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PSICOLOGIA DELL’ADOLESCENZA

L’adolescenza è quella fase del ciclo di vita umano in cui si verifica la transizione dello stato di bambino quello di
adulto. Copre un periodo piuttosto lungo, mutevole da individuo individuo da cultura a cultura.
Metafora del labirinto: luogo in cui si cerca la strada giusta che porti all’uscita, ma in cui è anche facile perdersi per poi
ritrovarsi, spesso grazie all’aiuto di altri significativamente importanti incontrati (adulti e pari).
Il termine ‘ADOLESCENZA’ deriva dal latino adolescentia, con cui nell’antica Roma si indicava il periodo di vita
compreso tra i diciassette e i trenta anni. L’etimologia è quella del verbo latino adolesco (crescere) il cui participio è
adultum. Il verbo a sua volta è formato dal rafforzativo ad e dal verbo alesco (cominciare a crescere, svilupparsi). È un
perido di cambiamento, di trasformazione di caos.
La psicologia ha preso a prestito tale termine e con esso si fa riferimento a quella fase del ciclo di vita che si estende tra
i 14 e i 18/19 anni.
L’adolescenza è un periodo di particolare intensità dal punto di vista emotivo e comportamentale.
Si è iniziato ad occuparsi di adolescenza a partire dal 1900 ma è sempre esistita.
L’adolescenza è il momento in cui inizio a fare progetti, desidero e inizio a pensare a quello che voglio che accada nella
mia vita.
L’adolescenza è un periodo di cambiamento ma un cambiamento impetuoso, difficile da gestire.
HALL sostiene che ci sia stato un periodo della storia particolarmente tumultuoso e difficile: la memoria di quel
periodo è passata di generazione in generazione ed è riepilogata nello sviluppo di ogni individuo come STORM AND
STRESS NELL’ADOLESCENZA. È come se si rivivesse quel periodo storico tumultuoso.
Questo porta ad intenderla come universale e biologica: è una tendenza verso lo storm and stress influenzata però dalla
cultura di riferimento che influenza l’adolescente e le sue esperienze.
 Hall da avvio alla trattazione dell’adolescenza da parte di discipline diverse: psicanalisi, psicologia, pedagogia,
sociologia, letteratura. L’intento è quello di esplorare e interpretare con metodo scientifico tale fase critica
dell’esistenza.

Negli studi classici vengono inclusi gli approcci psicologici, sociali, gruppali…
SOCIOLIGI E ANTROPOLOGI:
Mead e gli studi a Samoa (1928)
- Tempeste emotive come prodotto della cultura
- Adolescente fortemente influenzata e assume la forma della cultura all’interno della quale si situa

PSIANALISI:
Anna Freud (1936)
- Riconosce che ci siano die cambiamenti tipici e specifici del periodo adolescenziale. (forza degli impulsi
dell’Es, tollerabilità dell’IO, natura ed efficacia dei meccanismi di difesa)
Peter Blos
- Nozione di carattere come entità psicologica personale che si ristruttura e consolida nell’adolescenza. Grazie a
quanto accade nell’adolescenza ala persona acquisisce un carattere più stabile e identitario.
- In questo periodo però i nuclei irrisolti dell’infanzia devono essere affrontate.
- Continuità dell’Io: esito dell’adolescenza e la strutturazione del carattere è la percezione di una continuità con
l’IO.
- In questo periodo c’è una formazione dell’identità sessuale.
Lewin(1939)
Ritiene che non sia un concetto di un fattore su altri, ma il legame tra i fattori.
Indagare tale periodo di transizione attraverso molteplici aspetti…….

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1. Cambiamento di appartenenza a categorie sociali
2. Regolazione cognitiva
3. Esperienza della propria corporeità
4. Radicalismo nel pensiero
5. Allargamento dello spazio di vita… e per comprendere certi conseguenti sintomi comportamentali tipici
dell’adoslcenza:
- Timidezza, aggressività, sensibilità
- Conflittualità
- Tensione emozionale
- Assunzione di atteggiamenti estremi
Erikson (1968-1982)
Suddivide il ciclo di vita in fasi. Ritiene che lo sviluppo non termina in adolescenza, ma durante tutta la vita.
Life span developmental psychology
• Infanzia (0-18 mesi)
• Prima fanciullezza (18 mesi- 3 anni)
• Età del gioco (3-5 anni)
• Età scolare (8-11 anni)
• Adolescenza (12-20 anni)
• Giovinezza (20-25 anni)
• Età adulta (25-60 anni)
• Età senile (dai 60 anni in poi)

L’identità arriva ad essere compito di sviluppo in adolescenza, una volta acquisita l’identità non rimane immobile e
congelata, la sua configurazione rimane stabile ma eventi esterni/interni possono portare ad aggiustamenti dal punto di
vista identitario.
- Compiti di sviluppo
- Dilemma sociale (presente in ogni fase). Fasi che la persona deve affrontare per andare avanti.
- Forze distoniche (entrano in conflitto) e sintoniche (supportano) nei confronti dello sviluppo.
Vivere significa rispondere positivamente alla sfida che ti propone questo dilemma.

L’ADOLESCENZA È ANCORA UN PERIODO DI STORM AND STRESS?


Due idee diverse:
1. Percezione pubblica dell’adolescenza: ancora periodo di storm and stress
2. Studi su aree specifiche in cui si manifesterebbe lo storm and stress : il risultato degli studi ci dice che è
riduttivo definirla solo come periodo intero di storm and stress. Lo storm and stress esprime in maniera
diversa a seconda della fse di vita adolescenziale e coinvolge in ogni fase solo determinate situazioni/contesti:
Prima adolescenza (13-14 anni): emerge il conflitto con i genitori. (la famiglia è il primo contesto di storn and
stress)
Media adolescenza (15-16anni): turbolenza emotiva. Maturazione di alcune parti del cervello che fanno si che
io dia più spazio ad un lavoro introspettivo, inizio a provare emozioni miste e nuove e questo mi rende più
vulnerabile dal punto di vista emotivo.
Tardo adolescenza (dai 16 anni): comportamenti a rischio.

 Esiste ancora storm and stress, in base allo sviluppo evolutivo del soggetto. Non è sempre tutto caos, ma è un
caos più specifico
In adolescenza si hanno elementi di vulnerabilità e fragilità più che in altri periodi. Ma, si hanno grandi
differenze individuali e culturali (non tutti stanno male nello stesso modo e nello stesso tempo). L’adolescenza
non è caratterizzata solo da tensioni. C’è anche una bellezza intrinseca che va valorizzata.
È importante riuscire a considerare tali elementi di problema e di disturbo come “normativi” senza
sottovalutare i segnali di effettivo disagio laddove ci siano. Il rischio è da una parte quello di patologizzare
qualsiasi comportamento adolescenziale, dall’altro non cogliere un problema effettivo che può portare a
comportamenti disadattivi e patologici.

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CAPITOLO 1: L’ADOLESCENZA
IDENTITÀ E COMPITI DI SVILUPPO
L’adolescenza è costituita da problemi comuni a tutti gli adolescenti, che devono essere affrontati superati per poter
costruire la propria identità e raggiungere la propria autonomia. Tali compiti non vengono vissuti in modo quasi da tutti:
l’intensità e la quantità con cui si presentano variano in base alla cultura di riferimento, alle caratteristiche del gruppo
sociale di appartenenza i tratti temperamentali alla storia autobiografica della persona.
PALMONARI
Psicologo sociale italiano. Scrive il primo manuale sull’adolescenza.

Racconta quali sono gli aspetti fondamentali dell’adolescenza. Nella sua definizione l’adolescenza va dagli 11 ai 18
anni ed è un periodo di trasformazione che passa e si evidenza attraverso l’acquisire delle competenze (relazionale,
emotivo…) importanti in quanto faranno diventare adulto (=assumere le responsabilità dell’essere adulto. Essere adulto
significa essere responsabile).
Parla di adolescenza come un periodo di transizione. Ed è importante tenere in contro l’interazione di elementi diversi.
Si diventa adulti laddove tutti i fattori maturano, le dimensioni evolvono e dove l’interazione è sintonica.

L’adolescenza è un processo, ha dei momenti che si susseguono:


1. Messa in discussione del sistema di rappresentazioni e di schemi che hanno regolato la relazione dell’individuo
fino a quel momento. (pars destruens). Il bambino che si è stato non lo accontenta più.
2. Periodo di incertezza, molte incertezze sul come interpretare le proprie nuove esperienze.
3. Riorganizzazione del sistema di sé, inizia quel lavoro in cui si cerca di comprendere le parti nuovi di se stessi.
Si va riorganizzare con nuove rappresentazioni e schemi le proprie parti interne. (pars construens)
4. Stabilire rapporti stabili e significativi con se stesso; con i gruppi di riferimento più vicini e con l’ambiente di
vita è più ampia.

Polmonari individua alcuni gruppi compiti di sviluppo partendo da fenomeni inquadrabili con universali
nell’adolescenza, organizzandoli in altrettante categorie:
- Sviluppo fisico e sessuale e l’esperienza che ti tali aspetti ne viene fatta

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- Sviluppo cognitivo e le possibilità che l’acquisizione del pensiero ipotetico deduttivo consente rispetto
all’allargamento degli interessi personali sociali
- Evoluzione identitaria in generale e alla conseguente riorganizzazione di sé
HAVIGHURST

Infelicità= malessere psicologico


 La vita può essere rappresentata come il susseguirsi di compiti di sviluppo che devono essere risolti in moment
opportuni e prestabili (es. camminare entro i 24mesi).
Descrive lo sviluppo in termini di momenti eventi critici, di sfide che costellano il percorso di crescita e che sono
caratterizzati da componenti sia biologiche, sia culturali sociali, sia personali
Ci sono due sorgenti:
- Determinanti biofisiche: a seconda del mio sviluppo biofisico biologico maturato certi compiti è opportuno
che li affronti, altri sono precoci
- Pressioni culturali della società: interculturali e intraculturali che mi spingono a mettermi in gioco su certi
compiti

Due compiti di sviluppo


RICORRENTI: si manifestano per un lungo periodo di vita
NON RICORRENTI: fase specifici, opportuno che io affronti in quella determinata fase di vita, perché non farlo
sarebbe un blocco che possono portare ad un disagio ed una sofferenza
Compiti non ricorrenti della fase adolescenziale
• instaurare relazioni nuove e più mature con coetanei di entrambi i sessi
• acquisire un ruolo sociale femminile o maschile
• accettare il proprio corpo ed usarlo in modo efficace
• conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti
• raggiungere la sicurezza di indipendenza economica
• orientarsi verso, e prepararsi per una occupazione o professione
• prepararsi al matrimonio e alla vita familiare
• sviluppare competenze intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civica
• desiderare e acquisire un comportamento socialmente responsabile
• acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica come guida al proprio comportamento
 affrontando questi 10 compiti di sviluppo si raggiunge l’indipendenza. (sono compiti degli anni 50).

ERIKSON (!!)
Medico, si occupava di pediatria.
L’essere umano nasce con una serie di dotazioni che con il passare del tempo (valore al tempo). La persona deve vivere
situazioni, fare esperienze che consentiranno che queste potenzialità trovino una loro effettiva espressione.
Forte continuità tra presente-passato-futuro. Siamo quello che siamo grazie alle esperienze che abbiamo avuto e alle
tensioni che abbiamo rispetto al nostro futuro.
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Concepisce l’esperienza individuale della persona sullo sfondo della sua inserzione socio-culturale e storica.
Ha una visione complessa dell’individuo: soma, psiche ed Ethos sono le tre dimensioni fondamentali. Processi
biologici, psichici e sociali sono ugualmente compresenti rilevanti nell’indirizzare lo sviluppo dell’individuo.
Ogni stadio ha un suo compito di sviluppo, e il superamento può portare ad esiti adattivi o negativi.
Quello che spinge la persona da affrontare il compito di sviluppo e ad affrontare il dilemma sociale sono:
- dotazione biologica
- organizzazione ed esperienza personale
- ambiente culturale
Dilemma psicosociale dell’adolescenza contrappone l’identità vs la confusione dell’identità. Si risolve il dilemma
“scegliendo” l’identità (scegliere di diventare grande).
Per ciascun stadio del ciclo di vita sia un particolare compito di sviluppo che, a seconda di come viene affrontato e
risolto, condurre ad esiti evolutivi positivi e negativi.
Ogni stadio infatti è caratterizzato da un dilemma psicosociale che nasce all’interno della relazione soggetto ambiente e
che deve essere superato perché la crescita possa procedere in senso maturativo. Ogni fase conosce uno specifico
potenziale sintonico e uno distonico che sono alla ricerca di un equilibrio dinamico con la parte positiva prevalente.
Il dilemma che l’adolescente deve affrontare è legato all’antitesi fra identità e confusione di identità e può portare
aggiungere la forza psicosociale positiva della fedeltà, ovvero della capacità di essere coerente e leali rispetto ad un
impegno assunto, sia verso se stessi che verso gli altri.
È un periodo di moratoria psicosociale: un periodo cioè di maturazione sessuale cognitiva che tuttavia è sanzionato dal
rinvio di un definitivo impegno. Da un lato il ragazzo è chiamato a ripudiare l’identificazione della fanciullezza
rintracciando un diverso e personale modo di relazionarsi agli altri, dall’altro è chiamato ad assumere un ruolo che gli
consenta di essere riconosciuto dalla comunità sociale.
Però, ci possono essere adolescenti che non ce l’hanno fatta a superare questo dilemma dell’adolescenza positivamente
trovandosi al termine dell’adolescenza in un stato che definisce di confusione dell’identità.
Chiara Gioia in cui l’adolescente non riesco a superare le ambiguità e le scelte che incontra, andrà incontro ad
un’identità confusa in qualche modo negativa, con conseguente confusione a livello dei ruoli sociali e un senso di
inadeguatezza rispetto ai compiti della vita.
Forza psicosociale dell’adolescenza sono la fedeltà e l’impegno.
Erikson individua delle altre caratteristiche dell’adolescenza:
- mentalità dell’attesa (mentalità che permette di esplorare, sperimentare)
- moratoria psicosociale (lascio in standby il definire il mio status sociale)
- periodo di maturazione sessuale e cognitiva sanzionato dal rinvio di un definitivo impegno

Per Erikson l’identità non è un concetto stabile e immutabile. Il nucleo centrale si va a formare alla fine
dell’adolescenza.
Il raggiungimento della propria identità avviene attraverso:
- continuità e coerenza
- reciprocità: corrispondenza tra immagine che abbiamo di noi e che è percepita dagli altri.
- libertà come accettazione dei limiti
- avvertire una destinazione (avere rappresentazioni realistiche di sé e del proprio progetto di vita basato su un
esame di realtà fondato)
 quando ci sono questi quattro elementi si parla di identità acquisita (oggi identità si acquisisce durante il
periodo del giovane adulto)
esito non adattivo: rischio di una diffusione di identità a proposito del proprio ruolo (sessuale, sociale, relazionale) con
conseguenti vissuti di inadeguatezza rispetto alle attese personali e alle richieste sociali. Prevale una confusione che lo
fa sentire inadeguato.

La costruzione dell’identità continuerà ad essere componente essenziale nella vita della persona, conoscendo ulteriori
specifici compiti di sviluppo e caratteristici degli stadi successivi.

