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DEL CORE Pina, La decisione vocazionale.

Itinerario pedagogico,
in Rogate Ergo, LXIV(2001)12,11-20.

LA DECISIONE VOCAZIONALE
ITINERARIO PEDAGOGICO DI ACCOMPAGNAMENTO
PINA DEL CORE, FMA
Decidersi per qualcuno o per qualcosa non è così facile oggi, nel contesto di una società diventata
sempre più complessa. Si ha l’impressione che l’indecisione sia ormai uno dei modi più comuni per
affrontare la vita.

Nell’uomo e nella donna postmoderni al desiderio di darsi un senso e di costruirsi un proprio futuro
secondo un ‘autoprogetto’ si è sostituito una sorta di vagabondaggio dell’io alla ricerca di nuove e
frammentate esperienze di vita senza impegnarsi a fondo in scelte radicali e fedeli. Inoltre, la
reversibilità delle scelte, fenomeno ampiamente diffuso nell’opinione dei giovani ma anche degli
adulti, è divenuto ormai un atteggiamento che rende problematica qualsiasi decisione, soprattutto
quella vocazionale. Le ragioni di ciò vanno forse ricollegate ad un orizzonte più ampio, di natura
esistenziale oltre che culturale. “Siamo con tanta frequenza indecisi a proposito di quello che conviene
fare nelle singole situazioni, perché in realtà non abbiamo ancora deciso se convenga vivere e per che
cosa convenga vivere”1, scrive con chiarezza Angelini, che individua in questa indecisione radicale la
prima e fondamentalissima radice della difficoltà a decidersi.

E’ importante tuttavia individuare le coordinate psicosociologiche che sottostanno alla dinamica della
scelta facendo riferimento ai processi decisionali e allo sviluppo della progettualità come processo e
contenuto, come categoria essenziale per la costruzione dell’identità. E ciò senza trascurare l’ottica
educativa, per sapere come discernere ed accompagnare la persona a prendere decisioni, pur tra le
ambivalenze di significato.

1. LA DECISIONE VOCAZIONALE: UNA REALTÀ SEMPRE PIÙ PROBLEMATICA

E’ constatazione comune tra coloro che osservano la realtà giovanile odierna che la decisione
vocazionale si fa sempre più problematica. A monte, però, esiste una generale difficoltà nelle scelte
che nel divenire vocazionale di fatto precede in senso cronologico la decisione.

Al di là dei molteplici fattori di tipo sociale e storico-culturale o del disagio vocazionale di cui
soffrono le istituzioni e le comunità religiose, una chiave di lettura di tale difficoltà si può trovare nella
problematica attuale intorno all’identità. Ogni processo decisionale ed ogni scelta vocazionale, infatti,
s’incontra o scontra con il processo di formazione dell’identità. La difficoltà ad orientarsi nella vita e a
fare delle scelte fondanti, infatti, è considerata come uno degli indicatori principali della mancata
crescita nell’identità.2 Il divenire di qualsiasi progetto di vita, sia professionale sia vocazionale,
procede di pari passo con la crescita nell’identità personale e dipende, specie in età adolescenziale,
dalle identificazioni con persone, comunità, ambienti e proposte di vita che diventano modelli di
riferimento per giungere ad assumere una scelta di vita coerente con il proprio progetto di vita.

1
ANGELINI Giuseppe, Le ragioni della scelta, Magnano (Br), Edizioni Qiqajon 1997, 16.
2
La riflessione sull'identità costituisce uno dei percorsi imprescindibili per affrontare le problematiche complesse
dell'educazione nell'attuale contesto socioculturale ed è considerata come il punto focale di tutte le problematiche
attuali in ambito formativo ed educativo. Il termine 'identità', ormai diffuso ad ogni livello nel linguaggio, sia
scientifico sia comune, assume una pluralità di significati non sempre coerenti e convergenti. Spesso si trova
associato a termini come 'crisi d’identità', 'nuove identità', 'identità di partito', 'identità religiosa', 'identità femminile
e/o maschile', e si riferisce a volte alla singola persona (identità personale) o a gruppi, movimenti, popoli e nazioni
(identità collettiva). Il suo significato si presenta complesso e rimanda a un nodo di problemi di non facile soluzione
perché situati all'incrocio di una pluralità di approcci e di discipline: filosofia, antropologia, psicologia, sociologia,
storia, pedagogia e biologia.
2

