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Boris de Rachewiltz
ISBN 978-88-86026-72-7
© 2009 Edizioni della Terra di Mezzo®
Via Vigevano, 14
20144 Milano
www.edizionidellaterradimezzo.it
PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE
7
per quanto attiene alla sua traduzione. D'altra parte il
personale approfondimento delle tematiche esoteriche e
il frutto di lunghi anni di meditazione e di ricerche non
ha potuto che confermare quell'aspetto di testo "inizia
tico" e non semplicemente funerario, di cui si tratterà
ampiamente nelle pagine seguenti.
Il viaggio notturno del dio Sole nell'Ade, la cosiddetta
"discesa agli Inferi" ci riporta al "visita interiorae terrae
rectificando" della Porta Magica: è il viaggio cosciente
del principio solare attraverso varie prove e pericoli
"rectificando" ciò che è necessario affinché il "volatile"
per dirla con termini alchemici, divenga "fisso" ed il
Sole possa nascere, vittorioso, al termine del periglio
so viaggio. Gli Inferi, quindi, costituiscono la simbolica
terra che deve essere "conosciuta"1 e il "Libro" che la
descrive è la "guida" per tale viaggio che, come vedre
mo, può essere compiuto in via naturale dopo la morte
oppure, in via eccezionale, già durante la vita. Donde il
carattere di testo iniziatico propriamente detto, come
potrà meglio evidenziarsi nelle pagine che seguono. Ed
ora una notarella marginale. Un collega egittologo mi
faceva notare che Duat (Dw3.t), l'Aldilà propriamente
detto è termine femminile egizio, data la presenza della
-t finale che contraddistingue appunto il genere femmi
nile, donde sarebbe più corretto dire "la Duat" invece di
"il Duat" come appare invece nella mia traduzione. L'os
servazione, dal punto di vista strettamente filologico, è
esatta. Il termine Duat e il suo antecedente Dat quale
appare nei Testi delle Piramidi (Pyr 802) è sicuramen
te femminile. Ma la sua iconografia, riprodotta, sia sul
1 Cfr. p. 14.
8
sarcofago di Seti I, che su alcuni papiri2 è invece quella
di un personaggio maschile osiriaco (Wsir pw) che forma
un cerchio, curvando all'indietro il corpo. Ed è appunto
riferendomi a questa caratteristica "essenziale", di na
tura chiaramente maschile, che va riferita la mia tra
duzione. La quale, come la relativa interpretazione, si
rivolge più agli studiosi di esoterismo che non agli spe
cialisti in egittologia, donde la libertà che mi son presa
di scrivere, nella maniera più semplice e intellegibile,
nomi e termini egizi, evitando le complesse trascrizioni
fonetiche convenzionali d'uso scientifico.
Abbiamo inoltre voluto corredare la presente edizione
con alcune nuove riproduzioni fotografiche del Papiro n.
133 da noi eseguite nel Museo del Cairo, unitamente ad
una, aggiuntiva, riferentesi alla nascita del Sole.
Sulla natura di queste "guide" per l'oltretomba, già
PiankofP aveva svolto il tema dei diversi "Libri ripro
dotti nelle tombe regali del Nuovo Impero" come, nel
nostro caso, il "Libro di Ciò che è nell'Ade" o "Libro de
gli Inferi". Ma questi testi magico-religiosi erano stati
preceduti da altri, come i "Testi dei Sarcofaghi", che in
alcuni casi descrivono, anche pittograficamente, la to
pografia delle regioni infere e i relativi abitanti, il più
delle volte mostruosi, che hanno lo scopo di contrasta
re il viaggio a chi percorre tali perigliose contrade. Tra
questi testi primeggia il "Libro delle Due Vie" (quella
per terra e quella fluviale, la "secca" e la "umida") il cui
studio con la riproduzione delle formule e l'analisi dei
9
parallelismi, tra le antecedenti dei "Testi delle Pirami
di" e le susseguenti del "Libro dei Morti", è stato da noi
portato a termine e dovrebbe vedere la luce tra breve.
Lo studio della geografia infera, pur nella sua comples
sità, specie per quanto attiene alle categorie dei sim
boli e alla loro classificazione, è affascinante e non solo
sul piano puramente intellettuale o della speculazione
scientifica. Chi sappia identificare i simboli con le loro
interiori valenze (e non parlo di un certo tipo di psica
nalisi), potrà forse "conoscere" e vincere il "Guardiano
della Soglia" e passare indenne di porta in porta, di "ri
sveglio" in "risveglio". E in questo mondo massificato e
plebeo di larve, di mummie desacralizzate quali i robots
meccanici, ritrovare l'aristocratica ''Via del Risveglio"
potrebbe essere cosa di non poco conto.
Boris de Rachewiltz
IO
IL LIBRO EGIZIO DEGLI INFERI
Il
storica, l'Aldilà, il Duat, ha carattere stellare e l'ideo
gramma che lo designa è infatti una stella. A partire
dalla IV dinastia si afferma la dottrina solare con il dio
Ra, cui il Faraone defunto si identifica3: "Il cielo è in gio
ia, la terra è in festa, quando sentono che il re ha messo
la giustizia al posto dell'iniquità. (Si rallegrano) che il
re segga nel tribunale di Ra, per la sentenza giusta che
proviene dalla sua bocca". Ma il comune mortale non
ha diritto di accesso in questo paradiso ed è relegato "in
terra", nella tomba, nel regno di Osiride4• L'urto tra la
concezione osiriaca e quella solare è testimoniato negli
stessi "Testi delle Piramidi" in cui sopravvivono perfino
invocazioni anti-osiriane5, pur mostrando un compro
messo stabilitosi tra le due dottrine. Così da un lato il
sovrano accetta di essere identificato con Osiride, come
lo è con Ra, e d'altra parte Osiride viene assunto dal
la dottrina stellare ed il suo Spirito viene trasferito su
Orione mentre il corpo resta nell'Ade 6 •
Con la rivoluzione democratica che esplode alla fine del
la VI dinastia e che pone termine all'Antico Impero, il
rituale funerario si democratizza, "il povero ha raggiun
to la condizione dell'Enneade"7 e le formule magiche,
prima gelosamente custodite sulle pareti delle pirami
di, vengono ora inscritte sui sarcofaghi dei borghesi. Ma
l'eco della lontana contesa tra la concezione aristocra
tica e quella democratica, tra Ra ed Osiride, permane
larvatamente, manifestandosi sporadicamente in qual
che testo anche di epoca tarda. Così, nel papiro Chester
Beatty, della fine del Nuovo Impero, allorché si narra la
storia di Horo e di Seth, vi è lo scambio di missive tra
Osiride e gli dèi. Osiride, rivolgendosi a questi, chiede:
"Perché si fa del torto a mio figlio Horo? Non sono forse
io che vi fortifico, che creo il frumento e l'orzo per nutri-
12
re gli dèi e anche gli animali? Nessun dio e nessuna dea
sono riusciti a far ciò! " E Ra risponde: "Ah! Se solamen
te tu non avessi mai visto il giorno! Il frumento e l'orzo
sarebbero nati senza di te ! ".
Il "Libro degli Inferi" ha un carattere spiccatamente
"solare" e quindi aristocratico per i motivi sopra esposti.
Nonostante O siri de vi compaia frequentemente e non
manchino rapporti di identificazione con questa divini
tà, tuttavia l'attore principale, il "soggetto" dell'azione
è sempre il dio Sole. Ciò può in parte spiegare la scarsa
popolarità del testo ed il fatto che inizialmente esso ab
bia fatto la sua comparsa solo negli ipogei reali.
Ma l'interesse del testo non si limita al solo suo aspet
to esteriore o puramente funerario. Alcune affermazio
ni in esso contenute e che merita la pena ritrascrivere,
indicano come il suo valore sia stato inteso soprattutto
"sulla terra", tra i viventi.
(Ora l) "Chiunque avrà conoscenza di queste similitudi
ni che sono questo stesso grande dio, avrà grande
giovamento sulla terra".
(Ora Il) "Chiunque conosce queste parole che gli dèi
del Duat dicono a questo dio e le parole che questo
dio dice loro nel suo viaggio tra gli dèi inferi, avrà
grande utilità sulla terra".
(Ora VII) "È lo stesso aver compiuto ciò nell'occulto del
Duat o sulla terra. Chi conosce ciò è tra coloro che
sono nella Barca di Ra in cielo e in terra. (Ma) la
mancanza di conoscenza di queste cose impedisce
di respingere il drago Nakht. Nakht non può bere
l'acqua di colui che ha conoscenza di ciò sulla ter
ra . . . Colui che conosce queste cose non viene divo
rato dal coccodrillo Abu . . . ".
(Ora XII) "Colui che conosce queste cose sulla terra avrà
13
utilità in cielo e in terra. Chi non conosce ciò è con
dannato alla miseria", etc. etc . . .
14
una causa conferendo virtualmente un potere su questa
stessa causa. Una volta compreso che conoscenza signi
fica, iniziaticamente, identificazione e realizzazione,
non stupirà più il fatto che in alcuni testi tradizionali
dopo aver spiegato modi o nomi di divinità si aggiunge
che chi li "conosce" acquista l'un o l'altro potere . . . ".
Ma la realizzazione dello stato di Akh sulla terra, la
vittoria da vivi sulla morte è, in fondo, lo scopo dei Mi
steri. Nella iniziazione infatti si ripetono artificialmen
te le varie fasi che accompagnano il decesso. Secondo
Plutarco "l'anima al momento della morte subisce la
stessa impressione di coloro che partecipano alle grandi
iniziazioni. E le parole si rassomigliano come le cose:
teleutan: "morire" e teleisthai : "essere iniziato". Sono da
principio delle marce senza meta e senza scopo in mezzo
alle tenebre . . . Quando si avvicina la fine si raggiunge il
colmo del fragore e del brivido, il tremore, il sudore, lo
spavento . . . Ma al di là si presenta una luce incantevole,
ci si trova in luoghi puri, in campi rallegrati da voci e
da danze, con impressione religiosa di parole sacre e di
apparizioni divine"12•
Torna qui di proposito la descrizione che Apuleio mette
in bocca a Lucio, dopo la sua iniziazione nei Misteri di
Iside: "Dunque ascolta pure, ma credi, poiché è vero ciò
che ti dico. Giunsi al limite della morte, posai il piede
sulla soglia di Proserpina; al ritorno fui trasportato at
traverso tutti gli elementi del cosmo; in piena notte vidi
il Sole irraggiare la sua luce fulgente; mi presentai al
cospetto degli dèi di sotterra e del cielo e da vicino com
piei atto di adorazione"13•
Il rapporto morte-iniziazione chiarisce anche l'equiva
lenza affermata nel "Libro degli Inferi", che "è lo stesso
compiere ciò nell'occulto Duat o sulla terra".
