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Sogno, ispirazione poetica e phantasia nella Grecia arcaica

Author(s): Carlo Brillante


Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 75, No. 3 (2003), pp. 87-109
Published by: Fabrizio Serra editore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20546789
Accessed: 08/06/2010 02:40

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Sogno, ispirazione po?tica e phantasia
nella Grecia arcaica*

Carlo Brillante

Oecondo una tesi oggi seguita il prologo della prima edizione,


largamente
in due libri, degli A?tia di Callimaco si apriva con la narrazione della sua
iniziazione po?tica.1 Il testo originale ? molto lacunoso, ma il corso gen?
rale degli eventi ? ricostruibile soprattutto dalla testimonianza degli scho
lia Florentina, oltre che da un epigramma deir Antolog?a Palatina* Il dono
del canto da parte delle Muse aweniva in sogno. Quando era ancor gio
vane il poeta fu portato dalla Libia, sua terra d'origine, fino alla fonte Ip
pocrene sulla cima delFElicona, li dove un tempo le Muse si erano fatte
incontro ad Esiodo. Qui esse risposero alie domande del giovane che ave
vano per oggetto gli antichi dei ed eroi. Le divinit? gli comunicarono al
lora i terni che pi? tardi furono oggetto della sua poesia e in particolare

quelli trattati negli Altiol IImodello soggiacente ? naturalmente quello


della Teogonia esiodea, ma rispetto ad esso si osservano alcune differenze
significative. La pi? notevole ? quella che fa delTincontro con le Muse
-
onirica un mutamento che contribuiva a rendere rea
un'esperienza pi?
l?stica la narrazione, secondo una tendenza che ando affermandosi in et?
-
alessandrina3 ma a se ne altre: incontrando le
questa accompagnano

*
Questo saggio
trae origine da un incontro organizzato dal centro Louis Gernet il 15
marzo 2002
e dedicato alle relazioni tra sogno e fantasia nella Grecia antica. Mi ? gradito
intervennero in quella circostanza con critiche e F.
ringraziare quanti suggerimenti:
Frontisi-Ducroux, F. Lissarrague, J. Svenbro, J.-P. Vernant.
1.
Seguo qui la tesi di Parsons, la pi? plausibile, oltre che la pi? seguita, negli studi

pi? recenti: 'Callimachus: Victoria Berenices', Zeitschr. f Pap. u. Epigr. 25, 1977, p. 49 s.;
R. Pretagostini, 'L'incontro delle Muse sulFElicona in Esiodo e in Callimaco: modifica
-
zioni di un modello', in Atti del convegno int. sulVintertestualit? (Cagliari 24 26 novembre
ai due prologhi
1994), Lexis 13, 1995, p. 157 s.; G. Serrao, 'Note esegetiche degli Ai'xia calli
-
machei (frr. 1 2 Pf.)\ Sem. Rom. 1, 1998, p. 299 s.; cf. G. Massimilla, Aitia. Libri primo e se

condo, Pisa 1996, pp. 34-40.


2. Fr. 2 Pf. ;Anth. Pal. 7, 42.

3. A. Kambylis,
Die Dichterweihe und ihre Symbolik, Heidelberg 1965, p. 31; Pretago
stini, art. cit. p. 171.
88 Carlo Brillante

Muse presso le fonti deLTlppocrene, Callimaco trasferiva Tevento dalle


pendici delLElicona, secondo quanto si afifermava nella Teogonia (v. 23:
?gva? jToi|xa?voivf}' 'EXixcbvo? im? ?a&?oio), alla sua sommit?. Ci? non
doveva av?re conseguenze nella versione callimachea, a diffe
particolari
renza di quanto sarebbe awenuto ma
negli autori successivi, lo sposta
mento diventava a causa della diversa natura dell'avve
possibile proprio
nimento narrato. realmente awenuta, Esiodo
Riportando un'esperienza
incontrava le Muse solo aile pendici del monte, perch? solo qui poteva pa
scere il gregge; Callimaco invece, narrando una visione onirica, poteva
narrare pi? liberamente la propria esperienza e trasferire Tevento sulla
sommit? deLTElicona.
Corne nell'et?
vedremo, di Callimaco, il modello tradizionale dell'ispi
razione po?tica non rappresentava pi? un'esperienza o un
significativa
modello cult?rale forte; conservava tuttavia intatto il prestigio che gli de
rivava dalla tradizione letteraria, che andava quindi mantenuta, sia pure
con l'introduzione di innovazioni apparentemente secondarie. E appena
necessario richiamare che la versione
la fortuna callimachea conobbe
nella poesia latina:
dagli Annali di Ennio, dove aU'incontro del poeta con
la Musa si sostituisce con Omero,4 di Properzio5 o al
quello alLelegia
prologo delle Satire di Persio. Ancora pi? significativo ? il fatto che in et?
ellenistica lo stesso incontro di Esiodo con le Muse, come era narrato
nella Teogonia, fosse interpretato come un'esperienza onirica.6 I succes
sori di Callimaco si spinsero quindi oltre il loro modello, ma il fen?meno
fu probabilmente dallo stesso prologo degli A?na, dove era
agevolato
menzionato Tincontro di Esiodo con le Muse; potremmo trovarci di
fronte quindi a un fen?meno di frutto di un'interpreta
omologazione,
zione impropria del prologo degli A?Tia, come pure ? stato sostenuto.7
Anche se su questo punto non ? possibile una conclusione
raggiungere
certa, resta tuttaviaimprobabile che questo slittamento si spieghi ?nica
mente con Tevolversi del gusto letterario. Abbiamo che il
gi? ricordato
modello tradizionale deLTispirazione po?tica, nonostante il peso delle tra
dizione letteraria, non rappresentava pi?, neLTet? di Callimaco, un mo
dello cult?rale autorevole ;possiamo ora che anche ilmodello
aggiungere
del sogno, che pure non ebbe mai nel mondo greco uno statuto r?gida
mente definito, conobbe mutamenti notevoli nel medesimo arco di
tempo. Per indagare quindi il significato della convergenza callimachea
tra sogno e ispirazione po?tica dovremo esaminare separatamente i due
terni, apparentemente cosi lontani, e soffermarci su alcune
importanti

4- Enn. frr. v, vi Vahlen2 (= 2, 3 Skutsch).


5. Prop. 2,34,3253,3,1.
6. Kambylis, op. cit. pp. 55-59, con i testi qui discussi.
7. Kambylis, op. cit. p. 58 s.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 89

modifiche che permisero un


loro progressivo awicinamento. Seguendo
questo percorso, osserveremo
che anche Taffermarsi della nozione di fan
tas?a non fu probabilmente estranea agli orientamenti culturali che matu
rarono nel mondo greco nel medesimo periodo.
1. Ilmodello del sogno ebbe generalmente, nel mondo greco, uno statuto
debole. Penelope lo afferma chiaramente ntlYOdissea, nell'?mbito di una
vera e propria riflessione sul significato e il valore conoscitivo dei sogni.
Essi son? di ardua interpretazione, (?\ir\%avoi, ?xQi
incomprensibili
T?^nr?joi), n? sempre portano a compimento quanto annunciano;8 son?
entit? prive di forza, inconsistenti (v. 562: a^evnvorv... ove?ocov). Possono
dalle porte di corno (i sogni veritieri), o da quelle di avorio
giungere
a non ma non ? dato
(quelli destinati realizzarsi), naturalmente all'uomo
conoscere la loro origine. Possiamo aggiungere che, anche ? in
quando
viato da una fonte autorevole come la divinit?, il messaggio non offre

maggiori garanzie di credibilit?. Basti ricordare il sogno inviato da Zeus


ad Agamennone nel secondo canto dell3Iliade: la promessa di una r?pida
vittoria agli Achei cela il progetto divino di onorare Achille concedendo la
vittoria ai Troiani.9 Per realizzare i piani di Zeus il sogno non esita a
trarre in inganno Agamennone inducendolo ad assumere una decisione
In casi come questi la parte umana ? destinata a soccombere
sbagliata.
non di mezzi adatti a verificare Tattendibilit? del messag
perch? dispone
gio. Dopo il risveglio Agamennone esprimer? dei dubbi (corne nelTOdis
sea far? Penelope), ma sar? proprio il saggio Nestore a ricordando
fugarli
e che perianto
gli che egli ? il primo degli Achei il sogno ricevuto dovr?
essere considerato veritiero (w. 79-83). D'altra parte lo stesso sogno
aveva assunto di Nestore, senza dubbio per accrescere la sua
Taspetto
credibilit?.
Il sogno pi? vicino a quello di Agamennone, nelle premesse corne
negli
esiti, ? di Artabano, sul quale a lungo indugia la narrazione erodo
quello
tea.10 Quando Serse non aveva ancora preso una decisione definitiva sul
Tinvasione della Grecia, fece due volte ilmedesimo sogno che lo esortava
con decisione a la spedizione. Artabano, suo zio paterno,
intraprendere
non appariva convinto e cercava di spiegare al re che nel sogno si presen

8. Od. 19, 560-567.


9. II. 2, 5 ss. Tra gli studi pi? recenti sul sogno omerico vd. M. Kessels, Studies on the
Dream in Greek Literature, Utrecht 1978; ? Levy, Xe r?ve hom?rique', Ktema 7, 1982, pp.
23-41. Tuttora fondamentale ? la trattazione di E. R. Dodds, I greci e Virrazionale, tr. it. Fi
renze 1973, pp. 119-157. La presentazione resta di J. Hundt, Der Traum
pi? ampia quella
glaube bei Homer, Greifswald 1934. Pi? recentemente C. Brillante, Studi sulla rappresenta
zione del sogno nella Grecia antica, Palermo 1991, soprattutto pp. 19-21, 29-42. Al sogno
di et? arcaica e classica ? dedicato il libro di R. G. A. van Lieshout, Greeks on
greco
Dreams, Utrecht 1980.
10. Her. 7,12-18; Brillante, op. cit. p. 35 s. (con ulteriori rinvii).
90 Carlo Brillante

ta?o spesso pensieri che hanno oecupato la mente nella veglia e ehe ad
essi non bisognava dare troppo cr?dito. Pi? tardi, tuttavia, vestito con
gli
abiti regali, ricevette stesso ilmedesimo con la differenza
egli messaggio,
che questa volta i consigli divennero minacce: il sogno, indignato per To
stinazione del consigliere nel distogliere il re si accingeva ad
daLTimpresa,
accecarlo con un ferro rovente liberatore, giunse il
quando, risveglio.11
Artabano non ostacolo a i piani di Serse, perch? nel sogno
pi?, quel punto,
riconobbe la volont? divina, cui sarebbe stato inutile, se non empio, op
porsi.
Sarebbe arduo af?ermare che i sogni di Agamennone e di Artabano
siano privi di autorit?: entrambi son? inviati dalla divinit? e comunicano

messaggi che si traducono in veri e propri comandi. Questi inoltre son?


