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STORIA DEL CORPO

CAPITOLO 1

Tra il 1980 e 1990 nacque la storia del corpo come campo di studi separato. Questa nuova attenzione per la storia del

corpo venne chiamata “svolta somatica”. Ancora prima di questa svolta corporale J. Le Goff problematizzò la cosa

dicendo che la storia degli uomini e delle donne che veniva scritta era appunto storia di uomini e donne senza corpo e

che era quindi storia di persone di idee e pensieri senza corpo. Il primo che provvide a fornire una nuova visione a questa

storia fu Porter nel 1991 in un volume di P. Buarque. Si può connettere questa enfasi nella storia culturale del corpo alle

diverse svolte che tra gli anni 80 e 90 caratterizzarono la storia come la svolta culturale e la svolta linguistica.

La svolta linguistica avviene quando ci si rense conto che il lessico utilizzato nei documenti non aveva lo stesso

significato che può avere per noi oggi; quindi, era necessaria una revisione del lessico per riuscire a capire cosa si

trovasse nei documenti scritti e cosa volessero effettivamente dire.

La svolta culturale avviene nel 1970 ma in particolare negli anni 80 e 90 quando il focus cambiò dalla ricerca nelle

scienze umane e sociali da quelle delle strutture socioeconomiche e dagli eventi della storia politica. Quindi in breve

dalla storia accompagnata dalla sociologia si passò alla storia accompagnata dall’antropologia focalizzandosi sulla vita di

tutti i giorni.

La storia del corpo si posiziona in questo campo di studi, scienze umane e sociale della vita di tutti i giorni, e lo storico

che si occupa di storia del corpo cerca di ricostruire il modo in cui le persone del passato facessero esperienza del

proprio corpo e l’autore si chiede se lo storico può approcciarsi al modo in cui le persone nel passato facevano

esperienza del proprio corpo soltanto utilizzando la rappresentazione del corpo che veniva presentata nei libri con il

linguaggio e immagini di allora e se si possono raggiungere i sentimenti intimi ed individuali.

Si chiede inoltre se gli storici possono studiare questa storia dalle dominanti prescrizioni del comportamento del corpo

che venivano imposte dall’alto o se dovessero invece tenere un punto di vista dal basso.

Esistono diverse idee e pratiche che riguardano il corpo che furono stabilite in antichità e hanno avuto un’influenza

durata a lungo nella prima età moderna e nella piena età moderna.

Partendo dai Greci, i giochi olimpici venivano visti come l’inizio del culto del copro nudo come icona del potere e alto

rango sociale. Nel XVIII secolo questa idea influenzò gli scavi archeologici e gli studiosi iniziarono a definire le statue

degli antichi greci come modelli di bellezze specialmente per quanto riguardava il corpo maschile.

Ancora più influente per la visione del corpo dall’antichità fino al XIX secolo, fu la teoria degli umori. Antichi autori come

Ippocrate e Galeno formularono idee sul funzionamento interno del corpo e rimase popolare tra medici e laici sino al XIX

secolo. La loro idea era quella che all’interno del corpo vi fossero 4 umori che erano dispersi in maniera disuguale tra le

persone: un eccesso o un deficit di uno di questi umori poteva portare alla malattia; la chiave di tutto stava quindi nel

bilanciamento. Generalmente la medicina antica era intrecciata con la filosofia naturale e non si pensava alla medicina

come il rimedio alla malattia ma la scienza medica veniva intesa come prevenzione, infatti, nella letteratura antica si

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pensava alla malattia come condizione naturale e alla salute come eccezione e quest’ultima poteva essere raggiunta

tramite una gestione accurata del proprio corpo e quindi di un regime di dieta, esercizio fisico, …(igiene).

La teoria degli umori rimase la teoria principale anche durante il Medioevo anche se vi erano altre visioni del corpo che

vennero e si aggiunsero alla teoria degli umori come, ad esempio, la nozione del corpo come un microcosmo in relazione

all’universo considerato un macrocosmo e quest’idea venne tradotta dai classici e dai testi arabi che immaginavano il

corpo umano come connesso alle stelle alle stagioni e agli elementi.

Nel tardo Medioevo invece venne riscoperta l’anatomia umana tramite vivisezione di corpi che veniva effettuati

specialmente ad Alessandria nel III secolo d.C. ma venne abbandonata anche se la studiosa C.Park ci parta di

vivisezioni fatte per motivi spirituali come, ad esempio, Chiara di Montefalco morta il 1308, suora, e le sue compagne

aprirono il loro corpo per vedere si vi fossero segni di santità.

La crescita del cristianesimo e del suo impatto nella vita delle persone influenzò la visione del copro in particolare in

relazione alla sessualità: era infatti sempre più presente che nel tardo mondo romano tra i gruppi di cristiani vi fossero

rinunce riguardo al sesso (celibato, continenza) ma una delle questioni più interessanti è che diversi studiosi hanno

sottolineato come il corpo veniva spesso visto come inseparabile dall’anima.

Riguardo ciò la tradizione cristiana vede la venerazione delle ferite di Cristo, il ruolo della vergine Maria come madre che

nutre il figlio e per questo diversi studiosi parlarono del fatto che molti religiosi medievali combinavano l’idea del corpo

non come distinto dall’anima e veniva utilizzato come mezzo per raggiungere il trascendente (comportamento di mistiche

e divine).

Altra questione che complica la semplice separazione tra corpo e anima è la morte in quanto nella teologia cristiana il

momento della morte è quello in cui corpo e anima vengono separati ma poi saranno riunite durante il Giudizio

Universale. Dall’altra parte però molte persone vedono una continuità tra la vita e la morte (come se non fosse

completamente separato dall’anima).

