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L’autrice

Annalisa Perino è mamma di tre bambine e coordina i servizi all’infanzia


per una cooperativa sociale. Si occupa di formazione, progettazione e
gestione di mostre e attività educative per l’infanzia, oltre a essere a capo
del progetto sperimentale “Montessori incontra Alzheimer” attivo dal 2012
su tutto il territorio nazionale. Collabora con UPPA, editore e magazine
dedicato ai genitori e alle famiglie, dove tiene una rubrica incentrata sul
pensiero di Maria Montessori. Curatrice del blog montessoriacasa.com ha
pubblicato 60 attività Montessori in cucina (con Federica Buglioni) e Qui
abita un bambino.
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facebook.com/Longanesi

@LibriLonganesi

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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA


Longanesi & C. © 2020 – Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol

ISBN 978-88-304-5627-3

In copertina: foto © shutterstock


Grafica di PEPEnymi

Prima edizione digitale: aprile 2020

Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.


È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Indice

L’autrice

Frontespizio

Pagina di copyright

Introduzione

Primo capitolo. Una casa a misura di famiglia


Privacy

Quando un genitore chiede di rimanere solo

Quando un bambino chiede di rimanere solo

Quando un bambino piccolo potrebbe trarre beneficio da un momento di isolamento

Comunità

Il programma

Il programma giornaliero

Il pannello settimanale

Il pannello dei turni

Secondo capitolo. Le buone abitudini


Il movimento

L’igiene personale e i pasti

Gli orari, gli schermi e la lettura

Gli orari

Gli schermi
La lettura

Terzo capitolo. Le attività


Quando proporre un’attività?

Come allestire l’attività?

La presentazione dell’attività e il riordino conclusivo

Il lavoro del bambino

Varianti ed estensioni

Il pericolo

Come e quando aiutare il bambino?

La libertà e lo sbaglio

Le schede. 24 attività divise in 3 fasce d’età


1. Il bambino che esplora (da 0 a 3 anni)

Il bambino

L’adulto

L’ambiente

Le attività
Ubbidienza: primo grado

Attività numero 1

Attività numero 2

Attività numero 3

Attività numero 4

Attività numero 5

Attività numero 6

Attività numero 7

Attività numero 8

2. Il bambino che ordina (tra i 3 e i 6 anni)

Il bambino

L’adulto
L’ambiente

Le attività
Ubbidienza: secondo grado

Attività numero 1

Attività numero 2

Attività numero 3

Attività numero 4

Attività numero 5

Attività numero 6

Attività numero 7

Attività numero 8

3. Il bambino cosmico (dai 6 anni in su)

Il bambino

L’adulto

L’ambiente

Le attività
Ubbidienza: terzo grado

Attività numero 1

Attività numero 2

Attività numero 3

Attività numero 4

Attività numero 5

Attività numero 6

Attività numero 7

Attività numero 8

Conclusioni

NELLA COLLANA CLOUDS LONGANESI

Vera Gheno. Parole contro la paura

Valerio Rossi Albertini. Conosci il tuo nemico.

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Introduzione

Facciamo ordine

Fare ordine serve a fare chiarezza, anche interiore: sistemiamo la scrivania


prima di una telefonata importante, il tavolo della cucina per affrontare una
nuova ricetta e svuotiamo gli armadi prima di una decisione impegnativa.
Se fa bene agli adulti, l’ordine è vitale per i bambini, che crescono sereni e
felici in un ambiente ordinato prevedibile e adatto. Secondo Maria
Montessori i bambini sviluppano molto presto una “sensibilità all’ordine”,
inteso non solo come ordine spaziale (ogni cosa al suo posto e a ogni posto
la sua cosa) ma anche sul fronte relazionale e temporale. Ordine non è
sinonimo di monotonia, staticità o immutabilità, ma di chiarezza, coerenza e
intelligibilità. Vivere in un ambiente ben organizzato si rispecchierà nel
comportamento e nello stato d’animo del bambino, che svilupperà la
sicurezza interiore necessaria per dedicare il giusto tempo ad ascoltarsi, a
fare esperienza del mondo circostante, a osservare gli altri senza dover
conservare energie per gestire l’imprevedibile e monitorare ciò che accade.
È importante sottolineare ancora una volta che con il termine “ordine”
non mi riferisco solo a quello degli oggetti o delle stanze, comunque
importante, ma a un concetto più ampio. Proviamo a capirlo meglio.

Ordine ambientale

L’ordine è un’organizzazione condivisa da parte di tutte le persone che


si muovono in un certo ambiente e che hanno la possibilità, grazie a
esso, di raggiungere facilmente ciò che stanno cercando e
riposizionarlo una volta terminato l’impiego.
Quando ogni oggetto ha un posto specifico nell’ambiente, recuperare ciò
che serve sarà semplice e comporterà un minimo impiego di energie. Per
aiutare i bambini a svolgere in autonomia le loro attività senza dover
dipendere dagli adulti, possiamo organizzare lo spazio in modo che per loro
risulti facilmente intellegibile. La Montessori descriveva l’adulto come il
custode dell’ambiente, colui che si occupa di offrire al bambino un
ambiente attraente, adatto al suo grado di sviluppo, rispecchiante i suoi
interessi, e dove il bambino possa trovare risposte alle sue richieste di
crescita. Ogni cosa presente nell’ambiente deve avere un perché, uno scopo
preciso. Ciò che non serve non deve esserci. Questi giorni a casa possono
essere un’ottima occasione per eliminare ciò che non serve dai nostri spazi
e assegnare un posto d’onore a ciò che invece ha importanza.
I bambini, autonomi di orientarsi nello spazio per soddisfare i loro
bisogni, favoriranno anche la serenità dei genitori, sgravati in tal modo dalla
pressione del dover essere costantemente indispensabili per rispondere alle
domande dei figli: “Mamma ho sete!”; “Dove sono le forbici?”; “Papà mi
prendi un foglio?”; “Dov’è il puzzle dei dinosauri?”; “Mi dai l’annaffiatoio
che vorrei bagnare le piante?”

Ordine temporale

Orari stabili e una scansione chiara e ben definita delle attività


favoriranno la serenità della casa e dei suoi abitanti.

I bambini non hanno la stessa concezione del tempo degli adulti. Per
esempio finché non imparano a leggere l’orologio devono affidarsi ad altri
“strumenti” per misurare lo scorrere della giornata, che concepiscono
quindi come una successione di attività e situazioni piuttosto che come un
susseguirsi di ore. Ecco perché la routine gioca un ruolo determinante, nella
vita dei piccoli: consente loro di orientarsi e al tempo stesso li rasserena.
Sapere esattamente a che punto del programma giornaliero o settimanale
ci troviamo può rappresentare un aiuto fondamentale, per i bambini come
per gli adulti, in quanto programmare il tempo semplifica l’avvicendarsi
degli eventi. Dopo aver stabilito un calendario fisso di attività a cui
attenersi, non sarà più necessaria la programmazione continua giorno per
giorno (o peggio ancora, ora per ora) e anche il faticoso spazio
dell’improvvisazione si ridurrà, con il risultato di una generale attenuazione
dello stress e dell’angoscia di piccoli e grandi, oltre a un netto risparmio di
energie.

Ordine emotivo

Il bambino, ancora immaturo nella gestione del suo sentire emotivo,


può sviluppare tale competenza con l’esercizio e attraverso l’esempio
che noi adulti gli forniamo.

È importante lavorare sul proprio controllo emotivo per non mandare


messaggi contraddittori ai bambini e permettere loro di decifrare con
fiducia e naturalezza i nostri stati emotivi. È naturale che anche noi genitori
proviamo rabbia, noia, tristezza, preoccupazione, stress, ma tali sentimenti
non devono interferire nella relazione con i bambini, bensì essere vissuti,
controllati e comunicati, insegnando così indirettamente ai più piccoli come
gestire le proprie emozioni.

Ordine normativo

Le regole sono indispensabili quanto la libertà. Il bambino necessita di


limiti e confini chiari, ben definiti, coerenti e giusti.

L’ordine normativo prevede che se il bambino venisse “interrogato”


saprebbe elencare cosa gli è concesso e cosa no, senza troppi dubbi. Più il
sistema normativo scelto e coltivato dai genitori sarà semplice e
intellegibile dal bambino, maggiore sarà la sua capacità di viverlo e
orientarcisi. Le regole saranno comunicate con assertività e accoglienza,
interpretate come un aiuto alla vita e non come una punizione, condivise tra
i genitori così che i bambini possano percepire una linea educativa ordinata
e coerente.

Ordine sonoro

I bambini hanno bisogno di una tana dove poter trascorrere un


momento tranquillo ed è importante che questo sia considerato nella
mappa di casa.

Idealmente le nostre case dovrebbero essere pensate in modo da darci la


possibilità di offrire ai loro occupanti la scelta tra uno spazio privato e
quelli destinati alla socialità, dove avviene l’ascolto della musica o della
radio, la visione di filmati in tv e sul computer.
Potersi ritirare in un luogo silenzioso, come vedremo, è oggi più che mai
una necessità delle nostre esistenze domestiche.

Ordine al tempo della quarantena

Stiamo vivendo lo sconvolgimento completo dell’ordine delle nostre


vite. Per limitarne l’impatto sui più piccoli occorre riflettere e
programmare con cura orari, spazi, attività che siano adeguati per tutti
e per ognuno.

Nella vita di tutti i giorni i bambini si svegliano, vanno a scuola per un certo
numero di ore, trascorrono del tempo dai nonni, partecipano ad attività
extra-scolastiche, accompagnano i genitori a fare la spesa. La loro
settimana, solitamente, è scandita da appuntamenti definiti e ricorrenti.
Abbiamo visto come tale scansione, quando è adeguata, ponderata e
ripetuta, rassicuri il bambino aiutandolo a orientarsi nel tempo e nello
spazio con naturalezza e senza difficoltà. È esperienza comune di tutti i
genitori che, quando le routine collaudate vengono scombussolate per
esigenze familiari o ragioni non controllabili, i bambini ne soffrono e
possono manifestare disagio e malessere.
In seguito all’emanazione dei recenti decreti ministeriali per il contrasto
del coronavirus, le famiglie hanno visto modificarsi in modo improvviso e
repentino orari, spazi, routine. Le giornate si sono trasformate: niente più
scuola, niente lavoro oppure (nel migliore dei casi) smart working, magari
in case piccole, con spazi ristretti.

In questo nuovo tempo di quarantena le famiglie stanno affrontando la


necessità di ridisegnare le giornate insieme ai loro bambini, organizzando
lavoro, gioco, privacy, faccende domestiche e impegni scolastici, prendendo
decisioni continue, improvvisando, cercando di adattarsi alla nuova
dimensione.
Ma il tempo dilatato che siamo costretti a vivere in queste settimane è
un’occasione d’oro per rallentare e assecondare il “lento avanzare” dei
bambini.

Di cosa parla questo libro

Questo libro nasce proprio dal desiderio, nel tempo sconcertante della crisi,
di offrire a genitori e figli degli spunti utili e facili da seguire per
trasformare lo sconcerto in armonia e aiutare i bambini a vivere
serenamente e, per quanto possibile, costruttivamente quella che è e resterà
un’esperienza altamente formativa nelle loro e nelle nostre vite.
Nei prossimi capitoli cercherò di guidare i genitori nel delicato compito
di ricostruire l’ordine domestico per i propri bambini, a partire dalla
riorganizzazione degli spazi e delle routine quotidiane, per arrivare alla
proposta di trenta attività di ispirazione montessoriana da fare insieme,
suddivise per fasce d’età e ambienti della casa.
Primo capitolo

Una casa a misura di famiglia

È molto comune sentir abbinare la pedagogia Montessori al motto “a misura


di bambino” ma a me piace, quando mi rivolgo ad un pubblico
“domestico”, suggerire l’immagine di una casa “a misura di famiglia”.
All’interno della casa grandi e piccoli condividono spazi e momenti
maturando però bisogni ed esigenze differenti. La casa ideale non dovrebbe
dunque essere pensata e organizzata né a misura di genitori, né a misura di
bambino, ma a misura di famiglia, ovvero concedendo spazio e uguale
importanza ai bisogni di ciascuno.
L’ambiente domestico dovrebbe farsi accogliente e adatto per ogni
ospite, senza che nessuno si possa sentire escluso o debba rinunciare alla
soddisfazione dei propri bisogni a favore di quelli degli altri. Il lavoro che
andrebbe svolto è un atto di orchestrazione degli spazi e delle routine di cui
i genitori devono farsi direttori e responsabili. Chiedere ai piccoli di
adattarsi alla casa dei grandi (senza oggetti o arredi alla loro portata, senza
spazi di intimità, senza possibilità di azione, ricerca ed esplorazione) o
viceversa chiedere ai grandi di abitare in una casa pensata per i bambini
(senza spigoli, senza vetro, con giochi in ogni angolo) potrebbe rivelarsi
una soluzione semplice ma non sostenibile.
In questo capitolo affronteremo i temi della privacy e della comunità, del
delicato equilibrio da creare per riuscire a dosare il bisogno dell’una quanto
dell’altra, e vedremo nel concreto a cosa serva e come si costruisce un
programma dettagliato che orchestri le attività di una famiglia.

Privacy

“Voglio stare un po’ da solo! Chiudi la porta! Per dieci minuti non
voglio sentire nessuno!”
Carlo, 7 anni

Spazio per sé. È più semplice, per mamma o papà, o per un figlio
adolescente, articolare questa elementare richiesta di intimità e portarla a
realizzazione. Per un bambino, invece, potrebbe essere più complesso. Ma
il bisogno di privacy, silenzio e isolamento è un desiderio comune a grandi
e piccini.
Intorno ai sei o sette anni i bambini iniziano a comprendere tale bisogno
e a cercare soluzioni per soddisfarlo (per esempio, esternandolo, come fa
Carlo nella frase riportata in apertura del paragrafo). Quanto ai bambini più
piccoli, di quattro o cinque anni, potrebbe servire l’aiuto di mamma e papà
per decifrare quel bisogno, e mettere in pratica strategie utili a realizzarlo.
Soprattutto in presenza di fratelli di età differenti può accadere che in alcuni
momenti della giornata si percepisca il naturale desiderio di distanziarsi e
differenziare le attività e quando lo spazio (magari ristretto, come in
appartamento!) non facilita gli spostamenti, occorre compiere una scelta.