espressi chiaramente, cosi che il destinatario umano conosce bene ci? che
il dio si attende da lui. Possiamo aggiungere che anche quando ilmessag
gio si ispira al simbolismo onirico, come ad esempio nel caso del sogno di
i dubbi del sognatore non il (Odisseo in
Penelope, riguardano significato
terpreta il sogno di senza difficolt?), quanto piuttosto la sua cre
Penelope
dibilit?. Di fatto vi ? sempre la possibilit? che questi messaggi si rivelino
umano o
ingannevoli. Il soggetto pu? accettarli meno, pu? seguir? o re
i ricevuti, ma non sar? mai certo di aver fatto la scelta
spingere consigli
migliore.
Lo statuto ambiguo del sogno coinvolge inevitabilmente anche coloro
che se ne fanno interpreti. Come ? noto, essi non svolgono un ru?lo di ri
lievo nei poemi omerici, ma la testimonianza delYUiade appare ugual
mente significativa. Per conoscere le ragioni della pesre che ha colpito Te
sercito greco, Achille propone di interrogare un profeta ([l?vxiv), un sa
cerdote (lepua), o anche un interprete di sogni (oveiQOjt?Xov), perch?,
come egli afferma, anche il sogno viene da Zeus.12 L'episodio si presenta
isolato aLTinterno dei poemi, ed ? possibile che la tradizione ?pica abbia
qui ripreso meccanicamente, senza svilupparlo, un elemento di origine
orientale, forse mesopotamico. Pi? chiaro ? un accenno del canto v, dove
sono menzionati eroi, Abas e Polyidos,
due che cadono per mano di Dio
Essi erano
di un vecchio - -
mede.13 figli interprete di sogni Eurydamas il
quale, mandando i figli a combatiere in una guerra dalla non avreb
quale
bero fatto ritorno, aveva dimostrato scarsa perspicacia (v.
professionale
150: oux excaven:5 In le riserve non sol
?veicjou?). questo passo riguardano

n. Her. 7,18,1.
12. II. 1, 62 s. Il di ?veiQOjroXo? ? in verit? dubbio. Potrebbe trattarsi anche di
significato
un al quale ci si in circostanze vd. Dodds,
sognatore professionale, rivolgeva particolari:
op. cit. (n. 9), p. 127 n. 1; cf. A. L. Oppenheim, 'The Interpretation of Dreams in the An
cient Near East', Trans. Am. Philos. Soc. n. s. 46, 1956, p. 222 s.; Kessels, op. cit. (n. 9), pp.
25-35; M. L. West, The East Face of Helicon, Oxford 1997, p. 47 s.
13.11. 5,148-151.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 91

tanto le capacita del personaggio, ma la stessa arte che


egli esercitava,
considerata sostanzialmente inafifidabile. Nei
poemi omerici la figura del
non conoscere
Tinterprete di sogni gode quindi di grande autorit?. Per la
volont? dei sia i Greci sia i Troiani si rivolgevano all'indovino, corne
degli
mostra il ruolo svolto nei poemi da personaggi come Calcante e Eleno. In
et? successiva di una sociale an
gli interpreti sogni occupavano posizione
cora pi? modesta; esercitavano la loro arte in luoghi pubblici come le
e imercati e ad essi si soprattutto cittadini privati. Nei
piazze rivolgevano
Caratteri di Teofrasto ? Tuomo superstizioso che, dopo aver fatto un so
gno, sente il bisogno di raccontarlo a un interprete per conoscere a quale
dio rivolgere le proprie preghiere.14 Lo stesso Artemidoro deve ammet
tere, anche se mostra di non condividere questa opinione, che gli inter
preti di sogni erano spesso considerati imbroglioni
e ciarlatani.15
Beninteso, richiamando questi aspetti del modello on?rico, non si in
tende affermare che il sogno fosse in Grecia regularmente screditato. Esi
stevano altri modelli, corne quello
orfico-pitagorico, la cui pi? antica e au
torevole testimonianza ? costituita dal frammento di un threnos pindarico,
ehe attribuivano alla mediazione on?rica Taccesso a una conoscenza so
vrumana.16 Tali modelli apparivano tuttavia alternativi rispetto a quello
dominante, che abbiamo richiamato nei suoi tratti essenziali con riferi
mento alla testimonianza
omerica. Affinch? all'esperienza on?rica fosse
attribuito un rilievo maggiore era indispensabile che intervenissero mec
canismi capaci non soltanto di farsi garanti della credibi
supplementari,
lit? del messaggio, ma anche di riassicurare il soggetto nei suoi bisogni e
'
nelle sue attese. Tali garanzie", nell'ambito di quello "schema di civilt?"
(Dodds) che fu proprio della cultura greca, potevano essere ottenute solo
attraverso una mediazione autorevole e insieme ben?vola, attraverso

cio? un intervento divino che si mostrasse interessato a sostenere le at


tese e i bisogni umani. Tali condizioni particolari si realizzarono, in Gre
cia, nei santuari di Asclepio dove si praticava Tincubazione. Il pellegrino
un beneficio
che si recava in questi luoghi con la speranza di ricavarne
non doveva del messaggio o sulla sua credibilit?.
interrogarsi sulTorigine
La presenza divina e insieme la sua affidabilit? erano assicurate dall'esi
stenza stessa dell'istituzione. I Discorsi sacri di Elio Aristide mostrano
con la divinit? poteva essere raggiunta in tali
quale intensit? di rapporti
circostanze.17

14- Theophr. 16,11.


15. Artem. 1, prooem.
16. Pind. fr. 131b (= 59 Cannat? Fera), per il quale rinvio alfanalisi che ne ho proposto
in Studi sullarappresentazione del sogno (cit. n. 9), pp. 42-52.
17. Sull'incubazione, oltre al classico studio di L. Deubner, De incubatione capita quat
-
tuor, Lipsiae 1900, vd. Dodds, op. cit. (n. 9), pp. 133-146; E. J. Edelstein L. Edelstein, Ascle
92 Carlo Brillante

Il caso del sogno incubatorio mostra anche come, movendo da pre


messe che facevano del sogno un'esperienza inaffidabile, era possibile,
mettendo a frutto circostanze favorevoli, ricevere messaggi del pi? alto
Tuttavia del che si recava nei santuari
significato. Tesperienza pellegrino
di Asclepio, per quanto rilevante sotto Taspetto religioso ed esistenziale,
non pu? essere considerata rappresentativa di un orientamento gen?rale
della cultura greca, soprattutto di et? arcaica e classica. Neiropinione co
mune il sogno restava un'esperienza del cui significato era lecito ed op

portuno dubitare. Il carattere illusorio, inaffidabile, di questa esperienza,


trova ulteriore manifestazione nella sua natura di "immagine". ? oppor
tuno soffermarsi brevemente su questo aspetto richiamando alcuni tratti
propri delTe??co?ov.
? noto che al sogno si attribuiva una materialit? debole, simile a quella
deLTaria e del fumo. NeLTOdissea Athena, assunto Taspetto di una delle
compagne di Nausicaa, si presenta alia ragazza "simile a un soffio di
vento" (6, 20: ?v?jiou ? jtvolt]). Altrettanto noto ? il caso dell'anima di
Patroclo che, dopo essere apparso in sogno ad Achille, scompare stri
dendo sotto la terra simile a fumo (II. 23, 100: r\vxe xccrtv?? / tpx8TO tex?u
yma). Tale natura permette al sogno di superare ogni ostacolo, passare ad
esempio per il foro della porta, porsi quindi sul capo del dormiente e ri
la parola. L'anima del defunto - ci? che resta
volgergli della persona dopo
-
lamorte ha lamedesima consistenza: bastera pensare aU'anima di Anti
clea, incontrata da Odisseo nell'Ade,18 mentre Timmagine di Patroclo che
si presenta ad Achille ? un'immagine (e??ooXov), nella quale la natura di
anima (i^Xu") e di sogno vengono a confondersi. Dobbiamo a
aggiungere
questo proposito che Y eidolon non assume sempre il medesimo aspetto e
neppure rivela sempre la medesima natura. Il termine pu? designare an
che un oggetto materiale:
ad esempio una statua dedicata alla divinit?,
intagliata nelil simulacro di un caduto in
un'immagine legno, guerriero
guerra, il dipinto di un'immagine su tavola o anche la stele con Timma
gine del defunto.19 Eidola sono anche gli oggetti usati quali immagini so
stitutive in caso di assenza perdurante o di morte della persona. Esempi

