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È convenzionale che ogni indagine sulle origini del pensiero medico occidentale abbia come punto di partenza il grado di
evoluzione raggiunto dalla medicina nella civiltà greca arcaica, quella preellenica pervasa da empirismo e superstizione
prima che raggiunta i connotati di scienza che caratterizza l’opera di Ippocrate e i testi del V secolo a.C.
La nozione di malattia e di medicina non nascono con Ippocrate, ma abbiamo notizie già in Oriente, a partire dalla
Babilonia, l’Egitto, la Persia e l’India. I primi medici di cui abbiamo notizie vengono dalla Mesopotamia. Nel codice di
Hammurabi sono contenute disposizioni precise su come un medico dovesse essere ricompensato o punito a seconda
degli esiti delle sue prestazioni professionali. Fu nell’Antico Egitto che i medici praticarono un’arte evoluta di cui resta
ampia traccia nei sofisticati metodi d'imbalsamazione dei cadaveri, che hanno permesso accurate ricerche sulle
PAPIRO EBES = 1500 a.C. è il più antico testo medico che si conosca e contiene circa novecento ricette dedicate alla
cura delle malattie più varie, combattute con il ricorso ad un’accurata farmacopea ma anche all’aiuto di formule magiche
e scongiuri.
Nel mondo greco arcaico, che torna alla luce nei poemi di Omero, l’arte della medicina affonda le sue radici nel mito
dell’eroe guaritore ove l’arte della guarigione era concepita come un’arte da insegnare e da imparare.
Una tradizione importante collega le origini del sapere medico a Chirone, il migliore dei Centauri, si distinse come
educatore e maestro nell’arte della sacra medicina, arte che verrà tramandata anche da Achille istruendo l’amico
Altra storia omerica invece, privilegia la reputazione dell’esperienza medica proveniente dall’Egitto, popolato dai medici
della stirpe di Pèone, il medico degli dèi. Nell’Odissea, infatti, si legge di Elena che mescola il vino dei commensali con
L’esperienza della medicina greca può essere ricondotta a due diversi punti di vista: quello mitico-religioso che tende ad
accreditare l’origine al soprannaturale, e l’altro più laico e scientifico, che riconosce ai primi tentativi di guarigione
praticati in età arcaica una certa esperienza nell’uso di piante e droghe curative (per mano di chi ne era competente).
Qualcosa di analogo accade per l’insorgere delle malattie. Nel mondo omerico essa, solitamente, fa parte del sistema
degli dèi dell’Olimpo ed è mandata da Apollo, o da Zeus, come si vede nel passo omerico delle frecce avvelenate da
Nell’Iliade si narra delle ferite provocate ai guerrieri sul campo di battaglia e a come la lama della spada fosse quella che
mieteva più vittime, rispetto ad esempio, alla lancia di una freccia. I guerrieri sapevano bene dove colpire per lasciare
meno possibilità di vita ai nemici: sotto al diaframma e al fegato. Nei campi di battaglia, comunque, era sempre presente
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un medico, un “uomo guaritore” come Macàone descritto come colui di competente che estraeva dardi e applicava
“blandi rimedi”.
Nel complesso, l’accuratezza con la quale Omero descrive le ferite e la terminologia che addotta, fecero pensare a
diversi studiosi, che fosse un medico militare, o comunque una personalità che aveva avuto accesso a fonti di sapere
L’origine della malattia rimane però divina con la presenza di tabù da rispettare per esorcizzare le forze maligne presenti
nella vita quotidiana indica il persistere di una dimensione magica (es. all’interno dell’Iliade viene descritta la peste che
colpì l’esercito greco durante l’assedio di Troia portata dalla collera di Apollo offeso dal modo arrogante con cui era stato
La medicina primitiva in Grecia non ebbe connotati molto diversi dalle pratiche in uso presso altre popolazioni antiche, in
Le prime tracce di farmacologia greca nei testi scritti rivelano molti punti di contatto con i contenuti e la struttura delle
ricette trasmesse dalla documentazione babilonese ed egiziana. Ci sono sufficienti argomenti per pensare che le
credenze popolari, e un certo sapere primitivo tradizionale, ebbero una parte importante nel successivo processo di
valutazione critica e di razionalizzazione che portò alla formazione di una scienza medica greca e del suo vocabolario
tecnico.
