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LEZIONI di STORIA della MEDICINA a.a.

2023-24

LE ETÀ DELLA STORIA

1.Età antica, pre-classica e classica: dalle origini sino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d. C.)
2.Medioevo: Alto (476 d.C.-1000 ca.) - Basso 1000-1492 (scoperta dell’America)
3.Età moderna: 1492-1815 (Congresso di Vienna, post Rivoluzione Francese 1789)
4.Età contemporanea: 1815 (Congresso di Vienna) ad oggi

LE 4 RIVOLUZIONI SCIENTIFICHE

I. Ippocrate: medicina laico-razionale; patologia umorale; medicina scienza relativa e applicata; medico
professionista
II. Rivoluzione Anatomica-Chimica-Meccanica: la medicina da scienza delle qualità diventa scienza delle
quantità: metodo sperimentale applicato alla medicina
III. Medicina Sperimentale: validazione dell’ipotesi con l’esperimento, condotto con procedure quantitative
(le leggi delle scienze esatte spiegano i fenomeni fisiologici); abbandono del vitalismo
IV. Medicina Molecolare: 1949 anemia falciforme; 1953 struttura a doppia elica del DNA

MEDICINA PRE-CLASSICA

 MEDICINA TEURGICA, MAGICA. Salute e malattia sono mandate dagli dèi: la malattia = punizione
per comportamenti umani contrari al volere degli dèi.
 CONCETTO ONTOLOGICO DI MALATTIA. La malattia è un’entità indipendente dal corpo, dotata di
una propria autonomia:
 OGGETTO IMMATERIALE (concezione corpuscolare)
 ESSERE VIVENTE (concezione parassitaria)
 ESSERE INANIMATO (concezione demoniaca)

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Testi omerici

 Iliade: “Disse così pregando; e Febo Apollo l’udì, e scese giù dalle cime d’Olimpo, irato in cuore,
l’arco avendo in spalla e la faretra chiusa sopra e sotto: le frecce sonavano sulle spalle…i muli
colpiva in principio ed i cani veloci, ma poi mirando sugli uomini la freccia acuta lanciava, e di
continuo ardevano le pire dei morti, fitte…”
 Odissea: “Con una benda fasciarono il ginocchio di Ulisse, poi, intonando delle melodie mistiche, la
ferita rimarginata mostrò la potenza di quella sacra melodia”

MEDICINA IN EPOCA POST-OMERICA (VII-VI sec)

Il culto di Asklepio/Esculapio. I poteri terapeutici originariamente attribuiti ad alcuni dèi principali (Apollo,
Artemide) furono trasferiti a divinità minori quali Asklepio/Esculapio figlio di Apollo e della ninfa Coronide
La medicina si esercita nei templi/Asklepeia, luoghi sacri. Le guarigioni miracolose avvenivano grazie a
visioni che apparivano all’ammalato mentre dormiva in un tempio dedicato al dio stesso (teoterapia,
ludoterapia, musicoterapia) Filosofia teurgica della malattia. L’infermità era causata da ignote forze
sovrannaturali e quindi la guarigione doveva arrivare da quelle stesse forze.

LUOGHI DI CURA
TEMPIO: struttura sacra costituita dal santuario del dio-medico (Asclepio in Grecia, Esculapio o Apollo a
Roma) nel quale si svolgevano riti di guarigione. Il malato dopo essersi purificato nella fontana sacra ed aver
versato un’offerta ai sacerdoti, veniva ammesso al sonno sacro nell’abaton. In questa zona, da cui erano
rigorosamente esclusi malati molto gravi e partorienti, i sacerdoti inducevano il sonno sacro, il dio in
persona o il serpente che ne è l’incarnazione visitavano il malato e gli indicavano la cura dei suoi mali.
IATREION: dal greco iatròs (medico) è la bottega del medico laica, anche del medico ippocratico, posta al
centro delle vie di comunicazione cittadine più frequentate. Nello iatreion ci sono allievi del medico. A
Roma corrisponde alla taberna medica, come testimoniato da Celso (I sec d.C.)

FILOSOFI NATURALISTI della IONIA VI-V a.C


Di che cosa è costituito il mondo?
 Arché: elemento iniziatore
 Historíe: osservazione
 Physis: natura

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MEDICINA IN MAGNA GRECIA
Alcmeone di Crotone (circa 500 a.C.):
 scienza medica: metodo conoscitivo analogico, dissezione sugli animali (occhi ➪ nervo ottico ➪
cervello)
 “si ode perché le orecchie sono vuote, l’aria riecheggia, si sentono odori perché l’aria è
attratta dall’ispirazione al cervello, con la lingua si sentono i sapori perché il calore scioglie
gli umori sapidi, gli occhi vedono per l’umore acqueo tutte le sensazioni hanno una qualche
connessione con il cervello” (Teofrasto, De sensu)
 metodologia dell’osservazione ed analisi comparativa tra esseri viventi.
 salute nel corpo umano è equilibrio (isonomia) di umori e qualità
 Le osservazioni fonte di nuove conoscenze, in continuo divenire. La medicina fondata su
osservazioni

Empedocle di Agrigento (495-435 a.C.)


 Iniziatore di una scuola empirica. Cosmogonia e corporeità soggiacciono alle stesse leggi.
Riassume in modo sincretico due concezioni epistemologiche: archè (principio) e historie
(osservazione) della physis (natura).
 Quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) che differiscono o per le reciproche quantità,
secondo l’aggregazione e la disaggregazione
 Le parti del corpo sono caratterizzate dalla mescolanza di elementi (nervi= fuoco e terra+doppio
dell’acqua, ossa= due parti d’acqua e terra e quattro di fuoco, carni= miscela in parti uguali dei
quattro elementi, (Aezio V.22.1). Il sangue è la sede del calore innato, il cuore è al centro del
sistema vascolare e lo pneuma è distribuito nei vasi sanguigni.

SCUOLA di CNIDO e SCUOLA di KOS


Scuola di Cnido: la malattia
• classificare il processo di malattia, catalogare i sintomi
• formulare una diagnosi precisa
Scuola di Kos: il malato
•la malattia come evento che si verifica nel contesto della vita del paziente
•la terapia volta a ristabilire l’equilibrio tra il paziente stesso e l’ambiente circostante

Ippocrate di Cos (460-370 a.C.)


 appartiene a una famiglia di medici che, secondo la tradizione, discendeva direttamente da
Esculapio

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 trascorre la giovinezza viaggiando allo scopo di approfondire le conoscenze e perfezionare la sua
istruzione soprattutto in campo medico
 torna in patria per dedicarsi all’insegnamento e per mettere a frutto tutto ciò che aveva appreso
Corpus Hippocraticum
53 opere, 72 libri raccolti dai bibliotecari alessandrini nel III sec. a.C.
genuinità delle opere di Ippocrate: Eroziano e Galeno compilarono un glossario delle voci ippocratiche che
venne riesaminato poi in epoca umanistica e anche da autori del nostro secolo.
Le opere del Corpus possono essere divise a seconda del loro contenuto in:
* libri a contenuto etico
* libri di clinica e patologia
* libri di chirurgia
* libri di ostetricia, ginecologia e pediatria
* libri di anatomia e fisiologia
* libri di terapeutica e dietetica

Il medico
Unione del perfetto uomo con il perfetto studioso: calma nell’azione, serenità nel giudizio, moralità, onestà,
amore per la propria arte e per il malato.
Non è un essere superiore ed infallibile come i sacerdoti degli antichi templi, deve sopperire alla sua
fallacità con il massimo dell’impegno in modo da commettere solo errori di lieve entità.
Il suo abito deve essere decoroso ed il suo aspetto denotare salute

La clinica
Studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente.
 L’esame effettuato dal medico doveva essere approfondito, comprendeva ascoltazione, palpazione e
(forse)percussione.
 Indizi utili per la diagnosi: sfumature di colore, variazioni di comportamento, insolite contrazioni
muscolari, quantità e qualità di qualsiasi escrezione e secrezione.
 L’anamnesi particolareggiata e minuziosa (rivolta essenzialmente a conoscere la situazione presente
del malato).
 La prognosi si basava sullo studio degli esiti delle varie patologie: infausta se si notavano fattori quali
disturbi visivi, sudore freddo, anemizzazione delle mani, cianosi delle unghie e stato di agitazione.

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La patologia
Quattro umori e qualità: sangue (caldo umido) che proveniva dal cuore, flegma (freddo umido) dal cervello,
bile gialla (caldo secco) dal fegato, bile nera (freddo secco) dalla milza.
Lo stato di salute si aveva quando gli umori erano perfettamente bilanciati tra loro; se invece la crasi era
alterata per l’eccesso, la corruzione o la putrefazione anche di un solo componente, allora insorgeva la
malattia.
La natura stessa con la sua capacità curativa interviene per ristabilire l’equilibrio. Il calore innato, energia
che produce gli umori e li mantiene in equilibrio, permette l’espulsione degli umori in eccesso. Per poter
essere eliminati gli umori, dovevano prima essere modificati con un processo definito di "cottura-pepsi-
cozione”. L’espulsione del prodotto finale (urina, sudore, pus, espettorato, diarrea) poteva essere rapida ed
evidente (crisi) o graduale (lisi).
Motivi dell’alterazione degli umori potevano essere le intemperie, la dieta o cause fisiche correlate
all’ambiente di vita, la costituzione del paziente.
Patologie come fenomeni generali per l’organismo: la polmonite, la pleurite, la rinite, la laringite, la diarrea,
alcune malattie del sistema nervoso, l’epilessia, il tetano.

L’anatomia
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali:
 Ippocrate era più indirizzato verso il lato pratico della medicina, maggiore propensione per la
clinica;
 la cultura greca aveva un rispetto assoluto per i corpi dei morti, quindi non c’era la possibilità di
studiare l’anatomia esercitandosi direttamente sui cadaveri.
Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola aortica e
polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso calibro dal fegato e
dalla milza), struttura delle ossa (capo, vertebre e costole).

La chirurgia
La scuola di Ippocrate disponeva di uno strumentario abbastanza fornito comprendente coltelli e bisturi di
varie forme e dimensioni. Gli interventi più frequentemente eseguiti erano la riduzione di lussazioni e di
fratture, la trapanazione del cranio e la cura dei piedi torti. Particolareggiata era la tecnica delle fasciature.
Nella cura delle ferite era raccomandato il riposo e l’applicazione di calore.
Corpus Hippocraticum: i libri di chirurgia su Ferite ed Ulcere, Emorroidi, Fistole, Ferite del cranio, Fratture,
Articolazioni “Le cose inerenti la chirurgia sono: il paziente, il chirurgo, gli assistenti, gli strumenti, la luce, il

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dove ed il come, quante cose ed in che modo, dove va posto il corpo dove vanno posti gli strumenti, il tempo
il modo ed il posto”
La terapia
Epidemie (I, II) “Aiutare, o quantomeno, non nuocere”
Varie erano le piante usate come farmaci. Venivano praticati salassi, cure idroterapiche, inalazioni,
irrigazioni vaginali. Notevole l’uso di ventose come antiflogistico: creando una depressione nella zona
infiammata si provoca una vasocostrizione da suzione che riduce la quantità di essudato e trasudato.
La febbre è un ottimo mezzo per raggiungere la guarigione: il suo calore facilita infatti l’evacuazione degli
umori in eccesso accelerandone la "cottura".

La dietetica
Dieta: complesso di regole e prescrizioni che il malato era tenuto a seguire non solo relativamente al suo
regime alimentare.
Lo scopo era il ripristino dell’equilibrio degli umori tramite la prescrizione di cibi che, a seconda dei casi,
erano umidi, caldi, freddi, o asciutti. Nella fase acuta della malattia erano maggiormente indicati cibi leggeri
e bevande poco nutrienti al fine di non distrarre le forze dell’organismo dalla "cottura" degli umori verso
quella degli alimenti.

LA MEDICINA ELLENISTICO-ROMANA
Dopo l’era della clinica (scuola di Ippocrate) si apre l’era caratterizzata dall’esperimento biologico: studi
sistematici su sezioni anatomiche e vivisezione su animali.
In Grecia il corpo umano è sacro, ma l'enorme sviluppo delle arti figurative (scultura) presuppone delle
conoscenze anatomiche.
La dissezione venne praticata poco dopo gli ippocratici e trovò la massima espressione nella scuola
alessandrina.
Il filosofo Aristotele, partendo dalla dottrina di Ippocrate approfondisce gli studi sull’anatomia e sulla
fisiologia anche attraverso vivisezioni per conoscere meglio la struttura e la funzione degli organi.

Aristotele (384/3 A.C.-322/1 A.C.)


Grande scienziato e biologo, contribuì alle scienze naturali.
Fondatore dell’anatomia comparata, prima classificazione degli animali (Storia degli animali, le Parti degli
animali, la Generazione degli animali).
Sistema fisiologico incentrato sul cuore (quando il cuore si ferma l'uomo muore), in cui arde una fiamma
vitale mantenuta da uno spirito, detto pneuma o spirito vitale, che da calore. Il polmone e il cervello
avevano una funzione di raffreddamento.

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Studi di embriologia: il cuore comincia a battere nelle fasi iniziali dello sviluppo dell'organismo: primum
oriens, ultimum moriens.
Organi illustrati con disegni che rappresentano le prime figure anatomiche (sistema genito-urinario, utero).
Alessandria d’Egitto
Nell'impero tolemaico, ad Alessandria d'Egitto, si sviluppò un movimento culturale di vastissime
proporzioni. Qui la cultura greca si fonde con quella egiziana.
Viene costruita la biblioteca più grande e famosa dell'antichità. In questa biblioteca operavano scienziati
formatisi alla scuola aristotelica che praticano le dissezioni sugli animali e anche sull'uomo.