Verrà molto ripreso dagli studiosi successivi, soprattutto per il concetto di identità

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MARCIA (!!)
Studioso che è ripartito da Erikson.
Necessitava di evidenze empiriche, evidenze sperimentali. Attraverso questionari e interviste lavora molto con gli
adolescenti per carcare di comprendere meglio i due stati di Erikson: acquisizione d’identità e diffusione d’identità.
Scopre che ci possono essere anche adolescenti che si trovano in altri stati, quindi giunge. A parlare di quattro stati:
- acquisizione dell’identità: adolescente ha svolto una buona esplorazione e ora si caratterizza per la dimensione
della scelta
- moratoria dell’identità: (situazione che precede l’acquisizione identitaria) l’esplorazione c’è ed è produttiva.
Produce alcune scelte, traghetta verso impegni. Non è terminata.
- blocco dell’identità: esplorazione assente ma presente l’impegno. Si riferisce ad adolescenti che per
circostanze esterne a loro non avevano potuto esplorare e si erano dovuti assumere degli impegni. Non è detto
che porti ad esiti disadattivi. Il problema è quando succede qualcosa che fa saltare l’apparente equilibrio.
Perché la persona è quella scelta li e non saprebbe esplorare perché non sa come si fa
- diffusione dell’identità: adolescenti che esplorano in maniera però superficiale che non li porta da nessuna
parte. Impegno assente.
esplorazione e impegno sono la chiave per comprendere questi quattro stadi, dall’incrocio di esplorazione e impegno e a
secondo dell’intensità vengono fuori questi quattro stati.

Esplorazione=Dimensione del possibile: il bambino va ed esplora (prima fase dell’adolescenza)


Impegno=Dimensione della scelta: decresce l’esplorazione, si compiono delle scelte che vengono perseguire (seconda
fase dell’adolescenza)

BOSMA
La centralità dell’impegno
Adolescenza è un periodo di vita pineo di cambiamenti sia fisiologici che ambientali. All’adolescente si aprono nuovi
scenari in continuazione, avere diverse possibilità porta a operare delle scelte. Un impegno preso una volta non è per
sempre, le spinte maturative sono tante e le scelte fatte possono essere messe in discussione. Può esserci rinnovo delle
scelte o un cambiamento. Bisogna comprendere il contenuto della scelta e l’intensità dell’impegno. Processo attraverso
cui l’adolescente assume degli impegni in aree diverse della sua vita.
A causa di cambiamenti maturativi e ambientali, l’adolescente è continuamente messo a confronto con nuove
possibilità, scelte alternative, e avverte il bisogno di assumere nuovi impegni, o di rinnovare quelli già presi.
Lo sviluppo dell’identità nell’adolescenza è visto come l’insieme dei cambiamenti concernenti il contenuto e l’intensità
degli impegni assunti, la quantità di esplorazione necessaria per giungere a realizzare o cambiare tali impegni: in pratica
un processo di assunzione di impegni e di confronti in aree rilevanti della vita (Bosma e Jackson, 1990)
Tre variabili originariamente trascurate:
- contenuto dell’impegno

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- intensità di questo impegno
- quantità esplorazione necessaria per giungere ad assumerla

durante l’adolescenza l’adolescente vive una serie identità imperfette, gli impegni possono essere assunti, modificati o
confermati. Imperfette in quanto non ancora interamente strutturate.

GROTEVANT
Propone la centralità dell’esplorazione.
Processo di esplorazione come problem-solving: lavoro per ottenere informazioni su di sé e sul contesto in relazioni ad
aspetti importanti della vita.
Una buona esplorazione è un’esplorazione che si caratterizza per le strategie di problem solving.
Quando esploro il mio obietto è quello che attraverso l’esplorazione io mi capisca meglio e ma anche il contesto
(ambito della vita).
Oltre a farsi delle domande deve trovare delle risposte
Componenti principali del processo di esplorazione
1. Caratteristiche individuali (personalità, abilità cognitive, identità attuale)
2. Orientamento individuale e personale a intraprendere comportamenti esplorativi per assumere decisioni, il tutto
con esiti e costi sia affettivi che cognitivi
3. Contesto dello sviluppo (cultura e società; famiglia; coetanei; scuola e lavoro)

BERZONSKY
Gli stili di identità.
Parte da un approccio di tipo cognitivo. Non parla in modo specifico di impegno o esplorazione ma cerca di arrivare
individuare stili di identità che vanno a sovrapporsi con gli stati di identità di Marcia.
Parla di stili di identità mettendo in evidenza i processi e le strategie, di tipo socio cognitivo, che l’individuo utilizza per
elaborare informazioni importanti per il sé e funzionali al mantenimento di un senso dell’identità personale congruente.
L’identità è da intendersi come struttura cognitiva e come processo:
- Struttura cognitiva: utile per interpretare l’esperienza e le informazioni rilevanti per il sé
- Processo: dirigere risorse dell’adolescente consentendogli di affrontare in modo ad attivo la vita quotidiana.
È importante possedere un’identità in quanto diventa per noi una bussola, che ci consente di interpretare tutto ciò che ci
sta accadendo e che ci accadrà nel futuro. Leggere le esperienze che ci accadono, affrontare cambiamenti e novità.
È importante costruire una propria teoria del Sé, comprendere quanto la teoria del Sé che ho sviluppato mi consente di
vivere benessere nella vita.
Caratteristiche di una buona teoria del se: Saper far fronte a eventi stressanti, ai problemi personali, alle richieste del
contesto ed ai conseguenti cambiamenti imposti dalle esperienze. Quando si crea una dissonanza, la persona deve
rivedere aspetti della propria identità e a seconda del suo stile personale sarà portata a modificare la propria teoria del sé
accrescendone la costruzione

La metto in atto quando vivo esperienze di dissonanza (= sensazione che se continuo a fare come prima non va bene
perché magari il contesto è cambiato). Devo rivedere la mia teoria del Sé perché il modo in cui sono abituato a vivere
non va più bene.
La differenza la fa l’attitudine che una persona ha nell’affrontare o risolvere la dissonanza.
I diversi stili d’identità di diversificano in base a quanto una persona è disposta a mettere in gioco e in discussione la
propria teoria del Sé.
Quali processi sociocognitivi per elaborare, mantenere e adattare il proprio senso di identità personale?
Stili di d’identità= modo per elaborare, mantenere e adattare la mia identità. Diverso sarà da stiro stira e il modo di
affrontare la dissonanza che si creerà di volta in volta quando l’individuo si troverà coinvolto in situazioni
problematiche nuove.
- Stile informativo -> identità raggiunta o moratoria
- Stile d’identità normativo -> identità preclusa

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- Stile d’identità diffuso/evitante -> identità diffusa.

STILE INFORMATIVO (porta ad identità raggiunta o moratoria): affrontano i problemi nella loro identità in maniera
intenzionale, mediante uno sforzo mentale, andando alla ricerca di informazioni rilevanti che mettono a confronto le
une con le altre. Assumono un atteggiamento dubbioso rispetto alle proprie convinzioni e spontaneamente sospendono
il giudizio rivalutando aspetti del loro sé quando si confrontano con elementi discrepanti… (2003).
All’uso di tale stile informativo si associano sensazioni di benessere soggettivo e strategie di coping problem focused.
STILE NORMATIVO (porta ad identità preclusa): affrontano i problemi i problemi di identità in modo automatico,
internalizzando i valori e le credenze di altri significativi, avendo scarse capacità di procedere a forma di
autovalutazione” (2003)
All’uso di tale stile informativo si associano un senso di benessere positivo personale con però scarsa tolleranza per
l’ambiguità e chiusura ad informazioni che possono minacciare le credenze personali e i sistemi di valori già acquisiti
STILE DIFFUSO/EVITANTE (porta ad identità diffusa): cercano di evitare di andare incontro a problemi personali,
conflitti, decisioni. Tale stile risulta associato a strategie di coping emotion focused, aspettative di controllo esterno,
autolimitazioni, strategie decisionali maladattive, dipendenza dal contesto, nevroticismo, reazioni depressive” (2003) se
la scelta viene rimandata troppo lungo e l’ambiente che influenzerà i comportamenti con conseguenze sociali e fisiche
per l’adolescente.

CROCETTI, RUBINI E MEEUS


Modello processuale per studiare come evolve l’identità nel tempo
Processo dell’IMPEGNO= scelte fatte negli ambiti rilevanti dell’identità e livello di identificazione con tali scelte.
L’impegno è il fattore centrale per lo sviluppo dell’identità associato a una struttura di personalità ben definita, e a una
condizione di benessere psicologico, favorito da relazioni positive con i genitori.
L’identità ed accogliersi come un processo interattivo in cui l’adolescente il giovane rivedono i loro impegni nel tempo.
L’impegno sarebbe positivamente correlato con l’essere resiliente, l’estroversione la stabilità emotiva, con un’elevata
autostima e con buone relazioni familiari, nonché con diversi indicatori di adattamento di salute mentale.
Processo dell’ESPLORAZIONE IN PROFONDITÀ= modalità di vivere l’impegno attivamente riflettendo su di esso,
cercando informazioni, confrontandosi con altri
Ha un duplice significato, per cui andare a fondo dell’impegno assunto può:
- Vivere le scelte che ho fatto in modo responsabile e maturo, tipico di personalità aperte e coscienziose (+)
- Diventare problematico quando si diventa scettici e si inizia a dubitare degli impegni presi (instabilità emotiva,
comparsa di sintomi depressivi e ansiosi). (-)
Processo della RICONSIDERAZIONE DELL’IMPEGNO= tentativi di confrontare i propri impegni con altre
alternative possibili e relativi sforzi di cambiare gli impegni assunti perché insoddisfacenti. La riconsiderazione
dell’impegno sarebbe negativamente associata con la Self concept clarity, con l’autostima e con relazioni familiari
povere, è positivamente associata con problemi di esternalizzazione internalizzar enti.

Vengono a formarsi due cicli:


1. Ciclo dinamico, ciclo della formazione dell’identità: dato dall’interazione fra impegno e sua riconsiderazione
alla cui luce l’adolescente rivede gli impegni precedenti.
2. Ciclo del mantenimento dell’identità: dato dall’interazione fra l’impegno e l’esplorazione in profondità, in cui
l’adolescente conferma i suoi attuali impegni, riflette sui loro significati, investe il mantenerli e si accerta che
si adattino alle sue potenzialità e sui talenti. Se questa esplorazione in profondità fa emergere incertezza il
giovane inizia dubitare dei suoi attuali impegni, entra temporaneamente in crisi perdendo le sue routine e le sue
consuetudini e può quindi tornare al primo ciclo, quello della formazione dell’identità.
Vera e propria crisi d’identità: le scelte fatte non corrispondo alle caratteristiche, alle attese e ai desideri degli individui
ed altre possibilità vengono percepite come più affascinanti (problemi comportamentali sia interni che esterni e
relazioni difficili con genitori e adolescenti)

Dalla combinazione die tre processi (Impegno, esplorazione in profondità, riconsiderazione dell’impegno) si arriva a
cinque stati:

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• ACQUISIZIONE, adolescenti con un impegno ben definito, che esplorano in modo accurato e che sentono
corrispondere alle loro aspirazioni. Associata ai più alti livelli di benessere psicosociale
• BLOCCO, adolescenti con un impegno stabile, ma non approfondito e non rimesso in discussione.
• DIFFUSIONE, adolescenti che non hanno un impegno e nemmeno lo cercano. Persone con bassi livelli in tutti
e tre i processi. Hanno bassi profili di personalità, livelli bassi di adattamento, di efficacia civica, risultando
passivi nei confronti della loro formazione identitaria.
• MORATORIUM, adolescenti che non hanno un impegno e nemmeno esplorano in profondità e sono alla
ricerca di un impegno soddisfacente. Presentano problemi internalizzarti ed esternalizzazione sono poco
soddisfatti della loro vita.
• MORATORIUM DI RICERCA, adolescenti che hanno un forte impegno che esplorano accuratamente, ma a
causa di questo approfondimento capiscono che tale impegno non è più adatto a loro e lo rimettono in
discussione. Persone con alti livelli in tutti e tre i processi. Partono da una base certa di impegni con cui si
identificano fortemente che li fa sentire abbastanza soddisfatti.
Un ulteriore aspetto che viene sottolineato dagli studi condotti a partire da questo modello è quello legato all’influenza
culturale e sulla formazione dell’identità in adolescenza. Si è trovata maggiore difficoltà di acquisizione identitaria negli
adolescenti che appartengono a gruppi etnici minoritari, che riporterebbero più alti livelli di riconsiderazione
dell’impegno è una sovra rappresentazione di status di moratorium e moratorium di ricerca.
In altri studi sono state condotte ricerche in ottica cross culturali che mettono in evidenza come il livello di identità
raggiunto dagli adolescenti e diversi correlati di questa acquisizione varino nelle diverse culture rendendo tale compito
più o meno complesso.

LUYCKS
Esplorazione e impegno
ESPLORAZIONE
- Profondità: quella profonda degli impegni attuali
- Ampiezza: esplorazione che sta sull’orizzontale, esploro ma in maniera più superficiale. Può precedere
l’assunzione di un impegno

IMPEGNO
Impegno nel fare: il grado con cui si sono fatte le scelte
Identificazione con l’impegno nel fare: il grado con cui si sono interiorizzate le scelte

Parla di ESPLORAZIONE RUMINATIVA: non si riescono a dare risposte soddisfacenti a domande identitarie
sviluppando un sentimento profondo e intrusivo di incertezza e incompetenza

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AMETT
Giovane adulto
Propone una visione del periodo dai 18 ai 25 anni, emerging adulthood, che non è più adolescenza ma non è ancora età
adulta ed è teoricamente ed empiricamente differente da entrambe.
L’emerging adulthood è caratterizzata da una relativa indipendenza dai ruoli sociali e dalle attese normative: liberi dalla
dipendenza infantile e non ancora presi dalle responsabilità adulte, gli emerging adults esplorano una varietà di possibili
direzioni di vita nell’amore, nel lavoro e nelle possibili visioni del mondo.
dimensioni dell’emerging adulthood:
DIMENSIONE DEMOGRAFICA: chi vive questa fase di vita, dal punto di vista demografico non è assimilabile né agli
adolescenti, né agli adulti. Ciò che caratterizza la fase del giovane adulto è che non c’è nulla di normato.
DIMENSIONE SOGGETTIVA: sa di non essere più un adolescente, ma nemmeno ancora un adulto. Cosa indirizza
verso l’età adulta? L’acquisizione non tanto di uno status demografico sociale o demografico (vivere da solo, avere
figli…), ma quando si accettano delle responsabilità, prendere decisioni in autonomia, diventare persone
autosufficienti.
DISTINZIONE IDENTITARIA: maggiore esplorazione nelle aree dell’amore (serie, più intime, durature maggiore il
tempo in coppia, diminuisce il divertimento puro. trovare persone che possono completarmi) e del lavoro (coerenti con
percorsi formativi che ho fatto, possono soddisfarmi per periodi più lunghi per far si che questo accada devo conoscermi
bene, fare un buon bilancio tra competenze personali...
RISCHIO: compaiono più comportamenti a rischio, più intensi: sesso non protetto, guida pericolosa, uso di sostanze.
Spesso il rischio è una risposta ad un bisogno, li trova funzionali.

