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CAPITOLO V: DOVE SI SCOPRONO LE STUPEFACENTI TEORIE DI LOMBROO SULLE “RAZZE” UMANE E GLI

STRABIGLIANTI RACCONTI DEI VIAGGIATORI SULLA MALVAGITA’.

- L’uomo bianco e l’uomo di colore è l’unico testo di antropologia razziale di Lombroso, si tratta della
rielaborazione di una serie di conferenze di scienza popolare. Gli uomini di scienza erano chiamati a
divulgare le scoperte, e in quegli anni ci furono le conferenze ispirate alla nuova teoria di Darwin,
ossia la discendenza dell’uomo dalle scimmie.
- La nuova scienza che studia l’uomo è l’antropologia la quale è fondamentale per comprendere se le
razze siano suscettibili di progredire nel tempo e quali sono i fattori responsabili della diversità nei
popoli.
- Differenza fra monogenismo e poligenismo: il primo indica le teorie che riconducono tutti gli
uomini con le loro “razze” a una specie e origine unica, il secondo indica le teorie che riconducono
le “razze” a specie diverse e origini separate, nel corso del tempo pre e post darwin molti scienziati
si schiereranno su fronti opposti.
- Secondo Lombroso quando determinate razze si trovano a condividere vicinanza geografica,
sviluppo storico e affinità anatomiche, la spiegazione delle somiglianze è da ricondurre a un’origine
comune.
- Mentre per quanto riguarda le differenze che vi sono fra le razze?
- Secondo Lombroso il fattore temporale e le diversità climatiche possono spiegare le differenze
razziali.
- Boas iniziò anche a condurre un altro tipo di studio, misurò e studiò la forma del cranio di diversi
immigrati a New York, e secondo lui con il cambiare la forma e la dimensione del cranio anche
l’intero assetto corporeo e la forma mentale può cambiare.
- La maggior parte delle nozioni utilizzate da Lombroso sono tratte da “Pre-Historic Times” dove
parla delle razze preistoriche europee, estinte nel raggiungere la vetta della civiltà, come ad
esempio: gli Ottenotti, avevano i corpi ricoperti di grasso e con vestiti mai lavati, e con capelli con
una crosta di grasso e polvere indurita come un cappello. Quando un’ anziano non era più utile
veniva esiliato e lasciato morire dalle belve o le neonate femmine e il più debole nei parti gemellari,
venivano abbandonati e lasciati mangiare dalle belve o sotterrati vivi. O i Tasmaniani i quali
conoscevano appena il fuoco ma se si spegneva alcune tribù non sapevano nemmeno come
riaccenderlo. O gli abitanti delle Figi, dove le vittime partecipavano contenti al loro funerale e
consensienti dell’essere sepolti vivi , e gli infanticidi e i sacrifici umani erano normali e ampiamente
praticati .

CAPITOLO VI: DOVE SI RACCONTA COME I POSTUMI DELLA SBORNIA DI NOE’ ABBIANO COLPITO GLI
ITALIANI DEL SUD.
- Il racconto della maledizione di Noè è stato invocato per sostenere l’inferiorità razziale dei “neri” e
legittimare la schiavitù. La “razza maledetta” fu annerita e condannata alla schiavitù perché Cam
aveva visto suo padre Noè nudo.
- L’espressione “razza maledetta” fu utilizzata per la polemica sull’incremento della delinquenza
nelle regione del sud Italia. Nicifero, allievo di Enrico Ferri esponente della scuola di antropologia
criminale, individua nelle caratteristiche della “razza mediterranea” una delle cause dell’alto tasso
di criminalità nel meridione.
- Gli italiani e i drammi della schiavitù: la guerra civile americana viene ricordata soprattutto per la
questione dell’abolizione della schiavitù. Furono gli uomini di chiesa a difendere la verità della
creazione unica ripetendo, che siamo tutti figli di Dio, ma non tutti siamo uguali perché il peccato
ci ha resi diversi. La maledizione di Noè aveva conferito all’uomo bianco non solo il diritto ma anche
il dovere di asservire la razza “nera”.
- I geroglifici di Cam: mentre si dibatteva della maledizione di Cam la scoperta dell’antica e avanzata
civiltà egiziana segnò l’inizio di una lunga contesa della storia dell’antropologia razziale. Come
poteva una razza africana aver ragguinto un così alto grado di civiltà? Si fronteggiano i sostenitori
dell’ipotesi camitica, che vedevano negli egizi un’origine africana, e gli opposti sostenitori
dell’origine asiatica o caucasoide.
- Nel filone dei camiti si svilupparono gli studi di Giuseppe Sergi, il quale era giunto alla conclusione
che il colore della pelle, i capelli, gli occhi e la statura fossero caratteri secondari.
- La culla della civiltà mediterranea era l’Africa, la specie eurafricana era suddivisa in 3: africana,
mediterranea e nordica. Sergi ribadisce che le tre varietà non hanno nulla in comune con la razza
ariana.
- Nel senso comune degli italiani prevaleva l’idea di essere gli eredi della massima espressione della
civiltà indoeuropea (ariana), la civiltà greco-romana.
- Oggi grazie al lavoro di antropologi sappiamo che l’africa non è stata solo la culla della civiltà
mediterranea ma il luogo d’origine del genere Homo. A quanto pare veniamo tutti dall’etiopia,
dove sono stati ritrovati i fossili più antichi della specie Homo Sapiens.

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