Quando un genitore chiede di rimanere solo


Nella vita di un adulto è semplice ritagliarsi del tempo per sé: praticare uno
sport, una cena con gli amici, una passeggiata, una serata libera con i bimbi
a cena dai nonni... In questo periodo di quarantena il concetto stesso di
tempo libero sembra essersi dissolto, ma il bisogno di occuparsi di sé non
diminuisce. Come fare dunque?
Se si è una coppia genitoriale convivente può essere relativamente
semplice: un adulto si ritaglia un po’ di tempo, isolandosi in una stanza,
mentre l’altro farà da riferimento per i bambini e tutore della privacy del
partner!
Quando il genitore è single, invece, potrebbe essere necessario lavorare
su regole e orari: sveglia presto al mattino e addormentamento entro le
21.00, per avere la serata libera. Oppure (a seconda dei bioritmi individuali)
svegliarsi all’alba per sfruttare la pace delle prime ore mattutine.
È importante che questa gestione dei tempi personali investa anche la
coppia e le sue dinamiche: occorre riuscire a ritagliarsi spazi per coltivare la
relazione, favorire il dialogo e il confronto, per sostenersi l’un l’altro nella
difficile prova cui siamo stati chiamati. Tale attenzione si rifletterà sul
benessere personale quanto sulla relazione con i bambini.
Quando un bambino chiede di rimanere solo
Carlo, 7 anni, chiede di essere lasciato in pace, per un po’ solo nella sua
cameretta con la porta chiusa, per poter giocare in solitudine rispettando
esclusivamente i propri desideri e ritmi.
Il genitore può pretendere gentilezza nell’esposizione della richiesta, ma
è bene che la accolga e la rispetti. Per esempio, se Carlo non è figlio unico
ma ha fratelli e sorelle più piccoli, il genitore potrà metterlo nella
condizione di realizzare il suo desiderio intrattenendo per un po’ di tempo
gli altri bambini e aiutandoli a capire il bisogno di Carlo.
“Carlo adora stare con te, ma adesso per stare bene ha bisogno di
passare un po’ di tempo da solo. Quando uscirà dalla stanza, vedrai che
sarà sereno e vorrà che giochiate di nuovo insieme.”

Quando un bambino piccolo potrebbe trarre beneficio da un momento


di isolamento
Anche i più piccoli, alla lunga, possono soffrire per un “eccesso di socialità
e vicinanza”. Potrebbero manifestare l’esigenza di spazio e intimità, magari
non a parole, perché troppo immaturi per comprendere il loro sentire e
comunicarlo, ma attraverso manifestazioni comportamentali di malessere:
nervosismo, pianto, rabbia, violenza.
In tal caso, l’adulto, attento osservatore, potrà percepire il bisogno del
piccolo di dare ascolto solo a sé stesso, senza doversi preoccupare della
relazione con gli altri, dei loro bisogni, delle loro richieste e stimoli.
Potrebbe rivelarsi una scelta vincente invitare il bambino a svolgere
un’attività per poi, una volta avviata, lasciarlo solo a completarla,
occupandosi di tenergli alla larga fratelli e altri membri della famiglia (ad
esempio accostando la porta della stanza in cui si trova). La supervisione
genitoriale può avvenire lo stesso, se necessaria, senza essere invasiva:
basterà uno sguardo da lontano, senza chiamare o interferire.

Comunità

“Possiamo fare la pizza? Ma proprio dalla pasta! E poi costruiamo un


tavolino speciale come se fossimo al ristorante? Io faccio la
cameriera!”
Clara, 5 anni

La famiglia può essere interpretata come la prima esperienza di comunità di


ciascun bambino: relazioni, unicità che si incontrano, responsabilità,
solidarietà, confronto, supporto, litigi, ruoli, competenze e risorse.
All’interno della casa possono nascere facilmente e naturalmente occasioni
per educare i bambini al senso di comunità. Nella relazione con gli altri il
bambino apprende l’empatia (riconoscere e rispettare gli stati emotivi propri
e altrui), i turni (ad esempio verbali), la condivisione di spazi, tempi e
materiali, l’adattamento reciproco (ciascun bisogno ha uguale importanza e
diritto d’essere manifestato e soddisfatto).
In questo periodo di quarantena momenti conviviali quali i pasti, pulizie
di casa e attività di gruppo possono rivelarsi un’ottima palestra per lo
sviluppo del senso di comunità. La famiglia sta vivendo un’occasione
importante per disegnarsi come gruppo che collabora nella gestione della
casa e per il bene di tutti.
All’interno del nucleo familiare il bambino sperimenta, che lo si voglia o
no, le modalità di relazione, le responsabilità, i diritti e doveri. L’esempio
svolge un ruolo essenziale nella formazione dei piccoli: i genitori scelgono
quale sistema valoriale di riferimento offrire al bambino non solo attraverso
le parole, ma soprattutto attraverso le azioni. Dunque ricordiamolo:
l’esempio che i nostri bambini otterranno da noi adulti, anche in questa
circostanza, fornirà loro un modello che li accompagnerà durante tutto il
percorso di crescita nei primi anni di vita. È insomma un’occasione da
mettere a frutto, e non da subire o da temere.

Il programma

Programmare le giornate può aiutare l’intera famiglia a trascorrere il tempo


in serenità. L’alternare costanti decisioni (“Cosa facciamo adesso?”; “Chi
prepara il tavolo?”; “Adesso devi lavorare tu o io?”; “Possiamo guardare
un cartone?” eccetera) può invece contribuire ad aumentare i livelli di
stress.
La programmazione è la soluzione a tutti questi problemi.
Il programma giornaliero

Cosa occorre per la costruzione del programma giornaliero?


Un grande foglio bianco, matite, colori, righello, nastro adesivo.

Per ridurre lo stress e l’entropia domestici, sempre ma tanto più in


occasione della prolungata clausura che la quarantena ci impone, potrebbe
rivelarsi un’ottima soluzione predisporre un programma familiare
giornaliero.
Il programma dovrebbe essere il più stabile possibile, senza grossi
stravolgimenti o continue deroghe, perché possa essere un punto di
riferimento per grandi e piccini. Permetterà a tutti di orientarsi all’interno
della giornata coltivando il dolce sapore dell’attesa e la responsabilità.
La stesura del programma dovrebbe essere un momento comunitario
forte, che includa ogni membro del gruppo familiare. Potete organizzare
una “riunione di famiglia” per elencare, insieme, tutti gli appuntamenti
della vostra giornata-tipo: serviranno da scaletta per creare una grossa
tabella quotidiana entro cui ciascuno si potrà muovere in autonomia.
Prevedete una prima fase di prova del programma, in cui testerete
l’efficacia delle scelte compiute e della scaletta costruita. In un momento
successivo di valutazione collettiva si potranno fare aggiustamenti condivisi
tra tutti i membri della famiglia.
Avrete così costruito una macro-routine familiare dentro la quale
ciascuno potrà ritagliare la propria micro-routine individuale.
Facciamo un esempio.

8.00-8.30 Sveglia e yoga

8.30-9.00 Colazione

9.00-10.00 Compiti

10.00-12.30 Gioco/ tempo di lavoro per papà/mamma

12.30-13.00 Preparazione del pranzo

13.00-14.00 Pranzo
... E così via

Naturalmente ciascuna famiglia riempirà gli spazi della tabella con attività
originali, stabilite dal gruppo ma con la guida dei genitori, che sanno cosa
va fatto durante la giornata.
Nella costruzione del programma non vanno esclusi i bambini più piccoli
che sono, in realtà, i principali beneficiari di tale azione educativa. Proprio
per questo potrebbe essere necessario costruire un programma facilmente
leggibile da tutti, anche da chi ancora non sa leggere. Come? Ad esempio
ricorrendo all’infografica per esplicitare i diversi momenti: l’immagine di
una tazza rappresenterà la colazione, una palla il tempo del gioco,
l’immagine di un pc il tempo del lavoro e così via.

Un suggerimento utile
I più piccoli non solo non sanno leggere l’ora, ma hanno anche una
scarsa competenza di orientamento temporale. Il problema si può
risolvere ricorrendo all’immagine di un piccolo orologio. Disegnatelo
accanto a ciascuna attività, con le lancette ben visibili e collocate nella
posizione esatta. Quindi posizionate il cartellone con il programma al
fianco di un vero orologio, naturalmente ad altezza bambini. In questo
modo anche i piccoli potranno orientarsi il più possibile in autonomia
nella lettura dei tempi della giornata, e inizieranno anche a
familiarizzare con l’interpretazione dell’orologio.

Il pannello settimanale
Senza la scuola, le attività extra-scolastiche, la cena dai nonni e il weekend
potrebbe nascere l’urgenza di aiutare i bambini nell’orientamento temporale
del passaggio dei giorni. In questo caso potrebbe essere opportuno costruire
un piano settimanale, facilmente leggibile anche dai bambini più piccoli,
perché non perdano di vista in quale giorno della settimana ci troviamo.
Nel pannello che andremo a costruire dovranno essere indicate tutte le
attività speciali che orienteranno il bambino nello scorrere della settimana.
Ad esempio: la spesa (anche se in questo periodo non li vedrà coinvolti
direttamente, ma alla quale potranno partecipare contribuendo alla stesura
della lista dei prodotti da acquistare, o nel riordino degli alimenti quando il
genitore incaricato rientra a casa), il bagno, la pizza settimanale, la serata
cinema, le letture notturne a lume di candela, l’attività di giardinaggio, la
pittura con le dita e chissà cos’altro: scatenate la fantasia!

Cosa ci occorre per la costruzione del programma settimanale?


– Un pannello (in compensato sarebbe perfetto, ma andrà bene anche
in cartoncino spesso)
– Del cartoncino da ritagliare
– Forbici
– Tempere di sette colori (uno per ogni giorno della settimana)
– Post-it
– Matite colorate
– Un fermacampione

La settimana ha un movimento circolare: dopo la domenica torna il lunedì.


Tale caratteristica dovrebbe risultare chiara ai bambini e pertanto
disegneremo sul pannello sette cerchi di colori diversi, che insieme
formeranno un grande cerchio: la settimana.
Posto al centro del cerchio grande, il fermacampione permetterà di
muovere una piccola freccia che avremo ritagliato nel cartoncino, di modo
che i bambini possano ruotarla giornalmente.
Ciascun cerchio colorato rappresenta quindi un giorno della settimana e
può ospitare al proprio interno un “Evento Speciale” (non tutti i giorni
devono obbligatoriamente possederne uno). Lo indicheremo usando i post-it
colorati, su cui rappresenteremo l’attività in questione con semplici disegni
e scritte abbinate (per esempio la serata cinema potrebbe essere illustrata
con il disegno di un maxi schermo e tante file di testoline subito sotto; i
giorni del bagno potrebbero essere contrassegnati dal disegno di una doccia
scrosciante; il giardinaggio dall’immagine di un vaso contenente un fiore e
così via). I post-it saranno fissati all’interno del giorno corrispondente.

Il pannello dei turni


Per coinvolgere i bambini nelle attività di cura della casa, in modo che non
ricadano esclusivamente sui genitori, è possibile stabilire dei turni di lavoro
che i bambini possano svolgere senza sentirsi a disagio (è importante non
caricarli di compiti troppo complessi per la loro età) e che al contempo li
responsabilizzino.
Nelle mansioni che illustriamo di seguito possono essere coinvolti i
bambini dai due e anni e mezzo di età (naturalmente in mansioni complesse
saranno sostenuti e aiutati dai grandi o dai fratelli maggiori).
In questa distribuzione dei compiti svolgerà un ruolo fondamentale il
pannello dei turni, grazie al qual ciascun membro della famiglia saprà di
quale mansione è responsabile per quella specifica giornata. Sarà sua
responsabilità occuparsene con i tempi che preferisce.

Cosa ci occorre per la costruzione del pannello dei turni?


– Un pannello o cartoncino
– Matite o pennarelli colorati
– Fotografie dei membri della famiglia
– Forbici e colla

Tracciamo su un cartellone una tabella le cui colonne saranno i giorni della


settimana (magari utilizzando gli stessi colori scelti per il pannello della
settimana), mentre le righe corrisponderanno ai nomi dei membri della
famiglia (meglio se abbinati a un’immagine, magari una fotografia ritagliata
e incollata nel riquadro corrispondente).
Nei riquadri che si verranno così a formare potremo annotare tutte le
mansioni da svolgere giorno per giorno, alle quali attribuiremo un simbolo
per facilitare la lettura anche ai più piccoli (questi simboli possono anche
essere delle semplici forme geometriche, basta mettersi tutti d’accordo
prima). Ciascun membro della famiglia non dovrà fare altro che consultare
ogni giorno la propria riga (facile da riconoscere! È quella accanto alla sua
faccia sorridente!) per scoprire di cosa è chiamato a occuparsi.

Ecco un elenco di possibili mansioni da suddividere per turni:

 apparecchiare (simbolo: cerchio);


 sparecchiare (simbolo: quadrato);
 cucinare (simbolo: rettangolo);
 annaffiare le piante (simbolo: triangolo);
 passare l’aspirapolvere (simbolo: rombo);
 nutrire gli animali (simbolo: stella);
 stendere i panni (simbolo: cuore);
 piegare e riordinare la biancheria asciutta (simbolo: freccia).

I bambini più piccoli potranno essere supportati nello svolgimento dei


compiti dai fratelli più grandi, se lo desiderano, o dai genitori. Se i bambini
si rifiutassero di eseguire i loro compiti dovrebbero essere invitati dai
genitori a farlo ugualmente, magari solo in parte: ciò contribuirà a educarli
alla responsabilità e al senso del dovere.
Secondo capitolo

Le buone abitudini

In assenza di un tempo scandito dagli impegni sociali, scolastici, lavorativi,


sportivi e ricreativi serve darsi delle regole e, naturalmente, un ordine. Non
esistono orari e abitudini giusti o sbagliati, ma occorrere riflettere e
selezionare con attenzione, per non cadere nell’improvvisazione.
All’interno dello spazio casa, in assenza di un impegno organizzato e
scandito da altri, occorrerà alternare: attività motoria, gioco libero, attività
strutturata, impegni di lavoro, pasti, igiene personale, risveglio e sonno.
Siamo chiamati a una prova veramente complessa! Chi vive in
appartamento, senza uno spazio esterno, sarà enormemente sacrificato: i
bambini necessitano di impiegare le loro energie incanalandole verso azioni
costruttive e a volte il puzzle, il disegno, la torta o il cucito non sono
sufficienti.
Vediamo di trovare qualche spunto per facilitarvi la vita!

Il movimento

L’intero corpo ha bisogno d’essere coinvolto, stimolato. Come si può fare


senza incorrere in azioni pericolose o totalmente inadeguate (correre o
andare in bicicletta in corridoio, per esempio) in uno spazio chiuso come la
casa? I bambini potrebbero rispondere in autonomia a queste necessità,
trovando sfoghi in attività adeguate come costruire tende e tane con cuscini,
coperte, tavolini, sedie; ballare; saltare da un cuscino all’altro; costruire
piccoli percorsi motori negli ambienti della casa. Nel caso in cui i nostri
figli non esprimessero questa indipendenza organizzativa niente paura,
possiamo fare noi alcune proposte.
Ad esempio con il nastro adesivo di carta è possibile tracciare un
rettangolo sul quale i bambini potranno camminare secondo comandi
precisi: andatura lenta o veloce, all’indietro, a occhi chiusi, saltellando. Tali
comandi potranno essere scanditi da un piccolo tamburello e delle
campanelle. I bambini adoreranno essere diretti, ma anche condurre
mamma e papà!
Le regole di casa, soprattutto quelle relative alla tematica del bisogno di
muoversi, potrebbero vacillare un po’ in questo periodo e necessitare di
alcune deroghe che andranno condivise e comunicate ai bambini. Alcuni
limiti all’utilizzo dell’ambiente (divani, letti, cuscini, mobilio, acqua)
andranno rivisti per consentire al bambino un po’ di libertà di movimento.