L’apporto delle tradizioni popolari continuò a giocare un ruolo rilevante nello sviluppo del pensiero medico scientifico nei
suoi vari aspetti: si pensi all’osservazione dei comportamenti degli animali, all’uso di rimedi a base di erbe scelte dai
raccoglitori di radici e al semplice e spontaneo condizionamento dei fattori ambientali e climatici. Dall’altra parte in caso
di malattia l’appello alla consulenza della divinità e dei suoi ministri, dei rituali catartici e l’uso terapeutico degli
incantesimi sono costumanze primitive che continuarono per secoli ad accompagnare, a livello popolare, la tradizione
Indipendentemente da tutto, la medicina magica aveva successo soprattutto come extrema ratio nei casi disperati e
come medicina-rifugio di poveri e sprovveduti. Due furono le manifestazioni più evidenti della persistenza nella società di
L’altro campo della medicina tradizionalmente legato alla sfera delle opinioni e delle esperienze popolari è il complesso
mondo di piante e droghe ad uso terapeutico. Si riteneva che la loro potenzialità derivasse da forze divine, se è vero che,
come tramanda Plutarco, anche il famoso medico Erofilo, scriveva che le droghe sono “la mano degli dèi”.
Nel mondo romano invece la medicina si afferma tardi ed attende per svilupparsi gli stimoli decisivi che le arrivano dal
mondo greco nel III secolo a.C. Questo non vuol dire che prima non esistesse un sapere medico a base popolare, in
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quanto esemplificativo è la prima opera completa che ci sia giunta scritta in latino, il trattato “Sull’agricoltura” di Catone il
Censore.
Meno della metà dell’opera riguarda l’agricoltura in senso stretto, e soprattutto nella seconda parte le formule magiche si
Indicativo è il modo in cui secondo Catone si riduceva una lussazione: solo la recitazione di una formula poteva rendere
efficace l’immobilizzazione dell’arto; si metteva così in atto una magia di tipo “simpatico” = l’operante agiva sulle canne
spezzate come avrebbe potuto agire sull’osso; il presupposto era che il potere del guaritore si trasferisse magicamente
= l’attenzione in questo libro si concentra sulle qualità terapeutiche delle verdure con valutazioni nelle quali conoscenza
Prima dell’influenza greca i Romani risentirono di quella etrusca. Gli Etruschi possedevano nozioni piuttosto evolute di
anatomia che erano funzionali all’arte di prevedere il futuro sulla base dell’ispezione delle viscere degli animali. Oggetti
offerti come ex-voto presentano produzioni degli organi interni dell’uomo (sembra in realtà, che ad essere influenzata
Quello che conosciamo sulla medicina e sul medico del mondo greco prima della fine del V secolo a.C. consiste
Prima dell’avvento della medicina razionale in età classica, nella Grecia antica dominava una forma peculiare di
medicina, quella di matrice religiosa = i malati potevano rivolgersi ad una vasta gamma di dei e semidei. Il primo dio
greco in senso cronologico attestato con le funzioni di guaritore sembra essere Pèone, che nei poemi omerici compare
come il medico degli dèi.
La pratica della medicina templare può essere studiata attraverso due principali tipi di documento:
Gli Iàmata di Epidauro, ovvero le registrazioni di cure divine incise sulla pietra e poste su una parete di un
portico;
Le testimonianze del sofista Elio Aristide del II secolo d.C. che trascorse ben diciassette anni nel santuario di
Pergamo.
Il culto che maggiormente veniva professato era quello del dio Ascelpio, figlio di Apollo, inteso come vero e proprio
guaritore. Si narra anche che durante la notte, successivamente a diversi rituali *, giungesse in sogno per curare ad
esempio la cecità dei suoi fedeli che si risvegliavano guariti = templi in suo onore che successivamente diverranno case
*normalmente erano degli ex voto, quindi doni fatti alla divinità per il suo intervento benefico o donati ancora prima per
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CAPITOLO 2: L’EVOLUZIONE DELLA MEDICINA ANTICA
La nostra conoscenza della letteratura medica greca anteriore alle opere del Corpus Hippocraticum è molto ridotta.
L’unico medico preippocratico delle cui teorie abbiamo qualche conoscenza diretta è Alcmeone di Crotone, vissuto
La sua teoria medica rivela una forte propensione a servirsi della filosofia quando questa soddisfa il suo scopo. Egli si
distacca nettamente da Omero, rifiutando l’idea che le malattie avessero un’esistenza a sé stante, ed è il primo a fornirci
La prima è l’equilibrio e la mescolanza delle qualità costitutive dell’uomo (umido, secco, caldo, freddo, amaro,
Un’influenza significativa sulla storia successiva della medicina fu esercitata dalla dottrina di Empedocle di Agrigento (V
secolo a.C.), in base alla quale gli umori costitutivi del corpo umano furono ridotti al numero di quattro: flegma, sangue,
bile gialla e bile nera. Il principio secondo cui la salute era il risultato dell’equilibrio fisico, e della giusta proporzione tra le
componenti umorali, ebbe importanti conseguenze. Alla dietetica, nella sua accezione più ampia, fu riservato ampio
spazio, in quanto il medico prescriveva una dieta ferrea con particolari pratiche igieniche e opportuni cambiamenti del
È caratteristico del pensiero antico attribuire momenti fondamentali di svolta storica, culturale e letteraria all’opera di un
unico individuo. È alla sola azione di Ippocrate che è ricondotta la maturazione del pensiero medico che si verifica in
quest’epoca.