ADOLESCENZA E PSICOLOGIA CULTURALE


Il rapporto tra costruzione dell’identità e ancoraggio alla psicologia culturale si esplicita diversi livelli:
1. Gli evidenti cambiamenti biologici e maturative che riguardano ragazzi e ragazze provenienti da diverse realtà
sociali e differenti aree geografiche si rivelano essere importanti eventi culturali in quanto entrano a far parte,
come eventi simbolici, delle diverse relazioni interpersonali.
Inoltre, nella nostra società il prolungamento della dipendenza economica, per la necessità di specializzarsi sul
piano professionale e mettersi più tardi di un tempo nel mondo del lavoro, un elemento che rende più difficile
la transizione all’età adulta. Non è possibile affrontare lo stress dell’adolescenti senza considerarne il dove il
quando, ovvero senza collocarlo in un luogo in un periodo storico ben preciso.
2. Lo studio degli adolescenti va sviluppato tenendo presente le importanti trasformazioni tecnologiche e i
cambiamenti nelle abitudini di vita a cui abbiamo assistito e ancora assistiamo dall’inizio del nuovo millennio.
La rivoluzione tecnologica e digitale di questi ultimi anni avuto interessante lì per questioni di stile di vita nelle
modalità di comunicare costruire relazioni interpersonali, quesiti sono ancora in parte inesplorati sul versante
psicologico. I social network sono parte integrante la vita di bambini, giovani ed adulti, tanto da non poter più
pensare di farne meno. Mondo reale virtuale sono intrecciati. Il controllo necessario, anche in virtù della
pervasività dei media che offrono precocemente modelli di virilità e femminilità da evitare.
3. La narrazione come strumento privilegiato per la costruzione del sé e dell’identità. Il legame che sussiste fra
una reazione e se trova massima espressione del resoconto autobiografico, prodotto dal pensiero narrativo,
strumento attraverso il quale si attribuisce un senso alla propria storia per presentarci agli altri, e a se stessi,
secondo i canoni del sistema culturale di appartenenza. Il racconto della propria vita, sottoposto a continui
cambiamenti modifiche, revisioni, concorre alla costruzione del sé secondo i generi narrativi che diversi
contesti culturali mettono a disposizione. (Bruner).

COMPITI DI SVILUPPO NEI CONTESTI CULTURALI


Partenza indirizzo di quando te li adolescenti con gli strumenti, gli artefatti tecnologici e l’insieme di regole e valori che
offre, dall’altro lato si lascia plasmare dalla creatività stessa degli adolescenti anche grazie al loro contributo e alla loro
energia si trasforma e si arricchisce continuamente.

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CAPITOLO 2: SVILUPPO FISICO-
CORPOREO E SESSUALE
Primo compito che segnala l’effettivo ingresso nel periodo adolescenziale: passaggio dall’essere bambino ad adulto.
L’esito dello sviluppo puberale porta l’adolescente ad avere un corpo adulto che mi accompagnerà peer decine di anni.
È uno sviluppo fisiologo ma che ha con sé le componenti di maturazione sessuale.
Sono cambiamenti somatici (corporei che riguardano parte interne ed esterne) 11-15snni:
- Veloci (breve arco temporale)
- Molto profondi (morfologici, sessuali, organici)
- Consapevoli (questa consapevolezza porta anche a delle ripercussioni psicologiche)
L’adolescente deve compiere una mentalizzazione del proprio corpo, una nuova immagine corporea. Questa
mentalizzazione deve essere una buona integrazione mente-corpo: superare l’esperienza di un corpo che avvolge e
imprigiona e arrivare ad una esplorazione mentale del corpo che l’adolescente riesce a comprendere e a controllare.
Tanti problemi degli adolescenti sono legati a una cattiva mentalizzazione mente-corpo.
Questo corpo adulto porta dei significati nuovi: relazionali, sociali, sentimentali, erotici, genativi. Porta delle
potenzialità e dei significati nuovi e gli viene riconosciuta una continuità nel tempo, in tempo, in termini di sviluppo,
ma anche di decadimento.
Sviluppo fisico corporeo=pubertà
Compimento dello Sviluppo puberale avviene in adolescenza: È un continuum che inizia prima della nascita e
coinvolge una serie di cambiamenti ormonali e fisici interconnessi che esitano nelle capacità riproduttive adulte
nell’apparenza fisica adulta. Non è un evento che accade in una notte: la durata è di 5-6 anni per la maggior parte degli
adolescenti. Tutti questi cambiamenti sono influenzati dall’interazione di fattori genetici, nutrizionali e ormonali.

5 AREE DI CAMBIAMENTI SIA INTERNI CHE ESTERNI (SUCCEDE A TUTTI):


1. Accelerazione seguita da decelerazione della crescita scheletrica
2. Crescita o ridistribuzione del grasso corporeo e del tessuto muscolare
3. Sviluppo dei sistemi respiratorio e circolatorio
4. Maturazione delle caratteristiche sessuali secondarie e degli organi riproduttivi
5. Cambiamenti nel sistema endocrino ormonale che regola gli altri eventi puberali.

SVILUPPO CORPOREO E MATURAZIONE SESSUALE


- L’avvio di questo processi è differente da persona e persona.
- È costante l’ordine attraverso cui avvengono questi cambiamenti.
- Questi cambiamenti sono precoci nelle femmine rispetto ai maschi

I PRINCIPALI CAMBIAMENTI FISICI


Lo scatto di crescita è breve e conosce una rapida fase iniziale, che dura circa due anni fino a raggiungimento di un
picco, e a cui fa seguito una fase di decelerazione caratterizzata da una crescita costante ma meno rapida.
Questa crescita in attesa può far nascere un’impressione di fisicità eccessiva, quasi che il limite corporeo fino ad allora
vissuto svanisse.

Sviluppo livello dei tessuti:


- Nervosi (hanno un aumento molto rapido nei primi 4-5 anni di vita per poi aumentare più gradualmente
raggiunge nel periodo di preadolescenziale 95% dello sviluppo complessivo)
- Linfatici (timo, nodi linfatici)
- Genitali (testicoli, prostata, ovaie, per i quali si può parlare di una vera ripresa dopo un periodo di stasi durato
dai 4 ai 12-13 anni)

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Sviluppo scheletrico e muscolare, la cui crescita non avviene in modo uniforme per tutti i settori del corpo: Le gambe
sono le prime raggiungere la loro lunghezza definitiva, seguite da segmenti diversi, che riguardano la larghezza del
corpo e per ultimo dal torace e dalle spalle. La testa, le mani e piedi sono le parti il corpo che per primi raggiungono la
loro dimensione definitiva. Lo sviluppo muscolare diventa evidente a crescita scheletrica ultimata e pur procedendo con
andamento analogo nei maschi nelle femmine, nel suo complesso risulta più consistente nei maschi.
Si parla di indice corporeo, che riguarda l’altezza il peso che subisce consistenti cambiamenti in questa fase provocando
disarmonie, fonte di inevitabile preoccupazione. Lo sviluppo diseguale di diverse parti del corpo fa apparire
l’adolescente momentaneamente disarmonico e maldestro in una serie di movimenti che invece nella fanciullezza lo
vedevano competente ben coordinato.

FEMMINE
- Crescita del seno (tra 8 e 13anni, età media 10 anni).
- Comparsa pelo pubico
- Aumento dell’altezza
- Menarca (età media 12 anni)

MASCHI
- Crescita testicolare (11 anni, circa 3 anni per una maturazione completa genitale)
- Comparsa pelo pubico
- Aumento in altezza (fra i 13 e 14 anni)
- Prima eiaculazione (fra 13 e 14 anni)
- Cambiamenti nella voce e comparsa della barba

 Avvengono sempre in questo ordine.


A seconda di come si affronta si può essere più o meno soddisfatti della mentalizzazione del corpo.
Può portare ad un possibile fallimento di mentalizzazione mente corpo di un corpo sessuato e generativo che costituisce
un grave scacco evolutivo che può compromettere la capacità di effettuare un corretto esame di realtà.
Testimonianza di tale eventuale fallimento sono i sentimenti di sofferenza psichica costituiti da attacchi alla propria
corporeità trattata come un persecutore o un oggetto estraneo al sé (dismorfofobia=paura che il proprio corpo rimanga
sproporzionato vedere parti del corpo troppo grandi, ipocondria, comportamenti sessuali a rischio, manifestazioni
psicosomatiche, incidenti traumatici e condotte autolesive, DCA).

I PRINCIPALI CAMBIAMENTI SESSUALI


Con la maturazione puberale, compaiono la vita del ragazzo le pulsioni sessuali, già presenti nei primi anni di vita, ma
fortemente rallentate nel periodo della fanciullezza definito periodo di latenza.
Nella prima adolescenza riemerge l’interesse per la dimensione della sessualità e questo sia per la maturazione
fisiologica in corso, sia per motivi psicologici e socio culturali che concorrono aumentare l’interesse del ragazzo e la
ragazza per la sfera della sessualità.
Il ripresentarsi di tali pulsioni sessuali può accompagnarsi con manifestazioni della sessualità che possiamo definire di
tipo autocentrato o eterocentrato.
La masturbazione rientrare il primo tipo di manifestazione si presenta in modo abbastanza generalizzato se nei ragazzi
che nelle ragazze, suscitando reazioni diverse, il più delle volte contrassegnate da sensi di colpa che accompagnano il
ripetersi dell’atto arrivando anche ad incidere sull’autostima del ragazzo che si avverte incapace di smettere e vive con
un disagio sempre maggiore il fenomeno.
La sessualità eterocentrata rimanda invece a comportamenti in cui si accennava prima, che portano i ragazzi a cercare i
coetanei, suscitando il loro interesse cercando situazioni di contatto fisico iniziale intimità, preludio di rapporti sessuali
parziali o completi a cui si stanno preparando anche psicologicamente.

FATTORI PREDISPONENTI E/O PRECIPITANTI CHE ENTRANO IN GIOCO CON


FUNZIONE DI MODERAZIONE E/O AMPLIFICAZIONE

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Fattori, che intervengono nel rendere più o meno complicato questo compito di sviluppo.
Questi cambiamenti inducono una modificazione della percezione corporea e hanno forti conseguenze sulla
soddisfazione della propria immagine corporea
- Genere
- Età
- Pubertal timing
- Cultura

GENERE
FEMMINE
- Più preoccupate per il proprio corpo e per il peso, mostrano una maggiore distorsione della loro immagine con
conseguente insoddisfazione corporea
- Per ridurre il peso iniziano la dieta
- Pongono maggiore attenzione solo ad alcune parti del corpo
- Livelli di stress elevato per la gestione del proprio aspetto fisico e più perfezioniste e critiche dei maschi

MASCHI
- Più attenti alle apparenze, si preoccupano di essere “belli agli occhi degli altri” e si preoccupano per la loro
altezza e per lo sviluppo muscolare
- Fanno attività fisica per ridurre il peso
- Hanno del corpo una visione più globale

ETÀ
PREADOLESCENTI:
- Los viluppo puberale è agli esordi
- Più soddisfatti del loro corpo, del loro peso e dei diversi distretti corporei. L’autostima è alta, anche se sembra
un giudizio poco realistico ancora legato all’infanzia

ADOLESCENTI
- Lo sviluppo puberale è in corso o già quasi concluso
- Più preoccupati di apparire attraenti, sono più critici rispetto al loro peso e poco soddisfatti del loro aspetto
fisico. L’autostima risulta più bassa die preadolescenti.

PUBERTAL TIMING
Distinzione tra pubertal status (livello effettivo reale di maturazione fisica individuale) vs pubertal timing (confronto
con il livello di sviluppo dei coetanei)
 Off time hypothesis, l’essere fuori tempo (precoci/ ritardo)
Si è andati a vedere gli effetti dello svilupparsi fuori tempo.
C’è una differenza a seconda del genere.
I MASCHI che si sviluppano “off-time” nella direzione del ritardo, incontrano difficoltà di accettazione sociale,
inibizione, bassa autostima, maggiore presenza di “negative affect” e comportamenti esternalizzanti.
Le FEMMINE che si sviluppano “off time” nella direzione dell’anticipo sono più insoddisfatte del loro corpo, sono più
precocemente attive sessualmente, mettono in atto maggiori comportamenti volti alla riduzione del proprio peso e
possono sviluppare più facilmente DCA

CULTURA
- I modelli maschili e femminili proposti dalla cultura forniscono i canoni di bellezza che vanno a definire
l’identità (influenza dei socialnetwork).
- Desiderio/bisogno di perfezione da conquistare ad ogni costo (diete, chirurgia estetica)
- L’abbigliamento: una seconda pelle che nasconde i difetti del corpo
- Piercing e tatuaggi, tentativi di modifica e controllo del corpo
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INDAGARE L’IDENTITÀ CORPOREA
Pubertal development scale (A. Petersen)
Questionario per andare a indagare se ci si sente in ritardo- in anticipo- in linea per quanto riguarda lo sviluppo.
C’è una versione maschile e una versione femminile.

Body esteen scale for adolscence


Valuta la soddisfazione attraverso tre fattori:
- Attribuzione
- Apparenza
- peso
in base a questi tre fattori come gli adolescenti derivino la loro autostima

Body image satisfaction scale BISS


va a chiedere una valutazione distretto corporeo per distretto corporeo. Chiedendo il livello di soddisfazione per ogni
parte del corpo. Individua due dimensioni: volto e figura.

Mi disegno
Strumento per valutare l’immagine corporea e il suo grado di articolazione.

Non usare lo strumento in ottica proiettiva. È uno strumento qualitativo attraverso cui codificare attraverso una griglia
obiettiva e oggettiva:
- livello formale (forma, integrazione, proporzioni)
- livello del dettaglio (corpo, volto abbigliamento)
- livello di caratterizzazione sessuale (corpo, volto, abbigliamento)
 assegnati punteggi. Più completi più punteggio.
Aiuta a capire la mentalizzazione del ragazzo.

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Anoressiche sono più insoddisfatte del loro aspetto fisico, del loro volto e più preoccupante per il loro peso rispetto al
gruppo di controllo. hanno un’autostima molto più bassa rispetto al gruppo di controllo.
- Molto più presenti disegni infantili.
- Presenti disegni con tentativi diversi 8cancellautre, prove…)
- Presenti disegni indefiniti (no volto, non specifici, no pupille…)
- Presenti neganti disegni che non raccontano id pazienti anoressiche, non si rappresentano con un corpo magro.

Obesi sono fortemente insoddisfatti della propria immagine corporea, del proprio peso e del proprio volto. Non si
evidenziano differenze dal gruppo non clinico riguardo la percezione che gli altri hanno di loro.
Sono le femmine obese ad essere più insoddisfatte risetto ai maschi nell’apparenza e nella soddisfazione per il peso
Hanno un’autostima più bassa rispetto al gruppo di controllo
- Presenti disegni poco precisi
- Disegni neganti
- Disegni con tentativi diversi

RIPERCUSSIONI PSICOLOGICHE DEI CAMBIAMENTI FISICI DELLA


MATURAZIONE SESSUALE
Gli effetti che i cambiamenti fisici sessuali legati alla maturazione corporea hanno sugli adolescenti consentono di dare
una configurazione più completa il compito di sviluppo, fornendo ulteriori chiavi di lettura e di interpretazione del
vissuto dell’adolescente.

IL FATTORE INTRAPERSONALE: determinato dalla propria storia, dalle proprie esperienze di vita che indirizzano
influenzano la valutazione l’interpretazione che ogni singolo adolescente darà ai cambiamenti che il suo corpo sta
vivendo, facendogli vivere in modi molto diversi, più o meno conflittuali e faticosi tali cambiamenti.
Dismorfofobia È la difficoltà o impossibilità di comprendere il cambiamento fisico in atto e quindi come proiezione sul
corpo di immagini distorte e anomale e comuni in adolescenza si presenta come fenomeno temporaneo, che
generalmente scompare con il procedere dello sviluppo.
Negli adolescenti la paura che le trasformazioni in atto e li cambino per sempre in modo loro che non desiderabile
auspicabile quindi non molto presente e richiede loro un intenso lavoro di comprensione ed elaborazione di quanto sta
effettivamente accadendo.
L’adolescente pur tacendo il più delle volte le proprie paure e circa difetti anormalità colte nel proprio corpo e
mutamento, pensa che gli altri si accorgano di tali aspetti e, come lui, li ritengano anomali e preoccupanti.

