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Piante ed erbe officinali

Stefano VECCHIET
Introduzione
“non tutti leggono,
mentre tutti, mangiano.”
CAMPORESI, 2001, p. XXIII
Capitolo I
L’erbe officinali nella storia
1.1. L’Antichità
Fin dall’antichità l’essere umano ha avuto la necessità di riconoscere le
erbe
spontanee che potevano portare
beneficio, e avere proprietà curative,
da quelle velenose o mortali.
La più anticha testimonianza
scritta che si
ha sulle erbe aromatiche, l’ abbiamo
con il popolo dei Sumeri. Essi si
stabilirono in una terra fertile, area di
confinane tra i due fiumi Tigri ed
Eufrate, e venne "terra tra due fiumi"
o Mesopotamia. I cuochi Sumeri
chiamati "nuhatimmum", beneficiavano di un enorme prestigio sociale tanto
da essere contesi tra le ricche tribù e i nobili ( come i cuochi romani
chiamati “coqui”).
Conoscevano i segreti della cottura al vapore, al forno, alla brace e
preparavano prelibate salse utilizzando erbe aromatiche e spezie.
Inventarono
nventarono la scrittura cuneiforme, grazie alla
alla quale riuscirono a
trasmetterci numerose tavolette d’argilla. Da una ricetta Sumera scritta su
una tavoletta d'argilla, si intuisce che i Sumeri avevano già superato il
concetto di cibarsi solo per la sopravvivenza ma usarono la cucina anche
per soddisfare il palato.
"Dopo
Dopo aver preparato e lavato la carne tagliata e aver ben
pulito un caldaio, mettici dentro gli uccelli, i ventrigli e le
frattaglie. Una volta messo da parte il caldaio [dopo averlo
riscaldato], pulisci il contenuto con abbondante acqua

TAVOLETTA SUMERICA

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fredda. In una pentola,
tola, versa ora acqua e latte, e mettila sul fuoco.
Successivamente, asciuga accuratamente gli uccelli, i ventrigli e le
frattaglie; condisci con sale e metti tutto nella pentola. Aggiungi un po' di
grasso, eliminando le fibre più dure; mettici anche qualche
qualche rametto
aromatico, e della ruta senza foglie ".
La Babylonian Collection dell'Università di Yale, nel 1995, pubblicò il
contenuto di tre tavolette in caratteri cuneiformi risalenti all'incirca al 1600
a.c. in cui vengono descritte fino a 40 ricette. Esaminandole possiamo
notare che nel descrivere la ricetta delle polpette di carne notiamo che
vengono usate erbe aromatiche tuttora in uso e una spezia, infatti vengono
insaporite con coriandolo, prezzemolo, menta, cipolla, pepe e sale. Lo
scriba che, sicuramente
uramente prima di descriverle le aveva assaggiate, riporta
che sono così saporite da non necessitare
dell'aggiunta di zafferano.
Furono però gli egiziani a dare un valore
economico alle piante aromatiche ed a
creare un vero e proprio mercato. Grazie al
limo del Nilo che due volte l’anno rendeva
fertile sponde, potevano dedicarsi con cura
alla coltivazione di erbe odorose che
vendevano no a peso doro ai fabbricanti di oli
essenziali, acque odorose e balsami usati
per il processo di mummificazione. Questo
F IGURA 1 PAPIRO EBERS

permise la creazione la creazione di papiri su cui vennero riportati usi,


rimedi, e studi medici. Uno dei papiri più famosi in questo senso è quello
del “Papiro Ebers” 1.
I loro successori furono gli Arabi e conservarono per millenni il monopolio
delle piante officinali e delle spezie, contribuendo in maniera determinante
al progresso delle tecniche d’estrazione degli oli e dei profumi
profumi.
Altri grandi conoscitori della natura e dei suoi doni furono gli etruschi che
fecero largo uso di erbe aromatiche in cucina, come testimonia alcuni vasi
con resti di prezzemolo, sedano e rosmarino rivenuti a Tarquinia, nel

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Il Papiro Ebers (ca. 1550 a.C.), è uno dei più importanti e dei più grandi documenti scritti dell'antico Egitto
Egitto. Si tratta di
un rotolo di papiro lungo 20 metri ed alto 20 centimetri, suddiviso da 108 pagine e contiene 877 commi che descrivono
numerose malattie in varii campi della medicina come l'oftalmologia, la ginecologia, la gastroenterologia, e le loro
corrispondenti prescrizioni. e databile alla XVIII dinastia egizia, più precisamente al regno di Amenhotep I, anche se il testo
potrebbe essere notevolmente più antico. Il papiro venne acquistato nell'inverno 1873-1874 a Tebe e prende il nome del
suo acquirente europeoda Georg Ebers. Attualmente è conservato presso la biblioteca dell'Università di Lipsia, in Germania.
Questo papiro include la prima relazione scritta sui tumori.

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tempio etrusco di ara della Regina2,.
Gli ebrei, durante il loro esodo, arrivati nella terra promessa, introdussero
nella cucina del Medio Oriente l’uso delle erbe e

delle spezie apprese dagli egiziani. Tuttora il popolo di Israele utilizza le


erbe spontanee (come la cicoria e il tarassaco) sono elementi indispensabili
della liturgia pasquale.
Oltre che gli ebrei dagli Egiziani impararono i Greci; Erodoto e Democrarte,
che visitarono l’Egitto ne V sec. a.C., trasmisero poi quanto avevano
appreso in materia di profumeria e terapeutica naturale e i Romani.
I Greci avevano piena consapevolezza del valore delle erba aromatiche e a
molte di queste dettero nomi derivati dalla mitologia (achillèa, centaurea
ecc.). Il più celebre medico greco, Ippocrate, sosteneva che “tutti i prati e i
pascoli, tutte le montagne e le colline sono farmacie”. Fu un convinto
sostenitore delle qualità digestive della menta, dell’astringenza del mirto,
dell’azione depurativa e vermifuga di aglio e cipolla, antispasmodica
dell’origano e antireumatica delle foglie di cavolo.
Erodoto registrò per primo il metodo di distinzione della trementina, intorno
al 425 a.C. circa, e fornì inoltre le prime informazioni sui profumi e
numerosi altri dettagli riguardanti i materiali odorosi.
Dioscoride chirurgo militare (I sec. d.C.), con “Teofrasto” uno dei padri della
botanica. Scrisse un trattato sulle medicine erboristiche, il “De materia
medica” . Per primo adottò il termine di “Botanica” e condusse uno studio
dettagliato sulle fonti e sugli usi delle piante e degli aromi i Greci e i
Romani, facendo l’oggetto della sua materia medica in cinque volumi, nota
come Herbarius.
Nell’antica Roma furono molti i personaggi che emersero in merito a
discipline come medicina e conoscenze erboristiche. Si ricordano:
 Plinio il Vecchio ( I sec. D.C.) nella sua Naturalis Historia in 7 volumi. Lo
scrittore romano dedica un intero capitolo della sua opera ( il XIV libro)
alla gastronomia, e l'uso medicinale delle piante;
 Ippocrate, nato in Grecia intorno al 460 a.C., e universalmente stimato
come il “padre della medicina”, prescriveva fumigazione e fermentazioni

2
L'ara della Regina posta sul "Pian di Cìvita" è uno dei ritrovamenti archeologici più importanti di Tarquinia: si tratta di
un tempio etrusco che veniva utilizzato in antichità per la celebrazione di riti e preghiere. La divinità alla quale era
destinato il culto all'interno del santuario rimane ancora ignota, ma da studi recenti si ipotizza l'identificazione della
divinità in quella che oggi viene chiamata Diana. Oggi è ben visibile il basamento e quello che si ipotizza fosse l'accesso
alla cella interna del tempio il quale è costruito con blocchi di nenfro, una roccia piroclastica tipica della regione

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profumate; infatti, proprio “della prassi medica greca deriva il termine
“iatralito”, nome del medico che curava con ungenti ;
 Galeno, (II sec. d.C.) Medico, formulò la teoria dei gradi: caldo, freddo,
umido, secco e degli umori.
Il testo più famoso romano, rimane il “De re coquinaria”, un manuale di
cucina attribuito a Marco Gavio soprannominato Apicio ( nome di un famoso
ghiottone vissuto nel secolo precedente). Nel ricettario sono utilizzate tante
erbe ancora usate in cucina e tante che ormai non vengono più utilizzate in
cucina salvo per far certi tipi di preparazioni es.: la ruta, erba che è

l’ingrediente principale, per una grappa ovvero “la grappa alla ruta”usata
come digestivo a fine pasti.
I romani ampliarono crearono un prospero e vasto mercato utilizzando
gli oli
aromatici delle erbe per creare profumi e ungenti.
Alla caduta dell’Impero Romano D’occidente (476 d.C.), le invasioni
barbariche e l’instabilità politica portarono l’Europa ad un periodo di
oscurantismo lungo quasi cinque secoli. In Oriente la scienza medica
persegui invece, nelle zone d’influenza bizantina e nei territori di cultura
araba.
Per ciò molti medici romani fuggiranno a Bisanzio (Costantinopoli),
portando con sé i libri di Galeno, Ippocrate e Dioscoride.
1.2. Il Medioevo
Durante il medioevo le erbe locali, selvatiche o coltivate, non avevano un
grande valore commerciale, poiché potevano essere raccolte liberamente in
natura o coltivate negli orti.
Alcune potevano essere vendute nei mercati, ma il loro prezzo non era
comparabile con le spezie, che essendo per lo più importate da paesi
lontani, venivano vendute in negozi specializzati e distribuite con molta
misura e in dosi ridotte e costosissime a tutti, salvo a coloro che come
ricchi nobili, o più avanti i borghesi, potendone permettersi di acquistarne a
chili, facendole diventare un bene di lusso o un modo per ostentare
ricchezza e benessere.
Nei territori di influenza araba nacque il medico Costantino l’Africano, che
fu uno dei medici più importanti medici del suo tempo e secondo certi il
fondatore della Scuola Salernitana.

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Durante la lunga crisi che interesso l’Europa tra il V e il X secolo ,un
ruolo
fondamentale nella conservazione, sull’utilizzo e i metodi di conservazione
delle piante medicinali e proprietà terapeutiche l’ebbe la Chiesa.
1.3. Gli orti e le scuole erboriste
Nel IX secolo, alla corte di Carlo Magno venne pubblicato il “Capitolare de
villis”.Testo in cui vengono dati dei consigli le condizioni adatte per ogni
“villa, o tenta agricola.
Il medico, non può consigliare né somministrare, nemmeno su richiesta del
malato stesso o di una donna gravida, sostanze atte a provocare la morte o
l’aborto. Questo particolare nel Medioevo verrà praticamente dimenticato,
dal momento che come abbiamo visto in articoli precedenti, quando
comincerà a diffondersi il mito della strega, sarà questa, la donna a
sostituire presso il popolo e non solo, la figura del medico e sarà spesso e
volentieri questa alla quale si ricorrerà proprio in casi come avvelenamenti
ed aborti.
L’ultimo punto del giuramento di Ippocrate fa infine riferimento a quello che
oggi definiamo come segreto professionale del medico, anche questo però
in epoca medievale fu in buona parte dimenticato, nel senso che spesso era
fondamentale per chiunque, specie intorno a figure importanti conoscerne
malattie e stati d’animo al fine di giocare sui propri interessi. Se qualche
sovrano avesse avuto problemi di cuore, sarebbe stato facile aiutarlo,
specie a favore di un particolare partito o possibile erede. Per quanto
questo tipo di fatti appaia in buona parte nelle opere letterarie, beh, non
significa che non ci siano dei fondi di verità.
Da come si può vedere l’età classica fornì non poche conoscenze al settore
medico e anche a quello erboristico, se consideriamo che a quei tempi le
piante erano i soli medicinali che esistevano. Molti dei medicinali usati ora
usano principi attivi
Salvo che per pochi testi. Es:“De observatione ciborum” dal medico
bizantino
Antimo e gli “Gli estratti da Apicio dell’illustreVinidariusius”
“De observatione ciborum” Trattatello di precetti dietetici composto dal
medico bizantino Antimo (VI°sec d.C) in forma di epistola e indirizzato a
Teodorico re dei Franchi.Il testo è anche l’ultimo scritto in campo scientifico
ad opera di un autore laico e medico bizantino..
Gli “estratti da Apicio dell’illustre Vinidariusius” scritto in un linguaggio

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che è senz'altro posteriore al IV secolo. Il ricettario è un codice inciale
conservato a Parigi, Latinus Paisinus 10318 noto come “Codex
Salmasuamnus”. L'autore, Vinidarius, ha un nome germanico e pertanto si
può presumere che gli “Estratti” videro la luce nell'Italia del Nord. Il codice
descrive una serie di ricette a detta sua, da Apicio. Il testo documenta la
gastronomia tardo antica della corte di Ravenna non entrando in modo
specifico alimentazione longobarda del Principato di Salerno, dando solo
un’idea sull’alimentazione del periodo.
In tal documento compare una lista di semi, erbe secche e ingredienti che
secondo l’autore del testo «bisognava avere assolutamente in casa».
1.4. Leggende e credenze delle erbe aromatiche
Secondo una credenza medioevale le piante che sventano verso l’alto erano
considerate nobili e divine, mentre invece quelle che crescevano sotto terra
erano ritenute volgare e sottoposte all’influenza. L’aglio per la sua forma
bulbosa è stato associato durante al medioevo alla terra e soprattutto al
mondo dei morti.
Secondo una credenza medioevale le piante che sventano verso l’alto erano
considerate nobili e divine, mentre invece quelle che crescevano sotto terra
erano ritenute volgare e sottoposte all’influenza.
1.5. L’uso delle erbe aromatiche in cucina
In cucina per dar sapore agli alimenti vengono usati degli ingredienti, e
hanno caratteristiche terapeutiche nettamente diverse, possono essere
usate per: rendere più saporite certe preparazioni, per disinfettare,rendere
più digeribile certi alimenti ect.
Questi ingredienti li possiamo distinguere in due grandi gruppi: “Spezie” ed
“Erbe Aromatiche”. Sebbene si pensa erroneamente che siano ambedue la
medesima cosa si possono dividerle in base in cui vengono lavorate.
Le erbe aromatiche possono essere utilizzate anche in capo medico come
ad esempio: la borragine, l’acetosa il prezzemolo . Mentre la mandragola, la
digitale, la ruta (soprattutto dopo l’anno mille), sono utilizzate soprattutto
come medicinali. Alcune erbe venivano raccolti nei campi e o nei boschi,
altre invece venivano coltivate ( il rosmarino venne coltivato dopo un
editto del 812 di Carlo Magno ne obbligò la coltivazione nelle ville).
Le spezie a differenza, hanno bisogno di una lavorazione e in alcuni casi
anche di una trasformazione ( essicazione e semilavorazione) per poter
essere utilizzate e in alcuni casi vanno lasciate essiccare per mesi o anni
per poter sfruttare in totale le loro virtù ( il pepe utilizzato per far lo speck
viene acquistato una anno prima del suo utilizzo e lasciato essiccare in

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sacchi in ambienti bui) o dovuto al fatto che venendo da paesi lontani,
dovevano essere considerati prodotti secchi, dopo un viaggio che poteva
durare anche un anno.
Generalmente si tende a immaginarle come verdi e fresche ma ,
all’occasione, si possono essiccare. Possono essere utilizzate tutte le parti
della pianta (il sedano viene utilizzato in cucina medioevale nella sua
totalità, comprese le radici che vengono fatte essiccare). Di ogni erba o
pianta officinale, la parte utilizzata ( foglie, fiori, semi, radici, ecc) è
chiamata “droga”. Questa contiene il fitocomplesso cioè l’insieme dei che
caratterizzano le proprietà del vegetale.

1.5 Le erbe aromatiche nei ricettari

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Estratti di Apicio fatti dall’illustre Vinidarius
1. Lista dei pimenti assolutamente necessari in casa perché sia
possibile ogni tipo di condimento: zafferano, pepe, zenzero,
laser, foglia di nardo, bacca di mirto, costo, garofano, spiga
indiana, †addena, cardamomo, spiga di nardo.
2. Semi: papavero, semi di ruta, bacca di ruta, bacca di lauro
(alloro), semi di aneto, semi di sedano, semi di finocchio, semi
di ligustico, semi di ruchetta, semi di coriandolo, cumino, aneto,
prezzemolo, carvi e sesamo.
3. Piante secche: † radice di laser, menta, nepitella, salvia,
cipresso, origano, zenzero, cipolla, scalogno, bacche di timo,
coriandolo, piretro (foglie di) cedro, carote, cipolla di Ascalona,
radice di cìpero, aglio, legumi secchi, maggiorana, ènula, †silfio
e cardamomo.
4. Liquidi: miele, mosto, vino cotto, vino con pepe, passito.
5. Frutta con gherigli: noci, pinocchi, mandorle, nocciole.
6. Frutta secca: prugne damaschine, datteri, uva passa,
melograno. Conservare questi frutti in un luogo secco, così non
perderanno il profumo e le proprietà.
La lista qui sopra riportata è presa dal codice “estratti da Apicio
dell’illustre
Vinidariusius”
Altre erbe e piante le troviamo nominate su altre ricette d medici e autori o
venivano usate comunemente e trovate nei campo.
Famiglia (tassonomia)
In biologia, ai fini della tassonomia, la famiglia è uno dei livelli di
classificazione scientifica degli organismi viventi e di altre entità biologiche,
quindi della zoologia, della botanica, della protistologia, micologia,
batteriologia, virologia.
Le Asteracee (Martinov, 1820)
Note anche come Composite (Compositae Giseke, 1792 nomen
conservandum), sono una vasta famiglia di piante dicotiledoni dell'ordine
Asterales. È la famiglia di piante con il maggior numero di specie.

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Le asteraceae sono per la grande maggioranza piante erbacee, con forma
biologica prevalente terofita; qualche specie legnosa è presente nelle aree
tropicali.
Le foglie sono semplici, in genere alterne, più raramente opposte, a volte
riunite in rosette basali o più raramente apicali.
La caratteristica fiorale che contraddistingue la famiglia è la presenza di
infiorescenze a capolino che possono essere formate da due tipi di piccoli
fiori.
Erbacea (erba)
Con il termine pianta erbacea si indicano genericamente le piante con fusto
non lignificato. Solitamente le erbacee sono annuali, ma non rare sono le
specie biennali o perenni che, dopo l'appassimento della parte aerea,
rinascono l'anno successivo grazie alla sopravvivenza della radice in stato
quiescente durante la stagione sfavorevole.
Alcune sono apprezzate in cucina (erbe aromatiche), altre hanno incredibili
virtù preziose per la salute (erbe medicinali o officinali), altre ancora sono
sfruttate per le loro scenografiche fioriture (erbe e piante ornamentali).
Polygonaceae (Juss. 1789)
Gruppo di piante che comprende circa 50 generi e 1120 specie diffuse per
lo più nelle regioni temperate boreali.
Appartengono a questa famiglia: il grano saraceno, il rabarbaro, i romici.
Probabilmente il nome della famiglia (poly = molti; gonium = angolo) fa
riferimento alla forma del frutto che è angoloso.
Comprende specie per lo più erbacee perenni (ma anche cespugli e piccoli
alberi), monoiche o dioiche. Le foglie sono alterne, semplici provviste di
un'ocrea (una guaina membranosa avvolgente il fusto). I fiori, ermafroditi o
unisessuali, sono attinomorfi e riuniti in infiorescenze. Possono avere un
perigonio con elementi sepaloidi (es. Rumex), in relazione all'impollinazione
di tipo anemogamo, o di tipo petaloide (es. Polygonum), in specie
entomogame. L'ovario è supero tricarpellare e uniloculare. Il frutto è un
achenio.
Le Clusiacee (Clusiaceae Lindl., 1836) o Guttiferae (nomen
conservandum)
sono una famiglia di piante angiosperme dicotiledoni appartenenti all'ordine
Theales (o Malpighiales secondo la classificazione APG).

Lamiaceae Martinov( 1820) dette anche Labiate

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Piante delle famiglie spermatofite dicotiledoni dai tipici fiori a forma
bilabiata3, appartenente all'ordine delle Lamiales. Questa famiglia ha il
principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo nelle zone
degradate della macchia mediterranea e nelle garighe, in terreni rocciosi,
calcarei o sabbiosi. Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di
questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria,
liquoreria e farmacia.
Etimologia
Il nome della famiglia deriva dal suo "genere tipo" Lamium (tribù Lamieae).
Uno dei primi studiosi dell'antichità ad usare questo nome è stato Gaio
Plinio Secondo (Como, 23 – Stabia, dopo l'8 settembre 79), scrittore e
naturalista latino, il quale ci indica anche una possibile etimologia: questo
termine discenderebbe da un vocabolo greco ”laimos” il cui significato è
“fauci – gola”. Ma potrebbe discendere anche da altre parole greche:
”lamos” (= larga cavità), oppure dal nome di una regina libica ”Làmia”. In
quest'ultimo caso il collegamento esiste in quanto le mamme greche, per
far star buoni i loro bambini, descrivevano questa regina come un mostro
capace di ingoiarli (come del resto fa il fiore di queste piante quando un
bombo entra nel tubo corollino in cerca del nettare)[3].
Le Urticaceae
Sono una famiglia di angiosperme4 dell'ordine delle Urticales. Conta circa 50
generi e 1300 specie, diffuse in tutto il mondo, specialmente nelle regioni
tropicali umide, a eccezione delle regioni a clima artico.
La famiglia prende nome dall'ortica (genere Urtica). È rappresentata in
Italia dai generi Boehmeria (naturalizzata), Soleirolia, Parietaria e Urtica.

Valerianacee (Valerianaceae Batsch)


Sono una famiglia di piante dell'ordine Dipsacales.

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Labiata(o bilabiata) è la forma che assume la corolla del fiore,ad es. nelle
Lamiaceae (Labiatae), nelle Scrophulariaceae e in alcune altre famiglie, che
è divisa in due lobi chiamati labbri (labbro superiore e labbro inferiore).
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Le angiosperme (Angiospermae, Lindl.) sono una vasta divisione di
piante delle spermatofite, che comprende piante annue o perenni con il
massimo grado di evoluzione: in questa definizione rientrano le piante con
fiore vero e con seme protetto da un frutto. Sono note anche sotto il nome
di magnoliofite (Magnoliophyta Cronquist, Takht. & W.Zimm., 1966),
denominazione utilizzata dal Sistema Cronquist.

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Riconosciuta dalla classificazione tradizionale (Sistema Cronquist, 1981), la
famiglia non è più ritenuta valida dalla classificazione APG IV (2016) che la
include tra le Caprifoliacee.
La famiglia ha avuto origine circa 60 milioni di anni fa
La famiglia comprende erbe con foglie opposte. I fiori, piccoli e riuniti in
infiorescenze, possiedono corolla simpetala regolare o quasi regolare e
possiedono un ovario infero. Si tratta dell'unico caso di fiore mancante di
simmetria.

Abrotano Artemisia abrotanum


Famiglia:
Sinonimi:
Etimologia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note: La resina estratta viene usata da lassativo in medicina popolare e
fitomedicina sin dal Medioevo, in quanto stimola la contrazione della
muscolatura del grosso intestino, ma già ai tempi di Dioscoride (I secolo
d.C.) erano note le sue proprietà

Abrotano Artemisia abrotanum


Famiglia:
Sinonimi:
Etimologia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:

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Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:

Assafetida Ferula assa-foetida


Famiglia:
Sinonimi: è anche nota con il nome comune finocchio fetido e il suo nome
botanico è ferula foetida
Etimologia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche: L'assafetida ostacola la crescita di microflora
nell'intestino, riducendo la flatulenza.[2]
Ha un largo utilizzo nella medicina tradizionale come antimicrobico, con casi
ben documentati per il trattamento di bronchiti croniche e pertosse.[3]
Le è attribuito inoltre un potere contraccettivo e abortivo[4] e, in questo
contesto, è considerata come un sostituto meno efficace di un'altra pianta
del genere Ferula, il silfio, ormai estinto.
L'assafetida è stata usata nel 1918 per combattere la pandemia di influenza
spagnola. Gli scienziati dell'università di medicina di Kaohsiung in Taiwan
affermano che le radici di assafetida contengono composti antivirali naturali
che uccidono il virus della pandemia influenzale del 2009, H1N1
(colloquialmente influenza suina). In un articolo pubblicato sull'American
Chemical Society's Journal of Natural Products, i ricercatori dicono che
questi composti potrebbero essere utili per lo sviluppo di un nuovo
medicinale contro questo tipo di influenza.[5][6]

Usi gastronomici: La polvere di assafetida, ricavata dalla resina della


radice della pianta, è molto utilizzata nella cucina indiana; solitamente è
grattugiata al momento per mantenere meglio l'aroma e per la sua
maggiore purezza e qualità (la polvere già grattugiata contiene spesso altri
ingredienti). Il suo gusto ha un forte sentore di zolfo, che tende a diminuire
con la cottura, che lo rendono poco appetibile a chi non ci è abituato; ha un

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aroma simile all'aglio ma molto più speziato con un vago sentore simile a
quello del pepe nero. Viene usata principalmente in ricette a base di
verdure e riso, in minor parte in stufati di carne o pesce, qualche volta
viene aggiunta anche in salse a base di ghi (burro chiarificato).
Credenze e usanze medioevali/romane: L'utilizzo dell'assafetida era
diffuso nell'intera area mediterranea fin dall'epoca romana, dopo il
medioevo l'utilizzo dell'assafetida sparì dalle cucine europee.
In magia l’assafetida viene usata per scacciare entità maligne e difendersi
da attacchi magici , spezzare malefici , fatture , maledizioni . Ma miscelata
ad altre polveri esoteriche viene usata anche nei riti punitivi e di attacco
molto forti .
Note:

Abrotano Artemisia abrotanum


Famiglia: asteraceae
Sinonimi: semprevivo.
Nomi dialettali: Abroden (Emilia-Romagna,
Bologna), Abrotano (Toscana), Abrotano
(Italia), Abrotano maschio (Toscana),
Abrotino (Toscana), Abrotono (Italia),
Abrotono (Toscana), Abruotino (Toscana),
Ambrogano (Veneto, Verona), Ambrogu
(Lombardia, Brescia), Ambrogu masc (Lombardia, Brescia), Argulentu
(Sardegna), Artemisia abrotano (Italia), Assenzio abrotano (Italia), Assinziu
di Madunie (Sicilia), Auree (Piemonte, Asti), Avrè (Piemonte, Asti), Avroe
(Piemonte, Asti), Azziddia (Sicilia), Brodan (Lombardia, Como), Erba regina
(Emilia-Romagna, Modena), Erva janca (Sicilia), Jerbe marsine (Friuli),
Jerbe tajadore (Friuli), Nascinzo femina (Abruzzi, Larino), Pardamu
(Sardegna), Verdon (Lombardia, Pavia).
I Francesi chiamano questa pianta anche “guard-robe”, il guardaroba,
perché il suo aroma avrebbe il potere di allontanare gli insetti tipo le tarme.
Etimologia: il termine generico (Artemisia) non è sicura: po trebbe essere
un riferimento ad Artemisia, consorte di Mausolo, re di Caria; ma anche alla

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dea della caccia (Artemide), oppure da una parola greca ”artemes” (=
sano) alludendo alle proprietà medicamentose delle piante del genere
Artemisa.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Artemisia abrotanum) è stato
proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese,
considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi
viventi, nella pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753.
Diffusione: l’origine dell’abrotano, come molte piante coltivate da tempo,
non è certa, ma si tende a collocarla tra l’Europa dei Balcani, la Russia ed il
Caucaso. Quello che è certo è che da molto tempo compare fra le piante
aromatiche degli orti europei. in Italia la regione dove meglio si è
naturalizzata è il Veneto, ma oggi sta diventando rara. Nelle Alpi oltre i
confini italiani si trova in alcune aree come la Francia (dipartimenti di
Hautes-Alpes e Isère), oppure in Svizzera (cantoni Vallese e Ticino) o in
Austria (Länder della Carinzia). Sugli altri rilievi europei si trova nei monti
Carpazi. In Asia si trova nelle zone temperate: Turchia, Armenia e
Caucaso. È presente anche nel Nord America.
Parti utilizzate:foglie, fiori
Principi attivi: olio essenziale, alfa e beta thujone, trans-4-thujanolo,
beta-pinene, valeranone, tannino.
Impegni terapeutici:decotti, infusi
Proprietà terapeutiche: antisettiche, antitarmiche, antibatterico,
stimolante e diuretico; l’infuso di foglie secche (nella quantità di circa 1
cucchiaio per ogni tazza d’acqua bollente) costituisce ad esempio un tonico
generale molto efficace, che aiuta a superare l’influenza, alleviando i dolori
articolari caratteristici di questa malattia; esso, inoltre, viene utilizzato nei
casi più diversi, per eliminare i vermi intestinali, per alleviare i dolori
mestruali e come stimolante dell’attività cerebrale.
Oggi è usata raramente in medicina, eccetto in Germania, dove viene
utilizzata in forma di cataplasma su ferite e affezioni della pelle e
occasionalmente per trattare il congelamento, oppure altrove in erboristeria
per il trattamento di vari disturbi tra cui la febbre malarica
Altre proprietà (sempre derivate dalla medicina popolare) sono: colagoga
(facilita la secrezione biliare verso l'intestino), emmenagoga (regola il flusso
mestruale) – astringente (limita la secrezione dei liquidi) – stomachica
(agevola la funzione digestiva).
Usi gastronomici: in piccole quantità vengono usate le foglie dal sapore
leggermente piccante per aromatizzare liquori d'erbe, tisane, caramelle,

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ripieni di pollo, carni alla griglia (il sapore comunque è molto amaro). Dai
giovani germogli viene fatto un tè amaro.
Credenze e usanze medioevali/romane: da un punto di vista
agronomico l'abrotano veniva già coltivato negli orti sia dai Romani che dai
Greci.
Nell’antichità veniva sovente utilizzato in ambito erboristico per le sue
proprietà antisettiche e antitarmiche e in cucina per il suo aroma forte e
alquanto pungente. Era usata per trattare i problemi del fegato, della milza
e dello stomaco e l'erborista del diciassettesimo secolo Culpeper riteneva
che promuovesse le mestruazioni.
La superstizione popolare narra che questa pianta fosse in grado di
proteggere le case dalle streghe e dagli spiriti maligni, contro i quali veniva
infatti sparso sui pavimenti o appeso sulle soglie delle case. Si raccontava
anche a quei tempi che, posta sotto il cuscino, avesse il miracoloso potere
di suscitare il desiderio amoroso.
I monaci medievali ritenevano che il suo seme avesse un effetto benefico
sui nervi e che aiutasse nei casi di instabilità d’umore, se somministrato
attraverso la modalità del decotto; inoltre, la pianta cruda, aggiunta al vino,
sembra potesse curare la sciatica e provocare le mestruazioni.
Le intuizioni di questi sapienti ed eruditi erboristi del passato tuttavia non
finiscono qui: essi notarono infatti che i vapori dell’abrotano mettevano in
fuga i serpenti e ne neutralizzavano il veleno; bollito con briciole di pane e
mele cotogne in acqua costituiva un unguento da applicare contro il
bruciore agli occhi, mentre la pianta, unita al grasso, serviva per fare uscire
schegge e spine conficcate nella pelle. A questa pianta si attribuivano così
tanti poteri che nel IX secolo, nel suo "Hortulus", il monaco erudito
Valafrìdo Strabóne affermava che le sue virtù erano tante quante le sue
foglie.
Dante
Oggigiorno questa pianta, appartenente alla famiglia botanica delle
composite, viene coltivata soprattutto a scopo ornamentale e viene
chiamata “l’amore dell’anziano e del ragazzo”. Dello stesso genere
(Artemisia) fanno parte l’assenzio, il dragoncello e la dragontea.
Note: non va somministrato a donne in gravidanza.
Acetosa Rumex acetosa
Famiglia: polygonaceae
Sinonimi: erba brusca, acetosa di pecora.