Pochi sono i dati sicuri della sua vita. Sappiamo che la sua nascita è fissata intorno al 460 a.C. nell’isola di Coo.
Apparteneva alla famiglia degli Asclepiadi che facevano risalire la propria origine al dio Asclepio e che da varie
generazioni esercitava l’arte della medicina (figura come autore di oltre settanta trattati, tutti scritti in greco ionico, la
Bisogna tenere conto che molti dei trattati ippocratici sono stati concepiti come dei manuali finalizzati all’esercizio della
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Le conoscenze mediche di Platone (427-347 a.C.) non sembrano essere dirette, ma derivanti probabilmente, oltre che
dai medici anche dai filosofi della natura, contemporanei e anteriori, ma rimangono da considerarsi delle teorie notevoli
Platone elaborò una concezione elevata della medicina come scienza del corpo in quanto la vera scienza si pone il
problema della conoscenza delle cause, un’impostazione che la rende superiore ad altre competenze e che le qualifica
come arte. La causa, infatti, delle malattie secondo questi è evidente per tutti in quanto il corpo è composto di terra,
fuoco, aria e acqua e i disordini e le malattie nascono dalla prevalenza o dalla parziale o totale mancanza di questi
elementi o anche dal fatto che essi lasciano il loro posto per occuparne un altro, da concepire come estraneo.
La spiegazione di Platone alle psicopatologie merita attenzione = come i suoi predecessori ne rifiuta l’origine
sovrannaturale e la considera alla stregua di normali affezioni fisiche. La sua analisi si basa sulla teoria dell’anima
tripartita ove le due principali psicopatologie identificate sono la follia e la stupidità letargica, spiegate come un’incapacità
della ragione ad avere il controllo sul resto dell’anima e sono da lui attribuite a tare genetiche ereditate dai genitori
Aristotele (384/5 - 322 a.C.) invece, possedeva delle buone conoscenze in campo medico. Suo padre, infatti,
apparteneva alla corporazione degli Ascelpiadi concludendo la sua carriera come medico di corte di Aminta II, re di
Come Platone anche Aristotele credeva fortemente sul fatto che i principi della medicina dovessero essere riscontrati da
quelli della filosofia, ma con un atteggiamento più empirico rispetto al suo maestro. Un passo in avanti venne fatto da
Aristotele identificando il cuore come l’organo dal quale si diparte la circolazione del sangue + interesse tra uomo e
natura che, come per la tradizione ippocratica, la natura viene considerata il fondamento di ogni corretta terapia.
ESAMI DI FECONDITA O STERILITA: “[…] se volete sapere se una donna concepirà, datele da bere a digiuno del burro
e del latte di una donna che allatta un bambino; se la donna ha dei rutti concepirà, se no, non concepirà. Altro: applicare
a mo’ di pessario un po’ di olio di mandorle amare su lana arrotolata, all’interno della vagina, e poi al mattino verificare se
il prodotto emana un odore dalla bocca. Se emana un odore concepirà, se no, non concepirà.”
La medicina razionale greca conosce il suo pieno sviluppo ad Alessandria d’Egitto, la città fondata da Alessandro Magno
sulla costa del Mediterraneo nel 331 a.C. ove l’ambiente cosmopolita offrì ai medici emigranti la possibilità di condurre in
Prima di recarsi ad Alessandria, Erofilo aveva studiato con Prassagora di Coo le cui pionieristiche intuizioni anticiparono
alcune scoperte del grande alessandrino. Era arrivato molto vicino alla scoperta del sistema nervoso e pervenne alla
distinzione tra arterie e vene, attribuendo la pulsazione alle sole arterie e assegnò al polso una funzione importante nella
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Le ricerche anatomiche di Erofilo e Erasistrato ebbero come esito le sensazionali scoperte compiute ad Alessandria nel
corso del III secolo a.C. Alla base di queste scoperte c’era il ricorso sistematico alla dissezione degli animali, già
praticata al Liceo da Aristotele, e soprattutto a quella legata ai cadaveri legata all’uso rituale egiziano della loro
imbalsamazione (sembra accertato anche il ricorso alla vivisezione) = metodo che scomparve subito dopo la morte dei
Grazie agli studi del cervello, Erofilo, pervenne alla distinzione tra cervello e cervelletto, dove aveva sede, secondo lui, il
principio regolatore del corpo umano, e dimostrò l’origine e la direzione dei nervi in partenza dal cervello e dal midollo
spinale. Dopo aver scoperto la funzione dei nervi pervenne alla distinzione tra nervi sensitivi e motori e riuscì a
individuare i nervi ottici che vanno dal cervello all’occhio + teorie sulla pulsazione.
