gli standard attesi di servizio;
• Negoziazione e controllo del contratto di servizio, che stabilisce gli output e il mix di utenti atteso e i
correlati finanziamenti/eventuali tariffe;
• Concertazione con l’erogatore della carta dei servizi che definisce gli standardper gli utenti;
• Gestione dei trasferimenti/finanziamenti per i servizi resi con eventuali incentivi e disincentivi in base
ai risultati raggiunti;
• Monitoraggio del livello di soddisfazione degli utenti, che può essere correlato al sistema premiante per
il produttore.
Le principali criticità di tali strumenti derivano dal fatto che quasi tutte le informazioni necessarie per il
controllo sono prodotte e detenute dall’azienda erogatrice del servizio stesso e non dal committente. Inoltre, è
sempre il produttore che detiene il necessario know-how per interpretare i dati e valutare la razionalità dei
propri assetti produttivi. A queste rilevanti criticità è possibile rispondere, almeno in parte, tramite diverse
soluzioni integrate:
• Attivare specifiche unità organizzative di committenza per singolo ambito di servizi, con staff dedicati,
specializzati in valutazione dei servizi pubblici;
• Fare in modo che i dati inviati al committente siano stati controllati e certificati attraverso l’attivazione
di procedure di garanzia o tramite soggetti esterni super partes;
• Mantenere un forte controllo pubblico sull’azienda di produzione attraverso la nomina di vertici
istituzionali e management la cui competenze sono ritenute adatte a garantire una gestione efficace
e l’attento presidio degli organi di governo aziendale;
• Collocare il monitoraggio della soddisfazione degli utenti presso i servizi del committente per
raccogliere informazioni esterne per verificare la corrispondenza con le informazioni fornite dal
produttore.
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mercato in generale. In altri termini, i sistemi istituzionali si sostengono e rinforzano a vicenda, generando
meccanismi virtuosi di spill over sul rispetto delle norme sociali concordate tra i membri delle comunità.
Valgono anche relazioni negative inverse. Un sistema pubblico debole rallenta il sistema delle imprese,
divenendo un elemento di costo ambientale aggiuntivo. A loro volta imprese fragili, oltre a poter contribuire
debolmente sul piano fiscale, danno un contributo più modesto alla crescita di persone, mercati e reti di
produzione di valore, innestando circoli viziosi di insufficiente sviluppo sociale ed economico complessivo.
La crisi economico-finanziaria del 2008 ha confermato l'esistenza di questa rilevante relazione tra sistema
istituzionale pubblico e imprese. Nelle nazioni con più forti sistemi pubblici (Nord Europa), si è assistito a una
più rapida e incisiva capacità di reazione alle determinanti della crisi, recuperando più velocemente i tassi di
crescita e il tenore di consumi pre-crisi. Questa visione ispira l'intervento delle istituzioni internazionali nel
processo di nation building o nation restoring, il cui focus iniziale è la ricostruzione del sistema delle istituzioni
pubbliche senza il cui funzionamento nessuna rinascita sociale ed economica è possibile. Tutto ciò è un
processo molto complesso e tutt'altro che meccanico, perché significa rieducare le persone di una comunità
e tutti i loro meccanismi di rappresentanza alle regole di una istituzione.
Queste constatazioni offrono uno sguardo diverso sul dibattito dei rapporti tra "Stato e mercato" così come
tra "Stato e non-profit". La maggiore robustezza ed efficacia dell'uno rafforza l'altro: la relazione non è
necessariamente di trade-off, ma di sinergia reciproca.
In sintesi, le IP costituiscono un vettore imprescindibile di ogni sviluppo sociale ed economico di una
comunità, ma dipende dal capitale sociale disponibile, cioè dalla disponibilità a collaborare all'interno della
comunità, fidandosi reciprocamente, adottando norme redistributive e di regolazione condivise.