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LE DIFFERENZE INTERINDIVIDUALI: si creano a partire da una diversa velocità e collocazione temporale della
maturazione fisica in atto
- Pubertal status: livello della maturazione fisica
- Pubertal timing: confronto del proprio pubertal status con quello dei pari della stessa età
Off-time hypothesis tematizza il tempo dell’insorgenza puberale come potenziale fattore di rischio per quegli
adolescenti che sono fuori tempo, o perché in anticipo perché è in ritardo rispetto ai pari.
Maturation deviance hypothesis, sottolinea in particolare la presenza di livelli di stress più elevati negli adolescenti
fuori tempo. Gli adolescenti più vulnerabili, meno in grado di affrontare i problemi dei loro pari non fuori tempo.
Early maturation o early timing hypothesis, sottolinea come tali situazioni di anticipo sia particolarmente vero per gli
adolescenti femmine con una serie di conseguenze personali e sociali.
- La presenza di aspetti di vulnerabilità precedent il period adolescenziale può rendere più emotivamente
sensibile gli adolescent in particolare nell’affrontare lo stress legato allo sviluppo puberale
- L’influenza ormonale tipicamente adolescenziale dice di un’aumentata attività emotiva che può portare più
felici più facilmente all’uso di sostanze e comportamenti problematici
- Il contesto può essere un amplificatore se è un senso ad attivo che disadattivo. Viene data attenzione
all’influenza esercitata dalla famiglia, dei pari e dalla scuola.
IL FATTORE CULTURALE: diverso significato che viene dato ai cambiamenti fisici e allo sviluppo puberale nelle
diverse culture. La corporeità in adolescenza può essere infatti diversamente vissuta e problemi ma utilizzata, fra
dimensioni ambivalenti che vanno dall’annientamento, dalla negazione dell’avere un corpo, alla sua esaltazione o
comunque esibizione, il tentativo di modificazione cambiamento.
Anoressia: comincia con una dieta dimagrante avviata senza un controllo medico accompagnato dalla percezione della
ragazza di essere comunque troppo grassa: tale comportamento influenzato da stereotipi pubblicitari e sociali, in realtà
segnala disagi psichici profondi orientati verso una corporeità percepita in modo conflittuale ed eccessivo. C’è un iper
mentalità azione del proprio corpo da parte dell’adolescente, che si traduce in un’esagerata dedizione adesso, la sua
cura, a quanto avviene al suo interno, attenzione eccessiva che arrivo a invadere anche a livello psichico a proporsi
come unica modalità l’attività mentale e affettiva.
Bulimia: presenta il medesimo sintomo dell’anoressia, ovvero un’ossessione per il cibo per il proprio peso corporeo che
viene usato in modo difensivo per evitare di affrontare temi conflitti legati alla costruzione della propria identità
personale.
Tatuaggi: non c’è un’intenzione trasgressiva di tipo sociale: l’aspetto corporeo e quello mentale si intersecano
connotando entrambi la scelta di tale pratica.
Piercing: non è una modificazione definitiva, si compie comunque un atto per modificare il corpo
Tatuaggi e piercing vengono utilizzati per la modificazione definitiva di alcune parti del corpo e quindi dell’immagine
corporea che l’adolescente si costruisce propone al mondo.
Piercing e tatuaggi si propongono come strumenti attraverso cui la mente e il corpo comunicano dialetticamente trovano
infine un’alleanza che contribuisce a costruire una rappresentazione completa integrata del sé.
Chirurgia estetica: è una modalità cui l’adolescente può far ricorso sotto l’accordo dei genitori, nel tentativo di
contrastare in qualche modo controllare i cambiamenti inarrestabili della crescita. Sia un rimodellare il proprio fisico,
avvicinandolo quanto più possibile il corpo ideale.
Senza un’adeguata riflessione presa di coscienza rispetto al rapporto con il proprio corpo, il ricorso alla chirurgia
estetica potrebbe andare ad esercitar bar e il confronto con un corpo ideale aumentare la condizione di malessere verso
il proprio fisico, inducendo i giovani a continuare a sottoporsi a interventi per sopperire ad un’insoddisfazione sempre
più crescente.

IDENTITÀ DI GENERE IN ADOLESCENZA


Identità sessuale= riguarda i caratteri biologici e anatomici della persona ed è collegata all’orientamento sessuale.
Orientamento sessuale= modo di relazionarsi agli altri e provare attrazione romantica o sessuale per persone di un
genere piuttosto che di un altro, non coincide con il genere
Un tempo era un compito “tranquillo”; oggi invece è un compito complesso e articolato.
Compito e processo che consolidano l’assunzione di ruoli di genere: identità e genere= convincimento persistente
d’essere maschio o femmina; si riferisce agli aspetti psicologici, sociali e culturali della mascolinità e della femminilità
(asessuali, bisessuali, pansessuali…).
I cambiamenti fisici e puberali comportano necessariamente un lavoro di ridefinizione del proprio ruolo in termini
maschili o femminili, attese sociali che ora si fanno sentire in modo più evidente.
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Il raggiungimento di un’identità di genere non confusione è sicuramente un compito evolutivo primario nel periodo
adolescenziale, spesso origine di profonde lacerazioni e ambivalenze risolte.
Questa ricerca di identità sessuale è diventata una ricerca più complessa e complicata.
Uno dei rischi è quello di un’adesione ad un modello sessuale a fronte di un adolescente che però deve ancora esplorare.
Il raggiungimento di un’identità non confusiva è sicuramente un compito evolutivo primario nel periodo adolescenziale,
spesso origine di profonde lacerazioni e ambivalenze irrisolte.
Resta un compito e resta un’identità maschile o femminile, ma è un compito molto più complesso perché ci sono molti
più modelli. Questo processo può rimanere aperto anche negli anni successivi.
Tre orientamenti classicamente noti tesi a spiegare lo sviluppo dell’identità di genere:
1. Orientamento biologico
2. Orientamento sociale
3. Orientamento cognitivo
Essere maschi ed essere femmine oggi significa confrontarsi con una realtà più complessa, articolata e in qualche modo
sfumata rispetto ad alcuni anni fa, dove l’idea di femminilità e mascolinità era più facilmente rintracciabile.
Aspetti di somiglianza e di differenze di genere permangono, ma richiedono nuove articolazioni e un costante confronto
con i modelli sociali e culturali che il contesto in cui si vive rimanda.
In passato era un processo lineare di adesione aurora di genere rigido e irreversibile, è stato sostituito da interpretazioni
discrezionali della mascolinità e della femminilità, con connotazioni sia meno rigide, sia meno differenziate.
La fluidità degli attuali percorsi di costruzione identitaria consente di uscire da una concezione rigidamente binaria,
maschile o femminile, per adottare una logica dimensionale, in cui l’identità di genere può essere intesa come tipica o
atipica rispetto alla congruenza con il sesso biologico.
Gruppo dei pari: individuato come gruppo generazionale in cui l’adolescente consolida non solo il proprio sistema di
valori, in particolare gli ideali di genere, ma anche le norme di condotta appropriata in merito ai comportamenti e alla
definizione dei desideri.
La disforia di genere si riferisce al disagio affettivo e cognitivo in relazione al genere che ci viene assegnato e consiste
in una condizione di scollamento tra sesso (genere assegnato alla nascita) e identità di genere.

Antecedente ai primi COMPORTAMENTI SESSUALI ci sono:


dato biologico: precocità o ritardo
dato personale e psicologico
dato sociale: pari e famiglia culturale (le famiglie educano proponendo dei modelli)
differente valutazione della vita sessuale al maschile/femminile. Già il modo in cui ragazzi/ragazze trattano il tema è
differente
- Maschi: ne parlano poco, si arrangiano
- Femmine: ne parlano molto, vivono modelli contraddittori (doppio standard femmine con tanti partner
vengono viste in maniera differente rispetto a ragazzi che hanno tante partner)
 Questo è un retaggio sociale che arriva dal ‘900. Oggi si sono fatti grandi passi avanti, ma ci vuole tempo
affinché avvenga un cambiamento di visione.

RELAZIONI SENTIMENTALI IN ADOLESCENZA: SIGNIFICATI E IMPLICAZIONI


L’interesse per la tematica delle relazioni sentimentali in adolescenza ha trovato solo recentemente posto nella
letteratura scientifica.
Precedentemente le relazioni sentimentali in adolescenza si pensava che fosse un fenomeno raro. E venivano
concettualizzate come superficiali, frivole e brevi e non si pensava che potessero influenzare il loro benessere
psicologico.
Si è capito poi che le relazioni hanno un ruolo importante per la formazione identitaria dell’adolescente contribuendo al
suo sviluppo e avendo anche delle conseguenze sul outcomes comportamentali.
RELAZIONE SENTIMENTALE= legami instabili, volontari, caratterizzati da comportamenti di reciproco
riconoscimento, connotate da una dimensione affettiva specifica con espressioni sia fisiche che, nel tempo, sessuali.
- Consentono di sperimentarsi in modi distinti e nuovi rispetto a quelle amicali e a quelle con i genitori
- Influenzano la costruzione dell’autostima in senso globale
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- Consentono il processo di separazione e individuazione dalla famiglia di origine
- Sono il primo contesto di apprendimento della sessualità nascente, spazio di prova non solo sul come
comportarsi.
A partire da alcuni dati invariabili nel tempo, si assiste ad un difficile lavoro di definizione di sé in relazione alla propria
appartenenza di genere e alla propria sessualità, in un contesto socio culturale che non offre modelli univocamente
determinati in questo ambito, ma sollecitazioni complesse e a volte contraddittorie.
Forte è l’investimento dell’adolescente, investimento spesso accompagnato da incertezze interne, da modelli di
riferimento esterni ambigui, scarsi, flessibili, da forti pressioni dei pari. Possibili sono i momenti di confusione, in cui la
ricerca identitaria sembra arrestarsi e la costruzione del Sé appare più incerta, più volta a fare domande che non a
trovare risposte.
Modelli relativi ai comportamenti sessuali si sono modificati, gli adolescenti di oggi sanno molto di più della sessualità.
La conoscono e la vivono molto prima rispetto a prima.
Si ha un mutamento negli atteggiamenti verso la sessualità con una morale sempre più privata e relativistica, sempre
meno pubblica e valutativa: quindi ci sono adolescenti più liberi, più informati, ma non per questo più competenti.
C’è una maggiore precocità nei rapporti sessuali e maggiori liberalizzazione nei modelli di espressione sessuale
(rapporti con diversi partner, maggiore frequenza di rapporti). Il sesso è normalizzato, se ne parla da subito, è
accessibile, condivisibile, praticabile, più questione tecnica e di sperimentazione che non di affetto ed emozione.
La scuola resta il luogo dove opportunamente bisogna lavorare su questi temi, ma anche sui livelli affettivi ed emotivi.
Il fatto di avere molti partner, o cambiarli molto può essere un segno di non aver riflettuto abbastanza sull’importanza
dell’affettività.
Imparare ad impegnarsi in una relazione sentimentale con un partner e confrontarsi con la capacità sessuale è stato
definito come un vero e proprio compito di sviluppo del periodo adolescenziale
La scelta di confrontarsi con la sessualità può essere frutto di una decisione matura e consapevole o esito, al contrario,
di una scelta non personalmente motivata, spesso risultato di una pressione subita da parte del partner o dei pari che
l’adolescente non è preparato a contrastare o a negoziare
Per gli adolescenti a cui tali competenze vengono a mancare, e ad un’età precoce è più probabile che esse siano poco
sviluppate o carenti, la sessualità di frequente si realizza in condizioni situazionali o relazionali scadenti e può
connotarsi come un comportamento a rischio.
Quando l’adolescente non è libero di scegliere autonomamente e si trova in una situazione di costrizione e di pressione,
questo mette a rischio la possibilità di giungere ad una piena realizzazione delle sue potenzialità di crescita e in tali casi
la sessualità può essere legata a traiettorie evolutive meno positive
Acquisire la capacità di vivere serenamente la propria sessualità è una sfida complessa ed è importante che
l’adolescente abbia già sviluppato una serie di competenze sociali, emotive e cognitive necessarie alla realizzazione di
un’esperienza sessuale positiva, sana e consensuale
È importante in una relazione:
1. saper riconoscere e opporsi ai tentativi di manipolazione (partner/pari),
2. controllare i propri impulsi e le proprie emozioni rispettando le proprie esigenze e quelle del partner,
3. negoziare le scelte in modo paritario insieme al partner in un contesto carico dal punto di vista emozionale,
4. comprendere e valutare le conseguenze del proprio comportamento sessuale sul piano relazionale e
riproduttivo,
5. procurarsi e utilizzare, in modo corretto, un metodo contraccettivo efficace

se i rapporti sessuali sono precoci (14 anni), instaurare rapporti sentimentali risulta essere associato con:
- insuccesso scolastico
- minore autostima
- sentimenti depressivi
- condotte trasferssive
- comportamenti sessuali a rischio

se i rapporti sessuali mancano, soprattutto durante la fase affiliativa delle relazioni sentimentali non avere un partner
può esporre a:
- malessere e disagio
- minore autostima
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- fatica ad essere accettato nel gruppo dei pari
- sentimenti negativi legati al rifiuto da parte dle possibile partner

se i rapporti sessuali sono troppi; cambiare molti partner risulta essere associato a situazioni di rischio e di malessere:
- conflitto
- rottura del legame
- malessere psicologico e frustrazione
- sentimenti depressivi e di ritiro
- uso di sostanze

Funzioni della relazione sentimentale:


1. Conoscenza e accettazione del proprio corpo
2. Gestione del ruolo maschile o femminile
3. Conseguimento dell’autonomia, fa sentire grandi
4. Ristrutturazione del concetto di sé
5. Confrontarsi con la capacità sessuale adulta

Motivazioni che spingono alla ricerca di una relazione sentimentale:


1. bisogni affettivi di “appoggio”: non esprime un bisogno di coppia ma del singolo
2. bisogni “maturativi”: realizzazione di sè
3. bisogni di natura sessuale: risultano secondari, c’è spesso scissione fra affettività e sessualità
4. bisogno di proiettarsi nel futuro: favola d’amore

FURMAN E WEHNER (1994), teoria di sistemi comportamentali per spiegare come le relazioni romantiche si
evolvono per soddisfare tutte le funzioni di una relazione d’attaccamento tradizionale: attaccamento, cura e
riproduzione sessuale.
L’evoluzione, secondo gli autori, passa da diversi stadi:
· Lo stadio delle semplici interazioni con pari del sesso opposto a seguito della pubertà;
· Lo stadio del casual dating che consiste in una serie di relazioni a breve termine che soddisfano il bisogno di
affiliazione;
· Lo stadio delle relazioni stabili grazie a cui i bisogni d’intimità degli adolescenti più grandi vengono soddisfatti
insieme ai bisogni di sessualità e affiliazione;
· Lo stadio delle relazioni impegnate, tipico dei giovani adulti che sono maggiormente capaci di prendersi cura e
rispondere ai diversi bisogni emotivi del partner.
In tutti questi stadi non c’è un effettivo bisogno di coppia, ma un bisogno di stare bene da solo. Con la tarda
adolescenza e il giovane adulto appaiono l’impegno e la reciprocità. Inizia ad esserci spazio per l’ascolto e
l’accoglimento dei bisogni del partner.

BROWN (1999, 2002) prime relazioni romantiche come naturale evoluzione dei rapporti amicali tra ragazzi di sesso
opposto. Modello evolutivo-contestuale per spiegare la progressiva evoluzione del tipo di relazione che gli adolescenti
vivono in maniera romantica
1. Fase dell’iniziazione: prima adolescenza (11-13 anni), caratterizzata dalla sperimentazione delle proprie capacità
come partner in modo romantico. Focus non sulla relazione, ma sulle proprie abilità e sull’immagine di sé. Relazioni
brevi e superficiali.
2. Fase dello status: media adolescenza (14-16 anni), relazioni romantiche considerate principalmente come una
modalità di affermazione della propria posizione all’interno del gruppo di pari. L’attenzione non è più su di sé, ma
sull’approvazione dei coetanei.
3. Fase dell’affezione: tardo adolescenza (17-20 anni), maggior fiducia nelle proprie abilità e apertura ad un rapporto
più maturo e profondo. Diminuisce influenza del gruppo dei pari e il valore dato al giudizio altrui. Relazioni romantiche
appassionate, più lunghe e caratterizzate da cura e impegno reciproci. Pari e partner rivestono ancora la stessa
importanza.

