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INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA DEL CICLO DELLA VITA:

In questo tipo di approccio allo studio della psiche dell'essere umano,non troviamo un corpo unico definito
e stabile di teorie,bensì un insieme di traiettorie essenzialmente cognitive ed affettive che si muovono in
direzioni differenti.
Pertanto ne consegue evidenziare la sua essenziale peculiarità:secondo la psicologia del ciclo della vita non
vi è alcun sviluppo "troppo lineare ed omogeneo" uguale per tutti.
Di fatto,occorre evidenziare,che secondo le teorizzazioni classiche dello sviluppo dell'essere umano(vedi
Freud e Piaget)il cambiamento della persona avviene solamente nei primi anni dell'infanzia. Ciò in qualche
modo nega che lo sviluppo della persona possa protrarsi ulteriormente appena giunti nella fase adulta,cosa
che secondo la teoria del ciclo non è,infatti si ritiene che nessuna età ha un peso evolutivo maggiore
rispetto alle altre e che bisogna considerare lo sviluppo come un procedere attraverso compiti evolutivi
continui o discontinui che perdurano per tutta la vita dell'individuo. Si cerca di andare pertanto verso il
superamento di una visione ancora troppo omogenea e lineare dello sviluppo.
Sempre citando i lavori di Piaget e Freud possiamo evidenziare come le loro teorie si basino proprio sulla
concezione di dover stabilire delle tappe universalmente valide per tutti e che quindi scavalcando le
differenze individuali,cerchino di individuare dei principi generali. Essi interpretavano lo sviluppo come il
semplice accumulo di una serie positiva di esperienze,che andando a fossilizzarsi all'interno del bambino gli
consentiva di passare ad uno stadio evolutivo(della propria psiche)successivo,solo così,col passare del
tempo,il bimbo sarebbe diventato prima adolescente e poi infine adulto.
Seguitamente alle teorie classiche di sviluppo se ne crearono ovviamente anche altre,ad esempio uno dei
primi precursori del concetto di sviluppo non più legato ad una singola parte della vita della persona è
Erikson. Egli infatti riteneva che vi erano più tappe nella vita dell'individuo entro la quale si sarebbero potuti
manifestare degli importanti cambiamenti. Infatti parlava di infanzia,adolescenza,giovinezza,età adulta ed
età anziana,dove ad ogni età corrispondevano dei compiti specifici che avrebbero garantito,una volta
portati a termine con successo,lo sviluppo della persona. Ogni età quindi acquisisce un peso specifico e se
questo da una parte può risultare ottimale nel considerare la "specificità" di ogni fase di vita in termini di
sfide evolutive dall'altro lato non coglie la complessità derivante dalle differenze individuali.
Nell'obiettivo di cogliere cosa sta alla base delle differenze individuali,nasce l'interesse per la comprensione
della plasticità individuale e della modificabilità dello sviluppo.
La psicologia del ciclo della vita ha portato avanti un lavoro di revisione critica delle teorie stadiali che
postulano la presenza di una traiettoria lineare e sostanzialmente identica per tutti gli individui,fondata
sull'invarianza e sull'uniformità del funzionamento psichico di tutti i soggetti che si trovano nella medesima
fase di vita in funzione della loro età cronologica e di un determinato periodo di maturazione.
Nasce pertanto l'esigenza di dover contemplare le differenze e trovare un elemento comune che spieghi la
variabilità individuale,viene messa in discussione l'importanza di alcuni fattori,che sono:sociali,storici e
culturali. Oltre a queste influenze esterne che possono agire sull'individuo,vi sono affiancate anche variabili
interne che a loro volta,in un processo di continua interazione,agiscono/modificano l'esterno e l'interiorità
della persona. Proprio in virtù di queste concezioni sarebbe possibile individuare sia elementi comuni con
tutti,sia elementi di specificità di quel particolare soggetto.

IL CONTRIBUTO DI ELDER:
Glen Elder,sociologo nato nel 1934 è noto per uno dei suoi più importanti studi "Children of the great
depression" uscito nel 1974.
Nella sua concezione dello sviluppo si rifà a quattro principi fondamentali:1)il principio del tempo e del
luogo nella storia. Secondo questa visione gli eventi storici hanno un influsso sull'esperienza dell'individuo e
provocheranno in lui una serie di cambiamenti. Tale concezione è ampliamente analizzata nel suo scritto
più famoso poco fa accennato. 2)principio della tempestività nelle vite:sta a esaminare il momento in cui
avviene un determinato evento nel corso della vita di una persona,in che condizioni viveva,in che stato
era,ecc. Tutto ciò può influenzare il decorso della storia della persona e un suo eventuale cambiamento. 3)Il
principio delle vite collegate:ogni persona è immersa in un "network" di rapporti sociali,questi rapporti data
la loro natura hanno degli ascendenti sulla vita dell'individuo e ciò può provocarne dei
cambiamenti,mutazioni. Questo può avvenire anche in maniera contraria,cioè l'individuo influenza le
persone a lui vicino. 4)Il principio dell'agire umano:secondo questo principio le azioni di vita sono fatte
all'interno di una coorte di scelte possibili consentite solo dalle circostanze storiche e sociali.
Parallelamente a questi principi,Elder,ritenne necessario evidenziare che le esperienze di vita di un
individuo sono necessarie per poter superare le sfide che la vita impone. Solamente esperienze e
predisposizioni personali daranno alla luce nuovi modi di adattamento potenzialmente in grado di alterare
il corso della vita.
N.B.[In linea con il pensiero di Elder vi è quello di un altro studioso di nome Bronfenbrenner(1979).]
I figli della grande depressione:uno dei maggiori scritti di Elder,analizza nello specifico gli effetti della grande
depressione degli anni 20 su una coorte variegata di individui:i bambini nati prima della crisi e quelli nati
durante e dopo. Dalle diverse analisi dello studio emerge come primo dato che i bambini nati nel periodo
precedente alla crisi avendo sperimentato quello che può definirsi una sorta di stabilità dal punto di vista
affettivo/familiare dovuto ad una situazione economica favorevole,sono riusciti ad affrontare il periodo
storico degli anni 20 con una diversa attitudine(certamente più propositiva)rispetto a quelli nati durante e
dopo. L'elemento cardine della questione è che la povertà in sé determina lo sviluppo di certe dinamiche
particolari,di fatto in una situazione di miseria il tessuto familiare andrà disgregandosi in quanto spingerà gli
elementi facenti parte del nucleo a dover tappare i buchi economici generati dalla crisi. Chiaramente il
padre avrà il compito di portare a casa da mangiare,per tanto a causa della scarsità di risorse,sarà costretto
a stare più ore fuori a lavorare,ciò influirà in negativamente sul ruolo materno,costretto a farsi carico di
molte più responsabilità rispetto alla prole. I figli,poi,oltre a risentire della mancanza di un padre e
dell'insufficienza delle attenzioni da parte della madre,dovranno fronteggiare anche loro lo stato di
indigenza tal volta lavorando. Tutto ciò chiaramente ha un effetto devastante sullo sviluppo di una
"stabilità" familiare anche in termini di affettività. Ciò che caratterizza i giovani nati prima della crisi è che
negli anni di stabilità finanziaria e quindi anche di stabilità familiare,è che hanno avuto modo di tessere dei
rapporti "sani" con altri individui,istituzioni ecc. Ciò gli ha permesso di riuscire a trovare un appoggio
durante il periodo buio mitigando la destabilizzazione familiare.
Ma lo studio di Elder non si limitò ad analizzare solamente gli effetti a breve termine della crisi economica
degli anni 20,bensì ha protratto i suoi studi anche sugli effetti a lungo termine. Uno dei dati più rilevanti è
che gli svantaggi sociali derivanti dalla crisi non sono perdurati oltre i 40 anni di vita,inoltre ha evidenziato
come i cambiamenti storici e sociali nei decenni successivi alla crisi crearono dei risvolti positivi proprio a
coloro che nacquero durante quegli anni più difficili. Infatti la guerre che ne conseguì chiamò alle armi molti
giovani,giovani che durante la crisi non ebbero l'opportunità di crearsi una condizione economica stabile. La
guerra e i ricavati ad essa diedero a queste persone l'opportunità di guadagnarsi un'indipendenza
economica,inoltre attraverso una particolare legge gli venne concesso di accedere a delle offerte formative
che gli consentirono di rilanciarsi e reinserirsi egregiamente nella vita civile,come a dire "non tutto il male
vien per nuocere".

IL CONTRIBUTO DI BALTES:
Anche Baltes come Elder parla di 4 principi fondamentali sulla quale si basa lo sviluppo
dell'individuo,successivamente a questi 4 ne verranno introdotti altri 3 che andranno a completare la sua
visione.
Primo principio:Lo sviluppo è un processo che continua per tutta la vita. Sostanzialmente viene superata
l'idea che lega lo sviluppo alla sola infanzia dell'individuo. Non vi è mai un arrivo definitivo,come ad
esempio con lo stadio genitale di Freud o il raggiungimento del pensiero operatorio formale di Piaget,ce
sempre una continua e costante evoluzione. Probabilmente questi due approcci classici allo studio dello
sviluppo dell'essere umano,involontariamente ed erroneamente hanno considerato la sola
infanzia/adolescenza come periodi di stadi evolutivi in quanto in esse si riscontrano i maggiori cambiamenti
sul piano fisico,biologico e psicologico nell'individuo. Escludendo perciò le altre fasce di età dalla
formazione della persona umana.
Secondo principio:lo sviluppo è un processo multidimensionale e multidirezionale. Secondo questo
principio l'analisi dello sviluppo deve passare necessariamente per una moltitudine di ambiti considerati
fondamentali,poiché si vuole evitare di ridurre il tutto ad un unico elemento cardine. Si considerano quattro
ambiti promotori di sviluppo:1)sviluppo sociale;2)fisico;3)cognitivo;4)personale. Il sociale considera le
relazioni interpersonale con gli altri membri(per esempio della famiglia o con i pari)un elemento chiave per
il cambiamento della persona. Il fisico chiaramente prende in considerazione gli aspetti prettamente legati
alla natura biologica dell'individuo,come anche lo studio dello sviluppo motorio e sensoriale. Il cognitivo
indaga tutti i cambiamenti legati ai processi di pensiero,ragionamento,problem solving,apprendimento e
memoria. Infine lo sviluppo personale riguarda sia il concetto di sé sia la dimensione come l'affetto,la
fiducia,l'attaccamento le dimensioni emotive e di tratti di personalità. Bisogna evidenziare che ognuno di
questi ambiti non va considerato come un compartimento stagno,ma è correlato in maniera più o meno
ampia agli altri,per esempio i progressi nello sviluppo motorio che consentono in primo luogo al bambino di
spostarsi sono molto importanti anche per lo sviluppo cognitivo in quanto gli permettono di esplorare
nuove aree e determinare nuovi apprendimenti. Il tutto non procede in maniera simultanea o equivalente

IMPLICAZIONI LEGATE AL SECONDO PRINCIPIO:


Il pensiero di Rogers:Nell'idea di sviluppo secondo Rogers non si può raggiungere mai la perfezione.
Esistono secondo lui tre tendenze che portano al cambiamento:1)crescente apertura alle
esperienze;2)crescenze consapevolezza del presente;3)crescente fiducia nel proprio organismo. Questi tre
elementi sono fortemente dipendenti l'uno dall'altro. L'apertura alle nuove esperienze può avvenire
soltanto se l'individuo supera quello che Rogers chiama "posizione difensiva". Superato lo stato difensivo e
incamerata in noi la nuova esperienza siamo pronti per immergerci ancor di più nel nostro presente,questo
perché,secondo Rogers,i nuovi dati acquisiti ci aiutano a stare più a contatto con la realtà allontanando
dalla nostra mente ricordi passati e teorizzazioni sul future. Tutto ciò determina una maggiore acquisizione
di fiducia nelle nostre capacità,il nostro organismo si adatterà alle nuove esperienze e svilupperà una serie
di reazioni automatiche che ci renderanno in grado di affrontare gli eventi con maggiore disinvoltura.
I cambiamenti attraverso questi tre aspetti non avvengono in maniera lineare e del tutto prevedibile,ma
come è considerato anche tra i principi generali della psicologia del ciclo di vita,avvengono in modo
disarticolato e improvviso. Secondo Rogers col tempo impariamo a fidarci sempre di più delle nostre
sensazioni profonde e quindi diveniamo più inclini ad ascoltare noi stessi.
Schlossberg e i suoi colleghi identificano tre aree distinte in cui possono essere rintracciati i cambiamenti
nello sviluppo:1)internamente;2)relazioni interpersonali;3)attività lavorativa. Ognuna di queste 3 categorie
ha degli ambiti che le definiscono. Peculiarità di questo modo di questo approccio è che viene dato risalto
all'ambito lavorativo come aspetto caratterizzante dello sviluppo della persona. Inoltre si ritiene che la
dimensione interpersonale abbia un duplice ruolo,cioè l'individuo cambia in base alle relazioni che
intraprende con gli altri e viceversa,le persone che ci circondano sono influenzate da noi,ciò determina un
continuo scambio di informazioni volte a cambiare(migliorare o peggiorare)le specifiche persone.
Super,l'arcobaleno della carriera:secondo Super esistono due dimensioni che sono legate allo sviluppo
dell'individuo,la crescita legata all'età e quella legata ai diversi ruoli sociali che una persona ha nel corso
della sua vita. Ogni ruolo non è circoscrivibile ad una sola fase della vita ma a un periodo più o meno
lungo(life spaces),per fare un esempio noi possiamo essere studenti in un periodo che va dall'età di 5 anni a
un massimo di 25,nel frattempo possiamo anche essere "figli" sempre per un periodo che va magari dai 0
anni fino a 40.
Per quanto riguarda la carriera lavorativa Super considera uno studio a parte. Secondo la sua visione in una
prima fase di crescita che va dai 0 ai 14 anni la persona acquisisce lentamente dei modelli esterni tramite la
famiglia,la scuola,l'oratorio,ecc. sperimentando tramite simulazioni ruoli differenti che porteranno a far
emergere le proprie capacità personali. Successivamente,dai 14 ai 25 anni,viene in un primo momento
scelto un generico ambito lavorativo,dopo di che da una scelta generica si passa a una scelta più specifica e
infine alla concretizzazione nel mondo del lavoro. Dai 25 ai 45 anni si entra in una fase lavorativa più stabile
ed equilibrata e la persona diviene in grado di poter esprimere tutte le sue potenzialità,prima in una fase di
apprendistato poi in una fase di consolidamento dove viene definito lo status di lavoratore. L'ultimo stadio
è rappresentato dalla staticità relativamente alla condizione acquisita(45 anni - età pensionabile).

TERZO PRINCIPIO:LO SVILUPPO E' CARATTERIZZATO DA PLASTICITA'


Cosa significa che siamo organismi plastici?questo concetto può essere facilmente ricollegato alla "plasticità
neuronale",aspetto che riguarda il nostro funzionamento di apprendimento e modificazione dei circuiti
neuronali. Infatti in tempi recenti si è scoperto che i pattern neuronali sono modificabili,il loro disegno può
cambiare forma a seconda delle esperienze che facciamo nel corso della nostra vita. Ciò ha una natura di
derivazione sia genetica che esperenziale,di fatto le nostre predisposizioni genetiche possono giocare un
ruolo fondamentale nel costituire delle basi di apprendimento con degli specifici circuiti neuronali,col
tempo però le esperienze saranno quelle che determineranno la sopravvivenza di taluni circuiti.
Una caratteristica che è variata nel corso del tempo è la concezione che tale plasticità sia relegata a una
sola fase della vita di un individuo,infatti negli studi teorici classici della psicologia si riteneva che l'infanzia
fosse l'unico periodo predisposto a suddetti cambiamenti. Col tempo e con l'ampliamento delle ricerche
scientifiche si è arrivati a concludere che anche in età molto più avanzate le persone sono in grado di
modificare la struttura della propria mente.
Siegel propone una forma di approccio interdisciplinare che comprende sia la neurobiologia che le relazioni
interpersonali,infatti egli definisce il concetto di mente relazionale,capace di modificare se stessa,la sua
forma fisiologica,attraverso le relazioni con gli altri. Ce secondo questa visione una base genetica che
determinerebbe una programmazione della struttura cerebrale dopo di che saranno le relazioni a
modificarne il contenuto ed a ampliare o ridurre certi schemi.
Secondo la psicologia del ciclo della vita ci si rifiuta di attribuire a una determinata fascia di età un maggiore
peso in termini evoluzionistici rispetto ad un'altra.
Quarto principio,lo sviluppo comprende conquiste e perdite:secondo l'ordinaria visione dello sviluppo
dell'essere umano concepito dalla psicologia tradizionale,vi è l'erronea concezione che esso sia nulla di più
che un semplice accumulo di abilità su abilità. Nel quotidiano tutto questo non avviene in maniera lineare
bensì spesso e volentieri ci ritroviamo più che a conteggiare le nostre conquiste a numerare le nostre
perdite,pertanto secondo il quarto principio vale proprio questa visione:lo sviluppo è fatto sia di conquiste
che di perdite. Un esempio calzante che può esplicare a pieno il concetto è quello relativo ai movimenti
riflessi che caratterizzano il comportamento neonatale,infatti in poco tempo queste abilità vengono perse e
sostituite da altre abilità. Tale principio vale per tutte le età,risultando il linea con l'altro principio cardine di
questa disciplina di studio.
In vecchiaia possiamo osservare un numero maggiore di perdite rispetto alle conquiste. Tali perdite non
sono però riconducibili solamente a questioni legate a cambiamenti biologici e cerebrali ma in una larga
misura si tende a risentire di convenzioni e pregiudizi sociali legati all'essere troppo vecchi per...(Baltes
1990). Da qui nasce l'esigenza di definire "L'ageism"(vedi più avanti). Nella normale concezione della
psicologia evolutiva si utilizza facilmente il criterio di età cronologica per definire i momenti di
cambiamento nel corso della vita e si considera l'età adulta il momento in cui si raggiunge l'apice dello
sviluppo(nel processo di crescita-mantenimento-declino).
Nella psicologia del ciclo di vita non si concentra l'attenzione sull'età cronologica della persona bensì sul
momento in cui eventi,transizioni o cambiamenti si presentano all'interno di una sequenza di sviluppo.
Tornando al concetto di ageism esso rappresenta quella serie di pregiudizi che si possono avere nei
confronti di persone anziane,quando vengono per esempio definite "troppo vecchie per..". Inizialmente
questa forma di pregiudizio era relegata alla sola fascia di età pocanzi enunciata,cosa che di per se può
essere intesa come una stessa forma di ageism,pertanto nei periodi successivi alla sua prima elaborazione
venne ampliata ad un pubblico maggiore,quindi anche di giovani.
Nella psicologia del ciclo della vita esistono una serie di elementi che possono definire l'età di una persona.
Primo tra tutti è 1)età soggettiva o psicologica. Secondo questa concezione nel definire l'età di una persona
vale anche la percezione stessa che l'individuo ha dei propri anni(mi sento giovane,mi sento vecchio
ecc.),parliamo quindi di percezione soggettiva.2)età sociale:l'età di una persona viene definita sulla base di
quanto quell'individuo stesso sia conferme alle norme sociali tipiche di quella fascia di età,intendendo con
quanta adeguatezza risponde alle aspettative sociali in termini di stile di vita e acquisizione di ruoli sociali.
3)età funzionale,si definisce tramite un confronto con i coetanei,se l'individuo manifesta delle maggiori
capacità rispetto all'età di riferimento per la psicologia del ciclo della vita non appartiene a quella fascia di
età ma a una maggiore,ciò varia a seconda dei casi specifici.4)l'età biologica,è determinata dalle condizioni
psicofisiche/biologiche dell'organismo di una persona,se una persona anziana ha un'ottima salute,secondo
questo principio può essere considerata più giovane rispetto a un uomo magari di 55 anni pieno di
acciacchi.