SCUOLA ALESSANDRINA (300-250 a.C.)


 Museo e Biblioteca: studio di opere scientifiche precedenti e dissezione di cadaveri.
 I nomi di Erofilo ed Erasistrato sono legati alla pratica della vivisezione sugli uomini (Celso De
Medicina, Proemium, 23; Claude Bernard Introduzione allo studio della medicina sperimentale).

Erofilo di Calcedonia (ca 300 a.C.) padre dell’anatomia.


Cervello come organo centrale del sistema nervoso e sede dell’intelligenza (cervello, cervelletto, IV
ventricolo, meningi, i nervi sensitivi e motori).
Arterie distinte dalle vene, la pulsazione come processo attivo delle arterie stesse.

Erasistrato di Chio (ca 290 a.C.) padre della fisiologia


Per primo mette in dubbio la teoria umorale e ipotizza che la causa delle malattie fosse da ricercarsi in
un’alterazione dei vasi o dei tessuti.
 Ogni organo è fornito di un sistema ramificato di vasi che dividendosi danno luogo al tessuto.
 Il cuore è all’origine di arterie e vene.
 Sistema capillare arteriolo-venoso (il sangue è risucchiato dalle vene nelle arterie attraverso sottili
intercomunicazioni).

LA MEDICINA NELL’ANTICA ROMA


Lo sviluppo della medicina in Roma si può dividere in tre periodi:
 medicina autoctona, di origine italica
 coesistenza dell’elemento autoctono e di quello greco nel mondo romano (fase di transizione)
 definitivo trapianto della medicina greca nel mondo romano (periodo delle scuole)

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MEDICINA AUTOCTONA (VIII-II SEC. A.C.)
 Presenza di curatores, persone in grado di prestare occasionalmente una sorta di servizio sanitario
in condizioni di straordinaria emergenza (ad esempio guerre o pestilenze)
 Emanazione di leggi a sfondo igienico-sanitario fin dai tempi dei sette re (VIII-VI sec. a.C.)
 Pater familias (rappresentante della medicina domestica) deputato alla tutela della salute dei
componenti del nucleo famigliare, dei dipendenti e del bestiame
 Due espressioni della medicina in questa fase:

Medicina empirica: basata su nozioni desunte dall’esperienza (erbe medicamentose, infusi, decotti ecc.)
unite a elementi di magia. Catone il censore (234 -149 a.C.) famoso per la conoscenza di parecchi medicinali
e per la pratica con apparecchi per ridurre lussazioni e fratture
Medicina sacerdotale: presenza di una serie di divinità, ognuna delle quali proteggeva una parte del corpo o
era preposta a singoli aspetti della vita fisiologica.
FASE DI TRANSIZIONE (III-I sec a.C.)
Caratterizzata dall’arrivo a Roma di parecchi medici greci: scarsa abilità tecnica e dubbia moralità:
produzione e vendita di filtri amorosi
 Quasi tutti schiavi o liberti, inizialmente non godevano di grande prestigi
 Con Arcagato (219 a.C.) dal Peloponneso: pubblica professione medica esercitata in luoghi detti
tabernae medicinae simili agli jatreia greci descritti da Ippocrate.

PERIODO DELLE SCUOLE (I sec. a.C.- V sec. d.C.)


 Massimo splendore della medicina a Roma
 Sotto l’influenza delle varie scuole comincia a prendere forma un pensiero medico vero e proprio.
 Questo periodo abbraccia tre fasi ben distinte che fanno riferimento alla figura di Galeno:
 fase pre-galenica
 fase galenica
 fase post-galenica

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GALENO: MEDICO IMPERIALE A ROMA
«Lo scopo dell'arte medica è la salute, il fine è ottenerla»
L’istruzione di Galeno fu eclettica e sebbene la sua opera fosse prevalentemente in biologia e medicina, fu
anche conosciuto quale filosofo e filologo. Egli riteneva che la filosofia fosse parte indispensabile degli studi
di medicina.
Il medico doveva conoscere il disprezzo del denaro e spesso accusò i colleghi di avarizia.
La sua prima attività fu quale chirurgo dei gladiatori a Pergamo. Dopo quattro anni emigrò a Roma dove
godette di una brillante reputazione, tanto da divenire il medico dell’imperatore Marco Aurelio, di Lucio
Vero e di Settimio Severo.
Interpretò razionalmente le forme anatomiche collegando la morfologia alla fisiologia: anatomo-fisiologia
galenica.
 Tradizione: teoria umorale ippocratica
 Osservazione: dissezione e vivisezione di animali (anatomia di radice alessandrine).

PRINCIPALI RISULTATI DEGLI STUDI ANATOMICI DI GALENO


 Sistema scheletrico: ossa lunghe e piatte; apofisi, epifisi e diafisi; 24 vertebre, coccige, sacro, coste,
sterno e clavicole; articolazioni: diartrosi e sinartrosi.
 Sistema muscolare: muscoli dell’orbita, della laringe, della lingua e delle mani.
 Sistema nervoso periferico: sette paia di nervi cranici.
 Sistema vascolare: le arterie non contengono aria.

IL SISTEMA FISIOLOGICO DI GALENO


 Lo pneuma entra nel corpo attraverso la trachea, passa nei polmoni e raggiunge il ventricolo
sinistro.
 Il sangue origina nel fegato, viene arricchito da uno spirito vegetativo, attraverso il circolo venoso
giunge al ventricolo destro.
 Qui viene ridistribuito al circolo venoso ed in parte giunge al ventricolo sinistro dove incontra lo
pneuma e diviene spirito animale.
 Lo spirito vitale è distribuito dalle arterie, alcune delle quali raggiungono il cervello dando luogo allo
spirito psichico che si distribuisce nei nervi.

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LA MEDICINA DI GALENO
 In anatomia non si limitò a sterili descrizioni morfologiche: cercò di capire la funzione e la finalità di
ogni singola parte dell'organismo, (sezionò più che altro corpi di animali principalmente maiali, cani
e scimmie). Le parti più minuziosamente trattate sono l'osteologia e la neurologia.
 In fisiologia quasi ogni studio fu suffragato dalla parte sperimentale: scoprì la differenza tra nervi
motori e sensitivi, distinse le lesioni degli emisferi cerebrali da quelle del cervelletto, valutò la
funzione escretrice dei reni, la circolazione fetale e si occupò particolarmente degli organi di senso.
 In patologia non raggiunse livelli di eccellenza in parte per la costante preoccupazione di voler
classificare ogni malattia, in parte per una venatura di filosofismo che emergeva nei casi in cui non
riusciva a risalire alle reali cause del male. Partendo da due teorie abbastanza semplici, e cioè da
quella dell'alterazione dei pori che si trovano tra gli atomi e da quella umorale, inserì nella sua
dottrina suddivisioni spesso artificiose, cause e concaus.
 In clinica fu assai minuzioso: grazie alla diretta osservazione del malato, alla profonda conoscenza
dell'anatomia ed all'esperienza accumulata durante i suoi studi di fisiologia. Degna di essere
ricordata è la diagnosi differenziale tra emottisi, ematemesi e sputo sanguigno da epistassi;
descrisse vari tipi di febbre, i sintomi dell'infiammazione e sottolineò l'importanza dell'esame delle
urine e della valutazione del polso di cui distinse non meno di 40 varietà.
 In terapia partì dal concetto ippocratico della forza medicatrice della natura basandosi sulla regola
del contraria contrariis.
Ogni medicamento doveva poi essere di provata efficacia e prescritto per una ragione plausibile;
conosceva quasi 500 sostanze semplici di origine vegetale e una vasta gamma di origine animale e
minerale. Tra quelli composti i più famosi erano la picra (purgante amaro a base di aloe) e la hjera
(purgante sacro a base di coloquintide). Frequente era anche il ricorso al salasso.

ANATOMIA NELLA ROMA IMPERIALE


 Offerte votive: raffigurazioni di parti anatomiche (uteri, mammelle, scheletri e visceri) affette da
malattie portate in luoghi sacri per ottenere la guarigione o come ringraziamento per la guarigione
ottenuta.

SACRALITA’ DEL CORPO


 Concezione popolare: il corpo trasmette dati di sensibilità anche dopo la morte “ho l’abitudine di
lodare quanti ci hanno preceduto….per evitare da un lato l’invidia dei viventi…dall’altro l’odio dei
morti” (Ippia il maggiore 282°).
 A Roma il defunto e la sepoltura hanno particolare carattere di sacralità e sono tutelati dalla legge.

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 La dissezione di animali comporta il rischio di essere accusati di pratiche magiche ( Apuleio,
Apologia).
TEORIA DEGLI UMORI
La medicina non si basa sul presupposto anatomico:
 il medico cura ripristinando l’equilibrio umorale e non guarendo una parte od un’altra del corpo;
 l’individualità degli organi è un fattore che determina la miscela umorale ed il moto di sangue,
flegma, bile gialla e bile nera nel corpo;
 gli organi hanno quindi importanza solo in relazione alla sede degli umori.

MEDICINA POST-GALENICA
Sviluppo del dogmatismo e di uno sterile canonismo
Progressivo arresto dello sviluppo della medicina
Tendenza allo sconfinamento del conoscibile nel campo dell’inconoscibile

CONDIZIONI IGIENICO-SANITARIE NELL’EPOCA ROMANA


Norme igieniche allo scopo di formare buoni soldati e proteggere la salute di tutti i cittadini
Esercizio fisico: Educazione fisica impartita nei ginnasi e nelle palestre al fine di irrobustire la gioventù e
dare alla patria cittadini sani e soldati forti. Nei ginnasi il sistarca si occupava di dirigere gli esercizi
coadiuvato dal gymnasta che doveva avere nozioni di traumatologia ed ortopedia. Iuventus: associazione a
carattere ginnico premilitare a cui potevano iscriversi i giovani dai 6 ai 18 anni di età.
Igiene mortuaria: Inizialmente cremazione dei cadaveri e ceneri raccolte in urne depositate in ampie tombe
comuni. Con l'avvento del cristianesimo inizio dell'uso dell’inumazione. Cremazione e sepoltura effettuate
fuori dalla città per impedire il diffondersi di esalazioni provenienti dai corpi. Gli schiavi, i poveri e gli avanzi
del circo gettati in sorta di fosse comuni a cielo aperto (i puticoli) e spesso cibo per corvi e cani randagi.
Igiene alimentare: Leggi per la morigeratezza dei banchetti: quantità dei cibi da usare a seconda delle
persone presenti. Punita l'ubriachezza delle donne. Vigilanza attenta sui generi alimentari: edili responsabili
del controllo sulla qualità dei prodotti in vendita all'interno dei mercati con facoltà di elevare
contravvenzioni. Particolare cura riservata alla sorveglianza sul grano e sulle carni.
Altre norme: Leggi regolanti il servizio di nettezza urbana e altre disposizioni riguardavano la manutenzione
delle strade, dei luoghi dove sorgevano le terme, delle fognature e delle latrine. Legge contro il celibato sia
per scopi demografici che per motivi igienici. Legge sulla prostituzione: le "case chiuse" aperte fuori città e
solo di sera; meretrici iscritte in un apposito registro controllato dagli edili
Acqua: elemento di insalubrità (nei luoghi paludosi), bisogno primario di ogni agglomerato urbano,
elemento di pulizia e di ritempramento delle forze fisiche, sussidio terapeutico.

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PULIZIA PERSONALE
I lavaggi quotidiani limitati alle braccia e alle gambe, mentre ogni nove giorni lavaggio di tutto il corpo
Trattamento termale:
 inizio con esercizi fisici, bagni di sole e massaggi
 immersione nella vasca calda (calidarium), in quella tiepida (tepidarium), e per ultimo in quella
fredda (frigidarium)
 ulteriore massaggio, la unzione con balsami ed oli profumati
Le donne potevano accedere alle terme di mattina, gli uomini invece da mezzogiorno fino a dopo il
tramonto; gli ammalati potevano entrare anche prima dell'orario di apertura

L'epidemiologia
Il concetto di epidemiologia simile a quello esistente in epoca greca: costituzione epidemica dell'atmosfera
causata dagli eccessi di calore, umidità, secchezza e freddo.
Penetrazione di una sostanza velenosa non bene identificata (proveniente dalla putrefazione dei cadaveri
insepolti) nell'organismo principalmente attraverso le vie respiratorie.
Esempi di interpretazioni assolutamente fantastiche: pestilenze di origine tellurica (il veleno esalava dalla
terra dopo i terremoti), religiosa e astrologica.
Purificazione dell’aria attraverso grandi fuochi in cui venivano bruciati fiori profumati ed unguenti
aromatici.

L'OSPEDALITÀ A ROMA
Presenza dei valetudinaria, cioè infermerie private dove i patrizi erano soliti curare i propri famigliari e gli
schiavi e in cui trovavano impiego sia medici che infermieri (servi a valetudinario)
Famose le medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio, sull'isola Tiberina, dove gli ammalati erano tenuti
sotto la diretta osservazione di medici e dei loro discepoli

L'INSEGNAMENTO DELLA MEDICINA


Medicina autoctona: istruzione affidata al pater familias;
periodo di transizione: apprendimento per imitazione nelle tabernae;
periodo imperiale: scuole private.