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Nei paesi anglosassoni invece è conosciuta come common sorrel, garden
sorrel, sorrel, spinach dock, narrow-leaved dock e in francia il nome
comune più frequente è Oseille des Prés.
Specie più diffuse.
Rumex acetosella
Una specie di dimensioni più contenute nota come acetosa minore, diffusa
nei terreni sabbiosi, secchi, lungo i muri, le massicciate ferroviarie, nei
terreni coltivati. Fiorisce da maggio a ottobre.
Rumex alpinus
Noto anche come rabarbaro alpino è diffuso si trova comunemente nelle
zone montane, nei luoghi incolti e presso ruder. La radice rizomatosa dà
origine a cespugli di grandi foglie simili a quelle del rabarbaro e nel periodo
della fioritura, tra luglio e agosto, produce fiori riuniti in lunghe pannocchie
porta alle sommità degli steli fioriferi.
Rumex scutatus
Conosciuto come romice scudato o acetosella francese, è una specie
perenne con fusti striscianti foglie basali picciolate con pagina astata. Da
Maggio ad Agosto, produce pannocchie ramose composte da fiori penduli
verdi screziati di rosso. È commestibile.
Etimologia: Il nome generico acetosa allude al suo sapore acidulo come
l’aceto mentre l’epiteto specifico rumex (asta-lancia) deriva dal latino e fa
riferimento alla forma astata delle foglie. s
La pianta di acetosa in Italia vene chiamata erba brusca, acetina, solegiola.
Diffusione: È diffusa in tutta Italia, dal mare ai monti, in luoghi aperti e
lungo i corsi d'acqua. Indicatrice di terreni ricchi di azoto. La pianta si può
raccogliere tutto l'anno, anche radendo la piantina, in quanto la radice
emetterà nuovamente.
Parti utilizzate: foglie, fiori, frutto, succo, radici.
Principi attivi: contiene vitamine (vitamina C, vitamina A) e minerali(
calcio, potassio, zinco, ossalato di ferro, acido ossalico e ferro).
Impegni terapeutici:infusi, decotti, pediluvi,
Proprietà terapeutiche: ha proprietà diuretiche, rinfrescanti,
antinfiammatorie (essendo ricca di ossalati e di antrachinoni), disturbi
dell’apparato digestivo. Può essere utile in caso di: emorroidi, ulcerazioni
della bocca, inappetenza, febbre.
Viene usata per curare l'acne, le pelli grasse e la puntura di insetti,
utilizzando un decotto di foglie fresche. Con le foglie decotte si prepara un

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cataplasma utile per curare gli ascessi. Per uso esterno, come pediluvio per
favorire la circolazione e il decongestionamento, si prepara un decotto per
poi unirlo all'acqua del pediluvio. Strofinata sulla pelle, l'acetosa è un
eccellente rimedio contro le bolle provocate dalle ortiche e spesso le due
piante crescono negli stessi luoghi.
Il succo viene utilizzato da smacchiatore contro macchie di ruggine e di
muffa, ed è in grado di ravvivare manufatti in argento.
Usi gastronomici: può essere consumata cruda, nelle insalate ma
preferibilmente in primavera, periodo durante il quale le foglie hanno un
gusto più dolce, o anche bollita, come gli spinaci, avendo però cura di
cambiare l’acqua di cottura, può essere utilizzata per una specialissima
zuppa di mele o anche, tritata, per insaporire un piatto di penne speziate,
ma anche per valorizzare una particolare spuma di trota salmonata e viene
impiegata anche in altre nazioni (un esempio il Liboké de poisson preparato
addirittura in Congo).
I giovani steli, oppure possono essere mangiati crudi nelle misticanze dove
aggiungono quel tocco agrumato talmente piacevole da poter rinunciare
all’uso dell’aceto o del limone.
Credenze e usanze medioevali/romane: conosciuta già nei tempi
antichi come pianta officinale, tanto che gli Egizi e gli antichi romani la
utilizzavano come condimento per i brodi di pollo con pomodori e lenticchie.
Carlo Magno la inserì nel suo “Capitulare de villis vel curtis imperii”, per
farla coltivare nei giardini dei chiostri monastici e nelle proprietà.
I medici medievali la utilizzavano per curare la peste e il colera e si cercava
di curare anche lo scorbuto, un’affezione derivante dall’assenza di vitamina
C.
Note: i derivati di questa pianta possono presentare potenziale
nefrotossicità, quindi è controindicata a quanti soffrono di calcoli, artrite,
gotta, reumatismi, reumatismi, iperacidità.
In caso di elevata ingestione di foglie crude sono stati riscontrati
avvelenamenti con lesioni renali. Incompatibilità con le acque minerali e
con i contenitori in rame.

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Acetosella Oxalis acetosella
Famiglia: Oxalidaceae
Sinonimi: acetosella dei boschi, erba brusca, lambrusca, pane degli angeli,
trifoglio acetoso.
Etimologia: il nome del genere (Oxalis) deriva dal greco oxys (acuto o
pungente) per il sapore acido
della pianta e da hals (sale) per
l'elevata quantità di acido
ossalico. Il
nome comune della pianta
(acetosella) deriva dal sapo re
acidulo (ma anche aspro) delle
foglie usate anticamente come
condimento per le insalate e che
ricorda appunto l'aceto.
Diffusione: Il tipo corologico dell'Oxalis acetosella è definito come
"circumboreale", quindi è una pianta tipica delle zone temperate fredde
dell'Eurosiberia e Nord America. In Italia si trova in prevalenza nelle zone
ombrose (boschi) ed umide, ma anche pedemontane con particolare
concentrazione nell'Italia settentrionale. Vegeta dal piano sino a 2000 m
s.l.m. Non si trova nelle isole e zone litoranee.
redilige un terreno fertile e ricco di humus ma anche boschivo (carpini e
faggi) e comunque esposto a Nord. Non ha bisogno di molta luce, per

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questo è definita come pianta sciafila. pianta perenne tappezzante che
tende a lignificare alla base.
Parti utilizzate: foglie, fiori, radici.
Principi attivi: principi attivi dell’acetosella sono gli ossalati e gli
antrachinoni. Contiene anche i carotenoidi. Il beta-carotene e la luteina
sono presenti sia nelle foglie giovani che vecchie mentre la zeaxantina solo
in quelle giovani. Infine ci sono gli acidi fenolici (acido ferulico, acido
cloregenico, acido caffeico e acido cumarico). Contiene discrete quantità di
antiossidanti, sostanze molto importanti per l’organismo quando si tratta di
combattere i radicali liberi. Contiene anche la vitamina C, così come diversi
flavonoidi quali le catechine, la quercitrina, la rutina e l’isoquercitrina.
Impegni terapeutici:tisane, tintura madre
Proprietà terapeutiche: È usata in erboristeria come depurante, diuretico,
rinfrescante, facendone un decotto di 20 g di foglie fresche in 1 l d'acqua e

bevendone massimo due tazze al giorno. Le foglie se masticate


disinfettano il cavo orale. Similmente all'acetosa è considerata un buon
rimedio per dermatosi e ascessi (applicando le foglie dello stesso decotto
precedentemente descritto), decongestionante e febbrifugo. Il decotto della
radice (20 g in 1 l d'acqua) bevendone due tazze al giorno rende più
elastica la pelle. La pianta viene utilizzata fresca poiché essiccandola perde
molte delle sue proprietà. I suoi principi attivi sono gli ossalati e gli
antrachinoni. La pianta contiene tra l'altro acido ascorbico (vitamina C).
Le foglie dell'acetosella a erba brusca (R. acetosa) hanno un'alta
concentrazione di acido ossalico che può causare la formazione di piccoli
calcoli.
Altri usi Ottima come diuretico e per prevenire lo scorbuto.
Il romice crespo (R. crispus) è un'erbaccia infestante molto
comune e molto ricca di ferro, perciò si usa per curare le anemie;
strofinando le sue foglie grinzose sulle bruciature d'ortica se ne
allevia il dolore.
Usi gastronomici: Al pari dell'acetosa arricchisce di sapore verdure e
minestre. Dalle foglie si può ricavare una bevanda dissetante (quasi una
limonata). Le radici possono essere usate come gli asparagi. Attualmente
nell'America del Sud (Perù) si possono trovare nei mercati diversi tuberi di
alcune specie di questo genere (Oxalis crenata - chiamata anche Oxalis
tuberosa). I tuberi devono però rimanere esposti al sole per diversi giorni

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perché lo sgradevole sapore acido si trasformi in un sapore più gradevole,
quasi dolce.
In tutti i casi si deve usare questa pianta con parsimonia in quanto contiene
l'acido ossalico (come sale di potassio) che può provocare danni ai reni, fino
alla morte.
Al sopraggiungere di temporali le foglie dell'acetosella si rialzano indicando
l'arrivo della pioggia.
Le sue giovani foglie dal gusto acidulo arricchiscono gradevolmente le
insalate.
In alcuni paesi del mondo, consumano anche le sue radici, non prima però
di averle arrostite o lessate. In Perù, invece, prima di essere consumati, i
bulbi vengono esposti al sole per un certo periodo di tempo, in modo che il
loro sapore acido si attenui, risultando più gradevole.

Il rormice scudato a acetosella francese (Rumex scutatus) è la più adatta


all'uso in cucina per il suo gusto non troppo amaro.
Credenze e usanze medioevali/romane: Nell'antico Egitto, l'acetosella
alleviava i disturbi della digestione. In epoca medioevale, era molto
apprezzata nelle insalate e si usava come condimento.
I droghieri preparavano un prodotto detto “sale di acetosa”, estratto dalla
pianta, che si usava per togliere le macchie di ruggine e di inchiostro dai
tessuti e serviva pure a pulire il cuoio.
Veniva inoltre usato quale mordente per fissare i colori della lana e dei
tessuti e come disincrostante per i radiatori delle auto.
In Inghilterra viene chiamata popolarmente anche “ bella addormentata” o
“ trifoglio dormiente” come per giustificare il suo particolare
comportamento durante le ore più calde delle giornata o quando piove,
poiché le sue foglioline ed infiorescenze si appressano a richiudersi.
Nel linguaggio dei fiori, questa pianticella per la sua delicata bellezza ed per
il suo elegante comportamento, viene associato alla protezione ed all’amore
materno.
Note: Unica specie del genere Rumex ad avere un interesse
ornamentale per il giardino è, però, infestante.
Viene sempre suggerito il consiglio da parte di uno specialista prima della
sua assunzione. Dosi massicce sono assolutamente da evitare, inoltre da
tenere presente che non è adatta nei seguenti casi:

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 Soggetti che soffrono di calcoli renali;
 Persone affette da gotta;
 Individui con disturbi che interessano lo stomaco (specie la gastrite).

Achillea achillea millefolium


Famiglia: asteracee
Sinonimi: achillea, citronella, erba del soldato, erba del marchese, erba dei
tagli, millefoglie, mille foglio, sanguinella, stagnasangue,
Etimologia: Il nome del genere fu fissato da Linneo e deriva dalla
credenza che Achille avesse usato queste piante durante l'assedio di Troia
(così ci racconta Plinio) per curare le ferite insanabili di Télefo, dietro
consiglio di Venere, avendo appreso da Chirone le virtù medicinali delle
stesse.
Diffusione: Queste piante sono proprie delle regioni temperate
dell'emisfero boreale. È facile quindi trovarle in Europa e nelle zone
temperate dell'Asia. Alcune specie crescono anche in America del Nord. In
Italia ne esistono 23 specie (20 nel solo arco alpino), e l’achillea facilmente
riconoscibile dai fiori solitamente bianchi o rosa, che nascono tra aprile e
ottobre, che si presentano nelle caratteristiche infiorescenze. Riesce a
crescere fino ad un’altitudine di 2500 metri.
Parti utilizzate: fusto, foglie, fiori, infiorescenza, succhi, radici,
Principi attivi: I fiori e le foglie di achillea contengono olio essenziale
(azulene, camazulene, ß-pinene, cariofillene), flavonoidi, acidi organici
(caffeico e salicilico), tannini idrolizzabili, steroli, lattoni, cumarine.
Impegni terapeutici: tintura madre, infusi, decotti,

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Proprietà terapeutiche: antinfiammatorio, antipiretico, antireumatico,
antisettico, antispasmodico, astringente, carminativo, cicatrizzante,
diaforetico, digestivo, espettorante, emostatico, ipotensivo, stomachico,
tonico.
L’estratto della pianta viene utilizzato anche nel campo della cosmesi
all’interno di detergenti (shampoo o saponi). Tra i composti di queste piante
è presente l'achilleina un glicoside già usato in farmaceutica, ora solo in
liquoreria.
I succhi di queste piante erano usati dai montanari contro le ragadi, le
ferite, le ulcerazioni delle varici e le emorroidi. Gli infusi sono indicati anche
per i disturbi genitali femminili (mestruazioni irregolari, ansia da
menopausa), nei disturbi digestivi.
Si utilizzano per infusi le parti fiorite fatte essiccare in luogo ombroso. La
tintura ottenuta lasciando macerare in alcool per alcuni giorni i fiori di

achillea, può essere ingerita per alleviare i disturbi digestivi. Viene


utilizzata anche in tricologia per trattamenti per le alopecie
Usi gastronomici: Alcune specie sono utilizzate per scopi alimentari. La
specie Achillea moscata viene usata in Svizzera per un liquore stomachico.
Mentre alcune “Achillee” in Svezia sono usate per insaporire la birra. La
Achillea ptarmica il cui sapore si avvicina all'Artemisia, viene usata
nell'insalata. In Inghilterra, dissecata e ridotta in polvere viene usata come
tabacco economico da fiuto (viene chiamata “erba da starnuti”). Molto
spesso le “Achillee” vengono usate come sostituti del tè. Serve come
ingrediente aromatizzante in vermouth e amari.
Credenze e usanze medioevali/romane: Anticamente (ancora al tempo
di Linneo) le specie di Achillea erano molto considerate per le loro proprietà
medicinali: astringente e vulneraria.
Questa erba ha alle spalle una lunga tradizione di impiego medicinale per
una grande varietà di disturbi, tra cui febbre, infezioni respiratorie,
problemi digestivi, tensione nervosa, e esternamente per piaghe, esantemi
e ferite. Il suo impiego nel trattamento delle ferite sembra risalire ad
Achille, che ne fece uso per cicatrizzare le ferite inflitte ai suoi compagni
d'arme (Plinio).
In Cina viene utilizzata principalmente per i problemi mestruali e le
emorroidi. In Norvegia è anche un rimedio per i reumatismi. I fusti sono
tradizionalmente usati per la divinazione nel classico cinese I Ching.

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Ricorre nella Farmacopea Erboristica Britannica come rimedio specifico per
stati trombotici e ipertensione.
Questo genere comunque doveva essere ben noto ai botanici prima di
Linneo. Infatti lo troviamo nell'erbario di Jerome Bock (1498 – 1554) un
ministro luterano noto anche col nome di Hieronymus Tragus; anche Robert
Morison (1620 Aberdeen -1683) nel suo “Plantarum Historiae Universalis
Oxoniens” (1680-1699) chiama alcune specie di questo genere “Achillea
montana purpurea”. Mentre a metà del Settecento si registravano già una
ventina di specie in coltivazione nei giardini inglesi. I francesi nominano
queste piante “Achillées”, mentre gli inglesi le chiamano “Yarrow” oppure
“Milfoil”. Anticamente veniva utilizzata, per le sue proprietà cicatrizzanti,
per curare ragadi, ferite, ulcerazioni, mestruazioni abbondanti, ma anche
antispasmodiche per i disturbi digestivi come colite e intestino irritabile.

Note: l'uso dell'achillea è sconsigliato per i soggetti che assumono farmaci


anticoagulanti a causa delle sue proprietà coagulanti (che potrebbero
influenzare l'efficacia del farmaco).
Inoltre può determinare reazioni allergiche nei soggetti sensibili alle piante
della famiglia delle Astaraceae.

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Acanto acanthus mollis
Famiglia: acanthaceae
Sinonimi: detta anche branca ursina, granfa d’urzo e erba per le piaghe.
Etimologia: il nome deriva dal greco ἄκανθος (àcanthos) che significa
spina (ackè), per via delle estremità appuntite delle foglie e delle capsule
che racchiudono i semi, in particolare nell'Acanthus spinosus.
Diffusione: pianta spontanea, originario del bacino del Mediterraneo e Asia
minore. lo si trova in tutto il bacino mediterraneo, nelle zone rocciose e
attorno ai ruderi, fino a un altitudine di 300m.
Viene anche coltivato nei giardini come pianta ornamentale, per la bellezza
dei grandi fiori bianchi.
Parti utilizzate: le foglie fresche, i fiori e la radice (in autunno).
Principi attivi: mucillagini, glucidi, flavonoidi, tannini, sali minerali e
sostanze amare.
Impegni terapeutici:bagni, compresse, cataplasmi e gargarismi
Proprietà terapeutiche: per uso esterno cura dell’angina, delle
contusioni, delle dermatosi, della diarrea, disturbi della digestione, punture
di insetti e scottature, emorragie e diarree, irritazioni della pelle e
costipazioni bronchiali.

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Usi gastronomici: specie più tossica presente nella flora italiana, cresce
spontanea sia nei boschi che su pascoli di alta montagna e fiorisce in
estate.
Credenze e usanze medioevali/romane: narra la mitologia greca che
Acanto fosse una ninfa desiderata dal divino Apollo, ma che non ne
ricambiava l’amore. Un giorno Apollo decise di rapirla, ma essa reagì
tentando la fuga, quando il Dio del Sole la raggiunse la povera Acanto tentò
di divincolarsi graffiando il volto del bellissimo Apollo, questi decise quindi
di punirla e di trasformarla in una pianta “amata dal sole ”.
La bellezza dell’acanto è riconosciuta anche negli antichi testi classici, il
grande Virgilio, ad esempio, già nel 50 a.C. immaginava la bellissima Elena
di Troia con un abito, il peplo (tipico abito greco), di colore bianco con gli
orli adornati da foglie di faggio e di acanto.
Il celebre scrittore romano Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il
Vecchio, nel 50 d.C. nei suoi trattati di botanica, nel 50 d.C., suggeriva di
adornare i giardini romani con le eleganti piante d’ acanto, le eleganti e
superbe piante d’acanto per ornare le prode dei giardini romani; cento anni
prima Virgilio aveva immaginato Elena di Troia drappeggiata con un peplo
bianco con gli orli ornati di foglie d’acanto e faggio; un architetto ateniese,
Callimaco, nel 500 a.C., scolpiva i capitelli delle colonne con foglie d’acanto,
capitelli diventati l’emblema dello stile corinzio.
I medici dell’antichità consigliavano l’infuso di acanto per numerosi usi.
Dioscoride e Plinio la reputavano diuretica, efficace contro le irritazioni
viscerali, e perfino utile come rimedio preventivo della tubercolosi
polmonare. Nel medioevo, sembra essere completamente dimenticata.
Fin dall’antichità è ritenuta una difesa contro gli spiriti del male e adottata
per proteggere le entrate dei luoghi consacrati, sepolcri e templi alle cui
porte venivano appesi mazzetti di foglie di Acanto. Con il passare del tempo
tali poteri furono attribuiti anche alla sua riproduzione in legno, pietra o
marmo.
L’Acanto divenne l’elemento base decorativo di capitelli e di ogni fregio in
strutture edificate a protezione del luogo sacro.
L’acanto vuol dire prestigio e benessere.
Note:

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Alloro
lloro Laurus Nobilis (Oraar)
Famiglia: Lauraceae
Sininimi: lauro
uro dolce, lauro nobile, lauro greco, alloro vero, alloro
mediterraneo, alloro romano, alloro delle massaie, alloro foglie (olio).
Etimologia: dal latino “Laurus” -la gloria
L’alloro lo troviamo citato nel testo di Marco Gavio detto Apicio Celio “De re
Coquinaria”;
La ritroviamo nel trattato di dietetica del
medico bizantino Antimo " De observatione
ciborum";
La ritroviamo nel “Capitulare de villis vel
curtis imperii”, editto di Carlo Magno (770 e
l'813).
Diffusione:: pianta originaria dell'Asia minore,
cresce spontaneamente in tutto il bacino del
Mediterraneo fino ad un'altitudine di circa
1.200 metri.
Nella
ella Regione Sicilia è stato riconosciuto come
prodotto tipico siciliano e inserito nella lista
dei “Prodotti
Prodotti Agroalimentari Tradizionali
Italiani ( P.A.T.)”.
Parti utilizzate:: foglie, frutti, rami.
rami

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Principi attivi: oli essenziali ( Α-Pinene5, Cineolo, Fellandrene,
Linaiolo,Geraniolo, Eugonolo, tracce di i metileugenolo6 Ecc.), resine,
tannini, mucillagini.
Impegni terapeutici: infusi, tintura, decotti.
Proprietà terapeutiche:antireumatico, antisettiche,, battericida,
diaforetico, digestivo, diuretico, emmenagogo, fungicida, ipotensivo,
sedativo, stomachico, sudorifiche.

L’olio è utilizzato per combattere la fatica e l'astenia e per favorire la


digestione. Si dimostra altrettanto efficace nella prevenzione del raffreddore
e delle affezioni bronchiali.
Le bacche vengono raccolte in ottobre o novembre. Le bacche contengono
una materia grassa chiamata “olio d'alloro” impiegata contro i dolori
articolari e i reumatismi, è ritenuto emolliente e sedativo e usato per i
strappi muscolari.
Usata per pediluvi e bagni stimolanti e deodoranti.
Usi gastronomici: Crudo ha sapore pungente e quasi amaro; cotto
acquisisce fragranza floreale ed erbacea, nettamente balsamica, ottimo con
pesce e selvaggina; si usa nella cottura dei legumi.
èCredenze e usanze medioevali/romane: Era considerato sacro dai
romani, dedicato ad Apollo padre della sapienza e delle muse, creatore della
musica della poesia e nei tempi più antichi padre della medicina in tutti i
suoi aspetti ( successivamente questa corona passerà ad Esculapio )
simboleggiava la sapienza e la gloria. Una corona di foglie cingevano la
testa dei vincitori nelle parate dei Giochi Olimpici o Delfici.
La nascita dell’alloro si fa risalire alla leggenda che vuole il dio dopo aver
ucciso un mostruoso serpente, incontrò Eros, dio dell’amore, e si burlò di lui
e del fatto che non aveva mai compiuto azioni degne di gloria. Eros,
profondamente offeso, preparò la sua vendetta: prese due frecce, una
d’oro, ben appuntita, destinata a far nascere la passione, che scagliò nel
cuore di Apollo e l’altra spuntata e di piombo, destinata a respingere
l’amore, che lanciò nel cuore di una giovane ninfa dei boschi, Dafne , figlia
di Gea, la Madre Terra. Dafne, che, non accettando l’invadenza di Apollo
5
Il pinene: composto organico presente nelle conifere e deve il nome al pino. Si ottiene in grandi quantità (3-4 kg per
tonnellata di legno) nei processi di produzione della cellulosa dal legno di conifere. Ha come isomeri α-pinene, β-pinene e
γ-pinene. Quest'ultimo si trova nell'acquaragia. I primi due tipi vengono invece utilizzati per produrre caramelle
balsamiche e suffumigi per inalazioni. Composto alquanto volatile all'aria, il pinene rilascia un gradevole aroma
balsamico volatilizzandosi.
6
Metileugenolo: molecola aromatica presente, in differenti quantità nelle piante che appartengono alla famiglia delle
Labiate. Dal punto di vista chimico il metileugenolo è un metabolita secondario ed è una delle molecole che da alle piante
il particolare sapore e aroma. Ricerche condotte sul metileugenolo hanno dimostrato, che negli esperimenti sui topi, una
correlazione tra assunzione della molecola e incidenza del tumore del fegato. Una concentrazione di metileugenolo è
presente in maggior quantità nella pianta del basilico, soprattutto nelle piante la cui altezza è inferiore a 10 cm mentre, se
più alte, questa molecola è meno presente.

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chiese aiuto a Diana (dea della caccia ,delle vergini e sorella gemella di
Apollo) di aiutarla a sottrarsi alle eccesive attenzioni del dio. Diana ascolta
la preghiera e trasforma Dafne in una pianta che è il nostro Alloro. Apollo
comunque pieno di amore raccolse la pianta e la mise nel suo giardino
giurando che avrebbe portato sempre una corona d’alloro e stabilì che allo
stesso modo facessero i Romani durante le sfilate in Capidoglio. Sarebbe
Apollo avrebbe ulteriormente apprezzato questa pianta rendendola sempre
verde.
Costituiva il massimo onore per un poeta che diventava “poeta laureato”
quando la sua capacità gli dava fama e quindi riconoscimento di sapienza e
bravura, “sconfiggeva le tenebre dell’ignoranza”.
Catone nel suo “Libum” utilizza l’alloro come letto per poter cuocere la
ricotta in forno.
Note: I rami più grosso possono essere utilizzate amò di spiedi per gli
arrosti, come mestoli per mescolare il cibo Antimo in una sua ricetta lo usa
proprio a questo scopo), le foglie ancora verdi vengono gettate nel fuoco e
gli oli essenziali bruciando aromatizzano il cibo.

Relativamente atossico e non irritante; in alcuni soggetti può causare


dermatite. Usare con moderazione a causa di possibili effetti narcotici
attribuiti al metileugenolo.
Non dovrebbe essere usato in gravidanza.
Si raccolgono le foglie secondo le necessità, ma è preferibile lasciarlo
asciugare qualche giorno prima di consumarle, in questo modo perdono
aggressività e il gusto amaro viene limitato.
Medicina medioevale: Tanto le foglie, quanto le bacche erano usate per
una vasta gamma di afflizioni.