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La nascita e la creazione di nuove imprese è un processo tipico di qualsiasi economia di mercato, ma solo
alcune riescono a crescere e svilupparsi. Questa funzione di un sistema economico in linea in principio non
dovrebbe richiedere l'intervento del pubblico, che dovrebbe limitarsi a consentire la libera iniziativa degli
individui a fare impresa.
In anni recenti si è andata sempre più affermando la visione che l'imprenditorialità, in un contesto economico
in cui le forme organizzate di lavoro tradizionali si sono disgregate (de-industrializzazione, de-
materializzazione), vada stimolata perché le persone trovino nuove soluzioni di impiego. è emersa inoltre la
consapevolezza che esistono dei fallimenti di mercato nell'accesso ai capitali che impediscono la creazione
e lo sviluppo delle imprese, in particolar modo in settori più innovativi.
I servizi finanziari
Alcune categorie di imprese, PMI o start-up, riscontrano delle difficoltà nell'accesso al credito, che vengono
superate con diversi strumenti pubblici.
Gli strumenti di finanza agevolata sono finalizzati a supportare lo sviluppo delle imprese. Essi possono essere
ricondotti a quattro tipologie:
1. Contribuiti a fondo perduto: I contribuiti a fondo perduto sono sostanzialmente somme che vengono
concesse alle imprese e non richiedono un rimborso. Possono essere articolati a loro volta in:
o Contribuiti in conto capitale: finalizzati a incrementare i mezzi patrimoniali del beneficiario;
o Contribuiti in conto impianti: finalizzati all'acquisto o alla realizzazione di immobilizzazioni;
o Contributi in conto esercizio: finalizzati a coprire alcuni costi di esercizio.
1. Finanziamenti a tasso agevolato: consentono l'ottenimento di prestiti con oneri inferiori ai normali
livelli di mercato. Assimilabili a questa forma sono i contribuiti in conto interessi, che consentono di
ridurre l'onerosità di prestiti concessi da banche o altre istituzioni finanziarie.
2. Interventi in conto garanzia: le amministrazioni presentano al beneficiario e ai creditori garanzie
diverse e/o integrative rispetto a quelle costituite sul patrimonio aziendale. Questa operazione,
diminuendo il fattore di rischio, consente l'applicazione di condizioni di finanziamento meno onerose
per soggetti che, disponendo di un patrimonio limitato o rappresentando un rischio maggiore, non
sono elegibili al finanziamento o non dispongono di un patrimonio adeguato a prestare le garanzie
richieste.
3. Interventi in conto capitale sociale: consistono nell'acquisizione, per un determinato periodo, di una
partecipazione nel capitale sociale del beneficiario. Operano in tal senso, per esempio, i fondi venture
capital misto pubblico-privato.
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La formazione rappresenta un "tassello" fondamentale nell'ambito dei programmi pubblici a supporto dello
sviluppo locale, poiché consente di far crescere le conoscenze e le competenze necessarie a un percorso di
crescita e di sviluppo equilibrato e sostenibile nel medio-lungo termine.
Gli interventi formativi congiunti, per operatori pubblici e privati, rappresentano un ambito di azione a
supporto della progettazione di nuovi servizi rivolti alle imprese. Per le piccole e medie imprese le ridotte
dimensioni o la dotazione limitata di capitali rendono critico non solo attirare risorse umane specializzate ma
anche individuare e accedere a iniziative adeguate di formazione e di sviluppo.
La formazione può essere quindi considerata uno dei più importanti veicoli per stimolare il passaggio
all'economia della conoscenza, gli investimenti in ricerca e innovazione tecnologica, per stimolare
l'imprenditorialità e per creare un sistema condiviso di norme, valori, aspettative, attitudini e pratiche.
Le agenzie di sviluppo
Le agenzie di sviluppo sono IP autonome, emanazione di enti territoriali o costituite da questi in partnership
con soggetti privati, che hanno l'obiettivo di attuare le politiche di sviluppo.