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4. Fase della costruzione: giovane adulto (dai 21 anni circa), fase basata su un progetto di vita futuro concreto, che
possa durare tutta la vita. I soggetti iniziano a considerarsi inseparabili dal partner, pur conservando personalità
autonome. Il gruppo dei pari passa sullo sfondo, senza arrivare comunque ad appiattirsi. C’è la coppia ma continuo ad
esserci Io con la mia individualità e autonomia.

CONNOLLY E COLLEGHI (2004), teoria che tiene conto della motivazione innata alla realizzazione sia
dell’intimità che dei bisogni identitari. Questo spinge a partecipare a forme più avanzate di relazioni romantiche nel
tempo. Le relazioni sentimentali forniscono il contesto chiave per soddisfare i sentimenti passionali e sessuali che
emergono dalla pubertà. Nel tempo i familiari e gli amici non riescono più a rispondere a tutti i bisogni di intimità e
identità dei giovani adulti come invece può fare un partner romantico.
· Lo stadio dell’infatuazione, nel quale è possibile esplorare le proprie passioni romantiche discutendone con i pari o
usando la propria fantasia;
· Lo stadio affiliativo, in cui i pari che sono abili socialmente danno il via a gruppi misti;
· Lo stadio dell’intimità, in cui si fa pare di una relazione diadica che non appartiene al gruppo di pari ed è
caratterizzata da un’intimità più matura;
· Lo stadio dell’impegno, serietà e stabilità in un rapporto, in cui il soggetto trova un equilibrio tra la vicinanza col
partner esclusivo e il suo bisogno di identità ed espressione personale.

La competenza romantica
Insieme di abilità di tipo cognitivo, emotivo e sociale che consentono all’adolescente di affrontare in maniera adattiva
l’esperienza sentimentale:
1. Pensare alle relazioni nella loro reciprocità e bilanciare intimità e individualità.
2. Apprendere dall’esperienza passata e pensare in maniera consequenziale.
3. Prendere decisioni che consentono di raggiungere i risultati desiderati, avendo cura e rispetto di sé e del
partner.
4. Pensare alle relazioni con insight: consapevolezza di bisogni e desideri propri e del partner.
5. Controllare e regolare le emozioni e il sé in relazione all’esperienza romantica, tollerare imprevisti o eventi
non desiderati, inibire la ruminazione, mantenere buoni livelli di autostima.

DAVILA ritiene che essere competenti dal punto idi ista romantico è particolarmente importante nell’adolescenza in
quando l’Esperienza Romantica svolge un ruolo chiave per l’adolescente che si trova ad affrontare diversi compiti di
sviluppo anche di tipo sociale.
La competenza romantica si sviluppa con l’esperienza. Risulta strettamente connessa all’esperienza sentimentale del
soggetto, e tende a svilupparsi nel corso dell’adolescenza fino alla prima età adulta in quanto le diverse esperienze in
campo sentimentale permettono al soggetto di sperimentare, maturare e apprendere dall’esperienza passata.
Quattro dimensione della competenza romantica:
- Mutualità, consapevolezza che l’adolescente ha dei bisogni propri e altrui, ossia la capacità di bilanciare
intimità e autonomia;
- Insight, abilità di riflettere sulle relazioni, consapevolezza delle cause e delle conseguenze dei comportamenti,
degli scopi e delle motivazioni proprie e altrui, capacità di apprendere dall’esperienza sentimentale propria e
altrui;
- Apprendimento, abilità dell’adolescente di imparare dall’esperienza sentimentale propria e altrui;
- Regolazione Emotiva, consapevolezza delle proprie emozioni, abilità di regolarle in base alle situazioni,
capacità di ricorrere a strategie di coping adattive.
Questo non mette al riparto dal vivere emozioni sentimentali critiche, ma permettono di avere quelle capacità per
fronteggiare anche le situazioni di malessere.

 Per misurare la competenza romantica si usa l’intervista. Intervista semi-strutturata messa a punto da Davila
et al. (2009) per la valutazione della CR dai 14 ai 25 anni (adolescenti e giovani adulti) sia maschi che
femmine.
L’intervista prevede l’uso di un linguaggio e di una terminologia semplice e che si adatti al tipo di soggetti a
cui è rivolta. Questo consente di mantenere una buona validità ecologica.
La lunghezza dell’intervista varia dai 30 ai 50 minuti in base all’esperienza personale dell’adolescente.
20
1. Si parte chiedendo informazioni generali circa la situazione sentimentale e le amicizie del soggetto per
comprendere l’esperienza romantica maturata e il contesto sociale dell’adolescente.

2. Serie di domande volte a capire quali sono secondo il soggetto le caratteristiche che rendono una
relazione più o meno buona.

3. Serie di scenari riguardanti situazioni comuni legate alle relazioni romantiche. Al soggetto è chiesto di
descrivere cosa pensa, come si sente e come si sarebbe comportato in quelle situazioni.

Si passa poi a sezioni specifiche che variano a seconda dell’adolescente che si ha davanti.
Soggetti che affermano di avere una relazione passata o attuale: richieste informazioni circa le caratteristiche di
quella relazione (ad esempio: supporto percepito, tipo di comunicazione, fiducia, risoluzione dei conflitti, presenza di
rapporti sessuali).
Soggetti che non hanno ancora avuto una relazione: domande che vertono sui sentimenti e sui pensieri connessi
all’avere una relazione.
 Una volta registrate, vengono trascritte. Si va a ricercare all’interno di tuta l’intervista: frasi, risposte che
possono essere codificate per:
mutualità
insight
apprendimento
regolazione emotiva
classificando a basso-medio-altro, giungendo ad una quantificazione numerica

MUTUALITA’

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INSIGHT

APPRENDIMENTO

COMPETENZA ROMANITCA

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DOMANDE:
- Sviluppo fisico corporeo maschile e femminile
- Conseguenze di uno sviluppo puberale precoce (ipotesi off time hypotesis)
- Non buona mentalizzazione del proprio corpo che conseguenze può avere

SVILUPPO COGNITIVO (!!)


Lo sviluppo cognitivo è un compito di sviluppo
Permane il passaggio dal reale al possibile
Lo sviluppo cognitivo è molto importante in quanto consente di sviluppare anche una conoscenza id Sé anche rispetto a
quelle che sono le proprie emozioni e le proprie dimensioni interne.
C’è un diverso modo di descriversi, ci si descrive attraverso le cose che fanno (9-10 anni).
Con il passaggio pre-adolescenza, adolescenza si inizia a descriversi per le proprie dimensioni interne, questo posso
farlo grazie alle competenze cognitive che mi portano a riflettere su queste parti più interne.
Negli ultimi decenni c’è un aumento dello sviluppo intellettivo, grazie anche a delle condizioni ambientali migliori in
cui si realizza la crescita.
PIAGET, pensiero operatorio formale: scoperta del piacere nell’uso del pensiero
1. capacità di astrazione, pensiero non più focalizzato sul “qui ed ora”
2. ragionamento scientifico
3. capacità di pensare al futuro
4. contenuto del pensiero si espande a questioni morali, sociali e politiche, ed a argomenti sul mondo interno
c’è una fronte correlazione del pensiero operatorio formale e il percorso di formazione e di istruzione. Questo pensiero
operatorio formale viene raggiunto da alcuni adolescenti (non tutti), alcuni rimarranno ad un livello men o evoluto del
pensiero.
La capacità di riflessione potrò svilupparsi prima nelle aree di maggiore interesse ed attitudine.
C’è una maggiore diversificazione delle competenze cognitive legato a quello che si studia e che ci interessa. Motivo
per cui alleniamo maggiormente alcune dimensioni rispetto ad altre.

Metacognizione  la consapevolezza e il controllo che un individuo ha dei propri processi cognitivi (ad es.,
metamemoria, metacomprensione e così via), quanto sono in grado di dire come ragiono, come comprendo ecc.
È La differenza principale tra il funzionamento mentale del bambino e quello dell’adolescente è data dalla capacità di
riflettere sul proprio stesso pensiero. Si tratta di un cambiamento importante che coinvolge le abilità metacognitive del
soggetto, ovvero la capacità di riflettere sulla propria conoscenza (livello dichiarativo) e sulle proprie modalità e
strategie di conoscere, ricordare, apprendere (livello procedurale) (Moshman, 1998)
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I bambini sarebbero, inizialmente, ‘oggettivisti’  tutto il sapere è ‘certo’ e può essere appreso velocemente sulla base
dell’osservazione
Successivamente (10/11 anni) cambiamento nella direzione del ‘relativismo’  la verità di ciascuno ha dignità pari a
quella degli altri
Nella tarda adolescenza e nella prima età adulta  a fronte di diverse ipotesi o prospettive, si può valutare l’accuratezza
e validità di ciascuna in base alla raccolta di dati o al ragionamento: non tutte le prospettive avrebbero, secondo i
ragazzi, la stessa consistenza e pregnanza teorico-esplicativa

Bymes, individua 3 ambiti in cui la ricerca si è concentrata maggiormente nell’adolescenza


- Conoscenza, ovvero studiare i tipi di conoscenza posseduti a differenti età e i cambiamenti con l‘età delle
connessioni fra i diversi tipi di conoscenza dichiarativa (cosa conosco), procedurale (come conosco),
concettuale (perché conosco)
- Orientamento metacognitivo aumentata abilità degli adolescenti a riflettere e valutare la loro conoscenza, i
processi cognitivi e i comportamenti
- Processi cognitivi (ragionamento, codifica, apprendimento) aspetti di abilità e competenza nell’uso di certi
processi rispetto ad altri

Negli inizi di questo secolo, grazie alle nuove tecnologie i neuroscienziati hanno iniziato a monitorare la vita del
cervello lungo gli anni per cogliere i cambiamenti nella sua struttura e nelle sue funzioni.
Per Piaget terminava attorno al 13-14 anno di vita. Ma agli inizi del 2000 si è scoperto le lo sviluppo cerebrale non
termina con l’adolescenza ma continua (fino ai 25/30). Prima is riteneva che le competenze cognitive dell’adolescente
fossero complete, ora questo non avviene più. Questo aiuta a comprendere meglio i comportamenti dell’adolescente ma
aiuta anche a capire come intervenire sull’adolescente.
Tutto ciò è stato possibile grazie alle neuroscienze, che grazie alle lor tecnologie hanno consentito di monitorare in
chiave longitudinale lo sviluppo del cervello: come le diverse aree del cervello si sviluppano, con che tempistica e con
quale sincronia le une con le altre. (RM, Diffision Tensor Imaging, RMFunzionale).
Quello che si viene a scoprire è che Lo sviluppo non si ferma nell’infanzia ma continua in adolescenza fino all’adultità.
Quindi bisogna cercare di cercare di capire i comportamenti tipici degli adolescenti in relazione ai cambiamenti nel
cervello che caratterizzano questo periodo di vita
La corteccia cerebrale raggiunge la sua piena maturità dopo il ventesimo anno di vita. In seguito, i circuiti neuronali si
strutturano in funzione del loro uso secondo una logica legata alla regola ‘use-it-or lose-it’ che implica lo sfoltimento
delle sinapsi inutilizzate (pruning) e la diminuzione della materia grigia. Proprio in relazione a ciò, migliorano il
ragionamento logico, le abilità di elaborazione delle informazioni, la capacità di inibire le risposte e di considerare
simultaneamente più dati.
La maturazione cerebrale in adolescenza riguarda in particolare la corteccia prefrontale principale correlato neurale
delle funzioni esecutive necessarie per la pianificazione e l’esecuzione di comportamenti finalizzati a un obiettivo.

DUE MACROFENOMENI CHE CARATTERIZZA LA MATURAZIONE DELLA


CORTECCIA PREFRONTALE
Incremento lineare della sostanza bianca (mielinizzazione) con conseguente aumentate capacità di conduzione e di
comunicazione neurale.
Maturazione della materia grigia che segue una curva a U rovesciata: aumenta di volume durante l’infanzia, ha un
picco nella prima adolescenza, inizia a decrescere in adolescenza e continua a declinare fino circa ai 20 anni.
La corteccia prefrontale perde dunque materia grigia e questo declino riflette un importante processo neuroevolutivo: il
processo di pruning sinaptico= processo di sfoltimento delle sinapsi meno utilizzate e attivate dalle esperienze del
soggetto. Sfoltendo vado a rinforzare i circuiti maggiormente utili. C’è si una caduta di materia grigia ma che mi serve
per rendere più efficaci i processi cognitivi.
La mielinizzazione aumenta la velocità di trasmissione degli impulsi nervosi =preparazione di più efficienti piani di
lavoro e migliore esecuzione degli stessi. L’eliminazione delle sinapsi ridondanti consente una più stabile, duratura e
sincronizzata connessione fra aree prefrontali
Conseguenze dei due macrofenomeni sulle funzioni esecutive (=Insieme di processi psicologici necessari per mettere in
atto comportamenti adattivi e orientati verso obiettivi futuri: Memoria di lavoro, Attenzione selettiva e sostenuta,
Shifting attentivo, La pianificazione, Il problem solving, L’automonitoraggio e la rilevazione degli errori, La capacità
decisionale, L’autoregolazione). Prima questi processi non sono completamente maturi.

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 La mielinizzazione e il pruning sinaptico sono due macrofenomeni tipici del periodo adolescenziale che
agiscono in tempi diversi sul nodo affettivo (prima) e cognitivo (dopo.
In adolescenza manca il contro bilanciamento tra nodo affettivo-cognitivo che portano a comportamenti e
difficoltà di decisione.
In più nel periodo adolescenziale è caratterizzato da forti stimoli e attivazioni che portano a comprendere il
perché di certi comportamenti immaturi e non comprensibili.
FUNZIONI ESECUTIVE
Le funzioni esecutive connesse alla corteccia prefronte dorsolaterale: “fredde” o “metacognitive”, elaborazione
cognitiva e controllata, quindi lenta, delle informazioni, permettono un controllo attentivo e deliberato del
comportamento.

Le funzioni connesse alla corteccia prefrontale orbitofrontale: calde” o “affettive/motivazionali”, elaborazione rapida
affettiva e automatica delle informazioni, permettono un controllo del comportamento basato sulla valutazione delle
gratificazioni e la gestione delle situazioni di rischio. (tipica degli adolescenti)

MODELLO EVOLUTIVO DEL PROCESSO DI ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI


SOCIALI E FUNZIONALI ESECUTIVE
Stimoli sociali elaborati sequenzialmente da 3 circuiti neurali distinti:
1. Nodo della detezione: Categorizza lo stimolo come sociale e ne decifra le sue proprietà di base
2. Nodo affettivo (funzioni esecutive “calde”): cerco di capire in termini di punizioni-rinforzo i significati di
questo stimolo. Lo stimolo viene dotato di significato emotivo e si decide se vada affrontato o evitato.
3. Nodo cognitivo-regolatore (funzioni esecutive “fredde”): processa le informazioni e genera la rispsota
comportamentale diretta allo scopo e adeguata al contesto sociale in cui si è presentato lo stimolo.

