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Claudio Longobardi
Manuale
di psicologia
dinamica
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO 10
Gli indipendenti
Rocco Quaglia, Claudio Longobardi
MANUALE DI
PSICOLOGIA DINAMICA
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO 10
Gli indipendenti
Il Middle Group
Melanie Klein era approdata a Londra nel 1926, dove aveva sviluppato
un pensiero originale che ebbe un ruolo importante per il futuro del-
la psicoanalisi. Intorno a lei si raccolse infatti un gruppo di analisti che
fece proprie le sue idee sulla natura della realtà psichica e sul processo
psicoanalitico. Nel 1939 Anna Freud arrivò a Londra insieme al padre,
portando con sé visioni e timori del gruppo di Vienna. Fra le due donne
continuò così la discussione già aperta circa l’analizzabilità dei bambini
piccoli, fino a dar luogo a una serie di dispute note con il nome di “Di-
scussioni controverse” (Controversial discussions). Ricorrendo al gioco,
Melanie Klein (1923) aveva aggirato l’ostacolo presentato dalla comuni-
cazione verbale, poiché, giocando, il bambino esprimerebbe la propria
vita fantasmatica. Per Anna Freud (1927a), invece, il gioco era governato
dal principio di piacere; inoltre, se pure il gioco fosse stato interpretato
in termini simbolici, questi non potevano essere considerati equivalenti
alle associazioni prodotte dall’adulto.
Questa divergenza in realtà copriva altre e più profonde questioni
concernenti l’organizzazione della Società psicoanalitica e in particola-
re la formazione dei futuri analisti. La soluzione escogitata fu di istituire
due gruppi: il gruppo (A) degli analisti kleiniani e il gruppo (B) seguaci
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Marjorie F. Brierley
e delle arti figurative, ma anche del canto e della poesia, poiché l’uomo
danzante canta e recita formule magiche. Attori e artisti, in modo simile,
diventerebbero i personaggi delle loro creazioni. L’attore in particolare,
nel diventare l’altro, resta sé stesso, entrando nell’area dei fenomeni tran-
sizionali, o terza area della mente. Sharpe evidenzia pertanto, nella pos-
sibilità di mimare e di imitare l’oggetto, l’uso di un simbolismo in grado
di produrre una sublimazione. La simbolizzazione che ha nell’imitazio-
ne le sue radici diventa matrice sia del gioco sia della sublimazione. Nel
gioco, infatti, si fa riferimento all’identità fra persone e non soltanto fra
oggetti. Sharpe amplia così la concezione kleiniana, secondo cui il neo-
nato sposterebbe i suoi impulsi derivanti dal sadismo orale dall’ogget-
to originario a un nuovo oggetto, mediante il processo delle equazioni
simboliche. Inoltre con riferimento all’imitazione ipotizza, a differenza
di Ernest Jones (1916), che la simbolizzazione non rappresenti soltanto
un oggetto nascosto e rimosso ma anche un oggetto assente. Si può sin-
tetizzare il contributo più importante di Sharpe nel riconoscimento del
gioco e dell’imitazione come vere attività simboliche.
Un altro contributo riguarda la personalità dell’artista in riferimen-
to alla sua etica volta alla realizzazione della buona forma, creata in base
ai criteri dei mezzi espressivi utilizzati. Egli si riporterebbe a un mon-
do sensoriale recuperandone il ritmo e dunque la sua dimensione pre-
verbale. Dal suo codice morale votato alla creazione della buona forma
dipenderebbe la sua compulsione creativa. In questo aspetto, l’artista
avrebbe molto in comune con il nevrotico ossessivo, ma la sua creatività
lo affranca da una ripetizione pedissequa.
Nel volume L’analisi dei sogni (1937), che Eric Rayner definisce “una
piccola opera d’arte” (Rayner, 1991, p. 80), Sharpe evidenzia lo stretto
legame esistente tra l’attività onirica e il processo creativo, paragonan-
do la creazione dei sogni alle opere d’arte. Uno stesso processo remini-
scente per il ricupero di esperienze perdute opererebbe nel sognatore
e nell’artista. Sharpe utilizza pertanto le leggi dell’estetica, in particola-
re le regole dell’espressione poetica, per indagare il processo onirico. A
Sharpe non interessa il risultato poetico né il valore artistico, ma l’uso
di specifici espedienti nella creazione di una poesia, quali la similitudi-
ne, la metafora, il gioco di parole, le figure retoriche della metonimia e
della sineddoche. Il sogno diventa di conseguenza un’espressione della
creatività e una forma di drammatizzazione. Sharpe anticipa alcuni con-
cetti importanti, soprattutto con riferimento al compito dell’analisi. Ri-
tiene fondamentale aiutare i pazienti a ritrovare la ragione della propria
esistenza, cioè a riconquistare il sentimento del proprio diritto a vivere.
