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il melo

storia e arte
Aspetti storici e artistici
Alessandro Roversi
Maria Beniamina Venturelli
Erica Candioli

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Aspetti storici e artistici
Origine e diffusione
Cos come per le altre specie vegetali coltivate o spontanee, lorigine del melo si perde nella notte dei tempi e i possibili centri di
origine, differenziazione e diffusione, sono spesso sfocati.
I centri primari di origine della specie ancestrale (Malus sieversii) sarebbero stati pi di uno, ovvero gli altipiani dellIndia e del
Pakistan, le regioni di Tien Shan, il Pamir-Alai, lAsia Centrale
Sovietica e lAsia Minore. In seguito la specie si sarebbe estesa e diffusa allAnatolia e alla Persia settentrionale attraverso il
Caucaso.
Ai pioneristici studi in merito di A.P. De Candolle (1778-1841),
seguirono quelli di N.I. Vavilov (1887-1943), il quale, invece, circoscrisse il centro di origine del melo al Kazakistan, attorno alla
cui capitale Alma Ata, che significa appunto Padre delle mele,
esistono tuttora estesi boschi di meli selvatici.
Pi recentemente, secondo indagini di Ponomarenko degli anni
80, i centri di origine del melo andrebbero estesi alle regioni montuose dellAsia Centrale quali Tien Shan e Pamir-Alai.
La successiva diffusione verso il Mediterraneo sarebbe avvenuta
lungo la Via della Seta con i semi che, attraverso le deiezioni e
i residui dei pasti, i carovanieri abbandonavano nelle numerose
tappe del lunghissimo percorso.
Anche se la presenza di meli si evidenzia dagli spettri pollinici sin
dal Terziario e reperti documentali al riguardo datino anche dal
Mesolitico, per il Neolitico che si hanno i reperti pi numerosi e
importanti, soprattutto in siti di Italia, Francia, Svizzera e Svezia.

Mela nellarte e nella storia

La mela il frutto prediletto che

confort i primi abitatori della terra e ha


poi sempre accompagnato luomo dalla
preistoria sino ai giorni nostri. Questo
frutto attraente e salutare stato sempre
intimamente associato alle vicende
dellumanit dal biblico albero della
Scienza del bene e del male alle prime
embrionali civilt, ai popoli dellantichit
classica, nellalto e basso Medioevo,
nel periodo aureo del Rinascimento, in
quello della colonizzazione dei nuovi
Continenti sino alle conquiste degli
ultimi secoli e ha in ogni tempo ispirato
leggende sacre e profane, manifestazioni
estetiche, e opere di insigni artisti,
mentre ha giocondamente allietato
il campo e il desco delluomo, portando
un raggio di sole e un dono stupendo
della natura finanche nei pi lontani
abitati brumosi del Nord.
Nino Breviglieri, 1950

Vendita di mele sullaltopiano asiatico,


uno dei centri primari di origine del melo

Foto R. Angelini

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Fra i frustula ritrovati dagli archeobotanici, si riscontrarono spesso preziose indicazioni sulla presenza del melo quali semi non
carbonizzati, loro calchi su vasellame e frammenti di frutti carbonizzati o meno.
In particolare, semi non carbonizzati risalenti al Neolitico si trovarono a Ehrenstein, in Germania, (cultura palafitticola Michelsberg),
mentre impressioni (calchi) di semi di melo su vasellame di coccio
vennero ritrovati a Windmill Hill (Inghilterra).
Il diametro massimo delle mele carbonizzate selvatiche di allora,
ritrovate a Bodman (Germania), in villaggi palafitticoli neolitici, non
eccedeva i 3 cm, mentre quelle ritrovate a Bornholm (Danimarca),
avevano una dimensione compresa tra i 15 e i 21 mm.
Inoltre residui carbonizzati di mele vennero ritrovati nel Parmense,
nelle palafitte della Lombardia, della Savoia e della Svizzera e se
ne evince un grande uso delle mele tagliate a met ed essiccate
per consumarle durante linverno.
Se ne ritrovano tracce nei siti neolitici e dellet del Bronzo, nella
ex Yugoslavia, in Ungheria, Repubblica Ceca, Austria, Polonia,
Germania e Danimarca.
Reperti dellet del Bronzo in villaggi palafitticoli italiani (Valeggio sul Mincio, VR) e svizzeri (Robenbausen-Lago di Pfafikkon)
evidenziano sovente la presenza del melo. Sempre in siti archeologici databili tra la fine del Neolitico e let del Bronzo,
il melo appare nella lista delle specie ritrovate nei villaggi. Nel
villaggio lacustre svizzero di Wangen, tra i frustula reperiti nel

Semi carbonizzati

Anche se la carbonizzazione riduce

sensibilmente le dimensioni dei semi


(20-35%), risulta abbastanza agevole
e certo il riconoscimento

Semi carbonizzati vennero rinvenuti in


numerosi siti archeologici: a Nussdorf
(Austria) e a Nrre Sandegrd,
Bornholm (Danimarca). Reperti
analoghi si riscontrarono anche in
Svezia e Olanda, a dimostrazione
dellampia diffusione del melo nel
Neolitico

Semi di melo sono stati riscontrati

anche fra reperti dellet del Bronzo


(2000 a.C.)

Frutti di numerose cultivar di melo illustrati


nel popolare Pomologisches Bilderbuch
del 1910

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Coxs Orange illustrata nella Deutsche Pomologie (Lauche, 1883)

sito, appaiono bucce non digerite di mela che ben rappresentano il marcomele utilizzato per ottenere bevande alcoliche
con la fermentazione. A parte questo esempio, in tempi preistorici i frutti di crab-apple venivano frequentemente tagliati a
met ed essiccati e, quindi, riuniti in collane tanto per un loro
utilizzo alimentare durante linverno, quanto per scopi votivi.
Mele tagliate a met ed essiccate al fuoco, datate al III millennio a.C., vennero trovate fra le offerte nel cimitero reale di Ur in
Mesopotamia.

Frutti di quattro cultivar di melo estratti


dalla Lidova Pomologie (J. Vanek, 1945)
Rosmarina bianca in una pomologia russa (Simirenko, 1963)

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Storia
Il sostantivo mela evoca una lunga e interessante serie di leggende, aneddoti e fatti storici molto noti: partendo da Eva si ricorderanno Paride, Biancaneve, Guglielmo Tell e Newton.
Qui di seguito, invece, riporteremo alcuni aneddoti relativi alla storia del melo attraverso epoche e luoghi.
Fin dai tempi preistorici il melo sarebbe comunque stato presente,
selvatico o coltivato, in unampia area compresa tra il mar Caspio
e loceano Atlantico. Evidentemente, assieme ad altre specie vegetali, il melo ha sempre accompagnato luomo dagli albori della
sua storia allet contemporanea.
Il potere delle mele di assicurare lunga vita incurios anche Alessandro Magno che durante le sue spedizioni avrebbe trovato mele capaci di prolungare lesistenza di qualche centinaio di anni;
purtroppo per egli mor piuttosto giovane
In Europa il melo esisteva da molto tempo, allo stato selvatico
o coltivato su larga scala, infatti segnalazioni di nomi di cultivar
appaiono sin dal 100 a.C. La sua coltivazione da parte dei Greci
e dei Romani sembrerebbe aver avuto inizio qualche secolo a.C.
e, a seguito della colonizzazione romana, la sua coltivazione si
diffuse in Europa e Asia.
La mela Appiola venne importata a Roma, dal Peloponneso, nel III
sec. a.C. da Claudio Appio.
Nellantica Roma, introdotte dagli Etruschi, alcune cultivar di melo vengono citate da Catone (II sec. a.C.) e quindi da Columella
(I sec. d.C.). Sempre nel I sec. Plinio ne cita almeno due dozzine.
Teofrasto nel III sec. descrive sei variet di melo.

Gravenstein illustrata nella Svenska


Fruktsorter del 1924

Nellantico Egitto, ai tempi di Ramsete III,


lemele venivano offerte ai sacerdoti di Tebe
che custodivano conoscenza, sapienza
etradizione

Foto R. Angelini

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NellOld Saxon Manuscript (primo millennio) vengono citate numerose cultivar di mele da sidro, mentre le prime citazioni scritte
dellepoca moderna al riguardo si riscontrano nellEncyclopedia
di Bartholomeus Anglicus che risale alla seconda met del 1400.
Il melo coltivato venne introdotto in America dopo circa 2000 anni
dallinizio del suo impiego in Europa.
I primi coloni inglesi arrivati nel Nord America trovarono soltanto
crab-apples che erano le uniche mele native degli USA; la prima
spedizione di semi di cultivar europee nel Massachussets avvenne tra il 1630 e il 1638. Limpiego dei frutti di tali cultivar nate da
seme, cos come quelli dei crab-apples locali, era soprattutto destinato alla produzione di sidro.
Mentre linnesto dei meli gi documentato in Grecia nel IX sec.
a.C., in Le Opere e i Giorni di Esiodo, il miglioramento genetico
vero e proprio del melo data dagli inizi dellOttocento con Knight
che per primo introdusse limpollinazione incrociata controllata.