Un'agenzia di sviluppo è chiamata a svolgere una pluralità di attività che possono essere raggruppate in sette
categorie principali:
1. Erogazione di contribuiti e finanziamenti;
2. Facilitazione dell'accesso a forme di finanziamento;
3. Promozione dell'innovazione, della conoscenza e dello sviluppo tecnologico;
4. Consulenza gestionale;
5. Project management di attività complesse;
6. Promozione dell'internazionalizzazione;
7. Attrazione degli investimenti.
Esse sono classificabili nelle due seguenti tipologie: agenzie di attrazione degli investimenti e agenzie di
sviluppo in senso stretto.
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verifica della veridicità delle informazioni autodichiarate nelle relazioni commerciali dalle singole imprese, ma
anche di conoscere l'evoluzione dei mercati e le potenzialità di partnership o competizione presenti in un
territorio. Le Camere di Commercio offrono numerosi servizi alle imprese, utilizzati soprattutto da quelle di
piccole e media dimensione, come: consulenza fiscale, ambientale, di diritto del lavoro, formazione e
aggiornamento etc…
Le imprese devono obbligatoriamente contribuire finanziariamente al funzionamento della propria Camera
di Commercio per tutte le sue attività istituzionali, ognuna in funzione del proprio fatturato. La dimensione
della singola Camera di Commercio locale dipende dal numero di imprese presenti in un territorio e dalla loro
dimensione media. Ciò determina il fatto che territori industrialmente ricchi siano dotati di una Camera di
Commercio di maggiore dimensione, questo, però, è controbilanciato dai maggiori investimenti offerti dagli
enti sovraordinati (UE e Stato) alle agenzie di sviluppo locale dei territori industrialmente più deboli.
Quasi tutte le imprese sono, a loro volta, coordinate in associazioni di categorie, che rappresentano il loro
dispositivo di rappresentanza istituzionale nei confronti di sindacati, IP, di altre categorie di imprese. Le
associazioni di categoria sono tanto più rilevanti quanto più un settore industriale è frammentato e disperso.
La capacità delle imprese di organizzarsi in modo coeso e strategicamente orientato è un ottimo dispositivo
istituzionale, che almeno parzialmente può supplementare le ridotte dimensioni delle singole organizzazioni.
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o Apprendimento e formazione permanente per i lavoratori;
o Servizi all'occupazione;
o Sostegno ai dipendenti in contesti industriali di ristrutturazione;
o Integrazione di soggetti svantaggiati nel mercato del lavoro;
o Sostegno alle ONG e alla rete di parti sociali;
o Riqualificazione del personale della PA e rafforzamento dell'efficienza della PA nella
erogazione dei servizi pubblici in tutti i settori.
3. Fondo di Coesione (FC): finalizzato a ridurre le disparità regionali di natura economica e sociale e a
incrementare lo sviluppo sostenibile. Il fondo assiste i paesi che hanno un reddito nazionale lordo
procapite inferiore al 90% della media dell'UE e che non si trovi in situazioni di deficit pubblico
eccessivo. Le attività sostenute sono le seguenti:
o Reti transeuropee di trasporto, in particolare progetti infrastrutturali rientranti nel
"meccanismo per collegare l'Europa";
o Tutela dell'ambiente e in particolare progetti del settore energia, efficienza energetica ed
energie rinnovabili; nonché trasporti ferroviari e intermodale.
4. Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR): in coerenza con gli obiettivi di Europa 2020
e con la riforma della PAC recentemente ripensata, tende a perseguire tre obiettivi strategici:
o Stimolare la competitività delle imprese del settore agricolo;
o Assicura la sostenibilità della gestione delle risorse naturali e del clima;
o Mantenere e creare posti di lavoro nelle comunità rurali.
5. Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e della Pesca (FEAMP): sostiene le comunità costiere impiegate
e il transito dei pescatori verso la pesca sostenibile.