QUINTO PRINCIPIO:LO SVILUPPO E' RISULTATO DELL'INTERAZIONE TRA INDIVIDUO E AMBIENTE:


Questo principio è relativo all'interazione dell'individuo con l'ambiente,quindi interpersonale e non solo
intrapersonale,quindi il rapporto dell'individuo con se stesso.
Nell'interpretazione classica dello sviluppo interpersonale della persona si è sempre dato un importante
peso alla diade madre-bambino. In quella più estesa della psicologia del ciclo di vita non è considerato il
solo rapporto con la madre del bambino,bensì tutti i rapporti che la persona intrattiene anche al di fuori di
questo.
Bronfenbrenner:Per questo autore il contesto assume una nuova importanza,esistono infatti una serie di
livelli,nello specifico 4 da cui l'individuo apprende. Parliamo di microsistemi(al primo
livello),mesosistemi,esosistemi e macrosistemi. Nei microsistemi si identificano tutti gli ambienti di vita che
coinvolgono il singolo individuo,pertanto stiamo parlando della famiglia,i pari,la scuola ecc. Il secondo
livello che è rappresentato dal mesosistema che è invece l'interazione dei microsistemi,questo tipo di
interazioni hanno un influenza indiretta sullo sviluppo della persona e vi è la possibilità che si creino dei
contrasti tra valori proposti nel rapporto tra un microsistema e un altro. Nel terzo livello,l'esosistema,non
c'è un impatto diretto sul singolo,parliamo di quel genere di rapporti che vanno oltre ad esempio i genitori
dei coetanei con l'ambiente scuola. Infine nell'ultimo modello troviamo il macrosistema,qui si identificano
tutte le leggi,tradizioni,religioni e linee politiche che regolano la nostra socialità e hanno un forte impatto su
tutti i livelli del sistema. Pertanto gli individui cercheranno di adattarsi al contesto ma ciò non sarà
solamente e strettamente dipendente dal singolo ma dal singolo immerso nella fitta rete di rapporti di cui
fa parte,come a dire ad adattarsi non sarà solo la persona ma anche tutto ciò che lo tocca da vicino.
Infatti secondo la prospettiva ecologica i comportamenti di una persona assumono significato solo se
vengono "contestualizzati".
Pertanto secondo il modello ecologico ci sono dei principi fondamentali a cui riferirsi,primo fra tutti è che
un sistema può essere compreso solo a partire dalla sua totalità considerando che tutte le parti sono
interconnesse tra di loro e se un cambiamento avviene anche su una parte sola del tutto,questo si riverserà
facilmente sul resto cambiandolo a sua volta,tutto ciò avverrebbe tramite dei meccanismi di
autoregolazione tipici di ogni organismo.

SESTO PRINCIPIO:LO SVILUPPO E' RADICATO NEL CONTESTO STORICO E CULTURALE


Come descritto nei paragrafi precedenti l'individuo va considerato come parte di un sistema,quindi il suo
sviluppo non dipende unicamente da se stesso ma bensì anche da ciò che lo circonda. Sulla base di questo
principio si riconosce al contesto culturale e alla società un ruolo fondamentale.
Il processo di sviluppo di ogni individuo può essere visto come il risultato di interazioni dialettiche fra
differenti sistemi di fattori legati all'età del soggetto,al contesto storico e a fattori non normativi.
Esistono pertanto 3 livelli differenti 1)normativi:che sono quei cambiamenti,tappe che sono condivisibili da
tutti,poiché regolamentate da norme comuni.2)quasi normativi:i cambiamenti che vengono sperimentati
dalla maggior parte delle persone.3)non normativi:quei cambiamenti che riguardano solo pochi
individui,riferibili anche al singolo caso. Un esempio di influenza normativa potrebbe essere la guerra,essa
coinvolge in larga scala tutta la popolazione,poi a livello quasi normativo,a seconda del ruolo che una
persona svolge nel contesto,potrà determinare specifici cambiamenti su una serie di persone e così via fino
ad arrivare al caso singolo.
Come accennato nell'esempio del paragrafo precedente,la guerra ha diversi effetti sugli individui,questo
anche in base alla fascia di età in cui ci si trova a sperimentarla. Nell'infanzia è possibile denotare dei
cambiamenti a livello di valori fondamentali e aspettative;in tarda adolescenza potrebbe risultare un
opportunità o una scelta di vita,formare un identità;durante la prima età adulta invece andrà a influenzare i
comportamenti;mentre infine nella mezza età avrà effetti sul processo di revisione dell'identità. Questo
significa che ad ogni età corrisponde il suo differente cambiamento. Inoltre si presuppone che anche in
base al contesto culturale in cui vive una persona i diversi processi storici avranno un influenza differente
sulle fasce di età verso la quale agiscono. Se per esempio ci troviamo in un contesto socio-culturale molto
spartano,dove ci si interfaccia con la morte quotidianamente,una guerra avrà un effetto diverso sulla
popolazione in generale e nello specifico su ogni membro rispetto se lo stesso genere di evento si manifesti
in una società molto meno abituata a dei conflitti.
Settimo principio:Lo sviluppo è un campo di studio multidisciplinare.
Alcuni autori prendono in considerazione 6 discipline fondamentali:la psicologia,la psicologia sociale,la
sociologia,l'antropologia,la storia e la biologia. La psicologia sociale in un ottica di sviluppo secondo i
microsistemi si occupa di definire il cambiamento sia in relazione a quei contesti ristretti(come quello
familiare)sia contesti più ampi come quello sociale. I contributi sociologici che si rivolgono alla
comprensione dell'esosistema,hanno un impatto sullo sviluppo dell'individuo e soprattutto ad indagare la
relazione che gli individui hanno con la propria società di appartenenza. L'antropologia applicata ai
macrosistemi invece si occupa di comprendere le diversità culturali legate all'allevamento dei figli o a come
la società si rapporta agli anziani. La storia,prendendo in considerazione tutti i sistemi fin ora elencati,si
occupa nell'analizzare quali potrebbero essere i contributi storici che hanno influenzato i cambiamenti.
Lo studio della biologia non è incasellabile in nessuno dei singoli sistemi identificati da Bronfenbrenner ma
è sicuramente un ambito di studio indispensabile per comprendere lo sviluppo del ciclo della vita,legato per
esempio alla crescita e all'invecchiamento delle cellule e degli organi.
Ovviamente oltre a questi ambiti sopra elencati vé ne possono essere affiancati numerosi altri,l'importante
è non considerare nessuna prospettiva presa singolarmente come definente dell'approccio nel totale,serve
un qualcosa di molto più ampio e variegato che riesca a cogliere tutte le unità del discorso.
Di seguito riportate quattro concezioni diverse di intendere lo sviluppo,secondo quattro differenti
autori:1)Thomas:Le persone si sviluppano normalmente se hanno la sensazione di soddisfare i propri
bisogni in modo adeguato,se il loro comportamento non lede i diritti del prossimo,se adempiono alle
proprie responsabilità in maniera corretta e infine se le loro caratteristiche personali non sono un limite alla
loro realizzazione.
2)Chaplin:Cresciamo con un movimento paragonabile più all'andamento di una spirale che di una retta.
Talvolta recediamo talvolta avanziamo. Forse avanziamo solo a patto di regredire fino a recuperare i nostri
sentimenti infantili,la crescita in generale segue un ritmo proprio che non ha nulla a che vedere con dei
ritmi ben prestabiliti.
3)Rogers:è correndo dei rischi che siamo in grado di apprendere nuove esperienze,quindi di crescere. Per
questo motivo le sfide sono un elemento importante nella nostra vita.
4)Ford e Lerner:la vita è un viaggio imprevedibile che può portarci ovunque e la crescita di una persona è
altrettanto imprevedibile.

LA TRAMA E L'ORDITO:
Le rappresentazioni di questo intreccio sono molteplici. Alcuni autori parlano di svolte,altri di
transizioni,altri ancora di sfide mentre certi di ruoli.
La trama e l'ordito rappresentano due aspetti della vita,la prima l'età,la seconda lo sviluppo lungo il ciclo di
vita. L'intreccio come trama può essere definito in una posizione trasversale rispetto all'ordito(che invece è
considerato longitudinale),prende in considerazione l'età cronologica dell'individuo e la mette a confronto
con gli anni successivi o passati. Possiamo vedere questo tipo di approccio come il tentativo di fotografare
un'istantanea della realtà alla stregua di una vecchia polaroid. Questo però rende difficile fare collegamenti
fra le diverse età della persona,presupponendo l'utilizzo di numerosi stereotipi per identificare una fascia di
età(adolescente tipo,adulto tipo e così via).
L'ordito prende in considerazione diversi aspetti del cambiamento:cambiamento ordinato,stabilità e
cambiamento aleatorio. E' inoltre un approccio tematico legato quindi a specifici argomenti.

LA TRAMA:LA SCOPERTA DELL'ADOLESCENZA:


Inizialmente la psicologia,nel periodo della sua fondazione ufficiale a Lipsia per merito di Wundt nel 1879,si
preoccupava di studiare solo ed esclusivamente i processi che riguardavano "la coscienza". Quindi,tutto ciò
che non aveva nulla a che vedere con questo aspetto psichico venne inizialmente trascurato. Pertanto,i
bambini,ritenuti fin dagli albori della psicologia incapaci di poter riferire i propri processi interni,non
vennero minimamente presi in considerazione. L'attenzione ai processi di sviluppo in questo primo
momento storico legato alla nascita della psicologia venne messo in un secondo piano,solo
successivamente grazie a studiosi come Stanley Hall,Piaget,Vigotsky venne portato in auge e considerato
per la sua effettiva importanza.
Fu proprio Stanley Hall a concepire i primi studi che riguardavano la formulazione del concetto di
"infanzia",cioè,nel concreto,cosa comportava essere un bambino sotto tutti gli aspetti che lo
caratterizzavano. In una prima bozza del suo pensiero emerge come i bambini formino nei primi anni della
loro vita una serie di credenze,talvolta anche bizzarre che li definiscono sotto l'aspetto cognitivo. Questa
definizione assieme a tante altre si ritiene determinante per questa prima fase di vita della persona e grazie
ad essa si ebbe l'opportunità di distinguere a tutti gli effetti l'infanzia dall'età adulta,segnando così la nascita
della psicologia dello sviluppo tra le diverse branche di questa nuova scienza. Il contributo di Hall si estese
anche alla prima definizione di adolescenza,considerata fin da subito una sorta di ponte,congiunzione,tra
l'infanzia e l'età adulta. Durante il periodo in cui si preoccupò di avanzare le sue prime tesi sulla definizione
di questa fase di vita ci fu un evento storico importante quale la scolarizzazione di massa. Ciò in qualche
modo permise agli studiosi di avere un'ingente quantità di materiale sulla quale poggiare e formulare le
proprie tesi,avvantaggiando gli studi di questo periodo.
Non solo per Hall l'adolescenza ebbe un'importanza a livello qualitativo nello sviluppo della persona ma se
andiamo a vedere i grandi studiosi classici della psicologia come Piaget e Freud,di fatto anche loro ritennero
questa fase di vita fondamentale per il superamento e l'acquisizione di nuove capacità e il raggiungimento
di alcune stadi tipici dei loro concetti teorici(pensiero operatorio formale per Piaget,fase genitale per
Freud). Inoltre è bene sottolineare che per molti studiosi di questo primo periodo l'adolescenza è
considerato il momento in cui si raggiunge il picco massimo dello sviluppo sia cognitivo che biologico
dell'individuo. Solo negli anni successivi,con il miglioramento della tecnica e l'ampliamento delle
conoscenze,si arrivò a pensare e ritenere l'adolescenza come una semplice fase di passaggio entro la quale
non si raggiungeva a tutti gli effetti il culmine dello sviluppo umano. Ad oggi si ritiene più opportuno
considerare l'adolescenza uno stadio evolutivo della persona dotato di una serie di sfide
caratterizzanti,quindi tipiche di questi anni di vita.
Negli anni 70,grazie a tutte le conoscenze pregresse accumulatesi nel passato,si iniziarono a delineare una
serie di "blocchi" evolutivi tipici di ognuno di noi,essi erano:l'infanzia,l'adolescenza,la mezza età e la
vecchiaia. Col tempo e con un ulteriore ampliamento dei dati a nostra disposizione si arrivò ad aumentare il
numero di queste fasi di vita,tanto che nel 1989 si propose la distinzione tra prima età adulta e seconda età
adulta,tra giovane anziano e anziano-anziano.

LA TRAMA:ETA' DELLA PRIMA INFANZIA:


Questa fase di vita inizia dagli 0 fino ad arrivare ai 2 anni,anche se in realtà la si potrebbe considerare a
partire dal periodo prenatale,poiché come già da ormai diversi anni si è avuto modo di constatare,il
feto,per quanto sia fisicamente distaccato dal mondo esterno,riesce ad avere indirettamente attraverso la
madre un rapporto con l'ambiente,ciò grazie alle abitudini di ella,sia alimentari che legate allo stile di vita in
sè vero e proprio.
Il processo di nascita è considerato un evento traumatico per l'infante ed inizialmente il nascituro ha un
rapporto che possiamo definire "passivo" con il mondo esterno in quanto agirà solo ed esclusivamente
mediante i riflessi automatici che la natura gli ha fornito fin da subito. Solo con il passare degli anni il
rapporto col mondo da passivo diverrà in qualche modo anche "attivo",date le nuove capacità che
acquisterà quali la deambulazione e successivamente solo in un secondo momento anche la parola,capacità
che vengono abitualmente definite(quelle del primo periodo di vita)motorie e sensoriali. L'esercizio delle
abilità motorie e sensoriali si ritiene indispensabile per l'acquisizione di concetti importanti come "la
permanenza dell'oggetto"(esempio madre esce dalla stanza-bimbo crede che non esista più)e la funzione
simbolica,determinante per lo sviluppo del linguaggio. La parola appare mediamente per tutti i bambini alla
fine del primo anno di vita e a partire dal secondo anno ci sarà un esponenziale aumento lessicale. Per
quanto riguarda lo sviluppo emotivo,durante questi primi due anni di vita abbiamo uno sviluppo altrettanto
sorprendente,di fatto il bambino diviene capace di comunicare il proprio stato
d'animo,emozioni,sentimenti e di sviluppare un legame affettivo con una o più persone che rappresentino
per lui un "caregiver",cioè qualcuno a cui fare affidamento. Vi è anche un primitivo sviluppo del senso di
sé,ciò lo possiamo denotare dalla capacità che apprende nel sapersi riconoscere di fronte allo specchio.