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SVILUPPO COGNITIVO E SVILUPPO
MORALE
Lo sviluppo morale ed emotivo sono possibili alla luce dello sviluppo cognitivo. Lo sviluppo cognitivo sta alla base
Lo sviluppo cognitivo consente all’adolescente anche di valutare in modo diverso i comportamenti sociali propri e altrui
attraverso nuove capacità di giudizio morale
Piaget e la morale autonoma: comprensione e accettazione critica delle norme vigenti, basata sulla responsabilità
soggettiva delle azioni.
Kohlberg e la morale del “bravo ragazzo” (orientata in modo conformista, attenta alle aspettative interpersonali, a cui
segue una moralità basata sulla legge e sull’ordine) e quella ad orientamento contrattuale-legalistico (diritti degli
individui, norme con carattere di utilità collettiva, orientamento verso principi etici di tipo universalistico)

Crescendo viene sempre meglio compresa la natura delle regole, che non sono tutte uguali:
alcune chiamano in causa principi fondamentali (norme morali) e si riferiscono a concetti di benessere e giustizia.
Sono regole universali, non modificabili:
• Hanno un carattere obbligatorio e tutti le devono rappresentare
• Si basano sul rispetto dei diritti umani e non possono essere modificate
• Hanno un carattere universale e la loro validità è generalizzabile a tutte le situazioni pertinenti
altre rappresentano standard socialmente concordati (norme convenzionali) e riguardano il rapporto con l’autorità, la
tradizione, le norme sociali.

Quanto il giudizio morale influenza la condotta sociale?


Vi è una correlazione, per cui a più alti livelli di giudizio morale corrispondono comportamenti più altruistici e si è
meno sensibili alla pressione sociale, MA non si può sostenere che il ragionamento morale sia il principale predittore
del comportamento morale.
Bassa comprensione degli aspetti contingenti e non necessariamente morali della situazione, basse capacità esecutive
per portare a termine le azioni
Un comportamento può definirsi morale quando è guidato dal desiderio di non prevaricare gli altri

1. Considera effetti e conseguenze delle azioni su di sé e sugli altri


2. Valuta se e quali delle conseguenze considerate soddisfano i criteri morali
3. Decide se seguire i criteri morali o altri ritenuti più opportuni in quella circostanza (vantaggio personale)
4. E’ in grado di mettere in atto la decisione presa e portarla a termine

 Il momento in cui si crea una discrasia tra ragionamento morale e comportamento morale è quello della
decisione. Posso aver colto l’azione, aver colto le conseguenze e letto le conseguenze in morale/non morale a
quel punto prendere una decisione che comunque ritengo per me più vantaggiosa.
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Il comportamento morale dipende anche da quanto i valori e i principi morali sono integrati nell’identità o nel Sé
degli individui: più tali valori sono integrati nell’identità, più il comportamento morale si tradurrà in azione
IL DISIMPEGNO SOCIALE
Bandura ritiene che la capacità di agire moralmente (moral agency) dipenda dall’interazione fra il sistema di
autoregolazione interno e quello esterno
I due sistemi di autoregolazione (interno/esterno) mostrano scenari diversi e inibiscono la trasgressione. Nel tempo si
tende a dare più importanza al sistema interno: autocondanna come la peggiore delle punizioni.
Il comportamento morale è intenzionale, volontario e sottoposto a controllo personale
E questo vale anche per il comportamento immorale: i principi morali non sono rigidi regolatori della condotta, per cui
la persona di questi principi può anche non tenere conto

IL DISIMPEGNO MORALE
Racconta dell’esistenza di una serie di meccanismi che aiutano l’adolescente a evitare di sentire lee emozioni morali a
valenza negativa (colpa, vergogna), tipici dell’adolescenza
Meccanismi che compongono il disimpegno morale, che permettono di ricostruire una situazione a proprio vantaggio
così da non sentire colpa e vergogna:
Giustificazione morale
- etichettamento eufemistico
- Confronto vantaggioso
- Dislocamento delle responsabilità
- Diffusione delle responsabilità
- Distorsione delle conseguenze
- De-umanizzazione della vittima
- Attribuzione di colpa alla vittima
 lavorano su momenti diversi della condotta.

Momenti all’interno del processo regolatore in cui il controllo morale interno può essere sganciato dalla condotta
dannosa, le sanzioni interne possono essere cancellate reinterpretando la condotta, offuscando la fonte causale,
trascurando o falsando le conseguenze dannose e accusando o svalutando le vittime

Tre meccanismi che vanno ad agire su una condotta riprovevole per farla diventare non riprovevole
GIUSTIFIAZIONE MORALE: quando qualcuno annulla una regola sostituendola con una regola ancora più
importante per lui “Io uccido, anche se sono contrario alla morte, per cambiare la società”
Etichettamento eufemistico: modalità attraverso cui si definisce positivamente un comportamento negativo, attraverso
cui si da uno status di rispettabilità ad attività reprensibili “In fondo scherzavamo, stavamo solo giocando non è
successo niente”
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Confronto vantaggioso: modalità attraverso cui ci si giustifica pensando che c’è chi si comporta peggio, così azioni
deplorate possono essere fatte passare per giuste contrapponendole a evidenti atti di barbarie

DIFFUSIONE DELLE RESPONSABILITÀ: quando si diffonde la responsabilità agendo in gruppo, quando il legame
fra condotta e conseguenze è meno evidente a causa di una diffusione di responsabilità per una condotta colpevole, se
tutti sono responsabili nessuno lo è veramente, “Ero con gli altri e lo facevano tutti”
Dislocamento delle responsabilità: le sanzioni interne si attivano tanto più la responsabilità per gli effetti dannosi non
è ambigua. Quando la responsabilità è differita, le persone vedono le loro azioni come derivanti da un’autorità e come
azioni di cui esse sono personalmente responsabili “Io ubbidivo agli altri”

DISTORSIONE DELLE CONSEGUENZE O NONCURANZA: si evita di guardare in faccia il danno che le proprie
azioni producono o lo si minimizza
De-umanizzazione della vittima: influenza della percezione dell’altro come un essere umano, si trasforma la natura
umana delle persone attribuendogli una natura non umana, la gente non si lascia commuovere dai destinatari “privi di
sentimenti”, “Un barbone non è un vero essere umano, è un relitto”
Attribuzione di colpa alla vittima: si scarica la colpa sui propri antagonisti o sulle circostanze ambientali, per cui la
persona vede se stessa come vittima innocente e la propria condotta negativa come reazione obbligata a una
provocazione violenta “Mi ha provocato, se l’è cercata lui”

Chi presenta in modo sistematico queste forme di disimpegno morale è più facile che ceda alla devianza e che persista
in questo comportamento: la pressione normativa per lui non funziona più

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CAPITOLO 4: L’ADOLESCENTE E LO
SVILUPPO EMOTIVO ED AFFETTIVO
La parte più consistente dello sviluppo emotivo avviene durante l’infanzia. Nel passaggio dalla prima infanzia
all’adolescenza sono poche le nuove emozioni che emergono
L’esperienza emotiva in adolescenza è in parte una funzione dell’incorporazione dei nuovi eventi cognitivi e fisico-
corporei e della sua influenza sulle percezioni degli adolescenti circa il loro sviluppo.
Emozioni più complesse sono la conseguenza dell’accresciuta capacità interpretativa di eventi interni ed esterni alla
persona e di valutazioni consapevoli e inconsapevoli sul loro significato

Comprensione della NATURA delle emozioni: riconoscimento e categorizzazione delle emozioni di base e complesse.
Categorizzazione delle emozioni miste ovvero della possibile copresenza di emozioni di diversa valenza. L’empatia
arriva dopo.
Comprensione delle CAUSE delle emozioni: Comprensione delle cause esterne e interne. Comprensione del ruolo dei
ricordi, dei desideri e delle credenze sulle emozioni. Comprensione del ruolo dei valori e della morale
Comprensione del CONTROLLO delle emozioni: tema della gestione e della regolazione emotiva. Comprensione della
distinzione tra emozione apparente ed emozione provata. Comprensione della possibilità di controllo (tramite diverse
strategie) dell’esperienza emotiva in corso.

EVENTI CHE INFLUENZANO LA VITA EMOTIVA DELL’ADOLESCENTE:


SVILUPPO COGNTIIVO: grazie a nuove abilità e competenze il mio ragionare sulle emozioni è un ragionare più
maturo e complesso.
- il riconoscimento di emozioni complesse, multiple e plurideterminate di se stessi e degli altri,
- una maggiore introspezione nell’esaminare la propria vita emotiva
- il riconoscimento del fatto che lo stesso evento può ragionevolmente attivare risposte emotive diverse in
persone diverse
EVENTI ORMONALI: Particolare sensibilità alle alterazioni ormonali e lento adattamento ad esse come spiegazione
parziale della variabilità emotiva e nell’esperienza emotiva “esasperata” di eventi positivi e negativi
ESPERIENZA DI VITA: Più io faccio esperienze più mi espongo a provare emozioni. Entrare in contesti diversi ed
aumentar ele relazioni aumentare anche le mie esperienze emotive. Il periodo adolescenziale è un periodo ricco di
eventi nuovi (“pile-up”, accumulo di eventi di vita) che la persona deve affrontare per uscirne.
Ognuno di questi eventi può influenzare indipendentemente lo sviluppo e il tono emotivo, ma nel loro insieme questi
stressors contribuiscono ad un consistente risveglio emotivo.

Sebbene diversi dati contraddicano la concettualizzazione dell’adolescenza come periodo di turmoil, effettivamente il
panorama emotivo della vita degli adolescenti differisce dal periodo precedente e da quello successivo

LA VITA EMOTIVA QUOTIDIANA DELL’ADOLESCENTE:


intensità, frequenza e durata delle esperienze emotive, con emozioni “estremizzate” o verso l’alto o verso il basso, in
particolare per le esperienze negative. Stati d’animo sono meno persistenti e più veloci sparire.

EMOZIONE E IDENTITÀ
L’esperienza emotiva fornisce un’organizzazione e un significato per esperienze di vita differenti.
L’emozione servirebbe come una sorta di “collante” che unisce eventi separati attraverso la condivisione di processi
emotivi e valenze emotive.
Viene ad essere inestricabilmente legata all’identità: quando si modifica l’esperienza emotiva con essa cambia anche
l’identità
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Percezione negativa, depressione e vergogna:
esperienze negative più intense nelle femmine che le porta a stati d’animo depressivi. Stati d’animo associati a stili
cognitivi particolari che includono pensieri negativi automatici, disperazione, tendenza alla ruminazione sui problemi e
le preoccupazioni.
Nelle femmine aumentano le emozioni di vergogna, timidezza, tristezza, soprattutto nei contesti interpersonali. I
maschi tendono a negare di provare tali emozioni: le loro emozioni negative sono legate ad attività e risultati.
La vergogna particolarmente avvertita dalle femmine, è emozione esacerbata anche da altri fattori ed eventi che le
adolescenti stanno vivendo e che le espongono maggiormente a provare tale emozione

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CAPITOLO 5: L’ADOLESCENTE E IL
MONDO SOCIALE
ADOLESCENTI E GENITORI INSIEME AI PROTAGONISTI
L’adolescenza va vissuta. La differenza la può fare il come gli adulti aiutano, supportano e accompagnano durante il
percorso.
Lo sviluppo puberale porta con sé una grande spinta all’autonomia, un maggiore desiderio di lontananza/minore
vicinanza con i propri genitori.
Sviluppo cognitivo ed emotivo:
1. cambiamento nella concettualizzazione della relazione genitore-figli
2. deidealizzazione die genitori
3. individuazione die genitori come persone autonome con idee e responsabilità proprie

L’adolescenza bisogna leggerla sia dal punto di vista dell’adolescente ma anche del genitore.
L’adolescenza prevede una doppia transizione familiare che vede co-protagonisti genitori e figli e che l’obiettivo
l’acquisizione di un’identità più adulta da parte dei giovani con l’assunzione delle conseguenti responsabilità.

Questi cambiamenti di tipo fisico corporeo.-emotivo-cognitivo supportano l’acquisizione all’autonomia ma sono anche i
fattori che scatenano alla base delle situazioni conflittuali che vanno a caratterizzare soprattutto nella prima fase
dell’adolescenza la relazione con i genitori
- autonomia
- conflitto

ACQUISIZIONE AUTONOMIA: il compito dell’adolescente è quello di acquisire sempre maggiore autonomia di tipo
pratico dal punto di vista sia cognitivo che emotivo. I genitori però devono fornire un contesto relazionale che favorisca
l’acquisizione l’autonomia dei propri figli.
Tale evento comporterà mutamenti a carico della famiglia intesa come sistema stabile agli accadimenti riguardanti uno
dei suoi membri gestibile di cambiamenti anche più profondi.
L’acquisizione dell’autonomia passa attraverso il processo di emancipazione:
- separazione
- individuazione
quindi per acquisire autonomia bisogna separarsi dai propri genitori, non solo come processo mentale. Inizia proprio
con una serie di cambiamenti nel pratico, nella routine. Questi cambiamenti poi vanno ad essere anche qualcosa di
psichico e mentale (stare fuori di casa, non condividere determinati aspetti…).
L’adolescente inizia a prendere il distanze dalle figure genitoriali, avvia un processo di identificazione forte che lo porta
a rinnegare in parte le identificazioni precedenti per cercare altrove figure identificatorie, queste lo aiuteranno a
costruirsi un’identità propria, anche a partire dall’eredità genitoriale, ma ricomposta dalla base delle esperienze
significative vissute autonomamente.
Si compiono allontanamenti (psichici e fisici) dai genitori, rinegoziando routine e abitudini consolidate nell’infanzia e
modificando ruoli e mansioni ancorate a modalità infantili non più funzionali all’adolescente che sta cercando di
transitare all’età adulta.
Durante il periodo adolescenziale molteplici sono le competenze e le nuove possibilità (sociali, cognitive, sessuali) che
il ragazzo acquisisce e che vanno ad arricchire il suo orizzonte esperienziale e la sua identità.
L’adolescente si sente per molti aspetti pronto ad affrontare in modo più autonomo il mondo esterno, consapevole di
come tali esplorazioni siano funzionali e determinanti per un percorso identitario arrivato ad un punto di svolta critico e
significativo: chiede maggiore autonomia, maggiori spazi decisionali, maggiore privacy, minore controllo.
Quello che si crea è un effetto di saturazione che l’adolescente avvertirebbe rispetto a certi atteggiamenti presenti
nell’ambito familiare, che inizia vivere con insofferenza che contribuiscono a spingerlo al mutamento. La raggiunta
31
autonomia intellettuale e lo porta d’elaborare idee personali sulla scorta di esperienze già vissute o che è in procinto di
intraprendere e che lo collocano in una sorta di marginalità psicologica volontaria che contribuisce ad un
allontanamento dalla vicinanza genitoriale. Questo non significa per l’adolescente rompere i legami con i genitori; ma
poter avere la libertà di esprimersi, di instaurare nuove relazioni extra familiari di tipo amicale affettivo non più sotto il
controllo o la necessaria approvazione dei genitori.
 Processo di ridefinizione dei rapporti con i genitori.
Il processo di individuazione può avere luogo in nuove figure identificatorie.
L’esito di questo processo di separazione è una maggiore autonomia, maggiore emancipazione e quindi un’identità più
autonoma che inizia a raccontare che tipo di adulto sarà quell’adolescente.
- Effetto di saturazione: come se ad un certo punto ai propri figli iniziasse ad essere stretto tutto, provocando ad
un’insofferenza a dei comportamenti che prima non davano fastidio. Questo porta ad una richiesta di maggiore
controllo.
- Sicuro rientro a casa
- Marginalità categoriale: percezione dell’adolescente a non avere un vero status sociale. Sente di non essere
più bambino e non essere ancora adulto.
È un doppio compito, sia per i figli che per i genitori.

L’esito di questa posizione indefinita (non più bambino e non ancora adulto) lo porta ad avere un ruolo marginale in
entrambe le categorie e a vedersi indebolito della propria dimensione di identità sociale.