Di fronte alle scelte della vita

Come si collocano i giovani di fronte alle scelte della vita? C’è tanta paura di scegliere: perché? Si
tratta d’incapacità di scelta o di immaturità psicologica? La riflessione su questo tema spesso rischia
di cadere nei soliti luoghi comuni: indecisione cronica, scelte di vita sempre più difficili, paura della
definitività nei confronti di qualsiasi scelta vocazionale, paura di scegliere, ecc. E tutto ciò diventa
criterio interpretativo per comprendere e spiegare anche il fenomeno della ‘crisi vocazionale’ che ha
investito sia la vita religiosa e sacerdotale che la vita matrimoniale.

Entrando nel vissuto psicologico delle persone e considerando la risonanza esistenziale o


semplicemente la ricaduta di alcuni fenomeni culturali sui singoli o sui gruppi, ci si rende subito conto
dell’ambivalenza di significato dello scegliere nel contesto odierno. Se poi guardiamo al panorama
del mondo giovanile, così come emerge dalle ricerche e dall’esperienza, troviamo delle costanti che
offrono una chiave di lettura interessante per comprendere il fenomeno ed individuare vie possibili di
soluzione.

Giovani sempre più ‘indecisi’ e senza progettualità?

Tutte le ricerche condotte in Italia e in Europa in questi ultimi decenni hanno evidenziato il fenomeno
della ‘lunga transizione all’età adulta’ in una sempre più ampia fascia di popolazione. 3 Il
prolungamento dell’adolescenza e l’affermarsi di una fascia d’età che si dilata sempre più verso l’età
adulta senza tuttavia essere tale, contribuisce a creare una condizione giovanile che vive l’esistenza in
una dimensione d’incertezza. E tale incertezza riguarda non soltanto il futuro, ma anche il presente.

Il ritratto che ne emerge è quello di adolescenti/giovani che, pur conservando un senso positivo della
vita e del futuro, pur avendo una forte spinta interiore verso la realizzazione di una progettualità
personale, incontrano enormi difficoltà nel fare scelte di vita durature e significative per la loro
esistenza.4 Si colgono segni di grande incertezza non solo decisionale, ma di orientamento valoriale. 5

La dilazione e il rimando, l’indecisione cronica di fronte alle scelte fondanti, l’ancoraggio a opzioni
che danno sicurezza e stabilità, come pure la diffusa ‘reversibilità delle scelte’ ritenuta importante
dalla maggioranza dei giovani che non credono più a scelte decisive dalle quali non si possa tornare
indietro6, costituiscono degli indicatori a dir poco preoccupanti, segno di un’identità troppo debole per
poter assumere autonomamente la propria vita fino al punto di consegnarla a Dio per gli altri. Siamo
di fronte a ‘giovani dall’identità incompiuta’ che, non avendo ancora sviluppato una propria
3
DONATI P.-COLOZZI I. (a cura di), Giovani e generazioni. Quando si cresce in una società eticamente
neutra, Bologna, Il Mulino 1997, 15-30.
4
A riguardo la ricerca COSPES sugli adolescenti evidenzia: l’incertezza e la fragilità della progettualità, un
protagonismo ‘sbiadito’, una scala di valori sempre più soggettiva senza forti tensioni ideali, degli orizzonti
progettuali ancora vaghi, la presenza di una tensione verso la ricerca di senso che però non si concretizza in
specifiche scelte di vita. La tensione dinamica verso il futuro e la capacità di anticiparlo mediante la delineazione
di un progetto d’azione sono un elemento positivo, ma si scontrano con un’incerta definizione di sé e con la
tendenza a ‘non voler crescere’ di fronte ad un futuro che fa sempre più paura. Incollati sul presente e sospesi
nelle decisioni, gli adolescenti si fermano alla fase di ‘esplorazione-crisi’, senza passare alla fase di ‘impegno’
nei confronti di aree vitali, quali relazioni, affettività, studio, occupazione, moralità, religiosità, ecc. [Cf
COSPES (a cura di), L'età incompiuta. Ricerca sulla formazione dell’identità negli adolescenti italiani, Torino,
LDC 1995].
5
I valori funzionano da criteri di riferimento che orientano l’azione e, poiché hanno forza motivante sono alla
base delle scelte. I sistemi di valore dei giovani di oggi provengono dai processi di socializzazione della cultura
postmoderna: tempo libero, amicizia e tutti i valori connessi alla qualità della vita. C’è però una discontinuità tra
i valori della generazione adulta e quelli delle nuove generazioni che produce incertezza o conflittualità e
disorientamento (Cf DONATI-COLOZZI, Giovani e generazioni 341-352; BUZZI C.-CAVALLI A.-DE LILLO
A., Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto IARD sulle condizioni della gioventù in Italia, Bologna, Il
Mulino 1997).
6
Circa il fenomeno della ‘reversibilità delle scelte’ il quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia
ha offerto dei dati interessanti: il 52,5% dei giovani valuta positivamente il fatto che le scelte più importanti della
vita non sono mai ‘per sempre’ e che possono essere sempre riviste (prevalentemente giovani dai 21 ai 29 anni),
mentre soltanto il 40,4% (in prevalenza adolescenti dai 15-17 anni) crede in scelte decisive da cui non si può
tornare indietro (Cf BUZZI-CAVALLI-DE LILLO, Giovani verso il Duemila 92-94).
3