La nevrosi, infatti, insorgerebbe in conseguenza alla perdita della pro-
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Amedeo Limentani
seno’ quando non c’è un padre [o qualcosa che lo rappresenti] che per-
metta al bambino di imparare a sentire che ‘non è solo con me, è anche al-
trove’” (Limentani, 1979, p. 185). Di conseguenza, il nucleo psicopatolo-
gico del transessualismo si costituirebbe non per una regressione “al buon
seno” ma per la sua mancata introiezione. Questa situazione porterebbe a
valutare in modo erroneo gli organi genitali, influenzando la formazione
del simbolo. In altre parole, la persona transessuale non si forma un’idea
simbolica del pene e di conseguenza il significato, che gli attribuisce non
è in sintonia con le funzioni dell’Io. In breve, egli non collega la presen-
za di un organo sessuale specifico all’appartenenza a un preciso genere.
Un concetto importante introdotto da Limentani è “l’uomo-vagina”
(1987), corrispondente alla donna fallica. Questi uomini vivono sen-
za particolari problemi la loro eterosessualità; possono manifestare un
occasionale interesse per persone dello stesso sesso ma è transitorio e
superficiale. Normalmente si tratta di individui intelligenti, disponibili
all’amicizia e dotati di notevole fascino. Instaurano buoni rapporti con
le donne, e conseguono un notevole successo, anche se sono attratti da
donne con caratteri molto mascolini e con importanti capacità intellet-
tuali. A differenza dell’omosessuale, l’uomo-vagina non usa un’even-
tuale omosessualità latente come una difesa contro angosce paranoiche;
nell’ambito dei rapporti oggettuali non si rintraccia né una madre se-
duttiva né un padre debole o aggressivo. “D’altra parte, e questa può
sembrare una contraddizione, ci sono molte prove che la madre sia stata
piuttosto mascolina, se non proprio una donna fallica, e che abbia trat-
tato il figlio come il proprio fallo” (Limentani, 1987, p. 241).
Dominante nell’uomo-vagina è la passività, tratto che non lo aiuta
quando è in relazione con gli uomini. L’estensione del disturbo, tutta-
via, se evidenziato nel trattamento psicoanalitico, può mettere in luce
una profonda invidia per tutto quello che è femminile e un segreto de-
siderio di essere donna.
Bibliografia
Brierley, M. (1951), Orientamenti teorici in psicoanalisi. Tr. it. Edizioni Borla,
Roma 1990.
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osf, vol. 9.
* Salvo diversa indicazione, per la traduzione italiana degli scritti di Sigmund Freud si fa rife-
rimento alle Opere, edite da Boringhieri, Torino 1967-1980, in 12 volumi, che citiamo con la
sigla osf seguita dal numero del volume.
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Il trauma cumulativo
La personalità schizoide
L’esplicito perverso
Conclusione
Bibliografia
Deutsch, H. (1942), “Some forms of emotional disturbance and their relationship
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L’oggetto trasformativo
Winnicott aveva descritto la madre sia come l’ambiente nel quale il bam-
bino è, vive e si muove sia come la vera sorgente di stimoli e di esperien-
ze, che gradualmente facilitano lo sviluppo delle innate potenzialità del
vero Sé del bambino. All’interno di questa concezione, Bollas si sofferma
sui processi di continua negoziazione che avvengono tra madre e bambi-
no, e sul tipo di esperienza che quest’ultimo fa della madre. Essa, prima
ancora di “portare il mondo al bambino” (Winnicott, 1945), “trasforma
realmente il mondo del bambino” (Bollas, 1987, p. 23). Le prime espe-
rienze che il bambino fa della madre non sono di tipo cognitivo, ossia
non riguardano le rappresentazioni oggettuali; il bambino si trova in un
processo in cui il suo essere è continuamente modificato. La madre, in-
fatti, nel soddisfare i bisogni del bambino è costretta ad alterare il suo
ambiente. Segue che la prima esperienza dell’oggetto, da parte del bam-
bino, è di un oggetto trasformativo. A una conoscenza rappresentativa
Bollas sostituisce così una conoscenza esistenziale della madre, e scam-
bia le statiche qualità dell’oggetto con i ritmi, le alternanze, le scansioni,
che qualificano la natura del rapporto.
Il vero Sé
Bibliografia
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