Laltra met della mela

Nel Simposio di Platone, Aristofane

cerca di spiegare in che cosa consiste


lamore e dice che allinizio ciascuno
costituiva un intero, racconta che
inprincipio luomo era perfetto, bastava
a s stesso ed era felice: aveva 4 gambe
e 4 braccia e riusciva a utilizzare tutti
gli8 arti per muoversi, aveva 2 volti,
quindi riusciva ad avere una panoramica
visiva a 360 gradi

Non esisteva una distinzione tra uomini


e donne, cerano solo questi individui
perfetti e felici (il mito dellandrogino).
Un giorno, Zeus, il quale era geloso
della loro perfezione, tagli a met
la mela perfetta e cos dallandrogino
derivarono maschi e femmine.
Da quel giorno luomo ha iniziato
acercare disperatamente la sua met,
perch senza di lei egli si sentiva
incompleto, infelice

Storia antica e moderna della mela in Italia


LItalia, anche grazie alle sue favorevoli caratteristiche pedoclimatiche, una terra da sempre fortemente vocata alla frutticoltura, e
pertanto anche alla produzione delle mele. Molte Regioni italiane
si sono infatti distinte nei secoli nella coltivazione di numerose
variet di melo.
Una delle variet pi antiche di mela quella citata da Plinio il
Vecchio nella sua Naturalis Historia e indicata come Mala orcula,
per la sua provenienza da Pozzuoli, zona famosa per le solfata-

Mosaico romano rappresentante amanti


con paniere di mele, Villa Romana del
Casale, Piazza Armerina (Enna)

Da millenni larrossamento delle mele Annurche viene completato a terra


in tipiche sistemazioni dette porche

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re e definita lingresso degli Inferi (Orco). Da qui il nome orcola,
che si evolver in anorcola e annorcola fino ad arrivare al nome
Annurca che compare ufficialmente nel Manuale di Arboricoltura di G.A. Pasquale nel 1876. La mela Annurca infatti legata
alla Campania da una storia millenaria: la sua raffigurazione nei
dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano, e in particolare nella Casa
dei Cervi, testimonia infatti lantichissimo legame con il mondo
romano e la Campania felix. Quinto Orazio Flacco (65 a.C.), nelle
sue satire, cita testualmente: Quanto a sapore, le mele di Tivoli
sono inferiori a quelle del Piceno, che per fanno pi figura, riferendosi alla mela rosa dei monti Sibillini, presente nelle piccole
vallate pedemontane delle Marche, che prende il nome forse dalla
tipologia della sfaccettatura rosa della buccia o forse dallorigine
del profumo del fiore, simile a quello della rosa.
Anche in Friuli i primi grandi produttori di mele furono i Romani. La
creazione della prima variet di mela autoctona friulana, infatti, si
deve a loro. Dagli scritti di Ateneo si rileva che la definizione di malum matianum (mela maziana) riguarda un particolare tipo di mela che prese il nome da Caio Mazio, appassionato di arboricoltura e
contemporaneo di Cesare. Le mele maziane vennero cos portate
a Roma e furono tanto apprezzate da essere citate negli scritti oltre
che di Ateneo, anche di Columella e di Plinio il Vecchio.
La diffusione della mela nel territorio veronese ha origini che risalgono anchesse allepoca romana: era segnalata la coltura
delle mele conosciute come mele lanate poich ricoperte da una
leggera lanuggine.
In epoca romana arriv anche la tecnica dellinnesto, che accompagn la diffusione dellalbero da frutta nella campagna romana.

Antiche variet

Caratteristica comune a tutte le vecchie


variet di mele (leccezione la Carla,
che va consumata fresca)
diconservarsi a lungo e diventare pi
saporite con il passare del tempo.
Alcune (Grigia di Torriana e Buras) sono
particolarmente buone cotte al forno

Runs unottima mela da tavola,


acidula, aromatica, fine e succosa

Gamba Fina delicata e dolce


Magnana una delle pi buone, con la
polpa dolce, acidula, soda e compatta

Dominici croccante, acidula,


aromatica e profumata

Carla dolcissima e succosa


Calvilla Bianca fine, morbida, succosa
e ha un sapore zuccherino-acidetto
con una lieve punta di lampone (ottima
nelle torte)

Calvilla Rossa dolce acidula,


croccante e molto saporita

Aranciata di Cox da Svensk Frukt (G. Lind,


1924)
Vaso di frutta a Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale

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esk Ovoce
Frutti della famosa cultivar Antonovka, illustrati nella C
(Kamenick, 1924)

Ne troviamo traccia anche nella poesia di Virgilio, che parla di


innesto nelle sue Georgiche: in un tempo non lungo, grande n
uscito un albero al cielo con i suoi rami felici e si rimira le fronde
nuove e i frutti non suoi.
In seguito, le invasioni barbariche causarono un profondo decadimento dellagricoltura, che si protrasse per oltre un millennio.
Luomo torn a cibarsi di frutti selvatici e prefer dedicarsi alla coltivazione di cereali. Per secoli furono prevalentemente gli ordini
monastici a occuparsi di coltivare e migliorare le variet del perio-

La mela friulana nei mosaici di Aquileia,


I sec. a.C.

Castel Tirolo, immerso tra vigneti e meleti,


domina ancora oggi l'alta valle dell'Adige;
con i Conti del Tirolo inizi lesportazione
delle mele dellAlto Adige

Foto R. Angelini

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do romano sopravvissute alle invasioni barbariche. Soltanto con
il Rinascimento si assiste a un forte impulso verso la frutticoltura,
soprattutto in Toscana, dove sorsero, presso la corte Medicea e
presso le ville ducali, frutteti con variet di pregio e condotti con
tecniche innovative.
Alcuni indizi di espansione delle mele nelle Alpi si hanno attorno
al 1400: quando i Conti del Tirolo trasferirono la loro residenza da
Merano a Innsbruck e inizi lesportazione del vino e delle mele
dellAlto Adige, anche se in modeste quantit.
La coltivazione del melo, nonostante fosse ancora legata a un
mercato ristretto o allautoconsumo, assumeva per leconomia
locale unimportanza cruciale: testimonianza antica e significativa riguarda la Carta di Regola della Villa di Dardine (provincia
di Trento) del 1564. Le Carte di Regola furono, fino al 1805, lo
strumento legale e democratico dellautogoverno delle comunit rurali trentine.
Appare interessante richiamarne il testo:
Item statuerunt et ordinaverunt quod nulla persona vill Ardeni
sive forensis audeat neque prsumat incidere ali<qu>as arbores
fructiferas supra commune Ardeni, videlicet nucum, pomorum,
crasorum, persicorum ac omnium aliarum fructiferum...
(Parimenti statuirono e ordinarono che nessuno, n vicino di Dardine, n forestiero, osi n presuma tagliare alcun albero da frutto
sopra il comune di Dardine, quali noci, meli, ciliegi, peschi e alberi
da frutto di ogni genere...)

Trasformazione della mela


in Friuli

Una caratteristica peculiare della

frutticoltura friulana legata alla


trasformazione della mela: attivit
risalente a pi di 2 secoli fa. Una
prima conferma della sensibilit
verso la trasformazione si evidenzia
nel seguente passaggio: La nostra
amichevole conferenza di questa sera
verser intorno gli alberi da frutto.
Iben tenuti pomai ricambiano le fatiche
dellamoroso cultore colle fresche
ombre, collolezzo soave dei fiori e
colle dolci frutta, che di tanto utile
tornano alle nostre famiglie; perch
nella Carnia, molte poma serbansi in
istato naturale secondo le regole e
lesperienza, molte se ne smerciano,
altre si spremono Ne contiamo
di buone specie si primaticcie che
estive, come dautunno e invernali:
- da far mosto (Abate L. Morassi,
conferenza del 10 aprile sopra gli alberi
da frutto, Bollettino Ass. ne Agraria
Friulana 1859)

LAssociazione Agraria Friulana,

attraverso gli articoli pubblicati


neipropri periodici, cerc di stimolare
la popolazione agricola a trasformare
in maniera remunerativa le mele:
...si tagliuzzano la poma immatura
esi estrae il sugo. Giovano a tal uopo
itagliaradici e i torchi ordinari.
(E. Lammle, 1873)

Casa Mirana (TN), affresco rinascimentale

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Tale Regola derivava dalla necessit di limitare la consuetudine di
tagliare gli alberi per gli usi quotidiani, poich questa pratica stava
minacciando la sopravvivenza degli alberi da frutto, fondamentali
per lalimentazione della popolazione.
La coltivazione della mela prosegu in tutta Italia nellambito di
uneconomia locale di sussistenza. I frutteti erano di solito disposti in orti o in piccoli appezzamenti, detti broli in Trentino, buinten in Alto Adige, brli in Valtellina, broli in Veneto ecc.
Proprio in Veneto, la mela di Zevio, sempre presente nei broli famigliari, fu declamata per la sua bont nei quattrocenteschi sonetti dello stravagante poeta Corno da Soncino.
Nel XVIII sec. si assistette a un rinnovato interesse scientifico per
la pomologia. In quasi tutti i Paesi europei, e in Piemonte presso
gli Orti della Crocetta, in seguito divenuti orti del Valentino e dipendenti dallAccademia di Agricoltura di Torino, si sperimentarono nuove specie, si conservarono e si diffusero le migliori variet
fruttifere del momento.
Agli inizi dellOttocento, Giuseppe Carlo Cernazai, botanico udinese, annotava nei suoi scritti un riferimento a una variet da egli
costituita, che volle denominare Friulana e che fece certificare
dai pi grandi esperti europei di frutticoltura.