15
Penetrando quindi oltre l'aspetto puramente esteriore
del testo, fino al suo "senso" reale, il viaggio del dio Sole
ivi descritto assume un ben diverso valore ed il parlare
per "figure e simboli" adombra diverse concezioni. Il Sole
cessa di essere semplicemente l'astro vagante pei cieli
e assume il senso dell'individuo che sta per affrontare
la prova suprema. Il Duat cessa di essere una mitica
regione per rivelarsi come lo status dell'anima allorché
questa ha oltrepassato, naturalmente o artificialmente
la "soglia di Proserpina", per esprimerci con Apuleio. E
i mostri, i mani e le altre entità, benefiche e malefiche
che popolano la regione dei morti vanno ricondotte a ben
definite potenzialità, a drammatizzazioni simboliche di
stati d'essere, il cui aspetto sarà chiarito nello studio
del testo.
Il quale testo poi, rebus sic stantibus , ha un valore tut
to suo particolare che supera quello delle concezioni ta
natologiche ivi espresse, costituendo uno dei rarissimi
documenti iniziatici egizi che siano a noi pervenuti in
tegralmente, un vero "manuale tecnico" ad uso di chi
abbia posseduto la capacità di impiegarlo.
Ma l'esame di questo aspetto ci costringe a spendere
due parole sul metodo di studio impiegato. Due sono gli
aspetti fondamentali in cui una religione pertinente ad
un antico ciclo di cultura, può essere indagata dallo ie
rologo. Rispecchia il primo l'essenza profonda, nascosta
nell'elaborato teologico-dottrinale ed il substrato meta
fisico trattato dalla casta sacerdotale più prossima al
naos . È il regno delle verità arcane espresse nei simboli,
nel linguaggio matematico della verità assoluta di cui
solo gli ierofanti posseggono le chiavi. La profanazione
del simbolo è infatti la sua morte.
Quando, nei giorni bui della rivoluzione alla fine dell'An-
16
tico Impero, le masse incolte, penetrando nel sancta
sanctorum dei templi, si impadronirono delle sacre for
mule di esclusiva pertinenza del Faraone, queste per
dettero automaticamente ogni potere: "Gli incantesimi
magici vengono divulgati e non hanno più potere perché
il popolo li ha in mente ", così il papiro che narra l'even
to14.
Il secondo aspetto della religione riflette il lato esterio
re: le convinzioni cioè radicate nell'animo del popolo che
trasforma la simbologia sacerdotale adattandola alla
propria sensibilità e comprensione. È questo il lato più
propriamente folkloristico che accomuna, nelle poliedri
che sue manifestazioni, i vari popoli ancorché apparte
nenti a civiltà quanto mai tra loro remote, sia nel tempo
che nello spazio.
La necessità di aver presente questi due "modi di esse
re" di una religione si rende tanto più attuale quando si
esamina quella egiziana: una religione in cui tale stacco
è più accentuato che in altre e che, con la istituzione e
la pratica dei Misteri, ha stabilito un taglio netto tra la
casta degli adepti e la massa dei fedeli.
Ove la religione non venga sottoposta all'esame analiti
co di questi "modi di essere" consegue inevitabilmente
l'emissione di giudizi di sconcertante superficialità.
L'esempio è a portata di mano. La descrizione della vol
ta celeste ha indotto quanti si sono occupati di questo
argomento dal lato mitologico e religioso, ad affermare
che, dagli Egiziani, il cielo sia stato concepito come una
lastra di metallo sorretta da quattro pilastri ai punti
cardinali oppure da catene montuose, mentre le stelle
pendono come lampioncini da tale lastra. Il sole a sua
volta avrebbe percorso il cielo sulla barca diurna e not-
17
turna, rinascendo ogni mattina dal ventre della divina
madre Nut.
Tali asserzioni sono state suffragate da una serie di fan
tasiose teorie sull'influsso che la navigazione fluviale
avrebbe esercitato nei confronti delle concezioni cosmo
teologiche, nonché da studi sul "come" i vari aspetti del
sole dardeggiante sulla terra di Kemet avessero potuto
radicare, negli abitanti di questa, le convinzioni sulle
passeggiate in barchetta dell'astro splendente e sulla
sua avventura ginecologica di ogni mattina!
Se ci si dovesse arrestare a simili conclusioni, la figura
del popolo egiziano quale logicamente ne deriva, testi
monierebbe la cristallizzazione - per vari millenni - di
uno stato di totale infantilità e di primitivismo.
Ma la realtà è ben diversa. Gli antichi Egiziani ebbero
una "conoscenza intima del cielo stellato"15 e della feno
menologia ad esso riferentesi. I primi diagrammi stel
lari risalgono all'Antico Impero e, basandoci su quello
di Menfi, anteriore al III millennio a. C., possiamo de
durre che già in quel remoto periodo i primitivi nilotici
avessero chiaramente identificato Venere, la "Stella del
Mattino" (o, secondo altra versione "della sera"), Giove
"il Risplendente", Saturno "Horo il Toro", Marte "il Ros
so Horo" e sembra anche Mercurio; le costellazioni della
Grande Orsa, Bootes, Cigno, Orione, Cassiopea, Draco,
le Pleiadi, Scorpione, Ariete e Sirio "la grande Stella"1 6 •
Conoscevano il fenomeno degli equinozi e, mediante uno
strumento denominato Merkhet 17 , potevano stabilire la
direzione astronomica necessaria per l'orientazione dei
templi, osservare la culminazione delle stelle e redigere
in conseguenza le tavole astronomiche impiegate anche
per la pratica cultuale. Il sistema dei "Decani" che por
tava la divisione dell'anno in 360 giorni sotto la giuri-
18
sdizione di 36 Decani, si trova impiegato già durante la
III dinastia, mentre dai "Testi delle Piramidi" si deduce
la conoscenza delle stelle circumpolari. Nel complesso
gli studi condotti su questo interessante argomento18
mostrano come gli Egiziani, sin dai primordi della loro
storia, avessero nozioni che potrebbero essere definite
scientifiche della morfologia celeste.
Come conciliare allora tali conoscenze col fatto innega
bile delle rappresentazioni, miti e leggende in cui il cielo
appare effettivamente come una lastra metallica (e tale
è tra l'altro descritto nel Capitolo C:XXX del "Libro dei
Morti"), come negare l'esistenza di bizzarre concezioni
cosmo-mitologiche in cui il cielo è rappresentato da una
dea ignuda col corpo arcuato cosparso di stelle e il sole
navigante in barchetta, se tanti sarcofaghi e papiri ci
perpetuano una siffatta iconografia?
La risposta mi pare evidente. È chiaro che una simbo
logia di tal genere, elaborata dal sacerdozio e perpetua
tasi pittograficamente sino a noi, non può essere inter
pretata à la lettre attribuendo senza discernimento alla
totalità del popolo egiziano le idee limitate agli strati
inferiori di esso. Tutt'al più si potrà dire che la simbo
logia, portata in mezzo a classi poco evolute, subì quel
processo generale di adattamento in cui è insito il feno
meno della "decadenza del simbolo". Con la scomparsa
della casta sacerdotale o comunque capace della retta
interpretazione, il simbolo sopravvive in una enigma
tica pittografia o in riti che son soltanto la copia mec
canica ed automatica, ma non "intelligente" di quanto
compiuto anticamente, oppure ancora attraverso le tra
dizioni popolari, storpiato ed alterato rispetto al proprio
originale.
È pertanto di sommo interesse approfondire l'indagine
19
dei testi magico-religiosi egiziani, che costituiscono la
più antica documentazione del genere a noi pervenuta,
mantenendo ben chiari innanzi a sé i due "modi di esse
re" cui si è fatto cenno.
Non si tratta affatto di eliminare o anche di ridurre in
alcun modo la rigorosa applicazione del metodo scienti
fico "positivo" per quanto attiene alle costituenti filolo
giche del testo, allo studio della sua posizione storico
cronologica o all'analisi critica esegetica. I risultati di
simili studi, nel loro campo particolare, non potranno
essere che fecondi. Ma allorché si passa alla interpre
tazione del soggetto, il semplice metodo scientifico "di
laboratorio" non è più sufficiente. Altri metodi, altri
mezzi, non per questo meno seri, si richiedono per una
siffatta indagine. Metodi e mezzi basati su una diversa
facoltà di "intendere", di "percepire", di "afferrare", al di
là del simbolo, al di là della tradizione, quel tessuto con
nettivo che determina una visione unitaria nonostante
la disparità dei cicli di cultura cui possa appartenere la
documentazione sottoposta all'esame .
Si tratta innanzi tutto, e in questo il metodo scientifico è
indispensabile, di approfondire lo studio delle fonti ori
ginali le quali, se ben inquadrate, possono presentare,
a chi abbia intendimento, la chiave di enigmi apparen
temente insolubili. E ciò senza dover ricorrere a fanta
siose teorie, sovente rivestite di un orpello di misticismo
pseudo-orientale, in cui l'elemento soggettivo preponde
rante sopraffà il valore delle fonti stesse.
Il mondo egittologico è stato recentemente diviso in
"classicisti" e "simbolisti"19: le due tendenze rappresen
tano le polarità estreme, sia di concetto che di metodo,
assunte dagli studiosi su tali problemi. Entrambe, sia
pur con le dovute eccezioni, peccano in difetto. Nell'una,
20
ove è sufficiente la cognizione scientifica, manca il mo
tus animi capace di consentire la visione unitaria al di
là dell'aspetto formale del documento; nell'altra, ove
esisterebbe in nuce tale facoltà, fa difetto la cognizione
scientifica o è talmente superficiale e dilettantistica per
cui quel poco di buono e di vero che si è riusciti ad intui
re, fa le spese del resto naufragando nel ridicolo.
Una via di mezzo è difficile, ma non impossibile. Si trat
ta di integrare, per quanto possibile, le manchevolezze
dei due estremi. Congiungere, in altre parole, l'intui
zione che è stata definita "unitaria", coi risultati delle
analisi e sintesi fornite dal puro metodo scientifico.
E potrebbe anche darsi che tale fusione fosse accompa
gnata dalla percezione della esistenza di una "tradizio
ne" immanente oltre le barriere del tempo, non quale
fossile documento di folklore, bensì riferita - in termini
di psicologia trascendentale - a realizzazioni dell'Ego * ,
sostanzialmente identiche nei vari cicli storici. Realiz
zazioni che potrebbero basarsi su di una concezione an
titetica a quella che distribuisce gratuitamente e dejure
l'immortalità ad ogni individuo, considerando invece
questa come lo scopo finale di una "eroica" avventura.