Erasistrato conseguì ulteriori risultati nelle ricerche anatomiche e fisiologiche, grazie alla pratica della dissezione dei
cadaveri ed anche alla vivisezione. Le sue opinioni sull’impotenza e sulla struttura del cuore sembrano segnare un
progresso rispetto a Erofilo, a lui si deve la scoperta delle funzioni coordinate delle quattro valvole del cuore. + dimostra
che è il cuore a causare il battito del polso, agendo come una sorta di pompa, avvicinandosi così a quella che è oggi
considerata la verità scientifica. Dal punto di vista clinico adottò il criterio della prevenzione, rigettando metodi di cura
drastici come la flebotomia; secondo lui un regime alimentare idoneo è superiore a qualsiasi terapia d’urto. La sua
Tra i meriti di Erofilo si deve ricordare il suo contributo allo sviluppo di una specifica terminologia medica che non
Alla formazione di una lingua tecnica medica contribuì dunque, nel panorama generale dello sviluppo culturale e
scientifico in Alessandria, l’opera di esegeti e lessicografi svolta dai medici erofilei e poi proseguita intensamente dagli
esponenti della scuola empirica. È interessante segnalare, l’innovazione di carattere scientifico, testuale e bibliologico
introdotto da Apollonio di Cizio. Le novità che introduce sono le illustrazioni che accompagnano i passi estratti da
Ippocrate, offrendo un esempio concreto di una rinnovata concezione del libro tecnico in cui il testo è spiegato
NOMENCLATURA =
il modo più facile è che il nome derivasse dalla parte del corpo interessata;
il nome poteva derivare dal modo in cui l’affezione si presentava, dal suo aspetto esteriore.
I nomi di malattia che compaiono nel Corpus Hippocraticum sono numerosi e alcuni di essi si ritrovano e utilizzano
Le scuole mediche
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Gli Empirici sono la prima scuola che compare ad Alessandria. Si tratta di un fenomeno nuovo rispetto al passato poiché
le scuole precedenti, erano iniziate come denominazioni locali di medici che avevano tradizioni comuni sia di dottrina che
di terapia.
Rappresentano il primo esempio di setta medica. Si opponevano all’eccesso di teoria che ritenevano dominasse in
Alessandria. Sulla base di un’impossibilità di una conoscenza assoluta nel campo della medicina, essi rifiutavano la
fisiologia sistematica che comprende anche quanto non direttamente accessibile attraverso i sensi; pertanto, nell’esame
delle malattie essi si basavano solamente su quanto potessero analizzare e vedere direttamente.
L’arte medica si fonda dunque sull’esperienza personale costituita dall’accumulo delle esperienze particolari, sulla
Il primo e forse il solo manuale sistematico di medicina che ci sia prevenuto dall’antichità, scritto intorno al 30 d.C., è
La sua opera “Medicina” in otto libri faceva parte di un’enciclopedia generale dei saperi che intendeva rivolgersi a un
pubblico eterogeneo di persone ricche e interessate anche all’agricoltura e alle cose militari. Essa rappresenta un
compendio di tutto il sapere medico del tempo, dalla dietetica alla farmacologia alla chirurgia.
Una parte storiografica è riservata all’origine e allo sviluppo della medicina fino alla nascita delle scuole mediche delle
quali illustra le posizioni e il dibattito interno. Il corpo dell’opera è poi dedicato al regime, di cui descrive i principi e le
Le conoscenze anatomiche e fisiologiche messe in luce nel manuale di Celso sono funzionali agli scopi terapeutici. Il
metodo di trattazione consiste nel passare da argomenti più generali ad altri più specifici, per lo più ispirati alla varietà
degli individui e dei fattori ambientali. La composizione risulta perciò articolata in sezioni e sottosezioni: così per ogni
malattia ci sono i segni più generali, quelli specifici dei diversi tipi di malattie, quelli che indicano aggravamento o
miglioramento; inoltre, ci sono le concomitanze delle stagioni e delle costituzioni individuali dei pazienti. Ogni quadro è
seguito dalla descrizione delle terapie, anch’esse suddivise in classi di intervento generali e specifici.
Galeno
Nessun medico nel mondo antico acquisì la fama e il prestigio conseguiti da Galeno nella seconda metà del II secolo
d.C., destinati a rimanere ineguali nella cultura occidentale e araba sino al Rinascimento.
Galeno era nato a Pergamo, in Asia Minore, nel 129 o 130 d.C. Suo padre Nico era un architetto che si era distinto nella
progettazione di alcuni edifici importanti della sua città. Un sogno lo indusse ad avviare il figlio allo studio della medicina
e della filosofia. Galeno menziona come suo primo insegnante di medicina un certo Satiro, professore a Pergamo. La
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svolta nella sua carriera fu determinata dal suo arrivo a Roma nel 162. Qui il filosofo peripatetico Eudemo lo presentò a
Flavio Boeto, un personaggio di rango consolare di origine siriaca. Galeno aveva curato la moglie e il figlio di Boeto e,
quando questi partì per assumere il governo della provincia di Siria-Palestina, gli chiese alcuni suoi scritti utili da
consultare.
