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SILENO
sileno
Edoardo Bona
Il cod. Taurinensis tabularii publici I. B. II. 27, testimone antichissimo RIVISTA SEMESTRALE
delle Homiliae in Exodum di Origene tradotte da Rufino DI STUDI CLASSICI E CRISTIANI
FONDATA DA QUINTINO CATAUDELLA
Michele R. Cataudella
Clistene e la democrazia (a proposito di G. Camassa
Camassa, Atene.
La costruzione della democrazia, Roma 2007)
Paolo Cipolla
Odyssea tota nostra est: riflessioni a margine del libro L’Odissea a Trapani di Vincenzo Barrabini
Paola Gagliardi
La madre di Eurialo e il suo lamento: qualche spunto di riflessione
Ilaria Ramelli
Il pensiero teologico ed etico di Eschilo:
nuove note per uno studio filosofico integrato delle tragedie eschilee
Concetta Scibetta
Agostino, Cicerone e la semiosi delle Confessiones (Conf. 12.27.37)
Francesca P. Barone
Per la costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo:
le interpolazioni penetrate nel testo
Georgius Di Maria
Notae criticae in Anonymi II Isagogam 1 ((Comm. in Arat. 99-133 M.)
Lisa Sannicandro
Nota a Lucano 2.358-359
Recensioni
Notiziario bibliografico
*
Prima di procedere oltre in questo lavoro, mi sia consentito di esprimere tutta la
mia gratitudine ai Proff. Giorgio Di Maria e Paul Géhin, che hanno riletto e discusso
con me queste pagine.
1
Le omelie De Davide et Saule costituiscono un ciclo di predicazioni sull’ira pronun-
ciate nel 387 ad Antiochia. Prendendo spunto dalla vicenda di Davide e Saul, narrata
ai capitoli 16-30 del Primo Libro di Samuele
Samuele, il Crisostomo esorta i fedeli a risparmiare il
nemico rinunciando alla vendetta.
2
Ho curato l’edizione critica delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
durante il mio dottorato in «Filologia e cultura greco-latina» presso l’Università di Pa-
lermo. Presento in questa sede una parte degli studi condotti allo scopo di costituire il
mio testo. L’edizione apparirà nel 2008 nella Series Graeca del Corpus Christianorum (CC
SG 70).
3
Sulla tradizione delle omelie qui in esame cfr. il mio Per un’edizione critica delle omelie
De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo, Augustinianum 45, 2005, 231-258.
4
Sull’argomento cfr. il mio Una versione copta dell’omelia De Davide et Saule III di
Giovanni Crisostomo trádita dal papiro VIII Orlandi (Torino, Museo Egizio), in corso di pub-
blicazione in «Orientalia Christiana Periodica».
205
Francesca Prometea Barone
5
Patrologiae Cursus Completus. Series Graeca, voll. 47-64, ed. J. -P. Migne, Parisiis 1857-
1866.
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
g consensus codicum KU
d consensus codicum ZTR
l consensus codicum TR
b consensus g d
q consensus codicum a r
e consensus codicum Ac
54.677.56. oujde;n meta; to;n tou` Cristou` qavnaton: oujde;n meta; ga;r to;n tou`
cristou` qavnaton fanei`tai tou`to poiw`n Z q. La lezione di Z q appare
un’interpolazione penetrata nel testo, come rivelano la ripetizione
del gavr e la ripresa del verbo già utilizzato nella prima proposizione
(faivnw). La proposizione che in questo modo si viene a creare altera la
struttura del periodo, nel modo che ho rappresentato di sotto:
Struttura del periodo
Proposizione I Proposizione II
Soggettiva To; me;n ga;r fanh`nai to; de; fanh`nai
(implicita) ejpi; th`~ Palaia`~,
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Francesca Prometea Barone
te, della Grazia e della Legge) nella seconda parte seguono diretta-
mente l’indicazione del periodo, mentre nella prima vengono poste in
rilievo e dunque indicate alla fine.