Per cui, senza voler insistere sull'apologo della perla
posta innanzi al noto animale, potrebbe anche com
prendersi come e perché tale tradizione sia stata sem
pre occultata in simboli o espressa, da chi di dovere, in
leggende e metafore ut arcana sua celent in vulgus non
enuncianda .
21
AVVERTENZA
NOTE
1 Pap. Torino 133, 10. Cfr. anche PYR 1695 e la var. PYR 888,
URK. IV, 19.
2 Cfr. B. de Rachewiltz: "Il Libro dei Morti degli antichi Egiziani",
Scheiwiller, 1958.
3 PYR 1 1 75 . L'identificazione del sovrano con Ra si trova anche
espressa in PYR 135, 703-5, 1461 b.
4 PYR. 667, 408 a; 408 b; 665 b; 876 a; 876 b.
5 PYR 1264- 1279. Cfr. Weill R.: "L'Incantation anti-osirienne in
sérée dans la composition du chapitre "Pyramides 1264- 1279" in
BIFAO, 46, 1947 , pp. 159-197.
6 Plutarco: De Iside et Osiride, eh. XXI . Il parallelo tra Osiride
ed Orione si trova già in PYR 8 19, 925 mentre l'equivalenza Iside
Sothis è in PYR 1092.
7 Cfr. B. �e Rachewiltz: "Vita nell'Antico Egitto", Sansoni 1958,
pp. 74 sg.
22
8 EGW, I, 13-17.
9
Per "anima trasfigurativa del divino nell'umano", cfr. EGW I,
1 3 . Cfr. anche PYR 152.
10 Si confronti, in particolare, il valore dato alla "conoscenza" nel
rituale funerario del Bardo Thodol, detto "Il Libro dei Morti Tibe
tano". (Tradotto in italiano da Tucci, Bocca, 1949). Per una anali
si approfondita di tale soggetto cfr. B. de Rachewiltz: "Religione e
Magia nell'Egitto faraonico" [il libro era in preparazione e con ogni
probabilità assunse poi il titolo di "Egitto Magico Religioso" edito
nel 1961 e ristampato nel 2008 da Edizioni della Terra di Mezzo -
N.d. E . ] .
11 "Ea": "Sul carattere della conoscenza iniziatica" in "Introduz.
alla Magia quale Scienza dell'Io", Bocca, 1955, p. 41 e Nota l.
12 Cfr. Porfirio. Sententiae IX.
13 Apuleio: "L'Asino d'Oro" ("Le Trasformazioni", B.U.R. , Milano
1955 Traduz. dal greco di C. Annaratone, p. 292).
14 Cfr. Nota 7 , p. 78 del testo citato.
15 Zbynek Zaba: "L'Orientation astronomique dans l'ancienne
Egypte et la précession de l'axe du monde", Prague 1953, Ac. Tchec.
de Science.
16 Sloley R. W.: "Astronomy'' in "The Legacy of Egypt". Oxford
1947, pp. 161 sg. e nota ( 14) di questo Capitolo.
17 Borchardt L. : "E in altaegyptisches astronomisches Instrument",
ZAS, 37 ( 1899). Gli strumenti del Museo di Berlino portano i nn.
14084, 14085, 19743 , 19745; Clère J. J . : "Un texte astronomique de
Tanis", Kemi 1949.
18 Chatley H . : "Egyptian Astronomy'', JEA, 26 ( 1 940) e 27 ( 1941)
e in "The Observatory" vol . 62 ( 1939); Chabas F. J . : "Sur un texte
égypt. relativ au mouvement de la terre", Biblioth. égyptol. tom. II
Ouvr. diverses, tome 3, Paris 1903; Antoniades E. M . : "L'astrono
mie de l'Egypte antique". Bull. Soc. Astronomique de France, Paris
1934, ann. 48, pp. 36 1-369; stesso A. : "L'astronomie égipt. depuis le
temps le plus reculés jusqy'à la fin de l'époque alexandrine", Paris
1934 e "Astronomie Egyptienne", Chron. d'Egypte, Bruxelles 193 1 ,
ann. 6, n. 1 1 , pp. 41-53; Lockyer J . N . : "On some points i n ancient
Egyptian astronomy", Nature, London 1892 vol. 45, pp. 296-299 e
373-375; Flinders Petrie: "Observational astronomy" in "Wisdom
of the Egyptians", London 1940, pp. 3-22 e "Primitive Astronomy''
23
in "Ancient Egypt and the East", London 1933, pp. 1 1 1- 1 12; Rey
Abel: "L'astronomie égyptienne" in "La Science orientale avants le
Grecs", Paris 1930, pp. 288-304; Zinner E.: "Die Sternbilder der
alten Aegypter", in Isis, Bruges 193 1 , vol. 16, pp. 92- 1 0 1 ; Lexa
F.: "Deux notes sur l'Astronomie des anciens Egyptiens", Are. Or.
XVIII, pars III, 1950, Praga; Stracmans M. e Libon G.: "Le nom
de la planète Vénus et ses antécédents égyptiens", Revue d'études
latines, VI, Bruxelles 1947, pp. 3-16; Lange H. O. e Neugebauer 0.:
"Papyrus Carlsberg n l - Ein hieratisch - demotischer Kosmologi
scher Text", Copenhague, 1 940, rendiconto di J. Capart in Chron.
d'Egypte n. 3 1 , 1941 p. 87. Gundel W. : "Dekane und Dekansternbil
der", 1936; Parker R. A.: "The Calendars of Ancient Egypt", Chica
go 1950. Zaba (o.c. p. 74) cita l'opinione dell'Accademico Strouvé
secondo cui "bisogna procedere ad una revisione radicale del nostro
giudizio, sinora assai sfavorevole, sulla Scienza egiziana...".
19 Schwaller de Lubicz R. A.: "Le tempie dans l'homme", Cairo
1949; Goby J. E.: "Que faut il penser des théories 'symbolistes'" in
Soc. d'étud. hist. et geogr. de l'Isthme de Suez, Not. d'Inform. n. 23,
Oct. 1950, pp. 88-90; Schwaller de Lubicz R. A.: "Du Symbole et
de la Symbolique", Le Caire, 1 95 1 ; Rousseaux A.: "La querelle des
égyptologues" in "Mercure de France" n. 1055, Juill. 195 1 ; Tagher
J.: "La querelle entre classique et symbolistes autour du tempie du
Luxor" in " Cah. Hist. Egypt." serie III, Juill. 1 95 1 ; Parapadoupolo
A. : "vers une égyptologie préscientifique?" in "La Revue du Caire",
vol. 27 n. 144, Nov. 1 9 5 1 , pp. 247-268. Picard Ch.: "La vaine querel
le des égyptologues..." In Rev. Archeol. 36, 1950 pp. 1 19-122; e gli
articoli di E. Drioton, J. Saint Fare Garnot, A. Varille e A. Rousse
aux in "La Querelle des Egyptologues: Nouveaux Débats", Mercure
de France, 1 95 1 , n. 1058, pp. 260-279; Varille A.: "Un point de Vue
nouveau sur l'Architecture pharaonique", Bruxelles, 1953; Schwal
ler de Lubicz R. A.: "Le Tempie de l'homme Apet du Sud a Louq
sor", Paris, 1957.
24
Esemplare del "Libro degli Inferi". Papiro n. 133 da Deir el-Bahri.
XIX din. Museo del Cairo (Foto dell'Autore)
25
26
Esemplare del "Libro degli Inferi". Papiro n . 1 33
Museo del Cairo. XIX din.
27
LE FONTI
29
quest'ultimo caso il testo appare più frequentemente
sintetizzato.
La rappresentazione grafica del viaggio del Sole nottur
no, quale ci è fornita dall'Edizione illustrata, comporta
una suddivisione di dodici tavole in tre registri longitu
dinali. Quello centrale rappresenta il fiume sul quale il
dio naviga, mentre i restanti hanno la funzione di spon
de su cui appaiono i vari abitanti della contrada con a
fianco l'indicazione del proprio nome.
Per quanto concerne la elaborazione e la stesura del te
sto possiamo presumibilmente supporre che ciò abbia
avuto luogo in quella particolare istituzione a carattere
magico detta Per Ankh , la "Casa della Vita" ove un ap
posito corpo sacerdotale, tra le altre attività, elaborava
appunto questo genere di testi iniziatici. Tale Istituzio
ne era circondata dal massimo riserbo e frammenti di
testi ad essa riferentesi, pervenuti sino a noi, recano
l'indicazione che l'eventuale trasgressore dei segreti sa
rebbe morto all'istante, folgorato dalla magia2•
Per quanto concerne le fonti formali del testo, esse sono
costituite da:
a) gli lpogei reali iniziando da quello di Thothmes I, poi
Thothmes II e Amenhotep II con la versione comple
ta, come pure quello di Amenhotep III di cui restano
però solo alcuni frammenti. Alla fine della XVIII dina
stia venne riprodotto solo in forma sintetica, come nella
tomba di Tutankhamon. Per l'epoca successiva un buon
esempio proviene dalla tomba di Seti I in cui son ripro
dotte le prime undici ore; in quella di Ramses II figura
no la I, II, III, IV, V; in quella di Tausert-Setnakht la
VI, VII, VIII e IX; in quella di Ramses III la IV e la V; in
Ramses VI le prime undici; in Ramses IX la II, III, IV.
La versione meglio conservata è quella della tomba di
30
Seti I. In quasi tutte manca la XII ora, forse perché, co
stituendo il compimento del periplo solare in cui figura
la "resurrezione" del Sole, si preferì porla accanto alla
mummia, trascritta su papiro, per un maggior effetto
taumaturgico.
b) I Sarcofaghi sui quali, a partire dall'epoca saitica,
appaiono scene del testo con descrizione di alcune delle
ore.
c) I Papiri , ed in particolare quello n. 307 1 del Louvre, il
n. 3001 di Berlino e il n. 7 1 di Leyda, col testo completo
della edizione ridotta. Il papiro di Torino e quello n. 72
di Leyda con le ore dalla X alla XII. Nel Museo del Cairo
esistono varie copie, tra cui quella n. 133 della XIX di
nastia, che qui si riproduce (v. pp. 25-27), con le ore X,
XI, XII. Tra gli studiosi che si occuparono dal lato filolo
gico e storico del "Libro di Ciò che è nell'Ade", vanno in
particolare ricordati il Maspero, il Lefébure, Devéria, J.
Jéquier, il Pierret, il Budge e A. PiankofP.