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Aglio comune Allium sativum (Ai)
Opera che cita l’erba aromatica
Apicio. (1990). L'arte culinaria " De re coquinaria"
Furlan, E. (2012). Erbe... e dintorni.
Hazel, M. G. (1988). Dizionario della mitologia classica. SugarCo Edizzioni
S.r.l.
LAWLESS, J. (2003). (“Enciclopedia degli oli essenziali”
MOTTA, G. (2004). "Le e ricette medioevali del medico antimo tra bisanzio",
deobservatione ciborum".
Famiglia: Amaryllidaceae o Liliaceae.
Liliaceae
Sinonimi: aglio comune, aglio domestico,
allium.
Etimologia: sarebbe da rintracciare nel
celtico all,, che significherebbe “caldo, aspro,
bruciante”
Diffusione:lo:lo si reputa originario della
Siberia sudoccidentale, e da tale regione si
sarebbe successivamente diffuso in Europa
e nell’Asia settentrionale.
Parti utilizzate: bulbi,radici,
bulbi,radici fooglie.
Principi attivi:: oli essenziali (Allicina,
geraniolo ecc.) vitamine A,B,C, glucosidi
solforati, solfuro di allile, mucillaggini.
Impegni terapeutici:: infuso, decotto, tintura, sciroppo.
Proprietà terapeutiche:: Amebicida, antielmintico, antibiot
antibiotico,
antimicrobico, antisettico, antitossico, antitumorale, antivirale, battericida,
carminativo, colagogo, ipocolesterolemico, depurativo, diaforetico,
diuretico, espettorante, febbrifugo, fungicida,
fungicida, ipoglicemico, ipotensivo,
insetticida, larvicida, promuove la leucocitosi, stomachico, tonico.
L’olio
lio viene preparato in capsule o aggiunto a molti prodotto alimentari per
la salute, soprattutto allo scopo di ridurre pressione arteriose e prevenire le
malattie cardiache, le capsule possono essere assunto internamente (
seguendo le indicazioni sull’etichetta)
sull’etichetta per trattare infezioni respiratorie e
gastrointestinali, infezioni delle vie urinarie (come
come la cistite
cistite), problemi
cardiocircolatori e, in generale, per stroncare le forme infettive.

29
Gode di una lunga reputazione in oriente: in Cina trova impegno nel
trattamento di diarrea, dissenteria, tubercolosi, difterite, epatite, tricofizia,
tifo, tracoma ecc.
Studi recenti hanno apportato che rallenta la coagulazione del sangue,
diventando così indispensabile nelle patologie cardiovascolari7.
Il succo d’aglio unito a olio d’oliva può essere spalmato sulle scottature per
un po’ di sollievo.
Usi gastronomici: I bulbi si adoperano come condimento dei cibi per
insaporire piatti di carne, di pesce e di verdure. Trovano inoltre ampio
utilizzo nell’industri conserviera (soprattutto per salumi).
Le foglie tritate possono essere alle pietanze per insaporirle, così come i
fiori che vengono aggiunti alle insalate, donandone colore sapore.
Se viene pestato nel mortaio o tritato con un coltello, si può aggiungere un
po’ di sale. Nel primo caso per estrarne i succhi, nel secondo per ottenere
una purea liscia.
Credenze e usanze medioevali/romane: Viene sfruttato da migliaia di
anni per le sue virtù medicinali. Secondo una credenza medioevale le piante
che sventano verso l’alto erano considerate nobili e divine, mentre invece
quelle che crescevano sotto terra erano ritenute volgare e sottoposte
all’influenza. L’aglio per la sua forma bulbosa è stato associato durante al
medioevo alla terra e soprattutto al mondo dei morti.
Gli Egizi lo usarono durante la costruzione delle piramidi per prevenire le
malattie negli schiavi e veniva offerto al dio Osiride (dio dei morti) nei riti
sacri. Dato il suo forte odore i faraoni e sacerdoti non lo mangiavano per
non contrastare gli dèi celesti.
Nell’antica Grecia, le levatrici usavano appendere teste d’aglio nelle stanze
delle partorienti per difendere il nascituro dal malocchio e dalle malattie.
Veniva chiamato rosa puzzolente e impedivano a coloro che se ne erano
cibati di entrare nei templi di Cibele. Veniva offerto alla dea Ecate8 durante
i riti sacri.

R.
Mabey (a cura di) ,L’enciclopedia delle erbe, Bologna 1994, p 80.
ECATE: dea sconosciuta a Omero ma molto importante in Beozia, terra di Esiodo. Era figlia di Ceo e di Febe una
Titanessa che sopravvisse alla caduta degli altri Titani; suo padre era considerato a volte Perse oppure lo stesso Zeus.

30
La pianta dell’aglio era usata come pianta protettiva nei confronti delle
streghe, che nella notte di San Giovanni9 volavano verso il sabba, per
incontrare il diavolo. Infatti è una delle erbe di San Giovanni usato come
potentissimo talismano, se raccolto prima del sorgere del sole era
particolarmente forte contro la stregoneria.
Gli Arabi lo utilizzavano come antibiotico contro la rabbia e i veleni degli
animali. Questo alimento vanta una storia antichissima alla quale sono
collegati aneddoti e leggende che attraversano epoche e culture diverse. La
tradizione vuole che nell’antichità fosse considerato un potente
energizzante e che, proprio per questa sua virtù, fosse dato da mangiare
agli schiavi egiziani impegnati nella costruzione delle piramidi e agli atleti e
ai soldati greci e romani. A partire dal Medioevo la credenza popolare ha
attribuito all’aglio proprietà protettive contro il malocchio, le epidemie come
la peste e le malattie mentali. Le nutrici erano solite appenderne una
corona nella camera nelle quale avveniva il parto per proteggere il
nascituro. È da sempre considerato anche un potente afrodisiaco tanto che
si narra che Enrico IV, famoso amatore, ne consumasse grandi quantità.
Viene sfruttato da migliaia di anni per le sue virtù medicinali: per infezioni
respiratorie e urinarie, disturbi e infestioni digestive, eruzioni cutanee,
problemi cardiaci, ipertensione arteriosa e arteriosclerosi, nonché forme
epidemiche e febbrili. Fu usato durante la Prima Guerra Mondiale per
prevenire la cancrena e la sepsi. Divenne famoso come “penicillina russa”
perché i medici dell’Armata Rossa ne sfruttarono le note proprietà
antisettiche per curare le ferite dei soldati al fronte.
Gode di una lunga reputazione in Oriente: in Cina trova impiego nel
trattamento di diarrea, dissenteria, tubercolosi, difterite, epatite, tricofizia,
tifo, tracoma, cc. Anche in Occidente è molto apprezzato, e viene
menzionato nella Farmacopea Erboristica Britannica come rimedio specifico
per le bronchiti croniche. Le sue proprietà sono state dimostrate da
moderne indagini sperimentali e cliniche.
Medicina medioevale: Caldo e secco nel IV grado; è acuto e ha facoltà
modificativa, digestiva, aperitivo e incisiva mangiato nei cibi è rimedio a

Notte di San Giovanni: La notte del 23 Giugno è la notte magica per eccellenza. Si fondono insieme, antichissime
tradizioni popolari e profondi significati esoterici e religiosi. La ricorrenza di San Giovanni, è legata al solstizio d'estate
corrispondente a quello d'inverno che si ricorda a Natale. In concomitanza con il solstizio estivo, quando il sole raggiunge
la sua massima declinazione positiva per poi riprendere il cammino invernale, ha inizio l'estate, quindi, San Giovanni, è la
festa solare per eccellenza, la vittoria schiacciante della luce sulle tenebre, del bene sul male.

31
tutti i veleni, e però si chiama la “tica dei villani” … ripara ai nocumenti che
dar possono le mutazioni dell’acqua e nell’aria. Coregge le frigidità e
l’umidità dell’insalata. Fa bene ai flemmatici ed a coloro che hanno lo
stomaco freddo; utile nei lunghi viaggi, ma coloro che hanno i reni malati li
usino con parsimonia10.
Secondo la Scuola Salernitana era consigliato come antisettico e utile
contro i veleni.
Fa bene ai flemmatici ed a coloro che hanno lo stomaco freddo: è utile nei
lunghi viaggi, ma coloro che hanno i reni malati lo usino con parsimonia.
Note: A causa del suo odore sgradevole e penetrante l’olio non viene usato
che di rado esternamente.
Generalmente atossico e non irritante, anche se si è rilevato un irritante
gastrico; in taluni soggetti può inoltre causare sensibilizzazione.
Questa pianta rientra nella lista del ministero della salute per l'impiego non
ammesso nel settore degli integratori alimentari.11
Aglio orsino Allium ursinum ( Ai ursin)
Famiglia: Stessa del aglio
Diffusione: Ama terreni umidi ed ombrosi, in pianura, nelle zone collinari e
sub montane. È l’aglio comune nel Friuli Venezia Giulia
Parti utilizzate: fiori e foglie (bulbi, solo nelle proprietà)
Principi attivi: Stesse del aglio
Impegni terapeutici: Stessa del aglio
Proprietà terapeutiche: Stessa del aglio
Usi gastronomici: di solito vengono raccolte le foglie ed usate come
insaporitore, per molteplici usi nelle insalate, sughi, zuppe; si può fare
anche un buon paté per crostini, e per chi conosce dove si trova a luglio, si
possono raccogliere i piccoli bulbi quando sono allo stadio tenero da
preparare in agrodolce. Le foglie tagliate alla “julienne” possono essere
usate assieme al peperoncino negli spaghetti.
Credenze e usanze medioevali/romane: nei tempi passati si
raccoglievano le foglie che poi venivano essiccate e usate sotto forma di
decotti e infusi, come depurativi, antisettici e contro i vermi intestinali dei
bambini.

10
(Maineri, 2011)
11
Decreto dirigenziale 27 marzo 2014. Aggiornamento del DM 9 luglio 2012 sulla Disciplina dell''impiego negli integratori alimentari
di sostanze e preparati vegetali.

32
Note: Negli ultimi anni si sono verificati casi di avvelenamento, nel suo uso
alimentare, dovuti a confusione di specie come il mughetto ( Convallaria
majalis)
Aglio Bianco Piacentino IGP
Varietà di aglio molto pregiata e diffusa, perché ha la caratteristica di
conservarsi molto a lungo: fino ad un anno dalla sua raccolta. Viene
coltivato e lavorato totalmente a mano ed è caratterizzato da un sapore
forte e avvolgente: i bulbi hanno una buona dimensione, sono di colore
bianco e molto ricchi di allicina e oli essenziali.
Aglio rosso di Sulmona
Coltivato in Valle Peligna, dove il maggiore centro è Sulmona, è
caratterizzato da un aroma piccante e da un colore rosso vinoso dato
dall'unione della tunica protettiva del bulbo, di colore rosso acceso, e delle
altre più esterne, di colore bianco. La testa è abbastanza grande, fra i 55 e
70 mm, ed è composta da 8-10 bulbilli esterni di grandi dimensioni e 3-4
interni più piccoli.
L'aglio rosso di Sulmona
Si raccoglie fra giugno e luglio e può essere conservato fino ad aprile-
marzo. Le particolarità di questa varietà è la produzione di scapi floreali che
a metà maggio vengono colti e messi in commercio.
Aglio di Caraglio
Coltivato a Caraglio, paese in provincia di Cuneo, dove l'aglio è piantato in
autunno e coltivato secondo le tecniche tradizionali. La raccolta avviene il
giorno di San Giovanni, il 24 giugno, e l'essicazione dura 40 giorni. La
pianta è molto vigorosa mentre il bulbo è piccolo, le dimensioni vanno dai
20 ai 60 mm, ed è costituito da spicchiaffusolati di colore rosso vinaccia. Il
profumo e l'aroma sono delicati.
Aglio Rosso di Nubia: coltivato a Paceco, in provincia di Trapani, l'aglio
Rosso di Nubia è caratterizzato da un intenso colore rosso delle tuniche che
rivestono il bulbo e da un contenuto di allicina superiore alla media. Ciò
conferisce a questa varietà l'aroma forte e il sapore intenso e fa sì che tutte
le proprietà dell'aglio nel Rosso di Nubia siano molto più spiccate.
Aglio di Resia: prodotto tradizionale della Valle di Resia, in provincia di
Udine, è caratterizzato da un bulbo medio/piccolo contenente 6-8 bulbilli,
senza bulbilli centrali, ricoperti di tunica rossastra. Fra le peculiarità ci sono
l'alta digeribilità, la lunga conservabilità e l'aroma intenso ma delicato che
fa sì che ad apprezzarlo siano anche dai palati più esigenti.

33
Aglio Rosso di Proceno: coltivato a Proceno, in provincia di Viterbo, su di
un terreno collinare prevalentemente argilloso, è caratterizzato da un bulbo
di medie dimensioni con spicchi corti ricoperti da una tunica rossa. L'aglio
Rosso di Proceno si semina fra novembre e febbraio e si raccoglie fra
giugno e luglio, genera uno scapo fiorale che viene tolto a metà maggio, e
si conserva molto a lungo tanto che gli spicchi vengono utilizzati per la
successiva semina. Il sapore è forte e piccante e l'aroma molto intenso.
Aglio Rosso di Castelliri: coltivato nella provincia di Frosinone è
caratterizzato da un bulbo di forma ovale ricoperto da tuniche esterne
bianche e tuniche interne rosso porpora. L'aglio Rosso di Castelliri si semina
fra novembre e gennaio e si raccoglie i primi 15 giorni di giugno. Questa
varietà si conserva a lungo e produce scapi floreali che vengono tagliati
manualmente dal produttore un mese prima della raccolta. L'aroma è
pungente e il sapore lievemente piccante.
Aglio di Vessalico: coltivato negli 11 comuni dell'alta Valle Arroscia,
l'aglio di Vessalico è caratterizzato da un aroma delicato e dal
sapore lievemente piccante. Il bulbo è compatto e si compone di 10 bulbilli
bianchi con le tuniche più esterne di colore bianco rosato con striature
violacee. È altamente digeribile e si conserva a lungo grazie al clima mite
della zona dove viene coltivato.
Aglio Bianco di Polesano: coltivato in Polesine, in provincia di Rovigo, è
costituito da un bulbo tondo, appiattito alla base, di colore bianco brillante.
Le tuniche che avvolgono i bulbilli sono di colore rosato nella parte concava
e bianco nella parte convessa. L'aglio Bianco di Polesano è caratterizzato da
un aroma intenso e, una volta esiccato, si conserva a lungo.
Aglio dell'Ufita: coltivato nella parte nord orientale della provincia di
Avellino, nella Valle dell'Ufita, è caratterizzato da un alto contenuto di oli
essenziali e principi attivi. I bulbi sono di dimensioni medie e colore bianco
tendente al rosato, mentre il sapore è fortemente aromatico.
Aglio massese: coltivato nei terreni sabbiosi della provincia di Massa-
Carrara, ha una forma tondeggiante e un colore bianco sporco. Gli spicchi
sono piccoli ed il sapore è più dolciastro rispetto alla media. Si raccoglie fra
aprile e giugno e produce un'infiorescenza utilizzata come condimento.
Aglio del Medio Adige: coltivato nella provincia di Padova è caratterizzato
da bulbi grossi di colore bianco. L'aglio del Medio Adige viene raccolto nei
mesi estivi, fra giugno e agosto, e sprigiona un aroma molto intenso.

34
Artemisia comune artemisia vulgaris
Famiglia: asteraceae/compositae
Sinonimi: amarella, assenzio volgare, assenzio selvatico, assenzio di siepe,
canapaccio, "armoise”, erba di San Giovanni.
Etimologia: il nome Artemisia deriva da Artemide la dea, nella religione
dell'antica Grecia, della caccia, della selvaggina, dei boschi, del tiro con
l'arco e della verginità. Altre denominazioni sono assenzio selvatico,
amarella e canapaccio per la vana somiglianza alla canapa
Secondo Plinio il Vecchio, il nome del genere Artemisia deriva da
Artemide dea, nella religione dell'antica Grecia, della caccia e della luna che
presiedeva i parti, perché era ritenuta una pianta utile ai disturbi delle
donne.
Altre tradizioni derivano il nome Artemisia dalla parola greca artemes. che
vuol dire “sano", "di buona salute”. Il termine specifico vulgaris indica che si
tratta di una specie comune.
Il binomio scientifico attualmente accettato, Artemisia vulgaris, è stato
proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese,
considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi
viventi, nella pubblicazione ”Species Plantarum”.
Diffusione: È un'erbacea perenne originaria delle regioni temperate
d'Europa, d'Asia e del Nordafrica (in Nordamerica è considerata un'erbaccia
infestante).
Parti utilizzate: foglie, olio essenziali, radici, sommità fiorite
Principi attivi: terpenoidi come l'eucaliptolo, il tujone e il cineolo; contiene
anche flavonoidi e derivati della cumarina.
Impegni terapeutici: ( secondo la medicina popolare)
 antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
 antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema
nervoso);
 carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
 diaforetica (agevola la traspirazione cutanea);
 emmenagoga (regola il flusso mestruale);
 espettorante (favorisce l'espulsione delle secrezioni bronchiali);
 eupeptica (favorisce la digestione);
 amaro tonico (digestiva);

35
 antidiabetica (dalle radici).
Questa piante qualche volta viene usata come vermifuga, e quindi a volte
è confusa con Artemisia absinthium.
Proprietà terapeutiche: l’artemisia è sempre stata una pianta molto
amata, ma oggi viene utilizzata raramente a scopo medicinale per via della
sua potenziale tossicità. Si ritiene che dia sollievo alla depressione e ai
problemi legati alla menopausa.
Usi gastronomici: serve a dare un gusto amaro ai piatti i carne e di pesce.
Le foglie cotte o crude, aggiunte alla dieta, per merito del loro aroma
amaro, aiutano la digestione; per questo in molte zone sono preparate
soprattutto come condimento a cibi grassi. Le foglie sono usate anche come
tè, oppure per aromatizzare la birra
Credenze e usanze medioevali/romane: L'artemisia è utilizzata
nella medicina tradizionale cinese e giapponese, per la
preparazione della moxa (dal giapponese moe kusa che significa
"erba che brucia"), una medicina ottenuta triturando in un mortaio
la pianta fino a ricavare un impasto lanoso, con cui si preparano
delle palline o dei coni che, una volta appoggiati su punti specifici
della pelle (corrispondenti ai punti dell'agopuntura), vengono fatti
bruciare.
Conosciuta anche come erba "scaccia diavoli", si coglieva al
solstizio d'estate e diversi usi e tradizioni popolari attribuiscono
alla pianta anche proprietà antiepilettiche.
Nel Medioevo, era usata comunemente per aromatizzare la bina,
prima dell'introduzione del luppolo. Si riteneva che conferisse
intensità ai sogni ed era usata come erba da fumare. All'artemisia
si attribuivano poteri magici e la si portava addosso per scacciare
la fatica e gli spiriti maligni.
La artemisia è utilizzata nella medicina popolare cinese e giapponese per la
preparazione della moxa (dal giapponese moe kusa = erba che brucia), una
medicina ottenuta triturando in un mortaio la pianta fino a ricavare un
impasto lanoso con cui si preparano delle palline o dei coni che, una volta
appoggiati su punti specifici della pelle (corrispondenti ai punti
dell'agopuntura), vengono fatti bruciare.
Note: L'artemisia può presentare alcuni effetti collaterali ed è
controindicata in gravidanza e allattamento; a dosi elevate può essere

36
velenosa e danneggiare il sistema nervoso. In alcune persone il contatto
con la pelle può provocare dermatiti.

Aneto Anethum graveolens


Opera che cita l’erba aromatica
Apicio. (1990). L'arte culinaria " De re coquinaria"

37
Furlan, E. (2012). Erbe... e dintorni.
Hazel, M. G. (1988). Dizionario della mitologia classica. SugarCo Edizzioni
S.r.l.
LAWLESS, J. (2003). (“Enciclopedia degli oli essenziali”
MOTTA, G. (2004). "Le e ricette medioevali del medico antimo tra bisanzio",
deobservatione ciborum".
Famiglia: Apiacece (Umbelliferae)
Sinonimi: peucedanum
graueolens, fructus anethi,
nethi, aneto
europeo, aneto americano,
finocchio selvatico, finocchio fetido,
finocchio bastardo.
Etimologia: dal latino anethum e
dal greco ἄνηϑον.
Termine derivante dal latino “
Anethum” deriva da una parola di
origine greca ovvero “anethon
anethon” il
quale deriva a sua volta dall'antico egizio. Questa
uesta tradotta significa
precisamente anice mentre invece graveolens deriva dalla lingua latina.
Nello specifico dal termine gravis che significa pesante e olens che invece
significa odore forte.
Questo termine può essere tradotto con allontana i malori in riferimento alle
proprietà medicamentose.
L'epiteto specifico graveolens deriva dal latino « gravis » ((pesante, forte)
et « olens » (sentore),), in quanto ha un odore forte.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Anethum
(Anethum graveolens
graveolens) è stato
proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese,
considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi
viventi, nella pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753.
Diffusione:Originario
:Originario del bacino del mediterraneo e del Mar Nero, è oggi
coltivato in tutto il mondo, specialmente in Europa, negli Stati uniti, in Cina
e in India.
Questa
uesta specie è poco diffusa sul territorio italiano; è considerata rara,

anche se in alcune zone, come ad esempio nel forlivese,, è coltivata. Si


trova in parte al nord (Veneto
Veneto, Friuli Venezia Giulia e forse in Liguria e
Trentino-Alto Adige)) e in parte al centro (Marche,
( Abruzzo e Molise). Fuori
dall'Italia (sempre nelle Alpi)
Alpi si trova in Francia (dipartimento di Drôme) e

38
in Austria (Länder del Vorarlberg, Tirolo Settentrionale, Carinzia, Stiria,
Austria Inferiore). Sugli altri rilievi europei si trova nel Massiccio Centrale e
nei Monti Balcani.
Parti utilizzate: Le foglie in estate, i frutti in autunno
Principi attivi: Oli essenziali (Frutti o semi:Carvone (30-60%), limonene,
fellandrene, eugenolo, pinene ecc. Porzione erbacea della pianta: Carvone
(in misura molto esigua), limonene, pinene, ecc. esistono molti chemotipi
diversi di aneto: il fellandrene, ad esempio,è presente nell’olio inglese e in
quello spagnolo, assente in quello tedesco); tannini, resine.
Impegni terapeutici: tintura, decotto
Proprietà terapeutiche:Antispasmodico, battericida, carminativo,
emmenagogo, galattagogo, ipotensivo, stimolante, stomachico.
Sia in Occidente, sia in Oriente trova impiego come rimedio lenitivo
digestivo contro problemi digestivi, aerofagia, coliche, ecc. specialmente
infantili.
Usi gastronomici:simile al finocchio e finocchietto selvatico, ma più
delicato, ottimo con il pesce (spesso abbinato al salmone), ma con formaggi
freschi ed omelette, usato in genere nelle marinate e per arricchire sughi
per salse per la pasta, con i frutti si profumano aceto, conserve e verdure
sott’aceto.
I romani si coronavano con questa pianta per simboleggiare gioia.
In Germania e Scandinavia, in particolare, viene usato con il pesce ed i
cetrioli, e i semi servono anche per aromatizzare il pane.
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di Francoforte
chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne, pesce, patate e verdure .
Credenze e usanze medioevali/romane: Fu impegnato fin dai tempi
antichi come erba medicinale e aromatica.
Note: non sono molte le controindicazioni legate all’aneto.
In cucina si consiglia utilizzo in piccole dosi.
Se viene utilizzata a un uso curativo, è sconsigliato l’uso durante il periodo
della gravidanza e dell’allattamento.
Non è indicato nel caso in cui si sta troppo tempo esposto ai raggi del sole.
Sconsigliato l’uso in caso di particolare infiammazione alle vie urinarie.

Borraggine Borago officinalis


Opera che cita l’erba aromatica

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Apicio. L'arte culinaria " De re coquinaria"
Famiglia: Boraginaceae.
Sinonimi: borràgine, borraggine, borrana
Etimologia: Il nome deriva dal latino borra
(tessuto di lana ruvida), per la peluria che
ricopre le foglie. Altri lo fanno derivare
dall'arabo abu araq (= padre del sudore).
Dal lat. mediev. borago (o borrago) -ginis].
di origine incerta •sec. XIV.
Diffusione: Originaria
riginaria del bacino del
Meditteraneo;
È comune in Italia;
Spontanea , oppure naturalizzata in tutto il mondo .
Cresce negli incolti, tra le macerie, nei coltivi, fino a 1000 m s.l.m12.
Parti utilizzate: Foglie, fiori.
fiori
Principi attivi: Acido y,; alcoloidi olii pirrolozidinici (licosamina, amabilina,
supinidina, tesinina e durrina);
durrina) polinsaturi (nei semi); mucillaggini
mucillaggini, resine,
tannini, nitrato di potassio,, vitamine (vitamina C)
Impegni terapeutici: infusi, tintura, collutorio
Proprietà terapeutiche:: Allergie; artrite; depurative; diaforetiche;
emolienti; infezioni (gastrointestinali).
Integrità e funzionalità delle membrane cellulari.
Trofismo e funzionalità della pelle.
Contrasto dei disturbi del ciclo mestruale.
Uso esterno:Funzionalità
Funzionalità articolare;
articolare ; lenitivo per la pelle e delle
mucose arrossate
Usi gastronomici: Le e foglie giovani sono variamente impiegate in cucina.
L'uso tradizionale è allo stato cotto delle foglie che con un gusto simile al
cetriolo, vengono utilizzate in molti piatti regionali per minestroni, ripieni
per ravioli e pansoti in liguria, torte e frittate.
Tipico è il consumo in frittelle dei fiori e delle foglie (passate in pastella e
poi fritte). la cottura elimina la peluria che copre le foglie.
In moderata quantità le foglie
foglie giovani possono essere usate crude in
insalata e usate episodicamente in egual modo anche i fiori e assieme ai
formaggi morbiti.
I fiori azzurri sono usati per colorare e guarnire i piatti e per colorare
l'aceto;
12
M s.l.m.: metri sul livello del mare indica l'altezza media della superficie terrestre rispetto a quella del mare;

40
Congelati in cubetti possono costituire decorazione per le bevande estive
La borragine è una pianta che fornisce un nettare molto gradevole e molto
ricercata dalle api che ricavano un miele con un aroma particolarmente
gradevole.
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di Francoforte
chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne, pesce, patate e verdure
Credenze e usanze medioevali/romane: Il termine borago deriva dal
tardo latino boraginem e dall'arabo abu'araq che significa "padre del
sudore" con allusione alle sue proprietà diaforeticche.altri lo fanno derivare
dal latino borra (tessuto di lana ruvida), per la peluria che ricopre le foglie ,
usato per identificare il lungo mantello di lana di pecora ruvida indossato
dai pastori.
Gli antichi romani ed i medici della Scuola medica salernitana
consideravano la borragine un eccellente rimedio contro la malinconia.
Plinio il Vecchio sosteneva che i fiori della Borragine macerati,
allontanassero la tristezza e se mangiati in insalata potessero sgombrare la
mente dai pensieri cattivi.
I Celti,antico popolo indoeuropeo infatti, usavano aggiungere la borragine al
vino,proprio per dare coraggio ai guerrieri prima di affrontare i nemici in
battaglia.
Gli antichi Greci invece la usavano per curare il mal di testa da sbronza
Gli antichi Romani la utilizzavano non solo, per decorare le case dove si
svolgeva un matrimonio ma aggiunta al vino come antidoto contro la
tristezza.
Marziale,antico poeta latino, la considerava l’unica erba capace di rallegrare
il cuore dell’uomo, e al tempo stesso di dargli forza e audacia.
Plinio chiamava la borragine “Euphrosinum“perché rende l'uomo euforico,
felice e contento” e sosteneva che “i fiori consumati in insalata rendono
propensi al riso e sgombrano la mente dai cattivi pensieri, le foglie e i fiori
nel vino tolgono la tristezza e la malinconia e danno la felicità”. Era inoltre
convinto che la ”Borrago” fosse il famoso "Nepente di Omero"cioè l’erba
che, consumata nel vino, portava all'oblio ed alla spensieratezza. "
Nel Medioevo,epoca in cui fu introdotta anche in Europa, fu descritta come
generatrice di buon sangue proprio perché era ritenuta pianta dalle discrete
proprietà salutari.
Sempre in epoca medioevale si iniziò a pensare che la borragine
aumentasse anche la portata lattea delle puerpere, per cui in certe zone
veniva chiamata “erba delle balie”.

41
I fiori furono ricamati sulle tappezzerie medievali,sulle fasce dei partecipanti
ai tornei delle giostre oppure aggiunte nel bicchiere della staffa dei Crociati
in partenza per la Terra Santa proprio per infondere coraggio.
Si racconta anche che ai gareggianti ai tornei veniva offerto il tè alla
borragine,come sostegno morale. "Borragine porta coraggio" era un motto
popolare dei tempi.
Sui fiori della borragine c’è anche una leggenda che vede protagonista la
Madonna: Si dice che in origine i fiori della borragine fossero candidi, ma
che divennero dell’attuale colore perché vi si specchiò Maria. Per ciò il loro
colore fu spesso scelto dagli antichi pittori per dipingere il manto della
Madonna.
Era usata anche come essenza in bagni rituali, presa come infuso, o
bruciata in incensi per fortificare il coraggio e trovare gioia in circostanze
difficili.
Note: L'uso alimentare della borragine, allo stato crudo e in grandi
quantità, è sconsigliato per la presenza, in alcune fasi vitali della pianta, di
composti pirrolizidinici, a presunta attività epatotossica.
Attenzione - contiene alcaloidi pirrolizzidinici con attività epatotossica-
genotossica e carcinogenica. è sconsigliato l´utilizzo. nessun problema
invece nell´utilizzo dei semi, fatta eccezione per i pazienti in trattamento
con anticoagulanti o antiggreganti piastrinici. non usare l'olio di borragine in
caso di sindromi dissociative o epilessia.
Questa pianta rientra nella lista del ministero della salute per l'impiego non
ammesso nel settore degli integratori alimentari.13

13
Decreto dirigenziale 27 marzo 2014. Aggiornamento del DM 9 luglio 2012 sulla Disciplina dell''impiego negli integratori alimentari
di sostanze e preparati vegetali.