LA TRAMA:ETA' PRESCOLARE:
Si considera età prescolare quella che va dai 2 anni di vita del bambino fino ad arrivare a 6 anni(prima che
inizino le elementari per intenderci/asilo). Anche in questo periodo si denotano una lunga serie di
cambiamenti sostanziali nell'individuo,questo su diversi piani:cognitivo,fisico,relazionale,ecc.
Dal secondo anno di vita il bambino sperimenta un incremento vertiginoso del suo vocabolario
linguistico,ciò gli permette di formulare una prima serie di piccole frasi di senso compiuto.
Sempre in relazione alle teorie classiche dello sviluppo ideate da Piaget,si ritiene che intorno ai 4 anni i
bambini diventino in grado di concepire ciò che in gergo viene chiamato "teoria della mente",ergo la
capacità di intendere che gli altri individui possano agire secondo delle loro,personali credenze. Si riporta in
genere per far comprendere meglio di cosa si tratti la teoria della mente,l'esperimento di Sally e Anne,ciò
per aiutare ad intendere cosa siano le "false credenze". In questo test si mostra al bambino un'immagine. In
questa immagine ci sono due bambine,appunto Sally e Anne,con esse ci sono anche due cesti e una
bambola. Mentre sono tutte e due nella stessa stanza Sally posiziona la bambola in un cesto,dopo di che
Anne esce dalla stanza. Mentre Anne è fuori dalla stanza Sally sposta la bambola da un cesto all'altro,ciò
all'insaputa di Anne. Una volta entrata di nuovo Anne nella stanza si chiede al bambino dove pensa che
Anne andrà a cercare la bambola. Generalmente i bambini che non hanno ancora sviluppato la teoria della
mente saranno portati a dire che Anne cercherà esattamente dove Sally ha spostato per ultima la
bambola,ciò perché tendono a proiettare le proprie credenze sugli altri. Normalmente si ritiene,sempre
secondo le teorie di Piaget,che i bambini durante questi anni vivano formalmente in una fase
"egocentrica"del loro sviluppo,non esiste una reale distinzione tra loro e il resto del mondo,tutto quello che
vivono nella loro interiorità viene proiettato verso l'esterno,determinando l'assenza così di differenziazione
tra sé e gli altri.
Dal momento in cui il bambino sviluppa la concezione che il mondo a lui circostante può avere delle
sfumature diverse rispetto alle proprie caratteristiche,ciò gli garantirà un maggiore sviluppo del senso del sé
che aiuterà il bambino a stabilire delle prime forme di legame e interazione con ambienti totalmente
differenti da quello originario di cui hanno sempre ed esclusivamente fatto parte,la famiglia. Di fatto una
maggiore esperienza delle talvolta sottili altre volte enormi differenze tra sé e il mondo permette lo
sviluppo di relazioni complesse con l'esterno. I gruppi di pari divengono luoghi di incontro,scambio e
accrescimento. Non vi è più con essi quella forma di gioco "egocentrico" dove tutto ruotava intorno al sé e
non vi era alcuna forma di collaborazione per raggiungere uno scopo comune,bensì il contrario. Pertanto
affianco ai giochi di competizione appaiono quelli collaborativi,utili a garantire al bambino una prima forma
rudimentale di scambio in grado di aiutarlo a sviluppare i tempi di interazione,gli scambi,le pause e anche a
rispettare le regole comuni e condivise nel gioco. Il gioco socio-drammatico ne è l'esempio più calzante. Qui
i bambini fingono delle interazioni vere e proprie immedesimandosi in ruoli differenti,come "facciamo che
io ero il papà"oppure "facciamo che io ero la mamma" ecc. Si stabiliscono dei ruoli,delle regole da
rispettare,si riconosce soprattutto l'esistenza delle differenze che caratterizzano ognuno di noi ed a esse si
fa appello nel stabilire il fine ludico dell'esperienza.
Il gioco,in termini concreti,non è un attività fine a se stessa,bensì bisogna intenderla come un mezzo per
sviluppare e migliorare le proprie abilità,sia sul piano motorio,che sul piano cognitivo,anche relazionale.

LA TRAMA:ETA' DELL'INFANZIA:
Questa parte dai 6 anni fino ad arrivare ai 12 anni ed è definito anche periodo "scolare" e coincide
normalmente con l'inizio della scuola dell'obbligo. Qui,sempre facendo riferimento alle teorie di Piaget,nel
bambino nasce il pensiero logico,pensiero che gli permette in prima istanza di
categorizzare,classificare,valutare i dati della realtà. Grazie a questo sviluppo il bambino diviene in grado di
risolvere le prove di conservazione di Piaget,una delle più famose è quella della conservazione dei liquidi.
Vengono mostrati al bambino due bicchieri identici colmi d'acqua fino allo stesso livello,poi viene versata
l'acqua di uno dei due bicchieri in un altro più stretto e lungo,a livello visivo si avrà l'impressione che il
nuovo bicchiere contenga più acqua rispetto a quello di prima ma a livello pratico assolutamente no. Verrà
chiesto al bambino se il nuovo contenitore contiene più acqua rispetto al precedente,mediamente i
bambini che si trovano in uno stadio pre-operatorio risponderanno di sì alla domanda,quelli che hanno
sviluppato il pensiero logico lo negheranno. Inoltre un'altra capacità che sviluppano i bambini durante
questi anni sono le "false credenze di secondo ordine",cioè divengono in grado di concepire che: "una
persona può pensare che un'altra persona pensi" e anche in questo caso vi può essere una credenza di
fondo erronea. L'esempio congeniale per spiegare queste false credenze è quello di Jhon e Mary. Ambedue
stanno giocando al parco quando arriva all'improvviso il carretto dei gelati. Non avendo nessuno dei due i
soldi,Mary decide di accorrere a casa per prendere il denaro. Nel mentre Mary si trova a casa il carretto si
sposta dal parco alla piazza. Jhon è presente a questo cambiamento e sa dove il carretto si è spostato,Mary
è assente,quindi non vede lo spostamento ma comunque viene a sapere per vie traverse che il carretto si
trova effettivamente in piazza. Dopo di che verrà chiesto al bambino: Dove pensi che Jhon creda che Mary
andrà a cercare il carretto dei gelati?per risolvere tale questione il bambino deve possedere quello che
viene chiamato "pensiero ricorsivo triadico",il bambino pertanto deve tener conto che Jhon non sa che
Mary sa. Una volta fruita questa abilità il bambino diviene più capace di intendere le conversazioni,di
intendere l'ironia,la gaffe. Questa serie di abilità che si sviluppano sia sul piano emotivo,cognitivo e
relazionale accrescono in secondo ordine anche la capacità di giudizio morale del bambino,infatti se nell'età
prescolare il giudizio morale si basava solo ed esclusivamente sugli effetti di una determinata azione(positivi
o negativi che siano)adesso con lo sviluppo di un pensiero più raffinato il bambino è in grado di giudicare
sul piano morale anche le intenzioni che stanno alla base di un azione,la causa e non più solo l'effetto.
Nel secondo audio introduce il concetto di amicizia tra bambini. Inizialmente si riteneva che il rapporto con
il proprio caregiver avesse un influenza sul modo di relazionarsi del bambino con i suoi pari,cioè è come se
con lui(caregiver)avesse costruito le basi relazionali che saranno da appoggio nelle interazioni future. Studi
recenti dimostrano che i bambini sono in grado di stabilire una relazione amicale già a partire dai 2 anni di
età. Si è notato che prima dell'età prescolare i bambini non fanno differenza tra amicizie di sesso maschile o
femminile,anzi sono aperti a ogni circostanza,nel momento in cui vengono immersi nell'ambiente scolastico
avviene un fenomeno di segregazione,cioè i bimbi tendono a preferire l'instaurarsi di relazioni con altri
bambini dello stesso sesso,ciò viene spiegato in termini di aspettative sociali che influenzano il determinarsi
di questi assembramenti.
In questa seconda parte viene evidenziato anche che vi sono degli atteggiamenti tipici che si hanno nei
confronti dei bambini da parte di chi se ne prende cura. Atteggiamenti che tendono a classificare e a
proporre dei modelli pre-costituiti di modi di essere e intendere la vita,come i maschi fanno la guerra e le
femmine giocano con le bambole,ecc. Questo genere di stereotipizzazioni si ritiene influenzino il modo di
essere e vivere dei bambini promuovendo le divisioni che nel paragrafo precedente ho citato.

L'ADOLESCENZA:
Si ritiene che inizi mediamente per tutti i bambini intorno ai 12 anni di vita,al seguito dello sviluppo
fisiologico dovuto alle intense variazioni ormonali nella fase della pubertà. Durante l'adolescenza non
mancano ulteriori cambiamenti,sia sotto l'aspetto fisico che sul piano psicologico. Si tende a dare maggiore
risalto però al piano psicologico perché di fatto è quello caratterizzante di questo periodo di vita. Secondo
studioso Siegel assieme al cambiamento fisico e psicologico vi è anche un altro fattore che determina questi
anni di vita di un individuo ed è il distaccamento dal proprio nucleo familiare,o sarebbe meglio dire un
primo allontanamento dalla famiglia di origine.
A livello sociale vi è un altro aspetto importante da tenere in considerazione,l'adolescenza è considerata
una fase di passaggio,quella parte intermedia della vita di una persona dove si passa dallo essere bambino
ad essere un adulto. Qui le aspettative sociali rivestono un ruolo cruciale,infatti esse promuovono una serie
di modelli,aspettative,modi di intendere e vedere la persona,del tutto nuovi alla quale l'adolescente deve
adattarsi per poter conseguire la sua realizzazione di vita e il passaggio ad una vita "adulta".
L'adolescenza inoltre secondo gli studi classici è sempre stata considerata una fase della vita all'insegna
delle problematiche e passaggi traumatici da uno stato sociale all'altro,ciò non è sempre vero,infatti diversi
studi non basati sulla concezione di adolescenza generata dal mondo occidentale in cui viviamo riscontrano
delle sostanziali diversità ove questa fase di vita non ha nulla a che vedere con situazioni difficoltose e stati
d'animo principalmente legati al malessere,bensì l'opposto. Parliamo nel concreto degli studi
dell'antropologa XXX che ha analizzato cosa vuol dire essere adolescenti nella popolazione Samoana. Qui è
stata riscontrata l'assenza di passaggi traumatici in quanto l'educazione culturale impartita ai giovani dalla
società di appartenenza rende più lieve il passaggio dall'infanzia all'età adulta. In questa cultura è dato
molto spazio e risalto alle relazioni interpersonali,l'individuo fin da subito è lasciato libero di esprimersi e
ciò determina che i cambiamenti fisiologici che si riversano sulla nascente vita sessuale dell'adolescente
non vengano in qualche modo limitati. Di fatto,contrariamente alle società occidentali,l'aspetto emotivo
secondo la cultura Samoana viene messo al centro,in occidente è l'aspetto cognitivo ad avere maggiore
importanza,ciò sarebbe il movente che determina la presenza o meno di risvolti traumatici durante questi
anni di vita dell'individuo.
Si ritiene che a favorire il menarca vi sia anche un fattore biologico legato alla nutrizione. Infatti nell'ultimo
secolo,grazie allo sviluppo che ha facilitato l'accesso a numerosi cibi con proprietà nutrizionali
indispensabili per l'organismo,l'adolescenza si è estesa sia verso la fase precedente ad essa,quindi
l'infanzia,per protrarsi però,per motivi economici sfavorevoli,oltre e fino a toccare i 20 anni di vita,quindi la
prima età adulta. Pertanto a seguito di queste considerazioni è facile disporre il periodo adolescenziale
secondo 3 ulteriori sotto periodi che lo caratterizzano:nella prima fase vi sarà la necessità da parte del
giovane di "ridefinirsi" secondo gli aspetti fisiologici legati al cambiamento dovuto all'esplosione ormonale
che tendenzialmente si vive durante questa fascia di età,in una seconda parte vi sarà la necessità di
"ridefinirsi" sotto l'aspetto personale,legato quindi alla propria identità,infine l'adolescente dovrà rivalutare
tutto ciò che riguarda gli aspetti relazionali,sia con la propria famiglia di origine che con il gruppo di pari.
A favorire lo sviluppo sotto l'aspetto fisiologico,oltre ai fattori nutrizionali chiamati precedentemente in
causa,vi sono,secondo alcuni studi aspetti legati sia al benessere economico di una società in cui
l'adolescente fa parte sia la precoce esposizione a stimoli "sessuali".

RELAZIONI DURANTE L'ADOLESCENZA:


In questa fase di vita,come ho già accennato,vi è una rivisitazione delle relazioni interpersonali in cui
l'adolescente è coinvolto,sia in ambito familiare,quindi con i propri genitori,che nel gruppo di pari.
Per quanto riguarda il rapporto con i propri genitori verrà meno la dipendenza dagli stessi sul piano
relazionale,infatti il giovane durante questi anni di vita è portato a passare molto del suo tempo al di fuori
delle mura in cui è cresciuto,ciò lo aiuterà a costruire dentro di sé una prima forma di indipendenza che
sarà l'ergersi di un ponte fondamentale per il passo successivo,cioè quello di andare a vivere per conto
proprio. Qui il rapporto genitoriale gioca un ruolo cruciale,di fatto al fine di garantire uno sviluppo sano
durante questi anni è necessario che la famiglia non imponga troppi limiti al naturale allontanamento del
proprio figlio/a da casa,nel caso in cui questo avvenga interverrebbe quel meccanismo di ribellione volto a
favorire il distaccamento,le cui implicazioni però rischierebbero di danneggiare oltre che il rapporto della
famiglia con il giovane anche il giovane stesso in quanto potrebbe avere delle scelte fin troppo sconsiderate
col solo intento di far valere la propria identità. Si è cercato di dimostrare quale fosse il tipo di famiglia
adatto a rendere questo passaggio il più fluido possibile e si è notato che i genitori con un fare comprensivo
nei riguardi delle esigenze del giovane sono quelli che rendono tale trasformazione meno complicata(stile
relazionato).
Il ruolo genitoriale,per quanto fino ad adesso sembri non avere molta valenza in questa fase di vita
dell'individuo,assume importanza nell'ambito delle scelte professionali,infatti si è notato come nelle scelte
importanti di vita dell'adolescente la famiglia non perde il ruolo primario sulla quale si fa affidamento.
I processi da portare a termine che stabiliscono il pieno superamento dell'adolescenza sono
l'individualizzazione,cioè quell'aspetto che riguarda la revisione del sé dell'individuo,la conoscenza delle
proprie capacità e della propria interiorità,e secondo aspetto è l'interdipendenza,ergo la capacità
dell'adolescente di rendersi indipendente a livello affettivo dalla propria famiglia di origine.
L'ultima istanza da raggiungere per l'adolescente sarà pertanto colmare quel gap che c'è tra la propria
interiorità,emotività e le sue funzioni cognitive,ciò spiega perché il giovane non è in grado tante volte di
controllare se stesso in situazioni sfavorevoli,stressanti,sia quindi più portato ad avere reazioni
sproporzionate dettate dal proprio istinto piuttosto che dalla propria razionalità.
Con il gruppo di pari,l'adolescente,sperimenta quello che è uno pseudo rapporto con tutto ciò che è non è
familiare,quindi che rappresenta l'esterno,ciò che è al di fuori della famiglia. Qui verranno messi alla prova
e al bando alcuni valori,sentimenti,relazioni,l'adolescente avrà finalmente l'occasione di testarsi nel mondo
reale e ricevere feedback su quello che lo rappresenta più da vicino.

ADULTITA’ EMERGENTE:
Si ritiene che a determinare il passaggio dall’essere adolescente all’essere adulti vi siano una serie di
cambiamenti che promuovano tale condizione di vita:parliamo pertanto di cambiamenti a livello
sociale,professionale e abitativo. Per sociale si intende il passaggio ad una condizione in cui l’individuo
assume nuovi ruoli legati ad esempio all’essere padre di famiglia o anche marito,per quanto riguarda
l’aspetto professionale si intende il raggiungimento di uno status lavorativo stabile,l’inizio di una carriera
che consenta di avere un indipendenza economica dal vecchio nucleo famigliare di cui si faceva parte,infine
l’ultimo cambiamento riguarda sostanzialmente l’andare a vivere da soli.
Inoltre,come si è già detto per il passaggio dall’infanzia all’adolescenza,si ritiene che anche nel caso del
passaggio dall’adolescenza all’età adulta giochino un ruolo fondamentale le vecchie esperienze passate in
cui ci siamo imbattuti o per meglio dire il modo in cui abbiamo affrontato i nostri cambiamenti passati.
Momento assai importante è la fine del ciclo scolastico,gli studiosi ritengono la fine delle superiori un
momento di svolta in cui l’individuo viene proiettato lontano dalle sue vecchie abitudini per crearne di
nuove.
Ad ogni modo,al giorno d’oggi,il passaggio ad un’età adulta risulta molto più difficoltoso rispetto al passato
in quanto alcuni fattori socio-economici hanno rallentato l’allontanamento degli adolescenti dal proprio
nucleo famigliare,come ad esempio la crescente difficoltà di trovare un lavoro stabile,essa infatti non
garantisce un indipendenza a livello economiceo e la conseguente indipendenza a livello abitativo. Tutto ciò
influisce anche sull’aspetto emotivo-affettivo,il giovane essendo costretto a stare ancora a casa con i propri
genitori non sviluppa quell’indipendenza psicologica tipica dell’uomo adulto.
In alcuni recenti studi si analizza la differenza tra popoli del centro/nord europa con i paesi più
mediterranei. Si è constato che vi è l’esistenza di un tipico modello mediterraneo che pare abbia degli
effetti sul ritardo nell’allontanamento del giovane adulto dal nucleo famigliare di origine,ciò non
risulterebbe solamente legato ad una mancata acquisizione di una posizione lavorativa stabile ma
sembrerebbe anche esser dovuto allo stile parentale,cioè i genitori essendo tendenzialmente molto più
legati ai figli fanno fatica ad aiutarli ad abbandonare il nido,trattenendoli,ciò pertanto,rallenterebbe il
raggiungimento dell’età adulta.
Ma quali sono i marcatori che identificano l’età adulta?Secondo lo studioso Arnett,che condusse delle
ricerche nei primi anni 2000,risultano esserci almeno 7 marcatori tipici dell’età
adulta:indipendenza,interdipendenza,transizione di ruolo,obbedienza alle norme,transizioni
biologiche,cronologiche e capacità familiari. Studi successivi hanno raggruppato alcune di questi marcatori
fino ad identificare l’esistenza di soli 5 elementi. Per indipendenza la si considera sia a livello fisico,quindi
relativa all’effettivo allontanamento del giovane dal nucleo famigliare,che a livello psicologico,la capacità
dell’uomo di non essere più dipendente dall’approvazione dei propri genitori quando prende determinate
scelte. L’interdipendenza vale per i rapporti esterni a quello famigliare e si intende per quella capacità di
saper instaurare una relazione affettiva con qualcuno/a per costituire conseguentemente un nuovo nucleo
familiare ma anche quando si acquisisce quella capacità di saper riconoscere il punto di vista altrui e non
entrarci in conflitto. Quando parliamo di transizione di ruolo invece intendiamo quel passaggio di vita che
porta l’individuo dall’essere figlio a diventare,per esempio,padre,marito,eccetera. Terzo elemento è
l’obbedienza alle norme,consiste nella capacità dell’individuo di adeguarsi alle norme tipiche della società
di appartenenza. Quarto punto è legato sia all’età cronologica,come il raggiungimento del diciottesimo
anno di età,sia a questioni biologiche. Infine il quinto marcatore è la capacità famigliare dell’individuo,essa
consiste nell’identificare quei fattori che indicano quanto una persona sia predisposta ad avere una famiglia
propria,quanto sia in grado di sostenerla dal punto di vista economico ed affettivo.