La traduzione del testo che qui si presenta è stata con
dotta con metodo integrativo sugli originali delle varie
epoche, con la eliminazione dei pleonasmi onde riprodur
re la forma più attinente al prototipo-base. Ogni "Ora "
è stata fatta precedere da una descrizione della scena
tipica, desunta dalla comparazione tra i vari esemplari
ed è seguita da un commento interpretativo.
31
ORAI
Descrizione
Fig. l
33
te", il "Toro di Verità", il "Guardingo", la ''Volontà" e un
timoniere, tutti d'aspetto antropomorfo.
L'imbarcazione è preceduta da una processione di varie
Entità tra cui si notano le due Maat, la dea leonessa
Sekhmet, quattro "termini" o pietre confinarie sormon
tate da capo umano e con la indicazione rispettiva di:
"Ordine di Ra", "Ordine di Atum", "Ordine di Khepri",
"Ordine di Osiride". Li precede un serpente eretto sulla
coda ed una divinità antropomorfa che ha in mano, a se
conda delle raffigurazioni nei vari testi, un boomerang
od un serpente. Il suo nome è "Colui che traversa le Ore".
Alcune linee di testo commentano questo registro:
"Il nome di questa contrada è Maaty. Questo dio vi ar
riva nella barca Mesket6 e procede nell'Arrit di questa
città che è lunga 120 itru 7 che egli compie traversan
do l' Uranos 8 • Egli passa attraverso l'acqua che è larga
300 itru e consegna i campi agli dèi che vi sono. "Acqua
di Ra" è il nome di questo campo. L'"Essere dalle due
Fiamme" è il nome del suo guardiano. Questo dio comin
cia a dare gli ordini prendendo cura su coloro che sono
nel Duat di questa Arrit".
La scena del registro inferiore inizia con la rappresenta
zione di un personaggio detto "Il Sigillatore della Terra"
in atto di muoversi incontro agli altri personaggi che
compongono il corteo. Il primo simbolo che si incontra è
quello qui riprodotto (Fig. 2) e che ha un nome singola
re: "Lo Spartiacque"9• Sono altresì presenti tre dee, una
divinità con due scettri incrociati, sei altre che reggono
un serpente in mano e infine tre serpenti ritti sulla coda
che precedono una imbarcazione su cui si trova lo scara
beo Khepri. Il testo relativo suona così:
". . . Il dio passa (nell'Arrit) nell'aspetto di ariete e vi
compie le sue trasformazioni. I morti (o il morto) non lo
34
seguono, ma restano nell'Arrit mentre egli dà gli ordini
agli dèi che vi sono. Chiunque avrà fatto ciò a similitu
dine di quello che è nella "Occulta Dimora", chiunque
avrà conoscenza di queste similitudini che sono questo
stesso grande dio, avrà grande giovamento sulla terra"
Fig. 2
35
(lett. : Iw akh en. ef tepy ta = "Sarà utile (Akh), per lui
sulla terra")1 0 •
Nel registro superiore sono riprodotte varie divinità in
atto di adorazione, alcune nell'aspetto delle sacre scim
mie, sono "gli dei che aprono la porta al gran Ba" mentre
vari serpenti sono incaricati di illuminare il cammino
del dio col fuoco che promana dalla loro bocca.
Testo
36
Khenti-Amenti. Vi è giubilo per Ra alle porte d'ingresso
della Terra. Lodi a te, che rendi perfetta la Luce quando
penetri nelle abitazioni della gran contrada! I babbuini
ti aprono le porte, gli Hatiu ti schiudono i portali, i ser
penti cantano e ti esaltano. I divini serpenti illuminano
le tenebre per te. Le tue due "figlie-serpenti" ti trainano
nella tua forma e tu assumi la tua posizione sul suolo
del campo di questa Terra. Tu hai preso possesso della
Notte ed apporti il Giorno. Tu sei questo dio che tra
versa le Ore: il tuo luogo di riposo è la Barca di Khepri.
Tu hai afferrato i grani di Hernebet nel segreto di N eit
(altra vers. : "tu hai pacificato Neit"). Tu hai diviso le
Acque di Ra, hai spogliato il "Sigillatore della Terra".
Le dee serpenti dell'Uranos ti acclamano, le dee ser
penti ti rendono lodi. Tu sei reso "giustificato" contro i
tuoi nemici, tu che infliggi punizione ai condannati". La
maestà di questo dio dà gli ordini dopo aver raggiunto
questa Arri t: "Che il vostro cancello sia resistente, le vo
stre porte salde e i vostri chiavistelli sigillati! Venite a
me, non passate a me, non muovetevi per me e abiterete
nei vostri luoghi. Drizzatevi sulle vostre rive ! ". Il gran
dio passa ed essi lo salutano quando è passato da loro
verso Uranos. Ciò è eseguito come ciò (che è) nella parte
occulta del Duat, questo è il piano analogo a quello dise
gnato dal dio stesso. È utile per colui che è in terra. Vi
sono 120 itru per traversare questa Arrit. L'Ora che è la
Guardiana di questa porta è "Colei che fende la fronte
ai nemici di Ra". »
Commento
37
presuppone il passaggio attraverso la "soglia" di Pro
serpina, ed è attraverso la soglia o vestibolo degli Infe
ri che il Sole naviga. In questo luogo egli opera le sue
"trasformazioni", le metamorfosi necessarie a compiere
il viaggio assumendo capo di ariete, classico animale
ammonio-solare, e l'aspetto di cadavere, luf Immobile
egli infatti traversa le ore senza mutar posizione, immo
bile impartisce ordini, mentre le altre potenze agiscono.
La sua è una vera immobilità cadaverica: per visitare il
regno dei morti si deve saper assumere le loro caratte
ristiche.
I personaggi della barca hanno nomi significliJ.tivi: "Co
lui che schiude i cammini" , la "Conoscenza", il "Guar
dingo", la ''Volontà", tutte personificazioni delle qualità
necessarie per affrontare con successo le prove ed i ri
schi di un simile viaggio. Il nome di questa contrada è
"Acque di Ra" e il simbolo princeps è quello riprodotto
nella Fig. 2 che reca il nome di "Spartiacque", precedu
to dal personaggio detto "Il Sigillatore della Terra" che
viene "spogliato" dal dio: "Tu hai spogliato il Sigillatore
della Terra", e "Tu hai diviso le acque di Ra". I termini
"rompere, schiudere, spogliare" riferiti al "sigillo della
Terra" indicano la condizione necessaria per penetrare
in essa e per conoscerla; si tratta della compagine tellu
rica individuale in cui occorre sprofondarsi dopo averne
schiuso, "denudato" il sigillo. Ma è necessario "dividere
le acque" e questa indicazione si esprime concretamente
nel simbolo definito "Spartiacque". Trattasi di un asse
verticale sormontato da un paio di corna in mezzo a cui
si erge una figura mummiforme, la stessa che apparirà
all'ultima ora del testo, allorché il dio, identificandosi
appunto in tale raffigurazione, lascerà la vecchia spo
glia per "rinascere" nell'aspetto dello scarabeo Khepri.
38
Tale immagine mummiforme del dio Sole, oltre ad ap
parire nella XII ora del "Libro degli Inferi", riflette una
concezione testimoniataci anche in una stele del Mu
seo di Berlino in cui è contenuto il seguente indirizzo al
Sole: "Omaggio a te, mummia che ringiovanisce e rina
sce perpetuamente"12.
L'asse verticale della raffigurazione in esame appare
traversato da due serpi riprodotte in senso inverso. Le
corna che sormontano l'asse son dette in egiziano Wpt,
coi significati di "sommità del cranio", "aprire, dividere,
39
Le due serpi riprodotte in senso inverso richiamano alla
mente le analoghe serpi del classico caduceo ermetico
(Fig. 6). Anche in questo caso ci troviamo alla presenza
Fig. 6
40
prenderlo è necessario far richiamo ad alcuni concetti,
sia' pur sinteticamente. Le dottrine orientali concorda
no sulla presenza, nell'uomo, di "canali" invisibili chia
mati in sanscrito nadis da nad = "movimento" e tradot
ti in vario modo. De Campingny usa il termine "canali
sottili", J. Marquès-Rivière quello di "arterie luminose",
Evans-Wentz "canali o nervi psichici". Tali nadis sono
in numero assai elevato ma tre sono le principali: Ida ,
Pingala e Soshumna . Quest'ultima, che a sua volta è la
più importante, corrisponde alla colonna vertebrale defi
nita Brahma-danda, il "microcosmo del macrocosmo"15•
Tale Soshumna nadi è infatti la "gran via di passaggio
delle forze psichiche del corpo umano" e attorno ad essa,
come i due serpenti del caduceo ermetico, si avvolgono
le altre due nadis : Pingala a destra, maschile ed attiva,
Ida a sinistra femminile e passiva. In alto, alla som
mità della simbolica verga, nel punto corrispondente al
vertice del cranio, splende il "Sole", mentre sette cha
kras o "centri" (lett. : "circoli", "ruote") principali sono si
tuati lungo l'asse centrale. Queste sette "località" della
colonna vertebrale vengono rappresentate, nel rituale
sciamanistico dell'Asia centrale, da sette "intagli" che
vengono effettuati sull'Albero innanzi al quale lo scia
mano cade nell'estasi iniziatica. In tale stato egli affer
ma di sentirsi trasportato nell'Albero Cosmico, sede del
Signore dell'Universo e sosta in ciascuno dei "cieli" che
corrispondono ai sette intagli. 1 6
Sempre secondo la dottrina orientale si ritiene che alla
base della colonna vertebrale, simile ad una serpe av
volta nelle sue spire, dorma Kundalini, il "potere igneo
serpentino" che viene risvegliato dal rituale iniziatico,
percorrendo - dal basso all'alto - i vari chakras di cui
l'ultimo, Sahasrara , è localizzato nel punto della sutura
41
sagittale ove i due parietali si congiungono, detto "aper
tura di Brahma" (Brahma-randhra), il luogo ove appun
to "sorge il Sole". Il testo originale 17 così si esprime: "La
Sposa (Kundalini) entrando nella strada regale (la nadi
centrale) e riposandosi in certi luoghi (i sette chakras),
incontra ed abbraccia lo Sposo Supremo (il divino) e in
tale abbraccio fa sgorgare fiotti di nettare".
Non altro senso ha il caduceo ermetico: la verga centra
le corrisponde alla colonna vertebrale; le due serpi rap
presentano le "arterie luminose" e, al vertice, splende il
disco solare alato (Fig. 6). Per le testimonianze moderne
è interessante l'opinione di un Bramino di Malabar, ci
tata da Boulnois18, sopra il caduceo dravidico: "Le serpi
che si allacciano rappresentano le due correnti che per
corrono, in senso inverso, la spina dorsale". E lo stesso
Autore cita un affresco di Ananta in cui il nimbe (ser
pente) bicipite, è attaccato alla nuca di un personaggio.