Il Pom prusian

Nel Feltrino troviamo la mela prussiana,

le cui origini storiche sono collegate


perlo pi alla tradizione orale. La
tradizione racconta che un gruppo
di minatori emigranti, costretti
ad abbandonare la Prussia alla fine
dellOttocento, furono gli artefici
dellintroduzione della mela prussiana
a Faller (Belluno). Al loro rientro in patria,
infatti, i minatori portarono le marze di
alcune piante da frutto, probabilmente
attratti e dalle grandi dimensioni
e dal colore di quella variet forestiera,
che fu nominata Pom prusian

Meli in fiore in Val di Non

Foto R. Angelini

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Nella seconda met dellOttocento, il modellatore Francesco
Garnier Valletti, che riprodusse nella forma, nel peso e nei colori naturali pi di 1200 variet di frutti e 600 variet di uve,
descriveva cos la sua tecnica: Frutti artificiali si fanno con
polvere dalabastro sciolta nella cera e nel mili e nella gomma
damar i quali restano duri come pietre bianchissimi nel spacarli
cio facendoli in due e inalterabili anche al calore. Scoperta
del 5 marzo 1858 in un sogno nella stessa notte () cosi che
spero poco per volta ritrovare il metodo dimitarli che riescirano
inconoscibili dai veri.
La collezione, dal febbraio 2007, ospitata presso il Palazzo
degli Istituti Anatomici, nuova sede del Museo della Frutta di
Torino.
Ma tra la fine del 1700 e con la seconda met del 1800 che la
coltivazione della mela diventa di tipo imprenditoriale.
In Friuli verso il 1885 si parlava apertamente di esportazione:
dal Goriziano e dallalto Pordenonese, le mele prendevano la via
dellEuropa asburgica e dellEgitto.
La frutticoltura piemontese nacque sul finire del 1700 quando,
grazie ai contadini che varcarono le Alpi in cerca di lavoro, arrivarono dalla Francia nuovi innesti e nuove tecniche colturali.
Un notevole contributo allespandersi della frutticoltura nascente

Frutti artificiali del cav. Francesco Garnier


Valletti

I frutteti in Trentino-Alto Adige hanno


assunto una dimensione di tipo
imprenditoriale

Foto R. Angelini

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provenne dallattivit dellAccademia di agricoltura, fondata nel
1785 a Torino.
Importantissimi per la frutticoltura piemontese furono, nel 1800,
i vivai Burdin, sorti nel 1779 a Chambry: coi loro cataloghi, oltre
a far conoscere lampio assortimento varietale di cui disponevano (oltre 800 variet), i proprietari, i fratelli Burdin, offrivano ai
coltivatori istruzioni e suggerimenti di tecnica frutticola.
Percorso analogo accadde in Trentino, dove ci si rese conto
che la coltivazione delle mele non poteva essere affidata alla
improvvisazione ma che era necessaria lacquisizione di una
competenza specifica in termini di conoscenza del terreno, delle variet di piante, della concimazione, della potatura, degli
innesti, della lotta contro le malattie e i parassiti animali. A questo si cerc di fare fronte, fin dal 1884, con la creazione della
figura del maestro ambulante di agricoltura cui fu affidato il
compito di diffondere le pratiche di allevamento delle piante.
Per far circolare meglio le nuove idee e fornire materiale, anche
cartaceo, da leggere e approfondire, si diede lavvio a Il bollettino agrario e fu potenziata lattivit e la presenza dellIstituto
Agrario Provinciale di San Michele. Fu incoraggiata la diffusione
dei vivai privati, come quello di Livo in Val di Non, dal quale
sembra siano partite le piante che hanno costituito il famoso
giardino Tolstoj nella sua tenuta di Yasnaya Polyana, e di quelli
consorziati, fino ad arrivare alla realizzazione di un vivaio centrale, curato direttamente dai tecnici.
In Trentino-Alto Adige, con la fondazione, nel 1823, della prima scuola di pomologia a Bressanone (BZ) e, nel 1874, del gi
citato Istituto Agrario di San Michele allAdige (TN), si assiste
allavvio della coltura del melo su larga scala: risalgono infatti a

Manifestazioni frutticole

Lagronomo Vittorio Zanon, a questo


proposito, scrive:

A cura di tali organismi questi


precursori della frutticoltura trentina
poterono essere presenti, con risultati
molto lusinghieri, in manifestazioni
frutticole diverse come, per esempio,
allEsposizione frutta di Amburgo
nel 1867, a quella di Brunswick
nel 1872, a quella di Bolzano nel 1873,
allEsposizione mondiale di Vienna
nel 1873, allEsposizione e Mercato
di frutta di Vienna nel 1888,
allEsposizione internazionale di frutta
di Pietroburgo del 1894 e di nuovo
allEsposizione internazionale di frutta
di Amburgo nel 1897.
Le mele trentine furono infatti portate
su tutti i mercati europei. Alla grande
Mostra della Frutta dellImpero,
tenutasi a Vienna nel 1888, le mele
trentine guadagnarono il primo premio

Frontespizio del catalogo dei Vivai


Pomologici Ornamentali di Livo (Val di Non)

Attestato del primo premio donore attribuito ai fratelli Grandi durante la


manifestazione frutticola di Vienna del 1888

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quellepoca le prime importanti mostre frutticole organizzate a
livello regionale e la partecipazione alle mostre internazionali.
Nel 1851 fu istituita a Bolzano la Camera di Commercio e Industria, che si mise in prima linea nella diffusione della frutticoltura, organizzando esposizioni e incentivando gli agricoltori.
La promozione mirata della coltivazione degli alberi da frutto
e la lavorazione della frutta furono incentivate con apposite
sovvenzioni. Dopo la costruzione della Ferrovia del Brennero
(1866) anche il commercio della frutta, e con esso la diffusione
della coltura, subirono un notevole incremento.
A Trento, al fine di trovare piazze di smercio, fu costituita, nel
1895, la prima Societ per lo smercio cumulativo di frutta trentina, che contribu non poco a far conoscere la produzione locale,
a generalizzare e a diffondere sani criteri di lavorazione e imballo
della frutta e, di conseguenza, a incrementare la diffusione delle
coltivazioni di melo.
Per la produzione su larga scala della mela di Verona bisogna attendere i primi del Novecento, quando la coltura del melo nel veronese risulta essere seconda solo alla peschicoltura.
Dal 1950 a oggi parliamo di frutticoltura moderna, che ha visto
tecniche di coltivazione e variet succedersi in rapidissima
evoluzione. Ricordiamo la rivoluzione introdotta dai portinnesti nanizzanti, che hanno progressivamente soppiantato gli
impianti tradizionali con filari sostenuti da adeguate palificazioni.
Ancor pi innovativa fu, per certi versi, lintroduzione delle due
nuove variet che hanno costituito, per quasi un cinquantennio,

Frontespizio del Bollettino del Consiglio


provinciale dagricoltura pel Tirolo, 1887
Vista aerea dellIstituto Agrario di S. Michele
allAdige che dal 1874 importante punto
di riferimento per la melicoltura

Foto R. Angelini

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storia e arte
Foto FEM-IASMA

Storie di variet di mele


americane

Nel 1700, in America, lottenimento

di nuove e pregiate cultivar di mele


da mensa si deve a John Chapman,
personaggio strano al quale
gli USA dedicarono un francobollo,
Walt Disney ne fece il simpatico
personaggio di un cartoon che, con
la propria zattera, scendeva e risaliva
il corso dellOhio raccogliendo in
quantit semi di melo dalle fabbriche
di sidro, sorte sulle sue sponde. Con
essi ottenne numerose piantine da
seme che rivendeva agli agricoltori
che incontrava nel suo peregrinare
o le barattava con vestiti o generi
alimentari di prima necessit.
I frutti erano destinati soprattutto
alla fabbricazione del sidro, ma gli
capit di riscontrare piante con frutti
pregevoli, che propagava per innesto.
Ottenne cos cultivar come Baldwin,
Horatio Alger, York Imperial e, dalla
valle dellHudson, Jonathan

il perno della melicoltura in Italia, come in molti altri Paesi: la Golden Delicious e la Stark Delicious.
Solo nellultimo quindicennio i due pilastri della frutticoltura italiana hanno iniziato a cedere il passo alle pi intriganti nuove vaFoto R. Angelini

Un caso particolare quello della

variet Hawkeye (occhio di falco)


di cui, per la bellezza e la gustosit
dei frutti, si impadronirono subito
i vivaisti fratelli Stark, ribattezzandola
Delicious.
In realt gli Stark videro per la prima
volta i frutti di tale cultivar a una
gara pomologica da loro organizzata
e iniziarono la propagazione
di questa variet che fece la storia
della frutticoltura moderna

La Val di Non il regno delle mele e dei castelli di cui il pi noto Castel
Thun, originario del XIII secolo ma ricostruito nel 1569. La cerchia merlata
circonda un corpo di fabbrica quadrangolare e domina la vallata coperta
di meli

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aspetti storici e artistici

Il primo bollino

La particolare produzione di mele

Renetta del Canada spinse alcune


cooperative di produttori trentini ad
attivare specifiche forme promozionali,
tra cui un apposito marchio, cartelloni
pubblicitari e, cosa di enorme rilievo
per lepoca, ladozione di un bollino
adesivo, da mettere sui singoli frutti, che
garantisse lorigine e quindi la bont delle
mele che venivano messe sul mercato.
Uno di questi bollini era rotondo
e riportava su fondo bianco tre genziane
circondate dalla scritta: Renetta Canada
della Valle di Non. Era il 1949

Renetta del Canada con il primo bollino

riet (Gala, Fuji ecc.), mentre altre variet sono rimaste relegate
tra le minori.
Nella frutticoltura italiana pi recente dobbiamo anche registrare un progressivo spostamento delle coltivazioni dalle zone di
pianura alle aree pedemontane e montane dellarco alpino, che,
negli ultimi anni, hanno complessivamente affermato la loro elevata vocazionalit per la produzione della mela.