autonomia decisionale e relazionale - se non in comportamenti prevalentemente esteriori - e un


sistema autonomo di progetti e di valori, continuano ad esplorare tutte le possibilità molteplici e
diversificate offerte dalla società senza riuscire a passare all’impegno, incapaci perciò di fare scelte a
lungo termine e di impegnarsi con continuità per qualcuna di esse. 7

Del resto, dinanzi a tante alternative, tutte possibili e in continua evoluzione, non esistono dei punti di
riferimento fissi ed immutabili sui quali poggiarsi. La possibilità di apertura e di rischio sempre più
ampia è problematica in una generazione che cresce in autonomia, ma anche in dipendenze regressive
e frustranti. Dall’ultima indagine IARD risulta che i giovani italiani fanno ancora fatica a rendersi
autonomi dai loro genitori e che a 30-34 anni più di un terzo di loro non sono ancora sposati. Ciò
significa che stanno ulteriormente procrastinando la soglia di passaggio ai ruoli adulti e,
conseguentemente, le scelte e le decisioni che riguardano il futuro della propria vita. 8

Un modo tipico di scegliere

Il modo di scegliere dei giovani d’oggi è caratterizzato, innanzi tutto, dalla dominanza del presente
con una difficoltà enorme a collocare le proprie scelte in una prospettiva temporale coerente e non
contraddittoria. La logica dell’attimo fuggente situa le scelte qui e ora nel presente, ma anche in
contraddizione, perché talvolta si sceglie ciò che prima si era rifiutato. “La tendenza
all’assolutizzazione del presente nella totalità dell’istante, quindi, consente all’io di continuare a
scegliere indipendentemente dal che cosa, dal per chi o per che cosa senza per questo esplodere per
proliferazione schizofrenica (scegliere adesso con entusiasmo ciò che si è appena rifiutato con
ribrezzo).”9

In molti casi, più che scegliere orientati da qualche valore o ideale, da prospettive esistenziali e di
significato c’è uno scegliere per scegliere, dettato prevalentemente da spinte emozionali derivanti da
interessi del momento o dall’adeguamento agli standard esteriori che fungono da modelli, senza i
quali ci si sente troppo diversi dagli altri: una sorta di conformismo al gruppo che induce
comportamenti gregari e poco personalizzati. E’ come se si dicesse: “Anche se per me non è il
momento o non ho le condizioni fisiche, psichiche o economiche, anche se non mi sento, ‘devo
scegliere’ perché così fanno tutti. Non importa se dopo qualche tempo dovrò pentirmi della scelta fatta
e tornare indietro”.