Per quanto concerne l'Egitto, uno dei primi simboli equi
valenti è dato dal disco alato, rappresentante il Sole, da
cui pendono le due serpi coronate rispettivamente con
la Corona Bianca e con quella Rossa (Fig. 7). L'analo
gia tra queste raffigurazioni con quelle equivalenti delle
scuole orientali è stata già segnalata da alcuni studio
sP9. Ma l'equivalenza col caduceo ermetico è assai più
manifesta nel simbolo riprodotto nel "Libro degli Inferi"
(Fig. 2) e che viene qui per la prima volta sottolineata.
L'asse verticale, le due serpi e la rappresentazione delle
corna, equivalente in sensu alla "sommità del cranio",
trovano riscontro e giustificazione nelle concezioni che
si sono esaminate. Nel nostro caso è precisamente dal
punto corrispondente all'"apertura di Brahma" che il
Sole, abbandonata la vecchia spoglia, rinasce. Ed è per
questo motivo che i sarcofaghi antropoidi rizzati sulla
42
sabbia nella cerimonia dell"'apertura della bocca", reca
no quasi costantemente, nel punto esatto corrisponden
te a tale apertura (là ove appunto il "sole nuovo" deve
sorgere) la rappresentazione dello scarabeo Khepri.
Riguardo alle due serpi una frase del testo è particolar
mente indicativa: "Le tue due figlie-serpenti ti trainano
nella tua forma" mentre il nome del Guardiano delle
Acque è "L'Essere dalle due Fiamme". Poiché il nome
del simbolo che abbiamo esaminato è lo "Spartiacque" è
necessario precisare la natura di questa "acqua".
Nel caso particolare trattasi della "corrente" che viene
Fig. 7
43
midi": "Calme sono le Acque del Diluvio dopo aver inon
dato i canali del re Neferkara".
Ma esaminiamo le varie fasi, quali il testo ce le presen
ta. Una volta assunta posizione in questa Arrit, il dio
"distribuisce" i campi agli dèi che vi sono, precis ando
però assai esplicitamente che queste divinità sono sue
creature: "voi appartenete al mio corpo, siete entrati in
essere dalle mie membra". Non si tratta quindi di en
tità estranee, bensì di potenzialità individuali cui ven
gono assegnati specifici compiti nelle singole sedi (cfr.
i termini analoghi di "sedi", "proprietà", "campi") , rac
comandando loro che i rispettivi cancelli e le porte sia
no ben resistenti e i chiavistelli "sigillati". Ove ciò non
fosse, l'irruenza scatenata delle "acque" potrebbe tutto
travolgere.
Per "contrada", "regione" et similia la letteratura miste
rica designa non luoghi topografici, ma "stati di essere " ,
cioè condizioni specifiche della psiche. Il Duat, il "luogo"
ove debbon essere compiute queste "cose" non indica un
luogo estraneo o lontano bensì la "Terra" che deve esse
re "conosciuta" dopo averne spogliato il sigillo: l'interno
stesso della compagine tellurica individuale. Program
ma tutto racchiuso nell'ermetico detto: visita interiora
terrae rectificando . . . 20•
Così la frase del testo "rendi perfetta la Luce quando
penetri nelle abitazioni di questa gran contrada" va ri
ferita alla forza che viene messa in opera, equivalente
alla Kundalini orientale, e che risveglia, "illumina" i
vari "centri" (chakras), qui designati col nome di "abita
zioni". Ed è significativo che tra i simboli che compaiono
in questa prima ora vi sia la raffigurazione della dea le
onessa Sekhmet, la "Possente" che corrisponde appun
to a quella vis ignea identificata in Kundalini . Avremo
44
modo di soffermarci ancora, nelle ore seguenti, su tale
rapporto.
I quattro "termini" o pietre confinarie antropocefale
sottolineano il rapporto Ra-Osiride nei confronti di chi
affronta la prova: sono infatti pietre terminali perfetta
mente identiche, contrassegnate coi nomi dei tre aspetti
del Sole: Khepri, Ra e Atum, ma altresì con quello di
Osiride. Tale identificazione è assai importante poiché
stabilisce il possibile rapporto di equivalenza tra l'in
dividuo (o il defunto, l"'Osiride") ed il dio Sole che nel
testo è il personaggio principale .
Per quanto concerne le divinità di questa regione, va ri
cordato che "dovunque si parla di "dei" o "numi", si trat
ta di stati trascendentali della coscienza"21 • Si ricordi
l'affermazione del testo già riportata: "voi appartenete
al mio corpo, siete entrati in essere dalle mie membra".
Si è parlato precedentemente di ciò che significhi "cono
scere". Il testo qui sottolinea l'utilità che deriva da tale
conoscenza già "sulla terra", ma soprattutto dal "com
piere", dall'agire cioè.
45
ORA II
Descrizione
47
mine" antropomorfo, lo scettro di Osiride a fianco di un
serpente eretto definito "il bastone di Osiride", una en
tità bicefala con le teste di Horo e di Seth, varie divinità
assise su troni armate di coltello ed una in piedi in atto
minaccioso, un personaggio con scettro Sekhem , detto
"Il Potente sui suoi nemici".
Nel registro inferiore è riprodotto un personaggio che,
come il "Sigillatore della Terra" dell'ora precedente,
marcia incontro alla processione, tre personaggi col
simbolo del grano sul capo e tre recanti tale simbolo
in mano, un dio armato di coltello, tre divinità assise,
due delle quali recano il simbolo della stella, un dio con
pugnale, la raffigurazione di Osiride Unnofre mummi
forme, una divinità con due scettri su cui è posta una
stella che, come le precedenti, richiama nella forma la
"croce di vita", l'Ankh . Segue un essere antropomorfo
bicefalo, tre personaggi recanti una stella-croce, tre con
il ramo di palma a tacche, simbolo della misura del tem
po, un personaggio con pugnale e tre col segno dell'anno
In mano.
Testo
48
scritto (lett. "fatto in scrittura") queste "Anime del Duat"
nelle forme che si trovano nell'occulto dell'Amenti - l'ini
zio di tali rappresentazioni deve partire dall'Amenti - e
chi farà offerte ad esse sulla terra nei loro nomi, avrà
in terra grande utilità e vera protezione. Chi conosce
queste parole che gli dèi del Duat dicono a questo dio
e le parole che questo dio dice loro in prossimità23 degli
dèi del Duat, avrà utilità sulla terra e reale protezione.
Il nome di questa ora di notte che guida questo grande
dio in questa contrada è "l'Abile a difendere il suo Si
gnore".
Gli dèi col simbolo dell'anno "donano a questo grande
dio le stagioni e gli anni che tengono nelle loro mani"
ed hanno vita "attraverso la voce di questo grande dio
che distribuisce loro erba in abbondanza pei loro campi.
Il guardiano di questo campo è "Colui che è nelle due
Fiamme".
Il dio riceve l'indirizzo delle varie divinità: ''Vi è gaudio
in cielo e grida di gioia sulla Terra allorché il tuo corpo
entra . . . Tu procedi e il tuo corpo è dotato di potere, le
porte della Terra nascosta sono schiuse per te . . . tu vai
a riposarti nell'Amenti e vieni in essere nella forma di
Khepri". E il dio risponde: "Aprite le vostre occulte porte
affinché il dio luf4 possa guardare e disperdere le vostre
tenebre e voi possiate estrarre la vostra acqua dall'Ura
nos e giunga aria alle vostre nari e voi non siate distrut
ti e sopraffatti dal vostro cattivo odore, né soffocati dai
vostri escrementi, che possiate sciogliere e gettar via le
vostre bende, che possiate sollevare le vostre gambe e
camminare con esse, che possiate distendere le braccia
e che le vostre anime possano non separarsi da voi . . . di
partitevi dalla mia barca e ritiratevi dalla mia immagi
ne, sì che io possa vivificare nuovamente questo vostro
49
campo. La mia anima è con voi che avete combattuto
per me, che mi avete protetto contro Apep, che avete
vita dalla mia anima, che siete entrati in essere attra
verso il mio corpo, che avete i vostri seggi di beatitudine
decretati per voi, sì che possiate ivi esistere . . . " »
Commento
50
caso la statua come punto d'appoggio e si "alimentava"
fluidicamente delle offerte attraverso di essa. Ma per far
sì che la statua fosse in qualche modo collegata col Ka
era necessario un rito preliminare tendente appunto a
stabilire tale rapporto di correlazione. Il rituale in que
stione ci è stato tramandato integralmente e la scena
principale di "vivificazione" comporta il sacerdote Sem
il quale, adagiato su uno sgabello di fronte alla statua e
con l'abito che racchiude le braccia, cade in un sonno le
targico ·dal quale si risveglia affermando: "Ho visto mio
padre in tutte le sue trasformazioni". L'abito di questa
cerimonia deriva da un prototipo antico: una pelle di
vacca sotto cui si opera l'atto della "rinascita" e il "luogo"
ove ciò avviene è definito la "Terra di Trasformazione"
(Ta Kheper). La pelle aveva il nome di Meska (v. p . 53).
La posizione assunta dal sacerdote è quella fetale e la
pelle simboleggia la membrana che avvolge il feto: viene
così stabilita una comunione coi fluidi oscuri della terra,
uno stato indifferenziato e d'oblio corrispondente alla
vita fetale, che viene però superato ed oltrepassato in
forma autocosciente dall'Ego*. Il portarsi fuori da quella
zona letargica corrisponde allo stato dei "salvati dalle
Acque". Rimando il lettore interessato ad altro studio
su tale soggetto25• Quanto qui esposto ha il solo scopo di
sottolineare il rapporto tra la cerimonia descritta e l'at
titudine dei personaggi nella barca del dio del grano che
figura nel nostro testo. Si tratta di un particolare aspet
to della resurrectio collegata col simbolismo vegetale e
con lo stato lunare, precisato nel suo carattere dalle al
tre raffigurazioni: gli Alberi, le spighe di grano, etc . . .
Va ricordato che il grano ha giuocato un ruolo impor
tante nella simbologia e nella prassi religiosa e magica
*
vedi nota a pag. 2 1 .