La citt medievale di Glorenza segna il


confine nella produzione di mele per la
parte settentrionale della Val Venosta

Foto R. Angelini

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storia e arte
Fitoterapia e alimentazione
Le propriet medicinali e terapeutiche delle mele ricorrono nel
Corpus Hippocraticum (V-IV sec. a.C.) e le loro propriet curative
sono citate anche nel I sec. a.C.; Galeno e Ippocrate (IIsec.) raccomandavano le mele come aiuto alla digestione e rimedio alla
costipazione. Nove secoli dopo anche la Scuola Medica Salernitana discuteva del valore terapeutico delle mele per i disturbi
intestinali.
Molti testi dietetici del Medioevo consigliavano la mela per mantenersi in salute e per difendersi dalle epidemie e tale frutto era
una coltura protetta e la sua esportazione, se in esubero rispetto
alle necessit alimentari locali, era concessa solo previo pagamento di un dazio.
Inoltre in epoca medievale la frutta veniva consumata a fine pasto e
la mela era considerata la frutta per eccellenza; Carlo Magno, dopo il pasto principale, era abituato a consumare aliquid pomorum.
Pier De Crescenzi (XIV sec.) nel suo Liber ruralium commodorum
scrive che agli animali domestici ammalati, tra laltro, si dia a
bere lacqua delle mele agre....
Secondo il Theatrum Sanitatis (XIV sec.) le mele (mala dulcis) sono nature c(alide) et h(umide) in 2 e gioverebbero al cuore, al
respiro e allo stomaco. Quelle agre, invece, (mala acetosa) sono
nature f(rigide) in 2 h(umide) in 1 e per tali loro caratteristiche
servirebbero a riscaldare il fegato.
Nei monasteri la frutta per lautoconsumo era generalmente prodotta in proprio mentre lacquisto risultava piuttosto sporadico. In
particolare, in uno dei tanti Libri di introito ed esito (seconda met del Cinquecento) del monastero di S. Maria del Carmine di Putignano, lunico frutto che figura tra gli acquisti alimentari la mela.
Nel XVI secolo il medico J. Caius suggeriva ai propri pazienti ammalati il consumo di mele dolci per recuperare le forze. Anche
Shakespeare, nello stesso secolo, cita le mele servite come dessert. Da un libro di Stime e locazioni (1647) relativo a una famiglia signorile (Frangipani?) del Friuli, tra i fruttiferi elencati, il melo
figura al primo posto.
Nel Settecento, nel monastero di S. Chiara di Lanciano, le mele consumate dalle monache erano prodotte dai numerosi alberi
presenti nei frutteti e nelle masserie di pertinenza.
Dallesame del dettaglio delle spese di cucina della famiglia Doria
e del Monastero di San Girolamo di Quarto (GE), emerge che, tra
le 15 specie da frutto abitualmente consumate, per la famiglia
Doria le mele rappresentavano solo l1%, mentre per il Monastero
tale percentuale arrivava a coprire il 43% della frutta consumata
annualmente. Ci a causa della relativa povert delle mense monastiche e del fatto che le mele (seconda met del Settecento)
costassero meno della met delle pere e ancor meno delle ciliegie. Negli archivi di tale famiglia sono citate le variet di melo
Granate, Fior di Cascia e Pipine.

Renetta Champagne in una cromolitografia


da Aepfel und Birnen (Goethe et al., 1894)

Superba litografia a colori del Fruit Growers


Guide (Wright, 1892)

38

aspetti storici e artistici


Arte
Dallanonimo autore degli affreschi di Ercolano a Czanne molti artisti hanno raffigurato le mele nelle loro opere, soprattutto
in nature morte.
Al riguardo delle tele del Bimbi (1648-1730) va segnalato che
esse sono un esempio dei campionari di frutta della prima
met del Settecento, che rappresentavano veri e propri status
symbol, a vanto e orgoglio del committente, con una forte valenza documentaria, culturale e scientifica con spiccati riflessi
didattici. Infatti, ognuno dei frutti rappresentati porta un numero e, nel relativo cartiglio, a ogni numero corrisponde il nome
di una cultivar.
Anche il Munari (1667-1720), allo stesso modo, effigia in 2 tele
le Pere di agosto e Le pere del mese di giugno e di luglio.
Le loro tele costituivano una specie di catalogo della piattaforma varietale dellepoca, cui ricorrere per riconoscere e classificare le cultivar. Entrambi gli Autori, a causa dellinteresse,
del realismo, della raffinatezza e del numero di frutti illustrati,
possono considerarsi dei veri e propri antesignani delle moderne pomologie.
Per pomologie si intendono libri illustrati che riportano limmagine del frutto intero e delle sue sezioni, trasversale e verticale,

Hortulanus (in tempore) Knoop: tavola a


colori, 1875

David Teniers II (attr.): Interno di cucina,


Trento, Collezione privata

39

storia e arte
accompagnate talvolta da quella di foglie e fiori. Di ogni cultivar
vengono anche riportate, nellapposita scheda pomologica,
notizie sulla storia, sulla diffusione e sulle caratteristiche agronomico-colturali delle cultivar presenti in un certo territorio. A
dispetto del nome, le pomologie non trattano solo di pomi, ma
dei frutti delle diverse specie. Tra di esse, a eccezione della
Pomona Britannica, le mele sono sempre presenti e spesso
in prima posizione.
Se il prof. Baldini scrive di Arte e Scienza al Servizio di Pomona con particolare riguardo alle antiche pomologie italiane,
in quelle cromo-litografate tra Settecento e Ottocento, talvolta
la scienza e la tecnica prendono il soppravvento sullarte, per
arrivare alle aride quadricromie di molte delle pomologie contemporanee.
Ovviamente esistono delle eccezioni fra le quali, per citarne
solo alcune, le famose tavole del Gallesio, quelle della Pomona
Britannica e della Magyar Pomologie ove scienza e arte convivono ancora meravigliosamente.
A partire dalla fine del Settecento sino al Novecento inoltrato,
molte nazioni, soprattutto europee, fecero a gara per avere la
propria Pomologia nazionale.
Tra di esse ne ricorderemo alcune per il numero delle cultivar
illustrate, quali la Deutsche Pomologie (1883) e la Ceske Ovoce
(1924), rispettivamente con 150 e 120 variet. Altre pomologie
si distinguono per le grandi dimensioni (in folio grande) delle
tavole quali quelle della Pomona Italiana (1817) e la Magyar
Pomologie (1900) oppure per quelle pi piccole e tascabili (20
12 cm) dei numerosi volumi della Lidov Pomologie. Per lantichit del testo vanno ricordate la Pomologia di J.H. Knoop
(1758) e, dello stesso Autore, Beschrijving van Vruchtboomen
en Vruchten (1790). Grande raffinatezza delle tavole si riscontra
in diverse pomologie quali Pomona Britannica (1817), Le Jardin Fruitier du musum (1871), Svenska Fruktsorter e Svensk
Frukt, entrambe del 1924. Tra le pomologie extraeuropee va
certamente ricordata lopera in 2 volumi del Beach The Apples
of New York (1905) nella quale delle 3213 cultivar elencate oltre
650 sono descritte; delle stesse, 136 sono illustrate a colori e
78 in bianco e nero.
Le mele sono raffigurate in numerose tele, nature morte per la
grande maggioranza, di differenti artisti, di diversi Paesi e di diverse epoche storiche. Tra di essi ricorderemo P. Aertsen, G.
Arcimboldi, J. Beuckelaer, Campi, Caravaggio e L. Cranach per
il XVI sec.; un Anonimo spagnolo, B. Bimbi, P. Claesz, J.D. de
Heem, P. de Vos, L. Forte, Munari, G. Ruoppolo, R. Ruysch, F.
Snyders, J. van Kessel e A. van Utrecht per il XVII sec. Per il XIX
sec. vanno citati Czanne e, infine, G. De Chirico, A. Savinio
e Warhol per il XX. Da una ricerca inedita dell ICA di Piacenza
emerge la diversa frequenza con la quale la mela, rispetto agli

Tavole della Pomona Italiana di Giorgio


Gallesio (1817-1839) rappresentanti le mele
Carla e Pupina (Fonte: Baldini, 2004)

40

aspetti storici e artistici


altri tipi di frutta, viene raffigurata in alcune delle tele dei succitati
artisti.
Tali frequenze risultano piuttosto variabili tra gli Autori, variando da poco pi del 10% per van Kessel e Spadino, al 37%
per Il Fruttivendolo di Aertsen, sino al 53% per Claesz. La
frequenza con cui vengono raffigurate le mele varia anche a
seconda delle tele, per uno stesso autore. Infatti, citando solo
alcuni casi emblematici, il numero delle mele sul totale dei frutti
varia dal 7 al 17% per Snyders, dal 15 al 31% per Ruoppolo e
dal 7 al 30% per van Utrecht.
La mela stata caricata, nei secoli, di forti simbolismi religiosi.
Nella tradizione cristiana, infatti, la mela il frutto proibito: lassonanza con in termine latino malum, che significa mela ma anche
sofferenza, punizione, castigo, interpreta la condizione umana
dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre.
Si possono annoverare molte rappresentazioni artistiche della
scena di Adamo ed Eva nellatto di raccogliere la mela dallalbero della conoscenza del bene e del male. Troviamo raffigurazioni della scena di Adamo ed Eva intenti a cogliere il frutto
o nel momento della cacciata dal Paradiso Terrestre in numerosi autori che attraversano epoche storiche differenti: da
Wiligelmo a Drer, da Tiziano a Rembrandt, da Michelangelo a
Lucas Cranach. La mela per un simbolo ambivalente, infatti,
quando viene consegnata dalla Vergine al Bambino, rimanda al
tema del peccato originale del quale il Figlio si far redentore,
rappresentato in molteplici opere sacre. Per quanto riguarda
la scultura, si pu menzionare la Madonna degli annegati, di

Lucas Cranach il Vecchio: Adamo ed Eva


(1530), Citt del Messico, Museo Nazionale
di San Carlos
Caravaggio: Canestra di frutta (1597-1598),
Milano, Pinacoteca Ambrosiana

41

storia e arte
Adamo dArogno (Duomo di Trento), che regge una mela nella
mano destra. Il quadro deve la sua denominazione alla consuetudine, in voga al tempo, di esporre ai suoi piedi gli annegati
nellAdige per il riconoscimento.
Troviamo poi la mela come simbolo di salute, abbondanza e
bellezza del creato nei festoni che decorano le pale daltare, i
pulpiti e i fonti battesimali della Val di Non e della Val di Sole,
nelle ghirlande affrescate nei palazzi, scolpite sui mobili, dipinte
su ceramiche e porcellane, sbalzate sui piatti di rame e sugli
stampi per dolci.
Il tema mitologico e simbolico continua a ritrovarsi nelle opere di
soggetto non religioso: Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice, famosa scultura neoclassica di Canova, rappresentata con
una mela in mano, simbolo legato allamore, alla seduzione e alla
fecondit.
E ancora, il quadro di Raffaello Ritratto di giovane con pomo, che
ritrae il giovane duca Francesco Maria della Rovere. La ricchezza
delle vesti bordate di pelliccia riconduce a un personaggio di alto
lignaggio, la posizione di erede, non ancora investito del potere,
ha riscontro nel particolare delle mani prive di anelli e nella presenza del pomo che potrebbe richiamare il globo del potere a cui
destinato il giovane.
Doveroso citare Arcimboldo e i suoi ritratti: nellAutunno, mentre
una pera succosa forma il naso bitorzoluto del personaggio rude
e grossolano, la guancia rigonfia una mela matura e il mento un
melograno.

