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Erbe medicinali nel mondo

Sud America
La medicina erboristica rientra in una più ampia lotta per la sopravvivenza delle
popolazioni indigene del Sud America. Con la scoperta delle grandi foreste
pluviali, si stanno perdendo migliaia di specie di piante tra le quali alcune di
assoluto interesse dal punto di vista medicinale.
Fin dalla conquista spagnola agli inizi del XVI secolo, gli scrittori europei hanno
sottolineato l'enorme varietà di piante medicinali usate dagli indigeni. La più
importante di queste era la China (Chinchona), un tradizionale rimedio andino per
la febbre, che gli spagnoli scoprirono per la prima volta nel 1630 circa. Il Chinino
prodotto da questa pianta divenne il più efficace trattamento per la malaria nei
successivi 300 anni ed è ancora oggi usato come tonico, amaro e rilassante
muscolare.

Tra le altre piante importanti originarie del Sud America ci sono la patata (Solanum
tuberosum), coltivata in più di 60 differenti varietà dagli Inca ed i cui usi erano
vastissimi (in particolare come cataplasma per i disordini cutanei) e l'Ipecacuana
(Cephaleis ipecacuanha), ora usata in prodotti da banco per la tosse; usata dalle
popolazioni indigene brasiliane per trattare la dissenteria amebica. Il Mate (Ilex
paraguariensis), che cresce nelle regioni occidentali del continente, viene usato in una
bevanda stimolante preparata per essere bevuta come il tè. Il Mate è diventato così
popolare da essere ora coltivato anche in Spagna ed in Portogallo.

Fin dal 1950 alcuni specialisti etnobotanici hanno vissuto con le comunità
indigene, soprattutto quelle della regione amazzonica, dove diverse tribù hanno
una tradizione erboristica molto sviluppata. Il loro lavoro ha determinato una ricca
conoscenza della specie amazzoniche. La Condrodendro (Chondrodendron
tomentosum), una pianta rampicante della foresta pluviale, per esempio, produce il
veleno curaro usato nella caccia o come farmaco per trattare la ritenzione di liquidi,
le contusioni e la pazzia. La tradizione erboristica di molte tribù indigene,
purtroppo, è ora tristemente minacciata dalla scomparsa della foresta pluviale.

India
In India e nelle regioni vicine l'Ayurveda rappresenta la tradizione erboristica
dominante. E' il sistema di guarigione più antico del mondo e precede addirittura
quello cinese. Oggi è attivamente promossa dal governo come valida alternativa
alla medicina convenzionale. Il nome Ayurveda deriva da due parole indiane: "ayur"
che significa vita e "veda" che significa conoscenza o scienza. E' un modo di vita
che comprende la scienza, la religione e la filosofia, che favorisce il ben essere, che
protrae la longevità e che permette la realizzazione delle proprie aspirazioni. Essa
si pone lo scopo di realizzare l'unione della salute fisica, emotiva e spirituale, nota

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come "swasthya". Questo stato di grazia permette alla persona di entrare in
relazione armonica con la consapevolezza cosmica.

L'Ayurveda è nata più di 5000 anni fa nelle lontane regioni dell'Himalaya, dalla
profonda saggezza dei "Rishis", profeti illuminati spiritualmente. La loro saggezza
era trasmessa oralmente da maestro a discepolo e poi scritta in poesia in lingua
sanscrita (Veda). Questi scritti, che risalgono approssimativamente al 1500 a.C.,
hanno trasmesso la saggezza storica, religiosa, filosofica e medica che è poi entrata
a far parte delle basi della cultura indiana. I più importanti sono il "Rig Veda" e
l'"Atharva Veda".