Emerge, inoltre, la forte centralità dell’esperienza, il bisogno di sperimentazione che porta a


moltiplicare le occasioni e la fatica nel gestirle: si tratta di una generazione dalle emozioni forti,
ripetute, ricorrenti con una particolare dilatazione dell’opzionalità.10 E questo perché le possibilità di
scelta si presentano molto più ampie, rispetto alle precedenti generazioni. C’è il pericolo che tutto
diventi indifferente e che aumenti l’angoscia di fronte a un ‘dover scegliere’ senza significato e senza
scopo. Del resto, è la società attuale che spinge l’opzionalità oltre gli strumenti sui fini, e qui sta il
paradosso della scelta.11

La tendenza a procrastinare le scelte decisive relative al proprio futuro sentimentale, lavorativo o


vocazionale è un’altra caratteristica del mondo giovanile. Non riuscendo a definire compiutamente la
loro identità e a scoprire un personale progetto di vita, i giovani fanno fatica a dedicarsi o a

7
Si vedano le conclusioni dei COSPES circa la definizione di sé e la progettualità che costituiscono una
premessa psicologica essenziale per lo sviluppo della capacità di scegliere e di orientarsi nella vita [Cf DEL
CORE P., Prospettiva futura e progettualità, in COSPES, L'età incompiuta 315-322]. Per il sociologo Donati
oggi “le difficoltà decisionali […] crescono, proprio perché i giovani non dispongono di luoghi dove poter
trovare valori e criteri forti di riferimento. Il mondo delle scelte si privatizza, si soggettivizza, e con questo si
fanno più forti il disagio e l’incapacità di decidere.” (Cf DONATI-COLOZZI, Giovani e generazioni 284).
8
Cf Quinto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia, in http://www.IARD.it.
9
BERTAGNA G., Generazione giovanile ed educazione alla scelta, in Orientamenti Pedagogici, 45 (1998) 4,
585-602, 588.
10
Cf GARELLI F., Chi sono i giovani europei, in AA.VV., Insieme sulle strade dell’Europa. Atti del III
Convegno Europeo di Pastorale Giovanile, Paderbon, 21-24 settembre 1998, (a cura del Pontificio Consiglio Pro
Laicis), Città del Vaticano 1999, 12-32.
11
ZAMAGNI S., Il problema economico nella società complessa e l’urgenza di un nuovo orizzonte di senso, in
Consacrazione e servizio, XLIV (1995) 7-8, 10.
4

consegnarsi a qualcuno o a qualcosa, e se lo fanno si riservano uno spazio per una sperimentazione
ulteriore, senza tuttavia definirne i confini. Nelle relazioni, soprattutto quando esse comportano una
scelta, tendono a ‘negoziare’, in una sorta di contrattualismo che nasconde insicurezza e indecisione.

I risvolti della situazione descritta, evidentemente problematici in rapporto alle scelte della vita, lo
sono ancora di più nel caso della scelta vocazionale. Ogni ‘vocazione’, infatti, procede da una scelta o
meglio presuppone una scelta e questa è collegata alla decisione.

Perché tanta difficoltà a scegliere? Si tratta d’immaturità della persona o di impossibilità, forse indotta
dal contesto sociale e culturale odierno, a compiere delle scelte? Occorre prima di tutto distinguere
l’immaturità psicologica, in quanto fattore prevalentemente intrinseco alla persona, dalla difficoltà di
scegliere che può trovare le sue radici in fattori estrinseci.

Optare per le diverse alternative che si presentano durante tutto il processo evolutivo e, in generale,
nel corso dell’esistenza, richiede che il soggetto maturi un’adeguata capacità decisionale per essere in
grado di gestire le sue scelte, imparando a valutare le conseguenze e i rischi dell’adesione ad un
progetto determinato e, quindi, ad assumerne la responsabilità. La capacità decisionale si fonda su una
considerazione realistica e positiva di sé acquisita progressivamente in un clima interpersonale sereno
fin dalle prima infanzia. Si basa sull’autostima che costituisce una premessa indispensabile per potersi
fidare di sé ma anche degli altri, nella convinzione di poter superare ostacoli e difficoltà con i propri
mezzi. Ciò suppone, specie in vista di una decisione da prendere, una valutazione positiva delle
proprie forze. Difatti, esigenze percepite come esorbitanti potrebbero creare condizioni di stress e
sensazioni di inadeguatezza.