ADULTITA’ EMERGENTE PARTE SECONDA:


Il fatto che il passaggio dall’adolescenza all’età adulta non abbia più dei momenti tipici,delle condizioni che
si presentano in modo stabile nella vita dei giovani a partire dai 20 anni di vita,non garantisce una
continuità di questa transizione,pertanto l’evoluzione da adolescente ad adulto diviene più lenta e
difficoltosa. Quindi vale a dire che quei marcatori che un tempo si presentavano stabilmente alle porte dei
20 anni ad oggi tardano ad arrivare,perpetuando la condizione di adolescente. Se da un lato non abbiamo
più la presenza di questi processi standardizzati che in qualche modo obbligavano e legavano l’individuo ad
un passaggio,cambiamento di stile di vita,ad oggi ci ritroviamo,proprio grazie a questa grande assenza,più
liberi. Ciò chiaramente ha sia risvolti positivi che risvolti negativi che analizzeremo in dettaglio nei prossimi
paragrafi.
Secondo lo studioso americano Arnett,l’adultità emergente non ha nulla a che vedere sia con l’adolescenza
che con la prima età adulta,deve essere considerato in periodo a sé stante costituito nel suo essere sia dalle
caratteristiche tipiche dell’adolescenza che della prima età adulta. Tutto ciò per evitare di considerare
questa fase di vita come un mero momento di transizione privo di una sua reale identità. Inoltre,questo
studioso,ci tiene a definire l’adultità emergente come un qualcosa che non ha nulla a che vedere con il
termine gioventù,in quanto questa parola è per lo più associata a un momento storico ben delineato dove
aveva a che vedere più che altro con le battaglie pacifiche dei giovani americani contro la guerra in vietnam.
L’adultità emergente è una fase di vita caratteristica solamente di alcune culture,di fatto non la ritroviamo
in tutti i paesi del mondo ma solamente in quelli che hanno talune realtà costituenti. Quindi come abbiamo
già accennato la posticipazione del matrimonio,il raggiungimento di uno status lavorativo stabile e la
procreazione di una nuova generazione sono tutte conseguenze di un instabilità economica di fondo,tipica
dei paesi occidentali,alcune parti dell’america e alcuni paesi asiatici.
Una caratteristica tipica di questo periodo è l’indipendenza dal nucleo famigliare di origine e da un proprio
ipotetico nucleo,data la sua effettiva assenza.
Ma quali sono le caratteristiche che identificano questa fascia di età?ne sono state considerate
essenzialmente 5:l’esplorazione,l’instabilità,l’autocentratura,la transizione e la possibilità.
Per quanto riguarda l’esplorazione si intende la capacità dell’individuo di potersi muovere nello spazio alla
ricerca di nuove possibilità,opportunità di accrescimento della propria esperienza di vita. Questo elemento
è considerato molto importante in quanto permette all’individuo di testarsi,mettersi in gioco e scoprire
quali sono le sue attitudini e in tal caso di portarle avanti.
L’instabilità è in qualche modo collegata alla prima caratteristica in quanto il giovane adulto essendo
portato a sperimentarsi in sempre nuove situazioni per comprendere cosa vuole veramente fare di se
stesso e della propria vita si trova sempre in una condizione di instabilità,non assume una posizione netta
nei confronti della realtà dato che si trova spesso a cambiare lavoro,casa e quant’altro.
Il concetto di auto centratura riguarda il fatto che l’individuo non essendo più legato alla famiglia di origine
e nemmeno a una propria vede concentrarsi tutte le energie verso se stesso,ciò lo aiuterebbe a
comprendere meglio la propria posizione,coscienza,realtà e condizione di vita.
Infine abbiamo la possibilità,proprio per fatto che non si è ancora realizzato nulla di solido nella vita della
persona si considera questo periodo di vita un periodo ricco di possibilità,opportunità alla quale
accedere,ciò chiaramente alimenta quel senso di instabilità di cui abbiamo poco fa accennato.

PRIMA ETA’ ADULTA:


Secondo la definizione di Sugarman la prima età adulta è la fase di vita che segue l’adolescenza e va
generalmente dai 20 ai 30 anni.
Le caratteristiche fondamentali della prima età adulta sono la stabilità relazionale e stabilità professionale.
Secondo Freud nella prima età adulta si è prettamente dedicati a lavorare ed amare,prerogative essenziali
per la costituzione successiva di un nido,una famiglia. Viene considerata per questi ed altri fattori costitutivi
una fase di vita molto stressante.
I fattori che definiscono la prima età adulta sono legati alla stabilità professionale che è a sua volta
dipendente dai microsistemi,mesosistemi e macrosistemi,citando Brofenbenner. Le caratteristiche
fondamentali che condizionano la professione di un individuo sono la condizione socioeconomica della
famiglia di origine e il livello di istruzione raggiunto. Legato al macrosistema,possiamo parlare della
condizione socioeconomica del contesto in cui l’individuo si muove,ad esempio la crisi economica
nell’occidente ha portato a una rimodulazione della carriera lavorativa dell’individuo. Di fatto fino a non
molto tempo fa esisteva la carriera per la vita,il posto fisso,ad oggi non è più perseguibile in quanto i
cambiamenti a livello socio economico hanno reso impraticabile questo percorso,rendendoci tutti eterni
precari.
Per quanto riguarda la stabilità relazionale:nella prima età adulta si ha la tendenza a creare e ricercare una
forma di intimità con il proprio partner. Secondo Eriksonn questa è la fascia di età in cui la persona affronta
una crisi psicosociale derivante dalla contrapposizione dell’intimità all’isolamento,il compito della prima età
adulta,quindi,è arrivare a definire una relazione stabile. I mutamenti sociali hanno portato a modificare la
stabilità relazionale,al momento attuale il matrimonio,se un tempo era un marcatore ad oggi non lo è più. I
cambiamenti sociali hanno portato gli individui ad allontanarsi dai processi standardizzati di conseguimento
dell’età adulta del passato,come il matrimonio,infatti molti,ad oggi,nemmeno si sposano.
Questa fase è caratterizzata dalla creazione del nido,generare una coppia stabile e conseguire la
genitorialità.
In cosa consiste una coppia stabile e qual è il modello di relazione sentimentale?una teoria molto
significativa è la teoria triangolare dell’amore,formulata su tre vertici:intimità,passione,impegno. L’amore
maturo si caratterizza per un equidistanza tra i vertici,quando anche solo uno non è presente le relazione
cadrebbe in stereotipizzazioni. Quando è presente solo intimità e passione abbiamo stereotipo di amore
romantico tipico dell’adolescenza,solo passione e impegno è amore fatuo,non c’è intimità condivisione di
legami pensieri e passioni. Quando intimità e impegno abbiamo sodalizi d’amore,matrimoni vuoti in cui è
assente la passione. Durante il corso della vita varia la presenza di un elemento o l’altro,l’importante è la
tendenza a mantenere l’equilibrio tra questi tre vertici.
Il compito fondamentale è mantenere equilibrio tra dimensione lavorativa e dimensione relazionale,diversi
studi hanno dimostrato che la presenza di una buona capacità di equilibrio tra i due elementi dia alla
persona una percezione positiva di sé,di capacità,di competenza nella vita,l’assenza di equilibrio da
frustrazione,senso mancata competenza.

I COMPITI EVOLUTIVI DELLA PRIMA ETA’ ADULTA:


Abbiamo detto che i 3 compiti fondamentali tipici della prima età adulta sono:creazione di una relazione
stabile,generare un figlio,conseguire una stabilità professionale. Questi 3 elementi sono strettamente
interdipendenti l’uno dall’altro,di fatto non avere una stabilità economica non consente di poter accudire la
prole o anche la presenza di una relazione stabile è la prerogativa essenziale per poter generare dei figli.
Altro aspetto caratterizzante della prima età adulta,che normalmente è considerato uno dei marcatori
definenti della stessa,è il matrimonio. Matrimonio che negli anni ha perso molto il suo valore
originario,infatti negli ultimi decenni non è considerata una condizione essenziale sine qua non possa
esserci la naturale convivenza di una qualsiasi coppia. Un tempo assumeva un valore a livello sociale in
quanto sigillava un rapporto non solo tra i due coniugi direttamente coinvolti ma anche tra le famiglie a cui
essi stessi appartenevano,per questo motivo in particolare le coppie venivano generate per lo più sulla base
di convenienze “economiche” e di stato sociale che per motivi legati al sentimento reciproco di amore e
desiderio di convivialità. Inoltre è bene ricordare che uomo e donna avevano ruoli nettamente più definiti
in passato rispetto ad adesso,l’uomo aveva il compito di portare a casa da mangiare,quindi di lavorare,la
donna era impegnata per lo più nelle faccende domestiche e di accudimento dei figli,quindi tale distinzione
netta e precisa dei ruoli determinava implicitamente la necessità di stabilire una base solida sulla quale
fondare un rapporto duraturo nel tempo. Solo alla fine degli anni 60 per mezzo delle battaglie femministe i
ruoli tipici maschili e femminili vennero messi in discussione e il matrimonio si iniziò a considerare come un
qualcosa che non necessariamente dovesse perdurare per tutta la vita di una persona. Tramite il processo
di de istituzionalizzazione del matrimonio,infatti,la componente privata,cioè quella legata alla voglia di stare
insieme sulla base del sentimento di amore,è prevalsa sulla componente pubblica,cioè quella che
determinava il protrarsi di una relazione sulla base non tanto delle emozioni ma sulle esigenze familiari
coinvolte. Ad oggi il numero di matrimoni in Italia è calato drasticamente rispetto al passato.
Recenti studi hanno analizzato il livello di felicità nelle coppie ed hanno riconosciuto alcuni aspetti tipici
come l’effetto “luna di miele”,di fatto i primi tempi di una relazione sono quelli maggiormente intrisi di
piacere,dopo di che col passare degli anni tale effetto tende a scemare e le coppie avvertono le prime
tensioni. In numerosi studi si è evidenziato,inoltre,come la felicità all’interno di un rapporto segua un
andamento a “U”,all’inizio,come abbiamo già accennato,lo stare insieme è caratterizzato da un intenso
stato di benessere,dopo col tempo e soprattutto col sopraggiungere delle responsabilità genitoriali,inizia il
diminuire di tale sensazione per poi,adempiuti tutti i compiti parentali,riprendersi più avanti. Pertanto
l’accudimento dei figli sembra essere il fattore chiave a rendere più difficoltoso il rapporto di coppia.
Conseguente,quindi,alla nascita della prole vi è una perdita di intimità all’interno della coppia originaria in
quanto ora buona parte delle attenzioni che un tempo erano indirizzate verso il proprio partner,vengono
convogliate verso i figli,inoltre i neo genitori diventano sempre più inclini ad assumere i ruoli tipici di padre
e madre,il che sembrerebbe essere un fattore che determini rigidità all’interno del rapporto quindi tutta
una serie tipica di tensioni. Altro motivo di scontro all’interno del rapporto familiare tra partner è il così
detto stile educativo,spesso gli elementi della coppia si rimproverano l’un l’altro per aver assunto delle
posizioni o troppo blande o troppo rigide nell’educare/indirizzare i propri figli. Quindi la nascita di un
figlio/a accentua le azioni funzionali/disfunzionali di coppia. Sembra inoltre che il dialogo e la divisione dei
compiti all’interno di una coppia sia l’antidoto per diminuire i livelli di stress e riuscire a portare avanti la
relazione. Infatti secondo Minuchin(1974)la presa di decisioni fondamentali che riguardano la famiglia,non
devono ricadere su uno solo dei due genitori ma bensì sulla coppia genitoriale. Si tratta di un aspetto
fondamentale che viene definito alleanza co-genitoriale o anche,più semplicemente,co-genitorialità. Tale
genere di rapporto riduce definitivamente i livelli di stress percepiti nella famiglia e ha effetti oltre che
endogeni al nucleo famigliare anche esogeni del bambino nei riguardi del suo rapporto con i pari. Tutto ciò
passa tramite una comunicazione costante tra i membri della coppia che diviene una prerogativa essenziale
per il funzionamento dell’insieme famigliare. Infine l’assenza di alleanze co-genitoriali non sembrerebbero
essere frutto svalutazioni o rifiuto di comunicazioni ma bensì sembrerebbe essere imputabile alla sola
mancanza costante di questa attività.
LA STABILITA’ PROFESSIONALE:
Ad oggi,come abbiamo già avuto modo di accennare,la carriera della vita è difficile da conseguire,spesso e
volentieri si ha a che fare con lavori che tendono a cambiare nel corso del tempo,data l’instabilità
economico-sociale di fondo. Quindi,generalmente,le persone si vedono costrette ad affrontare dei grandi
cambiamenti nel corso delle loro pseudo-carriere lavorative.
Dato poco confortante che va ad avvalorare la tesi che la crisi economica stia continuando a mietere vittime
in ambito lavorativo è il fatto che all’aumento delle ore di lavoro non corrisponde affatto un aumento
salariale,anzi spesso tende a diminuire. Inoltre l’influsso crescente della tecnologia negli ambiti lavorativi
non garantisce risultati al 100% soddisfacenti per alcune categorie che di fatto,in alcuni casi,ne vengono
penalizzate.
In uno studio di Galinsky viene dimostrato che associato ad un avanzamento di carriera vi è anche un
aumento delle ore di lavoro complessive.
Nello studio di Holland invece si cerca un nesso tra soddisfazione lavorativa e stabilità professionale,infatti i
due valori sembrerebbero altamente interconnessi. Secondo l’autore infatti,diversi tipi di personalità
conseguono diverse tipologie di carriere,ciò andrebbe a spiegare il perché in determinati contesti lavorativi
si concentrino alcune tipologie di persone. Il suddetto studio si basa sull’interazione individuo-ambiente e
sulla necessità di adattamento dell’uno sull’altro. Secondo Guichard e Huteau il lavoro di Holland può
definirsi strutturale o tipologico in quanto cerca di creare una sistematizzazione di alcune variabili ritenute
fondanti per l’orientamento professionale di un individuo,tutto ciò sulla base di tratti di
personalità/competenze specifiche. Tali tratti di personalità sono in tutto 7 e possono essere ricordati
usando l’acronimo RIASEC:Realista,Investigativo,Artista,Sociale,Intrapendente,Convenzionale.
Il tipo realista è quello che ha per lo più competenze pragmatiche,predilige lavori manuali e da poco spazio
alla creatività. L’investigativo è quel tipo di persona che si sofferma molto ad osservare i dettagli,ad
analizzare e a riflettere prima di trarre conclusioni. L’artista è una persona creativa,che usa molto
l’immaginazione per inventare,creare,costruire tutto quello che scaturisce dalla sua passione e emotività. Il
sociale è colui che predilige i rapporti con gli altri individui nel costruirsi e nel formulare la sua carriera,una
sorta di leader nato a cui piace stare in mezzo alla gente. L’intraprendente ha una forte inclinazione a
programmare il lavoro altrui,controllarlo e gestirlo. Infine abbiamo il convenzionale,che è quel tipo di
persona che ama avere a che fare con gli aspetti organizzativi e la manipolazione di dati o strumenti.
Chiaramente non esiste un tipo di personalità puro che concerne un solo aspetto di questi appena
elencati,ogni persona ne ha diversi che la caratterizzano e che definiscono,di conseguenza,il ruolo che
andranno a ricoprire. Pertanto il lavoro che un individuo sceglie può basarsi tanto sulle sue competenze
dettate dal tipo di personalità che lo definisce tanto da fattori estrinsechi quali per esempio la vicinanza al
luogo di lavoro,lo stipendio,eccetera. Abbiamo perciò fattori intrinsechi(legati a personalità)e fattori
estrinsechi. La gratificazione intrinseca che si trae dal proprio lavoro avviene sulla base di dimensioni come
l’autonomia/indipendenza percepita,espressione di creatività e crescita professionale/personale.
Altri fattori che determinano il grado di soddisfazione hanno a che fare con l’equilibrio percepito tra attività
lavorativa e vita familiare. Secondo alcuni studi coloro che tendono a dare molto di più sul lavoro che in
famiglia,oltre che vengono definiti “workhalcolic”,sembrano non essere effettivamente tanto più produttivi
quanto lo sono coloro che riescono a trovare un equilibrio stabile tra le due realtà. Il conflitto tra aspetti
lavorativi e vita familiare viene risentito maggiormente dal mondo femminile in quanto sono gli individui
che generalmente sono più predisposti per l’accudimento della prole,di conseguenza all’aumentare del
numero dei figli le possibilità di conseguire e raggiungere l’apice di una carriera tendono a diminuire
drasticamente. Inoltre bisogna anche dire che le donne sul lavoro sono svantaggiate,studi statistici
dimostrano che il rapporto salariale tra uomo e donna è imparo,di fatto gli uomini
hanno,generalmente,stipendi più alti rispetto alla controparte femminile.
LA MEDIA ETA’ ADULTA:
La media età adulta è il periodo che va dai 40 fino ai 60 anni di vita di un individuo. Durante questa fase di
vita avvengono per lo più cambiamenti sotto l’aspetto cognitivo,di fatto possiamo denotare un decremento
delle abilità che non siamo più portati a usare abitualmente come una riduzione della velocità di risposta ai
stimoli quanto anche una riduzione della capacità mnemotica. Tutto ciò però risulterebbe compensato da
un aumento dell’esperienza. Inoltre a ridursi vi sono anche la vista e l’udito.
A livello lavorativo l’individuo durante questi anni raggiunge l’apice della sua carriera,qui grazie
all’esperienza accumulata nel tempo si diviene più efficienti e in grado di risolvere automaticamente i
problemi che un tempo richiedevano ragionamenti lunghi e metodici.
Un importante considerazione a cui far riferimento è il contesto sociale entro la quale l’individuo è
immerso,infatti se la società di cui si fa parte una persona da valore ad alcuni aspetti che la stessa nel corso
degli anni si è preoccupata di sviluppare,la concezione di sé legata a tali abilità ne trarrà beneficio. Ad
esempio se un individuo nel corso dei suoi anni di giovinezza si è concentrato nel sviluppare tutte le
caratteristiche che riguardano essenzialmente il suo aspetto fisico,nel corso della sua vecchiaia,quando
andrà a perderle,potrebbe ricevere un contraccolpo tale da fargli vivere una possibile crisi di identità legata
al suo valore. Ciò chiaramente dipende tanto dalla singola persona che vive il cambiamento,quanto dalla
società stessa in cui si sviluppano certe ideologie,certi sistemi valoriali.
Alcuni studi hanno focalizzato la loro attenzione sulla percezione di menopausa dalla parte sia dei giovani
che delle persone direttamente interessate. Per i giovani la menopausa rappresenta in linea di massima un
momento di decadenza nella vita di un individuo,se invece chiesto a persone che vivono sulla loro pelle tale
condizione,tale stato non assume tratti fin troppo negativi,anzi può risultare positivo sotto molti e diversi
aspetti.
Durante questi anni,inoltre,cambiano anche le relazioni,si può passare dal prendersi cura dei figli al farsi
curare dai figli stessi durante gli ultimi anni di vita.