-
pius. A Collection and Interpretation of the Testimonies, Baltimore 1945; M. Dorati G. Gui
dorizzi, Xa letteratura incubatoria', in La letteratura di consumo nel mondo greco-latino,
a
cura di O. Pecere e A. Cassino 1996, pp. 345-371; M. Girone, Guari
Stramaglia, 'I?fiaxa.
gioni mir acol?se di Asclepio in testi
epigrafici, Bari 1998. Sui Discorsi sacri di Elio Aristide si
rinvia alia traduzione di S. Nicosia, con introduzione e commento (Milano 1984).
18. Od. 11, 204-209.
19. Si confrontino, ad esempio, i passi seguenti: Her. 1, 51, 1 (statua); Plut. Ages. 19, 5
(immagine Her. 6, 58, 3 (simulacro di Leonida); Aesch. fr. 78a, 6 Radt (imma
intagliata);
su mvcxxe?
gini di satiri dipinte votivi: vd. R. Krumeich, 'Die Weihgeschenke der Satyrn
in Aischylos' Theroi oder Isthmiastai', 144, 2000, pp. 176-192); G. Kaibel,
Philologus Epigram
mata Graeca ex lapidibus collecta, Berolini 1878, n. 260, 590 (stele funerarie).
ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 93
Sogno,

ben noti sono quelli della statua di Protesilao, che la sposa Laodamia co
struisce a proprio conforto aver appreso la morte dell'eroe o
dopo quella
che Admeto, nelYAlcesti euripidea, intende collocare nel proprio letto
la morte della sposa.20 Nel rapporto che si stabilisce tra Y eidolon e il
dopo
modello si pu? assistere anche a una convergenza totale; in questi casi,
nonostante Tuno continui ad essere la copia dell'altro, non ?
possibile ri
levare alcuna distinzione; Y eidolon diventa allora un vero e proprio dop
ad sostituisce -
pio. Nel Catalogo esiodeo, esempio, Artemide Ingenia che
ha il nome - con un i
qui di Iphimede eidolon che ripete puntualmente
tratti del modello fino ad essere indistinguibile da esso: gli Achei sacri
ficheranno alla divinit? questa "immagine" scambiandola per la figlia di
Agamennone.21 Ugualmente nell'E?ena euripidea la donna che Menelao
ha condotto con s? in terra e con la ha vissuto vari anni,
d'Egitto quale
non ? altro che un eidolon, che tuttavia non si m?nimamente dal
distingue
personaggio reale. Veidolon ripete qui interamente i tratti esteriori corne

quelli psicologici del soggetto. In casi come questi non incontriamo sol
tanto delle immagini, ma delle dei veri e propri doppi, che non
repliche,
consentono di distinguere Toriginale dalla copia. Non ? necessario indu
giare oltre su un tema che ha suscitato l'int?resse di numerosi studiosi in
anni recenti. Di maggior interesse, per il nostro discorso, ? il fatto che
tutte queste manifestazioni, pure cosi diverse, abbiano il nome di eidola,
termine che puo essere tradotto con buona approssimazione corne "im

magine", seguendo Tindicazione della radice id- che rinvia alla sfera della
visione, ma a condizione che questa nozione sia intesa in un senso ampio.
In effetti il termine non offre alcuna indicazione supplement?re sulla na
tura delToggetto cosi designate Come abbiamo visto, puo designare un
materiale o fittizia; a sua volta, condivi
oggetto un'immagine questa, puo
dere i tratti della persona
interamente rappresentata (e allora si traitera
propriamente di un doppio) o solamente il suo aspetto esteriore. Seno
fonte distingue tra eidola che sono privi di movimento e di pensiero

20. Bibl. 3, 30; Eur. Ale. 348-352, anche se qui non si fa espli
Rispettivamente [Apollod.],
cita menzione dell' eidolon. Sul tema si veda il saggio, sempre attuale, di J.-P. Vernant, 'Fi
dell'invisibile e del "doppio": il kolossos', in Mito e pen
gurazione categor?a psicol?gica
siero presso i Greci. Studi di psicolog?a storica, tr. it. Torino 1970, pp; 222-225; inoltre, dello
stesso Vernant, Nascita di immagini, tr. it. Milano 1982, pp. 119-152; L. Dolezel, Xe triangle
du double. Un champ th?matique', Po?tique 64, 1985, pp. 463-472; M. Bettini, il ritratto del
Vamante, Torino 1992,
pp. 25-38, passim; S. Sa?d, 'EIAQAON. Du simulacre ? l'idole. Hi
stoire d'un mot', in Rencontre de l'?cole du Louvre 1990, pp. 11-21; C. Brillante, 'Metamorfosi
di un'immagine', in Studi sulla rappresentazione del sogno (cit. n. 9), pp. 95-111 (con ulteriori
rinvii). Sulla fortuna del tema nella letteratura antica e moderna vd. M. Fusillo, L'altro e
lo stesso. Teor?a e storia del Firenze 1998.
doppio,
21. [Hes.], fr. 23a, 21.
94 Carlo Brillante

(otcpQovct, ?xLV?]ia) e altri ehe invece ne sono forniti (epxpoova, evegya).22 Il


termine, fin dalle attestazioni pi? antiche, non presuppone alcun tratto
che non sia riferibile alla visione, ed ? proprio questo che permette di de
finir? corne eidola persone ed oggetti molto diversi fra loro. Per quanto ri

guarda il sogno possiamo concludere che esso ? inaffidabile non soltanto


in rapporto al messaggio comunicato, ma anche al suo aspetto esteriore:
in quanto eidolon si presenta come manifestazione ambigua, potenzial
mente corne le altre ehe abbiamo ricordato.
ingannevole,
2. Se ilmodello greco del sogno presentava vari tratti di ambiguit?, riferi
bili alla natura esteriore corne alla qualit? del messaggio comunicato, do
veva per ci? stesso apparire decisamente lontano da quello dell'ispira
zione po?tica, che si distingueva invece per la credibilit? e Tautorevo
lezza. Prima di mettere a confronto questi due modelli ? tuttavia oppor
tuno soffermarsi brevemente su alcune apparenti eccezioni a quanto ab
biamo appena detto. Pausania menziona un santuario di Ino che sorgeva
la strada che conduceva da a Thalamai in Laconia, dove si
lungo Oitylos
recavano la divinit? e ricevere in sogno
gli efori spartani per interrogare
una risposta ai loro quesiti.23 Possiamo riconoscervi una forma partico
lare di sogno incubatorio, la cui pratica era riservata ad alcuni alti magi
stral che operavano nell'interesse dell'intera comunit?. Si osserver? tut
tavia ehe, in questo caso, ilmessaggio si rivolgeva a individui e
particolari
soprattutto era comunicato in un sacro. Si ? ricondotti nel
luogo quindi
Tambito di una tipolog?a che abbiamo gi? esaminato: la presenza divina e
la qualit? del messaggio erano in qualche modo garantite dalla sacralit?
del luogo e sanzionate dall'esistenza stessa dell'istituzione. Un orienta
mento affine presenta, sotto questo aspetto, il sogno attribuito a Epime
nide. Di
questo grande saggio si affermava ehe cadde in un sonno pro
fondo durato molti anni, durante i quali ebbe quale maestri il sonno e il
sogno e incontr? divinit? quali Aletheia e Dike, dalle quali ricevette im
portanti rivelazioni.24 Il luogo nel quale Epimenide fece questa espe
rienza singolare era il santuario di Zeus Diktaios a Creta. L'evento condi
vide un tratto caratterizzante del sogno incubatorio. Ma
quindi Tepisodio

22. Xen. Mem. i, 4, 4; K?rte, s.v. e??cdXov RE v 2, 1905, coll. 2084-2086; M. P. Nilsson,
Geschichte der griechischen Religion 1,M?nchen 19673, p. 195 s.
23. Paus. 3, 26, 1. Questa pratica ? ricordata anche da altri autori: Plut. Agis 9; Cleom. 7;
Cic. De div. 1, 43, 96; Tert. De an. 46; S. Wide, Lakonische Kulte, Leipzig 1893, pp. 246-250.
Di quest'oracolo incubatorio si fa menzione in un'iscrizione rinvenuta a Thalamai (IG v
1, 1317), dove ricorre il nome di Pasiphae: vd. Pausania. Guida della Grecia m, a cura di D.
Musti e M. Torelli, Milano 1991, p. 282.
24. Max. Tyr. cap. 38 (= 3 B 1D.-K.); cf. Diog. Laert. 1, 109 (= 3 A 1 vd), Paus. 1, 14, 4 (= 3
A 8). Questa storia era gi? nota a Senofane (21 B 20 vd), secondo il quale Epimenide visse
fino alTet? di 154 anni. Sulla presenza del motivo nel folclore vd J. G. Frazer, Pausanias's

Description of Greece 11,London 1913, pp. 121-123.


Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 95

assume anche caratteri


propri, riconducibili in termini generali alFespe
rienza del cosiddettosciamanismo greco : in questo caso non ? il sogno a
recarsi dal dormiente, ma questi ad abbandonare prowisoriamente il
corpo per compiere un viaggio che gli permette di acquisire una cono
scenza sovrannaturale.25 Il richiamo esplicito alla tradizione esiodea che,
secondo la testimonianza deir apost?lo Paolo, pure figurava nelF opera di
Epimenide (KQfjxe? ?ei ^euaxca, xax? f>r]QLa, yaox?Qzq ?gyai), resta dub
nella ricorreva -
bia, perch? Topera quale probabilmente questo episodio
-
iXqt]?}iol risale a un'et? successiva a
quella del poeta.26 Come ? noto, il
verso ricalca le
parole che le Muse rivolgevano al giovane Esiodo nella
Teogonia (jioiji?ve? cr/Qo?uXoi, x?x5 ?X?Y%?ot, yaax?Qe? oiov)27 e probabil
mente era pronunciato dalle divinit? incontrate dal poeta in sogno. Se si

accoglie questa ipotesi, dovremo ritenere che Epimenide, o piuttosto


Tautore di questi versi, rivendicasse per s? un'autorit? simile a quella del
poeta ispirato, in quanto presentava il sogno come un evento eccezionale,
che lo poneva in relazione con divinit? che rappresentavano la fonte
prima della conoscenza. In questo contesto un richiamo al proemio della
Teogonia esiodea appare plenamente comprensibile.
Il sogno di Epimenide presentava anche un'altra importante novit?. Per
la prima volta si stabiliva un confronto diretto tra il sogno e Tispirazione

po?tica. Come diremo pi? avanti, i due modelli presentavano vari tratti in
comune, ma almeno per tutta Teta arcaica e classica si per
distinguevano
la diversa credibilit? che era loro attribuita. Del sogno era lecito, se non
necessario, dubitare, l'ispirazione po?tica poneva invece le premesse per
Taccesso alia sfera della conoscenza. Almeno fino al sec?lo v il poeta ispi
rato dalla divinit? era il depositario di una saggezza tramandata attraverso

op. cit. (n. 9), pp. 174-176; W. K. C. Guthrie, A History 11.