Il suggerimento utile
Una serie di attività educative – che allo stesso tempo tornano
utilissime per far fare movimento ai piccoli – riguardano le grandi
pulizie domestiche, ovvero la pulizia e la cura di tavoli, finestre, sedie,
pavimenti. Lavare, insaponare, sciacquare, asciugare grandi superfici
può rivelarsi un ottimo impiego per i muscoli, l’apprendimento, la
cura dell’ambiente, la concentrazione, e naturalmente il divertimento è
assicurato! Predisponete quindi tutto l’occorrente e mostrate con cura i
passaggi ai vostri piccoli aiutanti.

L’igiene personale e i pasti

Trascorrendo l’intera giornata a casa potrebbe succedere che i bambini non


percepiscano, ad esempio utilità di togliere il pigiama, pettinarsi o lavarsi i
denti, “tanto non andiamo da nessuna parte!”. Per questo motivo occorre
creare un’abitudine che sia sana e sostenibile. Scegliamo con i bambini un
abito comodo per il giorno da alternare al pigiama e invitiamoli alla cura
personale mattutina, serale e a rispettare la regola del lavarsi i denti dopo i
pasti. Tali prassi di igiene personale dovrebbero avvenire con un ritmo
ordinato che contribuisca all’orientamento temporale.
Lo stesso discorso vale per il cibo: stare a casa significa averne sempre a
disposizione, a ogni ora del giorno. Possiamo istituire orari e sane abitudini
alimentari che durante la vita di tutti i giorni sarebbero difficili da sostenere.
Oltre ai pasti principali (colazione, pranzo, cena) che proporremo equilibrati
e ricchi di varietà, possiamo allestire nella sala o nella cucina un piccolo
angolo con frutta fresca e acqua, dove andare a rifocillarsi durante la
giornata per piccoli snack fuori pasto ma sani.

Il suggerimento utile
Un’attività da fare con i bambini potrebbe essere quella di strutturare
un menu per ciascun giorno della settimana. L’importante è che sia
vario ed equilibrato. Sarà un valido riferimento per la preparazione dei
pasti e aiuterà i grandi nel razionalizzare gli acquisti e risparmiare
tempo.

Gli orari, gli schermi e la lettura

Gli orari

Un ritmo regolare di sonno e di veglia farà sentire i bambini più


energici, rilassati e sereni.

Per dare ai bambini un ritmo della giornata ben scandito, con turni di veglia
e riposo ordinati e adeguati, è opportuno stabilire degli orari e mantenerli
stabili il più possibile. Non stravolgiamo troppo le loro abitudini: cerchiamo
di conservare orari simili a quelli precedenti l’inizio della quarantena.
La sveglia è uno strumento che può essere introdotto nella routine dei
bambini già molto presto. La sveglia che suona all’ora del risveglio detterà
l’inizio della giornata senza che ci debba essere l’intermediazione e la
dipendenza dai genitori. Programmare la sveglia e leggere l’orologio sono
competenze che favoriscono e educano all’indipendenza.
Fissare un orario stabile per i pasti, i compiti, il gioco e l’igiene
personale garantirà ai bambini di orientarsi nello scorrere del tempo senza
farli sentire dispersi o in balìa degli eventi. È importante che anche il
momento dell’addormentamento rimanga stabile e non casuale, in modo da
assicurare ai bambini le giuste ore di riposo.

Gli schermi
Oggi più che mai una buona scelta del come e del quando fare uso di
dispositivi elettronici è non solo una decisione sana, ma utile per
l’armonia di tutta la famiglia.

Sull’utilizzo dei dispositivi elettronici da parte dei bambini mi sentivo certa


di consigliare una particolare attenzione già prima della quarantena che
stiamo vivendo. Adesso non posso che confermare questo invito alla
cautela.
Il mio primo consiglio è di evitare i dispositivi video prima
dell’addormentamento e meno che mai durante l’addormentamento.
Sappiamo infatti che producono un effetto esattamente contrario a quello
desiderato, provocando agitazione nel bambino, più che rilassamento. Se
durante la visione potrebbe sembrarci di aver colto il desiderio di quiete
presentando lo strumento adeguato al momento giusto (un video rilassante,
una ninna nanna), capirete presto che non è proprio così: spesso la reazione
dei bambini alla conclusione dei video è di frustrazione e agitazione, anche
violenta.
Rispetto alla scelta vi suggerisco di:
 condividere fin da principio con i bambini la durata della visione e
rispettarla (eventualmente indicando sull’orologio a parete, per chi lo
possiede, la posizione che raggiungeranno le lancette alla fine della
proiezione, o i numeri che compariranno, se l’orologio è digitale);
 se volete proporre un film di animazione serale scegliete trame non
troppo complesse e soprattutto fate attenzione alla velocità di azioni,
avvenimenti e dialoghi. Oggi si tende a velocizzare la drammaturgia dei
cartoni animati per renderli appetibili anche agli adulti, ma questo non
sempre corrisponde alla scelta più adeguata per i bambini;
 se potete non lasciate da soli i bambini davanti allo schermo, ma
commentate gli avvenimenti con loro; questo faciliterà non solo la
comprensione, ma eviterà anche possibili ansie e turbamenti là dove la
fiction si fa più concitata o drammatica;
 alternate la visione di cartoni animati con documentari su animali e sul
mondo. Anche questo è importante che sia calendarizzato e stabilito in
anticipo;
 offrite ai bambini la possibilità di compiere una scelta all’interno di una
selezione curata e ponderata in anticipo da voi.

Un’attenzione a parte merita l’uso del telefonino. I bambini ci osservano


tutto il giorno e desiderano fare quello che ci vedono fare. Per questo, se
consultiamo continuamente il telefono, parliamo al telefono passeggiando
per casa, scattiamo fotografie, giriamo video, rispondiamo a videochiamate,
interrompiamo i pasti per verificare qualcosa su internet o per telefonare... i
bambini comprenderanno che quella è l’attività più importante degli adulti e
la ricercheranno continuamente.
Per limitare questa abitudine ormai consolidata nelle nostre vite, una
possibile soluzione è quella di identificare una stanza della casa dove
potrete dedicavi a rispondere o controllare le mail di lavoro da telefono.
Anche rispetto alle videochiamate il suggerimento è di non abusare dello
strumento, utilizzandolo solo quando necessario e soprattutto quando
costituisce un’occasione vera di socialità o di incontro emotivo per i
bambini.

La lettura

Da soli o in compagnia degli adulti, con i libri i bambini esercitano la


fantasia, acquisiscono informazioni, danno forma al loro immaginario,
creando una riserva di storie a cui attingere per tutta la vita.

Leggere è un’attività individuale ma anche un’esperienza relazionale. Sino


a quando il bambino non ha imparato a leggere con sicurezza in autonomia
vorrà ascoltare le storie o leggere un libro illustrato in compagnia dei
genitori. Ma il libro, essendo un oggetto tangibile, può essere utilizzato
anche in modo individuale dai bambini piccoli che trarranno grande
soddisfazione sfogliando le pagine e osservando le immagini: è questo un
primo approccio alla lettura.
Leggere una storia senza immagini fornisce ai bambini l’occasione di
esercitare l’immaginazione e di compiere viaggi con la mente. Diversa è
l’esperienza quando si legge insieme un libro illustrato, in questo caso si
vive una storia attraverso le immagini create dall’autore, di cui siamo resi
partecipi attraverso la rappresentazione grafica. Quando si opta per fiabe
classiche (Cappuccetto Rosso, I tre porcellini, Il lupo e i sette capretti,
Hänsel e Gretel, Cenerentola e tante altre) è consigliato scegliere testi non
illustrati, in quanto tali fiabe custodiscono la possibilità per il bambino di
creare mondi immaginari e trarre beneficio psicologico dalla fiaba. Il libro
illustrato invece dovrebbe offrire al bambino storie reali (per aumentare il
suo bagaglio culturale) o verosimili: storie di animaletti nel loro ambiente,
di bambini che vivono avventure, senza offrire immagini di animali
inventati o scenari inverosimili, soprattutto prima dei quattro, cinque anni,
per non confondere il bambino rispetto a ciò che è vero e ciò che non lo è.
Il libro è uno strumento che può essere interpretato dall’adulto: non è
necessario leggerlo esclusivamente per come è scritto. Un libro illustrato
può essere letto solo per immagini (ad esempio con un bambino di un anno
o poco più sarà sufficiente indicare e nominare le immagini illustrate, ciò
renderà rapida la lettura e consentirà al bambino di rimanere concentrato).
Con un bambino più grande che si avvicina a un libro molto semplice
potrebbe essere invece necessario arricchire le informazioni aggiungendo
dettagli e spiegazioni, sempre con l’obiettivo di mantenere vivo l’interesse.
È così che lo stesso libro può essere letto a tre fratelli di età differente con
livelli di lettura appropriati per ognuno.
Terzo capitolo

Le attività

Quando proporre un’attività?

Saturare lo spazio e il tempo dei bambini inibisce la crescita rispetto


alle competenze appena elencate.

Il tempo della noia, della ricerca, della scelta, è un tempo che ai bambini va
concesso per svariati motivi: imparare ad ascoltarsi, trovare soluzioni in
modo autonomo, sviluppare la fantasia e la creatività, ridurre la dipendenza
dal mondo degli adulti per l’organizzazione delle proprie attività e del
proprio tempo.
Maria Montessori chiedeva all’adulto di avere “pazienza che il bambino
si manifesti”: se lo facciamo, quello stesso bambino potrebbe sorprenderci!
Secondo la Montessori, l’adulto deve consentire qualsiasi attività il
bambino svolga in autonomia quando questa si mostra costruttiva, ovvero
quando il bambino impiega energie per imparare qualcosa: affinare il
movimento delle mani, coordinare i movimenti del corpo, sviluppare il
linguaggio, affinare i sensi, rielaborare vissuti e relazioni, sviluppare
l’astrazione o la logica.
L’azione da parte dell’adulto di indirizzare altrove l’agire del bambino
dovrebbe manifestarsi solo quando si percepisce uno spreco di energie, o un
investimento di tali risorse in azioni che non possano giovargli in alcun
modo.
Quando i nostri bambini sanno come impiegare il loro tempo in
autonomia, quindi, le nostre proposte possono attendere. Se invece i
bambini si mostrano annoiati e vagano per casa in cerca di un’idea,
potrebbe essere il momento opportuno per dar loro un suggerimento. In
questo caso, recuperato il materiale occorrente, lo si può organizzare in uno
spazio adeguato e invitare il bambino al lavoro.
Le domande o curiosità che nascono spontaneamente dai nostri figli
potranno essere di stimolo per noi genitori per proporre un’attività
interessante.

Come allestire l’attività?

Quando si decide di proporre ai bambini un’attività strutturata i passi da


compiere sono:
 radunate tutto l’occorrente in un solo spazio, meglio se ben definito: in
un vassoio, su una tovaglietta o su un tappeto;
 recuperate materiale integro, bello, di dimensione consona alle piccole
mani del bambino, cercando, quando possibile, di rispettare un certo
ordine estetico: una bella attività attrarrà maggiormente l’attenzione del
bambino e favorirà la sua concentrazione;
 optate, ogni qualvolta sia possibile, per materiale “interessante” come
legno, metallo, pietra, vetro, ceramica, stoffa, evitando il più possibile
l’impiego della plastica. Questa scelta, oltre che da nobili implicazioni
etiche, è motivata dalla considerazione che la plastica renderebbe
l’esperienza più povera da un punto di vista sensoriale (immaginiamo la
sensazione che proveremmo nel maneggiare una scatolina di legno e una
di plastica). L’uso del materiale di scarto è una scelta lodevole che però
va compiuta con gusto e selezione. Il materiale impiegato dovrà sempre
essere integro e resistente.

Il suggerimento utile
Quando un bambino sta giocando o lavorando su un’attività e lo
vedete concentrato, non disturbatelo, non richiamate continuamente la
sua attenzione. In questo periodo si pongono le basi per la
concentrazione profonda e i bambini ne sono capacissimi fin da molto
piccoli.
La presentazione dell’attività e il riordino conclusivo

Le mani al lavoro affascinano il bambino, catturando il suo interesse e


favorendo la sua concentrazione: la condizione ideale per apprendere.

Mostrate l’esecuzione dell’attività al bambino con gesti lenti e precisi,


quando possibile limitando l’uso delle parole per permettere al piccolo di
osservare e concentrarsi sulle vostre mani all’opera. Compite tutti i gesti
necessari per svolgere l’attività proposta. Una guida esclusivamente verbale
potrebbe essere troppo astratta per il bambino e risultare meno efficace di
un’esecuzione vera e propria. Inoltre vedere mamma o papà svolgere
l’attività con cura, pazienza e precisione permetterà loro di introiettare la
modalità con la quale svolgere le azioni.
È bene ricordare che l’attività si conclude con il riordino del materiale
impiegato: al termine dell’attività riponiamo i materiali all’interno dei
rispettivi contenitori per offrire al bambino la prima lezione sul riordino. A
riordinare infatti si impara, gradualmente, con l’aiuto di mamma e papà.
Possiamo ipotizzare quattro fasi per la conquista della competenza di un
riordino autonomo dello spazio.

– Prima fase: il genitore riordina (e il bambino osserva)


I bambini piccoli hanno bisogno di vederci riordinare costantemente.
Quando giochiamo insieme a un bimbo di poco più di anno mostriamogli
un materiale, lasciamo che lo manipoli fino a quando il suo interesse non
sia esaurito e poi riponiamo l’attività prima di passare a un nuovo gioco.
In questo modo il bambino si abitua al riordino, riconoscendolo come
momento conclusivo dell’attività stessa, anche se in questa fase non
riordinerà personalmente.

– Seconda fase: il genitore riordina e il bambino lo aiuta


A un certo punto dello sviluppo, solitamente intorno ai 24 mesi ma a
volte anche prima, il bambino inizia spontaneamente ad aiutare il
genitore a riordinare il materiale utilizzato o che si trova fuori posto.
Dopo aver lavorato insieme possiamo chiedere la collaborazione del
bambino nel riordino. Questa fase vede ancora il genitore protagonista
dell’azione ma il bambino inizia a prendervi parte. Se lasciamo che
l’ambiente si saturi di oggetti in disordine, richiedere la partecipazione al
riordino sarà estremamente difficile. Se, invece, per ogni materiale preso
ci si occupa anche del suo riordino, risulterà un compito accessibile.

– Terza fase: il bambino riordina e l’adulto lo aiuta


Se i passaggi precedenti sono stati condotti con calma, pazienza e amore,
il bambino di età compresa tra i 2 e i 4 anni avrà ormai compreso il
valore del riordino, interiorizzandolo come un momento di arricchimento
dell’esperienza vissuta, cura del materiale impiegato e dell’ambiente di
vita. Un oggetto abbandonato a terra è un oggetto trattato senza cura, lo
si potrebbe calpestare, rompere. Ciò che rimane in disordine facilmente
viene smarrito. Chi ha a cuore un oggetto, non lo vuole perdere.
Il bambino, abituato al riordino, avrà introiettato questa azione di cura
come la conclusione di ogni attività. In questa fase il bambino non è
ancora pronto per svolgere l’operazione in totale autonomia, se lasciato
solo potrebbe frustrarsi. Occorre pertanto lasciarlo condurre il riordino
aiutandolo perché non si sfinisca.