Nello stesso periodo in cui Galeno costruiva la sua fama e la medicina razionale conosceva il suo apice, si assiste alla
rinnovata fortuna del culto di Asclepio e della medicina religiosa, che punta alla terapia della psiche.
Fu probabilmente grazie al sostegno di Boeto che Galeno poté presentare in pubblico una serie di dimostrazioni
anatomiche che proseguirono forse per ben tre anni meritando l’attenzione di personalità eminenti. Grazie alle sue
capacità e alle sue relazioni Galeno entra in contatto con i circoli più influenti di Roma. Tuttavia, le sue denunce del
comportamento di alcuni colleghi, che giudicava scorretto o, comunque, meno rigoroso del suo, gli guadagnarono una
La produttività di Galeno è prodigiosa: da una stima attendibile i 20 volumi che raccolgono gli scritti giunti sino a noi,
secondo l’edizione moderna stampata a Lipsia nel 1821 e 1833, rappresentano forse solo un terzo di quanto da lui
effettivamente scritto. Tra i meriti che gli vengono riconosciuti c’è quello di aver collocato la medicina in un contesto
culturale e sociale.
Nel suo sistema rimane fondamentale la teoria dei “quattro umori” come componenti del corpo. Galeno comprese
l’esistenza di cause come elementi scatenanti delle malattie, prescrisse regimi terapeutici idonei ma anche molte
medicine, sempre nel rispetto del benessere del malato. La sua anatomia fu basata sullo studio degli animali, in quanto
la dissezione umana era illegale. Nella fisiologia riconobbe il principio vitale dello “pneuma” come fattore determinante
Per comprendere la sua fama basti pensare che durante il Medioevo, l’Umanesimo e il Rinascimento sfruttarono il suo
nome per mettere in circolazione una serie di trattati estratti dall’opera originale creando una consistente produzione di
Con Galeno si chiude la grande stagione della medicina antica. Ma i nomi non smettono di essere presenti.
Allo stesso genere di trattazioni enciclopediche che rappresentano una sintesi della medicina precedente e, a volte
anche costituite sulla base di fonti attendibili e antiche, appartengono i 16 “Libri di medicina” di Ezio di Amida, che aveva
studiato ad Alessandria agli inizi del VI secolo. La sua produzione consiste per lo più nel collezionare estratti selezionati
da Dioscoride e da Galeno.
I primi libri sono dedicati alla raccolta delle droghe e dei rimedi semplici. A questa parte seguono i libri contenenti sezioni
diagnostiche e terapeutiche, suddivise per generi di malattie e di rimedi, con riferimenti precisi ed espliciti alla tradizione
precedente. Due trattazioni piuttosto originali sono riservate ad oftalmologia (oculistica) e ginecologia.
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CAPITOLO 3: MALATI E MALATTIE
Nel processo di concettualizzazione delle malattie nel mondo antico, e quindi nella loro classificazione, ebbero un ruolo
importante l’area geografica e l’habitat naturale. Per cui le teorie nosologiche e diagnostiche elaborate dai medici furono
Tra le acquisizioni della medicina ippocratica c’è la considerazione della componente climatica nell’insorgere delle
malattie, come naturale conseguenza della concezione della malattia come squilibrio prodotto da cause esterne ed
interne, e del corpo umano come insieme di fluidi. La componente climatica è valorizzata perché si tende a stabilire una
relazione tra condizioni ambientali e malattie, ponendo attenzione alla ricorrenza di determinati morbi in ambienti
compatibili.
Per Ippocrate i repentini cambiamenti climatici, come l’esposizione al sole o al fuoco, con il successivo raffreddamento,
sono le cause scatenanti degli attacchi epilettici. Un ruolo centrale è assegnato al cambiamento dei venti; in particolare si
ritiene che l’effetto liquefacente delle sostanze liquide del cervello sia provocato dal malefico vento del Sud. Di
conseguenza nelle zone esposte a questi venti, caldi e umidi, prevalgono le malattie umide e flegmatiche (diarrea), nei
luoghi invece esposti ai venti freddi e secchi del Nord dominano le malattie secche e biliose (pleurite, polmonite).
Esemplare è il caso delle afte descritte dai medici antichi come ulcerazioni biancastre, infiammate e superficiali, che si
producevano nelle parti molli della bocca, soprattutto dei neonati; la loro insorgenza veniva attribuita al latte non buono o
alla malnutrizione.
Anche il ciclo patologico era condizionato dalle stagioni, per cui tutte le malattie che insorgono in inverno devono
fermarsi con l’estate. Il medico, deve aver presente, quando si oppone alle malattie, che ciascuna di esse domina nel
Si potrebbe facilmente affermare che la meteoropatologia, la scienza che studia i rapporti tra patologie umane e i
fenomeni meteorologici, nasce con Ippocrate. Non solo le stagioni, infatti, ma anche i movimenti celesti, il sorgere e il
tramontare degli astri, potevano influire sulla salute e sulla malattia = il medico doveva avere anche una certa
competenza dei fatti meteorologici, perché per gran parte l’astrologia contribuisce alla medicina (Ippocrate).