Allo stesso modo la dottrina della Resurrezione della carne era secondo Binum formulata per rassicurare coloro che

avevano paura del punimento dell’identità umana da processi biologici, ma in ogni caso in questa dottrina corpo e anima

non erano separate e la propria identità non era associata soltanto all’anima. Nell’alto medioevo come Binum argomenta,

vi era una maggiore confidenza nella relazione fra il corpo e la propria identità e il corpo fisico; il corpo, infatti, aveva una

grandissima attenzione durante l’eucarestia = corpo di Cristo che veniva consumato da chi si comunicava e anche il

corpo dei santi aveva una grande importanza proprio perché veniva separato e le varie parti del corpo veniva distribuite

per distribuire la santità.

L’idea del corpo in antichità, nel Medioevo e nella prima età moderna mostra una grande continuità specialmente con la

teoria degli umori che continuò nella base dell’interpretazione della salute, della malattia e delle differenze corporee, ma

allo stesso tempo ci furono nuove concezioni del corpo che vennero presentate come ad esempio Andrea Vesalio che

pubblicò sulla fabbrica del corpo umano un libro che parte da osservazioni personali dei corpi e nel quale criticava le

antiche autorità come Galeno.

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Altre importanti scoperte furono fatte da personaggi come il fisico inglese William Harvey che scopri il sistema della

circolazione del sangue dal corpo al cervello. La filosofia naturale invece teorizzò in modo diverso altre forme riguardanti

il corpo come Cartesio che ipotizzò quel dualismo tra anima e corpo e il corpo venne guardato come una macchina.

Altri storici parlarono invece del Rinascimento come una nuova cultura della dissezione, con grande attenzione da parte

di laici che si riversarono ad osservare le vivisezioni di criminali che erano stati uccisi durante diverse esecuzioni.

L’affascinazione nella dissezione in qualche modo era accentuata dall’immagine del corpo come una macchina. Una

studiosa di nome Gowing ha ricostruito la costruzione del corpo come culturale e la sua esperienza corporea nel XVII

secolo in Inghilterra. In particolare, studio come il sé sulla gravidanza e riproduzione, tutte quelle cose in cui le donne

entravano a far parte e soggette ad un controllo sociale. Matrone esaminavano il corpo delle donne in caso di stupro,

infanticidio o non consumazione del matrimonio. La castità delle donne era vitale per l’ordine sociale e quindi erano

incoraggiate ad essere sessualmente passive e a tenere i loro corpi nella sfera privata. Allo stesso tempo la teoria degli

umori invece ipotizzò che la vagina era attiva, un organo divoratore e sessualmente vorace, e le donne per concepire

avevano bisogno di un orgasmo. La storica qui citata, allude che il grande potere dell’età moderna e dei modelli dei corpi

fosse la loro flessibità.

Nel Rinascimento le credenze magiche formavano una forte sottocorrente non solo nella vita quotidiana ma anche nel

pensiero medico. Incontriamo infatti queste idee magiche riguardo a come identificare il corpo di una strega (capezzoli in

più o aree del corpo non sensibili e altro). Queste teorie magiche non erano limitate alle streghe ma si credeva che gli

assassini potessero essere riconosciuti dall’apparizione del sangue nelle loro mani come, ad esempio, si vede in

Macbeth che non può disfarsi del sangue sulle sue mani dopo aver ucciso.

Nel XIX la natura e la biologia prendono il posto della religione e dei costumi nello spiegare le differenze razziali di classe

e genere. Solo successivamente i fisici si distanzieranno dal paradigma umorale. Nel XIX secolo, tuttavia, il corpo

diventa medicalizzato e il concetto di malattia diventa sempre di più anatomico ed inoltre la teoria umorale venne messa

da parte dalla scoperta dei germi e questa portò alla sparizione della teoria dei miasmi, infatti, nel XIX secolo venne

soppiantata con un discorso sull’igiene che enfatizzava l’acqua pulita e la sanificazione e le maniere del trattamento

ebbero un nuovo luogo: già dal XVII secolo le donne sposate e le ostetriche vennero soppiantate da dottori uomini e da

ostetrici uomini che occupavano un ruolo professionale.

La medicina precedente a quella del corpo medicalizzato si concentrava soprattutto sui sintomi e spesso tra il dottore e il

paziente finiva con i due che insieme erano d’accordo sulla diagnosi e sul trattamento. Nella seconda metà del XIX

secolo invece, specialmente in Francia ci fu uno slittamento tra la medicina a casa rispetto alla medicina di ospedale.

La medicina venne basata sulla patologia e i pazienti erano trattati in ospedale; spesso erano universitari e il paziente

adesso si sottometteva all’autorità del fisico. Il paziente, quindi, diventava soggetto sottomesso al regime dell’ospedale,

quindi nella clinica inoltre, le autopsie aiutarono i medici a guadagnare una conoscenza più approfondita del corpo.

Tutto questo portò ad una medicina orientata sull’organo ed è vista dagli studiosi come una marginalizzazione della voce

del paziente.

La terza chiave di volta nella teoria medica e nella pratica prende luogo nel XIX secolo quando la psichiatria evolve in

una nuova disciplina separata: fino alla metà del XIX secolo la medicina era psicosomatica ovvero non vi erano barriere
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o non erano percepite barriere tra il dottore specializzato nel corpo e quello specializzato nella mente, e quelli che

venivano chiamati alienisti erano considerati i primi psichiatri. Il nuovo campo accademico della psichiatria era ottimistico

riguardo la futura e la cura dei pazienti mentali, e i disordini psichiatrici vennero sempre di più percepiti come disordini

della mente più che dell’anima = il cervello, quindi, ha acquisito sempre di più lo stato di organo più importante del corpo

e venne ad occupare un ruolo centrale sostituendo il concetto di anima.

Un esempio è l’idea di trauma che sempre di più venne studiato e utilizzato specialmente nei casi di studio; venne

sviluppata anche la frenologia costruita su una tradizione più vecchia che analizzava le caratteristiche facciali delle

persone. Uno dei più importanti frenologi è Ombroso con la teoria della generazione = concetto secondo il quale dal XIX

secolo le scienze sociali e biologiche si riferiscono alla deteriorazione della razza; quindi, razze inferiori che intaccano

altre razze concepite come superiori + nati criminali che possono essere anatomicamente identificati.