Nel testo dei codici Z q, invece, alla proposizione a secondo membro
vengono a corrisponderne due nel primo, mentre si perde la relazione spe-
culare fra le caratterizzazioni dei due diversi periodi «storici» considerati.
labovnta eij" cei`ra", kai; kuvrion labovnta de; pavlin tou`ton eij" cei`ra",
genovmenon ajnelei`n, kai; aujto;n kai; kuvrion genovmenon ajnelei`n aujto;n
ajfei`nai, kai; th`" eJtevrwn ejpiboulh`" mh; movnon ajfei`nai ajlla; kai; th`" eJtevrwn
ejxarpavsai, kai; tau`ta pavlin toi`" ejpiboulh`" ejxarpavsai, tau`ta pavlin
aujtoi`" ejpiqhvsesqai mevllonta, tivna toi`" aujtoi`" ejpiqhvsesqai mevllonta,
a]n katalivpoi loipo;n filosofiva" tivna a]n kataloivpoi loipo;n filosofiva"
uJperbolhvn… uJperbolhvn…
cett. u
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
PG 54, 678, 30. povlemon: p. ouj movnon de; ajnedevxato ajllav Z. Considero la
lezione di Z un’interpolazione, realizzata attraverso la ripetizione dello
stesso verbo e attraverso lo schema enfatico del «non solo... ma anche».
Nel passo, tra l’altro, non ci sono omoteleuti che possano spiegare la
caduta di queste parole in codici fra loro indipendenti.
PG 54, 679, 48. tiv ou\n ajganaktei`: oJ de; ouj movnon ouj stevrgei ajlla; kai; aj. d
(Z om. ouj2). Il testo tradito dal subarchetipo d appare un’interpolazio-
ne, costruita anche in questo caso secondo lo schema del «non solo...
6
Sul capitolo 26 di 1 Sam., considerato da alcuni esegeti una reduplicazione del
capitolo 24, cfr. La Bibbia di Gerusalemme
Gerusalemme, Bologna 1990, cap. 26, nota 26, 1-25: «Il rac-
conto del c 26 è molto simile a quello del c 24. O questi sono due avvenimenti analoghi,
fusi nella stessa forma dalla tradizione orale e in seguito scritta; o, più probabilmente,
si tratta di un doppione, due modi paralleli di raccontare la generosità di Davide e il
suo rispetto religioso per il carattere sacro del re, l’unto di Jahve (…)». Cfr. allo stesso
riguardo M. Lestienne, La Bible d’Alexandrie 9.1, Premier Livre des Règnes, Paris 1997, 356-
357, che considera distinti i due episodi: «La section s’articule en quatre péricopes, qui,
à l’exception de la troisième (25, 1-44), montrent Saül à la poursuite de David; David lui
échappe toujours, car, comme l’annonce le premier verset de la section – qui en donne
l’argument –, «le Seigneur ne le livra pas en ses mains» (23, 14); ce dont la première
péricope fournit une illustration (23, 14-24, 1). Si David échappe toujours à Saül, celui-
ci, en revanche, tombe à deux reprises aux mains de David, car «le Seigneur l’avait livré
en ses mains» (24, 5.11; 26, 23); David, pourtant, l’épargne: une première fois dans
une grotte aux environs d’Engaddi (24, 2-23); une autre fois à la colline d’Ékhéla (26,
1-25)».
7
Cfr. PG 54, 693, 53 sqq. e PG 54, 698, 40.
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Francesca Prometea Barone
PG 54, 680, 33-34. kai; ∆Iwnavqan uiJo;" Saou;l hjgavpa to;n Daui÷d sfovdra.
La proposizione in questione pone qualche problema di pertinenza:
innanzitutto, infatti, a differenza delle frasi precedenti, non si tratta in
questo caso di una citazione, ma di un riferimento sintetico al conte-
nuto di 1 Sam. 18, 1-3; ancora, è piuttosto strano (o, quantomeno, non
accade altre volte nel corso delle omelie) che il Crisostomo riprenda
un concetto che nel testo biblico è precedente a quello appena citato;
infine, Gionata non è un personaggio centrale nella vicenda, almeno
nei termini in cui il Crisostomo la rappresenta (l’intensa amicizia fra
Davide ed il figlio di Saul non è mai sottolineata dall’autore, che si
concentra nella caratterizzazione del rapporto di Davide stesso con
Saul); il riferimento al suo affetto per Davide non ha una sua giustifica-
zione interna al testo, non è funzionale al quadro che l’autore dipinge.
L’omissione di u potrebbe dunque essere un intervento razionalizzato-
re. Va precisato comunque che potrebbe trattarsi di errore meccanico
di trascrizione, in quanto salto da uguale ad uguale.
