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Claudio Longobardi
Manuale
di psicologia
dinamica
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO 9
Heinz Kohut
La dimensione del Sé
Rocco Quaglia, Claudio Longobardi
MANUALE DI
PSICOLOGIA DINAMICA
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO 9
Heinz Kohut.
La dimensione del Sé
Le traslazioni di oggetto-Sé
La psicopatologia
Vi assicuro che vorrei evitare di fare questo passo: non è l’assenza di rigo-
re scientifico ma la sottomissione a esso che mi impone di aggiungere che
[…] sfortunatamente, l’empatia in sé e per sé, la sua semplice presenza,
ha un effetto benefico e, in senso lato, un effetto terapeutico, sia nella si-
tuazione analitica, sia nella vita in generale. (Kohut, 1981, pp. 204-205)
I disturbi del Sé
Nel volume Profilo riassuntivo dei disturbi del Sé e del loro trattamento
(1978), scritto con Ernest S. Wolf, Kohut propone una classificazione
di tipologie del Sé sviluppate in seguito alle interazioni tra il bambino e
i suoi oggetti-Sé. Le qualità delle interazioni – sane o difettose – si riflet-
terebbero nella struttura solida oppure danneggiata del Sé.
■ Il Sé sottostimolato descrive la situazione di una continuata assenza di
stimoli da parte dell’oggetto-Sé. Il bambino reagirebbe a tal esperienza
attivando comportamenti con significato compensatorio. Nella prima
infanzia, il bambino potrebbe procurarsi autostimolazioni mediante il
dondolio; nella seconda infanzia mediante la masturbazione; nell’adole-
scenza potrebbe compensare il senso del proprio “vuoto” rifugiandosi
in un mondo di fantasia: si tratta dunque di comportamenti che variano
nell’arco evolutivo.
■ Il Sé sovraccaricato denuncia il fallimento dell’oggetto-Sé idealizzante e
gemellare. Il Sé non avrebbe condiviso l’emotività derivante dalla fusione
con tali oggetti, e non avrebbe sperimentato la rassicurante risposta. Nel-
la prima infanzia, il bambino potrebbe avere disturbi del sonno; in età
adulta potrebbe soffrire d’insonnia, associata a irritabilità e sospettosità.
Heinz Kohut. La dimensione del Sé 21
sona sentita simile a sé, come se fosse un gemello, o un alter ego, con
cui condividere pensieri e interessi. Non appena però avviene la sco-
perta che l’altro non è “il gemello” la relazione è interrotta e sostitui-
ta con una nuova. Queste personalità si sentono a loro agio nei grup-
pi, soprattutto se i membri sono accomunati dalle stesse idee, valori,
o preferenze.
■ Il carattere tendente alla fusione qualifica le personalità bisognose di
fondersi con l’altro, fino a non distinguere più i bisogni propri da quelli
altrui. L’altro è sentito come parte del proprio Sé, di conseguenza non
ne tollera l’indipendenza. In questo caso, a differenza dei precedenti,
non si tratta più di varianti di una personalità normale: il problema di
questa personalità, infatti, non si riferisce a un aspetto della fragilità del
Sé ma a una struttura del Sé globalmente debole.
■ Il carattere tendente all’isolamento identifica quelle persone che eludo-
no il contatto con gli altri al fine di non incorrere nell’eventualità che il
loro bisogno di approvazione e di intimità sia frustrato. Tuttavia, queste
persone temono che il loro bisogno sia soddisfatto: un’eccessiva intimi-
tà potrebbe trasformarsi in un rapporto fusionale capace di annichilire
il proprio Sé. Questo tipo di personalità, ritenuto da Kohut come il più
frequente, pur avendo molte analogie con le personalità schizoidi, se ne
differenzia per l’assenza di un latente “nucleo psicotico”.
Questa classificazione, tuttavia, non è né completa né definitiva, ma
è offerta da Kohut come risorsa per un’utile identificazione delle forme
espressive della personalità secondo la psicologia del Sé.
Heinz Kohut. La dimensione del Sé 23
Tra i disturbi narcisistici veri e propri del Sé, Kohut suddivide i di-
sturbi primari del Sé e quelli “reattivi”, o secondari.
Questi ultimi comprendono manifestazioni reattive nelle personali-
tà con un Sé strutturalmente non danneggiato. Tra le forme espressive
più comuni tra questi disturbi vi sono le reazioni di rabbia o di dispera-
zione in seguito a eventi che compromettono l’autostima. La perdita di
autonomia nella cura del proprio corpo, dopo un incidente, può provo-
care una reazione di rabbia narcisistica acuta anche cronica. Qualora il
Sé presentasse qualche fragilità, potrebbero prodursi reazioni di avvi-
limento. Una personalità inibita e afflitta da senso di inferiorità, infatti,
potrebbe non accettare di essere “fatta” in un certo modo. In molti casi,
i disturbi secondari compaiono in conseguenza di disturbi primari che
limitano l’individuo nelle sue aspirazioni. Possono aversi così reazioni
secondarie del Sé a causa di restrizioni imposte dai sintomi e dalle inibi-
zioni dei disturbi primari del Sé (Kohut, 1977a).
Kohut legge l’intera gamma dei sentimenti dell’uomo come indizi
della condizione del Sé. In altre parole, non liquida gli stati affettivi di
gioia, di prostrazione, di furore, di autoconsiderazione o di umiliazione
come semplici espressioni dell’umana condizione, ma li valuta con rife-
rimento alle ambizioni e agli ideali del Sé.
I disturbi primari del Sé sono da Kohut suddivisi in cinque entità psi-
copatologiche.