Nell'800 a.C. circa, sorse la prima scuola medica ayurvedica ad opera di Purnavasu
Atreya, che codificò la conoscenza medica in trattati che avrebbero poi influenzato
Charaka, uno studioso che visse ed insegnò nel 700 a.C. I suoi scritti, i " Charaka
Samhita" descrivono 1500 piante, identificandone 350 come valide medicine.
Questo importante testo di riferimento è consultato ancora oggi da chi pratica
l'Ayurveda, così come lo è il secondo lavoro importante, il "Susruta Samhita", scritto
un secolo dopo e considerato la base della moderna chirurgia.

Nord America
La medicina erboristica è comunemente praticata nelle aree rurali dell'America
Centrale, specialmente in Guatemala ed in Messico. Nella tradizione messicana, la
perdita dell'"equilibrio" fra elementi caldi e freddi del corpo è ritenuta la principale
causa di malattia e l'arte del guaritore è proprio quella di ristabilire questo
equilibrio. La medicina erboristica messicana non è una tradizione statica, ma si è
evoluta attraverso una miscela di influenze Azteche, Maya e Spagnole. Molto prima
che Hernando Cortez ed i suoi conquistatori sbarcassero nel 1519, le culture Maya
e Azteca avevano una sviluppata conoscenza delle medicine a base di piante.

Il "Manoscritto Badiano", primo libro


americano di erboristeria (scritto da un Azteco,
Martin de la Cruz, nel 1552), elenca gli usi
medicinali di 251 specie messicane. Queste
includono la Damiana (Turnera diffusa),
considerata dai Maya come un afrodisiaco e il
Prosopis (Prosopis juliflora), usato dagli Aztechi
come lozione per gli occhi. Entrambe le specie
sono ancora impiegate in medicina accanto alle
erbe europee come il Pulegio (Mentha pulegium)
ed il Timo (Thymus vulgaris). Si ritiene che circa
il 65% delle piante impiegate dagli erboristi
messicani siano originarie dell'Europa.

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Negli altri Paesi del Centro America, si è incoraggiato l'uso della medicina
erboristica come prima cura per le malattie. I progetti sanitari della Repubblica
Dominicana e del Nicaragua, per esempio, stanno insegnando alle donne come
impiegare le erbe locali, mentre i medici a Cuba incrementano la prescrizione delle
erbe medicinali per compensare la carenza di medicine convenzionali.

Nei Caraibi la medicina erboristica nazionale rimane popolare. Sono ad esempio


utilizzate erbe quali il Cymbopogon (Cymbopogon citratus), impiegato per curare le
febbri e la Carantia (Momordica charantia), una pianta rampicante che è apprezzata
come "cura universale" da molti isolani. Si è dimostrato che la Carantia possiede
capacità ipoglicemizzanti e aiuta nella cura del diabete, una malattia comune tra gli
Afro-caraibici.

I costumi medici e religiosi variano in ogni isola dei Caraibi, ma su molti di essi si
riflettono le tradizioni africane degli schiavi, specialmente quelle del popolo
Yoruba, originario dell'Africa occidentale. Costoro continuarono le pratiche delle
loro terre. In alcune di queste tradizioni, le erbe sono valutate sia per il loro potere
magico che per le loro proprietà medicinali. Il tabacco (Nicotiana tabacum), per
esempio, è impiegato per la divinazione in molte colture americane, fra cui le
religioni rituali di Santeria e Voodoo, al pari di altre erbe, fra le quali l'Aglio
(Allium sativum)ed il Peperoncino di Caienna (Capsicum frutescens).

Australia
La maggior parte della conoscenza erboristica degli aborigeni australiani si è
persa dopo l'arrivo degli europei. Gli elementi principali dell'erboristeria australiana
derivano dall'Occidente, dalla Cina e, in maggior misura, da altre Nazioni della
costa del Pacifico. La culla della più antica cultura sulla terra, l'Australia, è anche la
sede di un'antica tradizione erboristica. Gli Aborigeni, che si ritiene si siano stabiliti
in Australia più di 60000 anni fa, svilupparono una visione empiricamente
sofisticata delle piante, molte delle quali, come l'Eucalipto (Eucalyptus globulus),
sono presenti solo in Australia. Benché la maggior parte di questa conoscenza si sia
persa con i suoi custodi, ora si sta risvegliando l'interesse per l'erboristica indigena.
Gli Aborigeni probabilmente avevano una salute più forte dei primi coloni europei.
Avevano idee sulla salute e sulla malattia sulle quali svolgeva un ruolo importante
l'influenza del mondo spirituale. In comune con le altre società che praticavano la
caccia e l'agricoltura, gli Aborigeni dedicavano molto tempo ai rituali, che
rafforzavano il senso del rango e lo scopo della vita di ogni individuo. Essi diedero
vita ad un complesso intreccio di cultura e medicina.