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Barba di Giove Drosanthemum hispidum
Famiglia: aizoaceae
Sinonimi: detta Jovibarba
Etimologia: Il nome comune, barba di Giove, pare che sia da attribuire alla
caratteristica peluria che ricopre le foglie molto simile alla barba del Dio
Greco.
Varie piante sono state chiamate nell’antichità «barba di Giove».
Mentre la barba di Giove poteva essere immaginata di colore argenteo,
come la barba di un uomo maturo, e buona per il taglio, come la barba in
generale, in lingua greca, la«barba di Zeus»(Διὸς πώγων)
erailsinonimodelnomedellapiantacosiddetta«capellid’oro»(χρυσοκόμη,Diosc.
4.55).Dioscorideladescrivecome«unarbustolungounaspanna,confilamenti(κό
μη)riunitiagrappolo,simileall’issopo,unaradicevillosasottilecomequelladielleb
oronero,nonsgradevolealgusto,reminiscentedicipresso,cioèacidaconcertadolc
ezza.Cresceinluoghiombrosierocciosi»7.Ilsemprevivopurehatraisuoinomi8«la
barbadiGiove»9.Ilnomegrecodiquestapiantaèἀείζωον(sempreverde),secondo
Teofrasto«ècaratteristicoperl’ἀείζωονrimaneresempreumidoefresco,lesuefogl
iesonocarnose,liscieeoblunghe.Crescenellepianesabbiose,sullemura,espesso
sulletegolequandovisonoleaccumulazionidellaterramescolataconsabbia»
Diffusione: rocciosi, rupi, pendii aridi e muri soleggiati, fino ai 2800 m di
altitudine. Diffusa in gran parte del Sud Europa, in Italia è presente sulle
Alpi e sugli Appennini.
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici: Le foglie e le radici sono commestibili e possono essere
gustate in insalate per un pasto ricco ma veloce.
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note: Il nome comune, barba di Giove, pare che sia da attribuire alla
caratteristica peluria che ricopre le foglie molto simile alla barba del Dio
Greco.
Nel linguaggio dei fiori la barba di Giove ha il significato di trionfo e vittoria
sul nemico

43
Barba di capra Aruncus dioicus
Famiglia: rosaceae
Sinonimi: la pianta è conosciuta abbastanza bene in quasi tutte le regioni
italiane per le sue qualità mangerecce per cui tanti sono i nomi volgari;
eccone alcuni: Barba di capra, Barba di Giove, Asparago di monte
(Sparesine di montagna), Coda di volpe, Bambe rosse, Erba canona,
Asparago di bosco (Sparesi di bosco), Rosa di San Giovanni, Sparzi.
Etimologia: il nome del genere Aruncus era il nome usato dai Romani
(ereditato dai Greci) per indicare la pianta e significava "barba di capra".
Il nome della specie dioicus = dioico si riferisce al fatto che la pianta
produce individui con fiori solo maschili o solo femminili. Nell'antica lingua
greca significa proprio barba di capra.
Inizialmente il genere di queste piante fu chiamato da Linneo Spiraea;
mentre il termine Aruncus veniva usato per il nome specifico. In seguito, su
proposta di Adanson (Michel Adanson, 1727-1806), i nomi furono cambiati
come li conosciamo ora. Per questo tale pianta in certi trattati si presenta
ancora con la vecchia terminologia
Diffusione: distribuita in quasi tutta l'Europa, Asia settentrionale e
orientale e America settentrionale. In Italia è comune sulle Alpi e Appennino
(anche quello centrale) e si trova nei boschi umido-freschi submontani (in
preferenza di latifoglie) o ai suoi margini (forre umide), e in zone di
cespuglieti non troppo soleggiate. Preferisce i terreni calcarei.
Non è stata segnalata nella parte meridionale della nostra Penisola, mentre
in pianura presenta una distribuzione discontinua (è considerata pianta
rara). Altitudine: 500 - 1500 m s.l.m.
Parti utilizzate: giovani getti rossastri
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche: (secondo la medicina popolare): antipiretica,
febbrifughe, toniche, espettoranti, ed astringenti.
Usi gastronomici: alcune parti della pianta possono essere consumate
come gli asparagi. In particolare i giovani germogli primaverili (quelli
rossastri che si trovano alla base della radice) se raccolti in tempo (aprile)
sono particolarmente indicati per frittate o per essere conservati sott'olio.
Credenze e usanze medioevali/romane
Gli antichi Greci usavano intrecciare ghirlande e festoni con una pianta che

44
chiamavano «speira»; Linneo più tardi confermò tale nome per un genere
di piante a fusti flessibili appartenenti alla famiglia delle rosacee.
Note: in alcune zone è specie protetta (in Lombardia) o almeno
regolamentata. Questo a causa dell'indiscriminata raccolta dei suoi teneri
germogli.
Attenzione: nel periodo estivo la pianta produce delle sostanze tipo glicosidi
cianogenetici e quindi non è più commestibile, sopratutto la pianta adulta.

Cassia obovata
Famiglia:
Sinonimi:
Etimologia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:

45
Ce
Cedro Citrus medica
Opera che cita l’albero
Apicio. L'arte culinaria " De re
coquinaria"
Famiglia: Rutacee
Sinonimi:
Etimologia:
Diffusione: Il Cedro è una specie
subtropicale, proviene dalle valli
Himalayane situate sul confine tra India
settentrionale, Bhutan e Nepal .
Tutt'oggi, è possibile trovare Cedri
selvatici, che prosperano indisturbati nelle
rigogliose zone boschive di queste
regioni. È giunto in Europa in tempi
remoti
Parti utilizzate: Foglie, frutti.
Principi attivi: acidi organici carotene esperidina14, flavonoidi, glucoside oli
essenziali sali minerali, vitamine (A, C), zuccheri.
Impegni terapeutici: infusi, lozioni,
14
L'esperidina: è uno dei flavonoidi caratteristici degli agrumi,, dove si concentra soprattutto nella buccia e nell'albedo (la parte
interna biancastra della buccia). Presente in minor misura anche nelle verdure a foglia verde, l'esperidina è costituita da una parte
zuccherina, il disaccaride rutinosio, legata al flavone esperitina.

46
Proprietà terapeutiche: antiossidanti ed antinfiammatorie drenante,
diuretico, lipolitico, - stimolate a livello circolatorio, - sedativo a livello
nervoso, astringente, cicatrizzante, antisettico, - insetto repellente.
Usi gastronomici: viene raramente proposto come frutto a causa del suo
sapore amaro e aspro ma, viene tuttavia utilizzato in numerose pietanze.
La buccia del frutto viene candita. Il frutto viene utilizzato per sciroppi e
marmellate.
In Italia viene preparata una bevanda a base di cedro dal nome “Cedrata”.
Credenze e usanze medioevali/romane: Il nome "Cedro" deriva dalla
volgarizzazione della parola latina "Citrus", e può essere tradotto anche con
la parola "Cedrus". Con il termine Cedrus si dà il nome ad un noto genere di
conifere, che annovera al suo interno anche il celeberrimo Cedro del Libano
(Cedrus libani)15. Ovviamente questi due "cedri" hanno in comune solo il
nome ed il fatto di essere piante
Indicato dall'origine dei termini in Greco antico (kedros) e Latino (citrus)
per indicare il cedro, entrambi derivanti dalla stessa radice appartenente
alle "lingue Mediterranee" ovvero pre-Indoeuropee.
È uno dei più antichi agrumi al mondo. Originario dall'India ed
attraversando tutta la Persia, giunse in Europa ben prima della venuta di
Cristo, in Italia probabilmente nel III secolo a.C. . Vi sono infatti
testimonianze della specie Citrus medica sin dai tempi degli antichi Greci e,
successivamente, fu ampiamente diffuso nelle zone più miti dell'Impero
Romano.
Plinio il Vecchio (23–79 d.C.), classifica e cita questo agrume nel trattato
naturalistico "Naturalis historia", dove compare con il nome di "Mela
Assira".
Le virtù medicamentose sono note fin dall'antichità ne parlava già la Scuola
Medica Salernitana.
Note: Lo si può considerare, assieme a Mandarino e Pomelo, il progenitore
di tutti gli agrumi che oggi conosciamo ed utilizziamo in cucina. Ad
esempio, il Limone (Citrus limon), deriva dall'incrocio tra Cedro e Pomelo.
In arte, fino al XVII secolo il Citrus medica è stato spesso confuso col cedro
del Libano, per cui è facile vedere dipinto un cedro (agrume) per indicare
invece la conifera. Tra gli esempi noti, uno è Marco Palmezzano, pittore del
XVI secolo, in cui il cedro, dipinto come agrume, ha sempre valore di
simbolo religioso di origine biblica: nel dipinto dell'Immacolata (1510),

15
Cedro del Libano: conifera dall'importante significato religioso originaria del Libano.

47
ecco, in alto a destra, apparire un bel "cedro" pieno di frutti che sta al posto
di un cedro del Libano
Evitare l'uso durante tutta la gravidanza e l'allattamento, nei bambini sotto
i 6 anni di età.
L’olio è foto sensibilizzante, evitare di applicarlo sulla pelle prima di
esposizione diretta ai raggi solari.

Cerfoglio Anthriscus cerfolim


Opera che cita l’erba aromatica
Apicio. L'arte culinaria " De re coquinaria"
Famiglia: Apiaceae
Sinonimi: A. longirostris, cerfoglio comune,
cerfoglio dei giardini, cerfoglio da insalata,
erba stella, serpillo.
Etimologia: Dal lat. caerefolium,
caerefolium dal gr.
khairéphyllon e significa "foglia della gioia a
motivo del suo gradevole profumo.
profum
Comp.
omp. di una parola oscura e di phýllon
‘foglia’ •prima metà sec. XIV .
Il termine Anthriscus proviene da anthryscum, una pianta selvatica citata
da Plinio (dal greco ἄνθρυσκον
νθρυσκον ánthryskon antrisco, cerfoglio.
L’epiteto specifico cerefolium viene dal latino chaerephylla e dal greco
χαιρέφυλλον chairéphyllon;
éphyllon; potrebbe derivare da cera cera e folium foglia:
con foglie cerose, ma è altresì possibile che il nome greco derivi da χαίρειν
chairein deliziare e da φύλλον phýllon
phýllon foglia, riferimento al buon profumo
delle foglie.
Sembra che il nome latino Chaerophillum, ovvero “foglia
foglia rallegrante
rallegrante”, derivi
dal fatto che gli antichi romani credevano che alcune foglie nel vino

48
eliminassero la depressione e gli stati malinconici facendoli tornare di buon
umore.
Diffusione: Originaria della Russia meridionale, dal Caucaso o dal Medio
Oriente; si è ormai naturalizzata nella flora americana, nordafricana ed
europea, cresce spontaneamente nei boschi e nei prati.
Parti utilizzate: foglie, frutti, semi, succo, radici.
Principi attivi: Anetolo, estragolo, carotene, sali minerali (calcio, ferro,
magnesio, selenio e zinco), vitamine (A,B,C e D),
Impegni terapeutici: Aperitivo, blando lassativo, antisettico, carminativo,
congiuntiviti, cicatrizzante, depurativo(interno ed esterno),
decongestionante, disintossicante, diaforetico, digestivo, diuretivo,
emolliente, nervino, ricostituente, stimolante (del metabolismo),
stomachico, tonico.
Efficace contro la smemoratezza e la depressione mentale. Apporta
beneficio a tutto il sistema digerente.
Il succo della pianta fresca viene usato nel trattamento delle affezioni della
pelle, ad esempio eczemi, ascessi e ferite che tentano a cicatrizzarsi; viene
impiegato inoltre in casi di idropisia, artrite e gotta.
Proprietà terapeutiche: Infusi, decotti , tisane, impacchi.
Usi gastronomici: L’ utilizzo del cerfoglio in cucina è molto simile a quello
del prezzemolo di cui infatti ne è un lontano parente. Può essere aggiunto
alle zuppe,minestre,carne bianca (come ad esempio coniglio e pollo), uova
e si accompagna molto bene ai legumi
Molto utilizzato nei paesi dell’Europa Centrale e dell’America settentrionale,
scarsa,mente utilizzato in Italia, dove viene preferito il prezzemolo. Lo si
trova spessissimo nelle ricette a base di pesce, carne o verdure e nelle
salse di accompagnamento, come ad esempio la“Grüne soße”16.
Come nel caso del prezzemolo il cerfoglio dovrebbe essere aggiunto a fine
cottura, così che le sue proprietà ed il suo gusto piacevole non si disperda.
Credenze e usanze medioevali/romane: Secondo la storia la pianta
venne importata in Europa dai Romani dalla Russia meridionale.
La denominazione scientifica, Anthriscus cerefolium, deriva dal greco
anthriskos e dal latino cherifolium. Il significato è discusso: tra "fiore di
siepe" o "foglie della gioia" in riferimento all'aroma delle sue foglie.
Si ritiene che fosse moto apprezzato da Carlo Magno.

16
Grüne soße: tipica salsa verde di Francoforte servita assieme a carne, pesce, patate e verdure.

49
Nell’antichità gli sono state attribuite virtù e credenze popolari
eccessivamente stimando le reali proprietà terapeutiche.
In alcune regioni italiane, il suo
suo utilizzo è legato alle tradizioni Pasquali e
alla resurrezione di Cristo.
Nella medicina popolare viene usato come infuso per "tonificare sangue e
nervi.
Note: Attenzione a non on confondere il cerfoglio con alcuni parenti tossiche,
tipo l’ Annthriscus sylvestris o l’ Aethusa cynapium.
Gli agricoltori sono soliti piantare il
i cerfoglio per attirare le lumache in modo
tale da non danneggiare il resto della coltivazione poiché esse sono molto
ghiotte della pianta.
L'estragolo e l'anetolo sono noti per i loro
loro effetti tossici e irritanti; sono stati
riportati possibili effetti carcinogenici dell'estragolo. Giacch
Giacché questi
costituenti sono presenti in quantità
quantit massicce nell'olio essenziale, è
preferibile evitarne l'uso terapeutico.

Coloquintide Citrullus colocynthis


Il coloquintide lo troviamo citato nel “Capitulare de villis vel curtis imperii”,
editto di Carlo Magno (770 e l'813).
Nome volgare: Conosciuto anche come “Colocyiirliis ofiiriiialis”
ofiiriiialis”;
Colloquintida, Collaquintida, Pomo amaro
amaro.
Famiglia:Cucurbitacee
Sinonimi: Francese. ciilorpiiiire;
ciilorpiiiire
spagnolo. coloquintida;; tedesco.
bitterzitrulle; inglese. bitter apple.
Etimologia: Cucumis, nome latino
derivato dal celtico cucc = ciò che è
cavo, vuoto da cui cucce = vaso
(coccio), allusione alla forma di
alcuni frutti di questo genere (cavi
internamente) ed all'uso pel quale
sono usati, da cui anche cocoma
(milanese: cogoma) = bricco.
Colocynthis, nome greco kolokunqis-
kolokunqis da kolokunqa o kolokunqh o kolokunth
= zucca, secondo
econdo alcuni AA. derivato da koilian kinew = = alvum moveo =

50
muovo il ventre, per le sue proprietà drastiche. Secondo altri, dal greco
kolon = salsiccia, cioè cibo e kunwn = del cane, cioè cibo da cane,
dispregiativo per la sua amarezza.
Citrullus – dal latino citreo colore, allusione al fatto che i frutti di alcune
specie di questo genere, assumono color citrino a maturità (C. Melo L. p.
e.).
Diffusione: originaria del Nord-Africa ( regioni desertiche, sabbiose ed
aride ( Marocco, Egitto).
Coltivata i Tunisia, Algeria, Egitto, Spagna, Cipro, Siria.
Spontanea in Italia a Pantelleria e isole Eolie ma originaria dell’africa e
bacino mediterraneo.
Varietà: la coloquintide d'Egitto; la coloquintide di Cipro; la coloquintide di
Siria.
Parti utilizzate: Frutti, privati dell’epicarpo.
Principi attivi: alcol ( citrullolo), alcaloide alfa-elaterin( nelle resine)
glucosili amari (coiocintina, colocintidina), resina, entriacontano, tracce di
olio etereo, olio grasso con oleina, linoleina, stearina e palmitina, sali di
potassio degli acidi citrico, malico ed acetico, ceneri 8,9-9,4% (fino ai 14%
nella polpa dei frutto). Nei semi: mucillaggine, sostanza amara, olio grasso
ca. 17%, fitosterolo, ceneri 2,4-22% U).
Impegni terapeutici: purgante, lassativo.
Proprietà terapeutiche: La coloquintide è un purgante drastico,
insetticita.
Usi gastronomici: ERBA TOSSICA VIETATO L'USO.
Credenze e usanze romane e medioevali: L'uso della Coloquintide come
purgante è antichissimo, essa era già nota agli egiziani ed è annoverata fra
le droghe descritte nel Papiro di Ebers (papiro datato 1.500 a.C.) dove
viene utilizzato come purgante drastico.
Nella metà del diciannovesimo secolo a causa della associazione a casi di
alcune morti sospette e di intossicazione, il suo utilizzo declinò.
Il Padtberg (1910-1911) ha studiato nel gatto Fazione della coloquintide sui
movimenti intestinali servendosi dei raggi Röntgen e ha notato la grande
rapidità con la quale l'intestino tenue si svuota del suo contenuto.
L’uso della coloquintide come pessario vaginale sarà trasmesso nei secoli
fino al medioevo. ripreso poi nel rinascimento e ancora fino al 1847,
quando viene menzionato da un medico britannico in uno studio su sterilità
e aborto. In effetti una ricetta affine a quella menzionata nel papiro appare

51
nel Corpus Hippocraticurn, famosa raccolta di scritti medici dei V V-IV
sec.a.C. attribuita al padre della medicina Ippocrate di Cos ""Pessario
abortivo: sale egiziano, escrementi di topo, coloquintide selvatica;
incorporare
porare a una quarta parte di miele semibollito; prendere une dracma
di resina e aggiungerle al miele, alla coloquintide e alto sterco di topo;
tritare il tutto bene, farne une pessario, introdurlo nell’utero fino al tempo
opportuno”.
La pianta è citata nella
a Bibbia.
Note: A forti dosi produce gravi sintomi d'intossicazione: dispnea,
incoordinazione di movimenti, scomparsa della sensibilità e poi della
motilità, miosi e morte in stato di collasso per arresto prima del respiro e
poi del cuore.

Crescione Nasturtium
tium officinale
Opera che cita l’albero
Apicio. L'arte culinaria " De re coquinaria"
Famiglia: Brassicaceae
Sinonimi: il crescione d’acqua (che
cresce spontaneamente vicino ai corsi
d’acqua). Il crescione inglese
“lepidium sativum” (utilizzato molto in
cucina). Era
ra conosciuto nell’antichità
come “l’insalata che guarisce”.
guarisce”
Conosciuta anche con i nomi:
nimagretto,
agretto, allegretto, arbuletta,
ascione, erba da scorbuto, gressa,
grisso, nasturzio acquatico.
Etimologia: dal francese.. ant. cresson, provenz. ant. creisson, con influsso
col dal latino nasturcium ( che secondo Plinio deriva da narium tormentum
o da nasus e tortus: torto da torquere, cioè voltare, torcere)
torcere) perché l’odore
piccante irrita il naso, o del lat. crescĕre ‘crescere’ poiché cresce sparatutto
vicino alle sorgenti.

52
Diffusione: Originario dell'Europa e comune in tutta Italia. Molto comune
nei boschi e spontanea lungo lenti corsi d'acqua, in terreni semisommersi e
acquitrinosi; predilige luoghi ombrosi. Vive anche a 2500 m s.l.m.
Parti utilizzate: pianta intera senza radici
Principi attivi: acido ascorbico, fosforo, fibre, ,glucosidi,iodio,
luteina17,lipiti, magnesio, Pro-vitamina A, sali di potassio, vitamine
(B,E,C,PP, K)
Impegni terapeutici: infuso, tintura, succo.
Proprietà terapeutiche: Antiscorbutiche ,antinemiche,antiossidanti,
depurative, diuretiche, espettoranti, stimolanti,toniche.
Usi gastronomici:Viene utilizzato per aromatizzare insalate e salse,
soprattutto in Germania, infatti è una delle sette piante che compongono la
tipica salsa verde di Francoforte chiamata “Grüne soße”, servita assieme a
carne, pesce, patate e verdure .
Credenze e usanze medioevali/romane: I Persiani consideravano il
crescione alimento ideale per i bambini.
Noto già ai tempi degli antichi Egizi e veniva utilizzato per trattare i casi di
frigidità sessuale in uomini e donne con l'olio, che si ottiene dalle foglie di
lattuga.
Discoride classificava il seme della pianta "caldo", atto a stimolare Venere.
Secondo Ippocrate le proprietà del crescione aiutano a restituire vitalità e
purificava il sangue e lo raccomandava come espettorante.
Secondo i Romani questa pianta erbacea era giudicata corroborante e
afrodisiaca. Plinio riteneva che rendesse più vivace la mente.
Petronio nel Satyricon18, ne faceva utilizzare il succo ad una sacerdotessa di
Priapo, per ungere i genitali di Encolpio, colpito da impotenza.
Sempre i romani lo utilizzavano per curare i pazzi, oltre a essere servita a
tavola in varie occasioni, convinti che regalasse benessere a chi la ingeriva
oltre a essergli attribuito anche un potere afrodisiaco.
Nel Medioevo le sue foglie venivano servite alle tavole reali e la droga
contenuta nei semi era impiegata a fini medicinali.
Note: Può avere un costo molto elevato poiché tutti i lavori di raccolta e di
coltivazione sono effettuati interamente a mano.

17
Luteina: sostanza di origine naturale, nota per le sue proprietà antiossidanti e protettive sulla vista
18
Satyricon: romanzo in prosimetro della letteratura latina, attribuito a Petronio Arbitro (I secolo d.C.).

53
Coriandolo Coriandodrum sativum
Viene citata per la prima volta da Apicio e la
ritroviamo nel “Capitulare de villis vel curtis
imperii” di Carlo Magno.
Famiglia: Apiacece (Umbelliferae)
Sinonimi: semi di coriandolo, erba cimicina, pitartola,
prezzemolo cinese o con il nome spagnolo cilantro.
Etimologia: parola latina citata da Plinio (Naturalis
Historia), che ha le sue radici nella parola greca corys o
korios (cimice) seguita dal suffisso -ander
(somigliante), in riferimento alla supposta somiglianza
dell'odore emanato dai frutti acerbi o sfregando le
foglie.
Diffusione:Originario dell’Europa e dell’Asia
occidentale, In Italia è coltivato e raramente utilizzato
Parti utilizzate: frutti, foglie, semi, radici
Principi attivi: oli essenziali ( linaiolio(55-75%) , borneolo, anetolo,
aldeide deciliaica, geraniolo ecc..); vitamina C;tannini
Impegni terapeutici: tintura, decotto,

54
Proprietà terapeutiche: Analgesico, aperitivo, afrodisiaco, antiossidante,
antireumatico, antispasmodico, battericida, depurativo, digestivo,
carminativo, citotossico, fungicida, larvicida, lipolitico, ricostituente,
stimolante (cardiaco, circolatorio, del sistema nervoso), stomachico.
Viene usato per scopi terapeutici, soprattutto in forma di infuso, per curare
diarree infantili, disturbi digestivi, coliche, anoressia e flatulenze
Usi gastronomici: nell’ industria alimentare è impegnato specialmente
nelle carni e in liquoreria, ad esempio nella Chartreuse e nel Benedictine,
nonché per aromatizzare i tabacchi.
I frutti sono ideali per profumare l’aceto, le conserve, i funghi e le verdure;
I semi e le foglie sono largamente impiegati per condire e aromatizzare,
soprattutto il curry e di molte pietanze mediorientali, aromatizzante di
selvaggina, salse, cetrioli in aceto, salumi.
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di Francoforte
chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne, pesce, patate e verdure.
Le radici vengono utilizzate in particolare nella cucina thailandese per
preparare un condimento di base insieme con aglio e pepe.

Credenze e usanze medioevali/romane: La pianta gode di una lunga


storia di impieghi, tanto che i suoi semi furono trovati nella antica tomba
egizia di Ramasse II e in alcune tombe egizie dove viene raffigurato come
offerta rituale.
Nelle civiltà mediterranee trovò impiego fin nell'antichità come pianta
aromatica e medicinale; Il suo utilizzo da parte dei Micenei è attestato nelle
tavolette in lineare B, dove appare definito già come "ko-ri-a-ndo-no". I
Romani lo usarono moltissimo e Apicio ne fa la base di un condimento
chiamato appunto "Coriandratum". Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis
Historia, XX, 82), mettendo alcuni semi di coriandolo sotto il cuscino al
levar del sole si poteva far sparire il mal di testa e prevenire la febbre.
Dai semi rivestiti di zucchero prendono nome i coriandoli di Carnevale, in un
secondo momento pallottoline di gesso, ora dischetti di carta multicolori.
La medicina cinese utilizza l'intera erba nel trattamento di dissenteria,noduli
emorroidari, morbillo, nausea, mal di denti e ernia
dolorosa.
Note: Generalmente atossico, non irrita e non causa sensibilizzazione. In
dosi elevate ha effetti stupefacenti, usare con moderazione.

55
D
Dolcétta Valerianella olitaria (Ardjlùt)
Ardjlùt)
Famiglia: Valerianacee
Sinonimi: “Gallinella”, “Lattughina,” “Valeriana
locusta”.
Etimologia:
Diffusione: piantina erbacea diffusa in Europa e nel
Mediterraneo.
Comune nei campi e nei luoghi erbosi incolti sino a
400 m s.l.m..
In Italia è presente un po’ ovunque, dal mare alla
montagna, ed è infestante di talune colture
foraggere (oggi assai meno).
Parti utilizzate: foglie, radici, fiori.
Principi attivi: Alcaloidi, acido valerianico, calcio,
clorofilla, fosforo, ferro, magnesio,oli
magnesio, essenziali, resine, tannini,vitamine
annini,vitamine ((A,
B1, B2, C e PP).
Impegni terapeutici: Decotti, infusi, tinture
Proprietà terapeutiche:: depurative,, lassative, tranquillante
Usi gastronomici: Consumata largamente in insalata, sola o
accompagnata ad altre erbe selvatiche. Quando le foglie sono un po’ troppo
cresciute per essere consumate crude, possono essere cotte in minestra (ad
esempio quelle liguri o dell’Alta Toscana)o
Toscana)o mescolate ad altre ve
verdure
lessate.
A Norcia è tradizione accompagnare con contorno di dolcétta il capretto al
fono (capretto con iƒaricilli).
Contorno tradizionale del lunedì dell’angelo con uova sode e salame in
moltissime regioni d’Italia.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/roman Il nome del g genere è il
diminutivo di Valeriano,, altro genere della stessa famiglia, che a sua volta
deriva da deriva dal latino “valere”
“ ossia star bene, essere sano, in
relazione alle proprietà medicinali di queste piante.
Già nota nell’antichità ( la usava Ippocrate nel IV secolo a.C.
a.C.).

56
Nel medioevo era consigliata contro la tisi, la pkleurite, la gotta, la peste e i
morsi di animali velenosi.
La coltura di Valerianella locusta è forse iniziata in Italia. Si tratta di coltura
recente che sembra risalire al tardo Medio Evo. Viene generalmente
coltivata e commercializzata per le foglie che vengono consumate crude, in
insalata.
Note: Conosciuta anche con il nome:
Il primo a descrivere e a classificare la specie fu Carl von Linné
(Linneo),il padre della moderna classificazione biologica e scientifica degli
organismi viventi, così come la conosciamo oggi. Successivamente il
botanico francese Jean François Laterrade, modificò il binomio,
attribuendo la specie ad un genere diverso.
In base all’articolo 619 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, è permessa la raccolta fino
ad un massimo giornaliero di 1 Kg., delle parti commestibili allo stato
fresco, per persona delle specie .
La direttiva del Ministero della Salute (dicembre 2010), consente di inserire
negli integratori alimentari le sostanze e gli estratti vegetali di questa
pianta in particolare cita folium20. Riferimento per gli effetti: folium per il
drenaggio dei liquidi corporei. Funzioni depurative dell'organismo

19
LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia) 3 giugno 1981, N. 34
20
Folium: parola deriva dal latino e significa foglia. Fu l’americano Mitchell, negli anni '40, il primo ad usare il termine
"acido folico" per indicare sostanze estratte da foglie di spinaci rivelatesi efficaci contro alcuni tipi di anemia. A effetto
sulle fluidità delle secrezioni bronchiali, effetto balsamico e sulle funzionalità articolare e aumenta le naturali difese dell'organismo.