PG 54, 680, 53-54. «Ara a]n e[coi tau`ta ponhriva" uJperbolhvn… I subarchetipi
d q, e la Patrologia, leggono in questo luogo a\ra a]n e[coi ti" eijpei`n meivzona
touvtwn ponhriva~ uJperbolhvn… mentre il subarchetipo e tramanda tauvth~
al posto di touvtwn. L’ecloga 29, De mansuetudine et malorum patientia et
iniuriarum memoria PG 63, 777-788, la cui lezione non ho riportato nel
mio apparato perché l’intero passo è rimaneggiato, legge: tivna de; e[coien
a]n ponhriva~ uJperbolh;n ta; para; tou` Saou;l eij~ to;n Daui÷d ejndeiknuvmena;
Nonostante gli interventi del compilatore, è evidente la maggiore prossi-
mità del passo alla lezione trádita dalla maggior parte dei codici.
Entrambe le lezioni attestate sono sintatticamente possibili, per
quanto la lezione più estesa sia più scorrevole e più elegante dell’altra.
La forma breve sarebbe invece l’equivalente interrogativo-positivo di
una costruzione che il Crisostomo utilizza altre volte, se pure in forma
negativa: cfr. e.g. De incomprehensibili dei natura 1.277-278: Kai; poivan oujk
a]n e[coi tou`to maniva~ uJperbolhvn… come pure: In Joannem, PG 59.44.17-19:
”Otan ga;r dia; dovxan pivstin ajmeivbwsin ojrqhvn, kai; i{na aujtoi; doxavzwntai,
to;n Qeo;n ajtimavzwsi, tivna uJperbolh;n oujk a]n e[coi blakeiva~ kai; maniva"
to; ginovmenon… Ancora, per una costruzione interrogativa con ottativo
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
potenziale, cfr. e.g. In Matthaeum, PG 57.215.43: Kai; pw`~ a]n e[coi tau`ta
lovgon… La frase ricorre – identica, o in forme assimilabili – poco meno di
una trentina di volte. Per quel che riguarda la versione estesa, l’aggetti-
vo al grado comparativo a qualificare uJperbolhv compare altre volte nel
Crisostomo: cfr. e.g. In epistulam ad Romanos, PG 60.456.39 (i{na pleivona
deivxh/ th;n uJperbolhvn), o, ancora, In epistulam ad Romanos, PG 60.560.16-
17 (kai; pleivona e[coi th;n uJperbolhvn).
Le due lezioni trádite per questo passo implicano un significato
diverso del sostantivo uJperbolhv che, nel caso del testo più lungo, si-
gnificherebbe «grado estremo» (cosicché la traduzione risulterebbe:
«avrebbe forse qualcuno da dire un grado estremo/eccesso di catti-
veria maggiore di queste cose»), assumendo nell’altro caso piuttosto
il significato comparativo di «grado superiore» («potrebbero forse
avere queste cose un grado superiore di cattiveria?» Con il significato
di «grado estremo», infatti, la frase necessiterebbe di un indicativo,
non avendo senso l’ottativo potenziale: «potrebbero forse avere queste
cose un grado estremo di cattiveria?»). Su uJ. nel primo significato qui
indicato cfr. LSJ s.v. uJperbolhv: «3. excess (...), the last degree». Sul secondo
significato qui considerato, cfr. l’esempio riportato da LSJ nello stesso
paragrafo: «oujk e[con ejsti;n uJperbolhvn it can go no further, D. 21.119».
Ho scelto la lectio brevior per ragioni di tradizione: è infatti attestata
da codici non collegati fra loro (almeno, non in maniera evidente),
mentre il subarchetipo d non è nuovo a rimaneggiamenti del testo. A
proposito di questo luogo cfr. la nota 65 di F. Matthaei nel suo esempla-
re petropolitano8: «a\ra a]n e[coi ti~ /sic Reg. Melius quam editi. Montefal-
conius. Licebat tamen nosse quid haberent editi. Habent: «Ara a]n e[coi tau`ta
ponhriva~ uJperbolhvn… Sed nec haec lectio absurda est est».
8
Sankt Peterburg, Duh. Akad. 017 (cfr. Al. S. Rodosskij, Opisanie 432-kh rukopisej S.
Peterburg. Dukh. Akad., S. Peterburg 1894, 21). Si tratta del dossier preparato da C. Frie-
drich von Matthaei (1744-1811) per la sua edizione, che tuttavia non realizzò.