Non tutti riescono a maturare una capacità decisionale equilibrata, perché non tutti hanno incontrato
un contesto favorevole di maturazione. La decisione, infatti, non consiste in un calcolo di vantaggi e
svantaggi fra alternative diverse, né in una semplice valutazione delle probabilità maggiori di riuscita.
Si tratta di imparare a soppesare le ragioni delle proprie opzioni e, in tal senso, esige un’educazione
appropriata. Ciò dipende in gran parte dagli orientamenti di valore, dalle convinzioni e dai significati
che la persona intravede in apertura alla prospettiva del proprio futuro. Sono chiamati in gioco il
sistema motivazionale, i significati e i valori che danno senso alla vita.

2. LA DINAMICA DELLA DECISIONE VOCAZIONALE

La decisione vocazionale è abbastanza complessa nella sua dinamica, molto più di quanto avvenga
nelle decisioni abituali che accompagnano quotidiananente la nostra esperienza, perché si tratta di una
decisione significativa per la propria esistenza, che imprime una direzione alla vita, struttura e ri-
struttura la personalità producendo cambiamenti talvolta anche radicali.

La decisione, come fenomeno umano, viene descritta come “una delle forme con cui l’uomo reagisce
ad una situazione plurivalente, cioè che contiene più possibilità e attrae in varie direzioni”. 12 Tale
processo non è soltanto ‘cognitivo’, né solo ‘volitivo’ o ‘emotivo’, legato all’interesse, all’attrazione,
al piacere, ma coinvolge tutta la persona nelle sue dimensioni essenziali e profonde. La decisione
comporta l’interazione e l’integrazione di tutti questi livelli nell’unità dell’io: è la personalità nel suo
insieme che deve operare una scelta. In ambito vocazionale ciò comporta il confronto tra la propria
realtà personale (aspirazioni, sogni, progetti, capacità, risorse) e il disegno di Dio. A livello cognitivo,
è importante conoscere qual è la figura e qual è lo sfondo: il progetto di sé (sapere chi sono, cosa
voglio, perché lo voglio) in quanto figura e il progetto di Dio in quanto sfondo. Entrambi sono
fondamentali, ma ad un certo punto devono coincidere.

I momenti o le tappe del processo di decisione vocazionale

12
THOMAE H., Dinamica della decisione umana, Pas-Verlag, Zurich 1964, 11-12. Il concetto di decisione è
sinonimo di ‘scelta’, di ‘risoluzione’, ma include anche l’idea di ‘preferire’, di ‘scartare’, di fare un taglio, di
lasciare qualcosa per prenderne un’altra. Si tratta di fare una scelta tra varie alternative possibili e questo non
avviene in maniera puntuale, ma è un processo che non è mai esente da conflittualità.
5

Ogni vera decisione mette la persona di fronte al problema della propria esistenza e spesso dinanzi a
conflitti autentici. Esige, perciò, un certo grado di maturità che consenta il consolidarsi di
atteggiamenti i quali possono poi entrare in conflitto; ma richiede soprattutto una certa capacità di
autonomia personale. Ogni decisione, specie quella vocazionale, si pone all’interno di un cammino di
maturazione, è un processo e suppone delle tappe che solitamente corrispondono a tre momenti:

a) Disorientamento. E’ tipico di chi, posto di fronte a due o tre alternative di scelta, non sa e non vede
lo sbocco futuro. E’ segnato perciò da una situazione di crisi, da confusione e incertezza, inquietudine,
ansia e paura che può condurre alla stagnazione o al rimando della decisione. In questa tappa
predomina la componente emotiva che, se non è opportunamente controllata, può rendere difficile ogni
decisione.

b) Ri-orientamento. Nel tentativo di trovare una chiarificazione, di imboccare una direzione chiara la
persona cerca di ri-orientarsi, cioè di interrogare la propria esperienza per comprenderla, di chiedere
consiglio ad altri, di raccogliere più informazioni possibili sul futuro. E’ una fase in cui, pur partendo
dalla crisi, si cerca di superarla nella direzione di qualcosa che vale, e che interpella la persona a
pronunciarsi, a prendere posizione. Subentra, in questa fase, la componente razionale, che motiva la
ricerca di chiarezza e la ragionevolezza della decisione stessa. Ciò è possibile mediante la scoperta dei
valori, la consapevolezza delle proprie motivazioni e aspirazioni e la conoscenza del progetto di Dio.

c) Discernimento. In questa fase, la persona si pone di fronte a se stessa e a Dio per comprendere e
discernere se quella prospettiva di vita corrisponde al disegno di Dio e al proprio progetto di vita.
Questa tappa è la più delicata e dovrebbe condurre ad una percezione più chiara della chiamata, fino a
giungere alla consapevolezza che è perfettamente adeguata al progetto generale della propria
esistenza. Tale momento è contrassegnato dalla ricerca e poi da una grande pace interiore, quando
finalmente si è intravista la soluzione.