57
Dragoncello Artemisia dracunculus
Famiglia: asteracee
Sinonimi: estragone, dragone, tarfone,
tragone, serpentaria
Le varietà di dragoncello sono due:
 dragoncello siberiano o russo (chiamato
anche “falso dragoncello, una forma più
insipida della stessa specie).
 dragoncello francese
Le due varietà si differenziano in particolare per
la resistenza della pianta (maggiore nel caso del
dragoncello russo e siberiano) e per il sapore
(più aromatico del dragoncello francese).
Etimologia: nell’etimologia latina del dragoncello è racchiusa la sua storia:
Artemisia in onore della dea Artemide e dal latino “dracunculus” che
significa «piccolo drago» perché si credeva che curasse i morsi di quei
mostri.
Altri pensano che nel Medioevo questa pianta fosse usata come rimedio ai
morsi dei serpenti, allora chiamati “draghi”.
Un’altra storia narra che il nome “dragoncello” deriva dal fatto che il
cespuglio di questa pianta ha una forma che ricorda quella di un piccolo
drago così come quella delle sue radici che formano un groviglio.
Vi è poi una leggenda che narra come il dragoncello arrivò in Toscana. La
protagonista di questa storia popolare è una ragazza di Siena che si
innamorò di un dragone (cavaliere) durante il periodo dell’occupazione
napoleonica. Il ragazzo un giorno sbattendo i suoi stivali fuori dalla finestra
fece cadere dei semi in un vaso. Nacque così una pianta, appunto il
dragoncello, il cui nome venne attribuito dall’innamorata per ricordare il suo
amore (che nel frattempo era tornato in guerra).
Si ritiene che il nome derivi dal suo antico impiego come antidoto contro i
morsi di animali velenosi e "cani rabbiosi".
Diffusione: È originaria della Siberia del sud e della Russia meridionale. In
Italia è una specie coltivata, raramente cresce spontanea.

58
In Italia il dragoncello può essere piantato e coltivato, ma molto
difficilmente lo si trova come pianta spontanea, tranne in Piemonte, ma può
essere coltivata in orto o sul terrazzo di casa.
Parti utilizzate: foglie e fiori (vengono raccolti nei mesi più caldi), oli
essenziali, radici.
Principi attivi: citronellale (80-95 per cento), citronellolo, geraniolo e
pinene, tra gli altri. (La gomma o "kino" contiene la sostanza antibiotica
"citriodorolo".)
100 grammi di dragoncello forniscono al nostro organismo 295 calorie.
Grassi, acidi grassi saturi, acidi grassi polinsaturi, acidi grassi monoinsaturi,
colesterolo, sodio, potassio, carboidrati, fibra alimentare, proteine, vitamina
A, C e D, calcio, ferro, magnesio.
Impegni terapeutici: infusi, tisane,
Proprietà terapeutiche: ha varie proprietà tra cui:
Digestivo: un infuso di dragoncello dopo i pasti aiuta a favorire la
digestione, anche inserirlo negli alimenti rende più facile il lavoro dello
stomaco
Contro il meteorismo: questa erba aromatica ha il potere di ridurre i
gonfiori intestinali
Antisettico: si tratta di un antisettico naturale ovvero di una specie di
disinfettante che può tornare utile ad esempio in caso di mal di gola.
Diuretico: il dragoncello ha potere depurativo e in particolare è utile ad
eliminare i liquidi in eccesso dal nostro corpo
Antinfiammatorio: il potere antinfiammatorio di questa erba aromatica si
evidenzia ad esempio in caso di mal di denti e in generale di problemi alla
cavità orale.
Aromatico ed esaltatore di sapidità: grazie al suo sapore particolare, il
dragoncello permette di aromatizzare i cibi evitando o limitando l’uso del
sale.
Stimola l’appetito: si tratta di un rimedio naturale utile in caso di
inappetenza
Masticare le foglie riduce la sensibilità delle papille gustative, favorendo
l'assunzione di medicine amare.
Solitamente le foglie si usano tramite un infuso. Le radici danno sollievo al
mal di gola e l'infuso di foglie stimola l'appetito.

59
Come trattamento dei problemi di digestione, dei reumatismi e del mal di
denti; l'olio viene impiegato in aromaterapia e in profumeria.
Usi gastronomici: e utilizzato in molti usi gastronomici, grazie al suo
caratteristico sapore amarognolo e leggermente piccante (una via di mezzo
tra sale e pepe). Il suo aroma contiene sentori di rafano, di menta e di
prezzemolo. Può essere sostituito nelle ricette con erbe aromatiche saporite
come: l’anice, il cerfoglio, il timo e l’erba cipollina.
Molto utilizzata nella cucina toscana e in quella francese per insaporire
pesce, uova ed altre pietanze.
Colte fresche e spezzettate, daranno una nota pungete ai condimenti delle
insalate.
È uno dei componenti principali della salsa bernese21.
Si presta alla realizzazione di piatti a base di:
 pesce e frutti di mare
 uova (anche frittate)
 carne (arrosti)
 formaggi
 verdure (in particolare pomodori, patate, asparagi e cipolle)
 riso
Trova largo uso per aromatizzare:
 salse
 ripieni
 torte salate
 burro aromatizzato (si può semplicemente ammorbidire il burro e
mischiare una piccola quantità di dragoncello)
 panna aromatizzata
 olio aromatizzato (lasciare macerare le foglie in olio extravergine di
oliva per qualche giorno)
 aceto aromatizzato (stessa procedura dell’olio)
 insalate (si possono aggiungere le foglie fresche di dragoncello per
renderle più saporite)
Lo si utilizza sia fresco che secco, e hanno le seguenti caratteristiche:

Sala francese, utilizzata come condimento da abbinare a carne o pesce


21

grigliato. La bernese viene preparata con burro chiarificato, tuorlo d'uovo,


scalogno, dragoncello e cerfoglio, ed è strettamente legata alla salsa
olandese, ritenuta una delle cinque salse madri.

60
 Fresco: ha un sapore più intenso ma non è sempre semplice reperirlo (si
può però piantare nell’orto o sul balcone, vedi sotto);
 Essiccato: ha un sapore meno deciso ma si trova facilmente nel reparto
spezie ed erbe aromatiche di tutti i supermercati.
Credenze e usanze medioevali/romane: fin dall’antichità, il dragoncello
è stato usato come rimedio naturale adatto a diverse situazioni.
Per la sua proprietà di ristabilire il flusso mestruale, questa pianta si vuole
sia stata chiamata più genericamente anche “artemisia” in onore di Diana
Artemide.
Come amaro veniva impiegato già dai Greci che ne sfruttavano le doti di
analgesico generale e per la cura del mal di denti. Alla stregua della
maggior parte delle erbe aromatiche, quindi, l’utilizzo prevalentemente
medico si è rivelato essenziale per la diffusione prima nel mondo e poi in
cucina.
Il dragoncello, originario della Russia meridionale e della Siberia, venne
conosciuto ed apprezzato dagli Arabi che contribuirono a portarlo nell’area
del Mediterraneo.
Diverse le tesi sulla sua diffusione in Italia: una afferma che arrivò in
seguito alle crociate, l’altra, sostenuta dai senesi, dice che il dragoncello
giunse in Toscana nel 774 al seguito di Carlo Magno, dove fu piantato e
coltivato nell’orto dell’Abbazia di S.Antimo.
Ci sono piante che evocano atmosfere medievali, con eroici cavalieri che
salvano leggiadre fanciulle da feroci mostri, e maghi depositari di occulti e
terribili segreti: sono atmosfere che sembrano trovare conferme in un
appunto riportato dal Mattioli, il grande medico dell’Imperatore del ‘500:
"Questa dicono alcuni essere herba artificiosa, e non naturale, nata di seme
di lino messo sotto terra in una cipolla… quantunque à molti non ne riesca
la prova.” Lo scienziato senese si riferiva al dragoncello, l’Artemisia

dracunculus della attuale nomenclatura botanica.


Grazie alle sue proprietà terapeutiche antifermentative intestinali e
digestive, con il termine di “drago, draco, draconzio” risulta già ben
presente nei testi medioevali di medicina. Sembra invece, che come
ingrediente gastronomico sia stato citato per la prima volta solo verso il
‘500 dal Messisbugo.
Note: Il dragoncello non ha eccessivi effetti collaterali, e può generalmente
essere consumato da tutti. Se ne raccomanda però la limitazione, dove

61
addirittura la non assunzione nelle donne in gravidanza (potrebbe,
similmente al prezzemolo, avere effetti abortivi) e in chi assume farmaci
anticoagulanti.
Ovviamente non può essere consumato dai soggetti allergici alle
Asteraceae, poiché provoca prurito, arrossamenti o reazioni più gravi.
Non può essere consumato in contemporanea con farmaci anticoagulanti.

Dittamo bianco dictamnus albus


Famiglia: rutaceae
Sinonimi: Viene anche chiamato frassinella perché la forma delle sue foglie
ricorda da vicino quella del frassino.
In alternativa è parimenti usato il nome di limonella poiché le sue foglie, se
sfregate, emanano un intenso profumo del tutto simile a quello del limone.
Dittamo Bianco, Dittamo falso, Dittamo bastardo, Limonella, Burning bush,
Burningbush, Dittany, Fraxinella, Gas Plant, Gasplant, Dictame blanc,
Díctamo blanco, Weißer Diptam.
Etimologia: il nome generico deriva da "Dikti" (nome di un monte dell'isola
di Creta), e da "thamnos" (arbusto).
Il Dittamo prende una serie di nomi locali dovuti anche alle esperienze di
utilizzo delle popolazioni.
Diffusione: pianta presente in Europa, nelle zone temperate dell'Asia, in
Siberia e in Caucaso.
In Italia è una pianta abbastanza rara: la si rinviene nei boschi assolati e
aridi, a quota collinare, dove di solito prosperano querce e castagni. Vegeta
tra radure e cespugli o ai margini dei sentieri, ed è diffusa negli habitat
adatti di tutta la penisola italiana.
Parti utilizzate:foglie, infiorescenze, germogli, la corteccia della radice

Principi attivi: Olio essenziale, principio amaro, saponina, alcaloide.


Impegni terapeutici:oli essenziali, tintura madre,
Proprietà terapeutiche:
 diuretico
 digestivo
 espettorante
 stimolante
 febbrifugo

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 antispasmodico
 antielminitico
 astrigente
 calmante
 antifungino
 antibatterico
Con un’elevata quantità di antiossidanti, stimola l’appetito nei
convalescenti, favorisce la digestione e migliora la diuresi. Contrasta inoltre
le infezioni di funghi e batteri.
Le proprietà del Dittamo sono innumerevoli: ricco di antiossidanti, è in
grado di aumentare l’appetito, è diuretico, digestivo, antispasmodico,
astrigente e calmante. Ha anche proprietà antifungine, antibatteriche e
antielmintiche.
Usi gastronomici: in campo gastronomico l’utilizzo del dittamo è più
problematico per via del suo profumo troppo intenso e per il sapore troppo
forte. Pur tuttavia, attraverso una ricerca delle giuste dosi e quantità, si
possono utilizzare le foglie, le infiorescenze ed i germogli in diversi piatti di
carne e pesce e in diversi dolci. Utilizzando davvero pochi grammi di questa
erba officinale, l’esperienza di utilizzare il dittamo in cucina è sorprendente.
Credenze e usanze medioevali/romane: nell’antichità il Dittamo era
considerato una panacea per tutti i mali: era utilizzato per curare “lo
stomaco, le ulcere gastriche, problemi alla milza, reumatismi e anche
infertilità”. Il dittamo veniva spesso utilizzato come ingrediente in molti
liquori distillati nei monasteri.
Ancora oggi gli sono riconosciute alcune importanti proprietà.
La sua principale caratteristica, nota fin dall’antichità, è quella di incendiarsi
se posto vicino ad una fiamma. Ciò avviene a causa della infiammabilità
degli olii essenziali contenuti nei suoi fiori. Per questo i suoi nomi inglesi e
francesi sono, rispettivamente “burning bush” e “buisson ardent”.
In tempi antichi era considerato simbolo d’amore e di passione. I giovani si
arrampicavano sui dirupi scoscesi e sulle gole di Creta per raccoglierlo e
donarlo alle ragazze amate.
Nell’antichità veniva usato come incenso divinatorio e per vedere gli spiriti.
Note: Per i suoi bellissimi e profumati fiori viene spesso coltivato anche
come pianta ornamentale.
Il dittamo è nominato da Baudelaire nella poesia Portrait.

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Una lirica di Giovanni Pascoli, tratta dalla raccolta Myricae, allude a
proprietà emostatiche attribuitegli dalla medicina popolare.
Nel libro "Il nome della rosa" di Umberto Eco frate Severino le definisce
come piante che: "quando sono in fiore provocano ebrezza nei giardinieri
che le toccano, come se avessero bevuto del vino."
Viene anche menzionato nel Giornalino di Gian Burrasca quando
Gianburrasca, nascosto sotto la finestra in giardino, prepara uno scherzo
alla zia Bettina facendole credere in una crescita improvvisa della pianta di
dittamo da lei coltivata con tanta dedizione sul bordo esterno della finestra.
Per simulare una rapida crescita, Giamburrasca si serve di un bastoncino
infilato dal buco del vaso e legato al tronco della pianta. La zia Bettina,
particolarmente impressionata dall'evento della rapidissima crescita della
pianta, gli attribuisce un significato miracoloso, scorgendovi una
manifestazione dello spirito del defunto e adorato Ferdinando, che le aveva
regalato il dittamo alla sua festa.
Nella saga di Harry Potter, l'essenza di dittamo, guarisce istantaneamente
le bruciature e cicatrizza rapidamente tagli e abrasioni. Tre gocce su una
ferita aperta sono in grado di fermare l'emorragia e creare uno strato sottile
di pelle nuova.
Nel pieno rispetto della legislazione europea, il dittamo è riconosciuto come
medicina tradizionale e ne è permesso l’utilizzo come erba aromatica.

Dittamo di Creta Origanum dictamnus


Famiglia: lamiaceae,
Sinonimi: In Grecia è chiamato Δίκταμο (díktamo) e nel dialetto cretese
Έρωντας (erontas o erodas, "amore"), Στοματόχορτο ("erba per lo
stomaco") o μαλλιαρό χόρτο ("erba lanosa"), Σταματόχορτο ("erba
coagulante").
 inglese : Dittany of Crete, Hop Marjoram, Hop Plant
 tedesco: Diptamdosten, Kretadiptam, Dictamno, Kreta-Majoran
 italiano : Origano di Creta, dittamo di Candia, dittamo Cretico
 tutco : Mangirotu
 greco : Δίκταμνο
Il dittamo di Creta è talvolta confuso con il dittamo bianco, pianta erbacea
xerofila della famiglia delle rutaceae.
Etimologia: il termine deriva da “Dikti” (nome di un monte dell’isola di
Creta), e da “thamnos” (arbusto).

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Diffusione: Cresce selvatico sulle montagne dell'isola di Creta
nelle zone rocciose ad un'altezza da 300 a 1500 m s.l.m. con esposizione
molto soleggiata, ma chò resistere fino a -10 °C. EN sopporta l'umidità
dell'aria e del suolo.
Parti utilizzate: foglie e infiorescenze
Principi attivi: I principi attivi dell'olio essenziale di dittamo sono:
 canfora: stimolante, decongestionante, antisettico, antispasmodico
 carvacrolo: analgesico, antinfiammatorio, antisettico, battericida,
espettorante, fungicida, vermifugo
 cedrolo, linanol, p-cimolo, pinène: battericida, espettorante, fungicida
 tannino: battericida, antivirale, antiulcera, antitumorale.
Un altro studio indica componenti diversi:
 carvacrolo, timolo: antiossidanti
 paracimene: analgesico, battericida, vermifugo
 γ-terpinène: insettifugo.
Uno studio del 2007 mette in evidenza le proprietà anticancerogene
dell'acido ursolico contenuto nelle foglie del dittamo.
Impegni terapeutici:tisane, infuso, pomate.
Proprietà terapeutiche: Il dittamo, come suo cugino l'origano, ha
proprietà antisettiche. Utilizzato in Grecia sotto forma di infuso per curare il
raffreddore, le infezioni della bocca e dei denti, le menorree, il diabete,
l'obesità, i problemi renali ed epatici. È applicato anche come cataplasma
per i dolori di testa, i reumatismi e sulle piaghe. Gli oli essenziali contenuti
dalla pianta, fra i quali prevale il carvacrolo, hanno soprattutto funzione di
stimolo alla digestione e alla secrezione gastrica, come spesso si addice a
piante simili (timo, origano, santoreggia). È anche antisettica e
cicatrizzante.
Usi gastronomici: ampiamente utilizzato nelle ricette di cucine del
Mediterraneo orientale, ha valenza sia come pianta aromatica che
medicinale, come succede sovente in famiglia (Lamiaceae, la stessa di
lavanda e salvia).
Credenze e usanze medioevali/romane: Le prime raffigurazioni del
dittamo risalgono al 1500 a.C. e si trovano in un affresco situato sul muro
di un palazzo minoico.

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Il primo antisettico per uso esterno citato nelle tavolette in lineare B
risalenti al 1300 a.C., il dittamo è noto ai popoli dell'antichità di Grecia e
Egitto (ov'è stato esportato) per le sue vittù medicinali
In Della natura delle donne di Ippocrate si raccomanda di «bere in acqua un
soldo di dittamo di Creta per causare l'uscita del còrio e le regole».
La letteratura medica antica prescrive il dittamo in infusione per i dolori di
stomaco, i problemi intestinali, le gravidanze a rischio e le mestruazioni
dolenti. Nell'uso esterno funge da antisettico e coagulante.
Aristotele nella sua Storia degli animali al capitolo VII scrive «Si ritiene che
le capre selvatiche di Creta, quando sono colpite da una freccia, si mettano
a cercare il dittamo che pare abbia la proprietà di far uscire il ferro dalla
ferita».
Nel XII libro dell’Eneide, Virgilio ci racconta che Venere curasse le ferite di
Enea usando un ramoscello di “dittamo di Ida di Creta”, una pianta “con
foglie lanuginose e fiori scarlatti”. Dalla terra di Minosse ci arriva dunque
questo piccolo arbusto, che in effetti cresce ancora selvatico alle pendici del
monte Ida e degli altri rilievi dell’isola di Creta. È probabile che Virgilio
abbia preso spunto da una convinzione comune all’epoca, e ribadita sia da
Teofrasto che da Aristotele: le capre del monte Ida, qualora colpite da
frecce, potevano curarsi e guarire brucando le foglie di questo piccolo
arbusto.
Dioscoride descrive l'utilizzo del dittamo in De materia medica.
William Turner, il padre della botanica inglese, lo descrisse nel XVI secolo:
una pianta che non ha mai voluto crescere ma che è disponibile presso gli
apotecari di Venezia e di Anversa.
Conosciuto fin dai tempi degli antichi, viene cantato sia da Omero che da
Virgilio.
Fa parte delle piante la cui coltura è raccomandata nei domini regi da parte
di Carlo Magno nel Capitulare de villis (fine VIII secolo o inizio del IX).
Nel medioevo il dittamo faceva parte dei doni dei fidanzati delle signorine
cretesi. Secondo la tradizione cretese, i giovanotti che volevano sposarsi
dovevano arrampicarsi sulle erte falesie del Monte Ditte per coglierne e
offrirlo alla loro futura sposa.
A questa pianta che arriva da una mitica terra, si attribuiscono poteri
magici: bruciata come l’incenso, aiuterebbe ad acuire le facoltà
paranormali, a migliorare i poteri divinatori e a dialogare con l’aldilà. Caso
mai provateci, al massimo vi siete profumati la stanza.
Mitologia

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La dea greca Afrodite cura le ferite del figlio Enea con il dittamo. Ella stessa
si cura con il dittamo per facilitare la propria gravidanza quando è incinta di
Ermafrodito sul monte Ida di Troade.
Zeus, re degli dei dell'Olimpo, fu salvato da morte certa dalla madre, Rea.
Ella partorì a Creta in un antro del Monte Ditte, protetta dai Cureti, ove
nascose il figlio. In ringraziamento Zeus offrì ai cretesi il dittamo.
Nell'antichità il dittamo fu chiamato "artemidion" in onore della dea
Artemide (Diana per i romani), che se voleva poteva far guarire le ferite
inferte dalle sue frecce.
La dea cretese del parto, Eilytheiia, (Ειλυθειία) portava una corona di
dittamo, collegamento diretto tra la pianta e il parto.
Note: Il dittamo selvatico è oggi protetto e la sua raccolta regolamentata
dalle leggi dell'Unione Europea. È coltivato nella regione centrale e
montagnosa di Creta.

E
Enula campana inula helenium
Famiglia: erbacea

67
Sinonimi: erba dei dolori,,
enula campana o elenio.
La specie di questa scheda ha
avuto nel tempo diverse
nomenclature. L'elenco che
segue indica alcuni tra i
sinonimi più frequenti:
 Aster helenium (L.) Scop.
(1772)
 Aster officinalis All.
 Corvisartia helenium (L.)
Mérat. (1812)
 Helenium grandiflorum Gilib.
 Inula anthelminthica Salisb. (1796)
 Inula grandiflora S.F. Gray (1821), non Willd.
Etimologia: Il significato del suo nome sembrerebbe derivare dal termine
greco enàein = purificare, in riferimento alle proprietà medicinali attribuite
anticamente a questa pianta, ben nota ai botanici, ai medici, e alla stessa
erboristeria popolare e familiare, di cui si faceva già largo uso nei tempi
passati.
Il nome “helenium” deriva dalla leggenda secondo cui la pianta sarebbe
nata dalle lacrime di Elena, moglie di Menelao,
Menelao, a causa della guerra di
Troia.
Diffusione: originaria dell’aria Orofita - Sud Est Europeo ma anche secondo
altri del Ovest Asiatico. Altri ancora affermano che sia originaria dell'
dell'Asia
centrale e che nei nostri territori sia stata coltivata nei tempi passati per
scopi medicinali e poi diffusasi spontaneamente nel bacino del
Mediterraneo.
 in Italia è presente al nord, al centro e in parte nell'Italia
nell'Italia meridionale
meridionale. In
particolare sull'arco alpino è possibile trovarla con una certa frequenza
nella provincia di Como (in altre aree è considerata rara). In Europa è
diffusa
ffusa soprattutto nelle zone meridionali. Sui rilievi europei è presente
nei Vosgi, Foresta Nera,, Pirenei, Massiccio Centrale, Massiccio del Giura
Giura,
Carpazi e Monti Balcani..
 Habitat: predilige i luoghi ruderali e boscaglie umide, ambienti ced cedui e
fossi; ma anche i prati e pascoli igrofili. Il substrato preferito è sia

68
calcareo che siliceo, con terreno a pH neutro e alti valori nutrizionali e
mediamente umido.
 Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare dai 500
ai 1200 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali:
collinare e montano.
Parti utilizzate:radice, rizomi.
Principi attivi: beta-sitosterolo, oli essenziali ( prevalentemente lattoni
sesquiterrpenici, tra cui alantotattone (oelenina), idrocarburi
sesquiterpenici, isolattone, didroisoalantolattone, didroalantolattone, acido
alantico e azulene), inulina, stignasterolo, inulina, mucillagine, pectine ed
acido ascorbico.
Impegni terapeutici:decotto,
Proprietà terapeutiche: Alterativo, antielmintico, antinfiammatorio,
antisettico, antispasmodico, antitussivo, astringente, battericida,
diaforetico, diuretico, espettorante, fungicida, iperglicemico, ipotensivo,
stomachico, tonico.
Un tempo la radice di questa pianta veniva usata dai medici come
stomachica (agevola la funzione digestiva), vermifuga (elimina i vermi
intestinali), tonica (rafforza l'organismo in generale), diuretica (facilita il
rilascio dell'urina) e risolutiva in generale. Queste piante hanno inoltre delle
proprietà balsamiche calmanti della tosse (bronchite acuta e cronica). Come
uso esterno viene indicata valida per risolvere problemi della pelle come
eczema oppure herpes labiale (ma anche punture di insetti). Recentemente
è stata dimostrata anche una certa attività antibatterica.
L'interesse in campo medicinale e fitoterapico è rivolto alla radice e ai
rizomi, ricchi di principi attivi dalle proprietà espettoranti, broncorilassanti e
antisettiche dell'albero respiratorio: questa pianta è indicata principalmente
per disinfettare le vie respiratorie, per fluidificare il catarro con azione
calmante della tosse, come coadiuvante contro le bronchiti croniche, nelle
forme asmatiche, e per alleviare la tosse dei fumatori.
L'Enula campana è anche diuretica e stomachica, adatta come depurativo e
drenante dell'urea e dei cloruri, utile quindi per il trattamento
dell'ipertensione, della gotta e delle forme reumatiche, proprietà di cui già
si usufruiva nella tradizione popolare; inoltre l'azione amaro-tonica agisce
sulla produzione della bile, con azione coleretica e colagoga che migliora i
processi digestivi.
Per uso esterno, è indicata per trattare problemi dermatologici, come
dermatiti, herpes labiale, e per attenuare il prurito.

69
Sono segnalate anche le azioni antimicotica, antielmintica, e normalizzatrice
del ciclo mestruale.
La parte utile dell’elenio è la radice, ricca di inulina, un carboidrato adatto
alla confezione di prodotti dietetici, in quanto può sostituirsi allo zucchero. E
“inulina” deriva proprio da “Inula”, il nome generico di questa specie.
All’elenio si sono sempre riconosciute virtù medicinali di tipo stomatico,
diuretico, e bechico (“bechiche” sono le proprietà espettoranti e calmanti
della tosse e degli spasmi bronchiali).
Usi gastronomici: Nell'antichità veniva usata per preparare alcuni liquori e
bevande a base di vino.
In Francia e Svizzera è utilizzata nella fabbricazione dell'assenzio.
Credenze e usanze medioevali/romane: gli antichi credevano che
l’enula fosse nata dalle lacrime di Venere. L’enula detta anche “antiveleno”,
viene esaltata nell’antichità da Dioscoride e Plinio.
Si dice che Livia, la moglie dell’imperatore Augusto, sia giunta alla
venerabile età di 86 anni - un traguardo davvero notevole per l’epoca -
grazie alle pozioni di enula che regolarmente consumava ogni sera. L’enula,
o elenio, o anche enula campana, è l’Inula helenium, una Composita affine
al girasole, probabilmente originaria della costa dalmata, ma poi diffusa nel
Mediterraneo ed anche altrove a scopi colturali.
Dai tempi dell’imperatore Augusto, l’importanza dell’elenio è andata via via
scemando, ed oggi è praticamente impossibile trovare in commercio il “vino
d'enula”, che si preparava aggiungendo nel mosto o nel vino la radice della
pianta. Ma chissà, se ci capitasse di trovare in giro qualche enula campana
inselvatichita.
Note: l'Enula è adoperata anche per produrre un colorante blu.
Atossico, non irrita, ma causa forti effetti di sensibilizzazione cutanea.

Erba cipollina allium schoenoprasum


Famiglia: litiaceae
Etimologia: L'etimologia del termine generico (allium) è molto antica.
Sembra comunque che il termine abbia una derivazione celtica e significhi
“bruciante” in riferimento al forte odore acre e pungente della pianta.
Quello specifico deriva dall'unione di due parole greche: schoinos (oppure

70
skhoinos) che significa “canne intrecciate o corde fatte di giunco” con
riferimento alle foglie che somigliano a giunchi,[3] mentre l'altra parola
“Schoinos” significa “canne intrecciate” mentre “prason” vuol dire “porro”.
Il binomio scientifico accettato (Allium schoenoprasum) è stato proposto da
Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il
padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella
pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753.
Sinonimi: erba cipollina, aglio ungherese, porro settile.
Specie simili
 Allium moschatum L.: le foglie sono più strette di tipo filiforme;
l'infiorescenza è più lassa con tepali più corti. È raro e si trova nell'Italia
centrale.
 Allium lineare L.: l'infiorescenza è globosa (quasi sferica). È raro e si
trova solo in Piemonte/Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige.
 Allium roseum L.: le foglie sono piane. Può essere confusa solamente
nell'Italia centrale (areale comune alle due specie).
 Erba cipollina cinese – Allium tuberosum
 Gigante siberiano – Allium ledebourianum
 Erba cipollina blu – Allium nutans

Diffusione: la distribuzione geografica di questa specie è molto ampia


comprendendo l'Eurasia settentrionale e l'America settentrionale. Crescono
nella maggior parte dei suoli ben drenati, in pieno sole.
In Italia è considerata rara e si trova nelle Alpi e negli Appennini
settentrionali. Fuori dall'Italia (sempre nelle Alpi) è comune in tutte le
regioni dalla Francia alla Slovenia. Sugli altri rilievi europei è presente nei
Vosgi, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani,
Carpazi.
L'erba cipollina cresce facilmente sui prati umidi e torbosi (vicino a sorgenti
e ruscelli) con terreni ricchi ma leggeri; ma anche nei ripari sotto roccia,
ghiaioni, pietraie e praterie rase subalpine e alpine. Il substrato preferito è
sia calcareo che siliceo con pH neutro e terreno a medio contenuto
nutrizionale che deve essere umido.
Sui rilievi queste piante si possono trovare da 600 fino a 2600 m s.l.m.;
frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano, subalpino e
alpino.
Parti utilizzate:fiori, foglie, bulbi, radici
Principi attivi: proteine, grassi, carboidrati e fibra, minerali (calcio,
fosforo, ferro, magnesio, sodio, potassio e zinco) vitamine: vitamina A,
Tiamina (B1), Riboflavina (B2), Niacina e Vitamina C.

