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Apollonio Rodio

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Biografia
 Scarne notizie biografiche desunte dal lessico
Suda e da due brevi biografie antiche:
 nacque ad Alessandria intorno al 295; intorno al
260 successe a Zenodoto nella guida della
Biblioteca di Alessandria con l’incarico anche di
educare il futuro Tolomeo III Evergete

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Rapporti con Callimaco
 Le fonti sono contraddittorie:
 le biografie antiche dicono che Callimaco fosse
un suo allievo
 l’epigramma A.P. XI, 275, schiettamente
anticallimacheo, viene attribuito ad Apollonio
 Callimaco avrebbe composto contro Apollonio
l’Ibis, un carme satirico.

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A.P. XI, 275

Καλλίμαχος τὸ κάθαρμα, τὸ παίγνιον, ὁ ξύλινος νοῦς ·


αἴτιος ὁ γράψας Αἴτια Καλλίμαχος.

Callimaco lo schifoso, il buffone, la testa di legno:


l’aition dei suoi Aitia è Callimaco stesso.

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I Telchini
 In realtà il nome di Apollonio non compare
nell’elenco dei rivali di Callimaco.
 Un papiro che contiene scoli a Callimaco riporta
un elenco di detrattori in cui si leggono i nomi
dei poeti Asclepiade e Posidippo, del
grammatico Prassifane di Mitilene e due persone
di nome Dioniso d’identità controversa

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 Sostituito con Eratostene alla guida della
Biblioteca dal suo ex allievo Tolomeo, si trasferì
a Rodi, dove attese a rimaneggiare le
Argonautiche, la sua opera principale

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Le Argonautiche
 L’opera si presenta come un poema di impianto
tradizionale, costruito su un’unica saga mitica:
l’impresa di Giasone e degli Argonauti per la
conquista del vello d’oro.
 L’antichità del mito è già attestata nell’Odissea
(XII, 69-72), tanto che la critica omerica di
stampo analitico ha supposto un epos
argonautico come modello del nostos di Odisseo.
Oggi questa teoria non è più accettata

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Tradizionali sono gli strumenti espressivi
 sia a livello narrativo, come i concili degli dèi o
le scene tipiche,
 sia a livello formale, come similitudini, lessico e
dialetto omerico

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 Tuttavia,del tutto nuovo è l’esito a cui
Apollonio perviene attraverso una serie di
innovazioni

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Innovazioni

 Le Argonautiche sono concepite per la lettura e


destinate ad un pubblico colto ed erudito; pertanto
l’uso formulare non è più funzionale alla recitazione
in pubblico, ma diviene una sfida virtuosistica
dell’autore nel variarle continuamente
 Frequente è l’intervento dell’io narrante nell’azione.
 Apollonio privilegia la piccola scena realistica o
patetica, conforme al gusto del pubblico ellenistico

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 Mentre l’epos tradizionale ignora del tutto il
principio della sintesi (un esempio ne sono le
scene tipiche, la cui descrizione viene reiterata
ogniqualvolta se ne presenti l’occasione),
Apollonio seleziona i fatti da narrare così da
creare un flusso narrativo “a differenti velocità”

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 I primi due libri e il quarto narrano rispettivamente il
viaggio di andata e di ritorno;
 all’interno vi è una sproporzione nell’estensione delle
singole parti: descrizione dei preparativi e della partenza
si prolunga sino alla metà del I libro (per creare attesa);
 tra gli episodi di viaggio alcuni sono dilatati più di altri (la
perdita di Ila ed Eracle in Mesia);
 le scene di navigazione sono ridotte al minimo o del
tutto tagliate;
 rarissime sono le digressioni e sempre funzionali, come
quella che descrive il mantello di Giasone (I, 721-767) che
ne fa un eroe di imprese amorose.
 L’intero terzo libro narra, invece, le vicende svolte in soli
tre giorni
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 Attenzione all’interiorità dei personaggi,
analizzati nella complessità dei loro moti
psicologici. Evidente la mediazione della tragedia
soprattutto euripidea.
 Rispetto all’epos omerico entra prepotente
nell’epos alessandrino il tema dell’amore, che
domina la seconda parte dell’opera nella figura di
Medea

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 Differente ruolo delle divinità:
 in Omero non solo esercitano un’influenza
continua sulle azioni degli umini, ma
determinano e condizionano anche le loro
reazioni psicologiche;
 in Apollonio le divinità intervengono per dare
una svolta all’agire umano, senza essere
onnipresenti e onnipotenti

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Le norme aristoteliche

 Unità (intesa come svolgimento tematico


intorno ad un’unica azione mitica)
 Compiutezza (articolarsi della narrazione che
abbia un inizio e una fine)
 Estensione (la materia deve risultare dominabile
da chi ne fruisca)

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 Secondo Aristotele, un’opera epica, per
rispondere al canone della perfetta
estensione, deve essere lunga quanto
una tetralogia tragica (Poetica 1459b)

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 Le Argonautiche rispondono perfettamente ai principi
aristotelici:
 sono articolate narrativamente intorno a una sola azione
mitica costituita dal viaggio, dalla conquista del vello
d’oro e dal ritorno degli Argonauti;
 sono un’opera compiuta perché si sviluppa con esito
circolare, rappresentato dal ritorno in patria dei
protagonisti;
 le Argonautiche sono divise in quattro libri, ciascuno dei
quali ha l’estensione di una tragedia, per un totale di
seimila versi, ossia quelli di una tetralogia drammatica
(poco più di un terzo dell’estensione dell’Iliade)

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 LeArgonautiche rappresentano
dunque uno straordinario esempio di
brevitas narrativa: abbracciano infatti un
intero ciclo epico dal suo inizio al
compiersi della vicenda

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Personaggi
 Giasone è la negazione dell’eroe epico
tradizionale. Più volte viene sottolineata la sua
a\mhcani
mhcaniéa,
a, ossia un’incapacità che si risolve in
impotenza e in profonda incertezza. Non
compie mai azioni degne di un eroe e non si
dimostra in grado di assolvere al suo ruolo di
capo, essendo spesso assalito dai dubbi

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 Eracle è l’unico personaggio che sfugge alla
crisi dei valori eroici; unico fra tutti incarna
la vigoria e la risolutezza. Unico vero eroe,
Apollonio lo estromette ben presto dalla
vicenda perché non offuschi il ruolo di
Giasone

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Terzo libro
 Medea è necessaria perché Giasone possa compiere
l’impresa, non realizzabile con le sue sole forze.
 Il terzo libro subisce un forte rallentamento, che lo
rende assimilabile ad un’opera drammatica
 I contenuti tipici dell’epos sono quasi assenti: si
tratta di una parentesi tragica inserita in un
racconto epico, (nella più schietta tradizione alessandrina del
mescolamento dei generi letterari)

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Bibliografia essenziale
 G.A. Privitera-R. Pretagostini, Storia e forme della
Letteratura greca, Milano 1997
 G. Guidorizzi, Letteratura e civiltà della Grecia
antica, Milano 1998

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