51
dell'Antico Egitto. A parte i riti agresti in cui il Faraone
procedeva a tagliare, con apposito falcetto, un fascio di
spighe di grano, nello stesso rituale funerario vengono
impiegati i "letti di Osiride"26 : una sagoma, generalmen
te in legno, raffigurante Osiride mummiforme, veniva
seminata a grano e deposta nella tomba. Il grano, ger
minando, assisteva il defunto nella sua opera di resur
rectio : non simbolo astratto, il grano operava come mez
zo magico. Di particolare interesse è qui l'associazione
del "grano" con la "terra di trasformazione".
Il simbolismo vegetale di questa ora viene messo in evi
denza dal fatto che alcune "divinità" presenti ricevono
la vita attraverso la voce del dio Sole "che distribuisce
loro erba in abbondanza pei loro campi". Riassumendo:
l'animazione dei "centri" da parte della vis solare porta
con sé una rinascita, un "verdeggiare" oltre lo stato lu
nare, un "ergersi" delle spighe di grano. Questo stato,
susseguente la "conoscenza" dei nomi degli dei è esplici
tamente espresso nel testo: "Chi conosce i loro nomi esi
sterà con loro e questo grande dio gli assegnerà i cam
pi... Egli si terrà eretto con gli dèi che stanno eretti...
penetrerà nella Terra, schiuderà la capigliatura agli
dèi, marcerà sul "Mangiatore dell'Asino"..."
La posizione eretta corrisponde allo stato attivo, in op
posizione a quello orizzontale che rappresenta la morte,
la paralisi, l'oblio, il passivo. Si è già fatto cenno al rito
dell"'Apertura della Bocca" in cui il sarcofago antropoi
de veniva "rizzato" su un monticello di sabbia e in tale
posizione il sacerdote addetto provvedeva a risvegliare
le funzioni del Ka corrispondenti ai vari organi toccati.
Il "grano" e la "Terra di Trasformazione" il cui senso è
stato precisato, riflettono lo stato dell'autocoscienza di
veglia nella zona indifferenziata di cui uno dei simboli è
52
la Notte. Donde il detto di Eraclito27: "L'uomo ottiene per
sé la Luce nella notte morendo e mentre vive raggiunge
il morto dormendo, spenti gli occhi". È questo il "pene
trare in Terra" tenendosi "eretti" di cui al nostro testo.
Lo "schiudere la capigliatura agli dei" si riferisce alla
concezione dei capelli che, quali canali attraverso cui
confluisce la potenza magnetica del cervello28, rifletto
no l'influsso divino superiore. Il Sifra Zeniutha (1, xii),
nella tradizione zohariana, precisa tale identificazione.
Pertanto l'atto di "schiudere la capigliatura" indica la
possibilità di immergersi nell'influsso divino, mentre il
camminare sul "Mangiatore dell'Asino" corrisponde al
dominio delle forze del Caos. L'entità osiriaca infatti
che porta tale nome era preposta all'annientamento dei
nemici di Horo, cioè delle forze tifoniche, dato che Seth
proteggeva l'asino, animale che, anche secondo Plutar
co29, gli veniva sacrificato. È quindi il dominio assoluto
della passività caotica equivalente in sensu all'atto di
calpestare la luna falcata.
I due urei che si aggiungono al corteo ponendosi a prua
della imbarcazione solare, rappresentano Iside e Neftis,
le due sorelle. Già nell'ora precedente era stato detto:
"le tue due figlie serpenti ti trainano nella tua forma"
e il valore da attribui!e a queste serpi era stato altre
sì precisato. Ma giova qui riportare una allocuzione del
"Libro dei Morti", contenuta nel Cap. LVIII e che si ri
ferisce appunto a queste dee serpenti. Si tratta della
conversazione tra il defunto (o l'Adepto) e i "Guardiani"
dell'Aldilà: "Apritemi! - Chi sei? Dove vai? Quale è il tuo
nome? - Io sono uno di voi ! - Chi è chi ti accompagna?
- Le due dee serpenti Merty - Separati da esse, testa a
testa, quando entri nella divina Meska !". L'importan
za di questo passaggio emerge appieno ove si conside-
53
ri che la Meska (lett. "la nascita del Ka"30 è la "pelle"
sotto cui l'iniziato entra nel sonno magico, la "Terra di
Trasformazione" di cui si è avanti discorso. Ora, sempre
nel "Libro dei Morti" (Capitolo LXXI I), vi è la seguente
invocazione: "Che la "pelle" non ponga una fine a me,
che i nemici non abbiano potere su di me, che io non sia
respinto al vostro ingresso, che le vostre porte non siano
chiuse a me".
La "separazione" delle due dee serpenti è la condizione
necessaria per il passaggio "attraverso la pelle", pas
saggio tutt'altro che scevro da pericoli, tanto che l'ul
tima invocazione riportata del "Libro dei Morti" parla
addirittura del rischio di una "fine" dell'individuo. E
questo rischio, nel "Libro degli Inferi", trova concreta
espressione nel simbolo del coccodrillo con la testa uma
na decapitata sul dorso. Il pericolo è dato dallo scari
carsi di altissimi potenziali attraverso conduttori non
adeguatamente resistenti ed il centro che ne è percosso
ne subisce le conseguenze, sotto la forma della "deca
pitazione", che può indicare sia la pazzia che la morte
vera e propria. Nel "Libro dei Morti" al Cap . XLIII è
detto: "Io sono il grande Uno, sono il Fuoco figlio del
Fuoco, colui al quale è stata restituita la sua testa dopo
che era stata tagliata", indicando con ciò la necessità
di padroneggiare l'esperienza ignea identificandovisi e
recuperando il possesso della "testa" una volta operato
lo stacco. Il coccodrillo è il simbolo della astralità demo
niaca, aspetto che sarà meglio precisato nella VII ora.
Qui, oltre il senso di pericolo riferito all'esperienza, può
indicare anche come, per ottenere il potere (gli scettri
Sekhem hanno appunto il senso di "potere, comando"),
sia necessario rendersi signori (la corona a fianco del
la testa umana sul dorso del coccodrillo) della corrente
54
astrale. E questo padroneggiamento può avvenire "do
sando il ritmo". È la simbolica "arte della Bilancia" che
prescrive le dosi di attivo e di passivo necessarie al buon
successo dell'operazione. Nel testo ciò è raffigurato dal
sistro della dea Hathor e dalla piuma della dea Maat
che seguono l'imbarcazione del coccodrillo. Il sistro, lo
strumento che le sacerdotesse della dea dell'Amore agi
tavano ritmicamente nelle cerimonie, equivale appunto
allo stato vibratorio, al "ritmo". E la matematica esat
tezza di questo ritmo è precisato dalla piuma di struzzo
della dea Maat, la dea della Verità e Giustizia: simbolo
di equilibrio matematico assoluto.
Il nome del Guardiano: "Colui che è nelle due Fiamme"
precisa quanto è stato detto nell'ora precedente. In quel
caso si trattava dell"'Essere dalle due Fiamme", indi
cante un'anteriorità di stato, ora è l'immersione nella
esperienza stessa: identificazione e realizzazione. Le
due Fiamme, le due serpi, le due nadis , sono termini
equivalenti. Il dio procede nel suo cammino e le "porte
della Terra" gli vengono progressivamente schiuse men
tre egli "disperde le Tenebre". Ma gli dèi che sono entra
ti in essere dalle sue membra, devono scostarsi dalla
barca e dalla stessa presenza del dio, affinché egli possa
"vivificare" i loro simbolici campi. Ciò sta a significare
che le potenzialità elementari, una volta "conosciute",
non debbono impedire con la loro presenza individuata
la facoltà, da parte del dio, di procedere oltre nel suo
viaggio e nella sua azione vivificatrice, ma debbono in
vece esistere nei "seggi di beatitudine" (i "centri" armo
nicamente funzionanti) decretati per loro. Lo scambio
di parole tra il dio e tali divinità indica la necessità di
conoscere il rapporto causativo instaurato, in questo
piano, tra l'individuo e le "entità" stesse. L'azione vi-
55
vificatrice della vis solare risveglia i centri prima im
mobili: "possiate sciogliere e gettar via le vostre bende"
dice loro il dio "possiate sollevare le gambe . . . distendere
le braccia" e non essere "sopraffatti dal cattivo odore,
né soffocati dagli escrementi". Altrove si parla di un
"menstruo essenziale che lava la terra e si esalta in una
quintessenza per comporre la folgore sulfurea che, in
un istante, penetra i Corpi e distrugge gli escrementi"31 •
Si tratta della purificazione dei "centri", della distru
zione cioè di tutte le impurità e dell'impulso dinamico
ad essi impresso dal passaggio del Sole. Questo "naviga
sulle acque", seguendo un simbolismo che si riscontra in
vari luoghi. In India, nel Dhammapada32, l'attraversare
la "corrente" è spiegato come l'oltrepassare il regno dei
morti, cioè la "soglia di Proserpina" di Apuleio.
Ma per poter giungere a tanto è necessario che le for
ze leonine, rappresentate dall'istinto selvaggio dell'"io"
animale, vengano prima immobilizzate, "mummifica
te", onde ottenere la rigenerazione che, in questo punto
del testo, è simboleggiata da Osiride Unnofre33• Ed ecco
spiegata la presenza, accanto ad Osiride, della raffigu
razione di un personaggio leontocefalo mummiforme.
Le potenze sterminatrici, armate di pugnale, che faran
no la loro apparizione anche nelle ore seguenti come
"corpo di guardia" incaricato di sterminare chi si attenti
a penetrare nella "regione" senza essere un fedele del
dio, vanno collegate alla natura delle "entità" che com
paiono nella cerimonia della psicos tasi a e che corrispon
dono alla aggettivazione di stati di essere , a dramma
tizzazioni fantastiche della psiche quando le "impurità"
e le scorie non siano state preventivamente bruciate,
né sia stato realizzato il rapporto di "conoscenza" e di
individuazione. In questo caso le scorie, le passionalità
56
che sul piano terrestre cercano l'appagamento al di fuo
ri dell'essere, qui, per una inversione propria a questo
piano di esistenza, appaiono in atto di scagliarsi contro
l'individuo stesso, terrorizzandolo e precipitandolo in
quello stato che i testi lamaici definiscono samsara 34 •
Nel Bardo Thodol, detto il "Libro dei Morti Tibetano"
si fa riferimento anche a quarantadue divinità che ap
paiono al defunto (nello stesso numero dei "Giudici" dei
morti del rituale egizio), con queste parole: " . . . quaran
tadue deità del piano delle forme intellegibili, emanan
do dal tuo stesso cuore, compariranno innanzi a te. Que
ste tu devi riconoscere come pure immagini da te stesso
emanate . . . questi paradisi non si trovano in altro luogo:
essi sono disposti al centro e nei quattro punti cardina
li del tuo cuore; da dentro il cuore adesso emanando,
dinanzi ti compaiono . . ". E il defunto viene così istrui
.