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Impegni terapeutici: infusi,
Proprietà terapeutiche: ha doti lassative naturali ed è considerata utile a
mantenere in buona salute i reni, viste le sue proprietà depurative e
diuretiche. Benefica anche per il cuore, l’erba cipollina ha proprietà
cardiotoniche, stimola l’irrorazione sanguigna e proprio per questo
sembrerebbe avere anche doti afrodisiache. Si tratta poi di una pianta
ottima per stimolare la produzione di succhi gastrici e dunque l’appetito in
chi ne scarseggia.
Ottima per combattere la stitichezza e ripristinare la propria regolarità
intestinale. È benefica per il cuore anche perché abbassa il colesterolo,
questo beneficio è dovuto alla presenza all’interno della pianta di allicina (lo
stesso principio attivo è utile anche a tenere a bada l’ipertensione).
Grazie alla presenza di antiossidanti combatte i radicali liberi e dunque
l’invecchiamento cellulare ma l’erba cipollina è adatto anche ad essere
inserita nell’ambito di un’alimentazione disintossicante e depurativa.
I fiori, benché abbiano meno proprietà aromatiche rispetto alle foglie,
possono essere utilizzati nelle insalate per insaporirle e decorarle allo stesso
tempo.
Usi gastronomici: viene utilizzata quasi esclusivamente fresca poiché ha
un aroma lieve che si perde facilmente. Per proporla al meglio i cuochi la
tengono come pianta e se ne servono solo al momento dell'effettivo utilizzo,
sciacquandola velocemente e sminuzzandola con le forbici. Guarnisce e
sottolinea il gusto di crêpes, salse, burri aromatizzati, insalate e zuppe, ma
può accompagnare anche il pesce. Grazie alla sua elasticità viene anche
usata per legare piccole preparazioni a forma di fagotto, come le crêpes, o
mazzetti di verdure lessate e accompagnate da salse, come gli asparagi, o
involtini di bresaola alle erbette. È tipica della cucina della Francia, ma è
diffusa anche in Italia. Le foglie verdi crude e tagliate fini, si usano nelle
zuppe o sulle vellutate e in minestre, di verdura come la vichyssoise.
Utilizzata in intingoli e insalate. Si sposano perfettamente anche con i piatti
a base di patate e di uova. I fiori aggiungendoli freschissimi nelle insalate.
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di Francoforte
chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne, pesce, patate e verdure .
A differenza di aglio e cipolle il bulbo sotteraneo di questa pianta ha un
spore poco gradevole per cui non è molto ricercato per l’uso in cucina.
Credenze e usanze medioevali/romane: Le piante dell'aglio erano
ampiamente conosciute sia dai Greci che dai Romani che si pensa ne
introdussero la coltivazione nell'Europa settentrionale.
Nell’antica Roma era considerata, grazie alle sue proprietà
vasodilatatrici, un potente afrodisiaco. Inoltre si riteneva che fosse in grado
di far ricrescere i capelli.

72
Nella tradizione tedesca all’erba
all’ cipollina venivano attribuite proprietà
magiche.. Infatti si riteneva che sfregarsi con le sue foglie allontanasse il
malocchio.
In Friuli Venezia
ezia Giulia è considerata una pianta protetta e la sua raccolta è
regolamentata da una legge regionale.
Grazie al suo aspetto gradevole, in cucina viene spesso utilizzata per
decorare i piatti e, in alcuni casi, anche per legare gli involtini al posto del
comune spago da cucina.
In Asia viene utilizzata da più di 5.000 anni, a scopo alimentare per le sue
buone proprietà aromatiche.
aromatiche. In Europa invece si hanno notizie di questa
pianta da non più di 500 anni a questa parte.
Note: può avere delle controindicazioni
controindicazioni o effetti indesiderati. Dovrebbero
evitarla ad esempio le persone che soffrono di gastrite, reflusso
gastroesofageo,, ulcera o acidità di stomaco.
stomaco. Anche chi soffre di colite
potrebbe risentire del consumo dell’erba cipollina in quanto è possibile che
porti alla formazione di gas intestinali creando problemi di meteorismo. Non
sono segnalate invece possibili interazioni con integratori o farmaci.

F
Finocchio
occhio Foeniculum Vulgare
(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Apiacecae

Diffusione:Il:Il finocchio amaro è


originario della regione mediterranea,
in Italia è presente quasi ovunque. Il
finocchio dolce è ritenuto originario
dell’isola di Malta, in quanto è stato
introdotto da monaci o crociati
migliaia di anno or sono. Oggi viene
coltivato soprattutto in Francia, Italia e Grecia.
Parti utilizzate:: foglie, frutti, radici
Principi attivi:: oli essenziali (anetolo
( tolo (50/60%), limonene, fellandrene,
pinene, acido anisico, aldeide ansica, canfene,ecc..), mucillagini, zuccheri.
Impegni terapeutici:: infusi, decotti
Proprietà terapeutiche:: Aperitivo, antinfiammatorio, antimicrobico,
antisettico, antispasmodico, carminativo, depurativo, diuretico,

73
emmenagogo, espettorante, galattagogo, lassativo, oressigenico,
stimolante (circolatorio), splenico, stomachico, tonico, vermifugo. Nei
prodotti farmaceutici è chiamato olio di finocchio “ di farmacopea”, e viene
usato in: gocce, pasticche( per la tose), in preparati carminativi e lassativi,
nonché per curare problemi legati allo stomaco (gastriti). Nell’erboristeria
orientale e occidentale è considerato
considerato benefico per ostruzioni di fegato, milza
e cistifellea, e per disturbi digestivi quali coliche, cattiva digestione,
nausea,e flauto lenza (è un ingrediente dell’”acqua per le coliche” per i
bambini).
Usi gastronomici Trova largo impegno come ingrediente
ingrediente aromatizzante
nei principali generi alimentari, nelle bibite analcoliche e soprattutto negli
alcolici, come brandy e liquori. Usato nella selvaggina per toglierne il sapore
e l’odore di selvatico.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: Pinta di antica ffama
medicinale, era ritenuta fonte di longevità, coraggio e forza. Veniva usata
per allontanare gli spiriti maligni, per potenziare la vista e neutralizzare i
veleni. Veniva gettata nei fuochi per ardere le persone, per mascherare
l’odore di carne umana bruciata
uciata e per , tramite l’odore di finocchio,
ricordare alle persone che cosa rischiassero (attualmente dare del finocchio
a una persona significa “meriteresti di essere arso vivo”).
Note: Non irrita, è relativamente atossico, ma possiede proprietà
narcotiche
che ad alti dosaggi; il finocchio dolce è preferito perché non
contiene l’aspra nota del “fencone” e non causa sensibilizzazione. L’olio di
finocchio amaro non dovrebbe essere usato in nessun caso sulla pelle,
anche se è considerato superiore dal punto di vista medicinale. Entrambi gli
oli devono essere evitati da soggetti epilettici e in gravidanza. Usare con
moderazione.

Issopo Hyssopus Officinalis


(LE RICETTE MEDIOEVALI DEL
MEDICO ANTIMO TRA BISANZIO,

74
RAVENNA E METZ " De observatione ciborum")
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Diffusione:Originaria dell’Europa meridionale e dell’Asia occidentale; in
Italia è presente (rara) in quasi tutta la penisola, ma non nelle isole. La
parola deriva dal greco “hyssopos” che significa freccia.
Parti utilizzate: sommità fiorite.
Principi attivi: oli essenziali( pinocafone, β-pinene, mirtenolo,
pinocarvone, metili eugenolo, limonene, estragoloe), flavonoidi, tannini,
mucillagini, marrubina.
Impegni terapeutici: infuso, tintura,collutorio.
Proprietà terapeutiche: Espettoranti, anticatarrali, antispasmodiche,
digestive, carminativo, emmenagoghi.
Uso esterno:
Come vulneraria e detergente su piaghe e ferite e nelle infiammazioni del
cavo orale.
Viene usato principalmente per disturbi respiratori e digestivi, ed
esternamente per rem autismi, contusioni, piaghe, otite, e mal di denti.
È utile per regolare la pressione arteriosa, come tonico nervino generale e
per le sindromi ansiose o isteriche.
Usi gastronomici: È impegnata per erotizzare liquori,dal gusto piccante ed
amaro, è usato come aromatizzante di zuppe. Entra nella composizione del
liquore Charteuse. H un sapore di menta un po’ amara ma và usato con
parsimonia poiché ha un sapore molto forte
Credenze e usanze medioevali/romane: L’issopo è menzionato nella
Bibbia, ma tale citazione non si riferisce probabilmente a questa pianta,
bensì ad una forma selvatica di maggiorana o origano. Ciononostante gode
di reputazione medicinale molto antica, in quanto veniva usato per
purificare i luoghi sacri.
Medicina medievale: caldo e secco nel II grado, con virtù diuretica. Il
vino decotto con issopo e semi di finocchio toglie il dolore di stomaco e di
intestino. (Maineri, 2011)
Note: È una specie protetta in alcune regioni italiane.
Dovrebbe essere usato con assoluta moderazione, evitandone l’uso in
gravidanza e in presenza di epilessia.
Nell’Antico Testamento (Es 12,22), fu usata come pennello per segnare
col sangue d’augello le porte delle famiglie ebree che l’angelo distruttore
doveva risparmiare in occasione dell’esodo dall’Egitto. Nel Nuovo

75
Testamento (Giovanni 19,29),
19,29) si dice che una spugna impregnata di posca
(acqua e aceto) fu fissata su una canna di issopo e offerta a Gesù in croce
croce.

Levistico Levisticum officinale


(L'arte culinaria " De re
coquinaria")
Famiglia: Apiaceae
(Umbelliferae)
Diffusione:Originario
:Originario dell’Europa
meridionale e dell’Asia
occidentale.

76
Vien coltivato in Europa centrale meridionale.
In Italia è coltivato raramente naturalizzata negli orti e nei giardini, cresce
spontanea sui monti da qui il nome sedano di montagna.
Parti utilizzate: radici, foglie, frutti(semi)
Principi attivi: oli essenziali (In prevalenza ftalidi (fino al 70%) quali
butilidene, diidrobulidene, ftalidi di butile e ligostilidi, con quantita minori di
terpenoidi, acidi volatili, cumarine e furcumarine, sostanze amare, resine,
pctine, tannini, zuccheri, vitamina C, quercetina (flavonolo antiossidante).
Impegni terapeutici: infuso, tintura
Proprietà terapeutiche: Antimicrobico, antisettico, antispasmodico,
diaforetico, digestivo, diuretico, depurativo, emmenagogo, espettorante,
febbrifugo, stomachico.
L’olio di radici viene utilizzato come componente di fragranza in saponi,
cosmetici e profumi, hanno inoltre: essenza di carminativo e stimolante le
peristalsi intestinali.
Usi gastronomici: Aromatizzante di minestre e bolliti, frittate, piatti a
base di carne o pesce; consumato anche come ortaggio.
Credenze e usanze medioevali/romane: Erba di antica reputazione
medicinale, impegnata soprattutto per disturbi digestivi, edemi, affezioni
della pelle, irregolarità mestruali e febbri.
I picciolo delle foglie venivano mondati e usati come verdura o insalata.
Plinio ci fa sapere che il levistico può essere sostituito con l’anice.
Note: Atossico, non irrita, ma può causare effetti di sensibilizzazione e
fotossicità. Impiegare con cautela. Evitare in gravidanza.
Oggi usato raramente in cucina causa del suo gusto molto amaro lo si tende
a sostituire con il sedano a foglie che ha un notevole potere diuretico.
Lavanda Lavandula angustifolia
(LE RICETTE MEDIOEVALI DEL MEDICO ANTIMO TRA BISANZIO, RAVENNA
E METZ " De observatione ciborum")
Famiglia: Astreaceae (Compositea)
Diffusione: Originario dell’Europa e dell’Asia, viene coltivata in Europa e in
Asia. In Italia è presente, spontanea o coltivata, soprattutto nelle zone
costiere.

77
Parti utilizzate: sommità
mmità fiorite
Principi attivi:: oli essenziali ( oltre 100
costituenti, tra cui acetato di linalile (fino
al 40%), linalolo, lavandulolo, acetato di
ladulili, terpineolo, cineolo, limonene,
ocimene, cariofilene), sostaze amare,
tannini, resine.
Impegni terapeutici:: tintura, infuso.
Proprietà terapeutiche:: Analgesico,
anticonvulsivo, antidepressivo,
antimicrobo, antireumatico, antisettico,
antispasmodico, antitossico,
carminativo, colagogo, colerico,
cicatrizzante, cordiale, citofilattico,
deodorante, diuretico, emmenagogo,
ipotensivo, insetticida, nervino,
nervino, parassiticida, rubefacente, sedativo,
stimolante, sudorifero, tonico, vermifugo, vulnerario. È considerata l’erba
più versatile dal punto di vista terapeutico.
Usi gastronomici:: Viene utilizzata per aromatizzare moltissimi alimenti,
bevande alcoliche bibite,
ite, i fiori freschi vengono canditi o aggiunti a
marmellate, gelati e aceti,.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: La lavanda ha alle spalle una
tradizione assai consolidata come rimedio popolare e il suo profumo è
ancora oggi molto familiare. Un tempo veniva
veniva usata per “ sistemare lo
stomaco”,
Note:

Lentis
Lentisco pistacia lentiscus
Famiglia: Anacardiaceae
Sinonimi: lentischio.
Diffusione: specie diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo
prevalentemente nelle regioni costiere, in pianura e in bassa collina. In
genere non si spinge oltre i 400-600
400 metri. In Italia è diffuso in Liguria,
nella penisola e nelle isole. Sul versante adriatico occidentale non si spinge

78
oltre Ancona. In quello orientale risale molto più a Nord, arrivando a tutta
la costa dell'Istria.
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche: Pur avendo perso gran parte della sua antica
importanza, il lentisco è una specie che ha ancora una larga utilizzazione
per molteplici scopi.
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane: anticamente i giovani rametti
teneri erano utilizzati come deodoranti e antitraspiranti per la sudorazione
eccessiva dei piedi, o mettendoli direttamente fra le dita, o dentro le calze,
o sul fondo delle scarpe: l'azione astringente dei tannini frenava la
sudorazione ed eliminava gli odori sgradevoli, anche se scuriva leggermente
la pelle.

Note:
Macerone Smyrnium olusatrum
Famiglia:
Sinonimi:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane.
Note:

79
Malva Malva Sylvestris (Malve)
Famiglia: Malvacee
Sinonimi:
Diffusione: originaria della regioni
eurosiberianne; in Italia è comunissima in tutto
il territorio.
Parti utilizzate: fiori, foglie.
Principi attivi: Mucillagini, acidi organici,
tannini, resine, vitamine, oli essenziali.
Impegni terapeutici: infusi, cataplasma,
collutorio.
Proprietà terapeutiche:: Espettoranti,
lassative, antinfiammatorie. L’infuso di fiore
è benefico.
Uso esterno:
Come vulneraria e lenitiva su pelle e mucose arrossate e nelle
infiammazioni del cavo orale.
Usi gastronomici: Foglie e getti si consuma nell’insalata; usata per
aromatizzare minestre e minestroni.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane La malva giocò un brutto
scherzo a Cicerone che, invitato ad una cena ufficiale ( limitata a cibi ricch
ricchi,
in ossequio alla leggi suntuarie), mangiò tanta insalata di malva da star
male.. E si consideri che la malva è un medicamento per le affezioni
intestinali.
La malva nell’antichità era cucinata con i fiori; era apprezzata per il
contenuto mucillaginoso.
La
a coltivazione della malva era un fatto del tutto usuale che Plinio da
prescise indicazioni sulla coltivazione della malva che fu, col cavolo, la rapa
e la cipolla, la panacea degli antichi.
Note:

80
Menta Spicata Mentha spicata (Mente)
(L'arte culinaria " De re coquinaria"; LE RICETTE MEDIOEVALI DEL MEDICO
ANTIMO TRA BISANZIO, RAVENNA E METZ " De observatione ciborum")
Sinonimi: Si conoscono oltre 600 varietà di menta.. La pianta tende infatti
a incrociarsi spontaneamente dando
origine a nuove varietà. Le specie di
menta più diffuse sono la menta
arvensis dal forte aroma, con
retrogusto amarognolo, utilizzata
anche come pianta medicinale, grazie
alle sue intense proprietà antisettiche;
antisetti
la menta viridis è la menta più
comune in cucina, utilizzata per le
melanzane o per il mojito;; la menta
spicata è molto simile a questa varietà
e riesce a gestire meglio il caldo; la menta longifolia è una specie dalle
dimensioni maggiori, dall’aroma intenso e viene utilizzata anche in cucina;
infine la menta suaveolens si utilizza anche per infusi e tisane.
Nomi dialettali: Mentassu (Lig.), Mentasi
Mentasi (Piem.), Menta salvadega (Lomb.),
Puniol (Ven.), Mintastar (Em.), Menta bianca (Tosc.), Mentone (Marche),
Menta pedacqua (Abr.), Amenta (Camp.), Menta servaggia (Cal.),
Mintastro (Sic.), Menta de riu (Sard.).
(Sard.)
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Etimologia:IlIl nome generico (Mentha)
( ) per una pianta è stato usato per la
prima volta da Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79),
scrittore, ammiraglio e naturalista
naturalista romano, e deriva dal nome greco
"Mintha" di una ninfa dei fiumi sfortunata, figlia del dio Cocito (ma è anche
un fiume mitologico), che è stata trasformata in un'erba da Persefone

81
perché amante di Dite. Il nome specifico (spicata) indica una infiorescenza
simile ad una spiga.
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707–1778),
conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese
considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi
viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 576. 1753" del 1753.
Diffusione: Originaria del bacino mediteranno.
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Euri-Mediterraneo o
anche Sud-Europeo.
In Italia è un pianta comune e si trova ovunque. Nelle Alpi ha una
distribuzione discontinua. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie
si trova in Francia (dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence, Hautes-Alpes,
Alpes-Maritimes, Drôme e Alta Savoia), in Svizzera (cantoni Berna, Vallese,
Ticino, Grigioni), e in Slovenia. Nel resto dell'Europa si trova ovunque
(esclusa la Russia e la Penisola Iberica). Nell'areale del Mediterraneo si
trova in Anatolia, Transcaucasia, Asia mediterranea e Egitto.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a


1200 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare,
montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale – a livello del
mare).
Poco Frequente a Trieste, si concentra all'interno dell'area urbana; alcuni
esemplari sono segnalati anche nelle aree verdi della periferia come a
Cologna in via Commerciale alta (250 m).
Parti utilizzate: Sommità fiorite, foglie, radici, gambi, semi, olio.
Principi attivi: oli essenziali (L-carvone (50-70%), diidrocarvone,
fellandrene, limonene, mentone, pulegone, cineolo, linanolo, pineni, ecc..),
sostanze amare, tannini, resine.
Impegni terapeutici: infuso, tintura, collutorio
Proprietà terapeutiche: Espettoranti, digestive, toniche -stimolanti,
antispasmodiche. Per uso esterno, in frizioni antireumatiche e come
antisettico del cavo orale.
“Le proprietà dell’olio di menta spicca sono analoghe a quelle dell’olio di
menta piperita, ma i suoi effetti sono meno potenti.. si adatta meglio alle
malattie infantili”. 22

22
(Davis, op. cit., p. 214 (LAWLESS, 2003))

82
Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà
medicamentose:
 antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
 antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema
nervoso);
 carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
 diuretica (facilita il rilascio dell'urina);
 stimolante (rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare);
 stomachica (agevola la funzione digestiva).
Le cime e le foglie essiccate sono usate nella medicina popolare cinese.
Usi gastronomici: Con gusto fresco e balsamico molto intenso, viene
utilizzata nella preparazione di gelati e semifreddi in abbinamento alla
frutta; consumata cruda in insalata; ingrediente di zuppe, salse, carni ed
ortaggi; aromatizza liquori, sciroppi, caramelle, tè, infusi
Preparare il proprio fresco, sano tè biologico non è solo rinfrescante, ma
aiuta a risolvere anche spasmi muscolari e il buon odore di menta è molto

rilassante.
Utilizzata anche come condimento nei vari piatti o come guarnizione.
Le foglie fresche sminuzzate possono essere utilizzate come condimento di
pizze e carciofi e per la preparazione del tè.
Trapiantata in giardino forma un cespuglio sempreverde che, oltre a dare
ornamento, mantiene il suo aroma tutto l’anno.
Questa varietà in particolare è molto adatta, utilizzata fresca, nella
preparazione di cocktail. Il Mojito, il noto cocktail a base di menta, rum,
zucchero di canna, lime e acqua tonica, è stato inventato in un bar di
L’Avana, La Bodeguita del Medio, frequentata molto da Hernest Hemingway
che amava particolarmente questo cocktail e che ne ha decretato il
successo. Il piccolo ristorante, che si trova oggi nel centro della città, è una
frequentata meta turistica.
Strofinare sulle dita delle foglioline di menta fresca può aiutare ad eliminare
i cattivi odori causati da aglio o cipolla.
Credenze e usanze medioevali/romane Gli antichi Greci veniva usata
come ricostituente e come profumo per il bagno
Note: La Menta Piperita è un ibrido coltivato, derivato dall’incrocio tra la
Menta Acquatica e la Menta Spiccata.

83
L’olio essenziale di menta,, se usato in maniera sbagliata e a dosi eccessive,
può avere un effetto simile a quello di alcune sostanze stupefacenti. Può
inoltre causare aritmie. Come tutti gli altri oli essenziali va qui
quindi sempre
utilizzato con criterio e in seguito al consiglio di uno specialista.
In base all’articolo 623 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, e' permessa la raccolta
fino ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato
fresco per persona delle specie .

Mirto Myrtus communis (Mirt)


Viene citata per la prima volta da apicio e la ritroviamo nel
capitulare de villis vel curtis imperii” di Carlo Magno.
Famiglia: Myrtaceae
Sinonimi:è è conosciuto con il nome arrayán
( dall’arabo al rayhan)

Diffusione:Originario
:Originario dell’Africa
settentrionale, cresce oggi spontaneo in
tutta l’area mediterranea; viene coltivato
come arbusto da giardino in tutta Europa; in
Italia è diffusa, spontanea o coltivata,
soprattutto nelle regioni costiere.
Non è mai assente nei giardini
rdini ispano-
ispano
moreschi, dove generalmente viene piantato
intorno alle cisterne, alle sorgenti e ai corsi
d’acqua.

Parti utilizzate:: foglie, frutti


23
LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia
Friuli Giulia) 3 giugno 1981, N. 34

84
Principi attivi:: oli essenziali(
essenziali( cineolo, mirtrnolo, pinene, geraniolo, lionolo,
canfene, ecc.) sostanze amare, tannini, resine.
Impegni terapeutici:: infusi, decotto
Proprietà terapeutiche:Anticatarrale,
:Anticatarrale, antisettico (urinario, polmonare),
astringente, balsamico, battericida, espettorante, regolatore, e anche
blando sedativo. Per uso esterno come detergente e lenitivo su pelle e
mucose arrossate.
Usi gastronomici:: trova impiego come ingredienti aromatizzante in
combinazione con altre erbe, viene usato per aromatizzare
aromatizzare grappe e liquori
d’erbe.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: Dioscoride lo prescriveva per
infezioni polmonari e vescicali sotto forma di estratto, preparato mediante
macerazione delle foglie nel vino. Le foglie e i fiori erano uno degli
ingredienti principali dell’”acqua dell’angelo” o “acqua angelica”, una lozione
del Sedicesimo secolo per la pelle.
Note: Atossico, non irrita e non causa sensibilizzazione.

Maggiorana Origanum majorana (Magijorane)


(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae
(Labiatae)
Diffusione:Originaria
:Originaria della zona
desertica dell’Africa
settentrionale: in Europa è
coltivata come pianta
aromatica e la Francia e
Germania sono i massimi
produttori di olio essenziale.
Parti utilizzate: foglie,
sommità fiorite
Principi attivi:: olio essenziale , sostanze amare, tannini, terpenini.
Impegni terapeutici:: infuso, tintura

85
Proprietà terapeutiche:: Analgesico, antiossidante, antispasmodico,
antivirale, battericida, carminativo,
carminativ cefalico,
efalico, cordiale, digestivo, diuretico,
fungocida, ipotensivo, lassativo, nervino, sedativo, stomachico, tonico,
vasodilatatore.
Usi gastronomici:: Aromatizzante di salse, verdure , pesci, legumi,
cacciagione, ingredienti di tisane ed entra nelle composizi
composizione di alcuni
liquori, usato anche come per la conservazione delle carni.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: durante il medioevo era
associato al coraggio. Il suo nome deriva dal greco “thymos”
“thymos”, che significa
“profumare”. Ippocrate e Dioscoride ne parlano
parlano nei loro testi.
Note: Esistono numerose varietà di timo, si ritiene che il timo comune sia
derivato dal timo selvatico.
Medicina medioevale: Si tratta di una delle prime piante medicinali
impegnate diffusamente nella regione mediterranea.

Nigella sativa
Sinonimi:
Famiglia:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:

Nepitella Clinopodium
nepeta
(L'arte culinaria " De re
coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Diffusione: Originaria
dell’Europa e di aree dell’Asia

86
(Himalaya).. Facile da reperire negli incolti, lungo le strade e specialmente
in collina, la nepitella fiorisce dalla primavera all’estate.
Parti utilizzate: Foglie e fiori.
fiori
Principi attivi:
Impegni terapeutici: La nepitella viene usata anche come infuso per
calmare la cattiva
a digestione,
digestione, le vertigini e i disturbi bronchiali. Può essere
applicata anche al viso per alleviare i rossori della pelle. È usata anche
contro la depressione, l'insonnia e i dolori mestruali. Non deve essere
assunta durante la gravidanza in quanto in dosi eccessive può causare
l'aborto
Proprietà terapeutiche:: per guarire piccole escoriazioni, le nostre nonne
applicavano le foglie fresche di nepitella, pestate, sulla parte interessata.
Usi gastronomici: In cucina la nepitella è spesso abbinata ai funghi ma
viene anche utilizzata nei ripieni di carciofi e di melanzane. In Sicilia si usa
per aromatizzazione le olive
live da tavola, per il gusto e l'odore che trasmette
quando viene messa in salamoia con esse.
Nel Lazio si usa per la preparazione dei carciofi alla
alla romana; in Irpinia, a
Quaglietta di Calabritto, con il nome di "Zenzifero", è unita alla ricotta per il
ripieno di ravioli magri, o frittate. A Calabritto è anche usata per preparare
un particolare liquore aromatico; in Toscana si usa per condire i fung funghi.
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane La nepitella tella era usata
comunemente come erba medicinale in tempi medioevali, ma ora è poco
usata dagli erboristi moderni.
Note: La nepitella è una pianta perenne aromatica dalla fragranza simile a
quella della menta; il suo nome significa “scorpione”, nell’antichità infatti si
credeva nel suo potere di far guarire dal morso di questo animale.