Gli storici hanno anche analizzato come il moderno SE fu modellato più soggettivamente; i filosofi e gli intellettuali storici

hanno tracciato una progressione: la moderna idea dell’autonomo totale e autentico individuo. Dror Varman ha discusso

che il moderno regime del SE iniziò a mettere radici intorno al 1780, quindi l’individuale moderno sé iniziò ad essere

caratterizzato da una profondità psicologica o una interiorità e visto come innato, naturale e non suscettibile di

cambiamento.

Questo nuovo senso del Se può essere anche intravisto nei ritratti che venivano dipinti. Nonostante il fatto che le origini

di questo moderno regime del Se siano poco chiare, sembra esserci generalmente un consenso verso gli storici riguardo

la novità di questo moderno Se e di questa moderna individualità.

Tuttavia, esattamente dove e quando e come si sviluppò è ancora una questione aperta. È chiaro che la moderna

identità era ed è inestricabilmente connessa il corpo come un’ardesia sopra la quale proiettare questo Se. Un’aria in cui

possiamo identificare un cambiamento sul moderno Se con l’integrità corporale è la visione culturale dello stupro delle

donne.

Poco a poco il Se delle vittime, l’individualità della vittima, è stato accentuato e questa moderna nozione di identità

individuale, è stata anche notata da studiosi della mascolinità come Moss che dimostra che il corpo dell’uomo moderno

necessita di essere modellato e disciplinato e che la mascolinità moderna si è originata nell’Europa Occidentale tra la

seconda metà del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo.

Altri storici invece hanno mostrato come nel XX secolo le donne utilizzavano la ginnastica per plasmare un corpo attivo e

sano e in questo modo costruire la loro moderna individualità all’interno di un corpo sportivo. La moderna nozione di

corpo attivo era connessa con il fitness e la salute, McDonald (studiosa) sottolinea come lo sport permise alle donne di

sviluppare una moderna identità e Se nel quale il corpo, la mente e il Se erano connessi.

L’enfasi nel plasmare il Se moderno e corporeo venne alla luce dove la taglia del corpo aveva un peso; dunque le

persone in carne non erano universalmente adorate nei periodi premoderni. Tra il 1860 e il 1920 il grasso non era più

visto come simbolo di salute ma d’immobilità e indulgenza verso sé stessi.

Nuove conoscenze nutrizionali diedero un input per vedere il corpo come un barometro dell’attività fisica. L’idea di un Se

di successo iniziò ad essere connesso con l’avere un corpo snello e la giusta taglia/peso. C.Forth parla del fatto che

nuove avversioni verso il grasso possono essere messe in relazione con denigrazioni del grasso come sporcizia. Il
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grasso in breve diventa un alieno ed invasore del corpo bianco civilizzato ed inoltre per una classe e dimensione

razziale, la nuova idea di snellezza divenne anche genderizzata rispetto al genere, vi era un’insistenza di un

autocontrollo; quindi, storici diversi guardano all’attacco del peso delle donne nel 1920 focalizzandosi nella loro fisica

fragilità come risposta alla crescita di potere delle donne nella sfera pubblica.

CAPITOLO 2

ELIAS = Il primo studioso a scrivere una storia a lungo termine delle resezioni corporee fu il sociologo tedesco Elias,

scrivendo il Processo di civilizzazione che venne pubblicato in Germania nel 1939 e tradotto in tedesco nel 1978.

L’autore traccia un cambiamento nel comportamento dell’Europa Occidentale dal Medioevo caratterizzato da espressioni

delle emozioni non trattenute e una mancanza di buone maniere e privacy fino al periodo moderno che è composto da un

comportamento del corpo ridelineato che era l’ideale.

Curialmente questi nuovi codici comportamentali vennero inizialmente imposti dallo Stato e poi vennero interiorizzati

dagli individui. Elias indica i maggiori cambiamenti della visione del corpo con la crescita del disgusto riguardo gli scarti

corporei, la sparizione dello sputare in pubblico e l’incremento dell’uso dei fazzoletti per soffiarsi il naso. Questi

cambiamenti erano parte di una nuova enfasi della privacy; questa mancanza di inibizioni, tipica del Medioevo, sparì

rapidamente nel XVII-XVIII e XIX secolo com’è visibile nell’uso di abbigliamento notturno che Elias caratterizzò oppure

come la forchetta e il fazzoletto come strumenti della civilizzazione.

Il suo focus di vergogna fu influenzato da Freud = Elias rende conto di questi cambiamenti puntando su processi

strutturali come l’acquisizione nello Stato del monopolio di violenza e la collezione di tasse. La nobiltà della corte nel XVII

e XVIII secolo divenne dipendente dal re che prescrisse diplomazia e restrizioni e a corte vi erano regole elaborate di

condotta che si svilupparono quindi un forte controllo sociale s’intensificò e il modo di parlare, la postura e l’apparenza

venivano ispezionate minuziosamente; quindi, la creazione di questi corpi civilizzati coinvolge come il sociologo Shilling

sottolinea una progressiva razionalizzazione ed individualizzazione del corpo.

La forza del lavoro di Elias riposa nella coniazione di diversi processi sociali lungo un bel periodo di tempo, e in tutti

questi processi il corpo assume una posizione centrale. L’autore, quindi, delinea la relazione tra i soggetti incarnati e si

muove oltre la semplice nozione di corpo e di incarnazione di personificazione, in questo modo dimostra come il corpo

sia socialmente costruito e allo stesso tempo un’entità naturale.

Il processo di civilizzazione per l’autore è un processo evoluzionario; quindi, che segue un’evoluzione e viene accentrata

la socializzazione crescente del corpo ai costi però di urgenze biologiche e desideri: se il corpo viene quindi disciplinato

urgenze e desideri biologici vengono soppressi. Il suo lavoro, quindi, è stato criticato dai medievalisti che invece

sottolineano come il concetto di civilizzazione può essere troppo uni differenziato e porta a sviluppi paradossali.

