però in Svizzera che si doveva andare alla fine del XIX secolo per studiare
medicina. Nel 1900 anche Vienna ammetterà le studentesse. Tre anni pri-
ma Emma Eckstein era diventata psicoanalista. Paziente e terapeuta, soste-
nitrice della teoria freudiana, è la prima della lunga schiera di donne che
esploreranno la parte sconosciuta dell’essere umano: l’anima.
La psicoanalisi è femminile fin dall’inizio, ma non lo sappiamo ab-
bastanza. Prima degli studi sulla vita e le opere di queste pioniere spes-
so sconosciute,2 Élisabeth Roudinesco, il 13 ottobre 1997, ha tenuto una
conferenza alla Columbia University su «Le prime donne psicoanaliste»,
pubblicata l’anno seguente.3 In occasione del VII Congresso di Londra, nel
luglio 1998, l’Associazione internazionale di storia della psicoanalisi ne ha
proseguito la riflessione con «Le rôle des femmes dans l’histoire de la psy-
chanalyse. Idées, pratiques et institutions».4 La ricerca francese si colloca
sulla scia del fondamentale lavoro di Lisa Appignanesi e John Forrester,
Freud’s Women, apparso a Londra nel 1992, che presenta la donna come
fonte di ispirazione e sostegno di Freud all’inizio della grande era della
psicoanalisi, evocando le figure decisive della sua famiglia, le pazienti, le
collaboratrici e la sua ricerca infine rinnovatasi intorno alla questione del
femminile. La loro compatriota Janet Sayers, nel 1991, aveva già scrit-
to l’ottimo lavoro Mothering Psychoanalysis,5 incentrato sulle figure di
Helene Deutsch, Karen Horney, Anna Freud e Melanie Klein. Nel 1992
la psicologa Elke Mühlleitner pubblica uno studio importante per tutti gli
storici della psicoanalisi: il Lessico biografico della psicoanalisi. I membri
della Società psicologica del mercoledì e dell’Associazione psicoanalitica
di Vienna dal 1902 al 1938.6 Da quel momento la Germania ha portato
avanti la sua ricerca sul ruolo fondativo delle donne nella psicoanalisi.7
2. Le opere critiche, le analisi e le biografie consultate nel corso della stesura del vo-
lume sono citate in bibliografia.
3. É. Roudinesco, Les premières femmes psychanalystes, in «Mil neuf cent», 16
(1998), pp. 27-41, ripreso in «Topique», 71 (2000), pp. 45-56.
4. Les femmes dans l’histoire de la psychanalyse, a cura di S. de Mijolla-Mellor,
L’Esprit du Temps, Bordeaux-Le Bouscat 1999.
5. J. Sayers, Mothering Psychoanalysis: Helene Deutsch, Karen Horney, Anna Freud
e Melanie Klein, Hamish Hamilton, London 1991.
6. E. Mühlleitner, Biographisches Lexikon der Psychoanalyse. Die Mitglieder der
Psychologischen Mittwoch-Gesellschaft und der Wiener Psychoanalytischen Vereinigung
von 1902-1938, Diskord, Tübingen 1992.
7. Bedeutende Psychologinnen des 20. Jahrhunderts, a cura di S. Volkmann Raue e H.
Lück, Springer, Verlag für Sozialwissenschaften, Wiesbaden 2011 (I ed. 2002).
12 Donne dell’anima
Alla fine del XIX secolo l’uomo, che si sapeva dotato di una «retro-co-
scienza», è considerato dipendente dai meandri del proprio inconscio. La
prima teoria freudiana dell’apparato psichico segue l’indagine dei medici,
degli psichiatri e dei filosofi per comprendere i tesori nascosti nell’ani-
ma, che regola la vita organica ed è legata allo stesso tempo alle esigenze
del corpo. Il secolo di Freud è anche quello di Karl Marx e di Friedrich
Nietzsche,8 che intuiscono come l’uomo, diventato una figura complessa
e senza Dio, stia per cadere nell’illusione di una modernità di cui prende
coscienza, senza poter ancora definire il proprio spazio nella società. Se
l’essere umano è determinato dalla sua finitezza, il suo ruolo dipende ine-
vitabilmente dalla propria identità plurale, divisa tra la vita, il lavoro e un
nuovo linguaggio.9 L’essere umano è il soggetto di un nuovo sapere antro-
8. Si veda P. Ricœur, Le Conflit des interprétations. Essais d’herméneutique, Seuil, Pa-
ris 1969, p. 149 (trad it. Il conflitto delle interpretazioni, Jaca Book, Milano 1977, p. 163).
9. M. Foucault, Les Mots et les Choses. Une archéologie des sciences humaines, Gal-
limard, Paris 1966, p. 329 (trad. it. Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane,
Rizzoli, Milano 2004, p. 338).
Prefazione 13
partenenti alla prima generazione per essere nate prima del 1885, o alla
seconda perché nate dopo, hanno largamente contribuito, spesso a rischio
della loro reputazione, a volte persino della vita, al progresso di una scien-
za controversa. Avevano un pensiero d’avanguardia: le loro origini, la loro
cultura, il loro modo di vivere, il loro interesse per temi innovativi, la loro
chiave interpretativa, tutto ha contribuito a far progredire, non senza dif-
ficoltà ed errori, le teorie cui lavoravano Freud a Vienna, Jung a Zurigo,
prima, e poi Lacan a Parigi. Dopo la sua vicina svizzera, l’Associazione
psicoanalitica di Vienna ha accolto il numero maggiore di donne, 43 contro
107 uomini tra il 1902 e il 1938. Mentre la condizione femminile stava
diventando in Europa un terreno di scontro per l’affermazione di un’ugua-
glianza dei diritti, le pioniere della psicoanalisi sono andate avanti, da sole,
sulla scena dell’introspezione e non del collettivo. A modo loro si sono
battute per la causa femminile.
si sono tolte la vita. Altre donne sono invece scampate a un destino così
tragico. Con forza e determinazione Marie Bonaparte, Melanie Klein e
Françoise Dolto non hanno mai perso di vista la propria meta: la medicina
dell’anima.
Quattordici volti, caleidoscopio di un’epoca alla ricerca di identità.
Mentre gli uomini cadono al fronte, le donne si alzano in piedi nei conses-
si medici, anche se manca loro il lasciapassare accademico che avrebbe
accordato alla loro pratica un pieno riconoscimento. Hanno tutte un punto
in comune: il cosmopolitismo. L’esilio si è spesso imposto, l’uso di una
nuova lingua e l’adozione di una nuova cultura hanno fatto di loro delle
nomadi. Qualche volta l’esilio è stato anche interiore: al loro essere don-
na non ha fatto necessariamente da sfondo una vita affettiva felice e la
maternità. Alcune l’hanno rifiutata, o l’hanno vissuta come una sconfitta,
mentre i loro scritti sull’infanzia contribuivano al progresso della psico-
logia femminile. Non poche, tuttavia, hanno messo sullo stesso piano il
lavoro di psicoanalista e quello di madre. La loro esperienza è stata la base
della loro teoria. Ma, benché medici al pari dei loro colleghi, sono state
bersaglio di un eccessivo scetticismo. I testi freudiani hanno fatto da con-
traltare all’ignoranza che ha portato a una tale disistima. Comunque, senza
il contributo delle pioniere della psicoanalisi, la comprensione della donna
sarebbe rimasta incompleta, addirittura inesatta.
11. S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Bollati Boringhieri, Torino 2012,
p. 27.
16 Donne dell’anima