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Pasqua Irene Sciancalepore - n° matricola 558895

corso di laurea: MEDICINA E CHIRURGIA


anno: I corso: D a.a. 2009/2010

PARACELSO
Chi vuole studiare il “Libro della Natura”
deve camminare a piedi sulle sue pagine

Visto da molti come il pensatore del Rinascimento cercò d'incarnare in sè la figura del medico perfetto,
“pansofico”, esperto in ogni ramo dello scibile in quanto iniziato al segreto ultimo dell'uomo e della natura.
Infatti per Paracelso: "Di ciascuna cosa si deve fare l'uso a cui è destinata e non dobbiamo averne timore;
Dio infatti è il vero medico e la medicina stessa".

Paracelso fu medico e chirurgo di grandi intuizioni, fondatore della iatrochimica, filosofo naturalista,
chimico abile e attento sperimentatore.

Theophrast Bombast von Hoheneim nacque in Einsiedeln, Svizzera il


10/11/1493. Il suo nome latinizzato è Philippus Aureolus Theophrastus
Bombastus Paracelsus, dove l’ultimo termine deriva quasi certamente
dalla traduzione in latino di Hoheneim ma comunemente si dice che è il
nome col quale si autodefinì: al di sopra di Celso (dal greco para-Celso),
grande medico naturalista del I sec d.C.

Ricevette una prima educazione dal padre, il medico Guglielmo Bombast


di Hohenheim e poi studiò a Ferrara presso Niccolò Leoniceno per
addottorarsi in medicina; compì quindi una lunga serie di viaggi per
l’Europa studiando le malattie frequenti fra il popolo, in particolare dei
minatori ed imparò i segreti della pietra filosofale (che tra l’altro affermerà
di trovare, anche se molto più probabilmente si trattava di zinco).

Nel 1527 fu nominato professore di medicina all’università di Basilea; al


suo discorso pubblico di fronte all’università disse “Sappiate dottori, che la mia barba ha più esperienza di
tutte le vostre università, il più sottile capello della mia nuca ne sa più di tutti voi, le fibbie delle mie scarpe
sono più sapienti dei vostri sapienti più famosi”.

E’ facile immaginare l’indignazione che provocò alla sua prima lezione quando si fece portare un vaso in
ottone e, dopo averlo riempito di zolfo e salnitro, vi appiccò il fuoco bruciando i libri di Galeno e Avicenna.

“Lutherus medicorum”: il Lutero dei medici voleva essere altrettanto riformatore nel campo della medicina
quanto il monaco ribelle di Wittemberg lo era nel campo della religione. Egli era forse l’esponente più tipico
di quella rivoluzione anti-intellettualistica che portava alcuni uomini della scienza moderna a esaltare la
verità e l’efficacia dell’esperienza contro il sapere libresco.

«[…] Come attraverso uno specchio ci si può osservare con cura punto per punto, allo stesso modo il
medico deve conoscere l'uomo con precisione, ricavando la propria scienza dallo specchio dei quattro
elementi e rappresentandosi il microcosmo nella sua interezza […] l'uomo è dunque un'immagine in uno
specchio, un riflesso dei quattro elementi e la scomparsa dei quattro elementi comporta la scomparsa
dell'uomo. così l'uomo non è nulla in sé stesso e non contiene in sé nient'altro che ciò che gli deriva dalla
conoscenza esteriore e di cui egli è l'immagine nello specchio».

A causa del suo carattere focoso, le sue lezioni pian piano furono disertate dagli studenti e Paracelso iniziò a
bere, ma pur essendo ubriaco riusciva a compiere operazioni chirurgiche di incredibile precisione. Dopo tre
anni lasciò la cattedra per riprendere i suoi vagabondaggi, finché nel 1541 fu chiamato dal vescovo di
Salisburgo dove morì nell’Osteria del Cavallo Bianco il 24/9/1541 per un carcinoma al fegato.

Per meglio inquadrare storicamente il personaggio, basta dire che fu il rappresentante maggiore e più
caratteristico del naturalismo tedesco; ciò vale a dire che secondo Paracelso la natura causa e cura le
malattie, ed è quindi necessario che il medico conosca i processi della Natura.

A  proposito  dell'arte  medica, egli  era  convinto  che  si  dovessero  derivare  "le  cose  dalla  natura, non 
dall'autorità  ma  dall'esperienza  propria"; in  altri  termini, Paracelso  rifiutava  l'approccio  dogmatico  allo 
studio  e  alla  pratica  della  medicina.