ALTA ETA’ ADULTA:


E’ la fascia di età che va dai 60 ai 75 anni. Generalmente in questo periodo iniziano a manifestarsi i primi
decadimenti a livello fisico ma ciò dipende molto dallo stile di vita che l’individuo ha condotto nel corso dei
suoi anni. Vi sono cambiamenti anche negli obblighi sociali,si smette di lavorare e si va in pensione. Anche il
ruolo genitoriale viene rinegoziato,infatti i figli avendo raggiunto un età adulta divengono in grado di
badare a se stessi e i genitori di conseguenza,non dovendosi più occupare della prole,possono tornare a
passare molto tempo insieme.
Un tema importante è la malattia legata a uno dei due coniugi anziani. Spesso quando insorge un problema
legato alla salute l’onere delle cure ricade nella maggior parte dei casi sul partner sano. Si
generano,pertanto,nuovi bisogni di dipendenza.
Durante questi anni l’individuo si trova spesso a doversi interfacciare con il concetto di morte,data la sua
imminente possibilità di realizzazione. Questo,nella maggior parte dei casi,porta ad un arricchimento
spirituale che aiuta a vivere questo periodo più serenamente accettando le esperienze passate di vita.

TARDA ETA’ ADULTA:


Questa fase inizia dopo i 75 anni di vita.
Nei paesi industrializzati dove vi è un buon benessere di vita,le persone tendono a vivere molto di più.
Infatti grazie alla disponibilità di cure e ad alcuni stili di vita sani i problemi legati alla salute e al
decadimento fisico e mentale iniziano a insorgere solamente dopo i 75 anni.
In questo momento di vita tendono a mantenersi tutte le abilità cristallizzate dell’individuo a livello
cognitivo. Alcuni studi hanno dimostrato come solamente 6-7 anni prima di morire queste abilità vedono
deteriorarsi. Ciò che invece viene intaccato fin da subito è l’intelligenza fluida e episodica,infatti è facile
notare come le persone anziane facciano spesso fatica a imparare cose nuove o a ricordare eventi passati.
Anche le reti sociali iniziano a ridursi come conseguenza dei decessi.
Durante questa fase di età spesso gli individui rileggono il proprio passato cercando di dare un senso alla
propria vita.

SVILUPPO STADIALE,IN GENERALE E SECONDO PIAGET:


Un esempio di concezione strutturale di sviluppo lo possiamo avere con le teorie classiche di Piaget,egli
infatti nei suoi studi parla proprio di sviluppo stadiale dell’individuo. Ciò indica la presenza di alcuni criteri
ben definiti,presenti in ogni fase o momento di cambiamento della vita delle persone. Questi criteri devono
essere:universali,immutabili,cumulativi,gerarchici e qualitativi.
Universali:per universali si intende che debbano appartenere ad ogni individuo facente parte di una
determinata specie.
Qualitativo:sta ad indicare che ogni sviluppo della persona non è caratterizzato dal semplice accumulo di
abilità ma bensì ogni stadio evolutivo deve essere qualitativamente differente dal precedente,presentare
delle caratteristiche peculiari che lo definiscono nella sua forma e contenuto. Ad esempio gli stadi evolutivi
di Piaget riguardo al pensiero si differenziano tra loro per una caratteristica legata alla qualità dell’attività
mentale e non per la maggiore presenza di pensieri.
Cumulativi:ogni nuova abilità acquisita si mantiene assieme a quelle passate e quest’ultime vengono
inglobate nelle nuove. Non si tratta,pertanto, di un accumulo ma di un inglobamento di apprendimenti
negli stadi sempre nuovi.
Gerarchici:Gli stadi evolutivi che si acquisiscono sono sempre più complessi e maggiormente definiti
rispetto ai precedenti,poiché in essi racchiudono tutti gli stadi passati. Questo determina un immutabilità
del percorso,quindi gli stadi non possono scambiarsi di posto ma devono avvenire per forza di cose uno di
seguito all’altro. Pertanto l’accumulo di abilità fa si che la complessità di ogni nuovo stadio divenga via via
sempre più crescente rendendo lo sviluppo unidirezionale,ergo non si può tornare indietro perdendo
capacità.
E’ facile comprendere perché questo approccio stadiale sia stato utilizzato prevalentemente per studiare e
conoscere l’infanzia e l’adolescenza,fasi della vita in cui cambiamenti sono facili da notare e
classificare,mentre nelle età successive è difficile da applicare questo approccio pertanto si tende a
prediligere alcune concezioni socioculturali dello sviluppo.

CONCEZIONE MATURAZIONALE DI SVILUPPO:


La concezione maturazionale di sviluppo è quella linea teorica adottata ad esempio da Noam Chomsky nel
definire il percorso di acquisizione del linguaggio del bambino.
Nella teoria di Chomsky pone l’esistenza di alcune strutture innate nell’individuo(il LAD)volte
all’acquisizione del linguaggio,queste strutture svolgono il loro compito di apprendimento mediante la
grammatica e l’interazione con l’ambiente.
La concezione maturazionale di sviluppo è molto legata ad alcuni aspetti biologici,pertanto si congiunge
facilmente con le dinamiche di “sviluppo-mantenimento-declino”.
Nel concetto di acquisizione per stadi maturazionali si ritiene che esista uno schema innato dettato dalla
genetica volto a dirigere tutti i processi di sviluppo,ciò implicitamente determina l’esistenza di un fine nello
sviluppo,un apice definito dal codice genetico,tale schema,pertanto,prevede inoltre l’esistenza di tappe
volte a quel fine e una predisposizione biologica che ci guida tramite di esse.
Nella concezione maturazionale i due concetti chiave sono “il periodo critico” e “il periodo sensibile”.
Quando parliamo di periodo critico intendiamo quelle finestre temporali nella vita di un individuo entro la
quale l’apprendimento di una determinata abilità è relegato al solo periodo in questione,ciò varrebbe a dire
che negli anni successivi,chiusa questa finestra temporale,risulterà impossibile apprendere specifiche
capacità,il linguaggio è una di queste.
I periodi sensibili sono sempre delle finestre temporali come i periodi critici ma la loro differenza sta nel
fatto che possono ripresentarsi nel corso della vita di una persona,pertanto la mancata acquisizione di un
abilità durante uno di questi momenti non è permanente bensì può essere recuperata in momenti
successivi. Un esempio tipico è quello che riguarda l’attaccamento del bambino/a vs il proprio caregiver
durante il suo primo anno di vita,infatti proprio durante questo periodo vi è un forte emissione a livello
cerebrale da parte dell’infante di ossitocina,anche noto come ormone dell’amore la cui sua peculiarità
consente di creare un legame con la persona che se ne prende cura in prima persona. L’assenza di un
caregiver durante quest’anno non determina l’impossibilità in futuro da parte del bambino di poter creare
un legame,sempre mediante questo ormone.

CONCEZIONE DI STADIO SOCIOCULTURALE:


Questo genere di concezione è una delle più ritrovabili all’interno della psicologia del ciclo di vita.
Normalmente è intesa secondo due criteri fondamentali:acquisizione mediante sequenza di ruoli sociali e
acquisizione mediante sequenza di compiti di sviluppo.
Nella sequenza di ruoli sociali si da molta importanza all’età cronologica,sulla base di essa si creano delle
aspettative sociali che distinguono i diversi ruoli che l’individuo deve ricoprire nel corso della sua vita. Cosa
ci si aspetta da un bambino?cosa si aspetta da un adolescente?da un adulto?eccetera. Pertanto le norme,le
aspettative sociali e tutto quello che riguarda questa realtà viene implicato per definire l’identità di un
individuo. E’ facile quindi cadere nel giudizio morale,per esempio se non si è in linea con le aspettative
sociali spesso si viene denigrati per tale incongruenza,basti pensare alla definizione che i giornali danno dei
giovani trentenni che vivono ancora coi genitori definendoli per l’appunto:bamboccioni.
Definizione meno restringente è invece l’acquisizione mediante sequenza di compiti di sviluppo. In essa
vengono conciliate,oltre alle aspettative sociali anche gli obiettivi,i desideri e le inclinazioni personali. Tra gli
autori più noti di questo secondo movimento abbiamo Havinghurst che nei suoi studi identifica fattori come
maturazione biologica,obiettivi personali oltre alla pressione sociale. Egli ritiene che nel corso della vita di
un individuo questi tre elementi sono presenti secondo bilanciamenti differenti.
Ad ogni modo per concludere,una visione che comprende entrambi i modi di intendere lo sviluppo qui
sopra descritti è facile notare che ha a che fare con i marcatori dell’età adulta di cui ho parlato nei capitoli
precedenti.

TEORIE DI PIAGET:
Secondo Piaget ci sono elementi di continuità e di discontinuità nello sviluppo del bambino/adolescente,i
primi riguardano tutti quei processi legati alle funzioni invarianti che mediante organizzazione/equilibrio
tendono all’adattamento. L’aspetto di discontinuità è invece caratterizzato dalla presenza di strutture
variabili.
Ogni stadio evolutivo ha una sua coerenza interna che lo differenzia sostanzialmente dagli stadi precedenti
e da quelli successivi.
Esistono sostanzialmente 4 stadi principali di cui 3 di questi sono caratterizzati dall’evoluzione del pensiero.
Stadio senso motorio:va dai 0 fino ai 2 anni,in questo periodo la comprensione del bambino avviene
esclusivamente mediante i canali sensoriali di cui è dotato.
Stadio preoperatorio:va dai 2 ai 7 anni,il bambino è in grado di rappresentare mentalmente gli oggetti e
può usare i simboli.
Stadio operatorio concreto:va dai 7 fino ai 12 anni,qui appare il pensiero logico e si diventa in grado di
compiere le prime operazioni mentali.
Stadio operatorio formale:va oltre i 12 anni di vita,persegue durante l’adolescenza del ragazzo. Esso diviene
in grado di organizzare sistematicamente le proprie conoscenze e inoltre diviene in grado di ragionare in
termini ipotetico-deduttivi. E’ il momento più alto dello sviluppo cognitivo dell’individuo,secondo Piaget.
Ma effettivamente cosa significa ragionare in termini ipotetico deduttivi? Attraverso l’esperimento del
pendolo possiamo giungere a tale comprensione. Viene posto di fronte al bambino un pendolo e una serie
di oggetti,quali masse e corde di varia lunghezza e grandezza,poi viene richiesto cosa determina
l’oscillazione del pendolo. Per arrivare alla soluzione il bambino deve ragionare in termini ipotetico
deduttivi,utilizzando lo schema “se…allora”,ciò gli consentirà di formulare delle ipotesi e procedere alla loro
verifica. Nel pensiero logico deduttivo vengono identificati i diversi fattori che sono coinvolti e
caratterizzano un fenomeno e vengono variati in modo sistematico per verificare quali causino quello
stesso. Inoltre permette di compiere delle operazioni logiche su delle premesse ipotetiche e di ricavarne
delle conseguenze adeguate. Pertanto gli individui giunti a questo stadio sarebbero in grado di condurre dei
ragionamenti corretti senza dover per forza di cose ricorrere a esperienze reali dirette. Quindi una delle
maggiori conquiste di questo periodo è il pensiero astratto,i ragionamenti possono totalmente essere
slegati dalla realtà e tramite premesse ipotetiche possono comunque giungere a conclusioni esatte nel
concreto. Questo genere di sviluppo consentirà al bambino di riflettere e discutere sul futuro.
Nella concezione della psicologia del ciclo di vita viene aggiunto un ulteriore passaggio alla teoria di Piaget
ed è il pensiero operatorio post-formale,tipico dell’adultità.

LEZIONE 27
Teoria psicosociale di Erikson. Egli parte dall'analisi Freudiane,le fa proprie e le amplia,accettando sia la
prima topica che la seconda.
Prima topica:suddivisione psiche individuo secondo conscio,preconscio e inconscio. Conscio è la parte a noi
cosciente,ed è considerata la minima parte,quello che l'individuo sa di avere dentro la sua mente,il
preconscio sono quei pensieri che la persona non sa di avere ma che sono richiamabili alla parte cosciente
di sé con uno sforzo lieve,i processi inconsci sono quei processi che l'individuo non può richiamare alla
coscienza e sono mantenuti lontani dalla nostra attività cosciente attraverso dei meccanismi di difesa,questi
meccanismi hanno il compito di evitare che questi processi inconsci invadano l'attività psichica cosciente
dell'individuo. I conflitti devono essere intrapsichici avvengono solamente a livello inconscio.
Seconda topica:comprende 3 istanze:es,io e super-io. Es è  la parte pulsionale,quella istanza che è guidata
dalla ricerca costante del piacere,il motore di propulsione è il principio di piacere. Il super-io è
l'interiorizzazione delle figure genitoriali,delle norme sociali,dell'autorità in generale e rappresenta i valori
morali,che cosa l'individuo dovrebbe fare,la parte giudicante in ognuno di noi. Tra i due troviamo l'IO che
ancora l'individuo al principio di realtà,esso ha il compito di mediare l'es e il super-io,quindi le spinte
pulsionali e la censura morale del super-io.
Cosa distingue il pensiero di Erikson rispetto a quello di Freud?è la forza che viene attribuita all'IO,infatti
Freud centra molto la sua teoria sull'importanza delle forze pulsionali,dell'istinto nel definire lo sviluppo
dell'individuo,Erikson crede maggiormente nella forza dell'IO,i processi che avranno maggiore influenza
sull'individuo secondo E. sono quelli culturali e sociali quindi non legati alle pulsioni libidinose.
E. inoltre,prende la teoria di F. e ne fa una revisione alla luce del contesto sociale e culturale di cui faceva
parte,infatti se F. considera le sue teorie in un periodo storico in cui la censura sulla sessualità aveva
raggiunto il suo apice,E. riconsidera le teorie di F. alla luce del contesto socio-culturale di sua appartenenza
dove la ricerca frenetica di successo e l'individualità ne faceva da padrone.
E. va oltre F.,come ho detto,ampliando i suoi studi e adattandoli al contesto entro cui viveva.
Ora una breve revisione teoria sviluppo di F,tenendo presente che le teorie Freudiane analizzavano lo
sviluppo dell'individuo fino all'età adolescenziale,mentre quelle di E. sono suddivise in 8 fasi di vita e
arrivano fino all'età anziana. Prima fase per F. è la fase orale,il bambino durante questi anni prova piacere
nell'esplorare il mondo attraverso la bocca. Seconda fase è quella anale,l'infante prova piacere nel
controllare gli sfinteri,piacere che si riflette anche nel mero senso di controllo della realtà. Terza fase è
quella fallica,in questa fase F. colloca il complesso EDIPICO o di ELETTRA,dove il bambino proverà attrazione
vs genitore di sesso opposto e odio vs stesso sesso. Queste pulsione di amore e odio possono rovinare il
rapporto con il proprio caregiver pertanto restano a livello inconscio e in base a come verrà superata
questa fase verrà affrontato il periodo di latenza successivo. Dopo di che c'è un periodo di latenza in cui le
energie libidiche vengono indirizzate vs socializzazione e apertura al mondo esterno. Solo con la pubertà il
bambino riattiva le pulsioni libidiche ed entrerà finalmente nell'ultima fase che è quella genitale.
Considerando gli stadi di sviluppo secondo F. notiamo come l'individuo venga considerato solo nella sua
crescita,non c'è nulla a parte il rapporto genitore-figlio,nient'altro che influenzi il cambiamento. In E. una
variabile ritenuta fondamentale per lo sviluppo della persona è l'ambiente,il contesto. Tanto è che la sua
teoria è definita psicosociale.
L'ambiente e l'individuo sono due sistemi in continuo mutamento e rivestono un ruolo fondamentale nella
definizione di identità. Da un lato,nella concezione Eriksoniana di sviluppo,abbiamo le teorie di Freudiane e
dall'altra l'ambiente. E. arriva a definire 8 stadi di sviluppo. Questi stadi vengono ideati secondo un'ottica
cumulativa e visione una maturazionistica,inoltre ogni stadio succede ad un altro attraverso una modalità
che  non è casuale,anzi,avviene secondo un ordine ben determinato.
All'interno di ogni stadio ci sono delle crisi e dei compiti psicosociali che l'individuo deve superare per poter
arrivare allo stadio successivo e se riesce a superare queste crisi,di solito definite secondo una dicotomia,la
persona acquisterà una nuova virtù che gli consentirà di giungere allo stadio successivo.