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LA MEDICINA MILITARE
Nell'esercito romano c'era un medico per ogni coorte e due per quella in prima linea.
Dipendevano dal praefectus castrensis e da un medico capo che spesso era anche il medico personale
dell'imperatore, ma non potevano passare al rango di ufficiali in quanto non partecipavano direttamente
alle battaglie.
L'assistenza ai feriti prestata direttamente sul campo, all'aperto; per i casi più gravi c'era il valetudinarium
in castris, una sorta di ospedale da campo che poteva contenere fino a 200 pazienti e in cui trovavano
impiego anche infermieri, massaggiatori ed inservienti.

MEDICINA MEDIEVALE
Il Medioevo raccoglie l’eredità della medicina del mondo classico: nonostante che nell’Alto Medioevo si
assista ad una apparente stasi degli studi di medicina, ciò non significa che la medicina non sia stata
praticata.
La medicina fu essenzialmente una medicina pratica, basata sull’insegnamento diretto e sull’uso di presidi
terapeutici consacrati dall’uso e dalla tradizione: la medicina dell’alto medioevo non differì molto da quella
dell’antichità
A partire dal XII secolo la medicina in Occidente vivrà una stagione nuova con la definizione di un nuovo
status del medico e con l’ingresso della medicina nell’insegnamento universitario.
•La malattia (a parte la menomazione fisica, come ad esempio una ferita) veniva intesa come rottura
dell'equilibrio umorale che comporterebbe una alterazione del buon funzionamento dei processi.
•La terapia: sforzo di ritornare all'equilibrio precedente (o ad un nuovo equilibrio se la malattia comporta
comunque una menomazione) attraverso l'igiene o i farmaci o, se necessario, la chirurgia.

Il Medico:
•Durante questo periodo la medicina iniziò comunque ad essere riconosciuta quale professione, sulla base
di una formale istruzione, un curriculum standardizzato e leggi riconosciute.
•In alcune regioni, i medici erano tenuti a superare esami prima di iniziare la pratica. I medici non
addestrati erano destinati a sanzioni e multe, cosicché la licenza di stato divenne procedura comunemente
diffusa.
•Le donne-medico trattavano comunemente pazienti femminili, ed i medici non istruiti o autodidatti, o
”sanguisughe”, sebbene derisi dai medici istruiti, erano lasciati lavorare sia sull’uomo, sia sugli animali.

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La Diagnosi:
•La diagnosi del paziente era solitamente incompleta.
•Essa consisteva nella ispezione di sangue, feci, urina e nell’esame del polso
•Il sangue era esaminato per la viscosità, temperatura, scivolosità, sapore, schiumosità, rapidità di
coagulazione, e le caratteristiche degli strati in cui si separava.
•Sangue, feci e urine misuravano l’equilibrio degli umori in un individuo.
•L’osservazione, comunque, consisteva principalmente nel considerare visivamente l’apparenza esterna del
paziente, nell’ascoltare la descrizione del paziente della malattia, e nell’ispezione ed odore delle sue
escrezioni.
•L’esame del polso non era per valutare e misurare il flusso ematico, non essendo i medici medievali al
corrente della circolazione, ma piuttosto per la forza degli spasmi cardiaci.

MEDICINA TEORICA (XII-XIII secolo)


Se nell’Alto Medioevo la medicina è essenzialmente pratica, tanto da essere annoverata tra le artes
mechanicae, con lo sviluppo in Occidente delle Università, i medici tentano di trasformare la loro arte in
disciplina a carattere scientifico.
La rivoluzione scientifica ha la sua sede principale nella Scuola Salernitana.

LA SCUOLA SALERNITANA
 È considerata la più antica ed illustre istituzione medievale medica del mondo occidentale; in essa
confluirono tutte le grandi correnti del pensiero medico fino ad allora conosciuto: la leggenda narra
infatti che nacque dall'incontro di un medico romano, uno greco, uno ebreo ed uno arabo.
 Le prime testimonianze storiche certe risalgono all'inizio del IX° sec.: in quel tempo lo studio della
medicina a Salerno era principalmente pratico e, anche se la tendenza di questa scuola è
spiccatamente laica, erano i monaci che tramandavano oralmente gli insegnamenti.
 Alla base del concetto di medicina della scuola di Salerno stanno approfonditi studi anatomici sul
corpo umano, l'importanza dell'armonia psico-fisica e il valore di una dieta corretta ed equilibrata.
 I maestri salernitani sono disposti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto del paziente e
discutere con gli allievi degli aspetti clinici delle malattie.

Nel XII secolo la Scuola ottenne dall’Imperatore Federico II il privilegio di essere l’unica Facoltà medica del
Regno
 I precetti fondamentali della scuola salernitana sono raccolti nel Flos Medicinae Salerni (Regimen
sanitatis salernitanum o Lilium medicinae): è un trattato igienico-profilattico a carattere divulgativo
che espone una serie di norme scritte in versi che individuava una serie di elementi esterni

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all'organismo (alimentazione, luoghi, fattori climatici, attività fisica) che andavano controllati e
regolati al fine di conservare e migliorare la salute dell'individuo.
 Notevole era la conoscenza delle erbe medicinali: l'issopo contro le bronchiti e le affezioni
respiratorie, la ruta per la vista, il colchico come antireumatico.

La chirurgia: nella Practica chirurgiae di Ruggero Frugardi (il primo chirurgo salernitano) sono menzionate
tecniche come la sutura dei vasi sanguigni usando fili di seta, le metodiche per la trapanazione del cranio,
una sorta di rudimentale anestesia effettuata con sostanze estratte dalla Spongia somnifera e il consiglio di
adoperare nella terapia medica del gozzo spugne ed alghe contenenti iodio.

LE UNIVERSITÀ
 Le prime università sorsero a partire dal XIII secolo dove già esistevano centri di studio sia laici, sia
di ispirazione religiosa
 La prima università in Italia fu quella di Bologna (1088) e i primi corsi di medicina partirono nel XII
secolo dando a chi li frequentava le qualifiche prima di Magistri, poi di Medici fisici, quindi di
Professori ed infine di Dottori.
 All’università di Bologna fecero seguito quelle altrettanto famose di Padova (1222) nata da un
gruppo di insegnanti e studenti provenienti da Bologna, e di Napoli (1224).

LE PESTILENZE
 Con la parola pestilenza si indicava qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente diffusibile
anche per cause diverse dal contagio vero e proprio (intossicazioni, carenze alimentari).
 Per spiegare queste morie l’epidemiologia medioevale ricorse ad interpretazioni naturali e
soprannaturali: l’opinione più diffusa era la presenza nell’aria di vapori nocivi contenenti un veleno
pestilenziale; un’altra ipotesi era quella di giganteschi incendi scoppiati in oriente che producevano
fumi velenosi, oppure il morbo poteva provenire anche dalle viscere della terra o dal cielo a causa
di maligne congiunzioni astrali.
A partire dal XII secolo si può fare in Europa un conto approssimativo di una pestilenza in media ogni 10-15
anni. Le patologie che più frequentemente causavano queste morie erano: la lebbra, la malaria, il vaiolo, il
tifo, lo scorbuto e soprattutto la peste bubbonica.
La peste bubbonica raggiunse il massimo della mortalità nel 1348 manifestandosi nella forma polmonare. Il
contagio cominciò nel 1333 in Asia, si diffuse verso l’India, colpì anche la Crimea e altre zone intorno al Mar
Nero, la Mesopotamia, l’Arabia e l’Egitto.
Nel 1347 arrivò in Italia penetrando attraverso la Sicilia e le repubbliche marinare; si diffuse poi in Olanda,
in Inghilterra, in Germania, in Polonia ed in Russia per estinguersi nel 1353 sulle rive del Mar Nero.

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In Italia morirono 60000 persone a Napoli, 40000 a Genova, 100000 a Venezia, 96000 a Firenze e 70000 a
Siena: tenuto conto di queste cifre e dei decessi in tutte le altre città, complessivamente la nostra penisola
perse la metà della sua popolazione totale. Nel resto dell’Europa, in soli tre anni (dal 1347 al 1350) si
ebbero ben 43 milioni di vittime a causa dell’epidemia.
Le difese adottate dai vari comuni contro le pestilenze furono inizialmente dettate dal bisogno immediato,
poi vennero codificate in leggi da applicarsi nei casi di necessità:
• i malati di peste venivano espulsi dalle città;
• venne impedita l’usanza di accompagnare i funerali e tutto ciò che comportava un eccessivo
agglomerato di gente;
• venne fatto obbligo di seppellire i cadaveri fuori dalla città anziché nelle chiese come era
consuetudine;
• vennero stabiliti cordoni sanitari tra le città colpite dalla pestilenza e quelle limitrofe che ancora ne
erano immuni;
• le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per almeno dieci giorni
senza avere rapporti con nessuno;
• le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;
• i sacerdoti avevano l’obbligo di denunciare tutti i malati di cui avevano conoscenza;
• si obbligarono le navi che provenivano da regioni sospette a trascorrere un periodo di 40 giorni fuori
dai porti prima di permettere loro l’attracco.

LAZZARETTI
 Nel 1403 furono istituiti particolari luoghi di ricovero, costruiti a spese dello stato e grazie a
donazioni private, dove si potevano isolare i malati di peste (lazzaretti): la prima città a dotarsi di
tali strutture fu Venezia, in particolare sull’isola di S. Maria di Nazareth dove i frati dell’ordine di S.
Agostino avevano edificato un monastero.
 Altre città seguirono l’esempio di Venezia seguendo particolari norme: anzitutto un’adeguata
distanza dal centro abitato per impedire il contagio, ma non eccessiva lontananza perché non fosse
troppo disagevole il trasporto degli ammalati; poi una cura particolare era riservata
all’orientamento al fine di evitare l’esposizione ai venti occidentali ritenuti nocivi (erano detti anche
“putridi”); era infine consigliata la separazione dei lazzaretti dai centri abitati tramite acqua di mare
dove possibile, di fiume (come a Roma per quello istituito sull’isola Tiberina) o di fossato (come a
Milano).
I lazzaretti più funzionali erano quelli per la quarantena portuale che consistevano di quattro edifici isolati
tra loro: uno serviva per il personale superiore (ispettori, commissari, medici, speziali, sacerdoti ed ufficiali),
uno per il deposito di merci non sospette, per i malati comuni e per gli infermieri, un terzo per i malati

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sospetti e per la merce proveniente da luoghi infetti, l’ultimo, che era costruito ben più lontano dagli altri
tre, per coloro che venivano colpiti manifestamente dalla malattia in questione.
 L’unico metodo utilizzato per tentare di debellare i morbi che causavano le varie pestilenze e cioè
l’accensione di grandi fuochi in cui venivano gettati unguenti, resine ed erbe aromatiche per
depurare l’aria dai miasmi che si riteneva diffondessero il male in quanto si contrapponevano al
tanfo proveniente dai corpi abbandonati in putrefazione (resina di pino bruciata su legno di larice,
lo zolfo, l’aceto ma anche lo sterco di bovini, corna e peli di svariati animali). Fu poi introdotto l’uso
di tenere alle narici sostanze odorose per purificare l’aria direttamente inspirata: spugne imbevute
di aceto in cui erano stati tenuti in infusione chiodi di garofano, cannella ed altre spezie.
 Molti furono gli autori che in questo periodo si dedicarono alla stesura di opere che dettavano
regole e norme per preservarsi dalle varie pestilenze, in particolare dalla peste; tra essi va ricordato
Dionisio Colle che enumerò e descrisse nella sua opera molti dei sintomi ai quali andavano incontro
gli appestati, consigliando parecchi farmaci tra cui i suffumigi di pino e larice.

L’OSPEDALITÀ MEDIOEVALE
Dopo la nascita della religione cristiana iniziò la pratica dell’assistenza caritativa agli ammalati e ai poveri in
appositi ospizi e ricoveri: xenodochia quelli riservati agli stranieri, ptochia quelli per i poveri, gerontocomi
erano dette le strutture per gli anziani, brefitrofi erano i luoghi dove si curavano i bambini e orfanotrofi
quelli destinati a chi aveva perso i genitori.
 Sorsero praticamente allo stesso tempo delle associazioni dette ordini ospedalieri. La situazione di
questo genere di strutture non era rosea sotto il profilo del rispetto delle norme igieniche o della
qualità dell’assistenza prestata. Anche il tipo di costruzione, sebbene impreziosito da sculture,
pitture ed opere d’arte, non appariva certo funzionale alle reali esigenze.
 Il primo ospedale sorto in Italia fu quello di S. Spirito in Sassia, fatto costruire dal papa Innocenzo III
nel 1201 a Roma. A questo seguirono poi gli ospedali di Pistoia (1271), quello di Firenze (1288) epoi
via via tutti gli altri nelle maggiori città della penisola.
La scuola salernitana è la prima istituzione a considerare l’anatomia come base della medicina.
Federico II nel 1231 decreta che la dissezione del cadavere deve essere compiuta una volta ogni cinque
anni, in presenza obbligatoria dei medici e chirurghi del regno 1265: Ordine dei cavalieri della Repubblica di
Venezia stabilisce che i morti per cause violente e per avvelenamento debbono essere esaminati da
chirurghi per stabilire la causa di morte 1300 Bolla De Sepolturis, Bonifacio VIII

Anatomia
Michele Serveto, 1511 ca.-1553
Realdo Colombo, 1516 ca. -1559
Andrea Vesalio, 1514-1564

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Andrea Cesalpino, 1525-1603
Girolamo Fabrici d’Acquapendente, 1537-1619
ANATOMIA
 Anatomia = dissezione, dal greco anatomé
 “Scienza che studia la conformazione e la struttura degli esseri viventi ed il rapporto tra i vari organi
che li costituiscono”.

