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VANNA IORI
Abstract: Emotional life is a path of existential experiences. Young people need emo-
tional skills, essential in making choices about themselves and relationships. Emotions
are in constant connection with reason. And so well heart and brain, pathos and logos.
hough cognitive intelligence is very important, emotional intelligence and training in
“emotional literacy” are required for young people today, to perceive, assess, and manage
one’s own emotions, and also recognizing the emotions of those around us. But where
and how young people can explore this vital area of education in more depth? Not in
Soap operas and reality TV. he capacity to operate efectively choices in life, using self-
awareness, empathy and social skills, is what a widespread emotional education might
do in prevention of discomfort and promotion of self-awareness.
1. Il sentimento dell’incertezza
nante del contesto culturale e sociale entro cui costruire percorsi, divenuti
sempre più precari, di coppia, di genitorialità, oltre che di lavoro.
L’insecuritas non attanaglia però tutte le esperienze giovanili. Essa può
essere percepita anche come una sida per uscire dalla passiva accettazione
e concepire progetti di cambiamento e crescita. «Larghi strati di giovani
non si trovano afatto a proprio agio in una condizione di vita che la so-
cietà considera – nelle loro percezioni – come un limbo, un parcheggio,
un’età priva di peso sociale e di capacità di assumere ruoli signiicativi e
responsabili. Esiste, per quanto limitata, una realtà giovanile in cui persiste,
e anzi si rigenera, il senso del “processo”, cioè l’esigenza che la loro età sia
conigurata come un percorso di maturazione, di scoperta, di costruzione
di un futuro personale e sociale, anziché come un’età della pura espressione
di sé» (Donati, 1997, 276).
Una scuola e una famiglia più attente all’educazione del cuore non sono
per questo meno pronte alla fermezza educativa che trae alimento e nu-
trimento dai sentimenti per orientare le direzioni di senso dell’esistenza.
Educare i giovani ai sentimenti non signiica insegnare a negare le pulsioni,
a tacere le emozioni, a “non pensarci”, a reprimere quegli stati d’animo che
possono “intralciare” il corretto uso della ragione. Il compito educativo si
manifesta nell’accompagnare i giovani a riservare un ruolo signiicativo alla
vita emotiva nella loro esistenza, assumendone la responsabilità.
ha voluto anche lui quello che vorremmo noi, anche lui non ha creduto
ai genitori, ma anche a lui la vita ha insegnato che avevano ragione loro.
Ridacchiando con suicienza ci dice che succederà lo stesso anche a noi;
svaluta in anticipo gli anni che viviamo, trasformandoli in anni di cretinate
giovanili, in ebbrezza infantile che prelude alla lunga sobrietà della vita
seria» (Benjamin, 1997, 64).
Dove l’avere esperienza, in senso statico, prevale sul fare esperienza, in
senso dinamico, ossia sul trasformare intenzionalmente gli accadimenti dei
percorsi giovanili in vissuti signiicativi, il risultato è la disumanizzazione,
la perdita degli alfabeti emotivi, la miseria afettiva, l’impersonalità del-
le relazioni. Apparentemente in comunicazione con il mondo (attraverso
internet e gli strumenti informatici), i giovani rischiano di essere sempre
più inadeguati a vivere le esperienze relazionali e ad incontrare gli altri “in
carne ed ossa”, a guardarli negli occhi, a trovare le parole per esprimere i
propri vissuti. Si comprende quindi come sia preferibile, per i ragazzi, esse-
re spettatori di emozioni rappresentate sullo schermo piuttosto che attori
delle emozioni vere che derivano dalle proprie situazioni esistenziali (Iori,
2009a).
L’incontro reale diventa così fonte di timore e di imbarazzo. L’ambiguità
insita nei rapporti con le persone vere porta con sé emozioni che si teme di
non potere governare, controllare, capire. I giovani tendono a essere condi-
zionati dall’opinione degli altri (il gruppo dei pari), spesso così determinan-
te da rendere diicile un rapporto dialogico e paritario con gli amici. Essi
attribuiscono un’importanza maggiore a ciò che gli altri pensano (“come mi
vedono”) piuttosto che a ciò che pensano e sentono essi stessi, ponendosi
in una posizione di dipendenza dal giudizio esterno che li condiziona nei
comportamenti e nei vissuti.
Spesso il linguaggio corporeo parla di tutto questo. Le ragazze in parti-
colare sono fortemente condizionate dai miti della bellezza, del corpo av-
venente e seduttivo. Questi miti generano ansie di inadeguatezza. Segrete
e dolorose ferite nell’immagine di sé e il desiderio di essere accettate spin-
gono giovani ragazze anoressiche a ricercare, attraverso i loro corpi scar-
niicati, una sorta di invisibilità nella diafana trasparenza incorporea, nella
dissolvenza ino alla morte, nella contorta percezione emotiva del senso
della snellezza, originata dai modelli consumistici e intessuta di vissuti e
sentimenti autodistruttivi. Mangiare troppo per compensare un vissuto di
mancanza di afetto o mangiare troppo poco per esprimere una richiesta di
attenzione sono in ogni caso manifestazioni di uno stato d’animo che passa
sul signiicato di ciò che proviamo per comprendere ciò che provano gli
altri. Anche la rabbia è un’energia che, incanalata correttamente, anziché
tradursi in aggressività e violenza, può diventare una risorsa per ottenere la
riparazione di un’ingiustizia o per fare rispettare i diritti. La condivisione è
inine un momento fondamentale dell’educazione ai sentimenti e alla con-
sapevolezza emotiva: nella condivisione il sentire diventa sapere. Un sapere
che non si costruisce nell’isolamento o nella solitudine, ma nella relazione
con gli altri (Ibidem). La percezione afettiva degli altri intacca l’indiferen-
za. Il “sentire” ci chiama in causa e ci mette in gioco. Occorre quindi che i
giovani sappiano dare voce alla vita emotiva, recuperare consapevolezza e
apprendere a riconoscere, nominare, legittimare, comunicare, condividere i
sentimenti, al ine di esercitare una scelta coerente e rispettosa dell’alterità.
Il progetto esistenziale di ciascuno, in ogni età della vita, nasce da un’etica
della responsabilità afettiva.
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