LEZIONE  28
Analizziamo nel dettaglio i vari stadi della teoria psicosociale di E.
Fondamentale è il concetto di crisi. L'Individuo e l'ambiente sono essenzialmente due sistemi che entrano in
relazione tra loro. Durante gli 8 stadi di sviluppo di E.,l'individuo è chiamato dall'ambiente a rispondere a
determinate aspettative,ad esempio cosa si aspetta la società dall'adolescente?
Sulla base di queste richieste e dei mutamenti interni all'individuo avverrà  il passaggio da uno stadio
all'altro. Ad esempio se prendiamo in considerazione l'adolescenza,qui E. colloca la crisi psicosociale
relativa all'identità o alla dispersione. Vale a dire che in questa fase di vita che va dai 12 ai 18 anni di vita,da
un  lato abbiamo l'individuo inteso come sistema che muta,sia a livello biologico che identitario e
sociale,dall'altro abbiamo l'ambiente con annesse aspettative che interferiscono con i processi interni alla
persona imponendogli dei cambiamenti,degli adattamenti. Ad ogni fase di vita corrispondono aspettative
diverse da parte dell'ambiente,in questa circostanza si chiede all'adolescente di capire chi è,di definirsi
come individuo,per questo la crisi sociale si ha tra identità o dispersione. Se l'adolescente sarà in grado di
superare questa crisi acquisirà un'identità,se non c'è la fa avrà la dispersione della stessa. Superata questa
crisi l'adolescente acquisisce la virtù della fedeltà,poiché l'identità porta con se l'aspetto legato
all'esplorazione e all'impegno di mantenersi fedeli alle scelte fatte,ciò pertanto fa guadagnare la virtù della
fedeltà.
Ogni fase di sviluppo è un tentativo di tenere insieme i mutamenti che avvengono all'interno dell'individuo
con quelle che sono richieste,le pressioni dell'ambiente circostante.
E' bene tenere in considerazione che non tutte le età di vita vengono viste allo stesso modo nelle diverse
culture del mondo. Le diverse società hanno aspettative differenti relativamente alle specifiche fasi vita
degli individui. Quindi,possiamo constatare,che è un analisi culturalmente determinata.
E. ritiene inoltre che lo sviluppo sia legato dall'adattamento all'ambiente,quello che porta il passaggio da
una fase all'altra della vita è il tentativo di essere sempre più adeguato,da parte dell'individuo,al suo
contesto. Qui riesce l'aspetto psiconalitico di E.,ovvero il peso che viene dato all'IO rispetto
all'ES,l'io,ricordiamo,si occupa del principio di realtà,di ancorare l'individuo al suo contesto.
Elenco brevemente i vari stadi di vita dell'individuo secondo E.: primo stadio 0-1 età dei neonati;secondo da
1-6 troviamo prima infanzia;terzo stadio 6-10 età del gioco;10 ai 14 età scolare;quinto 14-20
adolescenza;sesto 20-35 giovane adulto;settimo 35-65 anni stadio maturità;65-75 età anziana. Ad ogni
stadio corrispondono delle crisi e delle virtù. Questa distinzione può essere considerata molto rigida da un
lato. Ma E. non ritiene che le crisi debbano per forza di cose essere superate in un determinato momento
della vita bensì un individuo può affrontare una crisi delle fasi precedenti anche in età anziana,per esempio.

LEZIONE 29
Lo stadio NEONATALE va dallo 0 ad un 1 anno di vita. Questo è considerato un anno fondamentale per lo
sviluppo del bambino,qui E. colloca la crisi legata alla fiducia e alla sfiducia. Il bambino è chiamato a
sviluppare la virtù della speranza e lo fa superando la crisi che contrappone fiducia alla sfiducia. Di fatto
risulterà importante che i bimbi imparino a fidarsi o eventualmente non fidarsi della prevedibilità
dell'ambiente entro cui sono immersi. Durante il primo anno di vita,la relazione del bimbo è incentrata
solamente con il proprio caregiver e sulla base di come i suoi bisogni vengono soddisfatti, il bambino
capisce se può fidarsi o meno dell'ambiente circostante.
Inoltre il bambino familiarizza con proprio corpo e impara pertanto a fidarsi anche di sé relativamente al
fatto che è in grado di svolgere funzioni vitali per la sopravvivenza. Risulta essere sia fiducia verso altri che
verso se stessi. E. parla anche di aspetto intergenerazionale è solo un adulto con fiducia è in grado di
sostenere questa crisi nel bambino. La virtù che si sviluppa è la speranza,consente di fidarsi dell'ambiente e
di se stesso,viene la manifestata quando il bambino non si arrabbia eccessivamente o non ha paura
dell'allontanamento del proprio caregiver,a livello sociale si concretizza nella fede sia relativa a fede
religiosa che legata al sociale,alla capacità di aggregazione,stare in un gruppo e fare vita sociale e saper fare
vita sociale,inteso come aggregarsi e fidarsi del prossimo.
Stadio INFANZIA va dal primo anno di vita fino ai 6 anni. E. individua come crisi quella tra autonomia e
senso di vergogna e dubbio. Durante questa fase i bambini iniziano a muoversi nello spazio con sempre
maggiore autonomia. A questa autonomia corrisponde una certa indipendenza perché i bambini possono
scegliere con cosa interagire o no. Può gestire autonomamente lo spazio e la distanza. A livello evolutivo il
bambino si muove vs autonomia e indipendenza sempre crescente. Il bambino non è ancora in grado di
gestire i segnali del suo ambiente e discriminare situazioni pericolose e non pericolose,fondamentale è il
controllo dell'adulto. Il bambino deve passare da eterocontrollo (controllo totale dell'adulto)fino a
autocontrollo,passaggio fatto salvaguardando autostima del bambino,se bimbo si sente inadeguato sente
vergogna,questo senso può portarlo a nascondersi a ritirarsi da interazione sociale,dall'altro può
condizionarlo e farlo divenire sfrontato ed eccessivamente sicuro di se nel mostrarsi. Proprio in questo
senso E. individua crisi tra autonomia e vergogna e dubbio,se superata bambino avrà maggiore autonomia
se non superata proverà vergogna e dubbio vs proprie capacità. E. le crisi possono essere superate in
momenti in cui compaiono ma anche se vengono riaperte in momenti successive,ad aiutare il bambino è un
adulto che non sente minacciato il suo senso di autonomia,è in grado di esercitare controllo nel rispetto
libertà bambino,bambino sperimenta in sicurezza. Questa dicotomia tra libertà e controllo la
ritroviamo,secondo E.,nella legge,dove c'è equilibrio tra diritti e doveri dei cittadini.
Stadio ETA' DEL GIOCO va dai 6 fino ai 10 anni. In questo periodo individua come crisi quella tra spirito
iniziativa e senso di colpa,virtù guadagnata fermezza nei propositi. I bambini hanno sviluppato autonomia
dalla crisi precedente e anche sicurezza proprie azioni,gradualmente da eterocontrollo fino
autocontrollo,dai 6 ai 10 hanno più autocontrollo e libertà d'azione. In questa fase iniziano a interrogarsi
relativamente a persone che saranno da grandi,io voglio fare io sarà io diventerò,tendono a pensarsi come
adulti. Lo vediamo nel gioco di finzione,gioco di ruolo,giocano alla mamma,alla scuola al papà eccetera.
Durante questo momento di vita inizia a crearsi senso di moralità nell'individuo,iniziano a sperimentare
senso di intraprendenza e spirito di iniziativa,sul cosa fare,come comportarsi o no,guidato dalla coscienza
che inizia a connotarsi intorno al senso morale,per questo il bambino inizia a sperimentare il senso di
colpa,per azioni che non sono state viste da nessuno,anche solo pensate,che hanno a che fare con suo
senso morale. Importante come adulto reagisce a questa crisi sociale,se adulto fa troppa leva su senso
morale i bambino potrà finire per divenire o troppo buono e obbediente e va a tarpare le ali al suo senso di
iniziativa in favore del suo senso di colpa eccessivo,il suo senso di industriosità viene fermato,oppure altro
esito è risentimento vs comportamenti adulti che non corrispondo ai valori morali che vengono
proclamati,quindi il riscontro tra rigidità morale dell'adulto e incoerenza sue azioni può portare a sviluppare
risentimento. Quale virtù guadagna nel superamento questa crisi?fermezza nei propositi,mantenersi fedele
al proprio spirito di iniziativa. A livello sociale ha sua attuazione nell'economia dove è importante spirito
iniziativa individuo.

LEZIONE 30 ETA’ SCOLARE,ADOLESCENZA E GIOVINEZZA


Dopo l’età del gioco abbiamo l’età scolare,che va dai 10 ai 14 anni. Durante questo periodo di vita la crisi
che subentra contrappone “l’industriosità” e il “senso di inferiorità”,la virtù che si può acquisire è la
“competenza”. Questi anni vedono le abilità relative alla tecnologia ricevere un forte incremento.
In questo stadio l’individuo tende a identificare se stesso con le competenze che acquisisce a
dare,quindi,un valore alla propria persone sulla base di questo aspetto. Infatti se il bambino non riesce a
superare,ottenere dei risultati soddisfacenti nei compiti in cui si cimenta arriverebbe a provare,secondo
E.,un forte senso di inadeguatezza che finirebbe col tradursi in un senso di inferiorità.
Durante questo periodo i bambini,se non hanno superato adeguatamente le fasi precedenti dello sviluppo
cioè quelle che prevedevano la contrapposizione tra “autonomia vs vergogna e dubbio” e “spirito di
iniziativa vs senso di colpa”,il rischio di non superare anche questa nuova sono molto concreti,in quanto la
necessità di essere indipendenti e propositivi,durante questa nuova tappa,sono prerogative essenziali per
lo sviluppo. Pertanto l’essere ancora molto etero dipendenti non favorisce al risoluzione di questo
passaggio fondamentale per la crescita.
Un altro fattore che pone a rischio la crescita durante questa fase è l’eccessivo confronto che il bambino
può fare tra la propria operatività e quella dei genitori,chiaramente maggiore in termini sia qualitativi che
quantitativi.
Inoltre,come ho accennato già,vi è un incremento sostanziale delle abilità legate all’uso della tecnologia,un
rischio è che queste competenze vengano esasperate in favore di tante altre e divengano l’unico valore che
si ricerca durante questo periodo.
L’adolescenza(14-20),in questa fase per E. si contrappongono l’identità vs dispersione,la virtù che si può
acquisire è la fedeltà alle propri propositi.
Come sappiamo questa fase di vita,nelle civiltà occidentali e industrializzate,vede emergere un forte senso
di confusione nel giovane coinvolto. La ricerca di un’identità è la prerogativa chiave di questo periodo e il
mancato raggiungimento di un’unità nello spirito provocherebbe un grave senso di dispersione. Al contrario
il forgiarsi di una personalità coerente e coesa sotto tutti gli aspetti che la costituiscono permetterebbe
all’adolescente di sviluppare quel senso di lealtà ai propri principi,fedeltà a se stesso finalizzanti per questa
fase. Quando viene a mancare questa risoluzione definitiva l’adolescente potrebbe incorrere
nell’autodeterminarsi di un’identità negativa,autolesionista o antisociale.
La giovinezza(20-35),questa fase di vita dipende molto dalla risoluzione della precedente,infatti la virtù che
può essere conseguita è “l’amore”,questo viene se e solo se l’individuo ha acquisito un’identità
forte,capace di impegnarsi in una relazione amorosa senza rischiare di perdere parti di sé. Tipico infatti di
questo periodo le coppie che non riescono a mantenere salda la propria indipendenza dal
partner,l’inadeguatezza di queste persone è data dalla mancata acquisizione di un identità stabile durante il
periodo adolescenziale.
I fattori che si vedono contrapposti sono pertanto l’intimità vs l’isolamento.

LEZIONE 31,LA MATURITA’ E L’ETA’ ANZIANA


La maturità va dai 35 fino ai 65 anni,durante questa fase si contrappongono la generatività vs la
stagnazione,la virtù acquisita può essere la cura.
Generatività sta per la capacità di un individuo nel sapersi prendere cura del prossimo,non ha nulla a che
vedere con la genitorialità,di fatto sono due cose separate. Nel caso in cui la persona non sia in grado di
prendersi cura gli altri,quindi di dirigere le proprie attenzioni verso il prossimo,rischia di
stagnare,impoverirsi a livello personale.
Infine abbiamo l’ultima fase della vita secondo E. che è l’età anziana. Questa parte dai 65 anni in poi ed è
caratterizzata dalla contrapposizione tra integrità dell’IO vs disperazione,la virtù è la saggezza.
L’individuo durante questi anni deve riuscire a mantenere stabile la propria identità accettando quello che è
stato il suo passato,ciò renderebbe più saggia la persona rendendola in grado di affrontare le paure tipiche
di questa età,tutte legate alla morte. Se la persona non riesce a superare questa crisi,rischia di cadere nella
disperazione dell’anima,qui generalmente,si arriva a provare un forte senso di disprezzo verso l’esterno che
in realtà demarca la stessa sensazione,inconscia,verso se stessi. Il tutto renderebbe l’affrontare gli ultimi
giorni della propria vita e la morte stessa un compito arduo e stressante.

LEZIONE 33,I COMPITI DI SVILUPPO SECONDO HAVINGHURST


Questo autore con i suoi studi copre un periodo che va dagli anni 40 fino agli anni 70. Egli fu noto
soprattutto per la sua teoria dello sviluppo.
La teoria dello sviluppo secondo Havinghurst si basa sullo studio di 3 macroaree quali:la sociologia,la
psicologia e l’antropologia ed è avvenuta tramite 3 vie:l’osservazione,l’interrogazione e l’introspezione.
Come la teoria di Erikson anche quella dello sviluppo di questo autore che sto andando ad analizzare
prevede il superamento di alcune crisi durante il corso della vita di un individuo,crisi suddivise per tappe
che risultano essere almeno 8 per ogni persona. Nel momento in cui l’individuo riesce ad adempiere ai
compiti tipici dell’età in cui si trova proverà un senso di felicità,mentre il fallimento porterà all’infelicità ed
alla disapprovazione sociale oltre che dall’emergere di difficoltà con i compiti successivi.
I compiti di sviluppo individuati da Havinghurst sono riferibili a tre aree particolari:biologico,sociale e
individuale. Per quanto concerne il biologico è legato allo sviluppo maturazionale sul piano fisiologico della
persona,sociale invece è relativo alle aspettative dell’ambiente sulla persona,alla cultura di
appartenenza,infine lo sviluppo individuale invece si basa sulle caratteristiche intrinseche dell’individuo,ciò
che lo caratterizza nel profondo delle sua personalità,motivazioni,desideri e valori. Elenco alcuni esempi di
maturazione biologica dell’individuo:imparare a camminare,parlare,raggiungere il controllo
sfinterico,assumere comportamenti adeguati verso il sesso opposto,adattarsi alla meno pausa.
I compiti dello sviluppo sociale hanno a che fare con le pressioni esterne che l’individuo è costretto ad
ammortizzare,il loro conseguimento determina il raggiungimento di un ruolo sociale in linea con le
aspettative dell’ambiente. Degli esempi sono:imparare a leggere,divenire un cittadino responsabile oppure
sposarsi.
Infine secondo Havinghurst l’interazione tra fattori biologici e ambientali porterebbe all’emergere del sé
dell’individuo che altro non sarebbe quella serie di caratteristiche interiori che indirizzerebbero la persona
vs i propri obiettivi,finalità. Il conseguimento dei propri obiettivi sarebbe inoltre garantito dai propri valori
personali,questi emergerebbero col passare degli anni attraverso le diverse situazioni e compiti che la
persona vede incontrarsi durante il suo percorso di vita.
Altro importante caposaldo della teoria di Havinghurst riguardo lo sviluppo dell’individuo è l’equilibrio tra i
diversi fattori,di fatto per superare alcuni compiti nel corso della vita è necessario che vi sia un ponderato
accordo tra i 3 elementi nel paragrafo precedente elencati e descritti.
H. distingue 8 momenti di vita con relativi compiti caratterizzanti. Prima infanzia 0-6
anni,compiti:camminare,ingerire cibo solido,parlare,gattonare,controllo degli sfinteri,comprendere
differenza tra i sessi e il pudore,prepararsi a imparare a leggere,imparare il linguaggio per descrivere la
realtà fisica e sociale e infine la creazione di concetti. Media infanzia 6-13 anni,compiti:apprendimento
capacità fisiche per i giochi ordinari,percezione di sé come organismo in crescita,imparare ad andare
d’accordo con i coetanei,apprendimento di un ruolo sociale maschile o femminile appropriato,sviluppare
abilità nella lettura,scrittura e calcolo,creare concetti necessari per la comprensione dell’ambiente e della
vita di tutti i giorni,sviluppare coscienza,moralità e impostazioni valoriali,raggiungere l’indipendenza
personale,sviluppare atteggiamenti propri verso gruppi e istituzioni sociali. Adolescenza 14-18
anni,compiti:sviluppare relazioni nuove e più mautre con i coetanei di entrambi i sessi,raggiungere un ruolo
sociale maschile o femminile,accettare il proprio fisico e usare il corpo in modo efficace,raggiungere
l’indipendenza emotiva dei genitori e/o altri adulti,preparazione per il matrimonio e la vita
familiare,preparazione per la carriera economica,acquisire un insieme di valori e un sistema etico come
guida per il comportamento e sviluppare un’ideologia,desiderare e raggiungere un comportamento
socialmente responsabile. Giovinezza 19-30,compiti:scegliere un compagno/a,raggiungere un ruolo sociale
maschile o femminile,imparare a vivere con li partner,avviare una famiglia,crescere i bambini,gestire una
casa,iniziare in una professione,assumersi delle responsabilità civiche,trovare un gruppo sociale congeniale.
Età media 30-60,compiti:raggiungere un livello adulto di responsabilità civica e sociale,stabilire e
mantenere uno standard di vita economico,aiutare i figli adolescenti a diventare adulti responsabili e
felici,impegnare il tempo libero con attività per adulti,relazionarsi con il proprio coniuge come
persona(minore dipendenza dal ruolo di marito/moglie),accettare e adattarsi ai cambiamenti fisiologici o
alla mezza età,accettare l’invecchiamento dei genitori anziani. Tarda maturità dopo i 60,compiti:adeguarsi
alla diminuzione della forza fisica e al peggioramento della salute,adeguarsi alla pensione e ad un reddito
ridotto,accettare la morte del coniuge,stabilire un’affiliazione esplicita con il proprio gruppo di
età,soddisfare obblighi sociali e civili,arrivare ad una sistemazione fisica soddisfacente.

LEZIONE 34 REVISIONE COMPITI SVILUPPO HAVINGHURST


Nelle successive revisioni alla teoria di H.,viene evidenziato come i compiti di sviluppo che riguardano l’età
adulta,giovane e media siano per lo più guidati da aspetti sociali e aspirazioni personali. Si differenziano
pertanto da quelli dell’infanzia e dall’ultima fase di vita in quanto questi sono caratterizzati maggiormente
da aspetti biologici nell’individuo.
Un'altra importante revisione viene da Newman & Newman secondo un riadattamento fatto da Sugarman.
Senza entrare troppo nello specifico qui l’autore si preoccupa di svincolare il più possibile i cambiamenti dal
contesto socio-culturale dell’individuo. Inoltre gli autori ammettono che tali riadattamenti non siano
applicabili a tutte le culture,quindi generalizzabili sul piano globale ma che siano
riconducibili,essenzialmente,al contesto in cui essi stessi hanno formulato le loro ipotesi.