ANATOMIA PRESCIENTIFICA E PRIMITIVA


ISTINTO ANATOMICO
 Nel paleolitico, le prime cognizioni anatomiche si sviluppano con le più comuni attività quotidiane
ed aiutano a soddisfare dei bisogni primari.
 Graffiti di scene di caccia raffigurano elefanti, bisonti trafitti da frecce conficcate a livello del cuore.

CIVILTA’ MINOICA
Cognizioni anatomiche vanno incontro alle esigenze dell’arte (Cnosso di Creta, circa 1500 a.C.)

CIVILTA’ EGIZIA
 Papiri medici di Smith ed Ebers (1600-1550 a.C.): procedure chirurgiche per le quali il chirurgo
egiziano doveva possedere una conoscenza pratica nel campo della anatomia umana
(mummificazione).
 Amuleti e geroglifici: rappresentazioni di organi umani (cuore, utero, trachea, polmoni).

CIVILTA’ MESOPOTAMICHE
 Conoscenze di anatomia animale nelle istruzioni per la pratica della divinazione con fegato di
pecora in una scuola del tempio di Babilonia (circa 2000 a.C.).
 Cognizioni anatomiche nelle procedure chirurgiche descritte nel codice di Hammurabi (circa 1950
a.C.).

INDAGINE ANATOMICA
 La tradizione anatomica nel mondo occidentale ha le sue radici nell’antica Grecia, da cui sono
derivati metodi, applicazioni e nomenclature della disciplina.
 La civiltà greca ha derivato parte della sua tradizione culturale anatomica dalla Mesopotamia,
dall’Egitto e probabilmente anche da Creta.

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SCUOLE di SICILIA, IONIA E COS (550-400 a.C.)
Alcmeone di Crotone (circa 500 a.C.):
 scienza medica: dissezione sugli animali (occhi ⎢ nervo ottico ⎢ cervello)
“si ode perché le orecchie sono vuote e quindi l’aria riecheggia, si odora perché con
l’inspirazione si attira l’aria verso il cervello…tutte le sensazioni hanno una qualche connessione con il
cervello” (Teofrasto, De sensu)
 metodologia dell’osservazione ed analisi comparativa tra esseri viventi.
Empedocle (495-435 a.C.)
 Il sangue è la sede del calore innato, il cuore è al centro del sistema vascolare e lo pneuma è
distribuito nei vasi sanguigni.
 Riassume in modo sincretico due concezioni epistemologiche: archè (principio) e historie
(osservazione) della physis (natura).
Ippocrate di Cos (460-370 a.C.)
Conoscenze anatomiche scarse e rudimentali (dissezioni di animali).
 Corpus Hippocraticum: trattati chirurgici; trattati embriologici.
 Descrizioni anatomiche di: occhio (tre tuniche, interna, media ed esterna), cuore (valvola aortica e
polmonare), cervello (diviso in due metà simmetriche), vasi sanguigni (due di grosso calibro dal
fegato e dalla milza).
 Ipotesi anatomico-fisiologiche: teoria della sensazione (udito avviene per mezzo del vuoto nelle
orecchie).

SCUOLA DI ATENE (350-290 a.C.)


Aristotele (384-322 a.C.) fondatore dell’anatomia comparata
(Storia degli animali, le Parti degli animali, la Generazione degli animali).
 Organi illustrati con disegni che rappresentano le prime figure anatomiche (sistema genito-urinario,
utero).

SCUOLA ALESSANDRINA (300-250 a.C.)


Erofilo di Calcedonia (ca 300 a.C.) padre dell’anatomia.
 Cervello come organo centrale del sistema nervoso e sede dell’intelligenza (cervello, cervelletto, IV
ventricolo, meningi, i nervi sensitivi e motori).
 Arterie distinte dalle vene, la pulsazione come processo attivo delle arterie stesse.

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Erasistrato di Chio (ca 290 a.C.) padre della fisiologia.
 Ogni organo è fornito di un sistema ramificato di vasi che dividendosi danno luogo al tessuto.
 Il cuore è all’origine di arterie e vene (le arterie portano lo pneuma, le vene il sangue).
 Sistema capillare arteriolo-venoso (il sangue è risucchiato dalle vene nelle arterie attraverso sottili
intercomunicazioni).
 Museo e Biblioteca: studio di opere scientifiche precedenti e dissezione di cadaveri.
 I nomi di Erofilo ed Erasistrato sono legati alla pratica della vivisezione sugli uomini
(Celso De Medicina, Proemium, 23; Claude Bernard Introduzione allo studio della medicina sperimentale).

Galeno di Pergamo (130-201 d.C.)


Interpretò razionalmente le forme anatomiche collegando la morfologia alla fisiologia: anatomo-fisiologia
galenica.
 Tradizione: teoria umorale ippocratica
 Osservazione: dissezione e vivisezione di animali (anatomia di radice allessandrine).
PRINCIPALI RISULTATI DEGLI STUDI ANATOMICI DI GALENO
 Sistema scheletrico: ossa lunghe e piatte; apofisi, epifisi e diafisi; 24 vertebre, coccige, sacro, coste,
sterno e clavicole; articolazioni: diartrosi e sinartrosi.
 Sistema muscolare: muscoli dell’orbita, della laringe, della lingua e delle mani.
 Sistema nervoso periferico: sette paia di nervi cranici.
 Sistema vascolare: le arterie non contengono aria.
IL SISTEMA FISIOLOGICO DI GALENO
 Lo pneuma entra nel corpo attraverso la trachea, passa nei polmoni e raggiunge il ventricolo
sinistro.
 Il sangue origina nel fegato, viene arricchito da uno spirito naturale, attraverso il circolo venoso
giunge al ventricolo destro.
 Qui viene ridistribuito al circolo venoso ed in parte giunge al ventricolo sinistro dove incontra lo
pneuma e diviene spirito vitale.
 Lo spirito vitale è distribuito dalle arterie, alcune delle quali raggiungono il cervello dando luogo allo
spirito animale che si distribuisce nei nervi.

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ANATOMIA NELLA ROMA IMPERIALE
 Offerte votive: raffigurazioni di parti anatomiche (uteri, mammelle, scheletri e visceri) affette da
malattie portate in luoghi sacri per ottenere la guarigione o come ringraziamento per la guarigione
ottenuta.

SACRALITA’ DEL CORPO


 Concezione popolare: il corpo trasmette dati di sensibilità anche dopo la morte “ho l’abitudine di
lodare quanti ci hanno preceduto…. per evitare da un lato l’invidia dei viventi…dall’altro l’odio dei
morti” (Ippia il maggiore 282°).
 A Roma il defunto e la sepoltura hanno particolare carattere di sacralità e sono tutelati dalla legge.
 La dissezione di animali comporta il rischio di essere accusati di pratiche magiche ( Apuleio,
Apologia).

TEORIA DEGLI UMORI


La medicina non si basa sul presupposto anatomico:
 il medico cura ripristinando l’equilibrio umorale e non guarendo una parte od un’altra del corpo;
 l’individualità degli organi è un fattore che determina la miscela umorale ed il moto di sangue,
flegma, bile gialla e bile nera nel corpo;
 gli organi hanno quindi importanza solo in relazione alla sede degli umori.
XIV SECOLO
 Il sistema anatomo-fisiologico elaborato da Galeno, ritenuto valido fino al XVI–XVII secolo, durante
il medioevo venne dogmatizzato.
 Seri imbarazzi dei primi settori quando, nel XIV secolo, eseguirono dissezioni di cadaveri umani
nelle Università.

LA DISSEZIONE DIDATTICA
 Mondino de’ Liuzzi (1257-1326), professore a Bologna (Anathomia 1316, postuma1478)
 La tecnica dissettoria parte dall’addome procede con il torace e finisce con la testa (facoltà
nutritiva, vitale ed animale).
 La sua anatomia non si discosta dall’approccio galenico, è essenzialmente raccontata.
 Apre il periodo dell’anatomia sistematica nelle università.

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XV SECOLO
 Nel 1472 Sisto IV emana una Bolla in cui l’anatomia è riconosciuta come una disciplina “utile alla
pratica medica ed artistica” ed il suo insegnamento fu formalmente autorizzato da Clemente VII.
 Le dissezioni didattiche e le autopsie giudiziarie sono appannaggio delle città universitarie italiane
(Padova, Bologna, Pisa, Roma).

LE RICERCHE ANATOMICHE IN ITALIA


Berengario da Carpi (1460-1530), professore di Chirurgia ed Anatomia all’Università di Bologna
 Propone un’anatomia basata sulla lettura degli antichi ma strutturata sulla dissezione.
 Commentaria super anatomia Mundini, (1521): rivela alcuni aspetti non conconcordanti ma non
contraddice Galeno.
 Introduce le prime tavole anatomiche.

ANATOMIA ED ARTE
 Leonardo da Vinci, opera dissezioni, nei disegni anatomici impiega particolari tecniche di proiezioni
e raffigurazioni in trasparenza. Il disegno diventa mezzo espressivo di ricerca ed esperimento.
 Michelangelo, San Bartolomeo nella Cappella Sistina è raffigurato in piedi con in mano la propria
pelle; lo stesso motivo si ritrova in ”uno scuoiato” anonimo di Berengario da Carpi.
XVI SECOLO
Tre importanti avvenimenti predispongono l’Europa alla grande rinascita del pensiero scientifico:
 la rivoluzione iconografica: sostituzione dell’iconografia antica e medievale con la stampa, le
xilografie vengono sostituite dalle incisioni sul rame;
 l’invenzione della polvere da sparo;
 i viaggi e la scoperta di nuovi mondi.

ANATOMIA: DAL LIBRO AL CADAVERE


Andreas Van Wesel, Vesalio (1514–1564), professore di Chirurgia ed Anatomia all’Università di Padova,
passaggio definitivo della didattica dell’anatomia dal libro al cadavere.
 1538, Tabulae anatomicae sex (tre figure dello scheletro e tre dedicate al sistema della vena cava-
fegato-rene destro, al cuore-aorta, ai reni con i vasi).
 1543, De humani corporis fabrica, libri septem, i vari sistemi sono raffigurati astraendoli di volta in
volta da tutto il resto dell’organismo (“uomo delle vene, “uomo dei mervi”, “uomo dei muscoli”)
Andrea Vesalio (1514 – 1564)
De humani corporis fabbrica 700 pagine, 300 illustrazioni:
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I: ossa ed articolazioni
II: muscolatura
III: sistema artero-venoso
IV: midollo spinale e sistema nervoso periferico
V: tubo digerente, apparato urogenitale, dissezione
VI: organi endotoracici
VII: cervello, organi di senso, vivisezione
Ciò che si vede è più attendibile di ciò che si deduce dall’ autorità (vista e tatto prioritari rispetto a logica,
costume e autorità) Importanza degli studenti di impegnarsi direttamente
 L’audience è fatta da giovani, che hanno accesso diretto al corpo
 La medicina progredisce con l’uso della mano
 Il medico deve essere attore in prima persona, cioè toccare, vedere, agire secondo lo stimolo dei
cinque sensi
Lettore/dissettore= il divario si colma

Girolamo Fracastoro, 1478-1553; De contagione et contagiosis morbis, 1546


Le malattie contagiose sono dovute a seminaria o virus, cioè semenze vive, che contaminano gli uomini. Si
tratta di particelle impercettibili che passano dal malato al sano come i germi dell’acino d’uva putrefatto
passano a quello sano.
Contagio diretto, indiretto, per fomite (batteri, virus)
Passano attraverso i pori, arrivano con le vene e le arterie fino al cuore. La malattia si produce quando i
semoinaria si moltiplicano dando vita a nuovi esseri
Syphilis sive de morbo gallico: la sifilide, malattia nuova

I PRIMORDI DELL’ANATOMIA PATOLOGICA


 Le tavole anatomiche di Vesalio e dei suoi immediati successori (Realdo Colombo, Gabriele
Falloppia, Fabrici
 d’Acquapendente) presentano l’anatomia umana normale: gli organi sono studiati nella loro
forma, dimensione e posizione.
 Osservazioni concernenti organi patologici non strutturate in un’opera sistematica.
 Antonio Benivieni (1443-1502), medico fiorentino, De abditis nonnullis ac mirandis morborum et
sanationum causis (1507).
 Le cause occulte di malattia, invisibili perché sepolte nel corpo, vengono svelate nel corso della
dissezione del cadavere del malato.
 Dissezione su cadaveri di malati seguiti in vita come pazienti.
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 Descrizione accurata di un tipo di cancro dello stomaco.
ANATOMIA TEORICA E ANATOMIA PRATICA
 L’anatomia normale (anatomia teorica) è generale ed universalmente valida.
 L’anatomia su cadaveri di malati (anatomia pratica) mira a chiarire le cause della morte di uno
specifico individuo:
eziopatogenesi di una determinata malattia.
 “Esaminare un solo cadavere di un uomo morto dopo lunga malattia è più utile alla medicina che
sezionare dieci impiccati” (William Harvey).

ANATOMIA PRATICA
 Dalle opere di Benivieni, di Jean Fernel (1506-1558) e di Thomas Willis (1621-1675) si desume che
nel 1600 alcuni facoltosi pazienti privati chiedevano nel testamento di essere dissezionati.
 Dissezioni con finalità diagnostiche: precisare la causa di morte ed interpretare la sintomatologia
che l’aveva preceduta.
 La pratica delle autopsie obbligherà al passaggio dall’anatomia umana normale all’anatomia
patologica.