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perché gli obiettivi delle IP sono multidimensionali e questa complessità spiega perché una quota
significativa dei controlli viene effettuata soltanto ex ante sulle procedure e non sui risultati.
11.4.4 L’OCSE
L’OCSE ha adottato nel 1997 la convenzione Combating Bribery of Foreign Public Officials in International
Business Tranactions, che è stata ratificata da trentasei stati i quali hanno riconosciuto la gravità del problema
e la necessità di adottare misure per superarlo. Inoltre, la convenzione sottolinea la natura morale e politica
del problema della corruzione, che incide direttamente sia sullo sviluppo economico di un paese sia sul
funzionamento del mercato.
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11.5.1 Le tipologie di non conformità alla norma
A seconda della natura delle regole cui si fa riferimento, occorre distinguere le seguenti tipologie di
comportamenti con cui qualificare la mancata conformità:
• Legali o non legali (rispettano o non rispettano la legge);
• Legittimi o non legittimi (titolarità di assumere una decisione o meno);
• Leciti o illeciti (consentiti o non consentiti dalla legge);
• Etici o non etici (fa riferimento a norme etiche e morali);
• Funzionali o disfunzionali (favorevoli al raggiungimento del fine comune).
Ogni norma può essere rispettata in modo formale o in modo sostanziale. In contesti molto dinamici il rispetto
della forma o della sostanza della norma tende a concretizzarsi in comportamenti differenti, danti luogo a
situazioni diverse:
• Rispetto formale che coincide con i fini sostanziali (sempre meno frequentemente);
• Rispetto formale che non consente di perseguire i fini sostanziali (tipico del comportamento
“burocratico”);
• Necessità di venir meno al rispetto formale (in modo più o meno palese) per perseguire i fini
sostanziali (persone motivate, portatrici di valori sociali positivi, che corrono però il rischio di essere
accusate di illeciti);
• Mancato rispetto di forma e sostanza, quando si perseguono fini particolari in modo illegale.
Un primo esempio di corruzione può avvenire durante il processo di regolazione statale di una politica o di
un settore da parte delle imprese influenzate dai futuri contenuti normativi in approvazione. L’erogatore può
inoltre cercare di corrompere i controllori dell’autorità regolatoria affinché non intervengano sul mancato
rispetto di alcune norme. Anche un funzionario può richiedere somme di denaro in cambio di ispezioni
superficiali. Un’altra relazione critica è quella tra IP committente e soggetto erogatore del servizio: pagamento
di prezzi più alti in cambio di benefici collaterali, servizi più scadenti e vantaggi al committente, ad esempio.
Anche la relazione tra erogatore e cittadino è critica, in quanto il cittadino potrebbe ricorrere a ricompense
informali per ottenere priorità di accesso o sconti sui pagamenti alle IP.
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La corruzione determina alti costi sociali collettivi, garantendo benefici ad una ristretta cerchia di persone o
istituzioni. Il corruttore e il corrotto traggono immediati benefici privati o per l’istituzione per cui lavorano. La
ripetizione di fenomeni di corruzione determina la stratificazione di benefici presso alcuni gruppi sociali, i
quali si rafforzano e sviluppano grazie ad essi. L’accumulazione di ricchezza determina l’aumento della loro
possibilità di corrompere, e se sono sufficientemente forti è possibile a creare una cultura di implicita
accettazione del fenomeno che abbassa costi e rischi della corruzione stessa. D’altro canto, gli individui che
non appartengono ai gruppi sociali protetti, non accedono o accedono in modo più difficoltoso ai servizi
offerti dalle IP. In questo contesto risulta anche difficile una valutazione dei programmi pubblici, in quanto gli
obiettivi iniziali sono stati distorti e non perseguiti, con una complessiva perdita di capacità di governo e di
controllo da parte delle istituzioni pubbliche. Nel medio-lungo periodo si genera un contesto in cui le imprese
e le famiglie non sono più capaci di muoversi in uno scenario correttamente regolato in quanto costrette ad
accettare corruzione, e a difendersi da essa. Si instaura un circolo vizioso che prende il nome di state capture
e society capture. I gruppi di potere che attuano processi di corruzione esercitano un potere informale sulle
IP anche tramite infiltrazione in esse di propri referenti (state capture) e, tramite essi, sono in grado di
influenzare a proprio vantaggio le dinamiche economiche e sociali, compreso il controllo del consenso
politico (society capture).