211
Francesca Prometea Barone
9
Cfr. e.g. supra, note ai passi PG 54.679.48; 54.680.53-54. E infra, nota ai passi PG
54.682.20-21; 54.684.52-56; 54.692, 4-8; 54.695.46.
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
Preferibile, a mio avviso, il kai; trádito dalla maggior parte dei codici,
che, col suo valore narrativo, segna il passaggio alla sezione seguente.
Tau`ta ga;r eij kai; mh; toi`~ rJhvmasin Tau`ta eij kai; mh; toi`~ rJhvmasin e[legon,
e[legon, ajll∆ o{mw~ kata; diavnoian ajll∆ o{mw~ eijko;~ aujtou;~ kata; diavnoian
ejlogivzonto kai; tau`ta, kai; touvtwn logivzesqai tau`ta, ma`llon de; ouj tau`ta
pleivona e{tera. movnon, ajlla; kai; touvtwn e{tera pleivona.
TR
cett. (e{tera pleivona g Z)
Mhdamw`~ ejmoi; para; Kurivou. (...) ”Ilewv~ Mhdamw'" ejmoi; para; Kurivou. Tiv ejsti,
(...) moi,, fhsi
fhsiv, kai; aujto;~ eij boulhqeivhn, mh; Mhdamw'" ejmoi; para; Kurivou… ∆Anti;
sugcwrhvsai moiv pote tou'to ejrgavsasqai tou`, ”Ilew~ ei[h moi (...) kai; aujto;~ eij
oJ Qeov~… boulhqeivhn, mh; sugcwrhvsai moiv pote
tou`to ejrgavsasqai oJ Qeov~…
cett. dq
10
Cfr. e.g. supra, nota al passo PG 54.679.48.
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Francesca Prometea Barone
Mh; toivnun th;n tavxin ajnatrevpwmen, mhde; Mh; toivnun th;n tavxin ajnatrevpwmen, mhde;
tw'/ Qew'/ polemw`men, to; ajpostoliko;n tw`/ Qew`/ polemw`men, to; ajpostoliko;n
ejkei`no dia; tw'n e[rgwn ejpideiknuvmenoi: ejkei`no dia; tw`n e[rgwn ejpideiknuvmeno"
cett. dqc
Mh; toivnun th;n tavxin ajnatrevpwmen, mhde;
tw`/ Qew`/ polemw`men: tau`ta de; e[legen
to; ajpostoliko;n ejkei`no dia; tw`n e[rgwn
ejpideiknuvmeno~
u
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
predicazione orale (presunta o reale che sia) in cui la voce può marca-
re i passaggi, è certamente stentata; perfettamente scorrevole, invece,
il testo di u, che, con l’inserimento di tau`ta de; e[legen, interviene ad
esplicitare un passaggio per nulla perspicuo. In maniera coerente col
fare razionalizzatore del codice, già sottolineato. Mi sembra tuttavia
doveroso riconoscere che il processo potrebbe essere stato inverso a
quello da me ipotizzato: la lezione originaria potrebbe essere quella
di u.
11
Sul rapporto fra il Taurinensis B. I. 11 e gli editori moderni cfr. il mio studio Sir
Henry Savile, editore delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo: i suoi esemplari, il
suo testo, «SEJG» 46, 2007, 89-109, in cui ipotizzo che le lezioni di T siano state recepite
dagli editori moderni per tramite di Savile, il cui esemplare Oxoniensis Auctarium E. 3.
14 è un codex descriptus di T.
