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Bellini
Catania
Pedagogia Generale
A.A. 2020/2021
Alunno
Basile Orazio
Diario di un maestro è uno sceneggiato televisivo del 1973 diretto da Vittorio De Seta
tratto dal romanzo-diario di Albino Bernardini intitolato Un anno a Pietralata.
Uno dei problemi che il maestro D'Angelo affronta da subito è il problema del mancato
rispetto dell'obbligo scolastico trattandosi di alunni frequentati la quinta elementare.
Dimostrando interesse ed empatia nei confronti degli alunni non frequentanti, si instaura il
processo di UMANIZZAZIONE dell'individuo secondo la filosofia espressa da Paolo
Freire ne la Pedagogia degli oppressi.
Le conoscenze possedute dagli alunni risultano estranee ad essi stessi, come se le loro teste
fossero riempite di nozioni secondo il modello dell'imbuto di Norimberga.
Individuato così il problema della testa ben riempita, bisogna ricercare il processo per il
quale istituire una testa ben fatta secondo la filosofia di Morin.
E' così che il maestro D'Angelo comincia a porsi sullo stesso piano dei ragazzi,
assecondandoli nella loro quotidianità ludica per comprenderne i processi mentali e le
conoscenze reali ottenute dalle esperienze concrete.
E' grazie alle conoscenze pregresse e autentiche dei ragazzi che il maestro può mettere in
atto un educazione progressiva secondo il pensiero di J. Dewey. Esse fungono da
fondamenta sulle quali adagiare nuovi informazioni volte ad ampliare il campo del sapere
su quel determinato fronte.
E' fondamentale creare un sistema di classe dove tutti gli alunni sono posti sullo stesso
livello ma, al contempo, collegati secondo un'interdipendenza per la quale ognuno è
posto in relazione.
E' così che il maestro D'Angelo mette in atto la strategia dell'istituzione di un gruppo
classe. Grazie al lavoro collettivo assistiamo al consolidarsi dei concetti di fiducia,
apertura al cambiamento tramite e attraverso lo scambio di opinioni e conoscenze,
responsabilità e riflessività nei confronti di se stessi e degli altri. Lavorando in gruppo si
sviluppa la capacità di trovare soluzioni a problemi sui quali ci sta applicando (problem
solving).
Il gruppo classe diventa così un sistema democratico dove tutte le parti convivono in
armonia attraverso un regolamentazione.
Anche l'ambiente dell'aula comincia a diventare oggetto di discussione nonché di
rielaborazione dei suoi aspetti prossemici. L'abolizione della cattedra e dei banchi separati
aiuta a creare un legame dove l'insegnante non è mai posto al di sopra degli alunni, ma
bensì funge da supporto e guida al lavoro autonomo che i ragazzi sono in grado di
svolgere.
Educare ed insegnare sono due termini che riescono a coincidere ma al tempo stesso
divergere secondo due sfumature di significato differenti.
Il lavoro del maestro D'Angelo si basa sul modello ricerca – azione di Kurt Lewin per
individuare le tematiche didattiche da sviluppare a seconda delle conoscenze e interessi dei
suoi allievi.
Grazie all'osservazione del mondo reale e quindi all'attuazione del metodo naturale
ipotizzato da Celestine Freinet i bambini diventeranno parte integrante della materie da
studiare. La storia non è più relegata nei libri se ci si muove da ricercatori per riviverla
attraverso i racconti dei propri avi. Così come la scienza non risulta così astratta se studiata
nella quotidinità che ci offre la natura.
• Considerazioni personali
La figura del maestro D'Angelo risulta inusuale ma perfettamente consona ad essere calata
nei contesti di una classe non proprio tradizionale. Non è la valutazione dell'individuo, né
la sua promozione o bocciatura: qui l'allievo, soprattutto nel caso dei bambini di borgata,
viene visto per la prima volta come un essere umano reo di dover scontare una funesta
pena sociale e culturale dettata dai poverissimi contesti della periferia romana degli anni
'70.
Il lavoro empatico del maestro sarà vicinissimo al latente complesso d'inferiorità che
aleggia sui suoi alunni, coscienti del fatto di essere considerati ''diversi'' dai propri
coetanei.
Nel film non ci è dato sapere se, alla fine del percorso scolastico, tutti i bambini coinvolti
abbiano raggiunto l'obiettivo della licenza elementare e, in un certo senso, non rientra più
nei nostri interessi in quanto il vero traguardo di questa vicenda non è il conseguimento di
un attestato in sé; è la prospettiva di un mondo ed un modo di vivere che esce fuori da
confini di Pietralata o Tiburtino Terzo giacché nessuno cresca con la cieca convinzione di
nascere rotondo per poi morir tale.