XVII SECOLO: RINASCIMENTO SCIENTIFICO


Iniziano ad essere gettate le fondamenta di un nuovo tipo di scienza libera dal retaggio del medioevalismo
galenico e diretta alla formulazione di leggi e principi generali attraverso l’esperimento.
Galileo Galilei contesta la teoria del geocentrismo, Isacco Newton determina la legge di gravitazione
universale, Pascal le prime leggi sulla pressione atmosferica, Keplero individua che le orbite dei pianeti sono
regolate da leggi matematiche.
Tutto questo fermento era inoltre supportato dal punto di vista filosofico dalle teorie razionalistiche di
Cartesio, Francesco Bacone, Tommaso Campanella e Giordano Bruno: mettendo il ragionamento al di sopra
della pura sensazione, essi contribuirono ad aprire la strada al metodo sperimentale.
Mentre il XVI secolo aveva lavorato sulla struttura del corpo umano, il XVII si impegna alla descrizione dei
meccanismi che presiedono al funzionamento della macchina umana. Si passa dall’anatomia alla fisiologia.
Lo sviluppo di fisica e chimica procura un ricorso sistematico alla misurazione quantitativa dei fenomeni
utilizzando strumenti sempre più precisi.
Descrizione dei meccanismi che presiedono al funzionamento della “macchina” umana attraverso la
misurazione dei fenomeni fisici.
Medicina scientifica: comprensione delle strutture e delle rispettive funzioni attraverso osservazione,
esperienza e esperimento.

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Santorio Santori (1561-1636) fu il primo misuratore in campo medico. Santorio parte dalle tesi ippocratica
della salute come equilibrio e della malattia come squilibrio misurabile attraverso lo squilibrio del
metabolismo. Condusse approfonditi studi sul metabolismo ed elabora strumenti nuovi per misurare
l’equilibrio metabolico. Grazie a una bilancia di straordinarie dimensioni calcolava la variazione del peso del
corpo dovuta non solo alle normali attività di vita, ma anche alla perdita dei materiali eliminati attraverso
cute e polmoni (perspiratio insensibilis).
Introdusse l’uso di strumenti utili al medico nella formulazione della diagnosi. Il pulsilogio, che misurava il
ritmo e la frequenza del polso, concepito nel 1602, consiste di un peso sospeso ad un filo, il peso oscilla
accanto ad una scala graduata e la lunghezza del filo viene regolata in modo da farla corrispondere alla
battuta del polso del paziente. Un rudimentale termometro e l’igrometro composto da una corda sospesa
tra due pesi con il quale si misurava l’escursione del peso verticale.

WILLIAM HARVEY
William Harvey (1578-1657) A lui si deve la scoperta della circolazione del sangue (emodinamica).
Studiò a Padova. Harvey parte da presupposti teorici e filosofiche di tipo aristotelico. Aristotele era stato il
sostenitore del primato del cuore sugli altri organi del corpo umano.
Harvey è autore di un’opera fondamentale del pensiero scientifico occidentale: Esercitatio anatomica de
motus cordis et sanguinis in animalibus pubblicata a Francoforte nel 1628.
Un testo composto essenzialmente da testi, una sola immagine metteva in evidenza come l’azione
meccanica sulle vene spiegasse il concetto di flusso sanguigno.
Galeno aveva capito che le arterie non contenevano aria ma sangue ma non essendo riuscito ad individuare
a livello di tessuti un collegamento tra sistema venoso e arterioso ed ignorando il transito polmonare del
sangue, giunse alla conclusione che l’unico punto di intersezione tra i due diversi tipi di sangue potesse
avvenire solo all’interno del cuore.
Per Harvey il sangue è una massa costante che viene generata durante il processo di circolazione.
Il cuore diventava un organo pulsante in base ad un impulso fisico meccanico impresso a sangue dalla
contrazione del cuore
(sistole, la funzione che manda il sangue all’interno del cuore). Il cuore appare sempre più una pompa.
Harvey postula che il sangue passi dal ventricolo destro al sinistro del cuore, dal quale poi viene spinto nelle
arterie attraverso i polmoni. In sostanza Harvey ipotizzava che si verificasse una anastomosi tra due reti di
capillari.
Per la prima volta si stabiliva che il sangue circolasse (e non si rigenerasse di continuo) e che si riossigenasse
attraverso i polmoni.

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Harvey compì una serie di esperimenti di legature delle vene per dimostrare che l’arresto meccanico, fatto
dalla legatura, provocava la congestione degli arti a monte della stessa. Era una prova che esisteva una
dinamica del sangue.
Riuscì a spiegare la funzione delle valvole delle vene che consentivano il passaggio in una sola direzione del
sangue impedendo il riflusso dello stesso verso la periferia del corpo.
Harvey era affascinato, da buon seguace delle teorie aristoteliche, dalla perfezione del moto circolare ed
anche le analogie tra microcosmo e macrocosmo. La sua opera resuscitava la fisiologia cardiocentrica di
Aristotele contro quella triavica di Galeno.
Stimolato poi dall’analogia tra microcosmo e macrocosmo (l’analogia tra sole e cuore), paragona il cuore
che governa il corpo al sole, che governa l’universo ed anche al re, che governa lo stato.

XVIII SECOLO: NASCITA DELL’ANATOMIA PATOLOGICA


Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), professore di anatomia all’Università di Padova.
 1761, De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis: 5 libri, 700 casi clinici di ciascuno dei
quali vengono accuratamente riportati la storia e i sintomi del paziente, l’evoluzione della malattia,
il quadro anatomo-patologico.
 Stabilire attraverso la correlazione anatomo-clinica l’eziopatogenesi della malattia per favorire la
diagnosi di casi futuri.

Giovanni Battista Morgagni (1682-1771)


“Alcuni mali sono preceduti a cause evidenti, in parte ereditate ed in parte avventizie e fra questi debbonsi
specialmente prender di mira quelli che più gravemente e di frequente infierirono. Sono poi accompagnati
da sintomi, che se con diligenza se ne osservi la natura, la serie, l’ordine e la costanza, e si pongono a
confronto con i vizi scoperti nel cadavere, e con ciò che precedette il male, il più delle volte non riuscirà
malagevole distinguere quelle lesioni che produssero la malattia da quelle che furono un effetto della
medesima”.
De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis, 1761: 5 libri 700 casi clinici, riportando la storia, i
sintomi e i segni presentati dal paziente, l’evoluzione della malattia fino alla morte e il quadro anatomo-
patologico svelato dall’autopsia.
Trattasi di anatomia macroscopica che non si avvale di strumentario, ma il fine è stabilire, attraverso la
correlazione anatomoclinica, l’eziopatogenesi della malattia, per favorire la diagnosi di casi futuri simili.
Correla osservazione clinica (il sintomo in vita) e osservazione anatomica (lesione dell’organo rivelata
dall’autopsia).

ANATOMIA PATOLOGICA

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 Una nuova semeiotica, sintesi tra anatomia e clinica, nasce come strumento pratico per i medici.
 L’esigenza di interpretare eziologia e patogenesi entra nella storia della medicina moderna.

LA CEROPLASTICA ANATOMICA
 Le aumentate esigenze didattico-divulgative, la persistente scarsa disponibilità di materiale
cadaverico, lo scadente risultato ottenuto con le preparazioni naturali determinarono lo sviluppo
dell’arte di riprodurre le parti in avorio, bronzo, gesso, legno e soprattutto cera.
 L’uomo dell’epoca dell’anatomia non è ancora “macchina” ma “quadro” ed anche “spettacolo” .

XIX SECOLO
Dalla patologia degli organi a quella tessutale il passo è breve: Marie-François-Xavier Bichat (1771-1802)
individua in membrane e tessuti le unità fondamentali dei viventi, caratterizzate da specifiche proprietà
vitali (sensibilità e motilità) che presiedono alle funzioni degli organi. I tessuti si ammalano
indipendentemente dall’organo: la malattia è lesione del tessuto dell’organo: visione olistica della malattia,
che diviene manifestazione ‘vitale’, interpretabile alla luce delle caratteristiche e delle proprietà delle
strutture dei tessuti: si delinea una sintesi fra disfunzione tissutale e quadro clinico.
L’istologia, nuova scienza dei tessuti, con l’ausilio di una perfezionata microscopia, che affina le conoscenze
morfologiche, porta all’affermazione della teoria cellulare di Schleiden (vegetali, 1838) e Schwann (animali,
1839) che pone la cellula a minimo comun denominatore di tutti i viventi, teoria poi ripresa da Virchow.

Dagli organismi alle cellule: Kircher


L’invenzione del microscopio ottico, avvenuta all’inizio del XVII secolo, permise di gettare lo sguardo
sull’universo completamente sconosciuto, quello della vita microscopica.
Il gesuita Athanasius Kircher (1601-1680) nel 1658 osservò larve di insetto ed altre creature viventi
svilupparsi da tessuti morti.
Egli inoltre cercava i suoi “minutissima animalcula” anche nei malati.
Nel corso di un’epidemia di peste, che infierì a Roma nel 1656, egli vide e descrisse, nei malati e nei
cadaveri vermicoli talmente tenui e sottili da sfuggire ai cinque sensi se non osservati con il microscopio.
Secondo questo studioso la peste era sostenuta da un germe (pestiferum virus) che passava da uomo a
uomo con la respirazione o mediante veicoli.
“I medici che non comprenderanno questi paradossi dovranno ricredersi perché molte cose, ancora nascoste
nella natura, ed ignote agli antichi, sono state scoperte e dimostrate vere grazie all’uso del microscopio”.

Dagli organismi alle cellule: Swammerdam

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Il naturalista Jan Swammerdam (1637-1680) descrisse per primo i globuli rossi e osservò che gli embrioni di
rana erano costituti da particelle globulari.
Per le sue osservazioni utilizzò un microscopio a singola lente, un sorta di potente piccola lente di
ingrandimento: l’oggetto da guardare tocca quasi la lente e l’osservatore deve avvicinare molto l’occhio alla
lente per vedere l’oggetto.
Utilizzò il microscopio per osservare il comportamento e la struttura corporea degli insetti. Arrivò a
dimostrare che i vari stadi del ciclo vitale degli insetti (uova, larva, pupa, adulto) non erano altro che
differenti forme dello stesso individuo che si sviluppava da uova deposte dagli adulti e non da materiali in
putrefazione.

Dagli organismi alle cellule: van Leeuwenhoek


Antonie van Leeuwenhoek (1632-1723) osservò particelle dotate di movimento che interpretò come
organismi viventi (animalcules).
Leeuwenhoek era un mercante di tessuti appassionato di lenti. Attraverso il suo microscopio a singola
lente, molto in voga tra i microscopisti del XVII secolo, osservò numerosi organismi microscopici da batteri e
protisti a piccoli invertebrati, di alcuni dei quali fornì descrizioni così dettagliate che è stato possibile
riconoscerli ancor oggi.
Un suo importante contributo fu la determinazione delle dimensioni dei microrganismi osservati, che
approssimano molto bene i valori attuali in micron.
Dagli organismi alle cellule: Hooke
La prima descrizione di una cellula viene attribuita al naturalista inglese Robert Hooke (1635-1702) che nel
1665 descrisse le microscopiche unità che costituivano la struttura del sughero e chiamò tali unità appunto
cellule o pori.
A differenza dei suoi contemporanei, Hooke sviluppò un microscopio composto, costituito da quattro tubi
estensibili posti all’interno di un cilindro, sul quale era sistemata una lente oculare piano-convessa.
L’obiettivo era a doppia convessità con una lunghezza focale piccola e aveva un diaframma a punta di spillo.
Una struttura a forma di tazza sulla punta del cilindro serviva per appoggiarvi l’occhio alla corretta distanza
dalla lente oculare.

La generazione spontanea e le cellule


L’esistenza del mondo dei microrganismi fu vista come un ponte tra la materia inanimata e gli esseri viventi
visibili a occhio nudo, avvalorando la teoria aristotelica della generazione spontanea.
Tale teoria era stata aggiornata dal filosofo francese Cartesio (1590-1645) che riteneva gli organismi
inferiori originare dall’azione del calore sul materiale in putrefazione.

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La generazione spontanea: sostenitori
A sostegno della generazione spontanea furono gli esperimenti di di John Needham (1713-1781). Da infusi
di diversa natura e origini egli sostenne di aver ottenuto la nascita spontanea di animalcula e ipotizzò che
fosse l’esalazione della forza vitale contenuta anche nel più piccolo frammento di materia organica, anche
dopo la morte, a generare la vita.

La generazione spontanea: contestatori


Francesco Redi (1626-1698) diede un primo grosso colpo a questa concezione.
Osservò che dalla carne in decomposizione posta in bottiglie sigillate o isolate con garza dall’ambiente
esterno non si sviluppavano mosche.
Esse comparivano nelle bottiglie lasciate aperte.
Antonio Vallisneri (1661-1730) stabilì l’origine di vermi parassiti dalle uova e descrisse le modalità con cui i
microrganismi invadono e distruggono l’organismo.
Lazzaro Spallanzani (1729-1799) intraprese una lunga serie di esperienze per eliminare i microrganismi dagli
infusi organici, saggiando differenti tempi e temperature.
Sigillando ermeticamente i contenitori, gli infusi rimanevano sterili per lungo tempo; ma se questi venivano
a contatto con l’aria si intorbidivano rapidamente. I microrganismi venivano dunque veicolati dall’aria.