1. Le psicosi: la frammentazione e l’alterazione del Sé sono permanenti.
2. Gli stati al limite, o borderline: la frammentazione e l’alterazione del
Sé sono mascherate da efficaci meccanismi difensivi.
3. Le personalità schizoidi e paranoidi: rappresentano due diverse dispo-
sizioni psichiche, che ricorrono al distanziamento come misura di di-
fesa. Tuttavia, le personalità schizoidi preservano la propria sicurezza
mantenendo una distanza emotiva dagli altri mediante la freddezza e
il disinteresse; le personalità paranoidi si proteggono invece con l’o-
stilità e la diffidenza. Kohut considera non analizzabili queste tre for-
me di psicopatologia, poiché la parte del Sé malato non si lascerebbe
coinvolgere nei fenomeni traslativi con l’analista oggetto-Sé, e pertanto
non sarebbe terapeuticamente trattabile. Seguono altre due forme di
disturbo primario del Sé, che sono invece suscettibili di analisi.
4. I disturbi narcisistici della personalità: la frammentazione e l’altera-
zione del Sé presentano un adattamento all’ambiente di tipo auto-
plastico.
5. I disturbi narcisistici del comportamento: la frammentazione e l’altera-
zione del Sé presentano, invece, un adattamento all’ambiente di tipo
alloplastico.
24 Scheda di approfondimento 9
La psicoterapia
primissima e prima infanzia alle quali il Sé aveva reagito per suo conto
in modo costruttivo durante il primo sviluppo” (Kohut, 1984, p. 69).
Secondo Kohut non sarebbe neppure possibile rivivere nella traslazione
tali situazioni, e in ogni caso non ci sarebbero risultati. In altre parole, il
Sé nucleare si sarebbe ritirato dagli aspetti traumatici dei primi oggetti-
Sé, perciò diventa impossibile riviverli. Inoltre, il Sé, sia per essersi di-
staccato dagli oggetti-Sé, sia per aver elaborato strutture compensative,
non ha più alcuna necessità di tali oggetti.
“In questi casi di patologia del Sé, quindi, il compito essenziale del
trattamento diventa l’analisi delle manifestazioni provenienti dalle com-
pensative che si sono formate in modo incompleto nella prima parte del-
la vita” (ibidem, p. 70).
In breve, queste strutture riattivate nei movimenti di traslazione pos-
sono completare il loro sviluppo. D’altronde, per Kohut ogni Sé, anche
il Sé sano, è in parte composto di strutture compensative, oltre che di
strutture primitive. Come vi sono molti Sé sani, così esistono molti per-
corsi verso la guarigione in base alla disponibilità alla salute che ogni
paziente manifesta. È nella capacità di acquisire nuove strutture, infatti,
nonostante i traumi sofferti nell’infanzia, che è possibile tentare nuove
vie per vivere una vita produttiva e creativa.
In sintesi, il processo terapeutico ha inizio con l’attivazione di espe-
rienze importanti del paziente avvenute – con riferimento ai bisogni del
Sé – durante le prime fasi della sua storia evolutiva. Il processo, quindi,
continua con la comprensione empatica da parte dell’analista di tali bi-
sogni e degli elementi indicativi delle traslazioni. La comprensione de-
ve essere comunicata in modo che il paziente “comprenda” che il suo
stato di sofferenza è stato accolto. Il terapeuta può esprimere approva-
zione (traslazione speculare), manifestare condivisione (traslazione ge-
mellare) o fornire ideali (traslazione idealizzante). Alla comprensione
segue la spiegazione riferita soprattutto agli aspetti cognitivi e affettivi
di quel che riguarda il difetto primario del Sé. Anche l’interpretazione,
il più possibile semplice, deve essere formulata con accortezza e comu-
nicata con empatia.
Centrale nel processo terapeutico è la formazione di strutture psichi-
che che nel paziente gradualmente si costituiscono attraverso la relazio-
ne con l’analista. Dapprima il paziente utilizza, come se avesse preso in
prestito, la personalità dell’analista; in seguito s’identifica con l’analista,
passando da una condizione di fusione a una di imitazione; infine, in-
troietta le funzioni esercitate dall’analista mediante l’interiorizzazione
trasmutante, cioè assimilando tali funzioni con un procedimento simile
a quello metabolico.
Heinz Kohut. La dimensione del Sé 27
Il contromito di Edipo
Kohut scende infine sul terreno della mitologia e oppone alla figura di
Edipo un’altra grande figura del mondo mitologico greco, quella di Ulis-
se, l’uomo della conoscenza e dell’avventura, ma soprattutto uomo degli
affetti familiari e perciò sempre moderno. L’episodio riferito di Ulisse
non proviene da Omero, ma è raccontato da Igino nelle sue Fabulae 95.
Ulisse era stato il primo pretendente alla mano di Elena, e sarebbe
stato lui a proporre che fosse Elena stessa a scegliere il suo sposo, la
quale scelse Paride. Nessuna meraviglia se non voleva prendere parte
alla spedizione contro Troia. L’oracolo, inoltre, lo aveva avvertito che
sarebbe tornato in patria a Itaca dopo venti anni: dieci spesi in guerra e
dieci peregrinando per il mare. Quando Agamennone, accompagnato
da Palamede si presentò a Ulisse, questi finse di essere pazzo. Abbiglia-
to in modo strano, con un cappello di foggia conica e con atteggiamen-
ti poco onorevoli, si mise ad arare i campi, buttando sale nei solchi. Fu
Palamede a indurlo alla ragione, svelando l’inganno. Depose, infatti, il
piccolo Telemaco davanti all’aratro costringendo Ulisse a una scelta. Per
non travolgere il figlio, Ulisse tracciò intorno al piccolo un semicerchio
e, in questo modo, dimostrò la sua salute mentale.
Conclusione
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