I genitori possono sperimentare rispetto alla crescente autonomia dei figli i sentimenti ambivalenti, orgogliosi da una
parte per le nuove conquiste in diversi ambiti, ma preoccupati dall’altra circa le possibili conseguenze che le nuove
autonomie potrebbero significare in campo affettivo, sessuale e nei contesti sociali non familiari sempre più frequentati
dei figli. Siano genitori che negano ed impediscono di fatto il figlio nuove esperienze, oppure che fingono di non vedere
tali esperienze, disinteressandosene apertamente, ancora genitori che passano da un eccesso di permessivismo ad un
eccesso di controllo.

RELAZIONI CONFLITTUALI: QUALI COMPONENTI IN GIOCO?


L’adolescenza è un periodo di particolari turbolenze ed intensi conflitti nel rapporto genitori figli
La relazione fino agli 11 anni è una relazione di dipendenza nei confronti dei genitori. (dipendenza di tipo affettiva,
psicologico, sociale e dei bisogni primari).
Questa relazione di dipendenza e dominanza deve trasformarsi e diventare una relazione di indipendenza, dove il figlio
sente id aver acquisito delle competenze per far a meno del genitore. I figli chiedono un’autonomia sempre maggiore,
questo non significa voler spezzare il legame ma creare un legame che consenta di andare.
Solo attraverso il confronto si avvieranno quei processi di ristrutturazione dei rapporti familiari necessari per sostenere e
promuovere la nuova fase del ciclo di vita familiare che comporterà la conquista dell’autonomia del figlio.
Si parla di conflittualità sana.

Van Doorn; individua tre possibili strategie che verrebbero usati in modo differente nella prima fino alla media
adolescenza:
- Problem solving positivo: Si cerca di capire il punto di vista dell’altro e si ragiona insieme per raggiungere un
accordo
- Partecipazione al conflitto: ci si insulta verbalmente, ci si arrabbia, si attacca o ci si difende perdendo il
controllo,
- Il ritiro: ci si evita e si evita il problema, ci si distanzia e non si parla.

È proprio grazie ai conflitti alla loro soluzione che l’adolescente ha modo di consolidare importanti abilità sociali e
cognitive quali ascoltare, confrontarsi con pareri diversi dei suoi, riflettere.
Un esito possibile tale atmosfera di tensione è quello di un atteggiamento di svalutazione, di iper critica e
disinvestimento da parte dei figli nei confronti dei genitori.
La ricerca della giusta distanza fra genitori e figli, carenza di movimento e di sicuro rientro: il vero pericolo È quello
della stagnazione del blocco, del congelamento di qualsiasi movimento, esito di un clima familiare comunicativa
educativo spesso presente da sempre, ma solo nell’adolescenza evidente nelle sue potenzialità regressive e involutive.
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Il conflitto non è di per sé negativo indice di problematicità: ha una funzione chiara e la sua importanza nel processo di
emancipazione dell’adolescente quando avviene il clima familiare di ascolto e di vicinanza.
Si creano discrepanze fra le aspettative dei figli e quelle dei genitori laddove la sequenza routinaria e attesa è interrotta
da comportamenti che violano le aspettative (il vestirsi, il parlare, il truccarsi…). Il genitore si va ad imbattere con la
discrepanza tra figlio ideale e reale.
Il conflitto è accompagnato da un incremento dei vissuti emotivi negativi, da una diminuzione della vicinanza e della
intimità con i genitori
Non pregiudica il legame di coesione, ma ha la funzione di stimolare cambiamenti e riorganizzazioni
Dalla preadolescenza all’adolescenza: da battibecchi molto frequenti e quotidiani su temi anche poco importanti a
conflitti meno frequenti ma molto più intensi e affettivamente negativi.
I genitori devono essere aiutati a capire che non è il legame che viene messo in dubbio ma il modo di stare insieme, il
modo di essere genitori-figli.
Questa conflittualità è caratteristica della prima adolescenza nel corso del tempo si fanno meno frequenti ma possono
rimanere degli scontri su questioni un po’ più fondative.
Si vive all’interno della famiglia un periodo di transizione fra disequilibrio ed equilibrio con presenza di pattern diadici
contrastanti e mutevoli (da ostile a gioioso, da vicino a lontano….) che dovrebbe esitare in un nuovo panorama di
possibilità relazionali per il sistema familiare di tipo più adattivo e paritario e meno conflittuale
 Necessità di un riassestamento e riallineamento delle CREDENZE e degli obiettivi familiari
Quando si diventa genitore si ha una certa idea di come dovrebbe comportarsi un genitore e di come dovrebbe essere un
figlio. Ho delle idee rispetto allo sviluppo e la crescita.
Credenze= strutture cognitive necessarie che costruiamo su tutto.
Queste credenze creano delle aspettative.
Per comprendere la natura della funzione parentale è necessario non fermarsi ad osservare i genitori (dimensione del
fare = stili educativi), ma è importante anche chiedersi cosa sentono, cosa sperano e cosa pensano a proposito dello
sviluppo dei loro figli
Studiato il parenting a partire da quello che si osservava nei genitori. Si stava maggiormente sulla dimensione del fare.
Per capire perché un genitore mette in atto determinati comportamenti devo comprendere le credenze che sono
all’origine della pratica educativa.
Bisogna portare i genitori a un livello di riflessione per cui riescano a spiegare la loro pratica educativa.
Lavorando sulla credenza si va a modificare la pratica

Componenti principali delle credenze complesse:


- Contenuto cognitivo: processo di elaborazione delle informazioni allo scopo di formarsi rappresentazioni della
realtà e in questo caso del bambino e del suo sviluppo
- Struttura: i contenuti vengono organizzati in un sistema congruente permeabile alla cultura e agli eventi. Non è
una struttura fissa ma permeabile.
- Funzione adattiva: saper far fronte cognitivamente alle richieste dell’ambiente con un’azione adeguata. Ci
aiuta ad iniziare ad orientarci
- Relazione fra credenze:
aspetti affettivi: ciò che provo e ciò che penso
intenzionalità: ciò che come genitore desidero e intenzione di agire in modo appropriato

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credenze genitoriali contribuiscono alla creazione della cultura familiare: modello di passaggio delle credenze
- I genitori esprimono la loro opinione e inviano un messaggio
- I figli percepiscono e interpretano il messaggio genitoriale
- I figli rifiutano o accettano il messaggio
- Azione di follow up da parte dei genitori

STILI EDUCATIVI E FUNZIONI DI PARENTING: NON SOLO UNA QUESTIONE “DA”


GENITORI
Il tipo di relazione fra genitori e figli vissuto durante l’infanzia influenza in modo in cui l’adolescente affronterà i
compiti di sviluppo che lo attendono, determinandone un esito, in chiave evolutiva, più o meno funzionale.

I GENITORI AUTORITARI adottano uno stile rigido, non orientato alla risposta dei bisogni; in queste famiglie i
bambini godono di poca libertà e ricevono poche gratificazioni. Il genitore è distaccato e raramente loda il figlio e nella
sua azione educativa è guidato da principi molto rigidi. Viene dato grande valore all’obbedienza e al conformismo,
pretendono rispetto per se stessi e per i valori della famiglia. Le regole vengono imposte senza essere spiegate o
giustificate e devono essere accettate incondizionatamente senza possibilità di verifica. Le azioni educative sono
orientate ad uno stretto controllo di condotte rigidamente prestabilite e vengono adottate prevalentemente strategie e
misure disciplinari punitive. I genitori non sono inclini alla discussione: ritengono importante che il figlio accetti
pienamente gli standard stabiliti dalla famiglia, non incoraggiano il comportamento autonomo e indipendente e danno
importanza all’esigenza di limitare l’autonomia del figlio.
I bambini con genitori autoritari sono inibiti nelle relazioni sociali, molto spesso ansiosi, controllati ed eccessivamente
protetti. Viene incoraggiata la non indipendenza, la passività e ad uno scarso investimento nelle relazioni. Le rigide
regole dei genitori possono proteggere i figli da aspetti di devianza, favorendo l’adattamento degli stessi agli standard
genitoriali: generalmente i figli di genitori autoritari hanno percorsi scolastici abbastanza positivi e non vengono
coinvolti in attività devianti.

I GENITORI AUTOREVOLI si caratterizzano per una combinazione equilibrata di calore e disciplina. Esercitano
responsabilmente un costante monitoraggio nei confronti dei figli, senza risultare restrittivi o controllanti, al contrario
incoraggiano lo sviluppo nel bambino dell’autonomia personale. Il genitore basa la sua azione educativa su elementi
razionali e promuove la comunicazione e gli scambi verbali e, se possibile, rispetta i desideri dei figli. Sono disponibili
a spiegare i motivi dei loro criteri di condotta e accettano che i bambini possano esprimere il proprio punto di vista. La
relazione con il figlio è improntata al coinvolgimento affettivo. Questo stile, a esiti positivi rispetto a diverse misure di
competenza e salute mentale, fra cui l’adattamento, la maturità psicosociale, la cooperatività con gli adulti e con i pari,
l’autostima, l’esplorazione dell’identità, la riuscita scolastica, il raggiungimento di risultati, l’autocontrollo e il
benessere psicologico.
I bambini sono fiduciosi nelle proprie capacità, competenti ed interessati, mostrano autocontrollo, curiosità e
competenza sul piano sociale. Vanno volentieri a scuola ed ottengono buoni risultati. Sono bambini indipendenti, che
grazie all’interazione con genitori stimolanti e presenti, tendono a sviluppare un buon livello di autostima. Anche nelle
relazioni con i coetanei sono ben adattati: si tratta di bambini altruisti, gentili e molto popolari.

I GENITORI PERMISSIVI esercitano un controllo scarso o nullo sul comportamento del bambino. La relazione con
quest’ultimo è caratterizzata da amore e affetto e forte coinvolgimento del bambino nelle decisioni familiari. Questi
genitori non mettono in atto alcuna strategia disciplinare, sono estremamente poco severi rispetto alle regole e poco
coerenti sulla disciplina. Sono inoltre eccessivamente tolleranti, fanno poco ricorso alle punizioni e non esercitano sul
figlio alcun genere di autorità. Non richiedono al bambino di mettere in atto un comportamento maturo, ma lo lasciano
libero di comportarsi in modo autonomo e indipendente.
Questi bambini tenderanno ad essere privi di obiettivi, poco interessati ai risultati dei loro comportamenti, e
faticheranno nell’ assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

I GENITORI TRASCURANTI fanno di tutto per ridurre il tempo e l’energia dedicata all’interazione con il figlio, sono
impegnati a fare tutto ciò che è possibile per minimizzare i costi della genitorialità e nel fare ciò mantengono una sorta
di distanza affettiva. Adottano atteggiamenti di disimpegno e disinteresse nei confronti del bambino e di ciò che fa,
sanno poco delle sue attività, mostrano scarso interesse per le sue esperienze a scuola e con gli amici. Questi genitori
non forniscono alcun sostegno, non trasmettono affetto e danno poche spiegazioni sulle regole sociali, raramente

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conversano con il figlio e tengono poco conto del suo punto di vista quando prendono decisioni. I genitori sono centrati
su se stessi, strutturano la vita familiare primariamente attorno ai propri bisogni e interessi.
I bambini risulteranno poco maturi sia sul piano sociale che su quello cognitivo, isolati ed esposti al rischio di
devianza. Inoltre, dal momento che in famiglia non hanno sperimentato una relazione affettiva calda e solida, tendono
ad essere meno maturi anche per quanto concerne la sfera emotiva. Spesso hanno difficoltà nelle relazioni
interpersonali, causate da forti sentimenti di inadeguatezza e insicurezza, e sperimentano di frequente la sensazione di
essere trascurati, non voluti ed non accettati.

PARENTAL MONITORING: supervisione genitoriale, controllo genitoriale. Consiste nel vigilare sulle attività dei
minori, che è una pratica fondamentale sia nella prima infanzia che in adolescenza.
Bassi livelli di monitoring supervisione genitoriale delle attività dei propri figli sono legati oltre che ai comportamenti
delinquenziali, maggiore associazione compari devianti, insuccesso e basso rendimento scolastico, minore accettazione
tra i pari in alzamento dei sintomi internalizzarti (in particolare ansioso-depressivo).
Parental knowledge (conoscenze genitoriali): va distinto dalle modalità attraverso cui i genitori riescono ottenere tali
informazioni, nella convinzione che un ruolo fondamentale nel proteggere dalle condotte disadattiva del figlio e guidare
verso comportamenti normativi sia giocato proprio le modalità tramite cui le informazioni sono acquisite:
- Parental sollicitation: La sollecitazione nei confronti dei figli attraverso l’uso di domande dirette, finalizzate a
raggiungere il conseguimento delle informazioni necessarie ad un adeguato controllo degli stessi.
- Parental control: L’imposizione di regole, limiti e restrizioni che limitano il comportamento dei figli al fine di
controllare più facilmente i loro spostamenti, le attività svolte e le amicizie frequentate.
Va aggiunta anche la possibilità che ci sia volontà da parte dell’adolescente di aprirsi e condividere spontaneamente con
i genitori informazioni rispetto alla sua vita privata, attraverso una comunicazione spontanea (adolescent disclosure).

Gli studi indicano come una storia progressiva di vicinanza, supporto, partecipazione e comunicazione sia condizione
necessaria, se non indispensabile, per rendere gli adolescenti maggiormente disponibile condividere informazioni
personali con i loro genitori, e poter essere da questi ultimi indirizzati nel loro percorso di crescita.

OGGI il ruolo dei genitori viene interpretato in una cornice culturale sempre più improntata all’estetica e meno all’etica.
Il rischio è proprio quello che si perda la dimensione educativa del rifiuto, della frustrazione, a vantaggio di una
dimensione affettiva che trova nella gratificazione e nell’annullamento della fatica la sua espressione più congeniale.
L’assenza o comunque la vaghezza di regole o divieti all’interno dell’atmosfera familiare: la paura e la difficoltà ad
essere autorevoli comportano non imporre più regole, vincoli che vengono a mancare in assenza di principi e valori certi
da trasmettere e proporre.
Si parla di adolescenti sregolati, proprio perché non conoscono le regole, non ne hanno consapevolezza e quindi non
possono disubbidirne. Questo però impedisce all’adolescente l’esperienza della trasgressione, dell’opposizione a ciò che
è significativo per i genitori e che egli cerca di infrangere per iniziare ad allontanarsi da casa.