Origano Origanum Vulgare


(L'arte culinaria " De re
coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae
(Labiatae)
Diffusione: originario
dell’Europa
ell’Europa e dell’Asia
centroccidentale; in Italia è

87
comune nelle regioni settentrionali
Parti utilizzate: sommità fiorite e foglie
Principi attivi: olio essenziale (Timolo, Carvacrolo, cimene, carofillene,
pinene, bisabolene, linalolo, borneolo, acetato di gernile, acetato di linalile,
terpinene.); sostanze amare; tannini; acido caffeico; acido ursolico
Impegni terapeutici: infuso, decotto, collutorio.
Proprietà terapeutiche: Aperitive; analgesico; digestive;
antispasmodiche; tonico-stimolanti; stomatico; bechico; espettorante; lieve
stimolante nervino, battericida; febbrifugo; fungicida; parassiticida;
rubefacente.
Usi gastronomici: Viene utilizzato soprattutto la specie O. Heracleoticum;
Aromatizzante per pizza, salsa di pomodoro, minestre, preparati a base di
carne, uova, verdure fresche e in padella, patate e pesce; aromatizzante di
bevande alcoliche.
Credenze e usanze medioevali/romane: Deriva dal greco oros
(montagna) e ganos (splendore). La “Gioia della montagna”, che diffonde
nell’aria il suo inconfondibile profumo aromatico, è indispensabile sulle
tavole mediterranee: una vera pizza napoletana non sarebbe tale senza
origano, così come una pizzaiola senza il suo aroma intenso.
L’origano era considerato emblema della felicità amorosa per gli antichi
Greci e per i Romani, che incoronavano gli sposi, il giorno del matrimonio,
con ghirlande ottenute intrecciando la pianta. Se l’amore si fosse
trasformato in amor perduto, questi popoli avrebbero fatto appello
nuovamente all’aiuto del fiore rosa ed incantevole dell’origano e al suo
profumo ristoratore per consolarsi dalle sofferenze amorose.
L’origano aiutava le anime dei defunti a trovar la pace per cui spesso la
pianta era collocata sulle tombe. Gode di una reputazione medicinale molto
antica
Note: Esiste una varietà chiamata origano di Trieste O. heracleoticum.
Tossico cutaneo, irritante per la pelle e le membrane mucose. Evitare l’uso
in gravidanza Tra le piante ortensi è il “vero” origano.
Nella Regione Sicilia è stato riconosciuto come prodotto tipico siciliano e
inserito nella lista dei “Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani ( P.A.T.)”
In base all’articolo 624 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, è permessa la raccolta fino
ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato fresco
per persona delle specie .
Ortica-Urtica dioica
(L'arte culinaria " De re coquinaria")

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LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia) 3 giugno 1981, N. 34

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Famiglia: orticcee
Diffusione:: Quasi a livello mondiale ; in
Italia è una specie molto comune
pressoché in tutto il territorio. Il nome
deriva probabilmente dal latino urere
(bruciare) a indicare l’effetto delle
sostanze irritanti contenute nei peli.
Parti utilizzate:: Giovani sommità e foglie
Principi attivi:: Oli essenziali; vitamine ( A,
B, E, C e K) e minerali; molto clorofilla; i peli
urticanti contengono amine biogene
(istamina), acido formico
Impegni terapeutici:: Infuso e tintura.
Proprietà terapeutiche:: Antiemetica; emostatica tonica e astringente
Per uso esterno, è impegnata per il cuoio cappelluto, con attività
antiseborrica e antiforfora. In omeopatia è utilizzata nella cura delle
eruzioni cutanee.
Usi gastronomici:: Le giovani sommità insaporiscono zuppe, minestre e
risotti; consumata anche come ortaggio; viene utilizzata in Valtellina per
condire i Pizzoccheri
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: L’ortica era coltivata negli orti,
specialmente il Lamio i cui peli non sono urticanti.
Cotta in acqua, passata in padella, tritata
tritata nei ripieni, l’ortica compariva
sempre sulle tavole romane poiché
p si pensasse che avesse grandi capacità
curative.. Infatti era utilizzata per combattere: l’anemia, il deperimento
organico, i remautismi, la gotta, la diarrea ecc.. Tacito, Columella e Pli Plinio la
consigliano a tutti e Persio suggerisce di renderla golosa facendola
insaporire col lardo.
Ateneo proprio per le sue capacità depurative, pone l’ortica al primo posto
tra le erbe che si devono conservare per l’inverno.
l’inverno
Note: Elemento indispensabili della liturgia pasquale Ebrea.
L’ortica ha una lunga storia nel campo tessile per la produzione di fibre,
utilizzate per vestiti, carta, teli, sacchi e cordino. In Danimarca sono stati
trovati sudari funebri, risalenti all’età del bronzo, prodotti in fibr
fibra dell’ortica.
Durante la prima guerra mondiale fu utilizzata in Europa come sostituto al
cotone, ma con l’arrivo di tessuti più economici, la coltivazione di ortica
terminò dopo la seconda guerra mondiale.

89
Della stessa specie fanno parte anche alberi alti anche 30 m che possono
risultare anche mortali se toccate le foglie.
In base all’articolo 625 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, e' permessa la raccolta
fino ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato
fresco per persona delle specie .

P
Papavero
Per certi versi, se in un campo di grano maturo non si vedono i
papaveri, mi insospettisco: devono averci buttato troppi
diserbanti, troppi veleni. È bello il giallo dorato delle messi, ma
mi sento più tranquillo quando lo vedo accompagnato dal rosso
dei papaveri (o dal blu dei fiordalisi, è lo stesso). E poi ho in
mente il verso di De André, quando descrive i mille papaveri
rossi…
I botanici inseriscono il papavero nella categoria delle
archeofite, quelle piante che hanno seguito l’umanità nel suo
cammino, in concomitanza con la diffusione dei cereali; il
papavero dovrebbe quindi essere originario della stessa area del
frumento, in Asia occidentale; o meglio di quella famosa
Mezzaluna fertile che fu teatro della Rivoluzione neolitica,
diecimila anni fa. In genere, troviamo il papavero in coltivi,
campi abbandonati, margini delle strade, prati sassosi, macerie,
dal piano alla regione montana.

Il papavero più diffuso è il Papaver rhoeas, una erbacea di poco


meno di un metro, con foglie lanceolate irregolarmente lobate,
morbide, quasi tutte riunite in rosetta basale. Il fiore si trova
solitario in cima ad un lungo peduncolo setoloso, inizialmente
piegato in basso; quindi sboccia in quattro petali “stropicciati”,
rosso vivo con una macchia bruna alla base, con molti stami. I
frutti, detti treti, sono capsule ovoidali; i loro minuscoli semi
neri si diffondono dai pori situati nella parte alta della capsula.

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LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia) 3 giugno 1981, N. 34

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Tutta la pianta contiene un latice bianco, particolarmente
abbondante nel frutto immaturo.
Il papavero
avero contiene alcuni alcaloidi (fra cui la readina;
complessivamente sono comunque in quantità minori rispetto al
più famoso papavero da oppio, il Papaver somniferum),
mucillagini e sostanze coloranti. L’infuso dei petali funziona
come blando sedativo, tossifugo
to ssifugo e diaforetico. Le tenere foglie
primaverili sono consumate fresche in insalata o lessate in
ripieni. I semi, noti come mak, si usano nella confezione di pani
e dolci; se ne ricava inoltre un olio con buone qualità dietetiche.
Con i petali si ottiene
e una tintura rossa usata un tempo dalle
donne su labbra e guance.
Prezzemolo Petroselinum Sativum
(L'arte culinaria " De re coquinaria") (LE RICETTE MEDIOEVALI DEL
MEDICO ANTIMO TRA BISANZIO, RAVENNA E METZ " De observatione
ciborum") (L'opusculum de
Saporibus)
Famiglia: Apiacece
(Umbelliferae)
Diffusione:: originaria delle
regioni mediterranee.
Parti utilizzate: vengono
utilizzate le foglie fresche o
eventualmente conservate nel
congelatore, in quanto con
l’essicazione perdono il loro
inconfondibile profumo.
Principi attivi: buon contenuto di vitamina C e minerali; oli essenziali
(Apiolo soprattuttotto nei frutti miristichina (fino all’85%) nella porzion
erbacea), mucillaggini, benzene.
Impegni terapeutici:: infusi, succo.
Proprietà terapeutiche: Diuretiche; ipotensivo; eupetiche; depurative;
antinfiammatorio delle vie urinarie; febbrifugo.
Usi gastronomici: Aromatizzante di molte pietanze a base di carne, pesce,
uova, salse,ripieni, patate; molto versatile.
versatile
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di Francoforte
chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne, pesce, patate e verdure
Credenze e usanze medioevali/romane: con c il prezzemolo gli antichi
Greci combattevano i disturbi di reni e vescica e
combattevano
incoronavano i vincitori dei Giochi Istmici, i più solenni dopo le olimpiadi.

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Il prezzemolo, Petrosefinum satiuum, della famiglia delle
ümbrellifere, è un'erba biennale,
comune nei nostri orti .originaria
della Grecia e della Sardegna
dove era utilizzata per le sue pro-
prietà officinali. Il suo nome
simbolo di lutto, era raffigurato
scolpito sui sarcofaghi di pietra.
Un tempo si consideravano le sue
proprietà divinatorie. Bruciato
sul fuoco del camino indicava la
destinazione dei parenti defunti:
se il rametto di prezzemolo
deriva dal greco Petro- ¬=?" I produceva un fumo bian-
selinon, composto da «-_ Q ._ co, l'anirna del defunto
'petra' cioè pietra e _ _' ;,,_ avrebbe raggiunto il
da 'sefinon' ovvero *fi.~,'_ - - -4 I _. Paradiso. Al fumo
sedano e arreb- U' -1 Ji - * 5 ` 'o invece cor- P . f. - ~- - - › - SUB* - -
be, perciò, voler `_= "i rispondeva il Pur-
dire 'sedano che '- ' . ' - ,,;. gatorio e al fumo
nasce tra le pietre. . ,;_-'_';_ì-` ¬ nero l'Inferno
Piantina dai nume- 1 :._ 591" TE* E1' "Esta
H ` 'I :.-_'. _ `;,_ I '\ I I rosi nomi dialettali I I ¦ _. 'H' --
in Friuli il prezzemolo
è sostantivo maschile
plurale, indicato come saoors, n1a
anche come pressembul, presse-
mul, persemul, porsembui.
Per il legame che conserva con i
demoni del sottosuolo, nel mon-
do greco-romano, considerato
`*~.
P P fl
capacita di predire

92
il futuro, le ragazze ne
mettevano un mazzetto
sul cuscino per sognare colui
che sarebbe diventato il proprio
marito. In cucina il prezzemolo
va dappertutto; perciò, di per-
sona che si intromette in ogni
faccenda umana si dice: è come
il prezzemolo.
1
.I
Note: fa parte della famiglia della cicuta e non andrebbe cucinato mai e
utilizzato rigorosamente a crudo. L’olio è moderatamente tossico e irritante
– è dimostrato che la miristicina è dotata di proprietà irritanti; a
prescindere da ciò, non causa sensibilizzazione. Evitare l’uso in gravidanza.
Medicina medioevale: caldo nel II e secco nel III grado; mangiato crudo
o cotto provoca l’urina i metri e il sudore, modifica i reni, il fegato e la
madrice, e leva loro le oppilazioni; dissolve le ventosità. È grato allo
stomaco e al fegato.
Ha le medesime facoltà del coriandolo ( utilissimo allo stomaco e al fegato
poiché reprime l’esalazioni velenose che ascendono alla testa) (Maineri,
2011).
Partico
Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:
Psillio (Plantago psyllium o Plantago ovata)
Famiglia: Plantaginaceae
Sinonimi:

93
Etimologia: Il nome della famiglia deriva dal latino planta ovvero pianta
del piede, probabilmente per la
forma piatta e larga delle foglie.
Il nome latino deriva da “Psylla” che
significa pulce, no me affibiatogli per
l’aspetto insolito dei semi.
Diffusione: pianta originaria del
bacino del Mediterraneo e del Medio
Oriente: cresce soprattutto nei
terreni semisabbiosi.
Parti utilizzate: I semi essiccati e bucce.
Principi attivi:
Impegni terapeutici: Per uso interno: stitichezza, emorroidi, ,
infiammazioni del tratto gastro intestinale, coliti, diarrea.
Per uso esterno: in cataplasmi per affezioni della pelle ove necessita
l'utilizzo di sostanze emolienti e lenitive.
Proprietà terapeutiche: Prof. Pier Paolo Mussa - Università di Torino"
"I semi dello Psillio sono utilizzati da tempo, sia in medicina umana sia in
veterinaria, per la loro capacità di stimolare la peristalsi intestinale.
La fibra dello Psillio ha un indice di fermentescibilità intestinale basso,
minore di quello delle pectine, ma maggiore di quello della cellulosa, e
induce la produzione di acidi grassi a catena corta. La fermentescibilità è
anche influenzata dal tempo a disposizione.
Cento grammi di Psillio forniscono 71 grammi di fibre solubili. Le fibre
solubili si legano agli acidi grassi e prolungano il tempo di svuotamento
dello stomaco, per cui ad esempio gli zuccheri vengono rilasciati e assorbiti
più lentamente e avviene un miglioramento della digestione delle proteine".
Ripristino e mantenimento della funzionalità intestinale
Lo Psillio aumentando il volume del bolo fecale e stimolando la peristalsi
può ridurre la costipazione e facilitare l'evacuazione dei boli di pelo.
Secondo Sannia (studi sull'uomo) "è usato per ripristinare e mantenere la
regolarità delle funzioni intestinali. Incrementa il volume delle feci mediante

assorbimento di acqua nel tratto gastrointestinale, che stimola la peristalsi.


La pressione intraluminale viene diminuita, mentre il transito nel colon e la
frequenza della defecazione vengono aumentati". Le mucillagini altamente
idrofile di questa pianta aumentano molto di volume in presenza di liquidi

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(fino a circa 30-40 volte il loro volume a secco), formando un gel che
aumenta il volume del bolo fecale, stimolando così la peristalsi e facilitando
l'evacuazione.
Il colon risponde alla massa più ampia e soffice dei residui prodotta dalla
fibra contraendosi e facilitando l'espulsione del suo contenuto. Un'ulteriore
azione viene esercitata sui batteri intestinali, che incrementano la
produzione di acidi organici a catena corta.
Colite cronica (studi del cane)
La mucillagine contenuta nello Psillio ha proprietà antiinfiammatorie e
lenitive sulla mucosa intestinale irritata.
Diarrea idiopatica cronica del grosso intestino (studi nell'uomo)
Uno studio condotto su 37 cani affetti da questa malattia ha messo in
evidenza i buoni risultati ottenibili mediante l'associaizone di un prodotto a
base di Psillio con una dieta commerciale appropriata.
Diabete (studi nell'uomo)
Le fibre solubili contenute nello Psillio prolungano il tempo di svuotamento
dello stomaco per cui gli zuccheri vengono rilasciati e assorbiti più
lentamente; esse sono pertanto utili in caso di diabete.
Iperlipidemia (studi nell'uomo)
Lo Psillio contribuisce a ridurre il livello dei lipidi sierici.
Viene coltivata principalmente per i suoi semi che costituiscono un efficace
ed innocuo lassativo naturale. I semi, piccoli, di colore nero, insapori e
inodori, contengono una mucillagine che al contatto con l'acqua si rigonfia e
aumenta di volume. Il gel che in questo modo si genera nell'intestino
aumenta il volume della massa fecale, ne ammorbidisce il contenuto e
stimola meccanicamente la peristalsi facilitando lo svuotamento e la
defecazione.
La mucillagine ha inoltre proprietà antinfiammatorie e lenitive sulla mucosa,
è quindi indicata nelle coliti e nel colon irritabile. I semi di psillio vengono
generalmente indicati per le stipsi croniche e non hanno effetti collaterali
noti. Se assunti in contemporanea con altri farmaci possono ostacolarne
l'assorbimento. I semi (anche sotto forma di cuticola) sono l'unica parte
della pianta in commercio, mentre nella medicina familiare se ne utilizzano
anche le foglie, con funzioni analoghe a quella delle congeneri Plantago
major e Plantago media. Possono essere utilizzate come rimedio esterno di
punture di insetti e lievi ustioni.
Usi gastronomici: grazie al suo rivestimento mucillaginoso, a contatto con
l’acqua lo psillio si espande fino ad aumentare di 25 volte il proprio peso.

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Questa sua caratteristica lo rende perfetto come addensante e legante e
quindi per realizzare prodotti da forno privi di glutine, nonché per fare la
pasta fresca in casa.
Può sostituire le uova
Per chi non può utilizzare le uova, la cuticola di psillio può sostituirle, dato
che agisce anche come legante.
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note: In ragione del 2,5% massimo sul peso delle farine, ovvero, ad
esempio su 500 g di farina (di legumi o pseudocereali o miglio o riso) al
massimo 12 g di psillio.

Parietaria Parietaria officinalis


Famiglia: urticaee
Sinonimi: muraiola, erba vetrola, erba vento, gamba rossa, urceola,
perfora muraglie, muraiola, spaccapietre, erba corona, pigulosa, upright
pellitory, parietary, pellitory of the wall pariétaire officinale, postennica
lekarstvennaja
Etimologia: deve il suo nome al suo habitat favorito: i vecchi muri (paries
in latino), meglio se all'ombra e in terreni ricchi (azotati).
Diffusione: Il suo areale arriva fino alle zone subtropicali dell'emisfero
boreale. Si trova facilmente ai bordi delle strade lungo i muretti a secco, ma
anche lungo le siepi e nei boschi.
Parti utilizzate: foglie e sommità raccolte prima della fioritura
Principi attivi: È ricca di minerali, di tannini, di flavonoidi (come il
kempferolo, un perfetto agente antiossidante), quercetine (ottimo
strumento per la prevenzione del cancro), mucillagini, agenti aromatici e di
sostanza urticanti, come il raro acido caffeoylmalico.
Impegni terapeutici:infusi, decotti, compresse, cataplasmi.
Proprietà terapeutiche: è un buon espettorane, in grado di lenire la
tosse, un ottimo diuretico e aiuta a combattere i disturbi alla pelle grazie
alle mucillagini e al potere antiossidante dei flavonoidi. È nota per le sue
proprietà depurative e sudorifere.
La parietaria ha un grande uso in erboristeria, grazie alle sue proprietà
benefiche. Viene anche utilizzata in ambito farmaceutico, grazie al nitrato di
potassio che contiene.
È usata in terapia come diuretico, in associazione ad altri farmaci
cardiotonici.

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Entra anche nella composizione di preparati depurativi, grazie alle sue
proprietà:
 Antireumatiche;
 Antiartritiche;
 Diuretiche;
 Depurative;
 Espettoranti;
 Emollienti.

Usi gastronomici: è una piana commestibile e quindi vanta una lunga


tradizione di utilizzi in cucina. Vista la sua grande diffusione, non ci sono
problemi di approvvigionamento. Bisogna comunque stare attenti quando la
si coglie, evitando la raccolta a bordo strada o in zone contaminate da
pesticidi. Questa è comunque una regola che vale in generale per ogni erba
spontanea commestibile: portulaca, tarassaco, borragine, piantaggine,
iperico, amaranto.
La parietaria ha un sapore amarognolo, la parte più pregiata è
rappresentata dai giovani apici e dalle foglioline più tenere. Prima della
fioritura è possibile usare la piantina intera. La sua ruvidezza impedisce di
consumarla cruda, ma è anche una sua caratteristica per la quale veniva
utilizzata in passato. Le nostre nonne la utilizzavano per lavare le bottiglie
di vetro, da qui il nome comune di erba vetriola.
Per mangiarla dev’essere cotta, un po’ come avviene con l’ortica. La cottura
non diminuisce il suo sapore, né l’apporto di elementi nutritivi. La sua
ricchezza di nitrato di potassio rende i piatti in cui viene impiegata diuretici,
allo stesso livello di un pianto di asparagi selvatici.
Il suo impiego più diffuso è per preparare gustosi minestroni, ai quali regala
un colore verde intenso. Si può usare altresì in frittate, zuppe, insalate,
come ripieno o come contorno, assieme ad altre erbe di campo.
Ottima anche da gustare come verdura.
Giovani getti apicali e foglie primaverili:
• in minestroni, acque cotte, creme, frittate e ripieni.
Utilizzare sempre in piccole quantità ed in misto con altre verdure per l'alto
contenuto di ossalati.
Viene usata anche per confezionare la pasta verde.
Credenze e usanze medioevali/romane: Fino a pochi anni fa, questa
pianta veniva comunemente usata per pulire l'interno delle bottiglie e dei

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fiaschi grazie ai microscopici
scopici peli delle sue foglie (da qui il nome comune
erba vetriola).
Un altro utilizzo popolare di questa pianta è quello di lenire il prurito dovuto
al contatto con la sostanza urticante dell'ortica, strofinandola senza troppo
vigore sulla parte lesa.[senza
senza fonte]

Nell'uso popolare e alimurgia, le giovani foglie primaverili private del gambo


e dei fiori ascellari e lessate (10 minuti) vengono impiegate cocome gli
spinaci. Sono altresì ottime per ripieni, frittate, minestre o come contorno
insieme ad altre erbe di campo.
Già in un antico passato difficilmente calcolabile, in diverse parti del globo,
la parietaria veniva regolarmente aggiunta a particolari bebevante fementate
e quindi alcoliche. In Europa del nord, ad esempio, essa veniva talvolta
aggiunta all’idromele.
L’effetto “carta vetrata” e spesso quasi appiccicoso delle sue foglie veniva
usato in tempi remoti per ripulire a fondo il vetro e il cuoio
cuoio.
Da sempre è presente nei manuali di erboristeria piu’ antichi con vari nomi:
muraiola e, appunto, parietaria, per via della sua relazione quasi simbiotica
con muri e pareti verticali; vetriola, per la sua capacita’ di pulire il vetro da
polveri fini e scorie varie.
Note:

Porcellana comune-Portulaca
comune Portulaca olleracea (Jerbe pulcitarie)
Famiglia: Portulacaceae
Diffusione:: Distribuita in tutto il mondo; in
Europa è diffusa soprattutto nelle regini
centromeridionali;
In Italia è comunissima e molto
infestante negli orti e nei campi.
campi
Parti utilizzate:Le
:Le foglioline giovani,
giovani i
germogli, gambi, semi.
Principi attivi: acidi grassi polinsaturi ricchi di
linolenico26), calcio,
omega-3 (acido α-linolenico fosforo,
mucillaggini, magnesio, proteine,
saponine, steroidi, vitamine (A, C).
Impegni terapeutici:: infuso, succo,
succo tisane.

Acidi grassi facenti parte del gruppo di omega--3,, utili per prevenire attacchi cardiaci e aumentare le difese immunitarie.

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Proprietà terapeutiche: antiscorbutiche, anti-diabetiche, coleriche
depurative, dissetanti, diuretiche, rinfrescanti, vermifuga.
Uso Interno
Usata per curare: colesterolo, diarrea, enterite acuta, emorroidi, emorragie
post-partum, livelli dei trigliceridi nel sangue, rafforzare il sistema
immunitario, vomito.
Negli ultimi anni sono state scoperte notevoli proprietà nutritive e
medicinale come ad esempio: prevenzione delle malattie cardiovascolari,
può risultare utile nel combattere gli ictus e nel proteggere da malattie
come il diabete tipo 2 .
Possiede un elevato contenuto di proteina cruda e di polisaccaridi
idrosolubili, una buona tolleranza alla salinità e una discreta capacità di
accumulo di metalli pesanti.
Uso esterno
Viene utilizzata per contrastare attivamente alcune patologie della pelle
come: foruncoli, ed eczema, punture d’api, ulcere.
Usi gastronomici: Le foglie crude e i germogli, dal sapore acidulo, si
consumano in insalate. Un tempo raccolta insieme alla rucola che assieme
alla portulaca erano un binomio quasi inscindibile tra gli ingredienti
dell'insalata. L’ insalata condita semplicemente con olio e sale o con
condimenti più forti come yogurt o mostarda, oppure mescolandola ad altri
ortaggi come menta, crescione, pomodori e basilico.
Conserve sotto aceto;
Per la preparare minestre saporite e rinfrescanti;
Entra anche come ingredienti di frittate e ripieni o fritte;
Viene servita anche fritta come antipasto o stuzzichino.
Credenze e usanze medioevali/romane: La Portulaca è molto antica e
coltivata e consumata più di duemila anni fa, nell'antico Egitto era utilizzata
come pianta medicinale.
Gli antichi Romani l’apprezzavano invece molto sia dal punto di vista
alimentare che da quello terapeutico e magico. Plinio il Vecchio, infatti, la
riteneva utile per combattere le febbri e per togliere il malocchio a persone
ed animali.
Usata anticamente nelle verdure domestiche e selvatiche crude. Questa
insalata prende il nome di misticanza o insalata di mescolanza.
Questa misticanza la portavano a casa i frati passando a chiedere l'obolo
alle famiglie, ed infatti in Corsica la portulaca viene tuttora chiamata “erba
fratesca”.

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Nei tempi antichi e nell’uso popolare tradizionale anche recente è stata
considerata un cibo-rimedio antiscorbutico, diuretico o anti-diuretico, e con
proprietà rinfrescanti, cioè anti-infiammatorie, indicato nei disordini urinari,
nell'acidità di stomaco e nelle gastriti, e in molti altri disturbi.
Note: Secondo Linneo27 viene dal latino è significherebbe “portula” piccola
porta.
Conosciuta anche con il nome di “Portulaca”.
Pimpinella Sanguisorba minor

Famiglia: Rosaceae
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:Tisane, Tintura Madre
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici: È una delle sette piante che compongono la tipica salsa
verde di Francoforte chiamata “Grüne soße” , servita assieme a carne,
pesce, patate e verdure .
Credenze e usanze medioevali/romane: Apicio nomina nel suo libro
l’erba aromatica “pulegio”e si tratta di una varietà di menta. Rimedio
erboristico di antica reputazione, usato per un ampio spettro di affezioni. Si
ritenesse che depurasse il sangue e che fosse in grado di trasmettere le sue
proprietà depuranti all’acqua. È chiamata anche menta romana o
mentuccia.
Note: Conoscita anche con il nome di “Salvastrella”
Pilatro hypericum perforatum
Famiglia: clusiaceae (Guttiferae)
Sinonimi: erba di San Giovanni, caccia diavoli, perforata, con altro nome
detta Radice di S. Appollonia, iperico, mille buchi, erba dell’olio rosso, erba
trona.
Nomi stranieri:
 (Eng) St. John’s wort
 (Fra) Millepertuis
 (Ger) Johanniskräuter

27
Carl Nilsson Linnaeus, (Råshult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), è stato un medico, botanico e
naturalista svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.