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dire tuttavia aumentare la mole di dati disponibili, ma piuttosto facilitare la consultazione di quelli
disponibili. Per diventare più trasparenti occorre seguire diversi step.
o Adottare metodi per definire quali iniziative di trasparenza sono prioritarierispetto all’ente;
o Incrementare le informazioni disponibili in modo semplice ed accessibile;
o Aumentare le opportunità di feedback da parte degli utenti;
o Predisporre “giornate della trasparenza” destinate alla comunicazione e condivisione delle
informazioni con i principali stakeholder istituzionali e non.
5. Il controllo sui risultati finali, rispetto a obiettivi realistici definiti ex ante, risulta ancora più efficace se si
accompagna a sistemi strutturati di accountability verso gli stakeholder. In questo modo gli obiettivi
attesi sono resi noti ai gruppi di cittadini o ai loro rappresentanti in contesti organizzati. La forza della
rendicontazione agli stakeholder risiede nel fatto che questi processi valutativi sono pubblici, quindi
sottoposti al controllo sociale, in cui ogni singolo cittadino può segnalare elementi di criticità o di
sospetto.
Ovviamente nessuna di queste leve è da sola in grado di risolvere definitivamente il problema: occorre infatti
agire in modo coordinato su più aspetti, sensibilizzando la popolazione e dando garanzie e protezione ai
soggetti più esposti a questo fenomeno o che decidono di denunciarlo.
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16.2 L'approccio istituzionale e l'approccio funzionale all'interesse pubblico
Una società che persegue il benessere collettivo è generalmente intesa come una società capace di dare
risposte adeguate e soddisfacenti a interessi particolari e a interessi generali, comuni, collettivi o ritenuti
rilevanti per una certa comunità in quanto espressione dei valori e della cultura che la qualificano: proprio in
quanto tali, questi interessi vengono definiti interessi pubblici.
Diverse organizzazioni sono impegnate ogni giorno nel perseguimento di interessi pubblici. Esiste una
visione prevalentemente dicotomica su dove risieda la responsabilità di tutelare l’interesse pubblico: se essa
sia in capo solo o prevalentemente alle istituzioni pubbliche, o anche ad altri soggetti privati, profit e non-
profit. Due sono gli approcci prevalenti: l’approccio istituzionale (o strutturale) e l’approccio funzionale.
Secondo l’approccio istituzionale, la responsabilità di tutelare e perseguire gli interessi pubblici è tipica dello
Stato nelle sue varie articolazioni, per cui si stabilisce una relazione biunivoca: quando un interesse viene
percepito o definito come pubblico, esso diventa funzione propria ed esclusiva delle istituzioni pubbliche,
che la esercitano con differenti modalità.
Secondo l’approccio funzionale, tale correlazione biunivoca non esiste: soggetti di varia natura si fanno
carico di contribuire a soddisfare interessi pubblici.
L’accento è posto sulla funzione che esercitano, più che sulla scatola istituzionalealla quale appartengono. In
questo secondo caso il ruolo delle istituzionipubbliche diventa quello di promuovere, indirizzare e coordinare
l’intervento di una platea di attori di natura variegata.
Dove prevale la logica istituzionale, le aziende non-profit intervengono e hanno spazio in settori ritenuti non
convenienti e non attrattivi per le imprese, o nei quali l’intervento pubblico si dimostra inefficace per vari
motivi, mentre nella logica funzionale esse operano in molti settori in concorrenza o in collaborazione con le
imprese e con le istituzioni pubbliche, sulla base dei proprio fattori distintivi di competitività.