Dalla cellula agli organelli


Nel corso del XVIII secolo era stato dimostrato definitivamente che esiste una cesura tra materia inanimata
e vita. Inoltre, un organismo deriva da un altro organismo.
Nel XIX secolo divenne prioritaria la ricerca dei primi gradini della scala naturae, cioè l’individuazione della
più piccola l’unità che potesse manifestare la vita.
Ciò fu reso possibile da un’innovazione tecnica nella microscopia ottica: l’introduzione dei microscopi
acromatici, nei quali era ridotta l’aberrazione cromatica, la quale diminuiva il potere di risoluzione dello
strumento quando si usava un elevato ingrandimento.
Comunque era già noto che la cellula non fosse una struttura indifferenziata; qualche componente cellulare
era già stato osservato.
Infatti il ricercatore scozzese Robert Brown (1773-1858) riconobbe il nucleo quale componente essenziale
delle cellule (1831).
Osservando le foglie di orchidea egli scrisse “una singola areola circolare, generalmente più opaca della
membrana della cellula… Questa areola, o nucleo della cellula come forse può essere chiamata, non è

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confinata solo nell’epiderma, ma può essere rilevata non solo nelle pubescenze della superficie…ma in molti
casi anche nel parenchima ovvero nelle cellule interne del tessuto”.
Marie-François-Xavier Bichat (1771-1802) individua in membrane e tessuti le unità fondamentali dei viventi,
caratterizzate da specifiche proprietà vitali (sensibilità e motilità) che presiedono alle funzioni degli organi.
I tessuti si ammalano indipendentemente dall’organo: la malattia è lesione del tessuto dell’organo: visione
olistica della malattia, che diviene manifestazione ‘vitale’, interpretabile alla luce delle caratteristiche e
delle proprietà delle strutture dei tessuti: si delinea una sintesi fra disfunzione tissutale e quadro clinico.
L’istologia, nuova scienza dei tessuti, con l’ausilio di una perfezionata microscopia, che affina le conoscenze
morfologiche, porta all’affermazione della teoria cellulare di Schleiden (vegetali, 1838) e Schwann (animali,
1839) che pone la cellula a minimo comun denominatore di tutti i viventi, teoria poi ripresa da Virchow.

Dalla cellula agli organelli: la teoria cellulare


Nel 1838 Matthias Schleiden (1804-1881) un botanico tedesco, sostenne che il nucleo era effettivamente
un organello elementare presente nelle piante e strettamente legato al loro sviluppo.
Le sue osservazioni sui nuclei comprendono la descrizione della presenza di macchie o anelli nei nuclei
stessi, che più tardi Schwann ribattezzò nucleoli. Schleiden concluse che l’elemento strutturale di base
delle piante fosse la cellula e sostenne che le cellule figlie si potessero formare solo all’interno delle cellule
parentali preesistenti. Infine partendo dall’osservazione che le cellule mature non avessero nucleo affermò
che la membrana nucleare parentale si accrescesse per dar origine alla parete cellulare della nuova cellula.
Nel 1839 Theodore Schwann (1810-1882) giunse alla conclusione che il modello proposto per le piante
potesse essere esteso agli animali. Questo fatto appariva abbastanza convincente per la gran parte dei
tessuti animali, ma Schwann esitava riguardo ai muscoli e ai nervi.
Studiando più accuratamente i nervi periferici egli descrisse per primo la guaina mielinica, prodotta da
cellule specializzate, che avvolge i prolungamenti della cellula nervosa.
In una notevole sintesi, Schwann unì tutte le precedenti osservazioni istologiche e sviluppò la teoria
cellulare: tutti i tessuti, sia di origine vegetale che di origine animale, sono costituti da un’unica unità
strutturale, la cellula. Inoltre Schwann credeva che le cellule figlie potessero formarsi nel fluido
extracellulare che circonda le cellule esistenti.
A metà dell’Ottocento Robert Remak (1815-1865) contestò le teorie di Schleiden e Schwann sulla
generazione di nuove cellule.
Grazie alle sue osservazioni sullo sviluppo embrionale, Remak sostenne che la divisione cellulare fosse il
mezzo predominante se non esclusivo per generare nuove cellule.
A simili conclusioni arrivò pure Albert Kolliker (1817-1905), studiando lo sviluppo embrionale dei vermi
parassiti e la moltiplicazione cellulare nella cartilagine e nel midollo osseo.

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Rudolf Virchow (1821-1902) studiando le componenti cellulari del processo infiammatorio arrivò a
concepire la cellula come il centro della vita anormale. Egli mostrò come cambiamenti nella struttura o
nelle funzioni cellulari fossero legate all’infiammazione, alla crescita tumorale e alla degenerazione, cioè
alla base dei processi patologici.

Die Cellularpathologie
Rudolph Virchow (1821-1902) in ‘Die Cellularpathologie in ihrer Begründung auf physiologsche unt
pathologishce Gewebelehre’ (1858) (La patologia cellulare nel suo fondarsi sull’istologia fisiologica e
patologica), in una visione estremamente riduzionistica, come ogni processo vitale è prodotto di fenomeni
cellulari, così la malattia è alterazione cellulare (cellula malata, ens morbi).
La patologia cellulare è svincolata dalla malattia che si manifesta a livello macroscopico.
Non v’è malattia generalizzata, se non come sviluppo di una modificazione microscopica, ovvero
un’alterazione cellulare.
Con Julius Cohnheim (1839-1884), assistente di Virchow, assertore dell’esperimento patologico (indaga la
formazione dell’essudato, già descritta dalla medicina romana: i 4 segni celsiani: rubor-tumor-calor-dolor),
nasce la fisiopatologia sperimentale moderna.

Dalla cellula agli organelli


Fino alla fine del XIX secolo si pensava la cellula costituita solamente da una parete o una membrana
contente una sostanza viscosa detta protoplasma, ora citoplasma, in cui era immerso il nucleo.
L’introduzione delle lenti ad immersione in olio nel 1870, lo sviluppo delle tecniche di microtomia e
l’introduzione di nuovi metodi di fissaggio e colorazione dei tessuti potenziarono ulteriormente la
microscopia ottica.
Così all’interno del nucleo venne osservata una sostanza fortemente colorata che dava origine a varie
strutture nel corso della divisione cellulare. Nel 1882 Walther Flemming (1843-1905) chiamò tale sostanza
cromatina e la divisione cellulare mitosi. Nel 1897 venne scoperto l’ergastoplasma, l’attuale reticolo
endoplasmatico, e nel 1898 venne confermata l’esistenza dei mitocondri da parte di Carl Benda (1857-
1933). Infine, nello stesso anno Golgi comunicò l’esistenza dell’apparato intracellulare che porta il suo
nome.

CLAUDE BERNARD (1813–1878)


Padre della medicina sperimentale è il fisiologo francese Claude Bernard, allievo di Françoise Magendie, la
cui opera somma è l’Introduction a l'étude de la Médecine Expérimentale (1865), che segna il primato
dell’esperimento come strumento conoscitivo principe, condotto in laboratorio.

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L’osservazione clinica non basta: bisogna verificare le ipotesi diagnostiche tramite la creazione artificiale di
stati morbosi, sugli animali, e misurare e quantificare i fenomeni vitali. Il fine è studiare le anomalie
strutturali e funzionali dell’organismo, i meccanismi alla base del fenomeno morboso: l’eziologia (causa) e
la patogenesi (meccanismi con cui le cause agiscono).

La Medicina Sperimentale di Bernard


Il programma per la medicina scientifica di Bernard poggia su tre cardini:
1. legittimare l’ipotesi dello scienziato (idea a priori o preconcetta) verificandola con l’esperimento in
vivo → importanza del laboratorio, dove il ricercatore verifica sperimentalmente sugli animali ciò
che l’osservazione del malato suggerisce in corsia
2. garantirne un fondamento scientifico con le leggi delle scienze esatte (fisica e chimica), fondate su
procedure quantitative (metodo sperimentale applicato alla medicina) che bastano a spiegare i
fenomeni fisiologici
3. definitivo abbandono del vitalismo: credenza di una specifica forza vitale che governa la natura e i
viventi, come una ‘mano invisibile’

L’esperimento del fegato lavato: la scoperta del Glicogeno


Bernard compie studi sul metabolismo, in particolare identifica la funzione glicogenica del fegato.
Facendo passare in un fegato ancora caldo, subito dopo la morte dell'animale, una corrente d'acqua fredda
iniettata a forza nei vasi epatici si ripulisce completamente il tessuto epatico dallo zucchero che contiene;
ma il giorno dopo, ma anche solo qualche ora dopo, qualora si tenga il fegato ad una temperatura mite, si
trova che il suo tessuto è nuovamente carico di una grande quantità di zucchero che si è prodotto dopo il
lavaggio...
In seguito Bernard scopre che la produzione di zucchero nel fegato avviene a partire da una sostanza cui dà
il nome di materia glicogena.
Il solo scopo del mio lavoro è di provare che lo zucchero che si forma nel fegato non si produce di colpo nel
sangue, ma che la sua presenza è costantemente preceduta da una materia speciale, depositata nel tessuto
epatico, in grado di donargli la vita.
Sur le mécanisme de la formation du sucre dans le foie, 1855

DETERMINISMO BIOLOGICO ASSOLUTO


Sebbene il metodo conoscitivo fondato sull’accumulo di osservazioni (historia) risalga a Ippocrate, Bernard
è il primo a distinguere semplice osservazione (priva di supporto teorico) ed esperimento (manca alla
medicina alternativa) strumento di controllo di un’ipotesi (svela l’errore → eliminazione o correzione
dell’ipotesi; riproduce in laboratorio il fenomeno patologico).

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La medicina è sottoposta a un determinismo biologico assoluto: il campo della fisiologia è ridotto allo
sperimentalmente dimostrabile, e le leggi delle scienze naturali bastano a spiegare tutti i fenomeni
fisiologici (di natura fisica o psichica).
Da questo determinismo discende il rifiuto radicale delle visioni metafisiche e teleologiche del vitalismo,
che allora dominavano le spiegazioni dei fenomeni fisiologici.
Il legame stabilito da Bernard fra scienze sperimentali e fisiologia sottrae quest’ultima al tradizionale
legame con l’anatomia, che considerava la fisiologia “anatomia in movimento” (anatomia animata, Haller),
facendo della fisiologia una scienza naturale esatta e indipendente.
Le Verità Scientifiche sono effimere: ‘frammenti di verità assolute’
La scienza non può fondarsi esclusivamente sulla registrazione dei fatti, che deve essere supportata dal
ragionamento, dal confronto e dal giudizio espresso attraverso strumenti di controllo: l’esperimento
appunto, è la riproduzione di fatti che confermino o neghino l’intuizione dello scienziato, tradotta in ipotesi
ammissibile, verisimile, verificabile. A sua volta, il risultato dell’esperimento diviene fondamento su cui
costruire nuove ipotesi da sottoporre a loro volta a verifica sperimentale, nella convinzione della fallibilità
di ogni verità scientifica ‘frammenti di verità assolute’, convinzione che prefigura la teoria popperiana della
falsificabilità — non si può dimostrare la verità di una teoria, ma solo cercare di falsificarla; una teoria è
provvisoriamente valida fin quando i tentativi di falsificarla falliscono: come recita il titolo dell’autobiografia
di Popper, La ricerca non ha fine (1992). Il dubbio (strumento di conoscenza relativa) svela la fallibilità della
teoria e l’errore apre la strada ad altre ipotesi: una teoria è valida se può essere confutata, la falsificazione,
dimostrazione dell’errore, avvicina alla verità. La medicina procede per errore.
Milieu Interieur
Bernard elabora il concetto di ‘milieu interieur’, ‘ambiente interno’ (prefigurazione dell’idea di omeostasi di
Walter Cannon):
l’organismo è in perfetto equilibrio tra ambiente interno e esterno, un sistema che ristabilisce
autonomamente il proprio bilancio senza interventi esterni.
Malattia = rottura dell’equilibrio omeostatico, alterazione funzionale, passaggio da uno stato fisiologico a
uno patologico.
Per l’animale esistono realmente due ambienti: un ambiente esterno in cui è collocato l'organismo e un
ambiente interno in cui vivono gli elementi dei tessuti. L'esistenza dell'essere trascorre non nell'ambiente
esterno - aria atmosferica per l'essere aereo, acqua dolce o salata per l'animale acquatico, - ma
nell’ambiente liquido interno formato dal liquido organico circolante che circonda e bagna tutti gli elementi
anatomici dei tessuti; è la linfa, o il plasma del sangue, la sua parte liquida, che negli animali superiori
penetra nei tessuti e costituisce l'insieme di tutti i liquidi interstiziali, espressione di tutte le nutrizioni locali,
fonte e affluente di tutti gli scambi elementari. Un organismo complesso deve essere considerato come
un'unione di esseri semplici, gli elementi anatomici, che vivono nell’ambiente liquido interno.

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Malattia come Alterazione Funzionale
La malattia è rottura dell’equilibrio omeostatico, alterazione funzionale, passaggio da uno stato fisiologico a
uno patologico.
L’organismo è in perfetto equilibrio tra ambiente interno e esterno, è un sistema che si autoregola,
mantenendo condizioni stabili.
 una pietra, oggetto inanimato, con l’esposizione a elevate temperature, si surriscalda, accumula
calore, non riuscendo a disperderlo.
 l’organismo vivente, invece, reagisce allo stimolo esterno: ne è esempio il mantenimento costante
della temperatura corporea attraverso i meccanismi della termolisi - consumo di calore - e della
termogenesi - produzione di calore. La sudorazione abbassa la temperatura e ristabilisce l’equilibrio
messo in crisi dal calore; il brivido, prodotto dalla contrazione muscolare, produce calore.
L’organismo agisce come un omeostato, un sistema che si autoregola.