25. Dodds, of Greek Philosophy
The Presocratic Tradition from Parmenides to Democritus,
Cambridge 1962, p. 10 s.; W. Bur
kert ricorda opportunamente che, nella tradizione cretese, era il re Minos a incontrare
Zeus nella grotta del Dikte ([Plat.], Min. 319 a-e) e che Epimenide assunse il nome di Aia
kos, figlio di Zeus oltre che fratello dello stesso Minos Laert. 1, 114): Lore and
(Diog.
Science in Ancient Pythagoreanism, Ma. 1972, pp. 150-152. Cf. West, The Orphic
Cambridge
Poems, Oxford 1983, pp. 45-53; M. Ch. Leclerc, sans Kernos 5, 1992,
'?pim?nide paradoxe',
pp. 221-233.
26.
II problema della figura storica di Epimenide e delle opere a lui attribuite fu og

getto di un importante studio di H. Diels, '?ber Epimenides von Kreta', Sitz-Ber. preuss.
Akad. 1891, pp. 387-403 (per il problema qui accennato soprattutto pp. 396-398); cf. VS 3 B 1

(in apparato). Il tema fu ripreso nell'ampio commento di F. Jacoby, FGrHist nib, 457, Lei
den 1955, soprattutto pp. 312 s., 321-323. Inoltre M. D?tienne, I maestri di verit? nella Grecia
arcaica, tr. it. Roma-Bari 1977, p. 98 s. ;J. Svenbro, La parola e il marmo. Alle origini della po?
tica greca, tr. it. Torino 1984, p. 64 s.; id., Phrasikleia, Anthropologie de la lecture en Gr?ce an
cienne, Paris 1988, pp. 150-160; West, Orphie Poems (cit. n. 25), pp. 49, 51. Spero di poter de
dicare a questo tema
un'indagine pi? approfondita.
27. Hes. Th. 26.
96 Carlo Brillante

una e comunicata Se essa dove va


lunga serie di generazioni oralmente.
misurarsi costantemente con le esigenze del presente, poteva contare al
tempo stesso su una solida credibilit?, sanzionata dalTautorit? che circon
dava il poeta, investito di tale ruolo dalTintervento personale della Musa.
Ancora negli ultimi decenni del sec?lo v Aristofane poteva ricordare i do
veri del poeta verso la citt? e quindi la funzione morale di cui era inve
stito.28 In considerazione del ruolo esercitato non poteva limitarsi a
egli
trasmettere un sapere personale, perseguito ?nicamente con i propri
mezzi, ma doveva a una conoscenza di ordine superiore, che
attingere
aveva come referente ultimo la divinit?. ? in questo contesto che va con
siderato il significato che Tispirazione po?tica assunse in et? arcaica. Essa
era chiamata a rendere ragione del ruolo attribuito alia poesia e a chi di
essa si faceva mediatore presso la comunit?. Ci? significa anche che il ri
conoscimento della qualit? di poeta non poteva costituire un dato owio,
doveva avere un inizio ed essere sanzionato da un'investitura au
proprio
torevole. Date
queste premesse, sarebbe inimmaginabile che in et? ar
caica Tincontro con la Musa avvenisse in sogno, formazione incerta e
inaffidabile quando non manifestamente ingannevole.
i numerosi studi pubblicati non sar? necessa
Dopo negli ultimi decenni
rio richiamare ancora una volta i caratteri e le finalit? di questo sapere tra
dizionale e i suoi mezzi di espressione.29 Vorrei pero dedicare alcune os
servazioni alie parole che le Muse rivolgono al giovane Esiodo quando lo
incontrano ai piedi delTElicona:30

jtoiLi?ve? cryQcruXoi, >t?x' e^?y^ea, yocox?oe? o?ov,

L?fiev i|j????a KoXka X?yeiv ?r?jioiaiv ?Liota,

??[i?V ?', eux' ed?taouev, akr\??a ynQUoaaffai.

28. Ach. 643-645; Eq. 509-511.


Aristoph.
29. Basti qui ricordare, tra M. D?tienne, I maestri di ve
gli studi d'insieme pi? notevoli,
rit? (cit. n. 26); B. Gentili, Poesia e
pubblico nella Grecia antica, Roma-Bari 19953; J. Svenbro,
La parola e il marmo (cit. n. 26); W. Rosier, 'Die Entdeckung der Fiktionalit?t in der Anti
ke', Po?tica 12, 1980, pp. 283-319; M. Puelma, 'Der Dichter und die Wahrheit in der
griechi
schen Poetik von Homer bis Aristoteles', Mus. Helv. 46, 1989, pp. 65-100; G. Nagy, 'Early
Greek Views of Poets and Poetry', in Literary Criticism 1, ed. G. A. Kennedy, Cambridge
1989, pp. 1-77. Fra gli studi pi? recenti vd., ad esempio, C. Grottanelli, 'La parola rivelata',
in Lo spazio letterario della Grecia antica 11, Roma 1992, pp. 219-264; C. Brillante, 'Il cantore
e la Musa greca arcaica', Rudiae 4, 1992, pp. 5-37; Pretagostini, art. (n. 1); S.
cit.
nelT?pica
Grandolini, Canti e aedi nei omerici, Pisa-Roma 1996; da ultimo M. The
poemi Finkelberg,
Birth of Literary Fiction in Ancient Greece, Oxford 1998: un'opera che molto avrebbe potuto
studi in italiana pubblicati su questo tema e che
giovarsi degli lingua negli ultimi decenni
risultano invece del tutto assenti. Basti pensare, fra le riflessioni che suscita questo libro
nel non mancano buone osservazioni, alio scarso rilievo attribuito al pensiero
quale
tardo-arcaico, che pure ? molto importante per la formazione di
comprendere quel
nuovo modello di poesia che si afferm? nell'Atene del sec?lo v.
30. Hes. Th. 26-28.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 97

Come ? noto, questi versi, che sembrano


la possibilit? ammettere
che le
Muse comunichino non veritieri,
stati molto son?
discussi e va
messaggi
-
riamente interpretad.31 Un richiamo alia poesia omerica intesa come
-
meno affidabile rispetto a quella praticata da Esiodo pi? volte riproposto
con diverse formulazioni, non mi sembra persuasivo. In genere i Greci
non consideravano inattendibili le storie affidate alia tradizione ?pica e
in et? successiva, avanzarono critiche, ponevano sullo stesso
quando,
e
piano la poesia omerica quella esiodea.32 Ugualmente improbabile mi
sembra la tesi, sosenuta in alcuni studi recenti, che in questi versi ricono
sce una prima manifestazione della po?tica della finzione. A mi? awiso
questi versi non definiscono una posizione diversa o nuova del poeta nei
confronti della divinit?. Con queste parole ingiuriose, rivolte senza un'ap
parente ragione, le Muse intendono semplicemente ribadire con forza la
distanza che separa la loro condizione da quella del giovane pastore, che
pure hanno scelto quale destinatario del canto. Nei versi che seguono non

prendono in seria considerazione la possibilit? di comunicare messaggi


che non siano veritieri; sarebbe dawero strano che rivendicassero una
tale attitudine in un momento come questo. Ricorrendo a una formula
zione che puo apparire paradossale, esse intendono riaffermare la loro su
avendo esse accesso a una conoscenza dalla quale il futuro
periorit?,
poeta rimarr? escluso. Il suo sapere non la sfera della vera co
raggiunger?
noscenza, che ? inseparabile dalla vista, ma dipender? ?nicamente dall'a
scolto ; in un modello che valorizza fino alie estreme conseguenze il rap
porto di tipo personale ci? significa che il poeta dipender? totalmente da
ci? che le Muse vorranno ? una differenza importante che,
comunicargli.
nel momento di conferimento del canto, distingue con chiarezza il ru?lo

31. Per un'analisi del passo e per un riesame del modello tradizionale delfispirazione
po?tica rinvio a quanto ho scritto in Rappresentazione del sogno (cit. n. 9), pp. 146-153 (con
ulteriori rinvii); vd. inoltre 'Il cantore e la Musa' (cit. n. 29), pp. 20-22. Tra i contribua pi?
recenti vd. G. Arrighetti, 'Esiodo e le Muse: il dono della verit? e la della paro
conquista
la', Athenaeum 80, 1992, pp. 45-52, che legge questi versi come una presa di distanza netta

rispetto alia tradizione omerica; Pretagostini, art. cit. (n. 1), pp. 163-165, il quale secondo
le Muse sarebbero depositarie della poesia che canta le cose ver? corne
quelle verisimili;
cf. in tal senso gi? G. Lanata, Po?tica pre-platonica, Firenze 1963, p. 24 s. Finkelberg riferi
sce le simili al vero" al contributo del poeta e scorge in questa for
"menzogne personale
mulazione un verso Tadozione di una della "fiction" : op. cit. (n. 29),
primo passo po?tica
pp. 156-60. Un orientamento affine ha espresso di recente C. Ca?ame, Po?tique des mythes,
Lausanne 2001, pp. 41, 156, e soprattutto Le r?cit en Gr?ce ancienne, Paris 1986, pp. 55-67.
Escluderei, in ogni caso, che versi presuppongano un rifiuto della
tradizione
questi epica
da Omero. La testimonianza esiodea viene di fatto a su vari
rappresentata integrare
omerica e consente di ricostruire un unico modello, dominante in Grecia al
punti quella
meno fino a et? tardo-arcaica.
32. Vd. K. von Fritz, 'Das Pro?mium der hesiodischen Th?ogonie',
in
Festsch?ft
Bruno

Sne?l, M?nchen 1956, p. 36 (= Hesiod. Wege der Forschung, E. Heitsch, Darmstadt 1966,
hrg.
p. 303 s.); West, Hesiod. Theogony, Oxford 1966, p. 162.
98 Carlo Brillante

del poeta, quello della e il tipo di sapere di cui son? rispettiva


divinit?
mente depositan. ? in fondo il medesimo modello che troviamo gi? de
finito nell'invocazione alia Muse che introduce il Catalogo delle navi:

"Eote?T? vvv?ioi, Mo??cu, ?%ovoai


'OXv\ima oc?jiax5
v\ie??, y?g ?rea? ?axe, jraoeote te, l'or? te jt?vra, 485
OLOV ri -
fpel? ?? X?.80? ?xouojiev o?o? l'?fxev
ol' TLve? f]yE[i?vEq ?ava v xai xoioavoi
?|octv.33

Il sapere del poeta sar? l'esito di una mediazione, dipender? interamente


dalla sfera dell'ascolto, sar? quindi condizionato da ci? che le Muse gli
avranno comunicato, da c?o che esse, secondo quanto afferma Femio nel
YOdissea, avranno posto neue sue cpc?vec perch? ne faccia oggetto di canto
dinanzi all'uditorio.34 In via puramente te?rica esse potranno rivolgergli
parole ingannevoli
senza ehe egli abbia la possibilit? di distinguere il vero
dal falso, ilmessaggio veritiero da quello verisimile. Beninteso, questa re
sta una possibilit? puramente te?rica, tesa a ribadire la ma
dipendenza,
anche il rapporto privilegiato, che lega il cantore alla divinit? dispensa
trice del canto. Nella prospettiva del poeta, le parole delle Muse assu
mono ancora un altro affermare, infatti, che la del
significato: parola
e
poeta dipende dalla divinit? significa rivendicarne la veridicit? quindi il
carattere autorevole. Presentandosi quale poeta ispirato, egli ribadisce il
proprio diritto a ricevere lamassima considerazione da parte della comu
nit?.