57
ORA III
Descrizione
59
Il registro superiore inizia con due divinità munite di
scettro User, seguite da un personaggio identico a loro
ma riprodotto in formato minore. La processione inclu
de nell'ordine uno stendardo del dio Seker, quattro "La
mentatrici", quattro entità mummiformi maschili: la
prima munita di un paio di corna, la seconda con due
antenne che ricordano quelle dei genii-pesce Nary , la
terza con un serpente alato sulla testa e l'ultima sen
za attribuzioni particolari. Seguono quattro personaggi
antropomorfi, una colonnina detta "La grande in pote
ri magici" sormontata dall'ideogramma luf = "carne",
"cadavere" affiancata da un personaggio inginocchia
to sostenente in mano il simulacro della pupilla di Ra,
chiamato "Colui che porta la pupilla di Ra, che appaga
gli dèi". Figura quindi un naos su cui è posto Anubis lo
sciacallo, seguito da un personaggio mummiforme con
le mani sporgenti dalle bende, un ariete munito di un
pugnale in una zampa, due personaggi detti "Colui e
Colei che portano", anch'essi sostenenti nelle mani i si
mulacri delle pupille di Ra, due divinità a testa di scia
callo, un babbuino mummiforme racchiuso in un locale
con soffitto a volta ed un altro assiso sulla sabbia.
Il registro inferiore reca otto raffigurazioni di Osiride
mummiforme, assise su troni, le prime quattro dotate
della Corona Bianca dell'Alto Egitto e le restanti della
Rossa del Basso Egitto. Accanto a queste raffigurazioni
compare una schiera di genii a capo di volatile, armati
di coltelli: sono i "Massacratori", coloro che "sterminano
i nemici di Osiride". All'inizio di questo registro si trova
no due dee, col capo volto all'indietro e recanti in mano
lo scettro User mentre due altre divinità si muovono in
contro alla processione: sono il dio Kherty e una dea con
in mano due pupille. Sotto il piano di queste ultime due
60
rappresentazioni son riprodotti due personaggi inchina
ti, in atto di toccare terra con le loro mani.
Testo
61
quando egli li ha chiamati e ha pronunciato parole per
loro (essi ricevono) la loro acqua e la loro testa . . . Il nome
del Guardiano di questo campo è Kherty e chi conoscerà
ciò sarà nella condizione di uno spirito che ha dominio
sulle proprie gambe".»
Commento
62
viduata regge la successiva manifestazione della realtà,
il suo "divenire". Nel nostro caso il nome della contrada,
nella sua forma completa è "Acqua del dio Uno, dive
nire delle offerte" e la manifestazione quindi del "dive
nire" verte qui sul principio della reintegrazione della
energia da parte del defunto o dell'iniziato che, al pari
degli dèi, si ciba dei frutti di un albero sacro o attinge
acqua da bacini che sorgono in prossimità di tale Albe
ro. O ancora è una dea, a carattere cosmico (Nut, Ha
thor, etc.) che versa al defunto e alla sua anima acqua e
porge cibi, tenendosi nascosta tra le fronde dell'Albero.
Questa concezione è comune a diverse civiltà e forma
oggetto di uno studio particolareggiato cui rinvio il let
tore35. Va qui tenuto presente che le "offerte", Kau in
egiziano, erano il comune mezzo di sussistenza del Ka
(v. Commento alla II Ora) e stanno a sottolineare, con
la loro associazione alle "Acque del dio Uno" il loro ca
rattere reintegrativo, cui può esser fatto corrispondere
il concetto di ambrosia degli dèi, nello specifico senso
etimologico di alimento che "non fa morire"35bis. Gli dèi
ed i Beati quindi, per mantenere la propria immortalità
debbono periodicamente "alimentarsi" alla grande sor
gente di energia cosmica (Cfr. nota precedente) .
I l testo precisa come l a "conoscenza" debba aver luogo
nelle appropriate sedi: sono questi i luoghi che la vis
solare visita, sostando il tempo necessario a vivificar
li e procedendo quindi nel viaggio. Con ciò si sfugge al
"Luogo della distruzione" e si può "uscire nella propria
forma", si acquisisce cioè una forma permanente non
sottomessa alle leggi cicliche del divenire. In più, il co
noscere quanto sopra già "sulla terra", conduce al luo
go "ove si trova Osiride", cioè il principio immortalante
(quale prototipo dell'Uomo risorto) racchiuso nella com-
63
pagine tellurica. Infatti la barca che apre il corteo in
questa ora, oltre ad Osiride, reca anche un personaggio
mummiforme con la indicazione lmy-ta "Nella Terra"
precisando sempre più il senso del visita interiora ter
rae . . .
Particolare importanza riveste l a scena in cui figurano,
nel registro inferiore, i vari personaggi recanti i simula
cri della "pupilla" di Ra. Il rito cui la scena in questione
Fig. 8
64
cartouche rettangolare all'inizio del registro superiore.
Tra i personaggi di questo registro, quello raffigurato
sotto l'ideogramma mes sostiene con le braccia un grosso
pesce Nàr, l 'heterobranchus longifilis . Il culto di questo
pesce è attestato in epoca protostorica dai ritrovamenti
di El Kab che completano quelli del Petrie riferentesi
alla civiltà negadiana3 6 • In un frammento di mantello
in cuoio risalente a tale epoca J. Capart ha individuato
alcuni esseri antropomorfi con il capo a forma di pesce
Fig. 9
65
piegato a squadra, sostiene nelle mani una sfera identi
ca alla cosiddetta "pupilla" di Ra (Fig. 10).
Nel registro inferiore della tavoletta di Dj er dopo l'ideo
gramma mes = "nascita" appare un personaggio con uno
stendardo recante l'insegna del toro, seguito da un altro
con un tappeto o scudo a linee verticali. Dietro questo
personaggio ne compare un altro, col corpo piegato e so
stenente in entrambe le mani il simulacro di una "pupil
la" mentre uno di tali simulacri si trova sorretto da un
volatile ed un altro è in terra, ai piedi di detto personag-
Fig. 10
66
na del "Libro degli Inferi"; il personaggio col corpo ripie
gato a squadra compare in questa vignetta, come nella
raffigurazione dei genii Nary sul sarcofago di Ramses
III e anche in questa ora del "Libro degli Inferi". Il per
sonaggio leggermente inclinato e tenente in mano la
"pupilla" di Ra di cui alla vignetta del "Libro dei Morti"
trova riscontro sia nella tavoletta di Djer che nel "Libro
degli Inferi" in cui è definito "Colui che porta la pupilla
di Ra". Nella vignetta di cui alla Fig. 11 esso è raffigu
rato in atto di far ascendere lentamente tale simulacro
lungo il dorso di un sarcofago antropoide posto innanzi
Fig. 11
67
e i vari elementi qui succintamente raccolti, tendono a
dimostrare la stretta connessione tra un rito di origine
protostorica e le scene che compaiono sia nel "Libro de
gli Inferi" che in quello dei "Morti", oltre alle raffigura
zioni sui sarcofaghi del Nuovo Impero. Ma quale il valo
re o, meglio, il senso di una simile cerimonia? Trattasi
di un rito per la resurrectio, come chiaramente indicato
dall'ideogramma mes . Ora, anche in questo caso, il prin
cipio umido è dato dalla presenza simbolica del pesce
Nar, mentre la cappa in cui sono avvolti i personaggi
nella placca di Djer ha la forma della Meska e dell'abito
del sacerdote Sem. La "pupilla" di Ra, il simbolo essen
ziale nel rito in esame, è strettamente collegata ad un
mito che ne precisa il valore e che trovasi trascritto in
molte tombe del Nuovo Impero. Vi si narra come Ra,
adirato contro il genere umano ribelle al suo volere, ten
ne consiglio con le altre divinità cosmiche Shu, Tefnut,
Geb, Nut e Nun le quali lo convinsero a "dirigere il suo
occhio contro i ribelli".
Per questo il dio inviò sulla terra il suo occhio, rappre
sentato dalla dea Hathor, che, assumendo un aspetto
di leonessa, fece strage dei mortali ricevendo in conse
guenza l'epiteto di Sekhmet, la "possente". Per evitare
che la totalità del genere umano fosse distrutto dalla
furia della dea, Ra fece spandere tra i campi della bir
ra mescolata ad una sostanza rossa che le conferiva il
colore del sangue. La dea, tratta in inganno, iniziò ad
abbeverarsi alla bevanda alcoolica cadendo presto in un
sonno profondo e dimenticando la sua missione morti
fera.
Da questo mito appare chiara l'identificazione dell'oc
chio solare con la dea dell'Amore Hathor, uno dei cui
aspetti è quello igneo, solare e "mortifero" di Sekhmet
68
la "possente". Ma un altro mito che risale all'epoca dei
"Testi delle Piramidi" merita a questo proposito esse
re ricordato. Narra questo come, all'origine del mondo,
Ra avesse perduto il suo occhio e come di conseguenza
avesse incaricato Shu e Tefnut di ritrovarlo. Ma le ricer
che furon lunghe e Ra si trovò costretto a rimpiazzare il
vecchio occhio con uno nuovo. Donde una grande ira da
parte del primitivo, ritrovato frattanto da Shu e Tefnut.
Per calmare l'adirato occhio, Ra lo trasformò nel serpen
te-ureo che pose sulla fronte e che ornò successivamen
te il capo dei Faraoni. In questo caso l'occhio ritrovato
assume il valore di "terzo occhio" che, come quello dei
Ciclopi, ha la sua sede sulla fronte.
Tornando al rito ed osservando la vignetta del "Libro dei
Morti" (Fig. 11) soffermiamo la nostra attenzione sulla
scena che riproduce il personaggio con la pupilla di Ra.
Esso ha il corpo leggermente inclinato mentre la "pu
pilla" è fatta corrispondere alla base della colonna ver
tebrale del sarcofago antropoide che gli sta di fronte .
Dall'alto il Sole fa cadere i suoi raggi, sottolineando in
tal modo il carattere solare della scena. Se il personag
gio in questione, che possiamo ben immaginare un sa
cerdote funerario in funzione presso il sarcofago della
mummia, venisse a porsi in posizione eretta, la "pupil
la" solare, accompagnando tale movimento, verrebbe a
percorrere, dal basso in alto, la colonna vertebrale del
sarcofago. Ma si è visto come la pupilla corrisponda
miticamente a Sekhmet e questa, a sua volta, a quella
forza dormiente appunto alla base della colonna verte
brale (paragonata alla Kundalini) e che, risvegliata nel
rituale iniziatico, la percorre "vivificando" i vari centri.
