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Nel periodo del muto, per il russo Vsevolod I. Pudovkin,"ll montaggio è dunque il
vero linguaggio del regista (...); l'atto creativo cruciale nella produzione di un
film (...); per giudicare la personalità di un regista cinematografico non si deve
far altro che osservare i suoi metodi di montaggio. Quello che per uno scrittore è
lo stile, per il regista è il suo modo particolare ed individuale di montaggio". E
ancora, l'autore attraverso il montaggio può"costringere lo spettatore a guardare
non come egli è abituato a vedere". Un cinquantennio più tardi poco è cambiato;
Jean-Luc Godard, regista del sonoro sostiene:"Dire regia è automaticamente dire,
ancora e di nuovo, montaggio. Quando gli effetti di montaggio superano per
efficacia gli effetti di regia, la bellezza della regia stessa ne risulterà
raddoppiata"; e per George Lucas infine: "... è la quintessenza del cinema come
forma d'arte".
Karel Reisz e Gavin Millar scrivono: "Fin dagli inizi della carriera Griffith si
rese conto che riprendere un'intera scena a distanza fissa imponeva grossi limiti
alla narrazione.Volendo mostrare allo spettatore il pensiero o le emozioni di un
personaggio, capì che il modo migliore per farlo, era quello di avvicinare la
macchina da presa, registrando così con più precisione l'espressione del viso
(...); la scoperta fondamentale di Griffith è stata quella di rendersi conto che
una sequenza deve essere composta da singole inquadrature incomplete, scelte ed
ordinate in base a motivi di necessità drammatica". E sostengono ancora che:"Il
cinema, attraverso il montaggio si è trasformato da semplice mezzo per registrare
l'attualità in un mezzo estetico di grande sensibilità". Dunque il lavoro di
montaggio è rilevante sia sul piano pratico, in quanto dà struttura e ritmo al
film, sia su quello estetico, poiché influisce inevitabilmente anche sulla
recitazione. La sua importanza è prioritaria e molti lo considerano l'essenza
stessa del cinema,"L'elemento peculiare (specifico filmico) che permettere al
cinema di assurgere ad autonoma espressione artistica". L'introduzione del sonoro
consentì al cinema di raccontare storie più complesse di quanto non fosse possibile
ai tempi del muto: non solo le scene risultarono più realistiche, ma la musica, i
rumori e soprattutto i dialoghi, ne accentuarono l'impatto drammatico. Per questo,
ma anche per problemi di natura tecnica legati alla presa diretta del sonoro che
limitava fortemente la mobilità degli attori, il linguaggio basato sul montaggio,
per qualche tempo non progredì; ma ben presto, insieme alla recitazione ed alla
stesura dei dialoghi, tornò ad essere "Il principio fondamentale dell'arte
cinematografica". È intuitivo, infatti, che consente una profondità della
narrazione, che in teatro per esempio è quanto mai impossibile; una
rappresentazione teatrale si potrebbe paragonare ad una scena ripresa in campo
lungo con macchina fissa. Frammentando l'avvenimento in brevi inquadrature di
diversa durata, angolo e piano di ripresa, si può controllare in modo più efficace
l'intensità drammatica dei fatti mentre la narrazione avanza, riuscendo a
comunicare un senso di movimento altrimenti impossibile con un piano sequenza, un
campo lungo o anche con un montaggio invisibile; inoltre le inquadrature sui
particolari descrivono la storia in modo completo e convincente, quindi più vicino
alla realtà di quando non possa fare un'unica inquadratura in campo lungo.
In questi cento anni di cinema il montaggio, dal punto di vista tecnico, ha subito
una rivoluzione, consumata a cavallo degli anni ottanta-novanta, con il passaggio
da quello meccanico a elettronico digitale. Le consolle per il montaggio meccanico
della pellicola, che hanno imperversato per settant'anni, e cioè le conosciutissime
Moviola e Kem e le meno conosciute ma altrettano valide Steenbeck, Prevost e
Moritone, sono ormai state quasi completamente pensionate dai sistemi per il
montaggio elettronico-digitale, basati su computers capaci di memorizzare in alta
risoluzione l'intero girato su pellicola, e cioè i sistemi AVID e Lightworks.
Esiste un altro sistema per il montaggio digitale: l'Edit Droid della Lucasfilm
basato su l'uso dei laser-disc per l'immagazzinamento del girato. Con le consolle
digitali è possibile montare una sequenza senza tagliare materialmente il rullo,
cosa che aveva comportato l'impossibilità di rivedere l'originale filmato. Al
conseguente risparmio di tempo e denaro si aggiunge anche una maggiore velocità di
lavorazione con un incredibile aumento delle possibilità creative. Terminato il
montaggio con l'Avid, poi si passerà direttamente a quello meccanico sulla
pellicola. Il primo film montato interamente in digitale ad aggiudicarsi l'Oscar
per il Montaggio (a Walter Murch) è stato "Il paziente inglese" di Anthony
Minghella.