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Francesca Prometea Barone
PG 54.687.49. to; mevro" kai; th`~ hJdonh`~ PN e a r, to; kevrdo~ kai; th`~ hJdonh`~
B, to; kevrdo~ kai; th;n hJdonhvn I: th;n hJdonhvn kai; wjfevleian g Z, th;n hJdonhvn
l Patr
Patr. Le dinamiche interne alla famiglia b non sono ricostruibili con
sicurezza: la lezione di b, infatti, potrebbe essere tanto quella conservata
da g Z, semplificata in l per omissione, quanto quella di l, interpolata
in g, da cui l’antigrafo di Z avrebbe contaminato. Si tratta ad ogni modo
di un fenomeno interno alla famiglia b. Il termine wjfevleian, che corri-
sponderebbe al kevrdo" attestato dai codici I B, potrebbe essere interpo-
lazione di un copista che abbia ritenuto l’hJdonhv frutto non sufficiente. Si
consideri però che, in altri luoghi, il Crisostomo, in relazione ai vantag-
gi apportati dalle vittorie olimpiche agli spettatori, parla di hJdonhv, non
di utilità. Cfr., e.g., In sanctum Romanum, PG 50.606.37-40. La lezione
che ritengo preferibile è quella attestata dalla maggior parte dei codici,
in cui cioè tra i vantaggi per gli spettatori di una vittoria olimpica è in-
clusa la partecipazione (mevro~) alla fama ed al piacere. Dal punto di vista
del significato, infatti, ciò che il Crisostomo vuole sottolineare nel suo
proemio non è il vantaggio che si ottiene dal lodare qualcuno, quanto
piuttosto la partecipazione di chi loda ai vantaggi di colui che viene lo-
dato. Ed infatti, coloro che lodano gli uomini virtuosi sono summeristaiv
delle loro corone; mentre i vantaggi che il pubblico ha ricevuto nel
lodare la vittoria sull’ira ottenuta da Davide, sono un mevro~ della sua
corona. Proprio mevro~, con i suoi derivati, costituisce il termine chiave
dell’argomentazione crisostomica. Per questa ragione, benché tutte le
lezioni attestate per il passo qui in esame (kevrdo~, hJdonhv, wjfevleia) siano
12
Non considero l’attestazione del versetto nel De paenitentia sermo 1 PG 60.696.45, in
quanto opera spuria.
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
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Francesca Prometea Barone
Pw`" ou\n; i{na safw`~ hJ Pw`~ ou\n ajpanthsovmeqa, Pw`~ a]n ou\n safw`~ hJ
ajpovdeixi~ gevnhtai i{na safh;~ hJ ajpovdeixi~ ajpovdeixi~ gevnhtai;
a g Z c (safhv~ c I ) gevnhtai; a
l
Povqen ou\n a]n safh;~ hJ
ajpovdeixi gevnoito;
A
Come si vede, la gran parte dei codici tramanda una domanda ellittica
di soggetto e di verbo (pw`~ ou\n;), alla quale fa seguito una proposizione
finale che esprime il proposito dell’autore di rendere chiara ai fedeli
la prova addotta da Davide a Saul. Il subarchetipo l colma l’ellissi ver-
bale, che sottintende inequivocabilmente il Crisostomo come soggetto:
«come dunque replicheremo, affinché diventi chiara la prova?». Il co-
dice a, leggendo a[n anziché i{na, affida lo stesso proposito chiarificatore
all’unica domanda che così ne risulta: «come dunque potrebbe diven-
tare chiara la prova?»; infine, il codice A, che, come il precedente, non
legge la proposizione finale, trasponendo nel passato (del racconto)
la domanda relativa alla chiarezza della prova (il codice infatti legge
il predicato all’ottativo), prefigura Saul come destinatario di questa
chiarezza: «in che modo sarebbe potuta diventare chiara (per Saul) la
prova (offerta da Davide)?
A me pare che il subarchetipo d (e più ancora l) presenti evidenti
interpolazioni volte a semplificare la lettura e l’interpretazione del
testo. Quanto agli altri testimoni, tutte le lezioni trasmesse sarebbero
ugualmente possibili. Ho scelto la lezione breve diffusa in più rami
della tradizione. A favore della quale cfr. In Genesim, PG 53.84.44 sqq.:
∆All∆ i{na uJmi'n safh;" hJmw'n oJ lovgo" gevnhtai, ajnagkai'on uJma'" uJpomnh'sai,
pou' tovte th;n didaskalivan kateluvsamen... Il passo sin qui esaminato è
una versione brachilogica di una frase analoga a questa.
13
Sull’iperbato in Giovanni Crisostomo, cfr. T. E. Ameringer, The Stylistic Influence
of the Second Sophistic on the Panegyrical Sermons of St. John Chrysostom, Washington 1921,
32-33.