Egli era fermamente convinto che le forze del firmamento fluissero fisicamente e psicologicamente
sull'uomo e che l'uomo dovesse avvalersi di diverse scienze tra cui anche l'astronomia, intesa come la
conoscenza della relazione tra gli astri e gli esseri umani. L'uomo è il microcosmo che contiene in sé
qualcosa di tutte le creature che esistono nell'Universo (macrocosmo): "non vi è nulla in cielo né sulla Terra
che non esista anche nell'uomo, e Dio, che è in cielo, esiste anche nell'uomo, e i due sono Uno".

Paracelso porta all'estrema conseguenza il concetto dell'analogia tra il macrocosmo e il microcosmo,


sottolineando l'unità del tutto in quanto, per Paracelso, nella scienza naturale: "benchè vi sono qui nomi
distinti non vi sono arti o saperi cioè scientiae distinti - l'uno infatti, è in tutti."

“Un uomo adirato non è adirato solo nella sua testa o nei suoi pugni, ma dappertutto; una persona che
ama non ama solo con l'occhio, ma con tutto il suo essere; in breve, tutti gli organi del corpo, e il corpo
stesso, sono solo forme-manifestazioni di stati mentali.”

Paracelso definì 4 pilastri sui quali doveva appoggiarsi l'arte del medico, in
essi si rispecchia tutta la sua grandezza e tutti i suoi limiti:

 Filosofia, che per l'epoca era tutto il sapere sull'uomo e sulla natura,
dalla geografia fino all'anatomia
 Astronomia, che nel '500 era essenzialmente astrologia
 Alchimia, per lui la produzione il perfezionamento delle medicine
soprattutto da sostanze chimiche
 Virtù, l'onestà del medico, la sua integralità morale

Secondo Paracelso lo scopo dell’alchimia non era certo produrre oro od


argento, piuttosto ricavare dei principi attivi (arcana) da dirigere contro le malattie tenendo conto che il
corpo umano aveva intrinseche capacità curative, di liberarsi cioè dal male eliminando le parti grossolane
estranee.

Egli  considerava  il  corpo  umano  come  un  sistema  chimico, in  cui  svolgevano  un  ruolo  centrale  i 
due  principi  tradizionali  degli  alchimisti, il  mercurio  e  lo  zolfo, cui  aggiunge  anche il  sale. Su  queste 
basi, rifiutava  la  dottrina  secondo  la  quale  la  salute  o  la  malattia  dipendevano  dall'equilibrio  o  dal 
disordine  dei  quattro  umori  fondamentali, e  sosteneva invece  che  la  reale  causa  delle  malattie  fosse 
da  ricercare  nello  squilibrio  dei  tre  principi  chimici  sopra  enunciati: il  mercurio, che  è  comune  a 
tutti  i  metalli, lo  zolfo, che  costituisce  il  principio  della  combustibilità, e  il  sale, che  egli  ritiene 
principio  di  immutabilità  e  di  resistenza  al  fuoco.
E’ qui che si entra nell’analisi astrologica, catene analogiche occulte che collegano animali e minerali ai
vari organi umani, considerazioni dei tre principi ipostatici di sale zolfo e mercurio, ai quali fra l’altro
riconduce la Trinità , dei quattro elementi aristotelici di terra, acqua, fuoco e aria, e degli arcana “prima
materia, pietra dei filosofi, mercurius vitae e tintura”.

L’astronomia paracelsiana inoltre era la “retta anatomia” che sostituiva l’anatomia sbagliata, quella
bolognese e padovana, che scrutava i malati quando erano già morti. Per capire il perché di un mal di ventre
ad esempio era meglio scrutare il pianeta Marte ( in simpatia cosmica con il fegato, talché chi “ha fegato” è
bellicoso e marziale) che scrutare il fegato dopo averlo eviscerato. Allo stesso modo al Sole corrispondeva il
cuore, a Saturno i polmoni, alla Luna il cervello, a Venere i reni. La diagnostica astronomica diversamente
da quella anatomica non era fine a se stessa ma si continuava nella pratica terapeutica, riallacciandosi
all’alchimia.