Già al tempo di Ippocrate il panorama delle malattie conosciute si presentava assai vasto. Il medico ippocratico deve
confrontarsi con una grande quantità di affermazioni che tenta di organizzare secondo criteri diversi, tenendo conto del
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bagaglio speculativo del suo tempo. Le riflessioni sulla natura elaborate dai primi filosofi meritarono l’interesse dei medici
ippocratici.
Nella costruzione di una teoria patologica complessa rientravano non solo le modificazioni della salute dovute ai luoghi e
al clima, ma anche quelle che dipendono dalla natura del malato, in qualche modo congenite, e dall’età = il medico è
consapevole, per esempio, che nelle persone anziane si manifestano difficoltà respiratorie di vario genere, e che
Un’altra classificazione importante riguarda le malattie individuali e quelle generali, cioè che colpiscono un gran numero
d’individui allo stesso tempo. Le febbri, ad esempio, venivano classificate come delle vere e proprie malattie distinguibile
in base alla loro frequenza: la classificazione fondamentale riguardava la febbre continua, quella quotidiana, la terzana e
la quatrana.
Uno strumento diagnostico del tutto nuovo basato sulla nozione del polso arterioso fu acquisito dai medici del periodo
ellenistico e mantenuto in seguito = consisteva nel misurare la frequenza del polso per rivelare il battito normale e di
Una certa importanza è rivestita anche dal contesto sociale in cui si svolgeva la professione medica. Per il medico
itinerante protagonista delle opere ippocratiche la tecnica prognostica aveva una chiara finalità pratica, offrendo un
riscontro immediato per verificare la competenza del medico. Data la precarietà delle sue conoscenze, la prognosi gli
consentiva di distinguere in modo efficace le realtà patologiche all’interno della casistica e di orientarsi sulla base del
ripetersi di determinate tipologie di malanni. Un metodo di questo tipo aveva lo scopo di porre il medico nelle condizioni
di formarsi un’opinione e, quindi, di formulare delle previsioni sul decorso della malattia tenendo conto della storia clinica
del paziente.
E’ caratteristico della fisiologia ippocratica, in cui è assente la nozione stessa di organo a causa della mancanza di
conoscenze anatomiche sistematiche, lo sviluppo di un concetto fluido del corpo. La salute è considerata come una
situazione di equilibrio, di contemperamento positivo dei liquidi. La diversa individuazione dei fluidi corporei determinò
una serie di controversie dottrinali. Tuttavia, la TEORIA UMORALE che finì per diventare canonica è quella che ne
A causa del flusso di umore all’interno o all’esterno del corpo si crea una condizione di vuoto o di eccesso che determina
dolore e malattia. Viceversa, la salute, definita positivamente, è la mescolanza equilibrata degli elementi che
costituiscono il corpo. Il movimento dei flussi all’origine del fenomeno patologico parte di regola dalla testa.
Fondamentale per la canonizzazione della teoria umorale è lo schema quaternario elaborato dall’anonimo autore di un
trattato che risale alla metà del IV secolo a.C., noto con il titolo di “Natura dell’uomo”. In quest’opera il sistema umorale
fornisce il quadro di riferimento a una serie complessa di relazioni e corrispondenze che è alla base di una vera e propria
antropologia medica. In tale sistema, in cui si tendono ad inglobare e a spiegare il maggior numero di problemi,
l’individuazione di un sintomo consente valutazioni di carattere eziologico e patologico e le conseguenti decisioni a livello
terapeutico.
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Galeno accolse la teoria di Ippocrate dei quattro umori fondamentali, che tentò di collegare ai quattro maggiori elementi e
alle quattro qualità sensoriali: caldo, freddo, umido e secco. Il corpo era costituito dall’unione di qualità e di elementi, e il
buon funzionamento delle singole parti e degli organi dipendeva dall’ottimale combinazione di elementi e di facoltà, che
La teoria umorale nella sua sistemazione definitiva realizzata da Galeno giunge con poche varianti sino all’età moderna.