In Europa, negli ultimi due secoli, ha prevalso la concezione istituzionale: nel XIX secolo nella forma di welfare
state bismarckiano o “residuale” e nel XX secolonella forma di welfare state beveredgiano o “generalizzato”. Il
primo modello prevede che le istituzioni pubbliche, oltre a garantire i beni collettivi, favoriscano il
soddisfacimento di bisogni individuali a quei gruppi di popolazione che non sono in grado di farlo
autonomamente sull’idea universalista che certi bisogni, quali istruzione, sanità, assistenza, sicurezza, tutela
dell’occupazione e pensionicostituiscano un diritto del cittadino e di ogni persona, e in quanto tali devono
essere garantiti a tutti dalle istituzioni pubbliche, almeno a livelli considerati essenziali.
Quale che sia il modello, in Europa il welfare state è sempre stato accompagnatoda forme di intervento privato
a tutela di interessi pubblici o comino a gruppi di cittadini, quali le cooperative, le imprese sociali, le società di
mutuo soccorso ealtre forme di solidarietà.
In decenni più recenti si è assistito all’affermarsi di logiche di esternalizzazione dell’intervento pubblico a
favore di un maggiore ruolo di altri soggetti privati o misti pubblico-privato, fenomeno che ha determinato
una decisa evoluzione verso una concezione funzionale dell’interesse pubblico, con il rafforzamento del
principio di sussidiarietà e del modello cosiddetto di “welfare mix” o di “welfare society”. La responsabilità
della difesa dell’interesse pubblico rimane in capo all’istituzione pubblica.
Diversamente dall’Europa, negli Stati Uniti ha prevalso la logica dell’autonomia, della libertà e della
responsabilità individuale, secondo cui ogni persona deve essere in grado di soddisfare autonomamente i
propri bisogni con logiche di mercato, mentre le istituzioni pubbliche intervengono solo in situazioni di
necessità estreme. Nei più recenti decenni vi è stata un’evoluzione verso formedi intervento pubblico che si
sono avvicinate al modello bismarckiano oppure determinate dalla necessità di tutela di “interessi strategici”
o di protezione dell’economia.
I soggetti che contribuiscono al perseguimento dell’interesse pubblico sono diversi: essi si aggiungono
colmando un gap di risorse, all’intervento delsoggetto pubblico.
Per questo motivo, studiando le istituzioni pubbliche, bisogna comprendere i tratti distintivi e la rilevanza,
cercando di distinguere il modello di finanziamentoe la definizione dei diritti e interessi collettivi da tutelare e
il modello di erogazione dei servizi.
I soggetti privati che contribuiscono al perseguimento dell’interesse pubblico sono:
• Le aziende non-profit (associazioni di volontariato, fondazioni, cooperativesociali e le imprese sociali);
• Le imprese che ispirano le proprie scelte strategiche al principio della Responsabilità Sociale di
Impresa (RSI), maggiormente nota con l’acronimo CSR.
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16.3 Aziende non-profit: definizione, ruolo e funzioni
Secondo la definizione strutturale-operativa, che non si basa sullo status legale o giuridico di un’azienda ma
sulla sua struttura e sulle sue caratteristiche operative, è azienda non-profit quella che risponde a tutte e
cinque le seguenti caratteristiche:
• È organizzata, ovvero ha una struttura organizzativa definita. Questo significa che deve avere una
costituzione o statuto e regole scritte di comportamento per i membri dell’organo direttivo. Deve
essere evidente tanto ai membri quanto ai non membri la presenza di confini organizzativi definiti.
Ciò aiuta a distinguere un’azienda o organizzazione non-profit da tutto ciò che “organizzato” non è.