È stato commentato ad esempio come sembra essere un processo anonimo lasciando poco spazio per l’agire individuale

e cosciente. Inoltre, gli storici hanno criticato l’uso di Elias che ha fatto dei libri di etichetta (galateo) in quanto erano libri

che sottolineavano una maniera di comportamento da seguire ma la linea guida non veniva chiaramente presa alla

lettera.ma in generale la nozione di processo di civilizzazione è stata accettata da molti studiosi e sono stati influenzati

da questa nozione le ricerche che poi hanno fatto sono state influenzate dal lavoro di Elias. + questo processo ha avuto

impatto anche nello studio della storia delle emozioni.

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Nonostante le critiche il concetto e pensiero di Elias ha un ruolo preponderante e di rilevo nello studio della storia.

FOUCAULT = Nel suo libro Disciplinare e punire Foucault conia la nuova nozione di moderno potere di disciplina. Il libro

traccia i cambiamenti nelle pratiche di punizione dei criminali nel tardo XVIII e nel primo XIX secolo.

Foucault è preoccupato di questa nuova funzione del potere disciplinare che lavora molto sull’invisibilità e sull’esplicito

uso della potenza da politici e giudici nel primo periodo moderno. Dunque, i prigionieri disciplinano il loro comportamento

da soli, cosa che era efficiente per il controllo della prigione.

Foucault discute come questa nuova tecnologia disciplinare del potere era produttiva; i corpi diventano una forza utile

solo se allo stesso tempo un corpo produttivo e un soggetto produttivo istigato dal capitalismo questo focus nei corpi

disciplinati può essere trovato non solo nelle prigioni ma anche nelle scuole e negli ospedali.

Foucault traccia la nascita del moderno ospedale nel quale i corpi diventano oggetti scrutinati dai dottori. A livello dello

stato possiamo vedere questa nuova enfasi della classificazione dei corpi che l’autore chiamò biopolitica.

In breve per Foucault la moderna disciplina era una forma di potere fondata da differenti istituzioni sociali. La nozione di

Foucault di corpo docile che può essere soggetto usato, trasformato e incorporato è stata applicata da altri studiosi

come la filosofa femminista S.Bordo che discute come nell’epoca vittoriana i manuali di condotta e contemporaneamente

avvertivano del cibo le donne di élite e venivano avvisate contro il mangiare indulgente; in questo senso parla di corpi

docili che dovevano monitorare sé stessi e disciplinare sé stessi per raggiungere una magrezza ideale, quindi il concetto

di disciplina introdotto da Foucault è stato interpretato in diversi modi.

Molti studiosi hanno notato che il resoconto di Foucault dei corpi passivi mancava di capacità d’azione, soggettività ed

esperienza ma altri autori hanno tirato fuori il fatto che la nozione di Foucault del potere è molto più aperta che un
semplice focus e focalizzazione sull’oppressione lasciando spazio per la contestazione, specialmente nel suo lavoro più

tardo Storia della sessualità, dove torna nella nozione di tecnologie del Se lasciando maggiore spazio per la capacità

d’azione individuale.

Qui l’autore presume che il soggetto costituisce sé stesso lavorando sul proprio corpo e la propria mente ad esempio

attraverso l'autoconoscenza. Un esempio del mondo in cui gli storici hanno discusso sul concetto di disciplina e del

concetto di capacità d’azione nel campo penale comprende l’uso dei tatuaggi dei prigionieri nel tardo XIX secolo.

Un campo in cui la disciplina corporea e la sua relazione con la capacità di agire occupa una prima posizione è la storia

delle pratiche estetiche e della moda. Molti storici hanno considerato il corsetto femminile del XIX secolo come il

paradigma della disciplina e dell’oppressione delle donne.

Il vestito restrittivo dell’alta classe vittoriana femminile è detto simboleggiare la posizione subordinata della donna e

limitare la sua libertà di movimento. Altri studiosi invece, sottolineano che la donna può fare esperienza di piacere

allacciandosi in maniera stretta i suoi corsetti e allo stesso tempo usando la sua apparenza e sensualità per scalare la

scala sociale.

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In quest’ultima visione alla donna vittoriana viene attribuita una maggiore capacità di agire. La storica americana

Brumberg nota uno slittamento nell’ideale di bellezza americana: mentre nel XIX secolo la bellezza era vista derivata da

qualità interne come salute, carattere morale e spiritualità, nel XX secolo le ragazze si concentrano sulla forma del corpo

e sull’apparenza del loro corpo come la prima espressione della loro identità individuale.

L’autodisciplina, ad esempio, si concentra anche sulla pelle, l’acne degli adolescenti era visto come un segno di

perversità morale e l’idea dei germi invece, lanciata nel tardo 1870-80 porta ad una nuova avvisaglia dello sporco e dello

squallore come generatore di malattia.

Nel XX secolo la pelle perfetta diventa indicatore di successo sociale; la Brumberg, infatti, parla di proiezione del corpo

sottolineando specialmente le ragazze adolescenti e corporalmente autodisciplinate in linea con il discorso culturale di un

corpo femminile snello e pulito.

Si affacciano al mondo della bellezza nuove pratiche e scienze come la dermatologia. I chirurghi plastici provvedono una

normativa oggettiva di bellezza, in particolare quelli tedeschi performano una chirurgia correttiva nelle persone che aveva

perso il naso per sifilide o duelli. La stessa cosa si applica nel nuovo uso dei cosmetici e make-up delle donne tedesche

dal 1920 influenzate dalle nuove culture negli store, giornali, saloni di bellezza, e altro. La gioventù diventa sempre più

importante.

La disciplina e la normalizzazione dei corpi era accompagnata da una presentazione del sé che aiutava donne e uomini

a incrementare la loro posizione socioeconomica e allo stesso modo la storica Herzing assume il concetto di pratiche del

sé. Nei suoi studi della storia di rimozione di peli negli USA nota come nella prima decade del XX secolo il pelo della

donna era sempre più denigrato come anormale e sporco. Dal 1920 le donne americane iniziano a convincere sé stesse

che era necessario depilare ascelle, gambe e viso e che questo era uno dei fattori importanti per l’igiene; inoltre, una

nuova privacy venne offerta dall’arrivo del bagno.