– Quarta fase: il bambino riordina


Avendo compreso che ogni attività termina con il riordino, il bambino
potrebbe procedervi in autonomia alla fine di ogni gioco, percependola
come la normale azione conclusiva da svolgere. Da questo momento in
poi sarà opportuno sostenerlo ricordandogli, prima che il caos diventi
ingestibile, di rammentarsi della fase del riordino, inibendogli un uso
caotico di materiale vario o quanto meno mettendolo in guardia sulla
fatica che dovrà poi fare al termine del gioco. Il bambino entra in questa
fase a circa a 4 anni.

Per facilitare il riordino degli spazi sarebbe opportuno fare un’attenta


valutazione del materiale presente nell’ambiente: non deve essere troppo,
inutilizzato, troppo semplice o ancora inaccessibile. Una camera arredata
con la giusta quantità di materiali e oggetti sarà più facilmente gestibile dal
bambino.

Il lavoro del bambino


Lasciamo ai bambini la possibilità di stare su una certa attività tutto il
tempo che lo desiderano, favorendo così l’esercizio e la
concentrazione.

Al termine della presentazione dell’attività svolta dai genitori il bambino


potrà diventare protagonista. In questa fase l’adulto dovrebbe cercare di
“sparire” per non disturbare, evitando di intervenire per correggere o
indirizzare. Se è stata fatta una buona presentazione, il bambino avrà
acquisito tutte le istruzioni necessarie per lavorare. L’errore lo guiderà nel
perfezionarsi e modificare i suoi gesti. Se il bambino chiede la nostra
presenza, possiamo offrirla nella misura in cui viene richiesta, non di meno,
non di più.
I bambini, soprattutto sino ai 4 anni, trovano giovamento nel ripetere
l’attività più volte; ciò consente loro di acquisire e consolidare al meglio le
competenze. Lo scopo del loro agire è interiore, lavorano per crescere e non
per ottenere un risultato. L’adulto, lavorando spesso per ottenere una
gratificazione esteriore, fatica a cogliere la motivazione che spinge i
bambini all’azione ripetuta e a volte non consentono loro di eseguirla molte
volte di seguito, non comprendendone il senso. Ma la reiterazione,
spontanea e ricercata soprattutto dai bambini piccoli, è fondamentale per
consolidare l’apprendimento.

Varianti ed estensioni

Dopo aver molto lavorato il bambino potrebbe essere “sazio”


dell’attività proposta ed è in questo caso che variare il materiale o gli
strumenti impiegati potrebbe ridestare l’interesse.

Un’attività progettata secondo i principi della pedagogia montessoriana ha


la caratteristica di non essere statica e immutabile, ma dinamica ed
estendibile in modo da renderla più complessa o più semplice a seconda
delle esigenze. Questo movimento permette al materiale e alle esperienze di
adattarsi al bambino e non viceversa. Perché il bambino lavori concentrato
e appassionato è importante che l’attività che sta svolgendo sia poco più
difficile di ciò che il bambino già sa fare. Se la stessa proposta fosse troppo
complessa o troppo semplice non favorirebbe un naturale stato di
concentrazione: nel primo caso (alta complessità) il bambino potrebbe
frustrarsi comprendendo la difficoltà come insormontabile, nel secondo
caso (banalità) il bambino potrebbe annoiarsi sino a utilizzare il materiale in
modo inappropriato pur di trovarne soddisfazione. Progettando un’attività,
genitori e educatori dovrebbero tenere a mente che l’interesse genera
concentrazione e che in uno stato di concentrazione può nascere
l’apprendimento.
La variazione di una attività, a differenza di una sua estensione, non
prevede un cambiamento nel livello di difficoltà, ma una modificazione del
materiale impiegato. A volte, per ridestare l’interesse rispetto a una attività,
potrebbe essere sufficiente modificare il materiale impiegato. Ad esempio
un semplice travaso di ceci da un contenitore all’altro potrebbe essere
rimodulato utilizzato contenitori differenti e sostituendo i ceci con del riso.
Così un’attività di travaso considerata non più interessante potrebbe
nuovamente catturare l’interesse del bambino, stuzzicato dalla novità.

Il pericolo

Il pericolo non è insito nell’oggetto ma nell’uso che se ne fa.

I bambini si avvicinano spesso a oggetti pericolosi come coltelli, forbici,


colla, temperino, fuoco, vetro. Come dobbiamo comportarci per non
metterli in pericolo ma concedere loro di fare esperienze arricchenti da cui
possano imparare? Impedire ai piccoli di avere a che fare con oggetti
affascinanti e potenzialmente pericolosi non è una buona strategia.
Qualsiasi attività ed esperienza può rivelarsi pericolosa se è svolta senza
attenzione, in un contesto inappropriato o in un momento sbagliato. Occorre
monitorare la situazione. È importante ricordare che un bambino che lavora,
con qualsiasi strumento o oggetto, concentrato e con la dovuta calma, sarà
molto più prudente che se lo facesse con disattenzione e rapidità. Il genitore
dovrà pertanto essere responsabile del contesto nel quale il bambino agisce:
 non consentire l’utilizzo di oggetti potenzialmente pericolosi quando il
bambino è stanco, arrabbiato o privo di concentrazione;
 mostrare con cura l’utilizzo degli strumenti (un’adeguata impugnatura di
coltelli e forbici, ad esempio) perché il bambino non ne faccia un uso
improprio;
 favorire la concentrazione eliminando fonti di distrazione: tv, caos,
interferenza da parte dei fratelli;
 osservare il bambino durante l’utilizzo di materiale potenzialmente
pericoloso per sincerarsi della sua competenza. L’età non è un indicatore
sufficiente: l’interesse e la concentrazione sono elementi che molto
meglio forniscono le condizioni necessarie per essere prudenti e svolgere
le attività in sicurezza.
Se un bambino desiderasse partecipare al taglio delle zucchine durante la
preparazione della cena, fornirgli un coltellino in plastica o giocattolo non
sarebbe una scelta appropriata perché uno strumento inadeguato (un coltello
che non taglia bene) non permetterebbe al bambino di svolgere con
successo l’attività in quanto la forza che dovrebbe impiegare, usando lo
strumento sbagliato, gli farebbe compiere gesti imprecisi e inadatti. Meglio
quindi permettergli di usare un vero coltello, magari uno da frutta con la
punta arrotondata, e vigilare sulla sua attività.
Quando invece il bambino mostrasse il desiderio di giocare alla mamma
che prepara la cena il discorso si farebbe diverso: il suo obiettivo non
sarebbe quello di tagliare le zucchine, ma di giocare un ruolo. In tal caso un
coltello vero e funzionante non sarebbe necessario ma pericoloso. Se il suo
vero interesse è racchiuso nel fare finta che, il coltellino giocattolo sarà
sufficiente, sicuro e appropriato a raggiungere il suo scopo.

Come e quando aiutare il bambino?

Finché non si trasforma in frustrazione, è un’esperienza sana e


formativa tentare l’esecuzione di un compito difficile.
La motivazione che spinge l’adulto a “disturbare” l’agire del bambino può
nascere da legittimi sentimenti. Ad esempio: il desiderio di giocare con il
bimbo perché non si senta solo, l’incapacità di guardarlo faticare, il senso di
colpa per non essere sufficientemente presenti (non di questi tempi!), il
desiderio di mostrare “come si deve fare per fare bene” o il desiderio di
controllare e dirigere l’agire del bambino.
A volte, invece, si interviene perché si è stati chiamati in causa dal
bambino stesso.
Nel momento dell’aiuto il bambino guida e il genitore è a servizio.
Poniamo il caso che un bimbo di due anni e mezzo abbia scelto un puzzle di
venti pezzi per formare un’immagine complicata e molto confusa. Il
genitore è consapevole che il piccolo non può riuscirci da solo, perché il
compito è obiettivamente troppo complesso. Come aiutarlo senza ferirlo,
senza prevaricare, consentendo esercizio ed espressione?
Occorre ricordare che nell’ambiente il materiale dovrebbe essere ben
selezionato: ciò che non è alla portata del nostro bambino (perché troppo
complesso o perché ormai troppo semplice) non dovrebbe essere visibile e
raggiungibile, ma conservato in un luogo chiuso.
Per poter continuare però con il nostro esempio immaginiamo che il
bambino sia entrato in possesso di questo puzzle, anche se non ancora
pronto a completarlo in autonomia.
Un genitore, ancora prima che il bambino apra la scatola, potrebbe
esordire con: “No, è troppo difficile per te. Dammi, che lo mettiamo via”.
Un altro potrebbe optare per prendere la scatola e dire: “Vieni, lo facciamo
insieme” e completare il puzzle da solo mentre il bimbo osserva. Un terzo
genitore potrebbe lasciare che il bambino inizi a fare il puzzle e dopo
qualche minuto cedere alla tentazione di intervenire: “No, non lì. Mettilo
qua. Così! Giralo... no! È sbagliato! Prendi questo!”
Esiste però la possibilità di agire in modo più discreto, aspettando con
pazienza di essere chiamati in causa. Il genitore potrebbe osservare il
bambino da lontano, vederlo aprire la scatola e cercare di trovare due pezzi
combacianti. A un certo punto il bimbo potrebbe alzare la testa e chiedere:
“Mi aiuti?” Allora il genitore potrebbe avvicinarsi e, lasciando che il bimbo
conduca, apportare il suo aiuto solo dove e quando serve.
Dovremmo sempre ricordare che la fatica, quella buona, positiva,
costruttiva, non può che arricchire il bambino e aiutarlo a crescere. Quando
il neonato non riesce a voltarsi sulla pancia e ci prova con tutte le sue forze
senza piangere ma con lo sguardo concentrato, non ha bisogno di alcun
aiuto, ma solo di tempo e spazio per provarci.
È importante tuttavia che i bambini ci percepiscano disponibili su loro
richiesta, pronti a farci coinvolgere con gioia e tempestività. Decidere di
rifiutare il proprio aiuto per spronare il piccolo, al contrario, risulta per lo
più controproducente: il bambino si frustra e perde interesse per ciò che
tenta di fare.

La libertà e lo sbaglio

Il bambino deve percepire, attraverso le nostre parole e osservazioni,


che non è lui a essere sbagliato ma che il suo comportamento necessita
di essere affinato.

È importante ricordare che non solo il bambino reagisce agli stimoli che
riceve dall’esterno, ma agisce: libero di muoversi nell’ambiente, effettua
delle scelte sin da prima ancora di compiere l’anno. La sua curiosità e il suo
desiderio di esplorare lo guidano nella scelta di oggetti da toccare, spazi da
visitare, azioni da imitare. Il loro intento è quasi sempre positivo: lava il
pavimento per fare come mamma e papà, svuota il dentifricio per lavarsi i
denti o sale sulla sedia per dissetarsi, prende in braccio la sorellina piccola
per aiutare i genitori, allaga il corridoio per curare le piante di casa. Non è
l’intento, ovvero l’idea, a essere sbagliato, ma le modalità impiegate, il
luogo scelto o il momento inopportuno individuato.
Quando si verificano questi episodi, è importante riconoscere ai bambini
la loro buona intenzione e aiutarli nell’individuare modalità corrette per
portare a termine il loro progetto in sicurezza, nel rispetto dell’ambiente e
degli altri: “Se vuoi consolare la tua sorellina, siediti e prova a coccolarla,
oppure portale un oggetto con cui giocare. Prenderla in braccio non è
possibile, è troppo pericoloso, ormai è pesante! Grazie, però, per aver
provato a consolarla, è stato un pensiero molto gentile da parte tua”.
Durante la “correzione” di un gesto o di una scelta è importante non
giudicare il bambino ma il suo operato, tale osservazione non minerà la sua
autostima o la sua persona, ma sarà un giudizio rivolto solo al suo
comportamento. Così “sei stato maldestro” può lasciare il posto a “il tuo
gesto era impreciso, per questo non sei riuscito”, “sei un pasticcione”
diventa “hai combinato un pasticcio!”, e “sei disordinato” si traduce in “hai
lasciato il materiale in disordine”.
Il poco esercizio e la scarsa esperienza dei bambini sono le cause dei
disastri che possono combinare! Perciò quando i genitori intervengono in
una situazione di “pasticcio”, dovrebbero sempre porsi dalla parte dei
bambini offrendo soluzioni tecniche e pratiche costruttive, per aiutarli a fare
meglio la prossima volta: “Riempi meno l’annaffiatoio, così sarà più
semplice trasportarlo e non allegherai più il corridoio”.
Le schede

24 attività divise in 3 fasce d’età


1.

Il bambino che esplora (da 0 a 3 anni)

Il bambino

Durante i primi tre anni di vita il bambino apprende attraverso


l’esplorazione dell’ambiente circostante, assorbendolo e formandosi sulla
base delle esperienze fatte. Il bambino esploratore tocca, manipola, porta
alla bocca, annusa, ascolta e in tutto questo suo fare esperienza raccoglie
con i sensi ciò che l’ambiente gli offre.
All’inizio il campo di esplorazione sarà il corpo della madre, che a un
certo punto non gli basterà più e il piccolo mostrerà il desiderio di stare a
terra, muoversi carponi e poi ritto sulle gambe per ampliare lo spazio di
scoperta. Il bambino che esplora si fa vero scienziato che sperimenta per
comprendere, conoscere e possedere: ogni cosa che caschi sotto il suo
sguardo, egli vorrà afferrarla e sperimentarla, oralmente e manualmente, per
comprenderla e costruire un archivio sensoriale che sarà la base per lo
sviluppo di tutto il sapere futuro.

L’adulto

La responsabilità dell’adulto è racchiusa proprio nella costruzione


dell’ambiente in cui il bambino abita e fa esperienza: ambiente fisico,
sonoro, visivo, olfattivo, emotivo e relazionale, pensato e curato per
offrirgli un campo d’esplorazione di alta qualità.
L’intelligenza del bambino si costruisce sin dai primi mesi attraverso
l’impiego della mano, che Montessori definì organo psichico, proprio per il
suo “potere” di costruire l’uomo di domani. L’adulto accanto al bambino
che esplora deve sapersi fare attento osservatore, non dispensatore di
conoscenze o intrattenitore ma attento curatore e regista dell’ambiente di
vita. Il suo compito principale sarà quello di scegliere materiale esplorativo
affascinante e interessante, farsi guida giusta, salda e coerente, essere base
sicura da cui il bambino possa partire per esplorare, e a cui tornare in caso
di necessità.