Il concetto di malattia epidemica nel mondo antico è ben diverso da quello moderno: al tempo di Ippocrate “epidemia” e
“epidemico” designano, in contrasto con le malattie individuali, quelle patologie che affliggono un gran numero di
individui in un determinato luogo e tempo. Ma da questa concezione è esclusa l’idea della trasmissione della malattia da
un soggetto all’altro: il contagio che invece caratterizza l’accezione moderna della parola “epidemia” nel linguaggio
Una famosa descrizione ippocratica di un fatto epidemico è la cosiddetta “tosse di Perinto”, una importante località
portuale della Tracia. Questa tosse, che ebbe una diffusione “epidemica” e che viene diversamente identificata dagli
interpreti moderni, esordì alla fine di dicembre dopo un autunno lungo e denso di stranezze climatiche. Alcune di queste
tossi durano poco, altre più a lungo e ad alcune di queste seguono casi di peripneumonie. In parte diversi medici la
riconobbero come una sindrome influenzale e altri in segni d’infezione = nessuno come una pestilenza ma come una
La prima tappa di un buon regime consisteva nell’adottare l’alimentazione alla natura umana attraverso un’accurata
cucina, che comprendeva cottura e miscelazione degli alimenti. Per prescrivere al malato un regime alimentare il medico
deve conoscere la proprietà degli alimenti solidi e liquidi, e il lungo trattato ippocratico intitolato “Regime” contenente una
grande quantità di informazioni su alimentazione e cucina nella Grecia classica. L’orzo in particolare è il cereale che sta
alla base del regime consigliato ai malati da Ippocrate, soprattutto nella forma della tisana d’orzo (adatto ai malati di
malattie acute).
Il procedimento normale era quello di mantenere libero l’apparato digerente e i malati più deboli dovevano astenersi dai
cibi solidi, e limitarsi alle bevande, per lo più acqua, vino ma anche mellicrate (miele mescolato con altro liquido). Il vino è
in genere efficace in quanto astringente, ma è opportuno passare dal vino rosso a quello bianco nel caso che il primo non
faccia bene.
Gli esercizi fisici potevano consistere in passeggiate, corse, ed erano accompagnati da frizioni e massaggi. Anche i
bagni praticati al malato mediante aspersione del corpo, fanno parte del bagaglio terapeutico ippocratico ed hanno lo
scopo di umidificare il corpo (particolarmente frequenti sono i bagni di vapore che fanno sudare il corpo).
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L’intervento medico classico consisteva nel tagliare e bruciare. Lo strumento chirurgico (il ferro) serviva per il salasso,
con il quale si eliminava il male espellendo i liquidi impuri = lo si praticava soprattutto nel braccio, alla piega del gomito,
alla caviglia, nella regione sublinguale e alla testa. Il ricorso al fuoco (bruciatura), con la quale si procedeva all’intervento
drastico del cauterizzare, era considerato un rimedio estremo per sbarrare il cammino del male.
La somministrazione dei rimedi aveva soprattutto lo scopo di evacuare le cavità del corpo: si trattava di eliminare
Alcuni studiosi moderni, inoltre, hanno riconosciuto nell’ipocondria un disturbo psichico causato dall’ansia per la salute.
4.1 Anatomia
Le concezioni antiche che costituiscono quel ramo della medicina oggi noto come “anatomia” si svilupparono grazie agli
esperimenti di dissezione compiuti sugli animali da Aristotele in poi e solo in età ellenistica anche sui cadaveri umani.
L’antica tecnica consisteva nell’esplorare le parti interne dei corpi mediante un preciso metodo scientifico individuato
dall’atto di tagliare in mezzo, sezionare. Più che di una disciplina specializzata l’anatomia per gli antichi era un insieme di
sperimentazione e di conoscenza che conobbe fasi di grande progresso ed altre di notevole sistematizzazione della
materia.
I medici ippocratici non praticando la dissezione, possedevano conoscenze limitate delle strutture interne del corpo
umano, ad eccezione delle ossa dello scheletro. La posizione dell’utero femminile non era invece ben chiara in quanto
confondevano nervi e tendini, ma conoscevano dei condotti fibrosi adibiti al trasporto di sangue, senza distinguere quasi
mai le vene dalle arterie; perciò, nella medicina di Ippocrate si è soliti parlare di un sistema di vasi che potevano
Dopo l’esperienza di Diocle di Caristo, che fu autore di un’opera anatomica completa, la vera e propria esplosione di
conoscenze anatomiche si ebbe con i medici alessandrini Erofilo, Erasistrato ed Eudemo, che praticarono la dissezione
dei cadaveri e composero trattati di anatomia descrittiva. Essi furono in grado di fornire descrizioni piuttosto accurate di
alcuni organi principali e delle relative membrane, vene e arterie, muscoli e nervi. La vivisezione veniva effettuata sui
criminali forniti dalle carceri da re Tolomeo. Osservarono che quando questi ancora respiravano la collocazione (che
prima dalla natura era nascosta) di questi organi, il colore, la forma, la misura, la disposizione, la durezza, … venivano
compresi e visti. Non era dunque crudele, secondo le persone del tempo, sacrificare dei criminali (e di questi un numero
limitato) per cercare mezzi per guarire intere popolazioni oneste negli anni avvenire.