Alcuni studiosi interpretano il nuovo focus nella rimozione dei peli delle donne come una forma di disciplinamento e di

reazione negativa al nuovo ed indipendente ruolo delle donne lavoratrici cercando d’infantilizzarle. In questa visione il

pelo femminile era visto come segno di mascolinità e quindi connesso al desiderio della donna di avere il diritto di voto e

la loro spinta per accedere al lavoro e educazione.

Seguendo Foucault, Herzing guarda alla rimozione del pelo come una pratica di normalizzazione che enfatizza la

conduzione di una disciplina interna. Lo studioso segue Foucault nell’enfatizzare la disciplina come una pratica per

plasmare il corpo in cui il discorso sulla normalizzazione viene assunto dagli individui che vedono le loro pratiche come

un’espressione di libertà individuale e cura di sé stessi. La prima parte del XX secolo in particolare assiste ad una grande

enfasi nell’autodisciplina, apparenza e nella dieta.

In questa sezione l’autore discute le politiche corporee che giocano un ruolo centrale nella seconda ondata di

femminismo e nei movimenti per i diritti civili (disabilità ed accettazione del grasso) ma mostrano come la nozione di

capacità di agire possa avere differenti significati.

La capacità di agire viene qui definita come l’opportunità di plasmare la vita di ognuno, agire indipendentemente anche

all’interno di un sistema di oppressione. Questa nozione è stata criticata in ogni caso; innanzitutto, le critiche sono state

fatte perché è basato su un soggetto liberale, autonomo e con scelta. Una concezione alternativa di capacità di agire
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include l’indipendenza piuttosto ché l’autonomia. Una seconda obiezione alla nozione liberale di questa capacità è che

questa nozione assume che le decisioni sono basate in una intenzionale e razionale presa di decisione e quindi non è

d’accordo con i motivi irrazionali con la fantasia. In terzo luogo, è stato indicato che la nozione di soggetto con libero

arbitrio è una concezione moderna.

Molti studiosi hanno chiamato per una storicizzazione della concezione di capacità di agire in modo da fare spazio ad

altre concezioni che facevano parte del passato. Un esempio è il grasso che è stato associato nel discorso culturale con

l’animalità oppure il focus sulla nazionalità e mente nella classica definizione di capacità di agire è stata fatta al costo di

oscurare il corpo e la sua storia.

L’individuale e la collettiva capacità di agire riguardante il corpo è stata messa in primo piano soprattutto nei momenti

politici che enfatizzano la padronanza del corpo e il diritto di autodeterminazione e orgoglio, in particolare con la seconda

ondata femminista.

Uno dei lavori del 1970 è stato realizzato dal collettivo di salute delle donne. In altri movimenti politici

l’autodeterminazione del corpo ha giocato un ruolo primario: diritti civili attivismo di Davis diventa uno dei simboli del

potere del movimento del potere nero nel 1960-70. Corpo e diritti civili erano quindi connessi con l’accettazione del

grasso e quindi il movimento per l’accettazione del grasso stesso fondando anche diverse associazioni.

CAPITOLO 3

In questo capitolo l’autore si occupa di approcci sociali e costruttivisti riguardo il corpo e la malattia.

Shilling definisce il costruzionismo sociale come un termine ombrello per coloro che vedono come le suggestioni riguardo

il corpo sono modellate, costruite ed inventate dalla società. Questo implica che in diversi periodi e società sono prevalse

diverse immagini del corpo e in questo modo il costruzionismo sociale argomenta contro l’approccio biologico o
essenzialista che vede il corpo o le differenze sessuali come fissate dalla natura.

I costruzionisti sociali sottolineano come la mutevolezza storica e culturale sia stata presente. Spesso questi dibattiti

hanno significati politici e coloro che argomentano le differenze tra razze e altro tendono ad essere conservativi, mentre

coloro che enfatizzano un costruzionismo sociale puntano le differenze sociali sul potere e sugli sviluppi storici, questo

inoltre indica che la nostra visione di iniquità tra le persone può essere cambiato.

Il costruzionismo sociale emerge nell’ultima metà del XX secolo ma la prima parte del secolo è stata testimone di un

numero di protocostruzionismo sociale. Gli autori di quest’ultimo criticavano la spiegazione biologica stabile delle

disuguaglianze sociali e criminalità.

Il capitolo seguente, dunque, rivolge molta attenzione sulle teorie del costruzionismo sociale post-moderno riguardo il

genere e la sessualità sviluppate soprattutto da Foucault e da J. Butler.

La ricerca antropologica ha sempre incluso discussioni di rituali e pratiche riguardo la sessualità e l’avanzare degli anni

in cui il corpo gioca un ruolo chiave. L’antropologo strutturalista Strauss ha già notato l’importanza dei tatuaggi nei suoi

studi dei maori. L’antropologa britannica Duglas continua la prospettiva strutturalista di Strauss. Duglas nel suo lavoro

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interpreta il significato simbolico dei codici culturali riguardo la sporcizia e per lei questo non è una categoria fissa (lo

sporco) ma può essere vista come una materia che riguarda il luogo in cui viene percepita. La distinzione tra purezza e

impurezza ha lo scopo di proteggere i confini e preservare l’ordine morale e culturale. Spesso queste regole culturali

sono anche applicate al corpo.

In questa linea di ragionamento viene enfatizzata la purezza del corpo sessuale e delle donne e il contenimento del

simbolico equivalente è di proteggere la coerenza della comunità.

Un esempio in cui lo sguardo di antropologi può essere applicato alla storia del corpo è nei riguardi delle mestruazioni.