3. QUALE ACCOMPAGNAMENTO EDUCATIVO?

Di fronte agli adolescenti e giovani d’oggi che vivono una progettualità caratterizzata da orizzonti
esistenziali vaghi o ristretti, condizionata da dipendenze prolungate, incapaci di scelte di impegno,
quali attenzioni educative dovrebbe avere colui/colei che accompagna?

Innanzitutto occorre coltivare alcuni atteggiamenti ed attenzioni educative che sono a monte di ogni
percorso di accompagnamento, come:

 Un atteggiamento di fiducia e speranza nella consapevolezza che la progettualità, pur essendo in


apparenza bloccata sul presente, è un dinamismo interiore che ha bisogno di essere attivato e
liberato. La fiducia accordata può diventare un fattore di spinta ad elaborare progetti di
realizzazione di sé e, soprattutto, ad affrontare le difficoltà della decisione e di un impegno
duraturo.

 Il sostegno dell’adulto educatore che si pone accanto in maniera discreta e fiduciale può essere un
fattore propulsivo che non solo aiuta a vincere dubbi e incertezze nel processo di decisione
vocazionale, ma incoraggia nell’attuazione del progetto di vita intravisto.

 La tensione progettuale si orienterà più facilmente nella direzione dell’impegno verso scelte
significative se l’adolescente è accompagnato nel cammino di scoperta dei valori per cui vale la
pena di impegnarsi.

 La domanda di relazione, largamente presente nei giovani, chiede all’educatore di crederci e di non
abdicare al proprio ruolo di guida, di sostegno, di comunicatore della propria esperienza di vita. Si
tratta evidentemente di qualificare l’interazione, perché non sia autoritaria o eccessivamente
protettiva e permissiva, ma piuttosto partecipativa e dialogale.
6

Processi e percorsi di crescita nell’accompagnamento

L’accompagnamento è sempre più considerato come il luogo di ‘personalizzazione’ dell’itinerario


educativo. E ciò è possibile mediante un

 accompagnamento personale, in cui attraverso la relazione interpersonale, prima di puntare sulla


decisione vocazionale, si tenta di proporre un cammino di integrazione di tutti gli aspetti della
personalità attorno alla fede in Cristo e, in particolare, al nucleo della chiamata e dei suoi valori, in
un’evoluzione dinamica.

 accompagnamento di gruppo, in cui l’essere ‘presenti’ con presenza educativa, facilita


l’accoglienza di diversificate offerte formative, di alternative o proposte di vita, incontri
celebrativi e momenti forti di preghiera e di discernimento spirituale, condivisione della Parola e
della propria esperienza di vita.

Partire dai soggetti: chi sono, dove sono?

Un primo passo di questo processo è dato dal punto di partenza di ogni itinerario che esige di

 conoscere le ‘nuove’ soggettività giovanili, i nuovi ‘luoghi’ e i tempi, i temi più caldi della loro
esperienza frammentata di vita;

 intercettare la ‘nuova cultura’, pervasa dalle logiche della cultura massmediale e tecnologica,
continuamente in cambiamento nel linguaggio e nei codici simbolici;

 rintracciare la loro domanda di vita e di senso e accompagnarla;

 prestare attenzione ai processi di crescita e ai livelli di maturazione raggiunti.

Attivare processi di crescita di sé e di costruzione di un’identità ‘cristiana’

Quale ‘mappa’ tracciare per la costruzione dell’identità? Su quali processi si elabora e verso quali esiti
si orienta? Ciò sollecita la necessità di interrogarsi sugli itinerari che chi accompagna, volente o
nolente, persegue durante il processo relazionale di accompagnamento. Spesso gli educatori non
tematizzano, riportando alla coscienza ciò che spesso rimane troppo implicito. Il procedere ‘alla
buona’, senza alcuna mappa progettuale specifica, è poco serio e conduce inevitabilmente ad esiti
incerti e frammentati. E qui è chiamata in causa la formazione degli educatori a compiti specifici di
accompagnamento.