Le sue preparazioni per lo più erano semplici operazioni chimiche che


tendevano tramite l’attacco di solventi, per lo più acidi, a trasformare la
sostanza presa in esame in forma salina, perché poi fosse più facilmente
assimilabile dall’organismo umano. Naturalmente in mancanza di una
qualsiasi conoscenza chimica corretta il risultato spesso era, e non poteva
che essere, o un sale in realtà inutilizzabile, nel caso di sali metallici, o
molto spesso, per i sali vegetali, semplicemente del carbonato di calcio o
di potassio.

L’alchimia di Paracelso era σπαγυρικα dal greco σπαω (estraggo) e


αγειρω (raccolgo). La medicina doveva essere infatti manualità
meccanica , lavoro con le mani, chirurgia ma anche tecnica di laboratorio,
ricerca chimico farmaceutica.

Infatti è qui che si ritiene universalmente il più grande merito di


Paracelso: aver spianato la strada alla "iatrochimia", cioè alla disciplina tesa a fondere la medicina con la
chimica nonostante egli non fosse ancora in grado di sviluppare i metodi sperimentali che avrebbero potuto
dare un vero valore scientifico alle sue teorie.

Fatto è che Paracelso era in grado di manipolare gli elementi senza avere la cognizione dei numeri atomici
che li accompagnano.

In pratica, i medicamenti da lui prodotti sono:

- antimonio e pastiglie di Laudanum ossia la sua medicina più lodevole ricavata dall’oppio come
antidolorifici

- etere come anestetico e pillole di mercurio, sebbene quest’ultimo fosse più nocivo che inefficace come gli
antidolorifici.

I brillanti e, allora, incomprensibili risultati che otteneva con metodi di guarigione assolutamente inusuali, a
cui si aggiungeva un forte carisma in grado di suggestionare positivamente i pazienti verso la guarigione, il
suo carattere irascibile e la sua vita sregolata, gli hanno valso l'inimicizia e lo screditamento da parte dei
medici dell'epoca.

A proposito dell’arte medica affermava:


"Non è un medico colui che può vedere solo quello che è visibile da qualsiasi zotico. Il giardiniere esperto,
guardando il seme, può dire qual genere di pianta nascerà da esso, ed egualmente il medico dovrebbe
essere capace di percepire come le malattie abbiano origine ed in qual modo si svilupperanno (...) chi
conosce l'origine della pioggia conosce anche l'origine della dissenteria; chi conosce l'origine dei venti
conosce anche quella della colica; chi conosce le periodiche influenze delle stagioni può conoscere l'origine
delle febbri intermittenti; il vero medico studia le cause delle malattie studiando l'uomo universale. In esso
esistono tutte le malattie che furono nel passato e saranno nel futuro.."

Si narra inoltre che fosse riuscito a concepire la vita in vitro come si evince dai suoi appunti: “Se la fonte

di vita, chiusa in un’ampolla di vetro sigillata ermeticamente, viene seppellita per quaranta giorni in letame
di cavallo e opportunamente magnetizzata comincia a muoversi e a prendere vita. Dopo il tempo prescritto
assume forma e somiglianza di essere umano, ma sarà trasparente e senza corpo fisico. Nutrito
artificialmente con arcanum sanguinis hominis per quaranta settimane e mantenuto a temperatura costante
prenderà l’aspetto di un bambino umano. Chiameremo un tale essere Homunculus, e può essere istruito ed
allevato come ogni altro bambino fino all’età adulta,quando otterrà giudizio ed intelletto.”

È evidente che il suo interesse per la pura sperimentazione


abbia apportato degli sviluppi in vari campi delle scienze, a
partire dalla chimica da lui soprattutto studiata. E se ad un
primo sguardo Paracelso potrà sembrarci un eretico, un
ciarlatano, un filosofo mistico, in realtà egli pose le basi per
la figura del “medico nuovo”, protagonista di una
rivoluzione per cui il sapere non era più scritto nei manuali
ma nell’esperienza diretta, nonostante essa fosse arricchita da
suggestioni magiche, figlie di un idea di medicina come
scienza occulta.

«Il medico dovrebbe essere un Alchimista, ossia dovrebbe capire la Chimica della Vita. La Medicina non è
solo una scienza, ma un’arte; non consiste solo nel preparare pillole, impiastri e droghe di ogni genere; ma
ha a che fare con i processi della vita, che devono essere capiti prima di poter essere diretti. Inoltre, il
carattere del medico può agire con più forza sul paziente che non tutte le droghe impiegate».

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