Affresco della Madonna della mela (1475


circa), Nanno (TN)
Antonio Canova: Paolina Borghese come
Venere vincitrice (1803-1806), Roma,
Galleria Borghese

42

aspetti storici e artistici


Era la mela il frutto prediletto di Czanne, soggetto di tante nature
morte, al punto da dire: Voglio stupire Parigi con una mela. La
sensazione di Czanne, al di l degli impressionisti, non sta nel
gioco libero della luce e del colore (impressioni), ma, al contrario,
nel corpo, anche di una mela.
Ci che viene dipinto sulla tela il corpo (la mela) non in quanto
rappresentante un oggetto, bens quella particolare sensazione
che Lawrence, a proposito di Czanne, definiva lessere melesco
di una mela.
Il tema stato ripreso da altri impressionisti e postimpressionisti
come Sisley, Renoir, Gauguin, fino allart nouveau di Gustav Klimt.
Ren Magritte, rappresentante del surrealismo, ha pi volte utilizzato una mela nei suoi dipinti: nel quadro che raffigura luomo
con la bombetta e il vestito scuro, a mezzo busto (Il figlio delluomo, 1964), luomo ha il volto coperto da una mela verde che
funge da maschera. Leffetto quello di un ritratto inconsueto in
cui il centro della scena, che dovrebbe essere dominato dal volto del personaggio, occupato da un oggetto, la mela appunto,
che ha leffetto di cancellare la sua reale identit. La sovrapposizione crea un effetto di smarrimento: non facciamo nemmeno
caso al fatto che il busto delluomo copre una porzione di cielo,
ma una mela che ne copre il volto salta subito allocchio e ci
colpisce.
come se luomo fosse invisibile, poich di lui ci dato di conoscere soltanto lapparenza del suo corpo, mentre non riusciremo
mai a scorgere il suo volto.

Ren Magritte: Il figlio delluomo (1964),


New York, Harry Torczyner Collection

Giuseppe Arcimboldo: Autunno (1573),


Parigi, Museo del Louvre

Paul Czanne: Vaso impagliato, zuccheriera e piatto con mele


(1890-1893), Parigi, Muse de lOrangerie

43

storia e arte

Vanni Viviani: Ca di pom (2001)

la mela il costante elemento identificativo e licona simbolica della produzione artistica del pittore contemporaneo Vanni
Viviani. Le mele di Viviani sono un ricettacolo di sensualit, di
fertilit e di eleganti sinuosit che si intrecciano a disegnare figure nuove.

Carlo Crivelli: Madonna con bambino


(1480-1486), Ancona, Pinacoteca Comunale

Letteratura agricola italiana


Nella letteratura agricola italiana, tra il Seicento e il Settecento,
sono frequenti i fruttiferi in generale e il melo in particolare. Tra
Foto R. Angelini

La Torre dellAquila in basso a destra, nel castello del Buonconsiglio a


Trento, ospita gli affreschi quattrocenteschi del Ciclo dei Mesi, tra i pi alti
esempi di stile gotico internazionale. Essi riportano 11 quadri che sono una
fedele rappresentazione delle attivit umane, scandite dal passare delle
stagioni; nel mese di agosto viene rappresentata la raccolta delle mele

Vanni Viviani: L'ipotesi a p.zza Miracoli


(1998)

44

aspetti storici e artistici


i vari autori citeremo il Crescenzio, che nel suo famoso trattato
(MDLXIIII) parla dellinnesto, della potatura e cita le caratteristiche di alcune cultivar nonch le propriet mediche e limpiego terapeutico dei frutti del melo. Lagronomo bresciano M.
Agostino Gallo cita e descrive brevemente 9 (Le vinti giornate
dellagricoltura et de piaceri della villa, MDLXXXIIII ) cultivar
di pomi fra cui Appioli, Paradisi e S. Pietro. Analogamente anche il Tanara, ne LEconomia del Cittadino in Villa (MDCLXXIV),
descrive brevemente 7 cultivar di melo, fornendo altres indicazioni sulla sua coltivazione, sul terreno e sulle condizioni climatiche di cui necessita.
Marco Bussato (Giardino di agricoltura, MDXCIII) tratta della
potatura e dellinnesto dei fruttiferi. Pur non parlando espressamente di melo, indica graficamente il modo di prelevare le
marze da piante di cui sia stato osservato il frutto. Nella relativa illustrazione (cap. XXXVI) i frutti sono quasi certamente
delle mele.
Il Battarra (Pratica Agraria distribuita in vari dialoghi, MDCCXCVIII), nel classico stile di un catechismo rurale, parla della migliore epoca per la piantagione dei meli e, a proposito della potatura, scrive: ai Meli quanto meno taglierai, tanto te li conserverai fruttiferi. Tutta quella simetria, che vorrai loro procurare,
dagliela nel terzo, quarto, o quintanno al pi di sua vita, e non
farci altro....
M. Africo Clemente nel suo Della Agricoltura (MDCXCVI) dedica
lintero capitolo XLVII al melo e rifacendosi abbondantemente
a Palladio e a Crescenzio descrive la preparazione del terreno,
limpianto, la concimazione organica con urina umana e lim-

Nella letteratura agricola italiana, tra il


Cinquecento e il Seicento, la mela trova
numerosi riscontri circa la sua coltivazione,
la potatura, linnesto e le cultivar

45

storia e arte
piego di questultima, assieme a sterco di porco e di pollo, per
combattere i vermi delle mele. Parla, quindi, della migliore
epoca per potare e innestare il melo, tenendo conto della luna.
A riguardo della fruttificazione, citando Plinio, esplicita chiaramente il fenomeno dellalternanza scrivendo: ... fno frutto
vnanno s, e laltro n.
Mela tra mitologia e simbolismo
Nella mitologia greca, uno degli episodi pi significativi riguarda la
mela della discordia.
Eris (o Era, dal greco antico , conflitto, lite, contesa), dea
della discordia, furiosa per lesclusione dal banchetto nuziale
di Peleo e Teti, per vendicarsi dellaffronto giunse sul luogo
in cui si teneva il banchetto e fece rotolare una mela doro,
dichiarando che era destinata alla pi bella fra le divine convitate.
Le tre dee che la pretesero furono Era, Atena e Afrodite. Giove, non sapendo a chi consegnarla, stabil che la decisione di
chi fosse la pi bella spettasse alluomo pi bello, cio Paride
principe di Troia (giudizio di Paride).
Ogni dea allora promise a Paride una ricompensa in cambio
della mela: Atena, grazie al dono della sapienza, lo avrebbe
reso capace di modificare eventi e materia a suo piacimento,
Era lo avrebbe reso ricco, potente e glorioso e Afrodite avrebbe
appagato i suoi desideri amorosi concedendogli in sposa la
donna pi bella, Elena.

Primitive schede pomologiche si trovano


ancora manoscritte alla fine del Settecento
(F. Marzari Pencati, 1799)
Peter Paul Rubens: Il giudizio di Paride
(1639), Madrid, Museo del Prado

46

aspetti storici e artistici


Paride favor questultima scatenando lira delle altre due. La
dea dellamore aiut quindi Paride a rapire Elena, moglie del re
di Sparta Menelao, ponendo le basi che portarono alla guerra
di Troia.

Favole di Esopo

Il tema della mela viene ripreso

Nel mito di Atalanta e Ippomene, Atalanta, fanciulla bellissima


e velocissima, essendo stata richiesta in moglie da molti eroi,
fece questo patto con i suoi pretendenti: lavrebbe sposata solo chi lavesse vinta in una corsa. Ippomene, consigliato da
Venere, port con s tre pomi doro che fece cadere uno dopo
laltro durante la gara. La giovane, allettata dai pomi, si ferm
per raccoglierli, permettendo a Ippomene di vincere la gara e
sposarla.
Nel mito di Tantalo, le mele, le pere e i fichi che oscillano davanti
al viso di Tantalo e che si allontanano da lui quando questi tenta
di afferrarli, furono considerati dal mitografo Fulgenzio frutti del
Mar Morto. Di essi Tertulliano scriveva che, appena sfiorata con
un dito, la mela si trasformava in cenere.

inunadelle Favole di Esopo: Eracle sta


attraversando uno stretto passaggio,
quando nota una mela che giace
sul suolo. La colpisce ripetutamente
con la sua clava, ma a ogni percossa
la mela raddoppia le sue dimensioni,
fino a ostruire completamente
il cammino delleroe. Atena, accortasi
della cosa, spiega allora a Eracle come
quella mela siano in realt Aporia
e Eris: se lasciata a se stessa, rimane
piccola, ma a combatterla si ottiene
solo di ingigantirla

Nelle tradizioni celtiche, il pomo un frutto di scienza, di magia e di rivelazione ed anche un nutrimento meraviglioso. Il
melo, aval in bretone, occupa un posto di grande rilievo nella
mitologia celtica: in alcuni racconti bretoni, mangiare un pomo
costituisce il prologo di una profezia. La donna dellAltro Mondo, rappresentato come unisola sulla quale crescono i meli i
cui frutti hanno un sapore dolce che ricorda quello del miele,
viene a cercare Condle, il figlio del re Conn dalle cento batta-

Giardino delle Esperidi

un luogo leggendario della mitologia

greca, in cui sempre primavera.