Nel caso peculiare della decisione vocazionale è indispensabile considerare la vocazione o il progetto
di vita come la prospettiva da cui (in cui e attraverso cui) guardare l’intera educazione, perché incarna
la progettualità storica che il/la giovane è chiamato a compiere.

Quali itinerari formativi?

A livello indicativo e sintetico vorrei tracciare alcune linee essenziali (o indicatori), da tenere presenti
nell’accompagnamento, che toccano tre ambiti di intervento che sono strettamente legati tra loro:

Per la costruzione della propria identità

 attenzione ai processi di formazione dell’identità (definizione di sé, identità psicosessuale,


autonomia, progettualità e senso della vita, relazionalità, ...);

 organizzazione in unità delle diverse esperienze di vita in relazione ad alcune scelte fondamentali
o al progetto di vita (consapevolezza di sé, della propria storia e delle proprie radici,
rielaborazione delle proprie esperienze,...);
7

 processi di decisione e di cambiamento;

 percorsi di crescita che privilegiano la maturazione affettiva e relazionale, l’autonomia personale,


la maturazione nella libertà e responsabilità, il rafforzamento dell’autostima,…

 elaborazione cognitiva e simbolizzazione delle proprie esperienze di vita (passato) e del


patrimonio culturale del proprio gruppo di appartenenza, …

Per la scoperta della propria vocazione

 consapevolezza della vita come vocazione, come dono e compito;

 accompagnare la progettualità (sogni, aspirazioni, interessi, ideale di sé e progetto di sé,) verso


concrete attuazioni esistenziali, per passare dalla “esplorazione” all’impegno concreto;

 attivare dinamismi di fiducia e di disponibilità al dono di sé;

 curare il cammino di crescita nella fede (o addirittura una seria esperienza di iniziazione cristiana)
e di progressiva integrazione fede-vita;

 aiutare a riconoscere la chiamata del Signore mediante la preghiera e il discernimento;

 educare alla verifica e al confronto, a mettersi in discussione per vedere se si giudica e si agisce
secondo i criteri del Vangelo e in coerenza con la propria vocazione

 incoraggiare un vero cammino di liberazione da tutto ciò che può condizionare l’immagine di Dio
(riti, miti, forme di religiosità popolari, tradizioni,...).

In vista della decisione vocazionale

 prendere in considerazione la dinamica della decisione e le tappe del processo decisionale:


disorientamento, rio-rientamento, discernimento;

 recuperare le ‘intuizioni’ vocazionali rimosse, accantonate, distorte o tradite nelle età precedenti;

 passare da una disponibilità generica alla disponibilità specifica del dono di sé;

 favorire la progressiva purificazione delle motivazioni vocazionali;

 sollecitare la disponibilità al confronto con diverse vocazioni, tenendo aperta la ricerca tra
molteplici chiamate specifiche fino a pervenire all’accoglienza interiore di una di esse;

 verificare a livello critico ed esperienziale (discernimento) una propria eventuale idoneità ad una
vocazione di speciale consacrazione.

 scegliere un cammino spirituale di crescita e maturazione (un progetto personale di cammino),


compierlo con impegno e rispettare le condizioni di un effettivo accompagnamento

 far fare esperienza dei valori vocazionali in una comunità o in situazione (volontariato, impegno
nel sociale o nell’animazione di altri giovani, ecc.).

A modo di conclusione

In una stagione di complessità occorre riaffermare l’importanza dell’accompagnamento, come spazio


educativo ed esperienza significativa di crescita, come uno spazio nuovo – non unicamente come
8

luogo fisico o psicologico – ma come tessuto e tempo di relazione personale, come luogo dove si
attesta la cura, l’interesse, la sollecitudine per l’altro e per la sua maturazione, dove si chiarisce e si
può esprimere il progetto di costruzione di sé e d’inserimento nella società, dove si socializzano le
paure e l’insicurezza circa il domani, dove si fa discernimento sul Disegno di Dio e si maturano
decisioni responsabili.

Nodo centrale però resta sempre la formazione, a livello personale e comunitario, per imparare a
vivere questo ‘ministero’ come espressione e luogo di spiritualità.

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