L’ambiente

Ciò che occorre al bambino esploratore è un ambiente sicuro, accogliente e


stimolante, tutto da sperimentare. Ciò che è alla portata del bambino
dovrebbe poter essere sperimentato. Questo significa che l’ambiente dovrà
essere reso sicuro affinché il bambino sia libero di viverlo in autonomia,
senza dover dipendere dall’adulto.
Alla nascita i genitori potranno realizzare un angolo dedicato al neonato:
uno spazio morbido a terra (potete usare un tappetino di un metro per un
metro, spesso circa 4 centimetri) dove poggiare supino il bambino nel
periodo di veglia e su cui depositare un paio di oggetti alla volta (per
esempio una palla morbida e un sonaglio), oltre a uno specchio orizzontale
grande dove il bambino possa specchiarsi. Quando il bambino, intorno ai 9
mesi, saprà muoversi in autonomia da questo nido, il campo esplorativo
diverrà la casa intera. Le sue mani sempre più esperte sapranno coordinarsi
e impegnarsi in attività via via più complesse: travasare, infilare, sfilare,
separare, aprire, chiudere.

Le attività

Di seguito illustrerò alcune attività che potrebbero interessare il bambino


esploratore. Possono essere organizzate in vari ambienti della casa: il
giardino, il bagno, la cucina, la camera o la sala.

Ubbidienza: primo grado

“Percepisco i miei bisogni e sono capace a rispondere alla mia


volontà.”
Maria Montessori ci insegna che l’ubbidienza è una competenza che si
conquista per gradi, attraverso alcuni step propedeutici.
Sin dai primi mesi di vita il bambino inizia a dirigere le sue mani e il suo
corpo per il raggiungimento di scopi che si è prefissato ed è proprio allora
che entra in quello che Montessori definisce “il primo grado
dell’ubbidienza”. Si tratta della conquista di una competenza complessa, è
un periodo fatto di tentativi ed esercizio fondamentale per lo sviluppo della
personalità.
È facile osservare un bambino di sei mesi che tenta di impossessarsi di
un oggetto caduto sotto il suo sguardo: proverà a mettere in campo tutte le
sue competenze manuali e motorie per raggiungere l’oggetto di interesse e
manipolarlo. Questo, come altri casi, rappresenta la prima forma di
ubbidienza: quella che vede il bambino dare ascolto alla propria voce, alla
propria volontà. Occorrerà al bambino molto esercizio per la conquista di
tale competenza, che è però fondamentale perché possa procedere alla
conquista del secondo grado dell’ubbidienza, ovvero l’accoglienza della
volontà altrui.
Già a un anno e mezzo di età il bambino si percepirà più forte e
competente nel portare a termine i propri desideri, riconoscendoli e sapendo
individuare le strategie comportamentali e relazionali necessarie per
soddisfarli. Maggiore sarà il tempo di esercizio e minore sarà l’interferenza
dell’adulto, prima e meglio il bambino imparerà a rispondere in modo
autonomo e puntuale alla propria volontà.
Sarà necessario che il bambino sia libero di muoversi, toccare,
conquistare, raggiungere ciò che desidera (nei limiti della sicurezza propria
e altrui, ovviamente) e che l’adulto consenta al bambino tale libertà
limitando i propri tentativi di dirigerlo e indirizzarlo verso ciò che deve
fare.
Attività numero 1
Il travaso con la spugna

Travasare è un’attività molto amata. Si può travasare con le mani, con il


cucchiaio, con il mestolo, con la pinza, con la siringa, con la brocca oppure
con una spugna.

Scopo: travasare acqua da una ciotola all’altra.

Cosa ci serve: due ciotole identiche, colorante alimentare, una spugna


morbida non troppo grande (che possa essere tenuta facilmente in mano dal
bambino), un vassoio lavabile.

Allestimento
 all’interno del vassoio poniamo, una a fianco all’altra, le due ciotole;
 vicino alle ciotole andrà la spugna;
 all’interno di una ciotola poniamo un certo quantitativo d’acqua
colorata.

Come si presenta
• immergiamo la spugna della ciotola piena;
• spostiamo la spugna sopra alla ciotola vuota;
• strizziamo la spugna;
• spostiamo la spugna sulla ciotola piena;
• ripetiamo sino a completare il travaso.
Attività numero 2
Cura della pianta

Dentro casa, sul balcone o in giardino, il bambino potrebbe incontrare una


pianta dalla foglia larga. Un kit adeguatamente organizzato potrebbe
permettergli di prendersene cura.

Scopo: pulire le foglie, recidere foglie secche.

Cosa ci serve: batuffolo di ovatta all’interno di una scatolina o su un


piattino, vaporizzatore di piccole dimensioni, piccola forbice, ciotola o
scatolina per foglie e rametti secchi, scatola o cestino per contenere tutto
l’occorrente.

Allestimento
 all’interno della scatola o del cestino poniamo il materiale occorrente e
sistemiamo tale contenitore in un posto preciso o direttamente vicino alla
pianta da curare.

Come si presenta
• vaporizziamo un po’ d’acqua su una foglia;
• passiamo sulla superficie della foglia il batuffolo di cotone per renderla
lucida;
• in caso di foglie o rametti secchi, individuiamoli e recidiamoli con la
piccola forbice;
• poniamo gli scarti nella ciotola del secco.
Attività numero 3
Asciugare l’insalata

I bambini amano frequentare la cucina: un laboratorio per loro molto


interessante. Escluderli da tale ambiente potrebbe far perdere loro
importanti occasioni di crescita sul piano culturale, manuale, scientifico e di
vita comunitaria. In cucina si impiegano le mani, i sensi e la mente.

Scopo: asciugare l’insalata con la centrifuga.

Cosa ci serve: una testa di insalata, una ciotola, una centrifuga, una
tovaglietta.

Allestimento
 nella ciotola poniamo una testa di insalata accuratamente lavata;
 di fianco alla ciotola sistemiamo la centrifuga.

Come si presenta
• stacchiamo alcune foglie di insalata (precedentemente nominata e
presentata al bambino descrivendone nome e caratteristiche);
• disponiamo le foglie all’interno della centrifuga;
• chiudiamo il coperchio;
• ruotiamo con precisione e forza la manopola per avviare l’asciugatura.
Attività numero 4
Setacciare

Dopo che il bambino avrà travasato materiale da un contenitore all’altro,


usando semplicemente la mano, il cucchiaio, il mestolo o la pinza, a un
bambino dai 30 mesi in su si potrebbe proporre un’attività di travaso più
complessa: il setacciare. Un’attività semplice ma che richiede
coordinamento, concentrazione e pazienza.

Scopo: setacciare la farina e le lenticchie, favorire la concentrazione e


l’esecuzione di un compito complesso.

Cosa ci serve: un vassoio, tre ciotole identiche, farina di semola, lenticchie


secche, colino, cucchiaino.

Allestimento
 in una ciotola poniamo farina e lenticchie mescolate;
 le altre due ciotole sono vuote;
 di fianco alle ciotole poniamo il cucchiaino e il colino.

Come si presenta
• appoggiamo il colino sopra a una ciotola vuota;
• travasiamo un cucchiaio di farina e lenticchie dentro il colino;
• con il cucchiaino giriamo il contenuto del colino sino al completo
passaggio della farina;
• travasiamo le lenticchie rimaste nel colino nella ciotola vuota;
• ripetiamo l’operazione sino allo svuotamento della ciotola contenente
farina e lenticchie mescolate.

Note
Per complicare l’attività sarà sufficiente escludere l’uso del cucchiaino e
proporre al bambino l’azione di setacciare tramite lo scuotimento lento e
controllato del colino.
Attività numero 5
Cerca la forma

L’ambiente della casa, come anche l’ambiente naturale, nasconde forme


geometriche e colori. Ogni oggetto, naturale o artificiale, può fornire ai
bambini informazioni circa le forme geometriche e i colori primari e
secondari. Questa attività può essere svolta al chiuso o all’aperto; cambierà
solo il campo di ricerca.

Scopo: riconoscere le forme geometriche, favorire l’orientamento spaziale,


favorire l’arricchimento linguistico.

Cosa ci serve: un tappeto (possibilmente tinta unita), forme geometriche


piane di legno o ritagliate da un cartoncino (quadrato, triangolo, rettangolo,
cerchio).

Allestimento
 disposto a terra il tappeto posizioniamo una forma geometrica in alto a
sinistra;
 al termine della prima sezione di ricerca si procederà con le altre forme
geometriche, una alla volta.

Come si presenta
• posizionata la forma geometrica invitiamo il bambino alla ricerca
nell’ambiente di dieci oggetti che abbiamo quella forma;
• ogni oggetto recuperato verrà posto sul tappeto;
• recuperati tutti e dieci gli oggetti, nominiamoli uno alla volta;
• controlliamo la forma sovrapponendo la forma geometrica di controllo su
ogni oggetto recuperato.

Note
Per complicare l’attività sarà sufficiente introdurre nuove forme
geometriche da cercare, utilizzare i solidi al posto delle figure piane, ridurre
il campo di ricerca o fornire un tempo massimo per la ricerca degli oggetti
con l’aiuto, ad esempio, di un timer.
Per facilitare l’attività è possibile incentrare la caccia all’oggetto usando
come discriminante la tinta anziché la forma geometrica.
Attività numero 6
Pescare le pietre

Sul balcone o all’aria aperta, la pesca è un’attività con l’acqua, semplice ma


al contempo divertente. L’acqua è un elemento naturale che calma molto i
bambini, dunque possiamo proporgliela per esempio quando li vediamo
bisognosi di rilassarsi. Ciabattine di gomma per non scivolare, abiti adatti e
siamo pronti per partire.

Scopo: pescare le pietre da un grande secchiello, favorire il coordinamento


oculo-manuale, la calma e la concentrazione.

Cosa ci serve: due secchi o bacinelle di cui uno più grande dell’altro, pietre
di varie dimensioni, una schiumarola, tappetino.

Allestimento
 su un tappetino poniamo i due secchi, uno contenente acqua e sassi e
l’altro vuoto;
 posizioniamo di fianco ai secchi una schiumarola facilmente
manipolabile dalla mano del bambino.

Come si presenta
• con la schiumarola peschiamo una pietra alla volta;
• disponiamo la pietra pescata all’interno del secchio vuoto;
• procediamo sino al completamento della pesca;
• posizioniamo nuovamente le pietre all’interno del secchio con l’acqua per
ricominciare la pesca.

Note
Per complicare l’attività è possibile scegliere pietre dal diametro più
piccolo, aumentare il numero di pietre da pescare, oppure utilizzare oggetti
magnetici e una canna da pesca per attirare i materiali da pescare.
Per facilitare l’attività si può concedere ai bambini di pescare con le
mani le pietre dal secchio.
Attività numero 7
Dipingere con l’acqua

La traccia rappresenta la prima forma narrativa di sé nell’ambiente.


Lasciando una traccia il bambino rinforza la percezione di sé e il suo potere
di agire sull’ambiente circostante. All’inizio per tracciare non occorrono
necessariamente i colori, le tempere o gli acquerelli, basteranno un pennello
e dell’acqua.

Scopo: tracciare segni su una superficie usando un pennello bagnato,


favorire la concentrazione e l’espressività.

Cosa ci serve: un vasetto trasparente (meglio se in vetro robusto), un


pennello.

Allestimento
 poniamo un piccolo quantitativo d’acqua all’interno del vasetto;
 poniamo all’interno del vasetto un pennello.

Come si presenta
• immergiamo nell’acqua il pennello;
• tracciamo con l’acqua una linea su una superficie come le piastrelle, la
pietra, il muro o una scatola di cartone.

Note
È importante non giudicare mai l’operato del bambino quando si esprime
graficamente. Sarà il bambino stesso a raccontare e condividere ciò che ha
tracciato quando ne avrà il desiderio. Anche il tal caso il nostro ascolto
dovrà essere privo di giudizio o di richiesta di spiegazione.
Attività numero 8
Le nomenclature

Per favorire lo sviluppo linguistico naturale dei bambini si possono


realizzare delle semplici nomenclature. Questo materiale aiuterà il bambino
ad arricchire il proprio vocabolario e associare le immagini alle parole. È
inoltre il primo strumento per avvicinare i bambini alla lettura.

Scopo: associare immagini a oggetti corrispondenti.

Cosa ci serve: dieci tessere raffiguranti altrettanti oggetti (meglio se


disegnati a mano, ma possono anche essere immagini stampate) inserite in
una busta o in una scatolina, i dieci oggetti corrispondenti riposti in un
cestino o in una sacchetta, un tappeto.
La nomenclatura può essere varia (potete mescolare oggetti e immagini
appartenenti ad ambiti diversi come frutti, utensili, animaletti) oppure
specifica (se sceglierete un solo ambito d’analisi: animali, vestiario, utensili
della cucina, oggetti del bagno, frutti, ortaggi, strumenti di un mestiere
eccetera). Ciò che è importante è che, almeno all’inizio, vi sia completa
corrispondenza tra le immagini e gli oggetti tridimensionali, per facilitare il
riconoscimento e l’appaiamento.

Allestimento
 su un tappeto poniamo il cestino o la sacchetta contenente gli oggetti e le
tessere custodite all’interno di una busta o scatolina.

Come si presenta
• disponiamo una accanto all’altra le immagini nominandole durante il
posizionamento, usando solo il nome dell’oggetto rappresentato senza
l’uso dell’articolo (ad esempio “pera”, “mela” eccetera);
• peschiamo dalla sacchetta o dal cestino un oggetto e lo nominiamo;
• posizioniamo l’oggetto sopra all’immagine corrispondente;
• una volta posizionati tutti gli oggetti, riordiniamoli chiedendo al bambino:
“Mi dai pera?”, “Mi dai mela?”;
• procediamo allo stesso modo con il riordino delle immagini.
Note
In caso di errore non correggiamo il bambino ma permettiamogli di
procedere; magari si autocorreggerà. Nel caso non lo facesse, al termine
dell’attività isoleremo gli oggetti non riconosciuti e li nomineremo un paio
di volte per rinforzare il nome dell’oggetto.
2.

Il bambino che ordina (tra i 3 e i 6 anni)

Il bambino

Dopo aver raccolto le informazioni dall’ambiente tramite i sensi, inizia per


il bambino il tempo del riordino delle idee. Ciò che è stato spontaneamente
esplorato e sperimentato ora trova una collocazione nella mente infantile,
che inizia ad archiviare secondo una regola le informazioni ricevute nel
primo periodo esplorativo. In questa fase dello sviluppo il bambino svolge
un importante compito di associazione di idee: il tappo di sughero che
prima “magicamente” galleggiava, ora rientra nel “cassetto” mentale degli
oggetti galleggianti, che si contrappongono agli oggetti che affondano. Il
piccolo cataloga ciò che è artificiale, che differisce da ciò che è naturale, ciò
che appartiene al regno animale e ciò che appartiene al regno vegetale.
Maschile e femminile, grande e piccolo, alto e basso, ruvido e liscio: nel
gioco simbolico elabora vissuti sperimentati nella vita reale.