LA BATTERIOLOGIA
La medicina scientifica di Bernard individua spiegazioni causali, sul modello delle scienze fisiche: una causa
per ogni malattia.
La ricerca della causa univoca delle malattie infettive portò allo sviluppo della batteriologia - furono messi a
punto metodi di coltivazione dei batteri, in terreni liquidi (Pasteur) e solidi (Koch) - e alla definizione dei
Postulati di Koch, che guidano all’individuazione dell’agente patogeno specifico di ogni malattia.
 Alexandre Yersin scopre il batterio della peste “Yersinia pestis”
 Robert Koch il bacillo della tubercolosi (bacillo di Koch) e il vibrione colerico, identificando
nell’acqua contaminata il veicolo dell’infezione
 Friedrich A. J. Löeffler (1852-1915) il bacillo della difterite (bacillo di Löeffler) Corynebacterium
diphtheriae
 Andrew Camilli, sul colera in Bangladesh: “Gli esseri umani sono un buon ambiente di sviluppo e un
perfetto veicolo di trasmissione per il colera. Il più delle volte, il vibrione del colera vive nell’acqua
stagnante e si riproduce molto lentamente. Ma negli esseri umani, il numero dei batteri cresce in
maniera esplosiva, questo microrganismo causa attacchi di diarrea che svuotano l’intestino da ogni
altro tipo di batterio. Le feci di un malato possono arrivare a contenere anche 100 milioni di vibrioni
per millilitro.” (Nature)

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I POSTULATI DI KOCH
Robert Koch (1843-1910) 1905, Nobel per la medicina
I Postulati (1882) stabiliscono i criteri perché un microrganismo sia considerato causa unica di malattia.
• deve essere osservato in tutti i casi della malattia;
• deve essere isolato e coltivato in coltura pura;
• inoculato in animale da esperimento deve riprodurre, in tutto o in parte, la malattia;
• dall’animale infetto deve essere possibile isolare nuovamente il microrganismo.
Limiti: “tutto è germe”, quando la malattia è multifattoriale: concause: tenore di vita, igiene, alimentazione,
predisposizione.

LOUIS PASTEUR (1822-1895)


Partito dagli studi sulla fermentazione, Pasteur dimostrò l’insufficienza delle spiegazioni chimiche allora in
voga, individuando l’azione decisiva dei microrganismi dei quali dimostrò l’origine esterna, confutando
l’idea aristotelica della generazione spontanea, già messa in dubbio nel Seicento da Redi-Bonomo-Cestoni.
La fermentazione era opera di molecole organiche ‘fermenti’ (futuri enzimi) prodotti da microorganismi: da
questo studio, Pasteur derivò la teoria batterica della patogenesi.
Già Girolamo Fracastoro (1478-1553) affermava nel De contagione et contagiosis morbis (1546) che la
putrefazione è solo dissoluzione e non principio di vita, mentre Harvey nel De generatione animalium
coniava l’aforisma ex ovo omnia.

Malattia come Mancanza di Qualcosa


La scoperta delle vitamine e del loro ruolo di co-fattori esogeni indispensabili a processi metabolici ha
portato alla definizione del concetto di ‘patologia carenziale’.
Beri-beri → (polineurite associata a insufficienza cardiaca) è una patologia carenziale dovuta all’assenza
nella dieta di un fattore presente nella pula del riso, la ‘tiamina’, isolata dal biochimico ebreo polacco
Kazimierz Funk nel 1911. In principio, mancando il concetto di malattia carenziale, si pensò a un’origine
tossica: tossine formatesi nell’intestino dal riso brillato, in seguito neutralizzate dalla tiamina.
Kazimierz Funk (1884-1967) coniò allora il termine vitamina, ‘amina della vita’, per la presenza nella
molecola di un gruppo aminico, e elaborò il concetto di avitaminosi ‘mancanza di vitamina’ → beri-beri,
pellagra, scorbuto, rachitismo.

LA PELLAGRA
Anche per la pellagra si ipotizzò una teoria tossica: tossine prodotte dalla vegetazione dei miceti nel mais
mal conservato.

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Endemica fino ai primi del Novecento, era legata al consumo di granoturco (nord Italia, polenta) → proteine
povere per scarsa quantità di aminoacidi indispensabili, il ‘triptofano’, da cui deriva la vitamina
antipellagrosa PP ‘pellagra preventing’ → acido nicotinico, il cui amide era il coenzima di un enzima
indispensabile al trasporto di elettroni (Warburg e Christian, 1934-7).
Funk aveva individuato l’acido nicotinico nel lievito e nella pula del riso, ma siccome la sostanza non aveva
attività anti beri-beri, nessuno pensò che potesse contrastare la pellagra.

LO SCORBUTO
Lo Scorbuto è una malattia emorragica che si sviluppa in particolari circostanze in cui è raro il consumo di
frutta fresca: era diffusa infatti fra i marinai, durante le carestie, nei campi di concentramento.
Nonostante Lindt descrisse malattia e la sua cura nel 1757, solo nel 1932 King e Waught isolarono dal succo
di limone in forma cristallina un fattore anti-scorbutico, identico all’acido esuronico isolato nel 1928 da
Szent-Gyorgyi (che allora non ne comprese la natura), che nel ’32 dimostrò la natura anti-scorbutica della
sostanza, chiamandola acido ascorbico o Vitamina C.

IGNÁC SEMMELWEIS (1818-1865)


A Vienna, le partorienti affidate ai medici provenienti dalla sala settoria presentavano un tasso di mortalità
per febbre puerperale notevolmente più alto rispetto a quelle seguite nel secondo reparto dalle ostetriche.
Semmelweis dedusse che lavar le mani con acqua clorata riduceva il tasso di mortalità.
Giunse a questa conclusione col ragionamento, passando al vaglio le possibili cause di mortalità e
confutandole man mano.
Il caso: Semmelweis nota che le lesioni provocate a un collega dal taglio di uno strumento da sala settoria
sono come quelle delle pazienti
L’intuizione: la sostanza cadaverica → malattia → †
Sostegno della tesi: se i medici si lavano le mani con ipoclorito di calcio la mortalità <; il secondo reparto ha
mortalità < perché vi operano levatrici che non vanno in sala settoria.

ANESTESIA E ANTISEPSI
L’anestesia, come induzione di uno stato di quiete artificiale, fin dall’antichità era praticata con nepente,
semi di papavero e giusquiamo, mandragora; anche per ipnosi da Franz Mesmer (1734-1815).
Protossido d’azoto (Wells) e etere (Morton), sperimentati dapprima in odontoiatria, rivoluzioneranno la
storia della chirurgia (16 ottobre 1846, Ether day), unitamente all’antisepsi in sala operatoria (chimica di
Joseph Lister, con acido fenico stillato nelle ferite; asepsi di von Bergman, con sterilizzazione a vapore) sulla
scia delle scoperte di Pasteur e Semmelweis.

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Il cloroformio fu usato in odontoiatria e ostetricia, nello stesso tempo si sperimentò la cocaina come
anestetico iniettabile (Halsted e Hill † assuefatti).
I raggi X (consentono la localizzazione di fratture e corpi estranei) + dotazione materiale asettico in sala
operatoria → chirurgia da palliativa diviene interventistica, conservativa (Billroth, chirurgia addominale:
metodica di gastroresezione), ricostruttiva (plastica).
XX SECOLO: Medicina Molecolare
LE ORIGINI DELLA MEDICINA MOLECOLARE
Nel 1902 Archibald Garrod applica le leggi mendeliane per spiegare la ricorrenza familiare dell’alcaptonuria.
Garrod identificò un difetto metabolico come carattere ereditario, ovvero ipotizzò un rapporto tra percorsi
metabolici e fattori ereditari. L’alcaptonuria, insieme alla cistinuria e all’albinismo, vengono definito da
Garrod “percorsi alternativi del metabolismo” ed equiparati a delle mutazioni dei fattori ereditari.

LA FUNZIONE DEL GENE


Nel 1941 George Beadle ed Edward Tatum dimostrano che i geni controllano reazioni biochimiche
conosciute: la differenza tra ceppi normali e mutanti di Neurospora differiscono nella capacità di
sintetizzare metaboliti specifici.
”Un gene può essere considerato in grado di dirigere la configurazione finale di una molecola proteica”
(Beadle, 1945).
Ipotesi che ogni gene singolo specifichi singoli enzimi: un gene à un enzima.

LE ORIGINI DELLA MEDICINA MOLECOLARE


Nel 1949 Linus Pauling dimostra che l’anemia falciforme è dovuta a un’alterazione molecolare
dell’emoglobina: una differenza nel tipo e numero di gruppi ionizzabili per cui l’emoglobina dei falcemici
migra diversamente nel campo elettroforetico (Science,1949).
L’anemia falciforme è una malattia molecolare. La malattia deriva da un’alterazione della molecola.
Nel 1956 Vernon Ingram identificherà la mutazione del DNA responsabile del tratto falcemico.

LA SCOPERTA DELLA DOPPIA ELICA


1953. James Watson e Francis Crick descrivono la struttura a doppia elica del dna e riconoscono che
“probabilmente la sequenza delle basi è il codice che trasporta l’informazione genetica”.
1957. Matthew Meselson e Franklin Sthal dimostrano che la replicazione del DNA è semiconservativa

NUCLEINA
1869-Friederich Miescher purifica la nucleina: composto formato da materiale proteico e da un nuovo
elemento chimico ricco di fosforo, con isomerismo degli atomi di cabonio.

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1889-Richard Altmann (Nobel,1912) libera la nucleina dalla componente proteica: acido nucleico e Albrecht
Kossel (Nobel,1910) scopre che la nucleina contiene purine e pirimidine.
1909-Phoebus Levene osserva la presenza di d-ribosio nell’acido nucleico del lievito.

IL DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA MOLECOLARE


la specificità di un pezzo di acido nucleico è espressa solamente dalla sequenza delle sue basi, e [...] questa
sequenza è un codice (semplice) per la sequenza di amminoacidi di una particolare proteina. Francis Crick,
1958
Informazione genetica significa determinazione precisa della sequenza, sia delle basi nell’acido nucleico sia
dei residui amminoacidici della proteina
CIBERNETICA DELLA SINTESI PROTEICA
Nel 1960 viene riconosciuto da Jacques Monod e Francois Jacob il principio del controllo negativo
dell’espressione genica (sistema operone). Nel 1964 viene scoperto il principio del controllo allosterico
della funzione enzimatica.

LA DECIFRAZIONE DEL CODICE GENETICO


Nel 1961 Heinrich Matthaei e Marshall Nirenberg fabbricavano un Rna messaggero (mRNA), nel frattempo
identificato come l’Rna stampo che viene letto nei ribosomi e che guida la sintesi delle proteine, costituito
da una lunga sequenza di un solo nucleotide, l’uracile (poli U). Quando questo veniva aggiunto a estratti
cellulari contenenti ribosomi privati dell’mRna normale si osservava che veniva sintetizzata solo la
polifenilanalina. Quindi UUU doveva codificare per la fenilanalina
Nel 1968 il codice genetico è completamente decifrato

METODOLOGIE MOLECOLARI
 1973, Stanley Cohen ed il suo gruppo costruiscono in vitro un plasmide ricombinante: clonaggio
genico.
 1976, ibridazione molecolare per la diagnosi pre-natale della alfa talassemia.
 1979, Werner Arber, Hamilton O. Smith, Daniel Nathans, Nobel per i loro studi sugli enzimi di
restrizione.
 1980, Walter Gilbert e Frederick Sanger, Nobel per le tecniche di sequenziamento.
 1985, Kary Mullis inventa la reazione polimerasica a catena (PCR), Nobel 1993.

GENETICA MOLECOLARE
 1981 - scoperta degli oncogeni umani

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 1982 - identificazione di una mutazione puntiforme dell’oncogene ras come causa del carcinoma
della vescica (Reddy EP et al., Nature)
 1982 - scoperta dei geni oncosoppressori
 1990 - primo protocollo di terapia genica

APPLICAZIONI DELLE METOTOLOGIE MOLECOLARI IN MEDICINA


o Analizzare in modo rapido sequenze di DNA e RNA ed individuarne eventuali alterazioni.
o Sviluppare sistemi per curare con tecniche genetiche le malattie ereditarie.
Il fine non è più solo conoscitivo, ma anche diagnostico (diagnosi molecolare) e terapeutico (terapia
genica).

SPIEGAZIONE GENETICO-MOLECOLARE DELLE MALATTIE


I GENI sono fatti di DNA
Il DNA specifica la sintesi di RNA
L’RNA specifica la sintesi delle PROTEINE
La funzione normale dell’organismo richiede la sintesi di PROTEINE CORRETTE
MUTAZIONI possono produrre cambiamenti nel DNA
Il DNA alterato sintetizza proteine che non svolgono più le loro funzioni normali
Il funzionamento anomalo delle proteine produce MALATTIA e SINTOMI

TAPPE DEL PROGETTO GENOMA


 1986 - Renato Dulbecco, lancia l’idea di sequenziare l’intero genoma umano (Science).
 1990 - Negli Stati Uniti nasce lo Human Genome Project guidato da James Watson.
 1992 - Craig Venter fonda una compagnia privata, la Celera, portando avanti un progetto genoma
parallelo.
 1999-(Dicembre) Nature: sequenza completa del cromosoma 22.
 2000-(Maggio) Nature: sequenza completa del cromosoma 21.
 2000-(Giugno) Francis Collins e Craig Venter annunciano di aver completato la “bozza” completa
del genoma umano.
 2001 - Nature (consorzio pubblico) e su Science (Celera).