Il modello dell'ispirazione po?tica tracciato da Esiodo nel proemio


della Teogonia godette di grande fortuna. Questa non ? dovuta soltanto al
esercitata nella tradizione letteraria, ma anche al suo signi
l'importanza
ficato storico e cult?rale. modello ricorre ancora, sostanzialmente
Questo
immutato, nella
leggenda biogr?fica che narra l'ispirazione po?tica del
giovane Archiloco (iscrizione di Mnesiepes) e forse anche in una tradi
zione affine relativa ad Ipponatte.3^
Finora abbiamo posto in evidenza le differenze che separano ilmodello
po?tica da quello del sogno. Richiameremo ora alcune so
dell'ispirazione
miglianze, le quali hanno fatto si che, in circostanze storiche mutate, i due
modelli potessero converger? :

a. Entrambi presuppongono un rapporto di tipo personale. La Musa sceglie fra

33- II- 2, 485 s. Per di questo di notevole la


l'interpretazione passo, importanza per
arcaica, rinvio a quanto ho scritto nel saggio II cantore e la Musa (cit. n. 29),
po?tica pp.
13-15
34. Od. 22, 347 s.
n 34 Tard.; -
35. Arch. test. 4, col. C. Miralies J. Portulas, Archilochus and the lambic Poe

try, Roma 1983, pp. 63-80; C. Brillante, 'Archiloco e le Muse', Quad. Urb. n. s. 35 (64), 1990,
pp. 7-20 (con ulteriori rinvii). Per Ipponatte vd. test. 21 Degani; Ch. G. Brown, 'Hippo
nax and ?ambe', Hermes 1988, pp. 478-481.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 99

tutti il giovane Esiodo per fargli dono del canto. Si rivolge a lui personalmente,
cosi corne il poeta, nel corso della sua carriera, indirizzer? la sua invocazione alla
Musa volta che dar? inizio al canto. nel la comunica
ogni Ugualmente sogno
zione ? rivolta a un ?nico Se essa ha anche una rilevanza sociale, ci? ?
soggetto.
dovuto alia condizione del sognatore stesso, come dimostra il sogno di Agamen
none ntWTliade. In entrambi i casi ? riconoscibile un rapporto di tipo personale
che eselude altra presenza.
ogni
b. Il soggetto viene a trovarsi nella condizione di subir? un'iniziativa che viene
dairesterno. IIgiovane pastore si atterra alla scelta operata dalla divinit? che far?
di lui un poeta. A sua volta il sogno ha la forza di condizionare profondamente le
scelte del anche si mostra dubbioso o recalcitrante,
soggetto, quando questo
come mostra il sogno di Artabano.
c. Nella esterna si riconosce, in entrambi i casi, un'entit? sovrumana.
presenza
Se laMusa ? una divinit?, anche nel sogno possono manifestarsi figure divine o
eroiche (che tuttavia non offrono sufficienti garanzie di affidabilit?).

La differenza tra le due esperienze non


pi? significativa riguarda le forme
di manifestazione, ma il significato e la credibilit? che si attribuivano al
Tuna e allJaltra. Del messaggio ricevuto in sogno era possibile dubitare,
anche quando era espresso con la massima chiarezza, la parola del poeta
ispirato godeva invece della massima credibilit?. Fu probabilmente que
sta la causa che, almeno per tutta Teta arcaica e classica, imped? che il
dono del canto da parte della Musa fosse interpretato come esperienza
onirica e assimilato ad essa. Solo in casi particolari, quando la presenza e
le inclinazioni b?n?vole della divinit? apparivano certe, diventavano pos
sibili un awicinamento e uno scambio. Verso una soluzione di questo
tipo dovremo orientara per il sogno di Epimenide, non casualmente si
mile in questo al tipo di sogno incubatorio.

3. Finora abbiamo considerato


tradizionale del sogno e deiri
il modello
spirazione po?tica come erano
nella poesia codifican
omerica ed esiodea.
Dovremo ora esaminare alcuni sviluppi riconducibili alia fase deir arca?
smo maturo, il cui inizio possiamo collocare alia meta circa del sec?lo vi
a. C.

Secondoun processo che ? stato ben analizzato soprattutto


grad?ale
negli studi di B. Gentili e M. D?tienne, la poesia vide progressivamente
indebolirsi il rapporto con la sfera della verit?.36 Sul modello tradizionale
venne ad operare un processo di laicizzazione che condusse alia costitu
un e si allonta
zione di modello del sapere, quindi anche di poesia, che
nava sensibilmente, anche su punti qualificanti, da quello affermatosi nel
arca?smo. La stessa del poeta acquisi uno status abbastanza
primo figura
diverso da quello codificato nella poesia di Omero e di Esiodo. I rapporti

36. Gentili, op. cit. (n. 29), pp. 87-97, 219 s.; cf. Dialoghi di archeologia n. s. 3, 1981, pp. 95
99; D?tienne, op. cit. (n. 29), pp. 79-110.
100 Carlo Brillante

del sapere tradizionale con la sfera della conoscenza come andava costi
tuendosi in questo periodo si indebolirono. La poesia fu definita con sem
pre maggiore quale frutto dell'ingegno umano, se ne ri
consapevolezza
conobbe il carattere di composizione fittizia e se ne valorizzarono di con
seguenza imezzi di espressione e effetti ehe esercitavano suH'uditorio.
gli
Il personaggio al quale la tradizione ha attribuito un ru?lo primario in
questo processo di rinnovamento ? indubbiamente Simonide. Non sar?
necessario esaminare ancora una volta la serie di innovazioni che una
ricca tradizione riconduceva alla sua persona. Ci limiteremo a
biogr?fica
richiamarle brevemente limitandoci a ribadire, un'indicazione
seguendo
di D?tienne,37 che essi non son? isolati, si richiamano l'uno con l'altro,
formano cio? un sistema che va interpretato nelle sue diverse implica
zioni :

a. Simonide fu il primo a chiedere denaro le sue composi


quale compenso per
zioni. Talvolta si accenna anche a un'avarizia del Anche
poeta.38 precedente
mente i ricevevano ma il rapporto stretto che ora si istituisce con
poeti compensi,
-
la sfera econ?mica esito anche dei mutati sociali che caratterizzarono
equilibri
- -
la societ? tardo arcaica che T antica arte fosse ora intesa come un'atti
implica
vit? dalla quale era possibile trarre profitto e posta quasi sullo stesso piano di altre
prestazioni professionali.
b. A Simonide ? attribuita Tinvenzione della mnemotecnica,39 una disciplina
"laica", che si affidava e alie del mentre Tan
airapprendimento qualit? soggetto,
tico modello, basato sulla funzione svolta dalla memoria, era dal
inseparabile
ru?lo svolto in quest'?mbito dalla verit? (aXrjdeia).
c. Simonide sarebbe stato il a proporre riflessioni di natura te?rica sulla
primo
e a stabilire confronti con le altre arti.
poesia

Vorrei ora in particolare


soffermarmi su alcuni aspetti della nozione di
poesia da
elaborataSimonide perch? questo ci permetter? di introdurre il
terzo argomento di questo studio: la nascita della nozione di yavxao?a.
Anche se in passato son? stati espressi dubbi su questo punto, non ab
biamo ragioni sufficienti per negare la paternit? simonidea del famoso
secondo il la pittura sarebbe una poesia silenziosa e la poe
giudizio quale
sia una ... otoojic?oav jtoooa
pittura parlante: xr\v ?i?v ^ooyQacp?Gcv jtolt|?iv

yooe?ei, xr\v ?? Jtotr|?iv ?ooyoacpiav XaXovoav.40 In un altro contesto la pa


rola era definita come immagine della cosa: ? Xoyo?, t?jv jtoayiicrrcov e?xobv

37- Op. cit. (n. 29), p. 83.


38. D. A. Campbell, Greek Lyric iii. Stesichorus, Ibycus, Simonides, and Others, Cambridge
Ma.-London 1991, test. nr. 22, 23 (da questa raccolta sono tratte anche le citazioni se

guenti).
39. Campbell, nr. 24-26; D?tienne, op. cit. (n. 29), pp. 82 s., 93; Gentili, op. cit. (n. 29), p.
96.
= nr. 47b; Lanata,
40. Plut. De glor. Athen. 3 (346 f) Campbell, op. cit. (n. 31), pp. 68-71.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 101

?oxiv.41 ? probabile che qui Simonide enunciasse un principio di po?tica


che valorizzava gli elementi visivi della poesia. Alcuni frammenti perve
nutici rivelano un impiego efficace ed accorto delle immagini, come in
fondo aveva gi? osservato Tautore Del Sublime.42 Tuttavia la ricerca di un
effetto po?tico artific?ale allontanava la poesia dalla tradizione anteriore e
dalle finalit? fino ad allora perseguite. ad essa il carattere di ve
Negando
rit? e perseguendo una finalit? espressiva immediata, Simonide riduceva
la poesia al rango di una x?/vr] fra le altre e in particolare la awicinava alia
pittura. Possiamo aggiungere che questo tipo di poesia, come osser
gi?
vava Quintiliano, aveva Teffetto di stimolare le emozioni deiruditorio.43
Il paragone con la pittura operava su due livelli:
quindi quello dei nuovi
mezzi "tecnicf esperiti e del nuovo statuto attribuito alia poesia.
quello
per il nuovo indirizzo seguito, ? il di Simonide
Significativo, giudizio
sulla poesia ?pica. Definiva Esiodo "giardiniere" (x?]ji;o?q?c) in quanto
aveva storie avevano come e
prodotto che protagonisti gli dei gli eroi, e
Omero "intrecciatore di corone" (oTe^avrjjtX-?xov), perch? con esse aveva
intrecciato una corona costituita ??Y Iliade e d?YOdissea.44 Simonide mo
stra qui di apprezzare la struttura dei poemi omerici e Tabilit? del poeta
nella costruzione Esprime un giudizio
del racconto. che ? gi? quello di un
con obiettivit? e
critico che guarda
letterario, quindi con distacco all'o
pera esaminata; non ? casuale che questo tipo di richiami
giudizio quello
che sui medesimi poemi sarebbe stato espresso da Protagora.45 Ci? signi
fica che egli distingueva nettamente tra la propria nozione di poesia e

quella che vedeva realizzata nei poemi omerici. non criticava la poe
Egli
sia ?pica sulla base di un criterio morale, come pi? tardi avrebbero fatto
Senofane e Platone. A dalle testimonianze non era
giudicare pervenuteci,
interessato alie qualit? morali dei contenuti, ma soltanto a quelle "artisti
che" : lodava Omero perch? aveva saputo costruire delle opere ben fatte
a frutto non Musa ma composizioni
mettendo Tispirazione della pi? anti