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La via verso la guarigione ha tre protagonisti in quello che si usa definire “il triangolo ippocratico”: il malato, il medico e la
malattia. Da una parte è decisiva l’esperienza personale del medico per una corretta definizione della terapia, dall’altra si
tiene conto della difficoltà che il malato incontra nell’enunciare i caratteri della sua malattia. Nel rapporto tra medico e
malato la tecnica ippocratica raccomanda di non tormentare inutilmente i malati, di essere compiacenti nel concedere ciò
che è piacevole e gradito al malato, in quanto come dirà anche Galeno, questo servirà per rendere il paziente
Altro aspetto caratteristico è da parte del medico rifiutare sospetti di ciarlataneria, arrivismo e avidità: il medico deve
essere di costumi irreprensibili, dotato di seria autorevolezza e di umanità al tempo stesso, evitando di apparire petulante
o troppo alla mano. I comportamenti scorretti sono giudicati volgari e controproducenti in quanto confondono il buon
Nel mondo romano si apprezza moltissimo il medico che si applica sempre con maggiore consapevolezza e
compassione verso chi soffre. Il medico ideale è quello che agisce con efficacia in tutti e tre gli ambienti dell’area medica
(dietetica, farmacologia e chirurgia), pur ispirandosi alla prudenza, non sottraendosi però ai rimedi estremi.
È peraltro fuori luogo ritenere la letteratura specialistica non idonea della medicina popolare. La professione medica a
Roma era aperta, oltre che ai discussi professionisti provenienti dalla Grecia e dall’Oriente, anche ai mestieranti e a
personaggi sinistri che non esitavano ad aggravare deliberatamente le malattie che erano chiamati a curare. La figura del
medico avvelenatore conosce una sua fortuna a livello di oratoria giudiziaria come risulta da due discorsi di Cicerone.
Il medico ideale, per Galeno, deve essere “filosofo” nel senso che, per esercitare in modo adeguato la professione, deve
essere competente nei tre grandi rami della filosofia: logica, fisica ed etica. La logica è un requisito indispensabile per
procedere secondo un metodo rigoroso; la fisica è fondamentale per la conoscenza dell’anatomia; l’etica fornisce infine
La polemica di Galeno verso i cattivi medici non è diretta solo contro specifiche deficienze nelle capacità cliniche o
terapeutiche, quanto contro la mancanza di un quadro di riferimento culturale. Questo è vero soprattutto per quelle sette
che negavano la possibilità di poter prevenire a una qualsiasi conoscenza sicura della natura delle cause limitandosi ai
fenomeni osservabili.
Le meraviglie del corpo umano richiedono che la loro realizzazione sia stata prodotta da una qualche forma di entità
divina (chiamata natura), ma esse non forniscono alcuna informazione oltre a quella del potere e della provvidenzialità di
questo creatore. In questo il pensiero di Galeno si avvicina così, malgrado qualche differenza non secondaria, alla
Nella professionalità del medico antico ad un’altra coscienza dei propri doveri e dei propri errori corrispondeva altrettanta
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Spesso ritratto come ignorante dei propri malanni, timoroso e angosciato, il paziente non collabora, trascura le
prescrizioni ricevute e il regime salutare, mettendo a rischio non solo la propria vita ma anche la reputazione del medico
curante.
Per conto, i medici non risparmiano recriminazione o rimproveri nel caso che il malato non abbia pazienza nel seguire le
terapie, oppure una volta scomparsa la sofferenza dimentichi tutte le prescrizioni ricevute fino ad incorrere in una
ricaduta.
Nella dialettica medico-malato circa le regole da rispettare durante la cura, le costanti lamentele del medico scrupoloso
riguardano sia la questione del ricorso a terapie non avallate dalla scienza medica, sia l’inosservanza da parte del
soggetto sottoposto a terapia delle norme prescritte per tutto il tempo necessario. In sostanza il malato è ragionevole e
Diverso è il rapporto tra medico-malato quando il secondo si tratta di una donna in quanto questa possiede una
consapevolezza del suo corpo e dei segni delle proprie malattie collaborando necessariamente alla costituzione del
quadro clinico.
La negligenza del paziente, comunque, è aspramente censurata dai professionisti dell’età romana, tanto più quando il
comportamento credulone o pusillanime si presenta ad essere sfruttato dai soliti medici disonesti che confondono
L’avvento del cristianesimo segna un accresciuto interesse per la figura del malato. Nella mentalità cristiana i tre soggetti
sopra citati, sono equiparati in una sorta di equazione che non è solo metaforica:
Un malato che non si rende conto della sua condizione è paragonato a un peccatore ostinato che rifiuta la via della
salvezza. Il motivo del Cristo-medico è tipico della letteratura di S. Gerolamo che arriva a definirlo come “quasi un
Ippocrate spirituale”.
In una scala gerarchica delle discipline la medicina occupa per i cristiani una posizione intermedia tra la filosofia e la
teologia. A livello generale risulta che gli autori cristiani trattano di medicina in modo diffuso soprattutto in opere
+ si creano nuove strutture che prendono il nome odierno di ospedali e che venivano differenziati per il tipo di cura che
all’interno si voleva cercare di ospitare (ospedale, ospizio per stranieri, ospizio dei poveri, lebbrosario).
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