LEZIONE 35
Pensiero di GOLD. Egli valutò compiti di sviluppo legati a falsi assunti creati durante infanzia che devono
essere via via sfatati. Egli inizia il suo lavoro nel nord America e parte dall’osservazione dei pazienti
psichiatrici,nota come nei racconti di questi soggetti sia possibile trovare dei pattern di vita ripetuti con una
certa frequenza. Iniziò a voler indagare questo percorso di vita e a testare a livello empirico le sue hp create
a livello clinico,venne avviato un protocollo di ricerca che elaborò su 500 soggetti di un età compresa tra i
16 e i 50 anni,questi questionari volevano analizzare le HP di Gold relative allo sviluppo adulto. Punto di
partenza di GOLD,hp di base?il raggiungimento età adulta passa attraverso accettazione di essere creatore
della propria vita,assunzione di responsabilità legate al proprio percorso di vita. Iniziò a lavorare per capire
come individui arrivavano a presa di consapevolezza di questo aspetto nella vita,aspetto interessante legato
percezione senso di tempo,GOLD ha individuato come percezione del tempo sia fondamentale nella
costruzione dell’identità e si modifica con il passare degli anni,prima tappa coincide con i 18 anni e inizia
quando i figli lasciano casa genitori,qui inizia fase in cui fantasia su futuro diventa reale in qualche modo,il
futuro diviene qualcosa di manipolabile da parte dell’individuo. Per poter far si che avvenga questo
cambiamento da spazio indefinibile della fantasia a spazio reale deve esserci un passaggio che consente di
lasciare indietro le limitazioni derivanti da coscienza di tipo infantile,intorno ai 20 anni ce un secondo
cambiamento nel senso del tempo e individuo ha sviluppato basi più solide,queste basi portano a definire il
tempo nell’ottica di un percorso volto a portarci vs un fine,tempo percorso lineare che ci porta verso un
fine a noi congeniale,di base ce idea che se percorreremo le nostre tappe egregiamente arriveremo a giusta
ricompensa,concezione che caratterizza gli anni 20 dell’individuo,vs anni 30 altro mutamento concezione
del tempo che porta individuo a prendere consapevolezza del fatto che tempo non è infinito e soprattutto il
tempo non è lineare e il percorso non è lineare,emerge drammaticità nella vita ci sono molte strade da
percorrere e non si possono scegliere tutte,scendere a patti con la vita e scegliere un solo percorso di
vita,diventa un tempo differente non un tempo lineare,tempo molto meno definito e controllabile.
Ulteriore cambiamento tra i 35 e 45 anni aumenta consapevolezza emotiva legata mortalità,la vita è
caratterizzata da morte,non siamo eterni,il senso del tempo cambia e diventa importante come
trascorriamo il nostro tempo,ritorno all’interiorità,ridefinizione dei propri valori di vita,cambiamento nel
percepire il senso del vivere,e ce di base sensazione che tempo che sfugge e sensazione anche legata a
urgenza di fare data da consapevolezza che tempo e finito
GOLD dice a proposito coscienza adulta,per arrivare a coscienza adulta individuo debba passare a presa di
coscienza che è responsabile e creatore della propria vita,questo passa attraverso l’abbandono dalla
famiglia,il pensiero adulto è abbandono da un lato alle dinamiche passate infantili ma anche adattamento a
vita adulta. Pensiero infantile per GOLD è acquisizione di vincoli interiori che persona ha acquisito durante
infanzia,in contesti differenti,familiare,scolastico eccetera,ha interiorizzato valori che erano ritenuti validi
da generazione che l’ha cresciuto,ma quei valori erano fortemente legati al momento storico dei
genitori,secondo GOLD individuo deve arrivare a superare questi valori prestati da altri per sviluppare valori
personali propri maggiormente in linea con momento storico e stile di vita proprio,deve abbandonare valori
prestati che non sono autentici per arrivare a costruire valori personali propri in linea col momento
storico,questo avviene attraverso la falsificazione l’abbandono di falsi assunti che dominano la coscienza
infantile,serie di idee fittizie e irreali che ci hanno accompagnato nel percorso della vita che dall’età dei 15
fino ai 50 devono essere gradualmente abbandonate,sono illusioni infantili legate alla sicurezza
all’onnipotenza genitoriale,tutto questo è un percorso che parte dai 15 anni di acquisizione coscienza
adulta,attraverso modificazione del senso del tempo che è sia prerequisito che conseguenza dell’aver
affrontato questi falsi assunti,che porterà a coscienza adulta,dopo i 50 anni nuova vita perché abbandonati
falsi assunti legati coscienza infantile.
Quali sono i falsi assunti che devono essere sfatati?sono 4 sfatabili in momenti di vita specifici. Secondo
GOLD alla fine dell’adolescenza deve essere sfatato primo falso assunto legato all’appartenenza(apparterrò
sempre ai miei genitori e crederò sempre nel loro mondo)secondo intorno ai 20 anni è seguire i dettami dei
miei genitori darà probabilmente dei buoni frutti ma se mi sentirò stanco ,stressato o sarò in difficoltà loro
verranno e mi indicheranno la strada,terzo falso assunto intorno ai 30 anni è la vita è semplice e
controllabile non esistono forze contraddittorie e significative che coesistono dentro di me il quarto falso
assunto tra i 35 e 45 anni ha a che fare con il sé non esiste male in me o morte nel mondo ciò che è funesto
è stato eliminato,ogni falso assunto ha delle sottocomponenti che definiscono meglio i compiti di sviluppo
che persona deve affrontare per sfatare questi falsi assunti.

LEZIONE 36 PRIMO FALSO ASSUNTO E SUE 5 SOTTOCOMPONENTI CARATTERIZZANTI


Primo falso assunto GOLD,tarda adolescenza:apparterrò sempre ai miei genitori e crederò sempre nel loro
mondo,la falsificazione di questo falso assunto avviene generalmente intorno ai 18 anni perché individuo si
allontana da casa,quindi dovuto a cambiamento abitativo. Porta persona a dover affrontare compiti di
sviluppo ovvero coniugare questa forte bisogno di crescita individuale con forte desidero di sicurezza legata
infanzia,5 sottocomponenti: se diverrò indipendente sarà catastrofe,posso vedere il mondo solo attraverso
assunti dei miei genitori,solo i genitori possono garantire mia sicurezza,devono essere la mia sola
famiglia,non possiedo il mio corpo. Per superare questo falso assunto deve superare queste
sottocomponenti,deve sfatare illusioni sottocomponenti,che non sono per forza sequenziali e coinvolgono
processi differenti.
Primo sottocomponente:legata a questo primo falso assunto vi è la concezione dell’individuo che il
cambiamento alla quale sono portati determinerà la compromissione del proprio rapporto con i genitori in
quanto il nuovo sé che l’adolescente andrà a strutturare sarà in conflitto con il vecchio modo di essere più
infantile pertanto i genitori misconosceranno l’identità nascente del figlio. Ciò a livello emotivo
provocherebbe e spiegherebbe secondo la teoria di GOLD le forti ansie tipiche di questa fascia di età.
Seconda sottocomponente:qui l’individuo deve procedere dallo svincolarsi dal pensiero unico
caratterizzante la propria famiglia,crearne uno proprio,unico,originale e ben definito,ciò gli permetterà di
emanciparsi dalle dinamiche di controllo tipiche della propria famiglia. Anche in questo caso verrà ad essere
presente la paura del cambiamento,di essere,sostanzialmente,visto differentemente dalla famiglia di
origine e quindi di correre il rischio di non essere più accettato da essa,in primo luogo.
Terza sottocomponente:qui l’individuo deve arrivare a realizzare che la sicurezza data dalla famiglia durante
l’infanzia deve venire meno in quanto i genitori non ci sono più ad accudirli. Il bisogno di indipendenza sarà
il motore che determinerà l’allontanamento dell’adolescente dalla famiglia di origine ma anche la miccia
che potrebbe scatenare in un caso la paura o la depressione dello sfatamento dell’illusione di sicurezza
famigliare perenne dall’altro,nell’eccesso opposto,creare un senso di invulnerabilità o onnipotenza
nell’individuo che in alcuni casi potrebbe portare a gesti pericolosi e incoscienti.
Quarta sottocomponente:lo stare a contatto,sempre di più,con elementi al di fuori della propria famiglia di
origine,creerebbe nell’adolescente lo sfatamento dell’idea che esiste un'unica famiglia a cui fare
riferimento e non ce ne possono ne saranno mai altre. I gruppi di pari che si frequentano in questi anni
permetteranno,gradualmente,questo passaggio fondamentale,proprio legato a questa sottocomponente
l’individuo inizierà a percepire un conflitto di lealtà che mette in contrapposizione i genitori con il gruppo di
pari.
Quinta sottocomponente:nel tardo adolescente la rivendicazione di appartenenza al proprio corpo passa
attraverso le prime esperienze di piacere sessuale. Generalmente tutto ciò avviene quando l’adolescente
decide di impegnarsi in una relazione sessuale con un altro individuo.

LEZIONE 37 SECONDO FALSO ASSUNTO E SUE RELATIVE 4 SOTTOCOMPONENTI


Secondo falso assunto di GOLD: fa riferimento al periodo di vita tra i 20 e 30 anni che G. definisce di
apprendistato,periodo pieno e denso di sfide che impongono all’individuo di confrontarsi col mondo
esterno. Qui la persona è chiamata a rivedere gran parte delle sue relazioni e modalità di pensiero,qui deve
sfatare secondo falso assunto,cioè,seguire i dettami dei genitori con volontà e perseveranza darà
probabilmente buoni frutti,se mi sentirò stanco o in difficoltà loro verranno e mi indicheranno la strada.
Questo falso assunto è tante volte confermato da alcuni aspetti della vita lavorativa dove il conformarsi alle
richieste dell’ambiente sembrerebbe dare dei riscontri positivi,mettendo in secondo piano vocazioni
personali. Secondo G. questo conformismo nasconderebbe un pericolo relativo all’impossibilità di arrivare a
sfatare questo secondo falso assunto che impedirebbe di proseguire nel percorso di acquisizione della
coscienza adulta. Infatti in questo processo di acquisizione di coscienza adulta sono 4 le sottocomponenti:le
ricompense arriveranno automaticamente se faccio ciò che si suppone che io debba fare,vi è un solo modo
corretto di fare le cose,i miei cari sono i grado di fare per me ciò che io non sono stato in grado di fare per
me stesso,la razionalità l’impegno e lo sforzo prevarranno sempre su tutte le altre forze.
Prima sottocomponente:fa riferimento all’immagine irreale che deriva dalla coscienza infantile secondo cui
la vita è giusta ed equa,maggiormente legate a questo falso assunto sono quelle persone da un lato che
hanno vissuto un infanzia particolarmente semplice,in cui ci sono stati vissuti di successo in cui hanno
sperimentato questa sensazione che le cose vadano bene oppure quelle persone che hanno avuto una vita
in cui si sono dedicate molto al conformismo adeguandosi alle richieste sociali in ottica di una futura
ricompensa,sono le persone che fanno più fatica ad abbandonare questa convinzione relativamente che la
vita sia giusta.
Seconda sottocomponente:tra i 20 e i 30 anni è un periodo denso di pressioni esterne,pressione per essere
chi non siamo,ce un forte imperativo morale interno che ci obbliga vs essere come i nostri genitori,come
adulti significativi della nostra infanzia,adulti eletti a modello,viviamo tra queste due pressioni,quindi
l’autenticità è una questione molto difficile. Cosa dobbiamo sfatare?l’infallibilità illusoria che abbiamo
posto in queste due figure genitoriali,soprattutto l’idea che loro avessero trovato il giusto modo di
affrontare la vita,il giusto modo per ottenere dei risultati. Questo implicitamente passa il messaggio che
esiste un solo modo giusto di affrontare la vita,il pericolosi di non sfatare questa sottocomponente è quella
di piegare il nostro percorso di vita su la via giusta che è stata trovata da qualcuno prima di noi e non
arrivare mai a creare un proprio percorso di vita adatto a noi contestualizzato al momento storico e adatto
al proprio stile di vita. Non arrivare a sfatare questa seconda componente porta a vissuto di
frustrazione,quindi ad atteggiamenti ipercritici,sia verso il proprio percorso di vita che vs quello degli
altri,ciò deriva dal fatto che se esiste un modello giusto,un modo giusto di vivere,allora tutti gli altri possono
essere confrontati con questo modo di essere di vivere e non esserne conseguentemente all’altezza.
L’individuo deve superare questa sottocomponente per arrivare a crearsi un proprio modo di vivere e
liberarsi dall’idea che esiste un solo modo giusto di vivere le cose.
Terza sottocomponente:questa sottocomponente può portare alla luce quello che Gould definisce errore
per “cura d’amore”,ciò porterebbe a vivere relazioni cospiratorie caratterizzate da dinamiche di potere e
dipendenza. Nel senso che all’interno di una relazione possiamo vedere nel prossimo delle capacità che noi
non abbiamo quindi portarci ad una dipendenza vs di lui/lei sotto questo aspetto e viceversa se noi
riteniamo di possedere una capacità in più implicitamente potremmo arrivare a credere di possedere un
potere nei confronti del proprio partner legato al deficit che lui/lei ha nei nostri confronti. Se si finisce per
cadere nell’errore di cura d’amore il rapporto diviene una mutua cospirazione entro cui vi è la reciproca
percezione di dinamica di inferiorità e superiorità.
Quarta sottocomponente: Quest’ultima del secondo falso assunto è molto difficile da sfatare in quanto ne
siamo particolarmente legati,il fatto di ritenere di essere pienamente artefici del proprio destino,di avere
un controllo totale sulla nostra vita ci fa sentire molto al sicuro,perciò si fa fatica ad allontanarsi da questa
miscredenza. Bisogna riconoscere che in noi attua una parte irrazionale,priva di alcun fondamento logico
che può portarci lontano dai sentieri che vogliamo battere.

LEZIONE 38
Terzo falso assunto:relativo alla vita che è semplice e controllabile non vi sono forze contraddittorie e
significative che coesistono dentro di me. Liberarsi dei primi due falsi assunti permette all’individuo di
allontanarsi dai genitori e raggiungere sia l’indipendenza economica che emotiva,gli consentono di creare
un proprio progetto di vita. Deve però prima di poter sfatare questo terzo falso assunto raggiungere questa
piattaforma di stabilità che è in grado di dargli la forza necessaria di fargli affrontare questa fase di
cambiamento. Cosa porta a dover affrontare il terzo?è il continuo confronto con le realtà esterne molto
diverse tra loro e diverse dal contesto familiare in cui l’individuo è chiamato a rivestire ruoli differenti da
quello famigliari. Sottocategorie sono 4,la prima è ciò che conosco intellettualmente lo conosco
emotivamente,seconda sono diverso dai miei genitori nelle occasioni in cui voglio essere diverso da
loro,sono in grado di vedere chiaramente la realtà di coloro che mi sono affianco,le minacce alla mia
sicurezza non sono reali.
Prima sottocomponente: passato il periodo in cui la persona è proiettata verso l’esterno,quello che va dai
20 ai 30 anni,crearsi una stabilità relazionale,lavorativa eccetera,passato questo periodo lo sguardo
dell’individuo può tornare verso l’interno e torna verso il sé interiore, e torna vs tutte quelle emozioni che
sono state trascurate durante il periodo di forte tendenza vs esterno. Il ritorno al mondo interiore porta
l’individuo a rendersi conto di tutta la sua complessità e porta con se dinamiche complesse che devono
essere gestite,emerge in maniera palese che conoscenza intellettuale non corrisponde a conoscenza
emotiva,due aspetti devono essere separati,ma avviene in maniera graduale. Superare questo falso assunto
deriva da una sorta di training,lavorare sulle proprie emozioni e non avere tanta paura nel vedere emergere
le proprie emozioni. G.dice che ci troviamo a capire che la tristezza di oggi e diversa dall’abisso senza fondo
di quella dell’infanzia perché le emozioni degli adulti sono accompagnate da una maggiore consapevolezza
e non sono così invalidanti quanto lo erano le emozioni dell’infanzia. Questa maggiore capacità di guardare
il proprio sé interiore porta gli individui ad essere maggiormente comprensivi sia nei propri confronti che
nei confronti degli altri e ci porta spesso anche a riflettere sulla propria situazione famigliare,facendo un
bilancio tra vantaggi limiti rimpianti e desideri mettere il punto della situazione.
Seconda sottocomponente: Se durante gli anni 20 e 30 anni era indispensabile prendere distanze da
comportamenti genitoriali per poter prendere iniziativa a prendere vita indipendente giunto alla soglia dei
30 è importante che individuo faccia passo indietro e prendere consapevolezza che sono numerosi i schemi
comportamentali che ha in comune con i propri genitori,soprattutto quelli che ha sempre valutato
negativi,dobbiamo per forza di cose mettere in discussione questi pattern,riconoscere che siamo simili ai
nostri genitori soprattutto in quelle occasioni e comportamenti che ci hanno dato fastidio da bambini,il non
riconoscere questa similarità porta a quello che G chiama riprodurre ciecamente il loro pattern,se non ce
consapevolezza dell’essere simili nelle dinamiche l’individuo non riconosce di essere simile in questi schemi
e questo è chiaro nella relazione genitore figlio. Solo consapevolezza può intervenire e attenuare questo
riproponi mento di questi comportamenti che ci hanno dato fastidio,per poter evitare questa trasmissione
deve intervenire la disillusione di essere diversi dai propri genitori quando desideriamo di esserlo.
Terza sottocomponente: essere letta nell’ottica di ritorno del sé interiore,meta cognizione interiore che ci
consente di andare a lavorare nei confronti della nostra interiorità. Questo porta con se la necessità di
mettere in discussione l’immagine vera che l’individuo aveva creato di sé ma anche l’immagine vera che
aveva creato nei confronti delle persone con cui ha una relazione intima importante,si mette in discussione
la certezza dell’immagine. Quindi bisogna affrontare la ricostruzione sia l’immagine di sé che l’immagine del
prossimo,affrontare questa sottocomponente può aumentare il livello di tensione e conflittualità nella
coppia,che deve essere in grado di sopportare di riadattarsi alla ridefinizione che i due coniugi devono fare
di sé e dell’altro. È un percorso inevitabile,se ciò non avviene può creare una tensione interna che si sfalda
perché non viene riconosciuta l’autenticità dell’altro.
Quarta sottocomponente: individuo deve sfatare il falso mito secondo cui le minacce che percepisce non
sono reali,lo sono invece,esempi sono il cambiamento dell’attività lavorativa,ricerca intimità più profonda
col proprio partner,oppure bisogno di avere più spazi,ritorno a scuola,una ricerca del divertimento oppure
altre dinamiche allo smettere di essere un bambino,cessare lotte con i genitori o anche iniziare a lottare con
i genitori,avere un figlio,sono minacce alla sicurezza che devono essere percepite come reali e possibili.
La minaccia più vivida è legata allo scioglimento del legame matrimoniale,l’individuo deve vedere con
chiarezza che si tratta di un eventualità possibile,in questo caso l’individuo deve capire se il coniuge è
veramente un pericolo per la nostra crescita o la proiezione del nostro inibitore interno. È coniuge a creare
tensione o le nostre proiezioni a essere il nemico?potremmo essere noi con le nostre proiezioni a limitare la
nostra crescita. Usiamo i nostri coniugi come nemico più facili da combattere delle nostre inibizioni interne.
Resta secondo G. un ultimo falso assunto che è il quarto,dopo di che ci sarà la vita dopo i 50 anni.