Nella prima età moderna venivano considerate un barometro della salute in linea con il pensiero e la teoria umorale. Gli

antropologi hanno dimostrato come il tabù può essere applicato alle mestruazioni delle donne che sono viste come

impure ed inquinate. Ciò che era comunemente creduto è che le mestruazioni delle donne causassero la carne andata a

male e il vino acido o l’impasto del pane cadesse.

Nell’Occidente le metafore venivano usate per parlare del corpo e della malattia, in particolare Sountag indicò come il

nostro parlare della malattia era spesso utilizzato tramite metafore che nel tempo cambiarono = connotazione religiosa

della peste nel discutere AIDS o la metafora militare della battaglia contro il cancro. La studiosa spiega come spiegare la

malattia tramite linguaggio metaforico può distorcere la verità rispetto alla malattia creando una sensazione di vergogna

nei confronti del paziente --- discute come la malattia debba essere de-miticizzata.

Altra antropologa E. Martin discute come il resoconto popolare e scientifico delle interazioni tra uovo e sperma porti a

stereotipi culturali dell’uomo e della donna per cui per l’ovulazione viene utilizzato un vocabolario di passività invece lo

sperma è caratterizzato come attivo.

L’uovo, quindi, viene descritto come una damigella che deve proteggere il suo sacro Graal mentre lo sperma è un

guerriero eroico che deve salvare la damigella.

L’isteria poi, ha ricevuto molta attenzione sia dagli storici della medicina sia da quelli culturali per diverse ragioni:

anzitutto la sua prevalenza tra la classe media e classe alta nel XIX secolo era cospicua e non per ultima per il famoso

romanzo di Madame Bovarie; in secondo luogo l’isteria ha cresciuto la sua popolarità nel XIX secolo contrastata dalla

sua improvvisa sparizione dopo la I Guerra Mondiale; ciò suggerisce la conclusione che l’isteria è stata una occorrenza

di tendenza ma non una malattia reale.

Dall’antichità in poi i dottori e gli psichiatri dopo, dibatterono sulle cause della malattia e le sue origini erano collocato

specialmente sul corpo o sulla mente. Nell’antichità l’isteria delle donne era connessa con l’utero, mentre nel corso del

XVII secolo il focus dell’isteria è slittato dal sistema riproduttivo ai nervi e al cervello.

Uno studioso collega con la teoria della degenerazione in particolare anche al termine isteria traumatica secondo lo

studioso inizia con una ascendenza ereditaria. Questo studioso era un materialista che continuò a guardare alla causa

organica dell’isteria anche se non la troverà mai. Per questi i tratti caratteristici più cospicui dell’isteria erano le alterazioni

della sensibilità, quindi la mancanza di sensibilità in alcuni punti o un’anomalia dei cinque sensi; quindi, le zone

isteriogeniche erano caratteristici ed erano punti di pressione che potevano portare ad un’aurea isterica e poi ad un

corpo isterico.

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Le donne erano più comunemente portate all’isteria dalle forti emozioni ma gli uomini isterici la sviluppavano in seguito

ad un trauma fisico ma per le emozioni era associata principalmente ad emozioni maschili come rabbia e gelosia.

Nuove categorie vennero coniate dalla moderna medicina psicosomatica, quindi non sono più la paralisi o blackout che

sono spariti ma l’interesse medico delle condizioni. L’isteria ha avuto dei sintomi materiali basici causati da problemi

mentali che sono stati etichettati diversamente nei diversi momenti storici = non è quindi da considerarsi come un

costrutto culturale completo.

La costruzione sociale del corpo esce allo scoperto con una preminenza particolare nello studio della disabilità. Già nel

1963 il sociologo Goffman scrisse un libro sullo stigma; fu solo nel 1980 che gli studi sulla disabilità sono stati fondati

come una nuova disciplina. Gli studi sulla disabilità si concentrano sulla dicotomia ed invalidità. Gli studiosi di disabilità

distinguono le disabilità in medica e un modello sociale di disabilità in contrasto argomenta contro qualsiasi biologico o

fissata imparità spiegando invece come il termine sociale disabile è culturalmente costruito e variabile.

Il modello sociale enfatizza la disabilità innanzitutto come un problema sociale. Gli storici hanno mostrato come la

definizione di disabilità sia cambiata lungo il tempo fino al XX secolo le persone con deformità (donne barbute o nani)

erano spesso mostrati in show di stranezze ed etichettati come mostri, visti con orrore ed entusiasmo, guardati come

miracoli della natura.

La forte enfasi sulla norma ed ordinario ha messo radici solo dalla metà del XIX mentre il XX è stato spettatore di una

grandissima esclusione di diverse persone ma allo stesso tempo il secolo vede lo stabilimento di diverse amministrazioni

che avvocavano i diritti di persone disabili.

L’autrice porta l’esempio di una donna del Sud Africa, mostrata in uno show di Londra, parlando del fatto che la

degradazione razziale e di genere è stata costruita in un linguaggio di abile e disabile e i segni particolari corporali e

razziali sono stati presentati ad un’audience bianca ed europea come una deformità.

Qualche critico si è pronunciato sul fatto che il corpo materiale gioca un ruolo importante riguardo la disabilità soprattutto

nel formale l’identità raziale o di genere.

CAPITOLO 4

Questo capitolo si costruisce sulla base del capitolo precedente, discutendo come le teorie costruzioniste sociali possono

essere applicate allo studio di genere e del corpo. Il lavoro degli storici in questo campo sarà comparato con le teorie

femministe, gender e queer. Questo capitolo si focalizza in due temi: la questione se le differenze sociali sono realmente

costruite e se così come la visione è cambiata nel tempo; questione di come possono essere teorizzate le relazioni tra

sesso, genere e desiderio e di come possono variare nel corso della storia.

La prima sezione di questo capitolo introduce il lavoro di Laqueur che traccia lo sviluppo nella prima età moderna nel

sistema di un solo sesso al moderno sistema di due sessi, per dimostrare che il sesso corporale è culturalmente

costruito.