GENOMA UMANO
 Il genoma è l’intero patrimonio genetico di un organismo vivente.
 È scritto in basi nucleotidiche, Adenina (A), Timina (T), Guanosina (G), Citosina (C), la cui
successione caratterizza il DNA.
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 Contiene circa 3,2 miliardi di basi.
 Il genoma dell’uomo e dello scimpanzè sono identici al 98%.
 La differenza tra il DNA di due individui è di appena lo 0,2%.

GENOMICA E PROTEOMICA
 1986 - Genomica: scienza del mappaggio, sequenziamento ed analisi del genoma.
 1995 - Proteomica: scienza che analizza le proteine espresse in differenti tipi cellulari

PRESUPPOSTI CONCETTUALI DELLA MEDICINA MOLECOLARE


 Tutte le malattie hanno una componente genetica: i geni sono fattori interni di rischio.
 La misura in cui una particolare malattia è determinata da una sequenza specifica di DNA dipende
in larga parte dalla malattia.

MEDICINA MOLECOLARE APPLICATA


 Identificazione dei fattori genetici che determinano la predisposizione, l’insorgenza, la
progressione e la risposta alle terapie delle malattie.
 La catena di eventi molecolari e lo stadio di malattia sono ipotizzabili in modo sincrono così da
guidare la relativa condotta medica.

ELEMENTI CARDINE IN MEDICINA


 Diagnostica
(semeiotica fisica, di laboratorio e strumentale).
 Terapeutica
(rimuovere la causa o antagonizzarla).
 Preventiva
(evitare i fattori di rischio).
 Prognostica
(prevedere l’evoluzione della malattia).

MEDICINA MOLECOLARE
• Le acquisizioni della medicina molecolare e della genetica molecolare portano alla formulazione di
diagnosi o di esclusione di “malattia futura”.
• La medicina molecolare aggiunge un ulteriore elemento alla medicina:

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 Predittività

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MEDICINA PREDITTIVA
La medicina predittiva ha lo scopo di predire dalla nascita o anche prima, il rischio genetico che una
persona ha di ammalarsi sulla base della costituzione del suo patrimonio genetico, che può essere più o
meno adatto a rispondere a certe condizioni ambientali.
 Medicina preventiva: a livello di popolazione
 Medicina predittiva: medicina individuale
 non interessa persone già malate ma individui sani portatori di una suscettibilità genetica
(“unpatients”)
 diagnosi o esclusione di malattia futura viene fatta su soggetti a rischio consapevoli ( informati) e
consenzienti

Medicina molecolare:tests genetici


I. Raccolta dei dati anamnestici:
• Anamnesi patologica
• Anamnesi familiare
II
• Ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia
III
Verifica dei criteri di eleggibilità al test genetico
IV Consulenza genetica
V Consenso informato

CONSENSO INFORMATO E TESTS GENETICI


 informazioni sullo scopo del test
 test con esiti positivi o negativi
 approssimazione del rischio senza test genetici
 rischio di trasmettere la mutazione ai figli
 accuratezza tecnica del test
 rischi di "stress" psicologico all’interno della famiglia
 rischio di discriminazione al lavoro, con le Assicurazioni
 livello di riservatezza dei test
 opzioni mediche ed efficacia della sorveglianza

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Analisi mutazionale del DNA genomico
1. Prelievo di sangue
2. Estrazione del DNA dai linfociti
3. DNA gnomico

Tests genetici nei carcinomi ereditari


 Risultato del test determina la scelta dell’approccio clinico: poliposi adenomatosa familiare (APC)
 Risultato del test può influenzare la scelta dell’approccio clinico: carcinoma mammario ereditario
(BRCA1-BRCA2)

MEDICINA PREDITTIVA: RISVOLTI ETICI


 Diagnosi pre-natale
 Screening genetici
 Test di predisposizione allo sviluppo di malattie curabili o prevenibili vs malattie incurabili dall’esito
fatale

MEDICINA MOLECOLARE APPLICATA


Sviluppi futuri:
 Utilizzare l’analisi genetica anche nelle malattie poligeniche.
 Caratterizzazione dei profili di espressione genica (micro array).

PALEOPATOLOGIA
 La Paleopatolgia è la scienza che studia le malattie di un passato più o meno remoto attraverso
l’esame diretto dei resti umani antichi, scheletrici o mummificati.
 La paleopatologia contribuisce allo studio dell’evoluzione patologica e a quello della patogenesi
affiancandosi quindi alla patologia generale. (Leon Pales, 1930)
 Punto di incontro tra medicina, antropologia e storia della medicina.
 La paleopatologia rappresenta una branca della medicina, dell’antropologia e della storia della
medicina.

COSA E’ LA PALEOPATOLOGIA
La paleopatologia è una disciplina che si occupa della conoscenza della storia naturale delle malattie
attraverso lo studio di resti scheletrici fossili. Ruffer, 1913

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FONTI IN PALEOPATOLOGIA
La ricerca paleopatologica utilizza:
 fonti dirette: resti scheletrici, mummie ed altro materiale biologico di origine umana;
 fonti indirette: scritti ed iconografie;
 fonti comparative: informazioni concernenti le malattie in altre specie animali viventi.

LA PALEOPATOLOGIA
Lo studio della paleopatologia riveste un duplice interesse: antropologico e medico.

PSEUDOPATOLOGIA
Alterazioni post mortem
Possono essere:
1. macroscopiche
2. microstrutturali
3. molecolari
Sono dovute all’azione di:
 agenti fisici
 agenti chimici
 agenti biologici

LA DIAGNOSI PALEOPATOLOGICA
METODI
• Indagine morfologica macroscopica
• Indagine radiologica
• Indagine istologica
• Microscopia elettronica
• Analisi biochimiche
• Indagini molecolari

INDAGINI PALEO-MOLECOLARI
 Identificazione e diagnosi molecolare di condizioni patologiche in reperti scheletrici umani antichi.
 Studio delle popolazioni antiche (paleogenetica).

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PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE INFETTIVE
Ricerca del DNA genomico di agenti patogeni di natura batterica, virale, protozoaria o fungina negli acidi
nucleici recuperabili da antichi reperti scheletrici o mummificati.

PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE NEOPLASTICHE


Ricerca di specifiche mutazioni in geni responsabili dell’insorgenza di tumori nel DNA estratto da neoplasie
antiche mummificate.

PALEOPATOLOGIA MOLECOLARE MALATTIE EREDITARIE


 Ricerca di mutazioni specifiche in geni responsabili di malattie ereditarie in resti umani antichi
scheletrici e mummificati.
 1995, Identificazione, mediante amplificazione e sequenza, di mutazioni nel gene responsabile della
b talassemia in resti scheletrici.

PRIMI STUDI SUL DNA ANTICO


• 1984 - Estrazione di aDNA a partire da un campione di muscolo essiccato del quagga, equide estinto
vecchio di 150 anni (Higuchi et al.).
• 1985 - Analisi di DNA da resti umani di mummie egizie (Pääbo).
• 1986 - Invenzione della reazione a catena della polimerasi (PCR: polymerase chain reaction).
• 1989 - Analisi di aDNA da resti scheletrici umani (Hagelberg et al.).

CONDIZIONI CHE FAVORISCONO LA CONSERVAZIONE DEL DNA


• Freddo
• Mancanza di acqua
• Mancanza di microrganismi
• Anossia (mancanza di ossigeno)

METODICHE MOLECOLARI PER LO STUDIO DEL DNA ANTICO


• Estrazione del aDNA
• Amplificazione (PCR)
• Ibridazione con sonde specifiche
• Sequenziamento
DNA nucleare e DNA mitocondriale come fonte di informazione paleomolecolare

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DNA ANTICO (aDNA)
Allo stato attuale delle conoscenze il limite superiore di sopravvivenza del aDNA è calcolato tra 50.000 e
100.000 anni.
Perché’ si degrada il dna
 Idrolisi del legame N-glicosidico e distacco delle basi azotate.
 Ossidazione diretta ed indiretta.

APPLICAZIONI: STUDI SU FERRANTE I D’ARAGONA (1431-1494)


A seguito di indagini sulla mummia di Ferrante I D’Aragona è stata individuata la presenza di un tumore in
cavità addominale.
L’esame istologico dei tessuti muscolari del piccolo bacino evidenzia un adenocarcinoma infiltrante.
K-RAS
Kras è un proto-oncogene che codifica per la GTP-binding protein p21, coinvolta nel processo di trasduzione
del segnale.
3 codoni hotspot di mutazione
Riduzione dell’attività GTPasica
Proteina costitutivamente attiva
 Il codone 12 è il più frequente bersaglio di mutazione nei tumori colorettali.
 Maggiore suscettibilità al danno dei cancerogeni che determinano formazione di addotti sul DNA.
 Tra questi mutageni ci possono essere amine eterocicliche presenti anche nella carne rossa, il cui
largo consumo è
considerato fattore di rischio per il tumore del colon.

DIETA
L’ambiente alimentare della corte di Napoli spiega l’insorgenza del tumore che uccise il sovrano aragonese
oltre cinque secoli fa.
Le abitudini alimentari, riflesse dai menù della corte aragonese di Napoli, evidenziano un massiccio
consumo di carni rosse.
I cronachisti riferiscono la forte predilezione del re per le carni rosse, in particolare per la selvaggina.

MALATTIE INFETTIVE NELL’ANTICHITA’


Nel corso della storia, le malattie infettive hanno rappresentato i “maggiori killers” dell’umanità.
Caratteristicamente le malattie infettive si manifestano come epidemie.

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•Ieri, “epidemia”: per gli autori antichi è luogo di residenza, è ciò che accade od incombe su una data
popolazione, comprese la malattie (nosemata) prevalenti, non riguarda quindi necessariamente le malattie
infettive.
•Oggi, “epidemiologia”: il concetto classico di epidemia si avvicina piuttosto a ciò che oggi definiamo
“epidemiologia”, ovvero osservazione dell’incidenza delle malattie, indipendentemente dalla loro eziologia.

–Effetti sulla vita pratica


•Le epidemie potevano dissolvere vincoli familiari, estinguere dinastie, decimare eserciti e forza lavoro
umana; erano causa di carestie, di migrazioni di massa e di tensioni sociali; potevano agire come concausa
di guerra o come fattore determinante per l’esito di conflitti.

–Riflessi sulla via spirituale


•La percezione della precarietà della vita umana ed il senso di colpa connesso con il concetto di ira divina
potevano influenzare i comportamenti individuali e gli stessi convincimenti religiosi, con importanti riflessi
sulle concezioni filosofiche.

Il concetto di pestilenza nelle fonti antiche


•Nella concezione medica classica, l’aria inquinata da miasmi letali è il potenziale fattore eziologico delle
pestilenze, mentre viene rifiutata l’idea di contagio ed infezione, che fanno parte piuttosto di una
concezione magica e teurgica (Grmek MD).
Nell’insieme, la teoria miasmatica non fu in grado di fornire indicazioni precise ed efficaci per combattere le
epidemie pestilenziali, con la sola valida eccezione del ricorso alla fuga, esemplificato dal comportamento
stesso di Galeno durante la peste Antonina.

LA PALEOPATOLOGIA: DATI DIRETTE SULLE MALATTIE DEL MONDO ANTICO


• Malattie infettive croniche che lasciano segni su resti scheletrici:
• Tubercolosi: tipiche lesioni distruttive dei corpi vertebrali (morbo di Pott)
• Brucellosi: tipiche erosioni della porzione anteriore del piatto vertebrale
• Malaria: pur non lasciando tracce ossee specifiche, é associata alle stigmate delle emoglobinopatie
ereditarie talassemiche, caratterizzate da tipici fenomeni espansivi della diploe cranica (iperostosi
porotica)
• Lebbra: tipiche lesioni erosive delle falangi distali della mano

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Malattie infettive croniche in resti scheletrici di età romana
• Lesioni ossee riferibili a tubercolosi, brucellosi e lebbra sono state documentate in reperti
scheletrici provenienti da Roma o da altre necropoli italiane.
• Nell’area di Roma non sono riportati reperti scheletrici con le stigmate delle emoglobinopatie
associate alla malaria, anche se questa malttia era presente nell’area mediterranea in età classica
(Sallares, 2002).

Epidemie catastrofiche nel mondo antico:


 Le epidemie catastrofiche non lasciano traccia sui resti scheletrici.
 La loro identificazione diretta é potenzialmente ottenibile solo attraverso l’analisi molecolare di
resti mummificati.
 L’analisi dalle modalità di sepoltura e della distribuzione delle classi di età alla morte possono
fornire dati indiretti suggestivi dell’impatto di gravi malattie infettive acute.

Epidemie catastrofiche: storia naturale


• La storia naturale dei patogeni e dei vettori e le evidenze circa la loro origine geografica può
permettere di meglio comprendere quali possano essere state le epidemie catastrofiche
dell’antichità.
• Tra le malattie che partendo da forme endemo-epidemiche possono evolvere in epidemie
catastrofiche, si osservano la peste bubbonica, il tifo petecchiale, il vaiolo ed il colera.

Malattie infettive come modello di evoluzione


Studi molecolari su agenti patogeni di malattie infettive che colpiscono gli uomini indicano notevoli
omologie con agenti patogeni di malattie infettive che colpiscomo animali domestici.
Vaiolo, tubercolosi, malaria, morbillo, influenza, etc. sono malattie infettive che si sono evolute a partire da
malattie che colpivano animali (vaiolo bovino, tubercolosi bovina, malaria aviaria, influenza suina, morbillo
bovino, influenza aviaria).

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