L’adulto

L’adulto, che finora ha avuto un ruolo fortemente registico, inizia a essere


percepito dal bambino come una persona che rappresenta una valida fonte
d’aiuto nell’organizzare il sapere. Il piccolo si affida alla sua competenza ed
esperienza in caso di bisogno e sa che i “grandi” possono aiutare e che a
volte rivolgono ai piccoli delle richieste a cui bisogna rispondere.
Il materiale che l’adulto predispone in questa fase dovrà arricchire la
conoscenza del bambino: si prepareranno dunque delle esperienze affinché
il piccolo possa orientarsi nel campo del sapere. In questo periodo l’adulto
può rispondere alle domande del bambino circa la scrittura e la lettura, che
iniziano a essere un ambito di vivo interesse.
L’ambiente

La mano del bambino risponde sempre meglio ai comandi che riceve dalla
mente e può perfezionarsi attraverso l’esercizio: cucire, cucinare, dipingere,
ricostruire immagini. Così i sensi si affinano: una semplice percezione
sensoriale acquisisce un nome specifico e offre importanti informazioni
circa il funzionamento del sorprendente corpo dell’essere umano. Le attività
proposte aiutano il bambino a fare ordine nella sua mente. L’ambiente di
conseguenza può essere maggiormente organizzato: ogni attività può
estendersi per collegare informazioni riguardanti altre sfere del sapere.

Le attività

Le attività che ora proporrò vedono il bambino impegnato in azioni più


complesse e più lunghe, dove la concentrazione e la costanza sono
caratteristiche imprescindibili per portare a termine con successo il proprio
lavoro.

Ubbidienza: secondo grado

“Percepisco il volere dell’altro e posso porre in secondo piano il mio


per assecondarlo.”

Intorno ai 3 anni il bambino ha completato la conquista del primo grado


dell’ubbidienza, se ha avuto modo e tempo di sperimentarsi. I progetti che
ha in mente sa interpretarli, riconoscerli e portarli a termine sfruttando
quelle che sono le competenze motorie e relazionali che ha sviluppato. Ora
egli sa soddisfare un desiderio complesso, come quello di lavare una
bambola sapendo svolgere nella giusta sequenza tutte le azioni necessarie
per compiere il suo progetto. È in questo periodo che egli percepisce
l’esistenza, oltre che della propria, anche della volontà altrui, specialmente
quella di mamma e papà.
Inizia allora una finestra di esercizio di risposta alla volontà altrui simile
a quanto svolto prima del compimento dell’anno. In questa fase lo vedremo
riuscire talvolta a rispondere ai comandi provenienti dall’esterno e talvolta
no: “Prendi la giacca”, “dobbiamo uscire”, “riordina quel libro”, stiamo
seduti ad aspettare il nostro turno”. Non sempre la sua risposta a tali
richieste è positiva e ci sono fattori che favoriscono (o meno) questa
capacità. Sarà più facile per il bambino rispondere alla volontà altrui se sarà
riposato, sazio, sereno e inoccupato. Questa alternanza di capacità di
risposta può infastidire l’adulto, che vorrebbe solo reazioni positive e
collaborative, ma dobbiamo ricordare che il bambino si trova in una fase di
esercizio e pertanto sta conquistando una competenza di cui ancora non è
padrone.
Sul finire del periodo prescolare (verso i 5 anni e mezzo/6) il bambino ha
imparato bene a rispondere alla propria volontà e si è allenato
all’accettazione della volontà altrui. Avrà a questo punto conquistato il
secondo grado dell’ubbidienza, che consiste nella capacità di rinunciare
momentaneamente alla propria volontà per rispondere a quella di qualcun
altro.
Attività numero 1
Puzzle fai da te

L’orientamento spaziale viene favorito dalla possibilità di muoversi


autonomamente e liberamente nello spazio, ma una semplice attività quale
il puzzle concede al bambino esercizio in tale competenza.

Scopo: ricostruire un’immagine intera a partire dai suoi pezzi disordinati.

Cosa ci serve: un cartone, colla vinilica (o plastificatrice) colori e forbici,


un vassoio e una scatolina.

Preparazione del materiale


 su un cartone incolliamo o disegniamo un’immagine. Se viene usato un
foglio o un cartoncino si può plastificare l’immagine, se si usa un cartone
più spesso si può rivestire l’intera superficie con colla vinilica per
rendere più resistente il materiale e un po’ impermeabile;
 tagliamo l’immagine (con un cutter o una forbice) in circa 16 quadratini.

Allestimento
 all’interno del vassoio poniamo una scatolina contenente tutti i pezzi del
puzzle;
 disponiamo nel vassoio un cartoncino nero che servirà al bambino da
fondo per la ricostruzione dell’immagine.

Come si presenta
• estraiamo dal vassoio il cartoncino nero ponendocelo di fronte;
• apriamo la scatolina ed estraiamo un pezzo alla volta cercandone la giusta
collocazione;
• completiamo la ricostruzione dell’immagine.

Note
Per rendere più complessa l’attività si può aumentare il numero dei
quadratini o offrire un’immagine più complessa da ricostruire.
Per semplificare l’attività possiamo invece ridurre il numero dei
quadratini (sino a un minimo di quattro pezzi) o offrire l’immagine intera
come riferimento per la ricostruzione.
Attività numero 2
Cucire

La mano del bambino, sempre più attenta e educata, è pronta a svolgere


attività che richiedono precisione e lentezza gestuale. Prima di cucire la
stoffa con l’ago è possibile avviare il bambino a tale competenza con
un’attività più semplice.

Scopo: apprendere le basi del cucito, favorire la concentrazione e la


precisione, educare alla pazienza e alla lentezza.

Cosa ci serve: un cartoncino spesso, un punteruolo, una stringa di piccolo


diametro (di colore molto in contrasto con la tinta del cartoncino), matita,
foglietto di feltro o sughero, vassoio e ciotola.

Allestimento
 all’interno del vassoio disponiamo il foglietto di feltro (o di sughero), il
punteruolo, la matita, il cartoncino e, all’interno di una piccola ciotola o
scatolina, la stringa.

Come si presenta
• estraiamo il foglietto di feltro (o sughero);
• appoggiamo il cartoncino e prendiamo la matita;
• con la matita tracciamo una sagoma (inizialmente molto semplice: un
quadrato, un rettangolo);
• sempre con la matita segniamo dei puntini poco distanti tra loro che
ripercorrano l’intero perimetro della figura;
• il punteruolo ci permetterà di forare in corrispondenza dei puntini
disegnati precedentemente;
• presa la stringa, iniziamo da un foro e procediamo in senso orario con la
cucitura.

Note
Per rendere più complessa l’attività si potrà usare un ago da lana e un filo
grosso e complicare l’immagine da seguire.
Per semplificare l’attività possiamo invece ridurre il numero dei fori da
passare con la stringa e proporre il cartoncino già tracciato e forato.
Attività numero 3
Lavare la bambola

Lavare è un’attività amata da quasi ogni bambino: chi lava i panni, chi le
macchinine, chi la verdura, chi le sedie e chi le bambole. Lavare la bambola
oltre a divertire per l’atto stesso del lavare contribuisce ad apprendere anche
altre competenze.

Scopo: lavare la bambola, favorire l’autonomia nella cura personale,


arricchire il linguaggio e contribuire allo sviluppo della cura dell’altro.

Cosa ci serve: un tappetino, una bambola completamente in plastica, una


bacinella, una spugna, sapone di Marsiglia (meglio il sapone solido), un
piccolo asciugamano, un contenitore per la saponetta, una brocca.

Allestimento
 sul tappetino srotolato poniamo la bacinella con a fianco la bambola
vestita;
 sempre sul tappetino poniamo anche la saponetta, l’asciugamano e la
brocca.

Come si presenta
• riempiamo la brocca d’acqua e travasiamo l’acqua nella bacinella;
• svestiamo la bambola nominando i capi che vengono tolti;
• immergiamo in posizione seduta la bambola;
• immergiamo la spugna nell’acqua e strofiniamo la saponetta sulla spugna;
• insaponiamo la bambola nominando le varie parti del corpo man mano
che le laviamo;
• riempiamo di nuovo la brocca e risciacquiamo la bambola;
• avvolgiamo la bambola nell’asciugamano nominando ancora le parti del
corpo;
• rivestiamo la bambola.

Note
Per rendere più complessa l’attività si potrà inserire un vasetto di crema
idratante per la bambola dopo il bagno e confezionare con stoffa e velcro un
piccolo pannolino da bambola.
Attività numero 4
Disegnare con le spezie

Spesso si richiede al bambino in età prescolare, per esprimersi


graficamente, l’uso di materiale convenzionale: pennarelli, matite colorate,
tempere e acquerelli. Ma l’impiego di altre modalità espressive può
contribuire a favorire la sperimentazione e il controllo di tecniche
particolari, che richiedano competenze manuali e grafiche differenti.

Scopo: tracciare sul foglio con il pennello, favorire la creatività e


l’espressività, allenare l’uso consapevole della mano.

Cosa ci serve: un cartoncino bianco o colorato tinta unita (il colore dipende
dalle spezie di cui dispongo; ciò che deve essere privilegiato è un buon
contrasto tra la spezia e la superficie su cui il bambino traccerà), un vassoio,
un barattolo di colla vinilica, un pennello a punta fine, spezie in polvere di
vario genere (se sono scadute meglio, per evitare sprechi alimentari), un
foglio di giornale o di carta assorbente.

Allestimento
 all’interno di un vassoio poniamo la colla, tre cartoncini colorati grandi
circa 20x20 cm, un pennello, il cucchiaino e le spezie suddivise in
barattoli in vetro (perché il bambino possa vederne bene il contenuto).

Come si presenta
• appoggiamo di fronte a noi un cartoncino;
• scegliamo la spezia con la quale intendiamo lavorare e la estraiamo dal
vassoio;
• immergiamo il pennello nella colla;
• tracciamo sul cartoncino delle semplici righe o delle immagini;
• con il cucchiaino preleviamo una piccola quantità di polvere di spezia che
poi versiamo in corrispondenza delle tracce di colla;
• attendiamo qualche istante che la colla asciughi;
• svuotiamo l’eccesso di polvere sul foglio di giornale (o di carta
assorbente);
• procediamo con nuove tracce sino al completamento del lavoro.
Note
Se si utilizzano i barattoli di spezie con il dosatore, l’uso del cucchiaino non
sarà necessario: si lascerà cadere la polvere in corrispondenza della colla
direttamente con il dosatore.
Dopo aver fatto un po’ di pratica con la tecnica, il bambino potrà
utilizzare più spezie nello stesso foglio usandole come colori.
Attività numero 5
Scrivere nella farina

La mano è il primo strumento di scrittura utilizzato dal bambino. Per


scrivere occorrono controllo delle mani e capacità di riprodurre un segno
grafico su una superficie, orientandosi nello spazio e riproducendo linee e
curve.

Scopo: prendere confidenza con l’atto della scrittura, orientarsi nello spazio,
favorire il controllo oculo-manuale.

Cosa ci serve: un vassoio o una scatola con bordo alto almeno 4 cm, farina
gialla, strisce di cartoncino (lunghe 20 cm e alte 7cm circa), un pennarello,
una scatola porta cartoncini.

Allestimento
 ricopriamo il fondo del vassoio o della scatola con la farina gialla (il
quantitativo esatto consentirà di vedere il fondo del contenitore durante il
gesto della traccia);
 nella scatola porta cartoncini, posizioniamo i cartoncini sui quali avremo
riprodotto (con il pennarello) delle linee astratte: cerchi uno vicino
all’altro, linea ondulata spezzata, linea curva spezzata, serie di linee rette
spezzate e così via.

Come si presenta
• estraiamo la serie dei cartoncini e poniamoli di fianco al vassoio;
• iniziamo a riprodurre sul vassoio l’immagine riportata sul primo
cartoncino, tracciando i segni con il dito indice;
• riponiamo nella scatola il cartoncino già riprodotto;
• muoviamo leggermente il vassoio a destra e sinistra per “cancellare” e
procedere con la riproduzione della nuova immagine;
• ripetiamo le operazioni per tutti i cartoncini.

Note
Se si è mancini e il bambino è destrorso non forziamoci nell’utilizzare la
nostra mano non dominante ma mostriamo l’attività al bambino con
l’impiego della mano con la quale ci troviamo più a nostro agio, il bambino
userà la sua.
Per complicare l’attività: inserire uno strumento con cui tracciare,
differente dal dito (per esempio un bastoncino di legno), riportare sui
cartoncini lettere e numeri sino ad arrivare a comporre semplici parole.
Attività numero 6
Tocca e riconosci

Il senso stereognostico è la capacità di “vedere con le mani”, di ri-conoscere


gli oggetti tramite il tatto e la palpazione. È una competenza spesso poco
allenata e per il bambino sperimentarla può essere un’esperienza rilassante
e affascinante, che richiede l’impiego di grande concentrazione e
attenzione.

Scopo: scoprire e sviluppare il senso stereognostico, favorire la


concentrazione e lo sviluppo linguistico.

Cosa ci serve: un sacchetto di stoffa contenente circa dieci oggetti di


dimensioni simili tra loro, cartoncini raffiguranti gli oggetti contenuti nel
sacchetto che riportino il nome in basso.

Allestimento
 poniamo all’interno del sacchetto tutti gli oggetti recuperati;
 impiliamo uno sopra l’altro i cartoncini di fronte a noi con l’immagine
visibile.

Come si presenta
• nominiamo l’immagine rappresentata sul cartoncino (ad esempio:
“Noce”);
• inseriamo la mano nel sacchetto degli oggetti e senza guardare cerchiamo
“Noce”;
• quando reputiamo di avere individuato l’oggetto, lo estraiamo e lo
poniamo sul cartoncino corrispondente;
• se abbiamo sbagliato, rimettiamo l’oggetto pescato nel sacchetto e
riproviamo;
• ripetiamo le operazioni per tutti gli oggetti contenuti nel sacchetto.

Note
Per complicare l’attività: aumentare il numero degli oggetti da riconoscere,
scegliere oggetti molto simili tra loro. Per facilitare l’attività fare l’opposto.
Questa attività può essere svolta anche senza l’uso dei cartellini ma
come un gioco di coppia o di gruppo: un giocatore infila la mano nel
sacchetto e inizia a descrivere l’oggetto selezionato nelle sue caratteristiche
(se si tratta di animaletti potrà dire: “Ha la coda abbastanza lunga, le
orecchie sono piccole, poggia su quattro zampe, non ha grandi artigli”) gli
altri giocatori devono cercare di indovinare di quale oggetto (o animale, in
questo caso) si sta parlando.
Le tipologie con le quali si può giocare sono: oggetti specifici di un
ambiente (cucina, bagno eccetera), categoria (animali, fiori, frutta, ortaggi),
oggetti di una certa dimensione tondeggianti provenienti da categorie
totalmente differenti (noce, saponetta, mandarino, biglia, uovo da cucito
eccetera).
Attività numero 7
Bicchieri sonori

Per fare musica non servono obbligatoriamente gli strumenti musicali. Il


nostro corpo, così come l’acqua in un bicchiere, possono essere valide
alternative.

Scopo: affinare il senso dell’udito, favorire la concentrazione.

Cosa ci serve: cinque bicchieri in vetro trasparente uguali, un cucchiaino,


una brocchetta trasparente, acqua e colorante alimentare.

Allestimento
 riempiamo la brocca con l’acqua con dentro il colorante;
 disponiamo i bicchieri vuoti uno di fianco all’altro, senza che si
tocchino;
 poniamo il cucchiaino di fronte alla fila di bicchieri.