41. Campbell, nr. 47a. Un'affermazione almeno affine ricorreva nella


apparentemente
... xov \xzv ? test.
poesia di Solone: ^?yov e?? Xov e?vai xc?v eoycov (Diog. Laert. 1, 58 165
Martina). Dubbi sull'attribuzione a Simonide erano stati espressi
da Wilamowitz, Sap
a invenzione
pho und Simonides, Berlin 1913, p. 149 (ehe pensa della tradizione biogr?fica),
da M. Treu, Von Homer zur op. cit. (n. 29),
seguito Lyrik, M?nchen 1955, p. 297; cf. Gentili,
p. 72.
42. De suhl. 15, 7: un giudizio che trova conferma nei pochi frammenti pervenutici,
come ad esempio quello della Danae (fr. 543 P.) e la descrizione di Orfeo (fr. 567): vd. C.
M. Bowra, La lirica greca da Alcmane a Simonide, tr. it. Firenze 1973, pp. 535-537; Gentili, op.
cit (n. 29), p. 72; da ultimo A. Manieri, 'La terminologia 'mimetica' in Simonide', Rudiae
2,1990, pp. 79-102.
43. Quint. 10,1, 64: praeeipua tarnen eius in commouenda miseratione virtus.
44. Campbell, nr. 47k (Gnom. Par. p. 59, n. 217 Sternbach); Lanata, op. cit. (n. 31), p.
70.
45. Prot. 80 A 25, 29 D.-K.; Lanata, op. cit. (n. 31), pp. 184-189.
102 Carlo Brillante

che, che egli individuava nei poemi esiodei. Per Senofane ilmondo orne
rico costituiva ancora un punto di riferimento importante, anche se criti
cabile, per Simonide apparteneva ormai al passato, anche se riconosceva
l'eccellenza della poesia omerica.
A suo giudizio la poesia, come la pittura, ? riconducibile alia sfera del

l'opinione (o?^a). Questa ha ormai acquisito un tale rilievo da imporsi an


che sulla "verit?": to ?oxetv tccv cA?deicrv ?i?rnca.46 Anche se in questo
contesto la nozione di verit? assumeva probabilmente un am
significato
pio (non va limitata alia sfera di valori rappresentati nella poesia
quindi
?pica), essa appare ugualmente soccombente dinanzi alia forza persuasiva
della finzione. Beninteso in Simonide la sfera del ?oxetv non coincide va
con ma i rapporti tra poesia e verit? apparivano cionono
quella del falso,
stante decisamente indeboliti. Il noto aneddoto, attribuito a Simonide, sui
Tessali che non si lasciavano ingannare dall'arte della sua poesia, anche se
non autentico, mostra chiaramente come le arti ingannevoli, se
giusti
non erano
ficate da ragioni poetiche, pi? estranee alie leggi che regola
vano la
composizione.47 Solo chi era ignorante e rozzo pote va dirsi estra
neo al fascino esercitato dalla poesia, per quanto essa ricorresse a mezzi
artificiali che avevano il fine di "trarre in inganno" l'ascoltatore.
E appena il caso di ricordare quali sviluppi conobbe questo indirizzo di
pensiero di Protagora e di Gorgia. Pi? importante per il nostro
nell'opera
tema ? il nuovo rapporto che una poesia cosi intesa stabiliva con le arti
e in con la pittura. Queste avevano mantenuto, per
figurative particolare
tutta l'et? arcaica e classica, lo statuto tradizionale di t?^vai b?sate sull'ap
e sull'osservanza di determinate, ma restavano so
prendimento reg?le
stanzialmente estranee alia sfera della
conoscenza; si limitavano a ripro
durre l'aspetto esteriore degli oggetti. Nell'elegia alie Muse di Solone l'ar
tigiano, nominato prima del poeta e quindi distinto da esso, ? colui che co
nosce le arti di Athena e di Hephaistos Jto?Arr?xvn? e si guadagna da vivere
con il lavoro delle proprie mani; il poeta ? invece l'allievo delle Muse e
conosce lamisura di una saggezza che reca diletto (L(i8Qxfj?oocpin?):48

46. Sim. fr. 598 P. (= Schol. Eur. Or. 235). A questa massima si riferiva Platone nella Re

(2, 365 c), dove tuttavia Simonide non ? menzionato.


pubblica
47. Campbell, nr. 14 (Plut. De aud. poet. 15c).
= fr. il nesso
48. Sol. fr. 1, 49-52 Gent.-Pr. 13W.2, dove x^qo?v ?uM?yoi ?iov va riferito al
lavoro degli non anche al poeta: vd. da ultimo Solone. Frammenti
artigiani, dell'opera po?
- -
tica, a cura di H. Mahler M. Noussia M. Fantuzzi, Milano 2001, p. 212 s. L'uso delle
mani ? elemento caratterizzante del lavoro che costruisce mat?
dell'artigiano, oggetti
riau, a differenza del poeta la cui arte si esercita con la Cf. Eur. fr. 286, 14 N.2: x^lQl
parola.
ovW?yoi ?iov. Nt\Y Ol?mpica 7 di Pindaro le arti di cui Athena fa dono ai Rodii, forse anche

per opporle a dei Telchini, saranno abitanti "con mani eccellenti"


quelle praticate dagli
(V. 51: ?QLOTOJlOVOL?x?Qa0
ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 103
Sogno,

a??o? 'Adnvainc xe xai 'Hcpataxou Ttobjx?xveco


8QYa ?aei? xeiQotv ?rjX??ysxai ?ioxov, 50
alloc, Mouo?oov Jiaoa ? rja ?i?axfrei?,
'OXujiJtia?oav
L[18QXf]? OOCpLTj? ?18XQOV 8JtLoxaji8VO?.

In questo passo la distanza che separa la poesia dalle arti cui sovrinten
dono Athena ed Efesto ? piuttosto netta. Solo la prima consente
Tacquisi
zione di una reale conoscenza, le seconde possono realizzare un'imma
o meno fedele degli oggetti, ma si limitano a riprodurne
gine pi? Taspetto
esteriore.49 A differenza di quanto accade nella poesia, capace di un ade
sione piena al mondo intellegibile, le arti plastiche si arrestano inevitabil
mente dinanzi a ci? che appare; possono offrire sollievo e diletto alla vi
sta, ma non sono capaci di una resa realmente efficace di ci? che rappre
sentano. Si distinguono quindi per Teffetto che provocano sulla persona
attraverso Tuso di accorgimenti efficaci, cosi come F artista sar? apprez
zato per le capacita tecniche, frutto di un lungo apprendimento.
Ma se questo orientamento era condiviso nel modello tra
largamente
dizionale, nella riflessione che ha inizio con Simonide appare decisa
mente indebolito. Come abbiamo visto, la poesia tende ora a condividere
lo statuto delle arti. Il tema doveva suscitare un certo interesse in questo
periodo; sappiamo che fu discusso da Democrito, autore di opere dedi
cate alla pittura e ai color?, ma anche alla poesia e alla la
lingua; secondo
testimonianza di Diogene Laerzio era versato in tutti i delle
egli campi
arti (jtbql xexvwv jtaoav ei/ev ?|.iTteiQ?av).50 Anche Protagora, secondo la
testimonianza di Platone, aveva un forte interesse per le opere di poesia,
che esaminava criticamente e sulle era in
quali esprimeva giudizi quando
Le arti, nel loro erano esaminate nella loro strut
terrogato.51 complesso,

49- Per lo statuto delle arti si veda l'importante saggio di B. Schweitzer, 'Der bildende
K?nstler und der der K?nstlerischen in der Antike. MIMH2I2 und <E>ANTA2IA
Begriff
Neue Heidelberger Jahrb. N. F. 2, 1925, pp. 28-132 (= Zur Kunst der Antike 1, T?bingen 1963,
pp. 11-104); sulla testimonianza di Solone vd. pp. 64-66 (= Zur Kunst der Antike 1, p. 44 s.);
id., 'Mimesis und Phantasia', Philologus N. F. 43, 1934, soprattutto pp. 286-290. Il primo di
studi offri lo spunto a un interessante di R. Bianchi Bandinelli: 'Vartista
questi saggio
nell'antichit? classica', Archeol. class. 9, 1957, pp. 1-17. Sul tema vd. anche H. Philipp, Te
ktonon Daidala, Berlin 1968 (su Solone pp. 66, 72), da leggere con la recensione di N. Him
melmann-Wildsch?tz, Gnomon 42, 1070, pp. 290-297. Inoltre F. Frontisi-Ducroux, D?dale.
de Y artisan en Gr?ce ancienne, Paris 1975, pp. 23-25; Finkelberg, op. cit. (n. 29),
Mythologie
pp. 100-111.
50. Diog. Laert. 9, 37. Nel catalogo delle opere (9, 46, 48) sono menzionati due trattati
sui colori e sulla pittura (cf. 68 B 5 h, 28 a D.-K.) e varie dedicate alla cf. La
opere poesia:
nata, op. cit. (n. 31), pp. 252-269; Guthrie, 11 (cit. n. 25), p. 476 s.; op. cit. (n.
History Philipp,
49), p. 48.
51. Plat. Prot. 338e-339a (= 80 B 25 D.-K.); cf. Lanata, op. cit. (n. 31), p. 184. R. Pfeiffer
tendeva a limitare l'attribuzione ai sofisti di interessi in questo campo,
specifici perch?
considerava i poeti stessi come i critici naturali e in fatto di poesia: Storia
pi? competenti
104 Carlo Brillante