Nel Giardino cresceva un albero
di pomi doro che era custodito da un
drago e dalle tre esperidi Egle, Erizia
ed Esperetusa, le Ninfe del Tramonto,
figlie del dio Atlante

Ercole, durante la sua undicesima

fatica, si offr di reggere il cielo al posto


di Atlante purch egli gli portasse
i frutti doro; con linganno uccise
il drago e riusc ad appropriarsi
delle mele doro

Guido Reni: Atalanta e Ippomene (1615-1625), Napoli, Galleria di


Capodimonte

47

storia e arte
glie, e gli consegna un pomo che lo nutre per un mese e non
si consuma mai.
La mela viene quindi ad avere uno stretto legame con lAldil,
quasi un frutto dellimmortalit, della scienza e della saggezza,
un mezzo per entrare in contatto con lAltro Mondo. Il dio gallico Lugh impone ai figli di Tuireann, in espiazione dellomicidio
del proprio padre, la ricerca di alcuni oggetti meravigliosi, tra
cui figurano 3 mele del giardino delle Esperidi: chiunque ne
mangi non avr pi fame n sete, n dolore n malattie ed esse
non si consumeranno mai.
Nelle Triadi dIrlanda si dimostra quanto importante fosse ritenuto
lalbero sacro delle mele, tanto che sembra richiedere la pena di
morte per chi lavesse abbattuto illegalmente: Tre cose che non
respirano risarcibili solo con cose che respirano: un melo, un nocciolo, un bosco sacro.
Nelle Leggi di Brehon, leggi di classificazione arborea atte a stabilire la pena per chi abbatteva illegalmente alberi di una determinata specie, il melo annoverato tra i Sette alberi Signori.
Il potere delle mele detto essere la salvezza del poeta, come risulta dalla leggenda gallese di Sion Kent che il Principe dellAria
cerc di rapire: Kent, ottenuto il potere mangiando qualche boccone di mela, si afferra saldamente al melo, rifugio che gli garantisce assoluta protezione. Essendo troppo carico di colpe per il
cielo, ma al sicuro dallinferno, egli continua a vagare sulla terra

Nei Tacuina sanitatis del XIV secolo le mele


figurano tra i rimedi fitoterapeutici
Mele impiegate come esca per catturare i cinghiali (Gaston Phbus,
XIV sec.)

48

aspetti storici e artistici


restando inafferrabile, in altre parole, si assicura limmortalit
poetica.
Nel ciclo arturiano Morgana una maga, la grande sacerdotessa
dellisola delle mele. Il simbolismo della mela infatti direttamente relazionato alla dea. Nella mitica isola delle mele ad Avalon
(insula pomorum) ove si era rifugiato Re Art, il mago Merlino insegnava sotto un albero di melo.
Se Avalon lisola delle mele, la mitica terra celtica dei trapassati,
sembra che anche lAverno, linferno greco-romano, debba la derivazione del nome dal celtico abellio che significa appunto melo,
da cui linglese apple e il tedesco apfel. Presso diverse culture la
mela quindi presente quale elemento caratteristico della sede
ultraterrena.
Nella mitologia scandinava troviamo invece la mela delleterna
giovinezza che Indhunn teneva ad Asgard, e quella lanciata da
una donna dellIsola della Vita a Conle, che lo nutr per un mese
facendolo spasimare damore.
Perfino presso gli Irochesi, indiani del Nord America un tempo fra
i pi potenti, che sopravvivono oggi in piccole riserve, un albero
di mele ritenuto il centro del cielo.
Credenze che superano qualsiasi confine geografico e culturale,
come nei Paesi del Nord Europa, nei misteriosi riti vudu dellAmerica Centrale, la mela serviva e serve per preparare potenti filtri
damore.
Esiste anche un antico mito persiano: racconta che Meshia e
Meshiana erano vissuti di sola frutta fino a quando il demone

Mela del bene e del male

Essendo molte mele di color giallo,

in simbologia le troviamo correlate


tanto al male, come il satanico zolfo,
quanto al bene, come la mela doro
delle Esperidi, che avrebbe conferito
limmortalit

Mela tra mitologia e simbolismo

Simbolo di bellezza e di tentazione,

la mela senza dubbio il frutto per


eccellenza, quello che pi di tutti ha
ispirato limmaginario di tanti popoli
e culture distanti tra loro; stata
fin dallantichit cantata dai poeti
e ritratta dagli artisti

Allinterno del duomo di S. Vigilio a Trento,


si trova la statua della Madonna degli
Annegati di Adamo dArogno. La Vergine
regge una mela nella mano destra e ai
suoi piedi venivano esposti gli annegati
nellAdige per il riconoscimento

Foto R. Angelini

49

storia e arte
Ohrimen li ebbe persuasi a rinnegare il Signore. Persero purezza, tagliarono gli alberi, uccisero gli animali e commisero altri
peccati.
Il nome latino della mela malum esattamente lo stesso che
indica il male e i maghi dellantichit se ne servivano per gettare
incantesimi.
Per secoli, a ondate successive, i musulmani condussero la guerra santa, nellintento di conquistare la mela doro (cio Vienna),
nome dovuto alle cupole dorate delle molte chiese, e la mitica
mela rossa (Roma), due frutti ambiti che, secondo antiche profezie, un Sultano avrebbe prima o poi afferrate e strette saldamente in pugno.
I racconti medievali sono fitti di mele fatate o che donavano limmortalit, simboli di potere durante il Sacro Romano Impero o,
secondo Dante Alighieri, di Dio stesso.
Attraverso numerosi miti e leggende di diverse culture ed et,
il frutto del melo, la mela, la rappresentazione dellarchetipo
della Grande Madre e dei suoi triplici aspetti di Vergine, Madre
e Anziana. Infatti, tagliando una mela a met secondo lasse
equatoriale, si osserva un Pentacolo o Pentagramma, la stella a
cinque punte.
Il pentagramma ha sempre rappresentato per luomo antico le
leggi dellarmonia essendo strettamente legato al numero che

Nocciolo, Quercia e Melo

Erano i tre alberi maggiormente riveriti


dai Druidi e i cui frutti combinati
insieme si diceva potessero soddisfare
tutte le esigenze dellumanit

NellIsola dei Beati crescono tre mele

sacre sullalbero della conoscenza,


ciascuna mela contiene una goccia che
cadde dal calderone di Ceridwen.
La prima goccia rappresenta la Quercia,
il principio maschile che include forza,
giustizia, fedelt e coraggio; queste
virt si combinano con la seconda
goccia che rappresenta il Nocciolo
o il principio femminile, saggezza,
intuizione, ispirazione e la conoscenza
delle segrete arti magiche. Infine la
terza goccia, la Mela, rappresenta
lamore e la comunione con il divino.
Dalla fusione e dalla simbiosi di
questi tre ingredienti magici, nasce
limmortalit poetica e la divina follia

Foto F. Venturi

Pentacolo

Il pentagramma o pentacolo

anche uno dei simboli magici


pi noti delloccidente, adottato gi dai
pitagorici come segno di riconoscimento
degli appartenenti alla loro comunit.
Un altro significato della Stella a cinque
punte lunione del principio maschile
e femminile o lessere androgino, cio
il corpo luminoso, che non ha sesso,
tenuto conto che le sue punte sono
la somma del 3, simbolo maschile,
e del 2, il simbolo femminile

Il fiore di melo contiene il simbolismo del 5 (ha infatti cinque petali),


numero che, come il 3, era sacro alla Grande Madre. Il fiore rappresenta
il punto di fusione della materia e del cielo e la mela la celebrazione di
questa unione

50

aspetti storici e artistici


per eccellenza interpreta questo concetto: la sezione aurea o
proporzione divina, che si esprime col numero doro, il numero
dellarmonia e della perfezione, che si ritrova ovunque nella
natura e che storicamente nasce appunto dal pentagramma, o
stella a cinque punte.
Il pentagramma ha la particolarit che tutti i suoi segmenti sono unapplicazione della divina proporzione, rendendolo un
perfetto simbolo di sintesi dellarmonia.
In breve, la mela pu essere considerata come un simbolo universale su tutti i livelli del dare e ricevere amore, anche da un
punto di vista fisico. Infatti su di un piano materiale la mela un
simbolo di amore sensuale, del matrimonio che viene consumato, della bellezza, della giovent e della fertilit.
Trasportando questa interpretazione su di un piano spirituale,
la mela viene a rappresentare il Potere dellAmore, la devozione
agli dei, il superamento della dualit e la comunione con gli dei.
In altre parole, il nostro amore umano, anche nella sua espressione sensuale, un prototipo, o parallelo, per lunione tra un
singolo individuo con il divino.
Nel simbolismo biblico il melo rappresenta lalbero della conoscenza del bene e del male; questa associazione simbolica si
verific nel Medioevo cristiano, quando lalbero della conoscenza venne spesso raffigurato con il melo e il frutto del peccato
originale con la mela.
Nella Genesi, Dio aveva riservato per s i rossi frutti dellalbero. Eva, non resistendo al suo fascino, ne ha fatto il frutto
della tentazione per eccellenza. Anche per questo la mela
cos spesso associata alla figura della donna e al suo potere
di seduzione.
La mela richiama inoltre la sapienza poich Eva la raccolse
dallalbero della conoscenza del bene e del male; ci che
sbagliato il gesto di raccoglierla, la mela in s non ha connotazione negativa.
La mela anche il simbolo dellunit della Chiesa, ma anche degli apostoli uniti in un solo segno per la salvezza dellumanit.
La mela in mano al Bambin Ges indica che egli prende su di
s i peccati del mondo; associata alla Madonna col Bambino,
indica salvezza.
Nel Cantico dei Cantici la mela rappresentava il verbo divino.
3
C
 ome un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.
Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce il suo frutto al mio palato.
4
M
 i ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me amore.
5
S
 ostenetemi con focacce duva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perch io sono malata damore.