• Ha natura giuridica privata. Nonostante possa ricevere finanziamenti o donazioni in natura da parte
del settore pubblico, e possa prevedere la presenza di uno o più membri rappresentanti delle
istituzioni pubbliche nel proprio organo di indirizzo, l’azienda non-profit è istituzionalmente e
giuridicamente separata dall’istituzione pubblica, cioè non è parte di alcun livello di governo.
• È autonoma nelle decisioni (self-governing). Questo significa che l’azienda è equipaggiata per
dirigere e controllare le proprie attività. Esiste un organo di indirizzo, esistono una configurazione di
governance interna e delle regole di comportamento, e l’organo di indirizzo ha piena autonomia
decisionale.
• È volontaria, ovvero costituita volontariamente o prevede un qualche grado di partecipazione
volontaria. Questo può significare almeno tre cose. L’azienda può impiegare lavoro volontario.
L’azienda è volontaria nel senso che la costituzione dell’azienda e l’appartenenza all’azienda stessa
è una base volontaria: non vi è obbligatorietà a divenire membri, né in tutti i casi al pagamento di una
quota.
• Non redistribuisce profitto. Questo significa che l’eventuale valore generato deve essere
necessariamente redistribuito per le finalità istituzionali. Quest’ultimo concetto è collegato allo scopo
dell’azienda non-profit, che non è quello di ottenere né massimizzare la remunerazione
dell’imprenditore o di chi ha il diritto di proprietà, ma quello di rispondere in modo adeguato
all’interesse pubblico per il quale l’azienda si è volontariamente costituita.
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16.3.1 Le aziende non-profit in Italia
In Italia, a seconda della natura giuridica, si distinguono le libere associazioni (tipo di azienda non-profit
prevalente), le associazioni di volontariato (dove le attività devono essere svolte esclusivamente a titolo
gratuito), le fondazioni, le imprese cooperative, le ONLUS e le imprese sociali che rappresentano un attore
capace di rispondere ai bisogni sociali crescenti tramite una forma imprenditoriale efficace ed efficiente.
Il tema dell’imprenditoria sociale ha rappresentato e rappresenta una tematica di grande rilevanza nella
creazione di politiche a livello europeo. L’Italia ha un ruolo importante nella diffusione del modello
dell’impresa sociale, in quanto primo paese a istituzionalizzare l’attore “impresa sociale” tramite la legislazione
sulle cooperative sociali.
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L’impresa stessa contribuisce con i propri comportamenti a educare o mantenere inconsapevoli i propri
stakeholder, a partire dai clienti.
Un punto cruciale di tale dibattito ha un impatto rilevante sulle istituzioni pubbliche stesse; uno dei temi più
dibattuti è il grado di volontarietà, o al contrario, di obbligatorietà di alcune pratiche di responsabilità sociale.
Non solosi auspica che le imprese adottino comportamenti socialmente responsabili, maanche che esistano
leggi e politiche pubbliche che frenino comportamenti irresponsabili (azione preventiva) o sanzionino
duramente comportamenti irresponsabili (azione correttiva).
I comportamenti aziendali correlati al principio della “responsabilità sociale dell’impresa” possono essere
dettati da obiettivi molto diversi:
• Recuperare immagine e credibilità dopo comportamenti che hanno danneggiato la fiducia e la
reputazione dell’impresa;
• Rendere più efficaci le campagne di marketing e di comunicazione per aumentare la competitività
dell’impresa;
• Contribuire ad aumentare la redditività e il valore per gli azionisti;
• Contribuire direttamente a migliorare le condizioni di vita di tutti i soggettiche hanno rapporti con
l’impresa e della società nel suo complesso.
La responsabilità sociale d’impresa è espressa e misurata da strumenti quali indicatori sociali, rapporti sociali
e bilancio sociale, via via più sofisticati,sistematizzati da vari studi e applicati in modo più o meno ampio e in
forme piùo meno trasparenti e soddisfacenti.
http://bit.ly/Peer2Peer_Bocconi
http://bit.ly/Blab_Bocconi
https://www.blabbocconi.it/dispense/
@blabbocconi
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