tura e nelle loro finalit?. In un frammento


di Empedocle si affermava che i
pittori, quando costruiscono votive tavolette
decor?ndole abilmente,
esercitano un'arte che fa uso della jif]TL?.Attraverso un
impiego accorto
dei color?, qui chiamati cp?rjjiaxa, che pongono l'uno accanto all'altro, co
struiscono forme (e??ea) simili a che sia animato o ina
qualsiasi oggetto,
nimato, corne anche della divinit?;52 ma costruendo
immagini con arte

oggetti che hanno


l'apparenza di quelli reali, traggono in inganno l'animo
umano. Una presentazione simile del lavoro dell'artista che, operando at
traverso una mistura di color? diversi, realizza immagini simili agli og
getti reali, era presente anche nell'opera di Eraclito e di
Gorgia.53 L'e
ffetto finale che si ricava da queste accorte macchinazioni, realizzate con
un abile uso delle mani, ? un dilettevole inganno, capace di produrre un

piacere moment?neo. Ma se questo poteva essere considerato un eflfetto


naturale nelle arti figurative, non altrettanto si poteva dire della poesia.
Con Gorgia, tuttavia, quel processo di laicizzazione, gi? chiaramente deli
neato nella po?tica simonidea, pu? considerarsi plenamente realizzato.
a chiedere al destinatario di lasciarsi ingannare dalla poesia,
Egli giunge
in questo campo chi inganna ? pi? giusto di chi non lo fa e chi ac
perch?
cetta l'inganno ? pi? saggio di chi lo rifiuta.54 Il giudizio di Simonide sulla
rozzezza dei Tessali, insensibili al fascino della poesia, moveva da pre
messe non diverse. Prob abilmente -
? in quest'?mbito quello della pi? an
tica riflessione sulla natura dell'arte, po?tica e visiva, che ormai costitui
vano un ?nico - cercare anche le ori
campo di riflessione che dobbiamo

gini della nozione di opavxao?a.


Nei frammenti pervenutici dei poeti lirici arcaici il termine yavxao?a
non compare mai; ? presente invece in alcuni frammenti dei pensatori
presocratici, anche se talvolta si ? dubitato dell'attendibilit? di queste te
stimonianze.55 Non mi pare tuttavia che vi sia ragione suficiente per met
iere in dubbio, ad esempio, l'affermazione di Sesto Emp?rico, che attribui
sce a Protagora l'idea che tutte le immagini e le opinioni son? veritiere
(cpuoL jt?oac x?? ?pavxaaia? xai x?? ?o^a? odnOelc; rm?o^eiv), in quanto la
verit? non ha validit? universale, ma esiste ?nicamente in rapporto al sog

della filolog?a classica, tr. it. 1973, pp. 99-105. ? tuttavia che un discrimine
Napoli probabile
netto tra interessi poetici da un lato, retorici e dall'altro non fosse ancora
pedagogici
operante nel sec?lo V.
52. Emp. 31 B 23 D.-K. Al v. 13 (?ofiov?ri ?.lei^avxe x? ?.l?v jineteo, akka ?5 ?^aooco) penserei a
una che a una mistura di color?, secondo il suggerimento di
giustapposizione piuttosto
M. R. the Extant Fragments, New Haven-London 1981, p. 180.
Wright, Empedocles:
53. 22 Bio; 82 B 11 (18) D.-K.
54. Gorg. 82 B 23 D.-K.
- v coll.
55. G. Camassa, Phantasia da Platone ai Neoplatonici', in Phantasia Imaginatio,
Int. (Roma 9-11 gennaio 1986), a cura di M. Fattori e M. Bianchi, Roma 1988, p. 25 s.
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 105

getto particolare nelFatto della percezione.56 Ma probabilmente la no


zione di phantasia ricorreva anche in altri pensatori attivi nel sec?lo v
quali Empedocle, Parmenide e Democrito. E stato giustamente osservato
che nel periodo pi? antico non si distingueva nettamente tra Tazione eser
citata dallo stimolo esterno e la percezione che ne aveva il soggetto, tra la
realt? esterna e la rappresentazione mentale.57 In un frammento di
quindi
Empedocle, ad esempio, si af?ermava che i feti prendono forma seguendo
le (pavxa?icu che occupano i pensieri della donna nella gravidanza; ne

conseguiva che, se le donne si innamoravano di statue o di altre imma


gini, generavano dei figli simili ad esse.58 Tra Timpressione suscitata dalla
vista di un oggetto esterno e Tesito indotto sulla persona non interveni
vano mediazioni. In un altro frammento, sul torneremo
quale pi? avanti,
le visioni notturne (vuxxe?Hvcd (pavxa?iai) erano ricondotte aile espe
rienze della veglia, che continuavano a operare sul soggetto anche du
rante il sonno.59 Se consideriamo la forma della manifestazione e Tesito
non siamo lontani dal modello del sogno omerico. Anch'esso,
prodotto,
corne si ? detto, appare al dormiente nelle forme che gli sono proprie,
senza che risulti in alcun modo alterata dal contatto con la
Timmagine
persona. Non vi sono differenze tra il sogno inteso corne realt? obiettiva,
esterna al soggetto, e che questi vedeva nel sonno.
Timmagine
In et? successiva questo orientamento gen?rale fu soggetto a modi
fiche. Si cominci? a tra la nozione di realt? intesa in termini
distinguere
e le forme in cui era esperita dal soggetto attraverso le sensa
oggettivi
zioni. Una volta introdotta questa distinzione, era la natura stessa di que
sta esperienza a diventare oggetto di riflessione, e comprensibilmente sul
valore conoscitivo da assegnare a tali esperienze era op
possibile seguir?
zioni diverse. Corne ? noto, i pensatori della scuola eleatica rifiutavano
aile sensazioni corne aile immagini (yavxaoiai) ogni validit? sul piano co
noscitivo; al mondo ingannevole delle immagini opponevano quello
della vera conoscenza, rappresentato dal X-oyo?. In un frammento dei Silli
di Timone di Fliunte si faceva riferimento al pensiero di Parmenide e al

rapporto che egli stabiliva tra la (pavxaoia e il mondo delle


ingannevole
sensazioni60:

56. 8o B i D.-K. (Sext. Emp. Adv. Math. 7, 60). Questa tesi ? ripresa e discussa da Pla
tone nel Teeteto (i5ie-i52a).
57. M. Armisen, Xa notion chez les Anciens. 1 - Les Pallas
d'imagination philosophes',
27,1979, P-17 s.; cosi anche G. Rispoli, V artista Per una storia della fantasia,
sapiente.^ Napoli
1985, p. 24; A. Manieri, L'immagine po?tica nella teor?a degli antichi. Phantasia ed enargeia,
Pisa-Roma 1998, p. 27 s.
58. Emp. 31A 81 D.-K.
59. 31 B 108 D.-K.; Brillante, op. cit (n. 9), p. 70; Manieri, op. cit. (n. 59), p. 27 s.
60. Riporto il testo di Diogene Laerzio (9, 23) secondo l'edizione di M. Di Marco (Ti
mone di Fliunte. Silli, Roma 1989, fr. 44), che si attiene al testo tradito limitandosi a intro
io6 Carlo Brillante

xe ov jtoavjooEov,
naojievL?ou ?inv ?ieyaX?cpfjovoc,
o? q' 8JXL 'Ajtcrrn? ?veveixaxo vcboei?.
cpavxaaia?

Timone si richiamava probabilmente alla seconda via di Parmenide,

quella che riconduceva il pensiero


"immagini aile di Apate", quindi aile
del mondo sensibile (le vof)oei? sono forse
rappresentazioni ingannevoli
da rife rire al pensiero dell'uomo comune), in opposizione alla via che
conduce alla vera conoscenza. La nozione di sembra nascere al
(pcrvxa?ia
lorch? cominciaa porsi il del valore conoscitivo delle sensa
problema
zioni, ormai distinte che era alla loro origine. Questo era an
dall'oggetto
che l'orientamento di Democrito, afifermava che i color? non sono
quando
altro che apparenze, ??avxaoiai, cui non una realt? obiettiva;
corrisponde
essi rappresentano l'esito finale del contatto reciproco (?iaxayr]) fra gli
atomi, corne pure della loro forma (quO|.io?) e direzione (jtQOXQOJxfi).61
Ci? che ? oggetto della percezione non ha una propria natura ; il caldo e il
freddo sono af?ezioni (jt?dn) che hanno origine negli organi di senso i
ad alterazione, generano t v ?? ?XXtov
quali, sottoposti rappresentazioni:
aiof)r|X(jt)v ou?ev?? etvcu qp?aiv, ?XX? n?vxa n?$r\ tfj? ai?f}f|ae<joc ???oiou
[x?vn?, e?, f]? yivecr?m (pavxaa?av.62 Naturalmente sui medesimi fenomeni
si potevano esprimere giudizi diversi. Se per gli eleati il mondo inganne
vole delle immagini era distinto nettamente da quello che dava accesso
alla vera conoscenza, lamedesima contiguit? non
una difficolt? costituiva
per i sofisti, che non opponevano sensazione a
la sfera della
quella del
pensiero. Corne abbiamo detto, per tutte le e tutte le
Protagora immagini
opinioni erano ricondotte all'esperienza del soggetto e non si
personale
sulla base di un criterio di verit?.
distinguevano
Un orientamento affine si afferma, corne abbiamo visto, nella rifles
sione sullo statuto della poesia, delle arti plastiche e della pittura. Il fatto
stesso che si riconoscesse il carattere ingannevole, anche se dilettevole,
della rappresentazione introduce va inevitabilmente un divario tra l'og
getto inteso in termini obiettivi e la percezione che ne aveva il soggetto.

durre il nome proprio 'Ajr?xr| secondo un uso variamente attestato nei frammenti di Par
menide. Precedentemente Diels aveva accolto la correzione di Wachsmuth ?jt? cpavxa
olt]? ?jraTT]?: Poetarum Berlin 1901, fr. 44; 28 A 1 (23) D.-K., se
Philosophorum Fragmenta,
in questo da H. e P. Parsons, Hellenisticum, fr. 818. Que
guito Lloyd-Jones Supplementum
sta soluzione era stata criticata da Wilamowitz,
che proponeva ?m cpavxaoiri?; ?jiaxa?
gi?
("auf die T?uschungen der cpaiv?jieva) :Hellenistische in der Zeit des Kallimachos 1,
Dichtung
Berlin 1924, p. 168, n. 4; cf. M. Untersteiner, Parmenide. Testimonianze e
frammenti, Firenze
lettura. Tra i contribua su questa
1958, p. 15, ehe seguiva questa pi? recenti discussa testi
monianza vd. G. Cortassa, Timone e Parmenide. di Parmenide, fr. 4
Un'interpretazione
W. (= 44 D.)', Riv. filol. class. 110, 1982, 416-429; R. Pratesi, 'Note ai SxZZi di Timone di
Fliunte', Prometheus 12, 1986, pp. 45-50.
61. Dem. 68 A 125 D.-K.; cf. Aristot. Met. 985b 13-19; M. M. Sassi, Le teorie della perce
zione in Democrito, Firenze 1978, pp. 138-149; Manieri op. cit. (n. 59), p. 28.
62. Dem. 68 A 135 (63) D.-K. (= Theophr. De sens. 63).
Sogno, ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 107