10
0
 (Esp) Hipérico, Hierba de San Juan
Etimologia: dal latino “pyrĕthrum”, dal greco “πύρεϑρον”. Lat.
hympericum.
ll nome Hypericum deriva dal greco “iper-eikon” che significa pianta che
cresce sopra le vecchie statue. Prende il nome “perforatum “ che le
foglioline, messe controluce, appaiono bucherellate, questo effetto è
dovuto a ghiandole traslucide presenti anche nei sepali e nei petali.
I nomi comuni e volgari sono invece molti. Il più comune è Erba di San
Giovanni. Questo epiteto è legato al fatto che la fioritura massima si ha
verso il 24 giugno, ricorrenza di San Giovanni. Il nome di erba dall'olio
rosso è dovuto al colore dell'essudato rilasciato dai fiori ricco nel principio
attivo ipericina; il nome "scacciadiavoli", molto usato nei secoli passati,
deriverebbe dal fatto che quest'erba consacrata a San Giovanni e dalle
molteplici proprietà terapeutiche, si riteneva fosse efficace contro ogni tipo
di male; un'altra spiegazione si ricongiungerebbe ad una delle teorie
etimologiche del nome scientifico, ossia quella dell'uso di appenderla sopra
le icone per scacciare gli spiriti maligni. Infine il termine pilatro sembra
derivi dal greco pylè - "meato", in riferimento alla bucherellatura delle
foglie.
L’etimologia del genere è alquanto dibattuta: secondo Ippocrate e
Dioscoride, il nome deriva dal greco “yper”, “sopra”, e“eikon”, “immagine”.
Letteralmente, “al di sopra”, ossia più forte delle apparizioni del’oltre
tomba, delle ombre e degli spiriti. Linneo invece, propone un’etimologia
diversa: “yper”, “sopra” ed “eicos”, “somiglianza”, in quanto sui petali
sembra essere visibile un elemento simile a un’immagine. L’epiteto
specifico fa riferimento invece alla punteggiatura delle foglie.
Il pilatro contiene un pigmento rosso chiamato ipericina, e da questo deriva
il nome di erba di San Giovanni in quanto il rosso ricorda il sangue versato
dal Santo fatto decapitare da Salome’. La festa si San Giovanni del 24
giugno si rifà ad un rito pagano dei Germani, i quali usavano addobbare con
pilaltro fiorito i luoghi dove festeggiavano il solstizio d’estate.
Il nome “Erba di San Giovanni” sembra derivare dalla tradizionale raccolta
dell’pilaltro durante la notte del 24 giugno, giorno in cui si rievoca il martirio
del santo. Fin dal paganesimo, questa essenza veniva raccolta e bruciata
dentro i fuochi del solstizio per augurare la buona ventura e per tenere
lontana la sfortuna oltre che presenze oscure come diavoli, streghe folletti e
fate (Lapucci & Antoni, 2016). In Germania, anticamente, il pilaltro
prendeva il nome di Johanniskraut (erba di San Giovanni), perché chi la

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trovava per la strada nella notte della vigilia, in cui le streghe si recavano al
convegno annuale (tregenda), se ne proteggeva infilandolo sotto le vesti
insieme ad altre erbe quali aglio, artemisia e ruta. Successivamente, tutte
le tradizioni solstiziali, vennero sposaste nella notte del 24 giugno.
Pilaltro, lavanda, mentuccia, ginestra, ruta, rosmarino, salvia, noce,
lavanda, rosa, alloro, finocchio selvatico costituiscono solo alcune delle
essenze che vengono utilizzate per la preparazione dell’acqua profumata di
San Giovanni. Essa, una volta pronta, viene tenuta fuori per tutta la notte.
La mattina seguente, tutte le donne di casa devono lavarsi con quest’acqua,
assicurandosi buona salute e pelle liscia e levigata. Se ci sono ragazze in
cerca di marito, esse devono lavarsi pensando intensamente al proprio
amato, affinché riescano a sposarsi entro l’anno.
Diffusione: Preferisce boschi radi e luminosi, comunque all'aperto per tutto
l'anno, poiché non teme il freddo. Originario dell'arcipelago britannico, è
oggi diffuso in tutte le regioni d'Italia (nei terreni incolti) e nel resto del
mondo. Predilige posizioni soleggiate o semiombreggiate e asciutte, come
campi abbandonati ed ambienti ruderali.
Parti utilizzate: foglie e fiori (raccolti appena sbocciati), radice
Principi attivi: ipericina, flavonoidi, olio essenziale, acilfloroglucinoli:
iperforina, tannini, steroli, triterpeni.
Impegni terapeutici: Infuso, tintura madre (Soluzione Idroalcolica),
Estratto secco.
Proprietà terapeutiche: usa tenere in bocca per mitigare il dolore dei
denti, favorisce il benessere mentale ed il tono dell’umore, ansiolitica e
sedativa, antispastica.
Depressioni lieve e moderata, depressione in menopausa, sbalzi d’umore,
turbe psicosomatiche, ansia, agitazione.
Usi gastronomici: È nominato in alcune ricette nel libro “Forme of Cury”
ma attualmente non è utilizzata in cucina.
Credenze e usanze medioevali/romane: Le origini del suo uso come
erba medicinale sono molto antiche e se ne trova traccia negli scritti di
molti secoli fa. Veniva utilizzato per esorcismi contro il diavolo.
Si dice sia una pianta scaccia diavoli, per questo il nome di hypericum che
significa "sopra l’immagine", per l’uso antico di appenderla sopra
l’immagine sacra per allontanare i demoni del male , perforatum perche’ in
controluce le foglie sembrano perforate.
In Germania e in Inghilterra gli si attribuiva una proprietà romantica: le
fanciulle e le giovani spose ne appendevano un mazzetto alla testiera del

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letto alla sera, e quanto più al mattino i fiori apparivano freschi tanto più
duraturo e felice sarebbe stato il loro amore.
Sepali e petali, se strofinati tra le dita, secernono dai peli ghiandolosi dei
pigmenti di colore rosso, che secondo la tradizione cristiana,
rappresenterebbe il sangue di Giovanni Battista, versato con la sua
decapitazione.
Nell’antica Roma la pianta era sacra a Giove e considerata il simbolo della
luce che disperde l’oscurità, mentre nella mitologia nordica, la pianta è
sacra al dio Balder.
Già dal Medioevo, durante la notte “magica”, si ponevano mazzi di pilaltro
sotto il cuscino, con la convinzione che il santo proteggesse il dormiente
dalla morte per un anno. Mazzetti di pilaltro venivano inoltre appesi alle
finestre e sulle porte per impedire ai demoni di entrare nelle abitazioni. Da
qui il nome “Scacciadiavoli”.
I cavalieri, durante i combattimenti, ne portavano alcuni ramoscelli sotto
l’armatura, mentre le donne, per proteggersi dalle violenze sessuali, lo
nascondevano sotto le vesti. Nei casi di esorcismo, quando le preghiere si
rivelavano inutili a liberare una donna indemoniata, si ponevano delle foglie
tra i seni e altre venivano sparpagliate per tutta l’abitazione. In molti paesi
europei, in passato, coloro che danzavano intorno ai fuochi nella notte di
San Giovanni, si cingevano le tempie con le fronde di questa essenza. Una
volta spenti i fuochi, i ramoscelli venivano gettati sui tetti delle case per
proteggerle dai fulmini.
Un altro iperico, l’Hypericum tetrapterum Fr. (Erba di San Giovanni alata),
essenza dei luoghi umidi distinta per il fusto alato, è molto utilizzato nei
paesi anglosassoni per respingere malattie e malocchi. Per la sua efficacia,
è necessario trovarlo per caso e metterlo sotto l’ascella sinistra. Il suo
impiego è legato soprattutto ai fantasmi delle case inglesi. Leggenda vuole
che in un palazzo londinese del XVII secolo, un fastidioso fantasma agitava
i tendaggi nella notte. Il padrone di casa si rivolse non a un esorcista ma un
medico, che riuscì a scacciare la presenza ponendo sotto il cuscino
dell’interessato un mazzetto di H. tetrapterum.
La presenza di una grande quantità di iperico nel foraggio, può causare un
viraggio al rosso del colore del latte. Questo fenomeno era considerato
segno di malocchio.
Tra l’armamentario dei semplici (così vengono chiamate le varie piante con
proprietà medicamentose) un posto d’onore spetta a questa pianta il cui
uso risale a più di due mila anni fa. Già noto infatti al mondo ellenico con il

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nome di huperikón (ὑπερικόν), ne parla diffusamente Dioscoride Pedanio
Anarzabeo (Πεδάνιος Διοσκουρίδης) medico greco che esercitò la sua
professione anche a Roma nei tempi di Nerone. Lo riporta nella sua Materia
Medica. La sua opera si è tramandata per secoli ma la sua maggiore
diffusione si ebbe nel 1500 quando il Mattioli autorevole medico senese ne
pubblica un commentario. Descrive l’Olio Mirabile contro i veleni
dilungandosi sulla preparazione dell’olio di Iperico spiegandone
dettagliatamente tutta l’elaborata preparazione. Mattioli cita un altro
importante medico greco, Galeno [5] che si trasferì nel 162 d.c. anche lui a
Roma all’età di 33 anni: “L’Hyperico scalda, & disseccate composto di cosi
sottili parti, che provoca egli i mestrui, & l’orina […] il quale impiastrato
verde non solo salda le ferite, & l’ulcere; ma anchora le cotture del fuoco.
Usandosi secco in polvere sana l’ulcere, che sono humide, & putride. Sono
alcuni, che lo danno à bevere alle sciatiche”. Non si può fare a meno di
citare anche Plinio il Vecchio (Gaius Plinius Secundus) che scrisse una
monumentale enciclopedia sulla natura. Dell’Iperico scrive: “la natura del
seme è di condensare: ferma il corpo, muove l’orina, e beesi al male della
pietra col vino” .
Più tardi la medicina araba diventa depositaria del sapere medico. I primi
documenti scritti li troviamo in Averroe, Avicenna, Mesuae, Albucaris,
Serapione. Avicennapropone l’Iperico in tre farmaci allora molto noti:
Hieralogodion, Hiera Galeni e Teriaca. Di quest’ultimo antico farmaco ne
esistevano molte varianti tutte però contenenti almeno una quarantina di
sostanze medicamentose che pare curasse molte patologie tra le quali gli
avvelenamenti, il morso delle vipere ecc. Mesuae, altro medico arabo, cita
l’oleum de hyperico mirabile mentre Serapione prescrive la polvere di
Iperico sulle “ulcera putrida” e il vino nel quale sono stati macerati i semi
bevuto contro la quartana. Averroe lo propone per provocare l’urina, in
impiastro per sanare le bruciature del fuoco e posta secca e polverizzata
per sanare la sordità.
Tutte le conoscenze della medicina greca, romana e araba sono state
catturate ed elaborate dalla famosa scuola italiana: la Scuola Salernitana,
prima Università di Medicina ufficializzata da Federico II di Svevia e
depositaria di tutto il sapere medico allora noto che si irradierà in tutta
Europa. Fu merito di Costantino l’Africano, membro di questo scuola, di
tradurre molti testi della medicina araba. E’ Pietro Diacono che stila un
elenco di opere mediche arabe che Costantino avrebbe tradotte. Arnaldo di
Villanova, celeberrimo medico, commentò il famoso Regimen sanitatis
salernitanum (Regola salernitana della salute) una sorta di trattato risalente

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al secolo XI e scritto in versi latini noto come Flos Medicinae Scholae Salerni
(Il Fiore della Medicina di Salerno) o anche come Lilium Medicinae (Il Giglio
della Medicina) racchiudendovi tutto il sapere di questa scuola in merito alle
norme di igiene, al cibo e alle erbe e alle loro indicazioni terapeutiche. Tra
gli esponenti più illustri di questa scuola anche un calabrese: Bruno da
Longobucco. Nel Flos Medicinae Scholae Salerni pubblicato a cura di Renzi
l’Iperico viene elencato tra i “diuretica”.
In età moderna godette notorietà un medicamento in uso tra gli spadaccini:
il Balsamo del Cavaliere di San Vittore (Balsamum Equitis Sancti Victoris)
nella cui formulazione l’Iperico era la parte preponderante e ovviamente
confezionato per curare le ferite delle armi da taglio ma indicato anche
contro le coliche ventose, la gotta, la sciatica ecc. Pare che durante le
Crociate, i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme lo utilizzassero per
curare le ferite dei combattenti.
Note: CONTROINDICAZIONI può interagire con numerosi farmaci come
antidepressivi, ansiolitici, induttori del sonno, anticoagulanti, antipertensivi,
contraccettivi orali, anticonvulsivanti, aumentando o diminuendo il loro
effetto. Non assumere quindi l’Iperico insieme a farmaci di sintesi, in
quanto può avere effetti collaterali. E’ una pianta con possibile effetto
fotosensibilizzante, non usarla se ci si deve esporre al sole. Sconsigliata in
gravidanza, allattamento e nei soggetti con ipersensibilità individuale alla
pianta.

Pulegio Mentha pulegium


Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane: Apicio nomina nel suo libro
l’erba aromatica “pulegio”e si tratta di una varietà di menta. Rimedio
erboristico di antica reputazione, usato per un ampio spettro di affezioni. Si
ritenesse che depurasse il sangue e che fosse in grado di trasmettere le sue
proprietà depuranti all’acqua. È chiamata anche menta romana o
mentuccia.

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Note:

Il rafano
Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:Conosciuta con il nome di “Papavero comune”
In base all’articolo 6 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, e' permessa la raccolta
fino ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato
fresco per persona delle specie .
Rosolaccio
Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:Conosciuta con il nome di “Papavero comune”
In base all’articolo 628 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, e' permessa la raccolta
fino ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato
fresco per persona delle specie .

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LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia) 3 giugno 1981, N. 34

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Rosmarino Rosmarinnus Officinalis
(L'arte culinaria " De re coquinaria") (L'opusculum de
Saporibus) (LE RICETTE
MEDIOEVALI DEL MEDICO ANTIMO
TRA BISANZIO,
SANZIO, RAVENNA E METZ
" De observatione ciborum")
Famiglia: Lamiaceae (Labitae)
(Labitae
Diffusione: originario delle regioni che si
affacciano sul bacino del mar
Mediterraneo; in Italia è presente,
spontaneo oppure coltivata, in tutto il
territorio. Il suo nome deriva dalle paprole
latine “rosa maris”, forse per via del fatto
che cresce spontaneamente sulle su coste.
Parti utilizzate: sommità fiorite, foglie.
Principi attivi: Oli essenziali (
(Α-
Pinenecanfene, cineolo, pineni, canfene,
limonene, borneolo con canfora, linalolo,
terpineolo, octnone, acetato di bornile),
bornile
sostanze amare , tannini, resine,acido rosmarinico
rosmarinico e rosmaricina (
alcaloide)
Impegni terapeutici: infuso, tintura
Proprietà terapeutiche: Aperitive, digestivo ( favorisce la secrezione
biliare) carminativi, tonico-stimolante,
tonico stimolante, antisettico, balsamico. Da sempre
viene usato per una varietà di affezioni, tra cui disturbi respiratori e
circolatori, congestioni epatica, disturbi digestivi e nervo
nervosi, dolori muscolari
e reumatici e in gargarismi antisettici nelle infiammazioni del cavo orale,
per uso esterno, in frizioni per il cuoio cappelluto o pelle.
Usi gastronomici: eccellente aromatizzante per selvaggina, pesci grigliati,
patate
Credenze e usanze nze medioevali/romane:
medioevali/romane: Si tratta di una delle più
antiche piante utilizzate come condimento in cucina, come rimedio
medicinale e come materiale magico, poiché fu considerato pianta sacra
presso molte civiltà. I rametti di rosmarino venivano bruciati nei te templi
nella Grecia antica al posto del prezioso incenso arabo. Gi Antichi Romani
erano soliti coltivare il rosmarino sulle tombe, come simbolo di immortalità.
Ovidio nelle “Metamorfosi
Metamorfosi”racconta
”racconta che la pianta fu il risultato della
trasformazione della principessa
principessa Leucotoe, ad opera del Dio del sole Apollo,
che si innamorò di questa splendida fanciulla, figlia del re di Persia, e la
sedusse. Il padre punì la debolezza della figlia con la morte ed i raggi del
sole sulla sua tomba trasformarono il corpo nella p pianta aromatica.
Fumigazioni della pianta venivano usate nel Medioevo per allontanare gli
spiriti maligni come protezione contro la peste e malattie infettive. Nel

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Medioevo, un editto di Carlo Magno del 812 obbligava i contadini a coltivare
negli orti una pianta di rosmarino, il cui profumo si riteneva contenesse
l’anima della terra e salvarla in questo modo dall’estinzione
dall’estinzione.
Analogamente al timo e allaalla salvia, veniva usato nella come antiputrefattivo
nella conservazione della carne.
Note: I rami più grosso o possono essere utilizzate amò di spiedi per gli
arrosti, come mestoli per mescolare il cibo, le foglie ancora verdi vengono
gettate nel fuoco e gli oli essenziali bruciando aromatizzano il cibo. Si
legavano tra loro più rametti con un filo formando una frusta per poter
sbattere uova e amalgamare gli ingredienti tra loro, tra i rametti potevano
essere inseriti delle bucce di agrumi per aromatizzare la pietanza
mescolata.
Atossico,
co, non irrita (purché in diluizione), non causa effetti di
sensibilizzazione. Evitare in gravidanza. Evitare l’uso in soggetti epilettici.
Serve come materiale di partenza per ottenere antiossidanti naturali.
In aromaterapia l’olio essenziale viene adoperato per fissare nella memoria
le cose lette o studiate.
Medicina medioevale: caldo e secco nel II grado. I fiori sono mollificativi,
digestivi, incisivi, astersivi, risolutivi, aperitivi e corroborativi.. riscalda lo
stomaco. (Maineri, 2011)
Ruchetta selvatica Diplotaxis tenuifolia
Famiglia: Brassicaceae
(crucifere)
Diffusione: Originaria
dell’Europa centrale e
meridionale; in Italia è molto
comune in tutti i territorio.
Parti utilizzate: Foglie
Principi attivi:: oli essenziali,
solfuro di allile, sali minerali,
vitamina C.
Impegni terapeutici:: infusi, cataplasma
Proprietà terapeutiche:: Diuretiche, astringenti, vitaminizzanti,
espettoranti, un tempo ritenuta antiscorbutica. Per uso esterno, come
revulsivo.
Usi gastronomici:: Viene utilizzata in cucina per aromatizzare insalate,
carni,, formaggi, sughi, frittate,. Con odore intenso e sapore piccante, che
ricorda la senape (botanicamente vicina)
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane

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Note: esiste la ruchetta coltivata (Eruca sativa) che ha le medesime
qualità di quella selvatica.
Medicina medioevale: calta nell II° e secca nel I° ( la coltivata è meno
calda e secca); assottiglia, apre, incide ed è astrisiva … dissolve la
ventosità, provoca l’orina, aiuta la digestione (Maineri, 2011)

Ruta Ruta graveolens


(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Rutaceae
Diffusione:: originaria del bacino del mediteranno, cresce spontanea e
diffusa in spagna, Marocco, Corsica, Sardegna
e Algeria. Viene coltivata soprattutto in Francia
e Spagna per il suo olio e in misura minore
anche in Italia e nell’ex Iugoslavia
Parti utilizzate:: foglie, sommità fiorite
Principi attivi:: Oli essenziali(
essenziali soprattutto
metilnonilchetone (90% nell’olio di ruta
montana))glucosio, tannini, resine.
Impegni terapeutici:: infusi, tintura.
Proprietà terapeutiche:: Digestive,
carminativo, emmenagoghi, sedative,
vermifughe, diuretico, nervino, stimolante.

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Usi gastronomici:Le foglie si possono utilizzare in piccolissime dosi per
insaporire insalate, piatti di carne o di pesce, oli e aceti aromatici. La ruta è
usata anche per la preparazione di un tipo di grappa. Molto usata in cucina
prima dell’anno 1000 poi si perse l’uso, anche se compre in qualche ricetta
tradizionale del Friuli-Venezia Giulia specialmente nella Carnia.
Credenze e usanze medioevali/romane: Fu un rimedio molto
apprezzato dagli antichi, specialmente come antidoto contro i veleni, e
presso molte culture fu considerata erba magica e protezione contro gli
spiriti maligni. Veniva usata anche per curare le afflizioni nervose.
Apicio la utulizza pressoché in quasi tutte le sue ricette.
Plinio riferisce che le donnole si nutrono di ruta per prepararsi a combattere
contro i serpenti velenosi, al fine di proteggersi dai loro morsi mortali.
La ruta, meglio se colta nella notte del solstizio d’estate, tiene lontani topi,
serpenti e il malocchio.
Pianta ricca di magia secondo un’antica voce popolare, coltivare una
piantina di ruta vicino alle abitazioni tiene lontani topi, serpenti e influssi
negativi. Questa consuetudine, forse, è dovuta all’odore graveolente e
acuto che emana. Nel suo trattato di storia naturale,
In Friuli, la ruta, raccolta nel giorno del solstizio d’estate, concorre a
confezionare il “maç di San Zuan”29 che conserva per un anno intero la
proprietà di proteggere le persone e la loro casa da molte avversità.
Negli orti della Carnia si coltiva ancora la ruta poiché è ancora considerata
dalle l erba più potente contro le streghe, tanto più se viene colta la notte
di San Giovanni; magia, incantesimi e miracolose guarigioni
accompagnarono, sempre, nel corso dei secoli la fama di questa pianta. Per
allontanare le perfide occhiate delle streghe, cioè il malocchio, che avevano
il potere di diminuire, ritardare o interrompere il regolare flusso del latte
alle mucche, per disturbare gli inquietanti folletti che opprimevano le bestie
nella stalla, si affumicavano questi locali bruciando erbe scaccia-demoni
come la ruta.
Note: Tossica per via orale ( a causa del costituente principale), è un
irritante della pelle e delle membrane mucose. Trova impegno come
materiale di partenza per isolare il metilnonilchetone.
In base all’articolo 630 sulle “norme per la tutela della natura”, in deroga ai
divieti e alle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4, e' permessa la raccolta

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maç di San Zuan. Pozione preparata tradizionalmente il 23 giunio alla festa di San Giovanni
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LEGGE REGIONALE (Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia) 3 giugno 1981, N. 34

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fino ad un massimo giornaliero di 1 Kg. delle parti commestibili allo stato
fresco per persona delle specie .

Santoreggia ortense Satureja hortensis


(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Diffusione:: Originaria della regione mediterranea, cresce oggi in tutta
l’Europa, in Italia è presente in quasi tutta la penisola, ma è assente nelle
regioni settentrionali e nelle isole.
Parti utilizzate: foglie e sommità aeree
Principi attivi: oli
essenziali (carvacrolo,
cimene, borneolo,
timolo, pinene,
limonene,ecc.) tannini.
Impegni terapeutici:
Infuso, tintura.
Proprietà
terapeutiche:
Digestive, carminative,
eupeptiche, tonico-
stimolanti, anticatarrale,
antiputrefattivo, antispasmodico, afrodisiaco, astringente, battericida,
cicatrizzante, fungicida, vermifugo.
Usi gastronomici:: sapore amarognolo e profumo di timo; usato
soprattutto in piatti a base di uova e verdura; aromatizza anche arrosti di
coniglio, cacciagione, zuppe di fave; aromatizzante di liquori.

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Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: Viene usata sin dall’antichità
come erba aromatica condimentaria,allo stesso modo della santoreggia
montana
Note: Tossico cutaneo, irrita la pelle e le membrane mucose. Evitare in
gravidanza.

Salvia Salvia Officinalis


(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae
(Labiatae)
Sinonimi: Salvia sclarea,
nota come sclarea (v.) o
anche scarlea, o erba
moscatella.
Diffusione:: pianta originaria
dell'asia minore, vive su rupi
aride e pietraie dal
Mediterraneo orientale fino a
300m.
Parti utilizzate:: Foglie e
fiori
Principi attivi:: oli essenziali (Tujone, Pinene, Cineolo,Borneolo,Canfora);
saponine tannini; vitamine
Impegni terapeutici:: infuso, tintura.
Proprietà terapeutiche:: Digestive, colagogne, bechiche, espettoranti,
tonico-timolanti,antisettiche,s
antisettiche,stomachico - tonica nelle disp
dispepsie, diuretica,
emmenagogo; ipoglicemizzante; decotto per flogosi del cavo orale;
Usi gastronomici:: In cucina viene usata per aromatizzare
aromatizzare- olio, aceto,
burro e per insaporire carni e pesci, in alcune ricette vengono usati anche i

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fiori, lasciati poi seccare al sole; Usata sia nella antichità sia nel epoca
moderna per fare delle frittelle
Credenze e usanze medioevali/romane:
medioevali/romane: Era considerata l'erba della
salutare e sacra da Greci e Romani, infatti salvia ha la stessa radice del
verbo salvare e della parola
ola salus (salvezza, ma anche salute). Le donne
dell'antichità strofinano i denti con foglie di salvia per renderli bianchi e
scintillanti.
Presso i Romani la salvia doveva essere raccolta con un rituale particolare,
senza l’intervento di oggetti di ferro, in tunica bianca e con i piedi scalzi e
ben lavati.
Una leggenda si dice che Elena di Troia bruciando foglie di salvia e
inalandone i fumi otteneva delle visioni per predire il futuro.
Note: Pianta medicinale già coltivata nella antichità,
antichità, in taluni casi cresce
spontanea o come residuo di antiche colture. Come molte specie
mediterranee, adatte a vivere in luoghi arridi e molto caldi, la salvia,
contiene nel fusto e nelle foglie oli essenziali. Quando l'insolazione è intensa
gli oli creano un nube di vapori attorno alla pianta, nube ne attenua la
forza dei raggi solari e la preserva da un'eccessiva traspirazione.
Analogamente al timo e al rosmarino, veniva usata nella come
antiputrefattivo nella conservazione della carne.
Medicina medioevale: per purificare l'alito ( usata nei dentifrici moderni),
disinfetta la faringe , o contro l'esaurimento nervoso. Nel medioevo si iniziò
a riconoscerle anche qualità di condimento, ma la sua funzione di medica
rimase predominante

Sedano Apium graveolens


(L'arte culinaria " De re coquinaria") (LE RICETTE MEDIOEVALI DEL
MEDICO ANTIMO TRA BISANZIO, RAVENNA E METZ " De observatione
ciborum") (L'opusculum de
Saporibus)
Famiglia: Apiacece
(Umbelliferae)
Diffusione:Originario
dell’Europa meridionale, è
largamente coltivata come
verdura domestica.
Parti utilizzate: Foglie,
frutti( detti semi), radici.
Principi attivi:: Oli essenziali

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(limonene (60%), apiolo, selinene, santalolo, sedanolide, acido sedanolico
eanidride sedanolica ecc.), glucosidi, resine, vitamine B e C.
Impegni terapeutici: infuso, tintura, decotto.
Proprietà terapeutiche: Antiossidante, antireumatiche, antisettico
(urinario), antispasmodico, aperitivo, depurativo, digestivo, diuretico,
carminativo, colagogo, emmenagogo, galattagogo, epatico, nervino,
sedativo (nervoso), stimolante (uterino stomachico, tonico e digestivo).
I semi sono impiegati per curare disturbi renali e vescicali, disturbi
digestivi e problemi mestruali.
Le foglie sono utili per le affezioni della pelle.
È ritenuto efficace nel favorire l’eliminazione di acidi urico, nonché nei casi
di gotta, nevralgie e artrite reumatoide.
Usi gastronomici: È usato come erba aromatica domestica, nelle
preparazioni di fondi per le pietanze e insalate, trova largo impiego come
aromatizzante alimentare soprattutto nell’industria dei condimenti, ma
anche bevande alcoliche e analcoliche.
Credenze e usanze medioevali/romane: Apicio lo usa sia fresco, secco
e ne usa anche i semi. Apicio suggerisce di cuocere la radice del sedano ,
perché si sospettava che fosse, se non velenosa, pericolosa.
Una curiosità legata alla tradizione popolare narra che la pianta del sedano
esercitasse una sorta di potere vaticinante sul sesso del nascituro e se
posata di nascosto sulla testa della gestante, a cui veniva poi chiesto di
pronunciare un nome, se il genere del nome era maschile sarebbe nato un
maschio.
Note: Non è tossico, né irritante, ma può produrre sensibilizzazione.
Evitare l’uso in gravidanza
Sisimbrio Sisymbrium officinale
Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate: infiorescenze e le foglie.
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici: È comunemente coltivata in Europa per foglie e semi. È
spesso usata come condimento in Nord Europa (specialmente Danimarca,
Norvegia e Germania).

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Le foglie hanno un gusto amaro di cavolo cabbage e sono usate per
aroimatizzare le insalate o come verdura cotta. I semi sono utilizzati nella
produzione della Mostarda in Europa.
Credenze e usanze medioevali/romane: I greci ritenevano fosse una
medicina contro tutti i veleni. È detta anche "erba dei cantanti", poiché
risolve problemi di gola come afonia e raucedine. Si utilizzano in
erboristeria le infiorescenze e le foglie.
Note: Pianta estinta

Scamonea pag 269 apicio


Famiglia:
Diffusione:

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Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:
Tarassaco
Famiglia:
Diffusione:
Parti utilizzate:
Principi attivi:
Impegni terapeutici:
Proprietà terapeutiche:
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:

Tanaceto Tanacetum vulgare


Famiglia:Asteraceae
Diffusione:originaria dell’Europa e dell’Asia Minore;
In Italia è comune in tutto il territorio, tranne che in Sardegna e in qualche
area del sud.
Parti utilizzate: foglie, sommità fiorite.
Principi attivi: nei fiori sono presenti delle gomme e una sostanza
chiamata “tanacetina”; nelle foglie invece sono presenti dei glucosidi, acido
gallico. Contiene anche: flavonoidi, oli essenziali(), sostanze amare, resine.
Impegni terapeutici:

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Proprietà terapeutiche: antispasmodiche, digestive, emmenagoghi,
vermifughe.
Usi gastronomici:
Credenze e usanze medioevali/romane:
Note:

Timo selvatico Thimus Sepyllum


(L'arte culinaria " De re coquinaria")
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Diffusione:: va considerato come un
gruppo di specie simili originarie
dell’Europa centromeridionale e
dell’Asia occidentale;
In Italia è comune T. pulegiodes (timo
goniotrico) che cresce in luoghi aridi e
assolati, dal piano fino a 2200
220 m.
In Friuli Venezia Giulia sono presenti
varie specie di timo.
Parti utilizzate:: foglie, sommità
fiorite
Principi attivi:: olio essenziale (

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Timolo, Linailo e Carvacrolo), sostanze amare, tannini, resine flavoni.
Impegni terapeutici: infuso, tintura
Proprietà terapeutiche: Digestive, depurative, carminativi, tonico-
stimolanti, balsamiche.
Per uso esterno:è utilizzato come antisettico su piaghe e ferite o in
gargarismi disinfettati nelle infiammazioni del cavo orale, dentifrici, e
pasticche per la tosse.
Per uso interno: riduce la fermentazione intestinale, ha un’azione
antimicotica e vermifuga.
Usi gastronomici: Aromatizzante di stufati, minestre, ripieni, polpettoni,
salse, verdure e pesci, legumi, patate in padella, carne e cacciagione,
ingredienti di tisane ed entra nelle composizione di alcuni liquori, usato
anche come per la conservazione delle carni.
È una delle sette piante che compongono la tipica salsa verde di
Francoforte chiamata “grüne soße” , servita assieme a carne,
pesce, patate e verdure .
Credenze e usanze medioevali/romane: durante il medioevo era
associato al coraggio. Il suo nome deriva dal greco “thymos”, che significa
“profumare”. Ippocrate e Dioscoride ne parlano nei loro testi.
Nell’antichità il tempi veniva bruciato nei rituali religiosi, in virtù del suo
profumo.
Analogamente al rosmarino e alla salvia, veniva usato nella come
antiputrefattivo nella conservazione della carne.
Note: Esistono numerose varietà di timo, si ritiene che il timo comune sia
derivato dal timo selvatico.
Medicina medioevale: Si tratta di una delle prime piante medicinali
impegnate diffusamente nella regione mediterranea.

Bibliografia

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