Come si presenta
• riempiamo il primo bicchiere con pochissima acqua;
• procediamo a riempire anche gli altri bicchieri, aumentando
progressivamente la dose a ogni bicchiere, finché l’ultimo sarà quasi
colmo;
• con il cucchiaino percuotiamo delicatamente ciascun bicchiere, dal primo
all’ultimo;
• ascoltiamo la scala sonora che si è creata;
• prendiamo confidenza con i suoni gravi e acuti.

Note
Il bambino, avendo compreso la differenza tra acuto e grave, potrà ricercare
nell’ambiente suoni che siano acuti o gravi. Se il bambino lo desidera
possiamo anche bendargli gli occhi e giocare prima a riconoscere i suoni
acuti e gravi, poi a riconoscere alcuni suoni domestici (per esempio
stropicciare la carta, aprire un cassetto, versare acqua da una brocca,
sfogliare un libro, aprire una cerniera).
Attività numero 8
Allenare il senso del gusto

“È proprio amaro questo limone” potrebbe affermare un bimbo di quattro


anni che conosce le parole “limone” e “amaro”, ma fa un po’ di confusione!
Per fare ordine basta poco.

Scopo: affinare il senso del gusto, contribuire allo sviluppo linguistico.

Cosa ci serve: quattro tazze identiche, quattro cartoncini bianchi,


pennarello, succo di limone, acqua, zucchero, sale, orzo solubile, cartoncino
rosso, fogli, matite colorate, forbici, colla stick, cucchiaino, benda per gli
occhi, vassoio.

Allestimento
 PRIMA PARTE DELL’ATTIVITÀ
– poniamo le tazze sul vassoio;
– nella prima tazza mettiamo un goccio di succo di limone, nella
seconda versiamo acqua molto zuccherata, nella terza un cucchiaino
di orzo solubile e un goccio d’acqua, nella quarta sale e un goccio
d’acqua;
– in ogni tazza poniamo un cucchiaino;
– scriviamo sui cartoncini bianchi “SALATO”, “DOLCE”, “ACIDO”,
“AMARO”.
 SECONDA PARTE DELL’ATTIVITÀ:
– poniamo sul tavolo il cartoncino rosso, le forbici, la colla, le matite
colorate.

Come si presenta
• PRIMA PARTE DELL’ATTIVITÀ:
– bendiamo gli occhi, assaggiamo dal primo cucchiaino e diciamo il
gusto che percepiamo (per esempio “salato”), apriamo gli occhi e
verifichiamo il cartellino;
– proseguiamo con tutti e quattro i gusti;
– immaginiamo quali cibi abbiamo assaggiato in passato che si
abbinano alle varie percezioni gustative (per esempio a “salato”
corrisponde “salame” eccetera).
• SECONDA PARTE DELL’ATTIVITÀ:
– tracciamo sul cartoncino rosso la sagoma di una lingua,
sufficientemente grande;
– su fogli bianchi invitiamo il bambino a tracciare un alimento che gli
viene in mente pensando al gusto salato, dolce, amaro e acido;
– ritagliamo le sagome degli alimenti disegnati e incolliamoli sulla
sagoma della lingua, nella parte in cui le papille gustative li
percepiscono meglio: amaro sul fondo, acido sul bordo verso il fondo,
salato sul bordo più vicino alla punta, dolce sull’estremità della
lingua.

Note
È possibile organizzare una sorta di caccia al tesoro in cucina,
raggruppando gli alimenti presenti e suddividendoli per tipologia di gusto:
sarà un’occasione per il bambino di prendere confidenza con le
caratteristiche dei cibi.
3.

Il bambino cosmico (dai 6 anni in su)

Il bambino

Al termine del primo ciclo di sviluppo (da 0 a 6 anni) il bambino compie


una trasformazione: il suo interesse, rivolto sino a questo momento
principalmente verso sé stesso, la propria crescita e l’acquisizione di nuove
competenze, si orienta verso gli altri e il mondo circostante. Ora parla bene,
si muove nell’ambiente con competenza e le sue mani, bene educate a
rispondere a tutti i comandi che ricevono dalla mente, sono mani capaci di
realizzare progetti straordinari. La sua sicurezza e indipendenza gli
concedono di rivolgere lo sguardo verso l’esterno, al mondo vegetale,
animale, alla nascita dell’uomo e della Terra, allo spazio, alla storia, all’arte
e alla religione. Si apre il periodo dei grandi “Perché”: il bambino cosmico
vuole approfondire il suo sapere, comprendere bene l’origine delle cose che
finora ha sperimentato e imparato a controllare.

L’adulto

L’adulto che accompagna il bambino cosmico nel suo percorso di crescita


diventa punto di riferimento fondamentale, modello da seguire e imitare,
custode di segreti e conoscenza sconfinata. La sua parola pesa molto per il
bambino, osservazioni, critiche e suggerimenti saranno preziosi e accolti dal
bambino come occasioni per migliorarsi. In questo periodo i bambini
vedono le loro figure educative di riferimento come veri fari, che hanno il
potere di aprire loro le porte del sapere. I perché di cui vengono investiti
dovrebbero trovare risposte precise, scientifiche, esaustive e ricche. La loro
curiosità li spingerà a interrogarsi di continuo e l’adulto gioca un ruolo
fondamentale per saziare la loro fame di sapere.
Coltivare la fiducia incondizionata che il bambino prova nei nostri
confronti è fondamentale per la cura della relazione: è importante non
ferirli, ingannarli o deriderli ma incoraggiarli e dar loro strumenti per essere
sempre più autonomi.

L’ambiente

Il bambino è ora padrone dell’ambiente e desidera utilizzarlo per


raggiungere i suoi obiettivi. I materiali e gli spazi sono i suoi strumenti per
la costruzione della conoscenza. La sua insaziabile fame psichica chiede
continui approfondimenti, esperimenti e ricerche, per dare credito alle
intuizioni e alle ipotesi. Nell’ambiente entrano gli strumenti di ricerca (libri,
computer, enciclopedie) per dare risposte ai propri interrogativi. La mano
continua ad avere un ruolo fondamentale: tutta la conoscenza che passerà
attraverso la costruzione, la manipolazione e la destrutturazione sarà
compresa e introiettata ancor meglio.

Le attività

Le attività di seguito proposte vedono grandi e piccini lavorare insieme


nell’esplorazione di un campo della conoscenza. La presentazione e la
reiterazione del lavoro vengono meno e si modifica la modalità di lavoro,
che diventa un’occasione di ricerca, di studio e di sperimentazione
condivisa.

Ubbidienza: terzo grado

“Chiedimi qualcosa! Mettimi alla prova! E svelami tutti i segreti del


mondo: sono pronto.”

La conquista del terzo grado dell’ubbidienza corrisponde all’incirca con


l’ingresso alla scuola elementare e l’apertura di un secondo periodo di
sviluppo, quello compreso tra i 6 e i 9 anni.
Quando il bambino entra in questa nuova fase sa padroneggiare, gestire e
dialogare con la propria volontà e quella altrui. Risponde ai propri desideri,
coltiva i propri interessi, costruisce, cura e protegge i suoi progetti ma sa
fare anche ciò che gli altri gli chiedono; se le richieste che riceve sono
comprensibili, giuste, esposte con gentilezza e comprensione sarà
predisposto a collaborare.
Proprio per queste sue abilità di ascolto ed empatia, il bambino ama
giocare con i coetanei, stare alle regole del gioco, rispettare i turni, stare in
compagnia e condividere, competenze che si affinano sempre meglio.
Montessori ci insegna però che il bambino non si accontenta di saper
rispondere alla volontà altrui: non è per lui un punto di arrivo ma solo un
passaggio. Ora, all’interno del terzo grado dell’ubbidienza, egli ambisce a
ubbidire, vuole che i “grandi”, che egli considera modello da seguire e fonte
di sapere e conoscenza, lo coinvolgano, lo interpellino, gli affidino dei
compiti di responsabilità per potere dimostrare a tutti che è capace. Il
bambino ricerca costantemente il confronto e vuole far parte della vita dei
grandi: delle loro attività, dei loro discorsi, dei loro spazi e anche delle
scelte.
L’adulto ora può arricchire la crescita del bambino offrendogli continue
occasioni di sperimentazione di sé in compiti e responsabilità, aiutandolo a
comprendere il concetto di privacy, di rispetto di spazio individuale e
collettivo, di ruoli e responsabilità e tutte le regole che consentono una
buona convivenza sociale.
Attività numero 1
La linea del tempo

Per aiutare il bambino nell’orientamento temporale possiamo permettergli


di costruire uno strumento che gli consentirà di ordinare nella storia gli
avvenimenti e le scoperte, a partire da sé e dalla sua famiglia.

Scopo: costruire la propria linea del tempo a partire dai membri della
famiglia, esercitare il pensiero matematico.

Cosa ci serve: fotografie dei membri del nucleo familiare: bambino,


genitori, fratelli, nonni, bisnonni, zii e cugini; una striscia di stoffa lunga
circa 2,70 metri per 15 cm di altezza, meglio se di colore neutro (bianco o
panna); pennarelli; colla vinilica.

Preparazione
 su un tavolo disponiamo tutto il materiale occorrente;
 ritagliamo le sagome dei membri della famiglia dalle fotografie, per
isolare le singole persone;
 sulla stoffa disegniamo una tacca per ogni decennio a partire dal 1900,
riportando la data (1900/1910/1920/eccetera) e tra un decennio e l’altro
indichiamo con dieci piccole tacche gli anni che intercorrono;
 incolliamo le fotografie e invitiamo il bambino a leggere la striscia:
quanti anni dividono la tua nascita e quella della nonna bis? È più
giovane il nonno Claudio o il nonno Vittorio?

Come si usa
• una volta costruita, la striscia viene chiamata in causa ogni qualvolta il
bambino voglia collocare nel tempo un accadimento, una scoperta
scientifica, la creazione di un’opera d’arte, un evento climatico o sociale
particolare o l’invenzione di un oggetto. In questo caso si cercherà
un’immagine rappresentativa, la si ritaglierà e la si incollerà nel periodo
corrispondente;
• la striscia potrà essere ampliata, allungandola indietreggiando nella storia
man mano che il bambino avrà preso confidenza con lo strumento.
Attività numero 2
I contrasti geografici

L’acqua e la terra sono i due elementi principali presenti sul nostro pianeta
che, combinati tra loro, danno origine a varie conformazioni geografiche:
isole, laghi, arcipelaghi, golfi. Attraverso un’attività in cui ci sporcheremo
le mani, potremmo dare vita ai contrasti geografici presenti sul globo.

Scopo: imparare i contrasti geografici, acquisire orientamento spaziale e


geografico, affinare la manualità.

Cosa ci serve: pongo naturale fatto in casa (possibilmente colorato di


marrone o ocra o neutro), acqua e colorante alimentare blu, una piccola
brocca, 8 piattini di piccole dimensioni identici tra loro (possibilmente in
ceramica), coltellino, 8 tessere di circa 10x10 cm raffiguranti la
conformazione geografica corrispondente, ciascuna riportante il nome della
stessa: GOLFO/PENISOLA; ISTMO/STRETTO; ISOLA/LAGO;
ARCIPELAGO/SISTEMA DI LAGHI.

Preparazione
 una ciotola contiene il pongo naturale;
 nella brocca versiamo l’acqua colorata.

Come si usa
• scegliamo il contrasto da riprodurre, ad esempio LAGO/ISOLA;
• rivestiamo l’intero fondo di un piattino con uno strato di pongo naturale;
• poniamo accanto il piattino vuoto;
• dal pongo appiattito togliamo una parte tondeggiante dal centro e
poniamola al centro del piattino vuoto;
• ora i due piattini si presentano uno con un buco al centro circondato da
terra (A) e l’altro vuoto ai bordi con in mezzo un tondo di terra (B);
• coloriamo di azzurro le parti non occupate dal pongo versando l’acqua
colorata nei piattini: daremo così origine al lago (A) e all’isola (B);
• tale operazione va ripetuta per tutti gli altri contrasti geografici: a partire
da un piattino ricoperto di pongo (terra) togliamo ciò che permette la
nascita del contrasto;
• al termine della creazione di ciascun contrasto poniamo di fianco a ogni
piattino la tessera con l’immagine corrispondente.

Note
Per ampliare e arricchire l’attività sarà possibile cercare in rete o sui libri le
immagini di veri contrasti geografici, stampare o fotocopiare le fotografie e
porle accanto al lavoro realizzato con il pongo e l’acqua.
Attività numero 3
Il vulcano

Con prodotti facilmente reperibili è possibile riprodurre una eruzione


vulcanica e cogliere così l’occasione per discutere della nascita delle
montagne, degli strati della terra e dei movimenti delle placche terrestri

Scopo: scoprire le caratteristiche di un vulcano e come nasce una eruzione,


arricchire il linguaggio, favorire la concentrazione.

Cosa ci serve: un vasetto in vetro dal collo lungo e sottile, bicarbonato,


aceto bianco e colorante alimentare rosso, brocca, un vassoio lavabile.

Preparazione
 coloriamo l’aceto bianco con il colorante alimentare rosso;
 poniamo sul vassoio il vasetto.

Come si usa
• poniamo sul fondo del vasetto un cucchiaino di bicarbonato (camera
magmatica);
• con la brocca versiamo l’aceto bianco sul bicarbonato;
• l’aceto risalirà il collo del vasetto (cono del vulcano), uscirà (cratere) e
ricadrà lungo le pareti (colata lavica).

Note
Lasciamo che il bambino sperimenti più volte l’eruzione e arricchiamo
l’attività mostrando immagini o filmati di eruzioni vere. L’esperimento
permetterà di raccontare gli strati che compongono la Terra e con un uovo
sodo potrete mostrare questi strati: tuorlo (nucleo), albume (mantello) e
guscio (crosta terreste).
Attività numero 4
Gli animali nell’ambiente

Gli animaletti di plastica sono un materiale molto amato dai bambini e


possono offrire loro importanti informazioni sull’etologia e l’ambiente.
Esistono modelli di alta qualità che riproducano fedelmente le
caratteristiche fisiche degli animali e sono quelli preferibili.

Scopo: arricchire la conoscenza delle specie animali, del loro habitat e delle
loro abitudini.

Cosa ci serve: pupazzetti di animali; materiale vario per la costruzione degli


ambienti (cassette o scatoloni, cartone, stoffa, colla, legnetti, bottoni, ovatta,
tempere, corda eccetera).

Preparazione
 raduniamo gli animaletti;
 con l’aiuto di un’enciclopedia suddividiamoli per habitat: savana,
banchisa, foresta, fattoria, mare.

Come si usa
• ogni contenitore (una scatola o una cassetta) servirà per la ricostruzione di
una ambientazione;
• con il materiale di recupero e molta fantasia ricreiamo particolari
dell’ambiente: alberi, rocce, scogli, iceberg e mare, prati, aia e tutto ciò
che ci occorre;
• poniamo ciascun animale nel suo ambiente e lasciamo spazio alla fantasia
per inventare storie e avventure.

Note
Con l’aiuto di libri e filmati consentiamo al bambino di documentarsi circa
le caratteristiche specifiche degli ambienti: piante, terreno, rilievi,
indagando su nomi specifici, peculiarità e caratteristiche per rendere il
lavoro di riproduzione ancora più interessante.
Attività numero 5
Programmare saltellando

Il coding è una competenza matematica con cui i bambini fanno presto


conoscenza. Le sequenze allenano alla logica e si può prendere confidenza
con la programmazione con un gioco semplice e divertente.