Ed era una differenza significativa dal momento che si inseriva in una ri


flessione che
attribuiva un'importanza sempre maggiore al ruolo svolto
dal soggetto: il pittore, come il poeta, non perseguivano ormai un ideale
astratto di verit?, si proponevano di raggiungere un effetto immediato
con i loro mezzi il destinatario. In questa prospettiva
"impressionando"
Toggetto artistico tendeva ad essere valorizzato soprattutto in relazione
air effetto che era capace di suscitare nello spettatore: un orientamento
nuovo, quindi, coito con chiarezza gi? dalla critica antica nella poesia di
Simonide.
Possiamo a questo punto trarre una prima conclusione e riconoscere
come in una fase che ha inizio nel periodo tardo-arcaico si afiferm? una ri
flessione sulla nozione di percezione che investiva vari ambiti e tendeva a
valorizzare il ruolo del soggetto. In un noto passo del De anima di Aristo
tele si affermava che "gli anticrrT (cio? i pensatori presocratici) identifica
vano il pensiero con la sensazione (x? cpQovetv xai x? aiod?veo?rai xa?x?v
e?va? cpaoi) e che concepivano Tattivit? del pensare come
legata al corpo
alia pari della sensazione.63 Alie origini del pensiero si collocava quindi
sia la presenza di uno stimolo proveniente dalFesterno sia Telaborazione
operata dagli organi di senso. L'esito finale era il risultato di questo incon
tro e si presentava in forme
differenti a seconda delFindirizzo
seguito
dalle varie di pensiero.
scuole
L/inizio della riflessione sulla nozione di phantasia si colloca in que
st'?mbito: dall'et? di Platone, dal momento cio? nel quale i testi permet
tono di seguir? nella sua continuit? lo sviluppo di questa nozione, pos
siamo osservare come essa presupponga al tempo stesso la presenza di
uno stimolo esterno e F effetto, di ordine che esso ha sulla
psicol?gico,
Ci? significa che essa mantenne costantemente un rapporto
persona.64
con ilmondo reale: i prodotti della phantasia non erano ruteramente ridu
cibili alia sfera personale. In termini generali la phantasia potrebbe essere
definita come la facolt? attraverso la quale una realt? appartenente al
mondo esterno ad essere rappresentata
viene dal soggetto osservatore.
La radice (pav-, sulla quale ? costituito il termine, richiama la sfera della
visione, ilmondo esterno che ? alla sua origine, ma tale visione ?
quindi
anche un apparire, e ci? implica che ilmondo esterno ? visto attraverso la
mediazione del soggetto.65 La riflessione plat?nica svilupper? queste pre
messe allorch? definir? la phantasia come una o?^a che non nasce silen

63. Aristot. De an. 427a 19 s., 26-28.


e
64. Sulla nozione di phantasia, oltre agli studi citati di C amassa, Armisen, Rispoli
Manieri, vd. anche G. Watson, Phantasia in Classical 1988, che traccia
Thought, Galway
una storia del termine a di Platone.
partir? dall'et?
65. P. Chantraine, Dictionnaire de la langue grecque, Paris 1968-81, p. 1172,
?tymologique
s.v. cpa?voo; Ch. Dictionnaire historique de la terminologie optique des Grecs, Paris
Mugler,
1964, pp. 418-423, s. v. cpavxaoia; Cf. Der Neue ix, Stuttgart-Weimar 2000, col. 735,
Pauly
io8 Carlo Brillante

ziosamente nel pensiero, ma che ha origine da uno stimolo esterno, sie


che essa potr? essere definita (7?|i|iei^i? a?af}f]oecDc; xai ?o?n?;.66
? ora giunto ilmomento di trarre alcune conclusioni generali dalle pre
cedenti osservazioni, che potrebbero apparire episodiche in considera
zione dei vari temi che son? stati trattati. Tale episodicit? ? peraltro det
tata dal tema che abbiamo cercato di sviluppare e dal tentativo di
quindi
verificare la possibilit? che sulla base di modelli tradizionali ben codificad
e
nella tradizione ?pica pi? antica, come quelli del sogno dell'ispirazione
muovevano
po?tica, potessero svilupparsi modelli nuovi, che da analo
gue esigenze interpretative. Mo vendo da queste premesse abbiamo os
- e
servato che la riflessione sullo statuto delle arti in particolare della
e - non era estranea alia che
poesia della pittura probabilmente riflessione
nel medesimo periodo si esercitava in campo propriamente filos?fico. Fu
in che si afferm? per la prima volta una ri
probabilmente quest'ambito c
flessione intorno alia nozione nuova" di phantasia. Ma conviene ora,
concludendo, tornare al tema dal quale siamo partiti: il sogno. Secondo
un orientamento gen?rale seguito dai presocratici anch'esso fu analizzato
in rapporto alie var?e teorie della sensazione e in rapporto alie con
quindi
dizioni di pensiero esperite dal soggetto in tale stato.67 Se prescindiamo
dal noto di Eraclito, che face va del sogno un'esperienza del tutto
giudizio
possiamo dire che esso da un lato manteneva il tradizionale
soggettiva,68
carattere di realt? obiettiva, esterna al soggetto, in sostanziale conso
nanza con ilmodello ?pico; dall'altro, attraverso la progressiva va
quindi
lorizzazione degli organi di senso, assumeva tratti che valorizzavano il
momento della ricezione da parte del soggetto. Potremmo riconsiderare
in quest'ambito la testimonianza empedoclea, nota dal commentario di
Filopono al De anima di Aristotele, secondo la quale egli avrebbe ricon
dotto le "immagini notturne" (vuxxeoivai cpavxao?ca) alie attivit? della ve
glia e a questa immaginazione (cpavxaoia) avrebbe dato il nome di qpo?
vnoi?.69 Non possiamo escludere che proprio il nesso di maggior int?resse
- -
vuxxeoivai sia dovuto al testimone,70 ma forse non ? questa
cpavxao?ai
la soluzione pi? soddisfacente. Nei versi riportati, infatti, si stabilisce un
nesso tra le esperienze del soggetto nella veglia, che producono un muta
mento nella persona, e il pensiero che simanifesta durante il sonno :

?G?ov ???o?oi ao aiet


<y'> ^lex?cpvjv, x?oov acpiaiv
xai x? (pQovelv ?XXola Jiaoioxaxca...

s.v. "... Art und Weise, wie wir beurteilen, wenn


'phantasie': Sinneswahrnehmungen
diese ungenau sind".
66. Plat. Soph. 264a-b.
67. Brillante, op. cit. (n. 9), pp. 55-94
68. 22 B 89 D.-K.
69. Emp. 31 B 108 D.-K. Cf. Wright, Empedocles (cit. n. 52), fr. 80 e il commento ad loc.
70. Cosi Camassa, art. cit. (n. 55), p. 26.
ispirazione po?tica e phantasia nella Grecia arcaica 109
Sogno,

Il nesso vuxxeQivai cpavxaa?ai potrebbe definir? il tipo di esperienza qui


descritto: richiamerebbe da un lato il carattere di visione del sogno, dal
Taltro Telaborazione personale, frutto delle esperienze diurne, che
prende forma neirimmagine onirica. In questo caso dovremo ritenere
che il nesso metta in luce Tinterpretazione empedoclea del fen?meno.

Possiamo quindi concludere che elementi costanti di questa riflessione su


temi apparentemente eterogenei son? la valorizzazione del ruolo del sog
getto e la nozione di sensazione. Se le relazioni evidenziate nel corso del
Tanalisi sono fondate, bisogner? ritenere che le premesse generali di que
sti sviluppi erano gi? presenti nella poesia di Simonide. Riducendo Tarte
po?tica a una x?/vr] fra le altre, egli non soltanto rinunciava a riconoscere i
tra e ma ne un -
rapporti tradizionali poesia verit?, proponeva altro
tra poesia e sensazione -
quello che poneva al centro delTinteresse Te
fifetto emotivo sullo spettatore: una soluzione che, come abbiamo visto, ?
implicita nel giudizio di Quintiliano. Date queste premesse, dovremo ri
tenere che anche ilmodello tradizionale del sogno, sottoposto a una cri
tica "razionale", fosse reinterpretato alia luce delle teorie della sensazione
che andavano sviluppandosi nel medesimo periodo. Queste permette
vano in fondo di analizzare
gli esiti del processo percettivo in un soggetto
che versava in una condizione particolare di alterazione: quella esperita
nel sonno, che era messa a confronto con quella della
veglia.
Questi mutamenti e il processo di laicizzazione della poesia,
parallelo
che conobbe ulteriori nel dei sofisti e e
sviluppi pensiero quindi di Platone
- tutti a definir?
Aristotele orientati, pur nella diversit? delle opzioni, la
-
poesia come opera delle capacita e delFingegno umano fecero si che il
modello del sogno e quello deirispirazione po?tica, gi? per vari aspetti si
mili, non fossero pi? sentiti come incompatibili tra loro. In et? ellenistica
il giovane poeta avr? ancora bisogno di ricevere dalla divinit? il dono del
canto, ma nulla pi? impediva che T evento eccezionale fosse presentato
come una visione onirica. Questa soluzione presentava anche il vantaggio
di apparire pi? real?stica e andava incontro, anche sotto questo aspetto, al
gusto alessandrino. Callimaco fu probabilmente il primo a introdurre
questa novit? e su questa via fu seguito dai poeti latini, ma gi? in et? elleni
stica altri poeti non avevano incontrato difficolt? come
nelFinterpretare
visione onirica anche Tincontro di Esiodo con le Muse aile pendici delTE
licona.

Universit? di Siena

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