27.03.2023
Macoby e Martin nel 1983 hanno evidenziato 4 stili educativi sulla base di due dimensioni:

1. Controllo (demandingness, richieste dei genitori per integrare i figli nelle famiglia e nella società sollecitando
comportamenti maturi ed esercitando supervisione)

2. Sostegno (responsiveness, azioni finalizzate a favorire l’individualità, autoregolazione, affermazione di sé


attraverso manifestazioni di sostegno e calore e la disponibilità a soddisfare i bisogni dei figli)
I quattro stili sono i seguenti:
1. autorevole (alto controllo e sostegno);
2. autoritario (alto controllo, basso sostegno);
3. indulgente (alto sostegno basso controllo);
4. negligente (basso controllo e sostegno)

Nel corso del secolo scorso e questo i vari autori hanno esplicitato le loro idee:

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• Gli studi anche recenti confermano la positività dello stile autorevole anche in adolescenza: i genitori
autorevoli sono calorosi e coinvolti, fermi e coerenti nelle regole e nei comportamenti, e, in particolare durante
l’adolescenza, sono in grado di garantire un contesto che faciliti l’autonomia del figlio e lo sviluppo di opinioni
e valori propri  protezione flessibile

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• Lo stile autorevole è da cogliere più come un contesto emotivo favorevole che non come un elenco di pratiche
educative e i suoi effetti sono individuabili anche longitudinalmente  palestra per competenze comunicative
e psicosociali
• buon accordo fra genitori rispetto allo stile educativo utilizzato con i figli: è comunque meglio avere
almeno un genitore autorevole (e quindi una “non coerenza” fra genitori), piuttosto che non avere nessun
genitore di tipo autorevole.
• funzionalità di tale stile educativo trascenda la specificità culturale: anche in culture differenti, pratiche
autorevoli significano un migliore adattamento per il figlio adolescente
• Se lo stile autorevole “garantisce” un evoluzione più positiva ed evolutiva rispetto ad altri stili, diventa
importante chiedersi quali interventi, quali politiche sociali vadano avviate per far comprendere, sostenere e
implementare tale dimensione educativa
STILE EDUCATIVO COME PROCESSO RELAZIONALE FRUTTO DELLA NEGOZIAZIONE FRA
GENITORI E FIGLI, DOVE ANCHE I FIGLI HANNO UN RUOLO ATTIVO NELL’INFULENZARE IL
COMPRTAMENTO DEL GENITORE E LE DINAMICHE FAMILIARI
CAMBAIMENTI NELLA FIGURE E NEI RUOLI GENITORIALI

« La mia sola consolazione, quando salivo per coricarmi, era che la mamma venisse a darmi un bacio non appena fossi
stato a letto. Ma quella buonanotte era di cosí breve durata, ella ridiscendeva così presto, che il momento in cui la
sentivo salire, poi quando passava nel corridoio a doppia porta il rumore leggero della sua veste da giardino di
mussola azzurra, dalla quale pendevano cordoncini di paglia intrecciata, era un momento per me doloroso.
Annunciava quello che l'avrebbe seguito, in cui mi avrebbe lasciato, e lei sarebbe ridiscesa. Di modo che quella
buonanotte che mi era così cara, giungevo a desiderare che venisse il più tardi possibile, perché si prolungasse
l'intervallo in cui la mamma non era ancora venuta. Qualche volta, quando, dopo avermi baciato, ella apriva la porta
per andarsene, volevo chiamarla indietro, dirle: "Dammi ancora un bacio" ma sapevo che subito ella avrebbe fatto il
viso scuro, giacché la concessione che faceva alla mia tristezza e alla mia agitazione salendo ad abbracciarmi,
portandomi quel bacio di pace, irritava mio padre, che riteneva assurdi quei riti…..»

superamento di un’etica del dovere, della logica delle «correzioni» connesse ad una società «patriarcale»
Mentre la madre è ancora ritenuta comunque care-giver principale nella relazione con i figli….
I nuovi padri: cosa resta del padre?
• Cambiamento culturale nell’esercizio del ruolo paterno
• Padre “maternizzato” ed “empatico”
• Itinerario formativo del nuovo padre più vicino alla natura che alla cultura
Tasso di insicurezza molto aumentato dallo smantellamento di modelli educativi di riferimento
Genitori crescono i figli senza potere e senza fare riferimento a una tradizione indiscussa e indiscutibile
Non sono più solo i figli a doversi far legittimare dai genitori, ma sono anche i genitori che hanno bisogno delle
conferme dai figli
Quanto più mio figlio mi approva tanto più valgo come genitore: rischio di sudditanza nei confronti dei figli

• Minor numero di fratelli e sorelle


• Genitori e figli vestiti quasi nello stesso modo
• Mancanza di formalità nel rapporto
• Grande complicità su argomenti che rappresentavano un tabù
Famiglie di oggi come famiglie in cui si sta sempre insieme: condivisione del quotidiano (luoghi, abitudini, argomenti)
come tratto distintivo della famiglia oggi, dove l’indipendenza dei figli non è più l'obiettivo primario, dove le
distinzioni sono sfumate quando non confuse
Legame giocato una volta sulla distinzione fra due mondi che poteva diventare separazione, incomunicabilità, creare
fratture e conflitti, duri, spesso interiorizzati: ma era naturale che non si creasse intimità e si favoriva una certa
autonomia. Il distacco poteva essere più o meno traumatico, ma era maturale e spontaneo, ricercato

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28/29.03.2023
COS’È L’AMICIZIA?

• Diversamente declinata e declinabile per ogni singolo periodo di vita


• Fenomeno complesso e dinamico, frutto di un processo relazionale che coinvolge almeno due persone
• Relazione volontaria, chiusa, basata sulla preferenza, sull’attrazione reciproca e sul piacere di stare insieme
• Rientra nelle relazioni ascritte e non prescritte, soggetta quindi a ripensamenti

Le condizioni dell’amicizia sono:


- Reciprocità
- Preferenza
- Affetto
- Divertimento
- Stabilità
- Legame di scambio, materiale e affettivo: regola dell’uguaglianza
- Intimità
- Fiducia nell’altro
- Svelamento di sé

AMICIZIA E CICLO DI VITA

• Incide sugli esiti dello sviluppo dalla prima infanzia alla vecchiaia
• I cambiamenti legati allo sviluppo provocano cambiamenti anche nelle relazioni
• Relazioni amicali come contesto cruciale di sviluppo in particolare in adolescenza

PROGRESSIONE STADIALE NEL MODO DI INTENDERE L’AMICIZIA


stadio «costi e benefici» (4 e 8 anni) i bambini intendono l’amicizia in base al piacere che traggono dallo stare insieme,
dall’essere vicini, dal divertirsi. Scelgono gli amici valutandoli tramite un’ottica di vantaggi e svantaggi.
stadio «normativo» (9 e 11 anni) per i bambini iniziano ad acquisire importanza valori quali la sincerità, la lealtà e la
condivisione, che diventano obiettivi verso cui indirizzare il rapporto e condizioni necessarie affinché si abbia un
legame di amicizia.
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stadio «empatico» (11 e 14 anni) l’amicizia assume la connotazione di una relazione basata sulla condivisione degli
interessi, delle idee e dei sentimenti e l’amico visto come qualcuno capace di mettersi nei panni dell’altro, per
accoglierlo, sostenerlo, accettarlo e consigliarlo.

FUNZIONI DELL’AMICIZIA IN ADOLESCENZA

Funzione adattiva e indicatore del benessere psicologico della persona, fattore di protezione dal rischio psicosociale
1. Sostegno e supporto sociale
2. Apprendimento di norme e potenziamento di abilità e competenza
3. Sperimentazione di comportamenti relazionali
4. Costruzione della consapevolezza di sé e dell’identità personale

Funzione adattiva e indicatore del benessere psicologico della persona, fattore di protezione dal rischio psicosociale
1. Sostegno e supporto sociale
2. Apprendimento di norme e potenziamento di abilità e competenza
3. Sperimentazione di comportamenti relazionali
4. Costruzione della consapevolezza di sé e dell’identità personale
QUALI DETERMINANTI NEI PROCESSI DI SCELTA

Scegliersi fra «uguali»: l’ipotesi della similarità


 Caratteristiche di status sociale (etnia, genere, età, religione, educazione)
 Caratteristiche di valore (affinità di pensieri, atteggiamenti, valori)
Indiretta conferma dei propri atteggiamenti e convinzioni E coinvolgimento in attività piacevoli o divertenti
Scegliersi fra «diversi»: l’ipotesi della complementarità
Differenze come arricchimento vicendevole e attrattive E salvaguardia delle specificità individuali minacciate invece se
si è troppo simili

Ti scelgo perché simile o diventiamo simili perché amici?

QUALI DIFFERENZE DI GENERE?

Le amiche: esclusività e introspezione


1. Il primato della parola
2. Altro in cui riflettersi e scoprirsi anche differenti
3. Tradimento e abbandono: la fine delle prime grandi amicizie
4. Invidia e rivalità: ambivalenza femminile che genera vittime e rotture anche conflittuali e dolorose

Gli amici: compagni di strada, di lotta e sperimentazione


1. Il primato dell’azione
2. Esplorazione dell’esterno e spirito di avventura
3. Conflittualità e scontro
4. La ricerca del rischio condiviso

La domanda che ci poniamo è: anche oggi è così?

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AMICIZIA E GRUPPI DI PARI

Il gruppo di pari è tipico dell’adolescenza: esso va a rispondere ad un bisogno di tale fase della vita.
Il gruppo di pari si definisce come: Nucleo di adolescenti che intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata
sulla condivisione di un insieme di esperienze, di interessi e di valori considerati importanti per il singolo e per il
gruppo.

Alcune espressioni riferite al gruppo dei pari:


o Gruppo dei pari come “laboratorio sociale” in cui sperimentare scelte e comportamenti autonomi (Sherif,
Sherif, 1964) e come “zona sicura” (Simmons, Blyth, 1987) in cui sperimentare relazioni simmetriche con
altri simili a sé che sono in grado di comprendere, accettare e sostenere
o Pari come riferimento normativo e comparativo che offrono all’adolescente opportunità per conoscere le
strategie che altri usano per affrontare e risolvere problemi analoghi ai propri (Youniss, Smollar, 1985)
o Sostegno strumentale ed emotivo che incide sulla propria reputazione e visibilità sociale

GRUPPI FORMALI – GRUPPI INFORMALI

I gruppi formali
• Ruotano intorno a esperienze strutturate finalizzate alla realizzazione di compiti specifici
• Emanazione più o meno diretta di istituzioni e organizzazioni culturali e politiche
• Accomunati dal richiamo esplicito a precisi valori di riferimento, mettono a disposizione uno spazio fisico di
incontro e prevedono la partecipazione di figure adulte
• Frequentati per acquisire nuove competenze, trascorrere il tempo libero: sentimenti di sicurezza e di
appartenenza
• Si appartiene di solito a più gruppi formali contemporaneamente
• Sono trampolino di lancio per l’inserimento successivo in gruppi informali e spontanei

I gruppi informali

• Tipici della piena adolescenza, circa il 70% degli adolescenti fra i 15-17 anni frequenta con regolarità un
gruppo spontaneo
• Funzionano al di fuori dei contesti istituzionali, non intrattengono rapporti strutturati con figure adulte e non
perseguono intenzionalmente attività specifiche
• Impegnano molto tempo ed energie da parte dell’adolescente: molte ore passate insieme «senza fare nulla»
• Fanno parte di questi gruppi adolescenti di tutte le classi sociali, studenti, lavoratori, disoccupati, maschi e
femmine

La composizione dei gruppi informali è molto omogenea per la provenienza sociale, contesti culturali, condizione
scolastica o lavorativa, look, gusti musicali, linguaggio, stili di comportamento e rappresentazioni sociali. Essi sporgono
spontaneamente, sono stabili e relativamente chiuse ai nuovi ingressi.
La vita del gruppo è caratterizzata da regole, percepite più o meno consapevolmente dai membri, ma importanti per il
funzionamento quotidiano e il processo di identificazione.
Emerge un forte bisogno di solidarietà che si esprime in un’intensa attività comunicativa: stare insieme e parlare

QUALI SONO LE FUNZIONI DEL GRUPPO:


1. Conoscenza di sé e della realtà sociale

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2. Svago e divertimento
3. Coinvolgimento sentimentale
4. Confronto sociale intragruppo
5. Leadership/influenza sociale
6. Cooperazione e sostegno
7. Costruzione identità sociale

IL RUOLO DEI SOCIAL NETWORK

2009  i social network per la prima volta sono la destinazione più popolare sul Web in termini di tempo trascorso
(cinque ore e mezzo)
• Sono diventati parte integrante della vita quotidiana, al punto che risulta difficile pensare che la vita possa
svolgersi in loro assenza
• Se questo è vero per gli adulti, lo è ancora di più per gli adolescenti: aumento esponenziale negli ultimi anni e,
in particolare, tra i giovani, per cui il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo sui social network, fino alla
gestione parallela di cinque-sei profili differenti.
Per i ragazzi è normale e consueto utilizzare tutta la tecnologia a loro disposizione. Appena svegli, prima di andare a
dormire, in bagno, al lavoro, a scuola, in autobus grazie agli smartphone è sempre possibile entrare e uscire dai vari
social network, condividere, osservare, emozionarsi o arrabbiarsi, cercare il contatto di una persona o andare a vedere
che cosa stanno facendo i vari “amici”

Comunicazione basata sui social e sulle chat  processo di cambiamento che riguarda le nuove modalità di interazione,
che si differenziano drasticamente dalla tradizionale comunicazione faccia a faccia.
Prima dell’avvento dei media, le caratteristiche dell’identità e della rete sociale erano limitate dai vincoli spaziali e
temporali.
Per gli adolescenti, oggi, scrivere su WhatsApp equivale a parlare con una persona; pubblicare un post o una foto in un
profilo significa comunicare quello che si sta facendo. Se si vuole far sapere in che luogo ci si trovi, si posta sui social
network la posizione o si invia la localizzazione via chat, senza bisogno di comunicarlo direttamente a genitori o ad
amici

Successo dei social network come esito di un compromesso:


da una parte consegnano ai genitori la tranquillità di sapere i propri figli al sicuro dai pericoli del mondo esterno
dall’altra, permettono ai ragazzi di non sentirsi soli dopo la scuola: attraverso i social i ragazzi restano sempre in
contatto con i propri amici.
Gli spazi di socializzazione diventano, nella mente dei genitori, luoghi quasi esclusivamente abitati da cattive intenzioni
su cui loro non riescono più ad avere il controllo.
Stare alla larga dalle piazze reali e privilegiare quelle virtuali riducendo teoricamente i rischi esterni grazie anche
all’integrazione dei sistemi di geolocalizzazione sui device, che permettono ai genitori di sapere in ogni momento dove
si trovino i figli.
Gli amici, si incontrano non solo sotto casa, ma nelle chat di WhatsApp o di Facebook, e Smartphone e computer sono
una palestra sociale: fare nuove esperienze, allenare nuove competenze relazionali e corporee
Si soddisfa l’esigenza evolutiva di socializzazione e di costruzione di una rete di relazioni significative esterne alla
famiglia: da una parte permettono di esprimere la propria identità sociale attraverso l’identità virtuale e, dall’altra di
osservare e controllare l’identità sociale di altri membri della rete.
Il concetto di amicizia ha espanso i suoi confini: non si riferisce più soltanto a una relazione interpersonale, ma è
diventato anche un indicatore di status sociale.

In sintesi:
 Mondo reale e virtuale non sono in contrapposizione: convivono, si integrano, sono entrambe modalità di
socializzazione. Risposta alle esigenze di una comunicazione rapida e continua tipica dell’intera società

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 «Social grooming» (Boyd, 2011): amici reali, con i quali si trovano spazi di parola per rimanere in contatto.
Atività che fa parte della fisiologia della crescita: il tasso di conversazione in rete sembra essere direttamente
proporzionale al livello di socializzazione nella vita reale
 Per dirsi cosa? Tutto e niente
 Frequentare il «parchetto virtuale»… però in casa e comodi, soli, un po’ annoiati, si condividono stralci di vita,
di esperienze, di quotidianità
 Chat e SN come «palestre» sociali percepite come meno minacciose, nelle quali allenarsi per i contatti nel
mondo offline, ponte di collegamento
 Per alcuni, il rischio è di privilegiare il mondo virtuale a quello reale: i più insicuri e i più fragili

Questo bisogno sociale che va nel virtuale (internet, ma anche telefonini sempre in mano e accesi) è figlio di un bisogno
fisiologico di socializzazione (secolare) ma anche di caratteristiche costitutive della moderna generazione educata alla
socializzazione precoce e quindi dipendente non dalla tecnologia ma dalle relazioni, dai contatti, con richiesta di
rispecchiamenti continui: SEMPRE IN LINEA
Quello che è cambiato è la possibilità di rimanere sempre e dovunque connessi con le proprie relazioni

IL MONDO RELEAZIONALE IN ADOLESCENZA: ADOLESCENTI E SCUOLA

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