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La seconda parte si concentra sul lavoro degli storici che hanno visto come inequivocabili indizi di mascolità o

femminilità. Questo capitolo inoltre slitta il focus dai temi del corpo nel femminismo, teorie gender e queer introducendo il

lavoro di Foucault, Butler e De Beauvoir.

LAQUEUR = Negli anni ’80 gli storici del genere hanno proposto più che guardare alle donne viventi nel passato si

dovrebbero applicare le teorie di genere alle situazioni sociali e culturali della mascolinità e femminilità. Un antropologo

ha già notato nel 1975 come ogni società ha un sistema di sesso o di genere e come Rubin molti tra i primi storici del

genere hanno raggruppato il corpo sotto la nomea di materia grezza e biologica.

La mancanza di attenzione cambiò con il libro dello storico americano Laqueur nato nel 1995 uscito nel 1990 “Making

Sex” in cui mostra come non solo il genere ma anche il corpo era socialmente costruito. Commenta che il moralismo

includeva il corpo di un solo sesso; i dottori dall’antichità fino all’età moderna credeva che l’anatomia femminile fosse

sottosviluppata, una versione meno perfetta del corpo maschile che erano caldi e secchi e non freddi ed umidi. In questa

visione tutti i genitali avevano la stessa forma (vagina pene invertito).

Nel sistema morale della prima età moderna le mestruazioni erano viste analoghe al sanguinamento nasale negli uomini.

Solo alla fine del XVIII che il sistema di un solo sesso viene sradicato e soppiantato da un sistema a due sessi. Questo

cambiamento è stato causato da un cambiamento politico e civile tra cui l’Illuminismo che promuoveva l’uguaglianza tra

uomini e donne.

In risposta Laqueur afferma che i dottori iniziarono ad enfatizzare differenze anatomiche basate sul sesso tra cui la

scoperta che il cervello femminile fosse più piccolo. Dal tardo XVIII gli anatomisti illustrarono per la prima volta

dettagliatamente lo scheletro femminile e quindi maschi e femmine per la prima volta vennero visti come due sessi

completamente diversi e l’argomentazione centrale di Laqueur è che il sesso corporeo è culturalmente variabile. Il corpo

in sé stesso ha una storia non presa biologicamente il corpo sessuato come punto di partenza dovremmo considerare

l’idea culturale di genere che determinerà come noi vediamo il corpo.

DE BEAUVOIR = Il primo femminismo aveva inizialmente discusso il corpo femminile ed è stato solo nel XX secolo nel

1970 che il corpo iniziò ad attrarre un’attenzione centrale nelle teorie femministe.

L’autrice è un essenzialista che analizzava la vita delle donne con il suo libro dove si analizza che solo l’uomo veniva

visto come persona piena. Nella sua visione la posizione della donna come secondo sesso derivava dalla sua capacità

riproduttiva e il corpo della donna era per la prospettiva dell’autrice alienato.

La donna è il suo corpo come l’uomo ma il corpo della donna è qualcosa d’altro da lei. Ogni processo biologico era

analizzato come alienazione, l’autentico corpo maschile come il desiderio erotico portava alla piena soggettività mentre

per la donna il tutto era passivo.

Il suo libro è contro il patriarcato e nel suo ritratto negativo del corpo femminile è allineato al disgusto essenzialista. Viene

ripreso il concetto di alienazione marxista come i lavoratori guardano il loro corpo come mere macchine, anche il corpo

della donna era oggetto su cui lavorare e uno degli aspetti che si evidenzia è che le donne combattono tra loro per avere

il consenso maschile = un qualcosa quindi di sociale.

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FOUCAULT = Al tempo della seconda ondata femminista la sessualità era prominente della gente. La pubblicazione di

Foucault si inserisce in questo quadro. Questi cambiamenti nella visione della sessualità sottolinearono l’influenza delle

nuove scienze come psichiatria e sessuologia che rimpiazzavano la visione negativa religiosa.

Questa generazione di scienziati hanno bilanciato gli interessi negli atti devianti con compassione pet le persone che non

avevano desideri mainstream.

Queste descrizioni accademiche hanno esercitato potere dividendo le persone tra una sessualità normale e quelli

anormali, inoltre il filosofo francese discute il fatto che il discorso sulla moderna sessualità era predicato come una

nozione interna di identità individuale.

Nel periodo moderno notò uno slittamento tra gli atti sessuali e il genere sessuale. È da evidenziare che non tutti i lavori

storici sulla sessualità sono in completo accordo con l’idea di Foucault e molti storici hanno accettato le suggestioni di

Foucault sull’omosessualità alla moderna identità omosessuale ma hanno collocato questo slittamento in un periodo

precedente.

Fino al 1675 gli uomini gay perseguitati hanno spesso praticato sesso di natura gerarchica con un uomo che avevano un

ruolo attivo e uno più giovane con ruolo passivo. Dall’ultima decade del XVII studiosi trovano esempi di uomini che

alternavano ruoli.

CAPITOLO 5

I primi due capitoli hanno discusso studiosi riguardo l’essenzialismo naturalistico e nel traslare la nostra attenzione sulle

costruzioni culturali. Questo capitolo invece fornisce uno sguardo delle differenti teorie che hanno evidenziato il corpo

come esperito dagli individui.

La nozione centrale qui è il termine “incarnazione/personificazione” che qui è definito come il corpo vivente. Il corpo
vivente è diretto verso l’interazione con altre persone e cose e questo crea legami con un’esperienza del mondo. I

sociologi hanno indicato che l’incarnazione coinvolge processi sociali, quindi le tecniche del corpo come camminare e

danzare devono essere imparate in un contesto sociale.

Gli storici culturali hanno usato la nozione di incarnazione per includere sia le norme culturali del corpo sia i modi in cui

gli individui hanno incorporato o rigettato queste norme. Il concetto d’incarnazione funziona come un ponte tra vedere il

corpo e come puramente costruito da norme culturali e prese dai corpi individuali come una risorsa non problematizzata

dell’esperienza.