Lucas Cranach il Vecchio: Eva (1528),


Firenze, Uffizi

Mela nellantica Roma

La mela simbolo di dominio universale.

interessante rilevare che da ornamento


posto nella mano della statua di Venere,
sia passata in quella degli imperatori
romani che risalgono alla dea tramite
il loro capostipite, Giulio Cesare.
Limperatore Marco Aurelio amava farsi
effigiare con la mela doro, poich la
rotondit del frutto richiamava il globo
terrestre e quindi la sovranit

51

storia e arte
Mela nellepoca moderna
The Beatles. Il famoso gruppo musicale britannico The Beatles,
originario di Liverpool e in attivit dal 1962 al 1970, ha segnato
unepoca non solo nella musica ma anche nel costume, nella moda e nella moderna pop art. Celebre la mela rappresentata sui loro
dischi, da cui il nome della casa discografica da loro fondata nel
1968, la Apple Corps.
New York: the big apple. Lespressione Grande Mela utilizzata in tutto il mondo per definire la citt di New York.
Nel 1909 Edward S. Martin, nel libro The Wayfaver in New York,
paragona lo stato di New York a un melo, con le radici nella valle
del Mississippi e il frutto a New York. Negli anni Venti il termine venne riproposto dal cronista sportivo John J. Fitzgerald, che
aveva sentito definire cos lippodromo di New York. Riferendosi
ancora allippodromo, il cronista riport come, per gli scommettitori di corse dei cavalli, New York fosse il circuito (la mela) pi
ricco a livello di guadagni.
Lo slogan pass poi nelle mani dei musicisti jazz di Chicago
che, finita lepoca del proibizionismo, si trasferirono a New
York in cerca di un nuovo pubblico e di nuova fortuna; spesso
usavano questa definizione come una metafora del successo.
Quando i concerti erano lontano da New York, si suonava sui
rami; al contrario, suonare a New York significava suonare
nella Grande Mela.
Il soprannome stato riproposto negli anni Settanta in una campagna di promozione turistica della citt. Nel 1997 il sindaco

Locandina de Il tempo delle mele

Vista della Grande Mela nella parte sud


dallEmpire State Building, New York

Foto R. Angelini

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aspetti storici e artistici


Rudolph Giuliani battezz Big Apple Corner langolo tra la 54
West Street e Broadway, dove John J. Fitzgerald abit dal 1934
al 1963, per rendere omaggio al giornalista che rese famosa la
definizione.

Mela e comunicazione
commerciale

Apple Computer Inc. Il computer Macintosh, detto comunemente Mac, deve il suo nome a una popolare variet di mela (apple in
inglese), la McIntosh.
La scelta del nome attribuita a Jef Raskin, lesperto di interfacce
di computer che ne svilupp il progetto.
Molte sono le ipotesi sullorigine del logo della Apple: la maggior
parte delle teorie racconta che Steve Jobs, nellestate del 1975,
lavorasse in una piantagione di mele in Oregon e fosse rimasto
particolarmente colpito dalla copertina di un LP dei Beatles rappresentante appunto una mela.
Unaltra versione, forse pi suggestiva, collega il logo al suicidio di Alan Turing, matematicoe logico britannico, avvenuto,
secondo alcune versioni, tramite una mela intinta nel cianuro,
a imitazione della mela di Biancaneve. Unaltra leggenda narra
che nel periodo della fondazione di Apple, Steve Jobs fosse appena diventato vegetariano e il suo frutto preferito fosse proprio
la mela.
Altra ipotesi che scelsero come logo e nome la mela per far capire che utilizzare prodotti della Apple sarebbe stato facile quanto
mangiare una mela.
Si dice anche che Steve Wozniak avesse scelto il nome Apple
anche per farla risultare tra le prime aziende nella lista nellelenco
telefonico.
Infine, unultima ipotesi (confermata anche in un documentario da
Steve Jobs) narra che mentre stavano scegliendo il nome della
casa, videro, poggiata su un tavolo, una mela morsicata.

Il memorabile slogan Chi Vespa mangia

Mela nella mitologia moderna


Guglielmo Tell. Le gesta di Tell si concentrano in pochi fatti salienti: lonesto cacciatore Guglielmo Tell, abitante a Uri, onorato padre di famiglia ed eccellente balestriere. Il 18 novembre del 1307, il protagonista si reca nel capoluogo regionale,
Altdorf. Passando sulla piazza, lorgoglioso montanaro ignora
il cappello imperiale collocato su unasta e non concede la dovuta riverenza.
Il cappello, posto dal balivo locale Gessler, simbolo dellautorit imperiale; chi non si inchina rischia la pena di morte o la
confisca dei beni. Il giorno dopo, in cambio della vita, il balivo
Gessler gli impone la prova della mela, posta sulla testa del figlioletto Walter.
La prova riesce ma, nel caso qualcosa andasse storto, Guglielmo ha nascosto una seconda freccia sotto la giacca, pronta per
il tiranno.

E quando addentate una mela, ditele

le mele (chi non vespa no) stato


lanciato alla fine degli anni Sessanta
dal creativo Gilberto Filippetti, rivolto
in particolar modo ai giovani, impegnati
allepoca in una grande rivoluzione
sociale. La campagna faceva riferimento
allambiguit legata alla sensualit
della mela

Saffo La dolce mela

Come la dolce mela rosseggia sullalto


ramo, alta su quello pi alto,
la dimenticarono i raccoglitori di mele...
no, non la dimenticarono, ma non
riuscirono a raggiungerla.

Kahlil Gibran
nel vostro cuore: i tuoi semi vivranno
nel mio corpo, e i tuoi germogli futuri
sbocceranno nel mio cuore, la loro
fragranza sar il mio respiro, e insieme
gioiremo in tutte le stagioni.

53

storia e arte
Per questo Tell viene arrestato e portato in barca verso la prigione.
Improvvisamente si scatena una tempesta e i suoi carcerieri lo
liberano per farsi aiutare. Arrivati alla riva, Tell riesce a scappare
e, con una possente spinta, rimanda limbarcazione verso il largo.
Il terzo giorno, nascosto dietro a un albero ai lati della Via cava, che dal Gottardo conduce a Zurigo, Tell si vendica uccidendo
Gessler.

Platone (428-347 a.C.)

Ti mando questa mela. Se mi ami

prendila, e dammi in cambio la tua


verginit.
Ma se non vuoi, prendila ugualmente,
e pensa come breve la stagione
bella.

Mela di Newton. La tradizione vuole che Newton fosse seduto


sotto un albero di mele quando una mela cadde sulla sua testa e
questo gli fece capire che la forza gravitazionale terrestre e celeste erano la stessa cosa. Questa in realt unesagerazione di un
episodio narrato da Newton stesso secondo il quale egli sedeva a
una finestra della sua casa (Woolsthorpe Manor) e vide una mela
cadere dallalbero. In ogni modo si ritiene che anche questa storia
sia stata inventata dallo stesso Newton, pi avanti negli anni, per
dimostrare quanto fosse abile a trarre ispirazione dagli eventi di
tutti i giorni.
Uno scrittore suo contemporaneo, William Stukeley, registr, nelle
sue Memoirs of Sir Isaac Newtons Life, una conversazione con

Nuda sei semplice


(Cento sonetti damore, XXVII)

Nuda sei semplice come una delle tue

mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda,
trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come lestate in una chiesa doro.
Nuda sei piccola come una delle tue
unghie,
curva, sottile, rosea finch nasce
ilgiorno
e taddentri nel sotterraneo del mondo
come in una lunga galleria di vestiti
edi lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste,
sisfoglia
e di nuovo torna a essere una mano
nuda.

Pablo Neruda
Newton, disegno per bambini del 1900

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aspetti storici e artistici


Newton a Kensington, il 5 aprile 1726, nella quale Newton ricordava quando per la prima volta, la nozione di forza di gravit si
form nella sua mente.
Fu causato dalla caduta di una mela, mentre sedeva in contemplazione. Perch la mela cade sempre perpendicolarmente al terreno,
pens tra s e s. Perch non potrebbe cadere a lato o verso lalto
ma sempre verso il centro della terra. Lepisodio divenne famoso
quando fu ripreso da Voltaire nella quindicesima delle sue Lettres
philosophiques (1734).
Mela nella poesia
Ode alla mela (Pablo Neruda)
Te, mela,
voglio festeggiarti
riempiendomi
col tuo nome la bocca,
mangiandoti.
Sempre
sei nuova come niente
o nessuno,
sempre
appena caduta
dal Paradiso:
piena e pura
guancia arrossita
dellaurora!
Che cosa difficile
sono
paragonati
a te
i frutti della terra,
le cellulari uve,
i manghi tenebrosi,
le ossute
prugne, i fichi
sottomarini:
Tu sei pomata pura,
pane fragrante,
formaggio
della vegetazione.

Quando mordiamo
la tua rotonda innocenza
torniamo
per un istante
a essere
anche creature appena
create...
... Io voglio
una abbondanza
totale, la moltiplicazione
della tua famiglia,
voglio
una citt,
una repubblica,
un fiume Mississipi
di mele,
e alle sue rive
voglio vedere
tutta la popolazione
del mondo
unita, riunita,
nellatto pi semplice della
terra:
mordere una mela.

Mela nella filatelia


Alle numerose tematiche care ai filatelisti, non sono estranee
quella della botanica e della frutta e di questultima, oltre ad altre
numerose specie, figura anche la mela.
I relativi francobolli, emessi generalmente da Stati europei o
dagli USA, vanno da edizioni semplici e piuttosto primitive
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storia e arte
quali alcune della Bulgaria, evolutesi in seguito in ottimi bozzetti, sino a vere e proprie tavole pomologiche, in alcune delle
quali addirittura possibile riconoscere la cultivar. Tra gli Stati con emissioni filateliche raffiguranti la mela, vanno ricordati
lAustria, lItalia, lInghilterra, la Polonia, la Romania, la Moldavia, San Marino, lUngheria. Anche Stati extraeuropei nei quali
la coltura del melo del tutto secondaria quali Afghanistan,
Repubblica Malgascia e Yemen hanno emesso francobolli raffiguranti mele.
Di un certo particolare interesse il francobollo che le poste inglesi hanno dedicato a Newton (nel ricordo della famosa mela
e nellanniversario dei Principia) e quello che gli USA dedicarono a John Appleseed.