LEZIONE 39 QUARTO FALSO ASSUNTO


Questo falso assunto esprime “non esiste male in me o morte nel mondo. Ciò che è funesto è stato
eliminato”. Secondo G. tale espressione enuncia la falsa sicurezza dell’individuo originatasi durante la sua
prima infanzia dove non era toccato da nessun male in quanto protetto dai genitori. La caduta di questo
falso assunto porta la persona a scontrarsi con 3 grandi cambiamenti soggettivi:primo tra tutti è la presa di
consapevolezza di non essere più dei giovani. Ciò potrebbe anche derivare dal fatto che con gli anni
divengono i genitori a necessitare di più cure rispetto ai figli e quindi saranno questi ultimi a doversi
occupare di loro,al contrario di come è accaduto durante la loro infanzia. Avviene una riorganizzazione delle
esperienze passate sotto una nuova luce,un attività psichica più matura infatti consente di rivedere se stessi
e rivalutarsi sotto un ottica totalmente diversa. Si percepisce inoltre un senso di urgenza,ciò è legato al fatto
che non potendoci più considerare dei giovani bensì degli adulti con responsabilità sentiamo questa
sensazione che ci spinge ad agire in maniera definitiva e a prendere decisioni importanti nei riguardi della
nostra vita. Secondo G. è proprio questo quarto falso assunto a risentirne maggiormente dei cambiamenti
socio-culturali dell’epoca entro la quale un individuo può far parte.
Abbiamo anche in questo caso 4 sottocomponenti che caratterizzano questo falso assunto:primo,il mio
lavoro(se sei un uomo)o la mia relazione con gli uomini(se sei una donna)mi garantisce l’immunità dalla
morte e dal pericolo. Tale concezione è relativa,chiaramente,al periodo storico entro la quale è stata
formulata,ad oggi con l’emancipazione nel mondo del lavoro da parte delle donne,dovrebbe essere
riformulata secondo i nuovi canoni vigenti. Ma al di la di questo,suddetta sottocomponente vuole indicare
come i successi relativi all’attività lavorativa e alla relazione fanno sentire l’individuo come preservato da
ogni possibile paura legata alla vulnerabilità esistente. Gli uomini possono decidere se sfatare questa
sottocomponente oppure ignorarla immergendosi ancor di più nella propria attività lavorativa. Stessa cosa
accade per la donna,se decide di restare entro i limiti del rapporto senza né domandarsi né immergersi in
altre realtà che possano mettere in crisi la propria condizione,ella resterà illusa e lontana da questa
consapevolezza. Secondo G. sia l’uomo che la donna se superano questa fase acquistano maggiore
autenticità e inoltre alcuni canoni caratteristici del genere maschile e femminile vengono a mischiarsi da un
lato e dall’altra,permettendo di riconoscere a entrambi di possedere stereotipie del sesso opposto.

LEZIONE 41 CONCEZIONE ERE DI SVILUPPO E MODELLO CRESCITA MANTENIMENTO SVILUPPO


Metamodello di studio legato alle ere di crescita mantenimento e declino. Abbiamo visto come questo
modello abbia degli enormi limiti. Questo paradigma dice che esiste un primo momento dello sviluppo in
cui l’individuo è impegnato in transizioni e cambiamenti che hanno a che fare con il suo momento di
crescita e questo momento di vita è generalmente considerato l’infanzia e l’adolescenza. Esiste poi un era
di mantenimento generalmente associata con l’età adulta e un era di declino(età anziana). Questo meta
modello prende le sue mosse da un approccio legato alla biologia e riproduce in ambito psicologico ciò che
accade a livello biologico. L’errore di fondo è ritenere proprio questo che lo sviluppo psicologico sia
intrinsecamente legato allo sviluppo biologico dell’individuo. Le teorie basate su questo modello tendono
ad attribuire pesi evolutivi differenti alle diverse età,questo fa si che il peso evolutivo maggiore viene dato
all’infanzia e le età successive non vengono prese molto in considerazione per questo aspetto specifico non
venendogli riconosciuto il giusto peso alle esperienze che gli individui possono fare attribuendogli facoltà di
poter cambiare la persona,non viene riconosciuto il potenziale di crescita nelle età diverse
dall’infanzia,cresci solamente durante l’infanzia. L’età adulta viene vista come un grosso altopiano,vi è un
momento di crescita iniziale in cui si raggiungono gli standard adulti,poi un grande plateu completamente
privo di cambiamento. Questo paradigma non restituisce un immagine realistica dell’infanzia ne tanto
meno dell’età adulta. I limiti maggiori si hanno ovviamente nell’analisi dell’età anziana,essendo sovrapposta
ad un momento di declino assume dei tratti puramente negativi,non viene riconosciuto nessun peso
evolutivo anzi al contrario vediamo come sia sovrapponibile ad una parabola discendente.
Questo paradigma(crescita mantenimento declino)non è stato utilizzato solo per analizzare lo sviluppo in
tutta la sua ampiezza anche per andare ad analizzare lo sviluppo in diversi ambiti come ad esempio quello
di tipo professionale,SUPER con l’arcobaleno della carriera,prima di definire il suo arcobaleno egli ha
identificato un processo di acquisizione della professionalità basato 5 fasi che sono
crescita,esplorazione,stabilità,mantenimento e declino e fanno riferimento al paradigma di crescita,di
mantenimento e declino. Anche altri autori hanno utilizzato questo modello come Miller & Form hanno
identificato 5 livelli,preparazione al lavoro,dove l’individuo è impegnato in attività di
socializzazione,l’iniziazione al lavoro,dove sono presenti degli impieghi temporanei dove il soggetto si
sperimenta,dopo abbiamo fase lavoro iniziale che corrisponde al momento di prova e poi alla fase di lavoro
e proprio e infine abbiamo il pensionamento,anche qui abbiamo crescita mantenimento e declino.
PARTE 2:che rapporto ce tra il modello di crescita mantenimento e declino e la percezione di
invecchiamento?il sovrapporre l’età anziana ad un momento di declino fa si che gli ultimi anni di vita
abbiano una percezione prettamente negativa,in cui non vi è alcuna prospettiva di crescita,investimento.
Tanto che una delle prime teorie sull’invecchiamento legata a questo modello ce la teoria del disimpegno
che prevede il disimpegno effettivo degli anziani sia dal punto di vista biologico psicologico e statistico.
Secondo gli autori che hanno teorizzato questa lettura di invecchiamento durante l’età anziana l’individuo
sarebbe chiamato a togliersi dalle attività sociali e i ruoli che aveva ricoperto durante l’età adulta,modello
fortemente criticato soprattutto da 3 filoni di ricerca,primo filone crea la teoria dell’attività,una seconda
critica viene dalla teoria della continuità e infine la più recente è la teoria dell’ottimizzazione selettiva con
compensazioni. La prima teoria (attività) per garantire il benessere dell’anziano l’individuo deve mantenere
e continuare sia le attività che aveva svolto nell’età adulta che i ruoli sociali che aveva ricoperto. Secondo
questa teoria non è il disimpegno a garantire il benessere al contrario è l’impegnarsi nelle attività che
hanno contraddistinto l’età adulta,solamente quando si diviene biologicamente impediti queste attività
devono essere sostituite con altri tipi di stimolazioni,anche questa teoria è stata fortemente criticata,primo
per la mancanza di realismo,di fatto pare non voglia vedere i cambiamenti biologici che caratterizzano l’età
anziana,dall’altra parte non tiene conto di quelle che sono le politiche sociali ed economiche dei diversi
stati,molti stati vietano l’accesso ad alcuni ruoli che hanno caratterizzato alcune età. Inoltre l’autore di
questa teoria non ha considerato che significato ha avuto il disimpegnarsi dalle attività dell’individuo in fase
di cambiamento vs età anziana. E’ fondamentalmente una teoria che guarda al numero di attività che
l’individuo porta avanti e non il significato che hanno per il soggetto stesso.
Un'altra teoria è quella della continuità,secondo questa visione non è importante che l’individuo si impegni
o meno nelle attività,ma quanto le attività siano in continuità con quello che è stato il percorso di vita
dell’individuo. Se questa persona non era impegnata in determinati ruoli durante l’età adulta non avrà
alcun interesse a proseguirne alcuni durante l’età anziana,entra in gioco la percezione soggettiva
dell’individuo,ciò che gli piace fare. Questa percezione soggettiva di continuità del percorso di vita non deve
essere per forza percepita dal soggetto soltanto dall’esterno come fare o non fare in determinate attività
ma soprattutto deve essere percepita come realtà interiore che è in grado di fornire all’anziano un senso di
benessere.
Ultima,compensazione,questo modello definito da Valtz,fa riferimento a un processo di adattamento
all’ambiente esterno che dura per tutta la vita ma diventa di particolare importanza durante l’età
anziana,perché consente di far fronte a cambiamenti biologici sensoriali tutta una serie di cambiamenti di
solito di una certa importanza. Secondo questo approccio di adattamento dell’anziano all’ambiente
sarebbero fondamentali 3 processi:selezione,ottimizzazione e il processo di compensazione. Si ritiene che
l’individuo nel suo processo adeguamento alla sua realtà esterna debba in qualche modo arrivare a
selezionare,definire in quale situazioni concentrare le proprie risorse sulla base delle priorità,ciò è
particolarmente importante durante questa fase di età in quanto queste risorse si riducono. Diventa
fondamentale procedere ad una selezione,definizione di quali attività,ruoli,interessi l’individuo vuole
mantenere o meno,selezionare aumenta le possibilità di riuscita negli ambiti in cui l’individuo è interessato
ad riuscire. Il selezionare le attività può far si che l’individuo riesca meglio nei compiti che si è prefissato
tralasciando quelle attività che non hanno particolare importanza. Il processo di ottimizzazione,quindi oltre
a selezionare gli ambiti in cui l’individuo vuole riuscire devo ottimizzare le mie risorse attraverso delle
strategie,nuovi meccanismi,che mi consentano di aumentare il mio funzionamento all’interno di
quell’ambito specifico. Infine la compensazione,entra in gioco quando ce un perdita di capacità,quindi un
individuo perde alcune abilità in alcuni ambiti quindi deve essere avviato un processo di compensazione fa
si che vengano sviluppate delle strategie per compensare il deficit subentrato,per esempio per compensare
perdite legate alla memoria attuate strategie di coping come annotarsi le cose sui foglietti eccetera.
Quando la compensazione non funziona un'altra modalità di compensazione è reinterpretare il fallimento
in senso auto protettivo per il soggetto,nel senso che non sia qualcosa che non vada ad impattare
negativamente sull’autostima e soprattutto sul senso di identità della continuità con quello che è stato in
precedente e permette questa lettura,consente di mantenere una continuità il filo tra passato presente e
futuro che caratterizza l’identità di ognuno di noi,la capacità di vederci con caratteristiche coerenti tra
passato e presente se si interrompe questa capacità può avere un impatto negativo sulla nostra autostima e
avviarci verso la disperazione.
LEZIONE 42
Secondo meta modello caratterizzato da acquisizione specializzazione e integrazione. Proposto negli anni
80 con l’intenzione di superare il modello crescita mantenimento e declino. Questo meta modello non
guarda allo sviluppo dell’individuo come uno sviluppo di tipo lineare,deterministico,anzi incoraggia una
visione dinamica,più fluida. Infatti secondo questo meta modello le ere e i singoli stadi interni alle ere non
sarebbero da considerarsi in un ottica strutturale quindi uno di seguito all’altro con una progressione di tipo
alterabile che va in un solo verso,ma in realtà lo sviluppo sarebbe più simile a delle oscillazioni tra stadi,dei
movimenti che possono portare verso uno stadio successivo ma anche verso uno stadio precedente.
Cosa si intende per acquisizione,questa parte con la nascita e arriva fino all’adolescenza,ha come compiti
l’acquisizione di strutture cognitive fondamentali che portano a definizione del sé e di nuove forme di
apprendimento,gli anni in cui l’individuo va a creare sua struttura. In generale ce un movimento verso
creazione di schemi interiorizzati,definizione del sé interiore e separazione dall’esterno. Quando termina
questa fase?termina con i bisogni dell’adolescenza,quando individuo vuole definire chi è,definizione confini
identità termina fase di acquisizione e si avvia processo di costruzione dell’identità. Acquisizione è fase che
consente creazione strutture indispensabili per era successiva di specializzazione. Le strutture
sono:cognitive,intellettuali,strutture del sé che consentiranno acquisizione identità. Durante fase di
specializzazione individuo inizia a mettersi in gioco anche sulla base di quelle che erano le tendenze i talenti
e gli interessi che aveva sperimentato durante fase di acquisizione. Si tratta di un processo che avviene
durante età della scuola superiore,dove persona sia attraverso canali formali e informali,arriva a definirsi
come portatore di una serie di competenze,talenti,ciò lo porterà a fare scelte di vita in linea con questa
abilità. Si tratta di un periodo in cui si stabilisce un immagine del sé. Il senso del sé viene definito sulla base
dei contenuti,sulla base di quello che so fare,il valore del sé è relativo al feedback,io valgo tanto quanto
vengo riconosciuto valido all’esterno.
Era integrazione:arriva a questa fase dopo era specializzazione,in cui si inizia a percepire padronanza in
quello che si sa fare e da valore a se stesso. Questo periodo può portarlo ad allontanarsi da quello che
riguarda realizzazione personale,spesso si genera un conflitto tra aspetti personali e di realizzazione
professionale. Ed è la presa in carico di questo momento di conflitto che lo traghetta verso era
integrazione,questo può avvenire in due modi,uno più graduale attraverso la presa di consapevolezza e
introspezione arrivando in maniera morbida all’ultima era di sviluppo oppure avviene in maniera
forte,rottura brusca,una crisi un forte cambiamento rispetto ad un era precedente. Può nascere da strappi
o da un processo graduale e morbido,ma indipendentemente durante fase integrazione individuo deve
impegnarsi in una riorganizzazione del sé,sia con i suoi pensieri che con aspetto relazionale di tipo
emotivo,rimessa in gioco di dinamiche interiori,l’individuo deve riorganizzare il suo pensiero. Non tutti gli
individui passano da specializzazione a integrazione. Alcune persone non sperimenteranno momento di
integrazione a livello di riorganizzazione di proprie priorità e filosofia di vita perché sono completamente
immersi nel sistema di ricompensa delle loro capacità e non riusciranno mai a distanziarsi e a mettere
realmente in atto quelle che sono le loro funzioni specializzate,questo sistema di ricompensa farà si che non
ci sarà mai un momento di integrazione.
Ora è possibile fare un primo paragone tra il primo meta modello descritto nel capitolo precedente e
quest’ultimo. E’ facile notare come vi sia un’analogia tra crescita e la fase di acquisizione in quanto
entrambe sono caratterizzanti della prima infanzia e dell’adolescenza,inoltre gettano le basi per la
definizione delle strutture interne dell’individuo,essenziali per i cambiamenti successivi. Il mantenimento
può essere facilmente ricondotto all’era della specializzazione in quanto durante questi periodi l’individuo
inizia a sviluppare un vero e proprio senso del sé,inizia a valorizzare la sua identità. Infine per quello che
riguarda la fase di declino contrapposta all’integrazione,qui vi troviamo le maggiori differenze. Nella
concezione di declino la persona non ha alcun margine di crescita mentre in quella di integrazione avviene il
contrario,pertanto secondo questo aspetto le due fasi di sviluppo risultano essere agli antipodi.
ULTIMA PARTE LEZIONE 42: sia che parliamo di crescita mantenimento sviluppo che del secondo meta
modello di sviluppo osserviamo la presenza in entrambi di un fine ultimo da raggiungere,uno
scopo,pertanto possiamo parlare di una progressione di tipo normativo. Alcuni approcci però hanno
ritenuto non essenziale l’esistenza di un fine ultimo da raggiungere,una tappa decisiva per lo
sviluppo,quindi abbiamo anche approcci non normativi allo sviluppo,tra i quali quello della persona
pienamente funzionante di Rogers(3 tendenze dell’individui,apertura esperienza,aumento consapevolezza
presente e fiducia proprio organismo) e la piramide di Maslow. La piramide:è costituita da una serie di
bisogni essenziali che via via l’individuo arriva a soddisfare gli consentono il passaggio da un livello della
scala al successivo,ce tanto la possibilità di progredire nel soddisfacimento quanto quella di regredire.

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