È solo dal 1960 che gli scienziati sociali e più tardi gli storici, hanno iniziato a traslare la loro attenzione dalle istituzioni

alle interazioni personali. Porter ha sottolineato il punto di vista dei pazienti. Nel tardo 1880-1990 gli storici post

strutturalisti si sono domandati fino a che punto la reale esperienza possa essere recuperata dal momento che le

esperienze sono costruite dalla cultura e dal linguaggio.

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Invece di prendere le esperienze come evidenze o fatti storici, Scott incoraggia gli storici a criticare gli studi e studiare le

nozioni di esperienza per sé stessa. Primariamente si considera i set più influenti delle teorie in relazione ai corpi viventi

come la fenomenologia storica. Gli storici sino ad ora non hanno attinto da questa molto spesso.

La fenomenologia è la branca della filosofia che studia le strutture della conoscenza come esperienze da cui il punto di

vista della prima persona prende forma. Si riferisce ai significati che le cose hanno nella nostra esperienza ed il corpo ne

è centrale.

Nel 1940 a Parigi Pontiè si mette insieme ai filosofi essenzialisti come Sartr e Debevuoi nello sviluppare la

fenomenologia. Erano interessati ad una concreta filosofia del quotidiano. In un manuale del 1945 viene enfatizzato il

ruolo del corpo nelle esperienze umane e si focalizza nell’immagine del corpo. Resiste quindi alla separazione

tradizionale cartesiana di mente-corpo rendendo il corpo il primo sito di conoscenza del mondo e posizionando all’interno

del corpo stesso la soggettività invece della mente e della conoscenza. I nostri corpi sono il nostro modo di essere nel

mondo, quindi, diviene soggetto corporale e l’essere consci è intenzionale ed incorpora equamente l’essere consci.

La filosofa femminista Iris Marion Young ha costruito dalle idee del filosofo Pintiè una fenomenologia del comportamento

del corpo femminista. L’autrice osserva che la donna spesso non fa completo uso dello spazio attorno a lei. Le donne

tendono a tenere le loro gambe unite quando si siedono e le loro braccia vicine al corpo.

Mentre le donne portano i loro libri chiusi vicino al petto i ragazzi e uomini gli fanno oscillare vicino ai fianchi. Le donne

fanno esperienza dello spazio che le circonda come uno spazio costrittivo. L’autrice conclude che il movimento femminile

è marchiato da una trascendenza ambigua intenzionalmente inibita. Le donne non sempre si sentono in controllo del loro

corpo e solo in certe situazioni dei loro movimenti; i loro corpi funzionano come oggetti più che come originatori di

movimento. Ciò deriva da una difesa contro l’invasione del corpo.

Il lavoro post-coloniale di Fanon rivela influenze del pensiero essenzialista della psicanalisi di Sartr. In questo lavoro

particolarmente nel libro “pelle nera maschere bianche” del 1952 l’autore descrive e analizza l’esperienza mentale e

corporea di essere un uomo nero in un mondo coloniale. È solo l’incontro con l’immaginazione bianca che la

fenomenologia dell’essere neri diventa manifesta e ciò include un peso storico sulla schiavitù e sugli stereotipi degli

uomini neri, visti come inferiori ed internalizzata poi dall’uomo nero stesso.

Fanon usa l’enfasi di Pontiè sull’esperienza del corpo per sintetizzare la formazione dell’identità razziale ma inoltre critica

la nozione di schema corporeo che assume la libera capacità di agire del corpo per percepire attivamente il mondo

circostante. Fanon risponde alla nozione dello schema corporale anzitutto con lo schema storico raziale e quindi con lo

schema epidermico razziale: il corpo del nero secondo l’autore è reso nero. Lo schema non può essere applicato in un

mondo coloniale, razziale e oppressivo.

La fenomenologia è uno dei pochi approcci teoretici che mettono in una posizione centrale il corpo. Uno dei primi libri

nella storia del corpo si focalizzava sul ricostruire l’esperienza del corpo ed è stato scritto da Barbara Durden nel 1987

“La donna sotto la pelle” in cui nota che gli storici hanno fallito nel prendere le esperienze corporee seriamente.

La storica ha studiato più di 1800 casi storici e notato come dai dottori tedeschi nelle lettere delle pazienti viene descritto

il movimento dei loro corpi, percependo tramite sensazioni e analogie differenti percezioni. Durden scrive che il corpo

femminile preso in considerazione nei resoconti dei medici, non è un oggetto visibile che prende uno spazio nel quale
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sono collocati gli organi, ma l’autrice traccia uno slittamento tra le sensazioni della prima età moderna basate sulla

conoscenza del proprio corpo in cui le donne erano autrici dei loro stessi corpi, ad una moderna visione diretta della

conoscenza in cui il corpo è visto come oggetto da un medico esperto uomo.

L’autrice combina il suo approccio fenomenologico con un metodo di storicismo autoriflessivo prendendo anche la sua

visione del corpo. Scrivere prima della svolta linguistica fa sì che l’autrice pone scarsa attenzione sul ruolo del linguaggio

e testi quindi la sua analisi venne per questo criticata.

Un’altra storica ha scelto invece la narrativa degli schiavi del XIX secolo afroamericani per studiare l’incarnazione in

relazione alla razza. Le questioni di corpo e mente sono elementi regolari nella narrativa su questa schiavitù, scritti per

evidenziare l’umanità e i diritti civili di questo gruppo.

Queste narrative mostra una tensione tra il corpo come marchio di autoidentificazione e come oggetto di violenza bianca.

In aggiunta per connettere corpo e mente la storica segue Pontiè nel mostrare le interconnessioni tra esperienze di

persone attraverso i loro corpi. Sostiene che il suo corpo sta leggendo la sua vulnerabilità e svilimento alle mani di questi

altri più potenti esseri incarnati che il suo corpo riconosce per la prima volta le sue connessioni con altri schiavi di

piantagioni.

Nel suo studio la fenomenologia può aiutare a scavalcare la divisione tra corpo e mente ed enfatizzare le relazioni fra le

persone facilitate dall’empatia del corpo.

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