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Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
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Francesca Prometea Barone
PG 54, 700.6-7. kaq∆ hJmevran ajpoqnhv/skw, tou`to kai; aujto;~ e[pasce dia;
to;n Qeovn. La Patrologia legge in questo luogo kaq∆ eJkavsthn hJmevran
ajpoqnhvskw dia; to;n Qeovn, tou`to kai; aujto;~ e[pasce dia; to;n Qeovn, mentre
queste sono le lezioni attestate nella tradizione: hJmevran g Z r: eJkavsthn
hJ. A X R e ajpoqnhv/skw Z r, 5mou ∏copt: ajpevqnh/ske cett. tou`to kai;
aujto;~ e[pasce Z r, om. cett.
La frase paolina alla quale il Crisostomo allude in questo passo è 1
Cor. 15. 31 (il riferimento biblico indicato dalla Patrologia è Rom. 8.26,
ma è errato), kaq∆ hJmevran ajpoqnhv/skw, frase cara al Crisostomo, che
invita spesso i fedeli ad un identico comportamento. Cfr. Adversus
Judaeos, PG 48.940.12-20. Tutte le lezioni trádite sarebbero in questa
sede possibili, e diverse sono le ipotesi formulabili per spiegarne la
formazione. Se infatti si considera preferibile la lectio breviorbrevior, le paro-
le tou`to kai; aujto;~ e[pasce costituirebbero una prima interpolazione,
che, con qualche detrimento per il significato, separerebbe l’azione
(ajpoqnhv/skein) dalla sua causa (dia; to;n qeovn), mentre la Patrologia, o
meglio Montfaucon14, che si servì anche del codice r15, rimedierebbe al
problema reduplicando il sintagma dia; to;n Qeovn. Insomma, in questo
caso, le differenze registrate nella tradizione potrebbero dipendere da
un marginale penetrato nel testo in un luogo non esatto, e da successi-
va ulteriore interpolazione. Diversamente, se si considerasse originaria
la lezione trasmessa dalla Patrologia, le altre due lezioni potrebbero
rappresentare il risultato di omissioni di diversa ampiezza, spiegabili
per omeoteleuto.
14
Sancti Patris nostri Ioannis Chrysostomi... Opera omnia quae exstant... Opera et studio D.
Bernardi de Montfaucon..., 1-13, Parisiis 1718-1738. Il testo della Patrologia costituisce una
ristampa fedele dell’edizione di Montfaucon.
15
Il testo di Montfaucon si fonda, come indicato alla p. 748 della sua edizione (cfr.
inoltre PG 54.675, nota a), sul Codex Regius 1963, che corrisponde al Parisinus Gr. 656
(codice da me non utilizzato in sede di constitutio textus in quanto di scarso valore), e sul
Codex Regius 1975, che corrisponde al Parisinus Gr. 765 (r). Cfr. H. Omont, Inventaire
sommaire des Manuscrits Grecs de la Bibliothèque Nationale, Introduction et Table Alphabétique
Alphabétique,
Paris 1898, LXIV.
220
Costituzione del testo delle omelie De Davide et Saule di Giovanni Crisostomo
Ho scelto la lezione dei codici Z r per via del consenso del papiro
copto, testimone più antico fra quelli a tutt’oggi pervenuti. Infatti, per
quanto in questo luogo il papiro copto presenti brevi lacune e necessiti
di integrazioni, il testo che si legge con sicurezza sembra presupporre
un esemplare greco vicino alle lezioni di Z r, nella misura in cui il verbo
della citazione paolina è al presente prima persona singolare (5mou è
infatti un presente I, 1 pers. sing.), e non è seguito da dia; to;n Qeovn.
Ancora, almeno secondo la proposta di integrazione che ho avanzato
in altra sede16, anche nel testo copto la citazione paolina è seguita da
un confronto esplicito fra Paolo e Davide (il testo che propongo è
auw penta paulos `oo3 `e 5mou m\mhne oun2om de 6ww3 n\[dau]eid
e`oo3 e significherebbe: «e ciò che Paolo disse, che muoio ogni giorno,
è possibile d’altra parte a [Da]vide dirlo»).
SVMMARIVM - Ioannis Chrysostomi De Davide et Saule homilias tres (PG 54, 675-708)
editura, quae et codicibus suis feruntur haud paucis (cum quadraginta unus numerentur)
et testimoniis pluribus minime spernendis indirecto traduntur, locos sive interpolatos sive ab
aliis quibusdam post excessum auctoris in aliam formam redactos ad eas quas secuta sum
rationes explicandas nunc benivoli lectoris oculis discutiendos subicio.
16
Cfr. il mio studio, Una versione copta…, cit.
221