Scopo: allenare la memoria, favorire la concentrazione, prendere confidenza


con le sequenze che stanno alla base della programmazione.

Cosa ci serve: fogli di carta, pennarelli, nastro adesivo di carta.

Preparazione
 suddividiamo due fogli di carta in sei rettangoli;
 su ciascun rettangolo scriviamo un numero (0-1-2-3-4-5);
 fissiamo a terra con il nastro di carta le due file di numeri in ordine
crescente, facendo sì che gli stessi numeri siano uno di fronte all’altro.

Come si usa
• essendoci due file di numeri, possono giocare due persone in
contemporanea, ognuno di fronte alla propria linea di numeri, posizionato
di fronte al 3;
• un terzo giocatore detterà i comandi inventando una sequenza a piacere
(0-1-2-1);
• ciascun giocatore dovrà saltellare sui numeri a piedi pari, rispettando la
sequenza;
• se si gioca in due può innescarsi una gara e perderà chi non riuscirà a
memorizzare e svolgere la sequenza corretta;
• per abituare il bambino al gioco, inizieremo con sequenze semplici di tre
numeri per poi crescere sino a cinque o sei numeri consecutivi.

Note
Anche i bambini sotto i 6 anni possono partecipare all’attività, cogliendo
questa come un’occasione per familiarizzare con le cifre e il loro rispettivo
segno grafico.
Attività numero 6
Fare un libro

I bambini adorano i libri, di cui sfogliano le pagine e osservano le immagini


sin dai primi anni di vita. Le storie narrate permettono al bambino di
viaggiare con la fantasia e immaginare mondi lontani. Ma se facessimo
svolgere il ruolo di autore al bambino stesso?

Scopo: sviluppare la creatività, favorire la manualità e portare a termine un


compito complesso dalla progettazione alla realizzazione.

Cosa ci serve: un foglio A3 bianco, pinzatrice, matita e colori.

Preparazione
 pieghiamo il foglio a metà per quattro volte così da creare i sedicesimi di
cui è composto un libro;
 pinziamo sul bordo totalmente chiuso;
 tagliamo i lati delle pagine che ancora si mostrano chiusi.

Come si usa
• ora che la struttura del libro è pronta si può procedere con la scrittura
della storia e l’illustrazione;
• sulla prima pagina scriviamo il titolo, il nome dell’autore e illustriamo la
copertina;
• inventiamo la storia e sviluppiamola con le immagini, utilizzando ogni
pagina;
• una volta completata l’illustrazione, scriviamo il testo che descrive le
immagini;
• nella quarta di copertina scriviamo la data di pubblicazione.

Note
Soprattutto quando il bambino mette in campo la sua creatività e la fantasia
è importante che l’adulto non interferisca o indirizzi troppo il pensiero. I
consigli che potremo offrire saranno di natura tecnica: sfruttamento dello
spazio della pagina, posizionamento testuale e illustrativo, sintassi,
ortografia.
Attività numero 7
Fare un cartone animato

Uno dei problemi legati alla sola visione di un cartone animato è la


passività che lo stare davanti a uno schermo sviluppa. Ma cosa succede se
siamo noi a realizzare una storia animata?

Scopo: sviluppare la creatività, progettare e coordinare varie fasi di


sviluppo, possibilità di lavorare con compiti diversi (con i fratelli o con i
genitori). Acquisire la comprensione della particella minima del linguaggio
(soggetto, verbo).

Cosa ci serve: fogli, matita e colori, macchina fotografica, programma base


di montaggio (presente anche sugli smartphone) o di rapida successione
delle foto.

Preparazione
 scriviamo una storia, che sia il più possibile semplice, almeno all’inizio,
si sviluppi in poche azioni e che non abbia bisogno di dialoghi (per farlo,
può ispirarci la visione di un film muto). Il suggerimento è di iniziare
evidenziando soggetto (chi fa il movimento), verbo (il movimento) e
complemento oggetto (su cosa ricade l’azione);
 creiamo lo storyboard: ovvero numeriamo le azioni in progressione
temporale e disegniamole. Inizialmente raffigureremo in modo primitivo
i nostri personaggi per comprendere bene il movimento dei loro arti;
 proviamo a leggere la storia come fosse un fumetto;
 una volta approvata la storia, disegniamo tutti i movimenti in
progressione dei personaggi (ad esempio se il soggetto sta camminando e
scivola su una buccia di banana, dovremo disegnare passo a passo il
movimento della gamba che si sposta, l’espressione del volto, le braccia
che si muovono, l’istante in cui sta per mettere il piede sulla buccia,
quello in cui lo mette, poi quando lo sposta in avanti, quando perde
l’equilibrio e così via);
 fotografiamo ogni disegno della nostra scena in progressione. A questo
scopo potremo usare il telefonino. È importante che l’inquadratura resti
fissa da un disegno al successivo;
 visualizziamo rapidamente le foto in sequenza dalla gallery del telefono:
se soddisfatti, potremo a questo punto confezionare il nostro video con
un programma di montaggio, esportando tutte le fotografie in sequenza.
Chi è pratico potrà aggiungere l’elemento del sonoro: la musica, i
dialoghi, i rumori.

Come si usa
• una volta concluso il nostro progetto, potremo allestire per la sera il set di
proiezione, preparando inviti, cartelloni pubblicitari del film e magari
anche una cena di gala.

Note
Se i bambini sono grandi e sanno utilizzare il computer le varie attività
possono essere svolte sotto la nostra supervisione direttamente da
loro.Trova questo e tutti gli altri libri gratis molto prima nel sito da cui
vengono copiati. Clicchi su questo testo e troverà la biblioteca,
completamente gratuita, più fornita del web. Se invece questo link non si
dovesse aprire, cerchi cortesemente eurekaddl.today su Google. La
aspettiamo! Altrimenti suddividiamoci i compiti. Partiamo sempre da
progetti semplici e realizzabili in poco tempo e, man mano che i risultati
arrivano, aumentiamo il grado di difficoltà.
Attività numero 8
Mappa del tesoro

Le mappe sono rappresentazioni della nostra realtà ma non la descrivono


completamente.
Lavorare sulle mappe introduce i bambini ai segreti dei codici, delle
rappresentazioni simboliche, della scrittura cifrata.

Scopo: sviluppare la precisione, introdurre alla progettazione, implementare


la creatività nella costruzione di simbologie.

Cosa ci serve: fogli, matita, metro da sarta (tè per antichizzare la carta).

Preparazione
 introduciamo la giornata con un racconto legato all’isola del tesoro e alla
mappa che guidò a ritrovare il prezioso bottino;
 spieghiamo la regola dell’attività: realizzare una mappa per permettere il
ritrovamento del tesoro all’interno della stanza (quando saremo pratici
del gioco, potremo allargare il perimetro all’intera casa);
 mostriamo come si misura con il metro una parete e come la si trasporta
con il righello su carta in proporzione 1 metro uguale a 1 centimetro;
 ora diamo al bambino il compito di disegnare sulla pergamena (potremo
realizzarla immergendo la sera prima un foglio bianco nel tè e
lasciandolo asciugare per tutta la notte) la mappa della sua camera;
 possiamo far realizzare una legenda dei simboli relativi agli oggetti
principali della stanza;
 una volta terminata la Mappa, il bambino dovrà nascondere il tesoro
(scegliamo un piccolo oggetto, che possa stare in un cassetto) in camera e
riportare la sua posizione sulla mappa;
 facciamo consegnare la Mappa a un fratello/sorella o a noi stessi. Se la
mappa sarà disegnata in modo corretto, dovremmo riuscire a trovare il
tesoro.

Come si usa
• possiamo catalogare le mappe realizzate, stanza per stanza. Se
possediamo la mappa catastale della casa possiamo mostrarla al bambino,
spiegando a cosa serve e come funziona.

Note
Ricordiamo che la mappa non riporta mai tutti i dettagli, ma seleziona solo
quelli più importanti.
Conclusioni

Per quanto questo periodo di quarantena possa essere difficile, pesante e


tanto più stressante perché imprevisto e perché la questione del lavoro da
svolgere da casa o che viene meno può essere una grave fonte di
preoccupazione, credo fortemente che questa esperienza possa rivelarsi, per
i bambini e per i genitori, un’occasione unica di vicinanza, di condivisione
e di confronto che potrà farci crescere come famiglia.
È un tempo da dedicare all’osservazione dei nostri bambini per
comprenderli meglio, per sperimentare modalità comunicative più efficaci,
per concedere ai bambini il tempo di spiegarsi, di porci domande. E per
cogliere a nostra volta l’occasione unica che questi tempi dilatati ci offrono:
prenderci il tempo della risposta senza dover tagliare corto “perché adesso
non posso!”
Viviamo la quarantena come il tempo in cui rispettare le promesse, in cui
fare attenzione ai dettagli, in cui curare la prossimità come una possibilità di
comprensione, di costruzione di relazioni solide: ci servirà nel prossimo
futuro.
NELLA COLLANA CLOUDS LONGANESI

Clouds Longanesi è la serie di instant ebook che offre ai lettori strumenti


agili per affrontare i nuovi bisogni emersi nell’emergenza che stiamo
vivendo. Una proposta di letture autorevoli e di qualità per comprendere i
nostri tempi, trovare nuovi spunti di riflessione, ottenere un aiuto concreto
per la vita quotidiana.
Le uscite della serie: Valerio Rossi Albertini, Conosci il tuo nemico.
Cos’è, da dove viene e cosa ci insegna il coronavirus, Vera Gheno, Parole
contro la paura e Annalisa Perino, Bambini a casa e felici. Le attività
Montessori.
Vera Gheno

Parole contro la paura

Quali parole scegliereste per descrivere il tempo sospeso


dell’isolamento che stiamo vivendo, e perché? Una riflessione
linguistica sull’emergenza più social della storia dell’umanità, si
trasforma in un inaspettato e potente album di istantanee dai giorni che
non dimenticheremo mai.

Le misure di isolamento imposte alla popolazione per fronteggiare la


pandemia hanno stravolto le vite di tutti, nessuno escluso. Dal “ventre”
della quarantena è difficile sia vederne la fine sia immaginare un futuro
normale. Ma il futuro arriva sempre, travolgendo il passato. Cosa ci resterà
di questo tempo sospeso, forzosamente privato? Magari un po’ alla volta
perderemo di vista i piccoli particolari: le fotografie del pane appena
sfornato, dei balconi, dei videoaperitivi in compagnia. Finiranno affogati
dalla “narrazione ufficiale” e noi avremo perso la parte più ingenua, fallata,
quotidiana di un evento epocale che per chiunque è e sarà, inevitabilmente,
anche intimo e personale.
Vera Gheno, sociolinguista dall’animo social, ha chiesto alle persone
sulla sua pagina Facebook di raccontarsi nell’emergenza attraverso tre
parole simbolo della loro quarantena, perché una parola non è mai “solo”
una parola, ma un gancio teso verso un mondo di significati.
Intrappolati in una situazione che molti non esitano a definire distopica,
gli italiani hanno risposto in modo inaspettato e, invece di rilanciare i
termini più dibattuti da notiziari e giornali, hanno raccontato una storia
completamente diversa, intessuta delle piccole e grandi preoccupazioni di
chi vive immerso nel quotidiano. Dalla A di attesa alla Z di zombie,
passando per guanti, jogging e libri, questo libro raccoglie una potente
galleria di immagini rilevanti del “tempo della pandemia”, così da renderlo
raccontabile anche alle generazioni che verranno. Magari, imparandone
anche qualcosa.

VERA GHENO sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e


traduttrice dall’ungherese, ha collaborato per vent’anni con L’Accademia
della Crusca nella redazione della consulenza linguistica e gestendo
l’account Twitter dell’istituzione. Attualmente collabora con Zanichelli.
Insegna all’Università di Firenze e alla LUMSA a Roma. È autrice di saggi
scientifici e divulgativi tra cui ricordiamo: Guida pratica all’italiano scritto
(senza diventare grammarnazi), Potere alle Parole: perché usarle meglio e
Femminili Singolari: il femminismo è nelle parole. Per Longanesi ha
pubblicato Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il
cervello (con Bruno Mastroianni).
Valerio Rossi Albertini

Conosci il tuo nemico.

Cos’è, da dove viene e cosa ci insegna il coronavirus

Da uno dei volti più amati della divulgazione scientifica in tv, un


vademecum agile e completo sul coronavirus, per capire cos’è, da dove
viene, quali sono i comportamenti corretti per difendersi e cosa occorre
sapere per non averne (troppa) paura.

Il 23 gennaio 2020 abbiamo scoperto che nella città cinese di Wuhan, che in
pochi avevano sentito nominare, era scoppiata una strana epidemia. Le
autorità, per prevenire la diffusione del contagio al resto della Cina,
avevano messo in isolamento ottanta milioni di persone nella provincia di
Hubei. Il primo commento unanime fu: “Roba da matti. Qui da noi sarebbe
impensabile”. Un mese e mezzo dopo, il 9 marzo, in Italia l’epidemia aveva
raggiunto dimensioni tali da indurre il Presidente Conte a emanare misure
restrittive sull’intero territorio nazionale. Di colpo il lockdown non era più
una “stranezza” del lontano Oriente ma una realtà con cui fare i conti.
Il Covid-19 è un virus sconosciuto, a noi e al nostro corpo. I laboratori
scientifici di tutto il mondo sono al lavoro per studiarlo, così che giorno
dopo giorno ci giunge notizia di nuove evidenze sperimentali. In una
situazione tanto fluida le informazioni si dimostrano mutevoli e tra la gente
serpeggia l’incertezza, fertile terreno per bugie, bufale e bizzarre credenze
messe in giro, talvolta in buona fede, altre meno, da ciarlatani improvvisati.
Il fisico e divulgatore Valerio Rossi Albertini prova a fare chiarezza in
questo breve “manuale di istruzioni” che si propone di aiutare i lettori a
informarsi su ciò che si sa e ciò che ancora non si sa sul nostro nuovo
nemico. Un nemico tanto più spaventoso quanto ignoto ma che, affidandoci
alla scienza, abbiamo i mezzi e le capacità di smascherare, contenere e,
infine, distruggere.

VALERIO ROSSI ALBERTINI è fisico-chimico, primo ricercatore al


Consiglio Nazionale delle Ricerche, docente di Divulgazione della Scienza
presso l’Università Roma 2. È autore di oltre 130 pubblicazioni di fisica,
chimica e scienza dei materiali su riviste internazionali. Svolge attività di
divulgazione in numerosi programmi televisivi delle reti nazionali ed è
consulente scientifico delle reti Rai. La sua Ted Talk sull’auto elettrica e
l’inquinamento dei grandi centri urbani è la più vista di sempre in lingua
italiana. Firma gli articoli di scienza del quotidiano Il Riformista. Ha
pubblicato con Mario Tozzi il saggio ambientalista Il futuro dell’energia
(2011) e con Federico Taddia un libro di divulgazione per bambini, Perché
il touchscreen non soffre il solletico? (2014).
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