L'influsso degli europei nel XVIII secolo fu disastroso per gli Aborigeni. I coloni
infatti sfruttarono e cacciarono la popolazione indigena che fu decimata anche da
malattie infettive occidentali arrivate con gli invasori. Non solo gli europei non
capirono i valori delle tradizioni del luogo, ma la maggior parte della tradizione
erboristica trasmessa oralmente venne persa a causa della morte degli anziani e la

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dispersione dei gruppi tribali.
Malgrado ciò, alcune nozioni della medicina Aborigena sono giunte sino a noi. Le
erbe aromatiche come l'Eucalipto erano spesso schiacciate ed inalate per trattare
molte comuni malattie, tra le quali le affezioni alle vie respiratorie e l'influenza.
Senza la tecnologia metallurgica, l'acqua non poteva venir bollita ed i decotti
venivano preparati riscaldando l'acqua con pietre calde. E' noto che le eruzioni
cutanee, come i foruncoli e la scabbia, erano comuni e venivano curate con
l'Acacia (Acacia). Nel Queensland, la Alstonia (Alstonia) detta anche Chinino
australiano, era utilizzata per curare le febbri.

Africa
In Africa esiste una varietà di tradizioni erboristiche più grande che in qualsiasi
altro continente. Durante il periodo coloniale, le pratiche erboristiche locali furono
represse ma oggi i medici convenzionali lavorano spesso in stretta collaborazione
con i guaritori tradizionali. L'uso terapeutico delle piante medicinali in Africa nasce
nella notte dei tempi. Gli antichi scritti egiziani confermano che le medicine
erboristiche sono usate in Nord Africa da millenni.

Il papiro di Ebers (1500 a.C.), uno dei più antichi testi medici disponibili, include
più di 870 prescrizioni e formule, 700 erbe mediche fra cui la Genziana (Gentiana
lutea), l'Aloe (Aloe vera) ed il Papavero (Papaver Somniferum) e copre disturbi che
vanno dai dolori del torace al morso di coccodrillo. L'arte medicinale che emerge
da questo e da altri testi egiziani formò il fondamento della pratica medica classica
in Grecia, a Roma e nel mondo Arabo. Le medicine erboristiche sono commerciate
fra il Medio Oriente, l'India e l'Africa Nord Orientale da almeno 3000 anni.

Le erbe ampiamente utilizzate nel Medio Oriente, come la Mirra (Commiphora


molmol), per esempio, originariamente provenivano dalla Somalia e dal Corno d'
Africa.

Dal V al XII secolo, i medici arabi erano all'avanguardia nella scienza medica e nel
VIII secolo la diffusione della cultura araba nel Nord Africa ebbe sulla medicina
locale un'influenza che dura ancora oggi. Alla metà del XIII secolo il botanico Ibn
El Beitar pubblicò "Materia Medica", un testo che incrementò la gamma di
piante medicinali di uso comune in Nord Africa.

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Il testo originale è pubblicato su
http://www.edulab.it/roma/prodotti/classeC/altre.htm

I link di rimando agli approfondimenti inseriti nel testo sono stati aggiunti da aelle.
Da visitare
Aboca Museum, dedicato alla storia della botanica e delle erbe officinali nei secoli
• Un viaggio nel mondo delle piante officinali, fra storia, medicina, alchimia

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