Fito-toponimi

Se Melo (isola dellEgeo) e Mele

(in provincia di Genova) evidenziano


chiaramente letimologia, molti altri
numerosi fitotoponimi riscontrabili
in Italia, che pur afferiscono a mele,
melo oppure apomo, presentano
talora qualche incertezza etimologica.
Tra di essi, in ordine alfabetico, ne
ricordiamo i principali: Mala (TN), Mal
(TN), Malo (VI), Malosco (TN), Meledo
(VI), Melegnano (MI), Melendugno (LE),
Meleti (LO), Meleto (AR), Meletole (RE),
Melezei (TO), Melezzole (TR), Pomaio
(AR), Pomara (MN e PD), Pomaro (AP),
Pomaro Campiedi (CO), Pomarolo (TN),
Pomarolo Monferrato (AL) e infine
Pometo (PC e PV)

Human Nature

... If this town is just an apple,


then let me take a bite

Michael Jackson

Cogli la prima mela

Bella che cos fiera vai, non lo


rimpiangerai
cogli la prima mela,
cogli la prima mela,
cogli la prima mela ah...

Angelo Branduardi

Rossa mela della sera

rosso il sole

una mela
E sbuccia laria della sera...

Zucchero

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aspetti storici e artistici


Mela nei proverbi
Se i proverbi rappresentano massime, norme, consigli e detti,
spesso arguti, della sapienza popolare e sono una sinossi delle
tradizioni, dei costumi di vita, degli eventi climatici, dellalimentazione e del comune buon senso dei nostri antenati, la mela, che li
ha accompagnati e nutriti sin dal Paleolitico, non poteva mancare
nelle loro enunciazioni.
Qui a lato, senza commento, ne riportiamo una dozzina relativi a
mela e una mezza relativa a pomo.

Proverbi

U na mela marcia ne guasta cento


 meglio caschi la mela che lalbero
 olte mele che entrano dalla porta
M
escono dalla finestra

O gni mela ha il proprio baco


A nche le mele rosse hanno il verme
U na mela al giorno leva il medico

Mela nelle fiabe


Nelle fiabe lalimento magico per eccellenza rappresentato
dalla rossa e seducente mela. Nella fiaba Biancaneve e i sette nani dei fratelli Grimm una mela avvelenata viene offerta a
Biancaneve dalla strega cattiva, gelosa della bellezza della giovane. La mela avvelenata corrisponde a una sorta di rito iniziatico: porta solo simbolicamente alla morte della protagonista,
per poi rinascere a una situazione di equilibrio che permette di
sconfiggere lantagonista.
La mela presa dal proprio giardino da una fata o da un mago e
offerta in dono a una regina, permette alla sovrana di pi duna
fiaba di concepire il figlio tanto desiderato.
Ecco come nascono Pomo e Scorzo nellomonima fiaba veneziana: Una volta cerano marito e moglie, gran signori. Avrebbero
voluto un figliolo, e non ne avevano. Un giorno quel signore era
per via e incontra un Mago. Signor Mago, mi insegni un po, come posso fare ad avere un figlio?.
Il Mago gli d una mela e dice: La faccia mangiare a sua moglie
e in capo a nove mesi le nascer un bel bambino. Il marito torna
a casa con la mela e la d a sua moglie. Mangia questo frutto
e avremo un bel bambino: me lha detto un Mago. La moglie
tutta contenta chiam la fantesca e le disse che le sbucciasse
la mela. La fantesca gliela sbucci ma si tenne le scorze che poi
mangi. Nacque un figlio alla padrona e lo stesso giorno nacque
un figlio alla fantesca: quello della fantesca bianco e rosso come
una buccia di mela, e quello della padrona bianco come una
polpa di mela.

di torno

Tutti patirono per una mela


Adamo mangi la mela e il seme
gli rimase in gola

L a mela prende il sapore dellalbero


Mela cotta merda fatta
Mele cotte e acqua, la cacaiola fatta
l l pomo non cade lontano dallalbero
U n pomo fradicio ne guasta cento
N on c pomo pi dolce di quello
dellalbero proibito

Meglio mangiar veleno che pomi fatti


in cattivo terreno

Anche i bei pomi sono spesso amari


Pomo vermiglio nasconde il baco

La ragazza mela di Italo Calvino


Cerano una volta un re e una regina, che non riuscivano ad
avere figli. La regina esclam: Perch non posso fare figli, come il melo fa le mele?. Risultato: le nacque una mela, che
misero sul terrazzo in bella mostra. Il re che abitava di fronte un
giorno vide sul terrazzo una bellissima fanciulla che si lavava e
poi tornava nella mela, se ne innamor e insist tanto presso i
vicini che questi gliela diedero. Il re cominci a passare tutto il
tempo con quella mela, solo nella sua camera, tanto che la sua
matrigna, gelosa, si insospett. Quando il re part per la guerra,
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storia e arte

Piccola mela

... Mi metto in tasca una piccola mela


mi metto in tasca una piccola mela
Ti portassero in piazza
con chiodi e catene
se davvero non sei sincera...

Francesco De Gregori

La mela e il serpente

... Sei bella come un angelo o sei un

Mese di Agosto, del ciclo degli affreschi di Torre Aquila, Trento (XV sec.)

angelo davvero
per questo che il cielo tha mandata
da me
dispettosa come un diavolo hai la mela
e il serpente
e io sfido chiunque a resistere...

affid la mela, chiusa in camera, a un servitore. Ma la matrigna


drog il servitore, rub le chiavi e perquis la camera del re; cap cos che doveva essere la mela la cosa che occupava tanto
il figlio. Cos la pugnal, e dalla mela usc molto sangue. Poi,
rimise a posto le chiavi; quando il servitore torn in camera, la
trov allagata di sangue. Disperato, and da una zia fata, che
gli diede una polverina formata da una polvere per le ferite e
una per le ragazze incantate. Il servitore la vers sulla mela,

Luca Barbarossa

Perch non sei una mela

Perch non sei una mela con la buccia


tutta lucida e croccante? Io ti vorrei
una mela, vera, semplice, spontanea,
rilassante. E non un orologio dal
meccanismo sofisticato, complicato,
incomprensibile.
Non generale, tattico, romantico
crudele n schiava umile n santa con
candele.
Io ti vorrei una mela, bella liscia senza
spine luccicante.
Perch non sei una mela naturalmente
forte viva, indipendente?

Lucio Battisti
Quando la rappresentazione pittorica ci immerge in atmosfere fiabesche.
Silvano Nebl: Passeggiata tra i fiori (1989) (Mondadori Printing, Cles)

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aspetti storici e artistici


che si trasform in una ragazza incerottata e bendata; quando
il re torn, lui e la ragazza si sposarono e la matrigna scapp.
E vissero per sempre felici e contenti.

Foto R. Angelini

La principessa che non voleva sposarsi (fiaba bulgara)


Macienka, la principessa bellissima, non voleva saperne di
sposarsi. Alle richieste matrimoniali che le facevano i pi nobili, ricchi e potenti personaggi della terra, rispondeva con un
diniego.
Il re, suo padre, perdette la pazienza. E un giorno le parl con
severit:
Non sei pi una bimba. Lora delle nozze, per te, giunta. Fra
tre giorni, qui nella reggia, si riuniranno mille giovani aristocratici! Re, principi, duchi. Potrai scegliere. Eccoti una mela doro.
La offrirai al pretendente che pi ti garba. E questi diventer il
tuo sposo.
Macienka non os manifestare il proprio rammarico, ma corse
subito in giardino e, senza essere vista, gett la mela nella vasca.
Il giorno fissato per la grande scelta, la fanciulla confess al padre
di non aver pi, ormai, la mela doro. Figurarsi il re!
Possibile che tu abbia perduto la mela magica? Solo con la mela
tra le mani avresti capito quale degli aristocratici giovani avrebbe
potuto amarti, quale renderti felice!
Macienka cap di aver commesso una sciocchezza enorme. Padre mio, la mela doro devo averla perduta in giardino. Ora vado
a cercarla.
La fanciulla raggiunse la vasca, sedette sul bianco parapetto e incominci a lamentarsi: Povera me! Dovr scegliere uno sposo a
casaccio e commetter, senza dubbio, un enorme sbaglio. Mela,
piccola mela doro, ritorna a galla. Tu puoi guidarmi, illuminarmi,
spingermi verso la felicit.
Le acque si agitarono, un pesce verde raggiunse, con un guizzo,
il grembo della principessa e vi depose la mela doro.
La mela lhai lanciata a me, dunque sposerai me.
Sposarti? sindign la ragazza. Sposare una bestia? follia.
Mi sposerai. E sapr renderti felice.
Il pesce si rituff in acqua e Macienka, con la mela doro, si rec
nel salone degli smeraldi. Guard a uno a uno i giovani che vi
stavano raccolti, ma non sapeva decidersi. Finalmente sussult.
Era entrato nella stanza un giovane pallido, vestito di velluto nero, che portava un bizzarro cappello verde a forma di pesce. La
fanciulla, seguendo un impulso subitaneo, gli lanci la mela. E
subito venne proclamato il suo fidanzamento col misterioso personaggio, potentissimo re di un gran reame. Una strega maligna
laveva trasformato in pesce e gettato nella vasca; la mela doro
lo aveva liberato dal malvagio incantesimo. Con lui, sapientissimo, bello, dal nobile animo e cuore tenero, Macienka visse molti
e molti anni in perfetta felicit.

Mele confezionate in Oriente

Renetta del Canada secondo la Pomologie


di Gaucher (1894)

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