Quindi il gesto nella vignetta del "Libro dei Morti" indi
cherebbe l'applicazione tecnica di una simile concezione
69
nel rituale funerario, nella iniziazione cioè post mortem.
Il testo che costituisce l'oggetto del nostro studio speci
fica inoltre come la divinità con i simulacri delle "pu
pille" si trovi nella "Dimora del Djed". Ora il Djed, cui
è connessa l'idea della stabilità, ha valore, in egiziano,
Ì}.)
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Fig. 12
70
antichità cui deve essere ricondotto il rituale della "illu
minazione" ottenuta mediante il risveglio di Sekhmet
Kundalini.
Ma un altro collegamento può essere stabilito tra il rito
protostorico e le sue applicazioni in epoca anche poste
riore. Nella cerimonia dell'"Apertura della Bocca" due
scene meritano particolare menzione. La Fig. 12 mostra
Fig. 13
71
riferirsi al mito di Hathor-Sekhmet, quale Occhio di Ra,
mentre nei casi in cui le "pupille" son due può essere in
trodotto il concetto Sole-Luna quali occhi di Horo l'Anti
co, ma sempre in funzione di correlazione diretta tra il
macrocosmo e il microcosmo-uomo.
72
ORA IV
Descrizione
73
verso l'altro mentre tra loro è posto l'Occhio sacro, una
processione di divinità la prima delle quali ha il tito
lo di "Signora della Vita". Questi personaggi sono così
descritti: "Coloro che si trovano in questo piano, nelle
forme del loro corpo, sono i nascosti sulla strada del
la sacra regione le cui cose segrete sono occultate . Essi
sono i Guardiani della strada per coloro che entrano
nell'occulto luogo del Duat e sorvegliano Anubis nelle
sue forme quando egli li traina e quando egli penetra su
di essi nella sacra terra".
Nel registro inferiore fanno la loro apparizione una dea,
un serpente antropocefalo munito di gambe umane, tre
serpenti orizzontali affiancati. Di questi personaggi è
detto: "Coloro che sono in questo piano passano in ogni
luogo ogni giorno".
Seguono uno scorpione, un ureo ed un personaggio an
tropomorfo con due vasi da libazione in mano: "La Gui
da per la Sacra Strada", un serpente tricefalo alato con
tre paia di gambe umane. Sono ancora da notare il dio
Upuat, un serpente a due teste di cui una prende il po
sto della coda, altre divinità minori che fungono da gui
de e da guardiani, una lunga barca ornata da una testa
umana a prua e a poppa, che trasporta un serpente . Il
testo relativo dice:
" . . . (chi è) nella sua grande barca è il Guardiano della
camera Aheth : egli si trova all'imboccatura del passag
gio segreto della camera Aheth e vive della voce delle
teste della barca".
Compaiono ancora altre divinità e serpenti di cui uno
reca una testa umana che sembra sorgere dal suo cor
po, all'altezza della coda. Di uno di tali serpenti è detto:
" . . . è il Guardiano del passaggio che conduce alla camera
Aheth . Egli si reca quotidianamente in ogni luogo e vive
74
delle parole degli dèi che sorvegliano questa strada". È
presente anche un serpente tricefalo definito "l'immagi
ne occulta della camera Aheth illuminata giornalmente
dalla nascita di Khepri". Sul dorso di questo essere, ma
non congiunte ad esso, si trovano quattordici teste uma
ne con disco e stelle, rappresentanti le divinità protet
trici dei primi 14 giorni del mese. Infine il disco alato di
Khepri sovrasta un essere antropomorfo definito Knu
Pet, il "Cielo Interno"38 seguito dalla dea Maat.
Testo
Commento
75
parte dell'esperienza. Per poter viaggiare in questa re
gione occorre adattare il veicolo alle mutate condizioni,
assumere cioè il "ritmo" proprio a questo nuovo stato.
L'imbarcazione solare prende così l'aspetto di un ser
pente, l'animale più adatto per proseguire sulla sabbia.
Il monito è chiaro: occorre farsi "serpentini", guizzanti,
capaci di cogliere al primo sorgere le manifestazioni del
le successive fasi dell'esperienza e sapervisi adattare.
Il dio, sovrano di questa regione, è presente ma non lo
si vede; le strade e le porte che immettono nella sua ca
verna sono misteriose e nascoste. Il Cap . IV del "Libro
dei Morti" ha questo titolo: "Formula per passare sulla
celeste strada del Ro-stau" ed il testo relativo dice: "Io
ho aperto una strada sull'Abisso delle Acque che forma
un sentiero fra i due Combattenti (Horo e Seth) e sono
giunto. Che i Campi di Osiride siano dati in mio potere !"
Il Ro-stau è il nome della necropoli menfi.ta, posta sotto
la protezione del dio Sokar e l'attribuire, nel "Libro dei
Morti" una qualità celeste alla strada per gli Inferi, mo
stra la fusione delle due concezioni tanatologiche, quel
la aristocratica e quella democratica (la celeste e la ter
restre), di cui si è già trattato. Ma va altresì notato che
tale sentiero è descritto come una strada che il defunto
(o l'Iniziato) deve saper aprire sull'Abisso delle Acque.
Come ciò sia possibile è espresso dal simbolo del disco
solare di Khepri, cioè la coscienza "solare" nascente, in
posizione di prevalenza sul "Cielo Interno", reso attivo.
Infatti il personaggio che porta tale nome è raffigurato
in movimento, sia con le braccia che con le gambe.
Il nome Kereret (o Qerert) attribuito a questo luogo e che
troveremo anche nelle ore successive racchiude l'idea
della grotta, della caverna. Nella forma duale designa le
due caverne presso Elefantina donde si reputava sgor-
76
gasse il Nilo. Una delle composizioni magico-religiose
impiegate negli ipogei reali ebbe il titolo di "Libro delle
Kereret"39 e venne tradotto come "Libro delle Caverne".
Non mancano nella regione descritta in questa ora en
tità e genii diversi, più o meno mostruosi, ma essi sfug
gono alla visione del dio il quale deve compiere i loro
"affari" per mezzo solo della voce. Ciò indica un ulterio
re rapporto che viene a stabilirsi tra il dio e le entità: la
potenza del verbo, il "flatus vocis" alla base delle hekau
o "parole di potenza", gli scongiuri magici che i Greci
definirono daimonoklesùai , sono elementi che vanno ri
condotti a questa particolare fase. Ed occorre pure qui
avere "conoscenza" delle immagini rispondenti a questo
stato, sapendole rettamente interpretare, anche perché
il nome della porta è "Colei che occulta i percorsi" ed il
rischio quindi di perdersi nel "deserto" aumenta, come
pure il pericolo di arenarsi ove non si sappia adattare a
tempo la propria imbarcazione al nuovo stato.
Questa regione è solo l'inizio dell'elemento Terra o "In
ferno di Sokar" ed essa troverà integrazione e completa
mento nell'ora seguente che ci condurrà nella residenza
stessa del dio tellurico. Che il testo in esame sia qual
cosa più di una descrizione del viaggio del Sole è dato
dal ripetersi insistente , quasi monotono, in ogni ora, di
prescrizioni e di raccomandazioni sulla necessità di "co
noscere" scene, nomi, entità, nella loro reale essenza,
la quale quindi non è quella puramente esteriore e pit
tografica, specificando altresì i vantaggi che da siffatta
conoscenza derivano già sulla terra, cioè tra i viventi.
Prescrizioni di tal genere sarebbero del tutto superflue
ed anche illogiche in un testo semplicemente topografico
anche se nell'aspetto descrittivo tanatologico. Non solo,
ma le prescrizioni in oggetto non si riferiscono ad una
77
"conoscenza" intellettuale, ma implicano uno stato atti
vo. Si è del resto già svolto questo argomento, ma non
è inutile tornarvi sopra e rilevare le molte indicazioni
relative al "fare", al "compiere" in perfetta rispondenza
ai requisiti di un manuale tecnico. Ogni "ora" rappre
senta una distinta fase dell'esperienza e per tale moti
vo le prescrizioni si rinnovano ad ogni nuova divisione
precisando il vantaggio che per ciascun nuovo rapporto
stabilito, deriva dalla retta interpretazione o "conoscen
za" attiva. Con ciò si toglie al testo anche il carattere
generico di formulario "benefico" per il defunto: sarebbe
stato infatti sufficiente in questo caso indicare nel colo
phon tale carattere, senza dover insistere in ogni "ora"
sulle stesse prescrizioni.
La conoscenza della topografia di questa regione por
ta con sé il vantaggio di potersi cibare del pane fatto
per le "immagini viventi", cioè delle offerte funebri. Si
è parlato in precedenza di questo tipo di alimentazione
fluidica e sui relativi vantaggi. La mezza lunazione, in
dicata dai quattordici genii, potrebbe equivalere, come
prima le itru , a determinate unità di misura per quanto
concerne il "tempo" dell'esperienza.
78
ORA V
Descrizione
Fig. 1 4
79
Del dio ieracocefalo è detto: "Il suo compito è di proteg
gere la sua stessa forma" e si precisa: "l'immagine che
è in questo piano si trova nella tenebra spessa". Alla si
nistra di questa raffigurazione si trova un serpente che
"vive della voce degli dèi primèvi della terra", mentre al
di sopra della montagna è riprodotta una camera a vol
ta riempita di sabbia donde emerge lo scarabeo Khepri
che prenderà posto sulla barca divina. In alcune versio
ni, a fianco della caverna sono rappresentati due falchi
mentre l'ideogramma della "notte" la sovrasta (Fig. 1 5).
Lo scarabeo sacro è in atto di nascere e di esso è detto:
Fig. 15
80
fiammeggianti", mentre del lago è detto che le sue acque
son "come fuoco per coloro che vi sono". Esso è guarda
to da una enneade divina rappresentata dai nove segni
geroglifici "Nether" o "dio" dei quali il primo appare co
ronato con la Corona dell'Alto Egitto, seguito dalla dea
Amenti. L'appello che il dio Sole le rivolge è il seguen
te: "Dammi la tua mano, Amenti, buona è quest'Acqua
che conduce alla Tomba ove riposano gli dèi. Esistete, o
nove dèi che siete provenuti dalla mia carne e non siete
entrati in essere dalle vostre proprie forme. Voi siete
stabili per quanto concerne il vostro cibo, io vi ho ven
dicato, vendicate voi a me !" Nella scena figurano anche
cinque dèi definiti come: "Guardiani di coloro che sono
immersi (nelle acque) del Duat", mentre un serpente bi
cefalo monta la guardia alla volta sabbiosa donde nasce
Khepri ed una serie di genii è incaricata di sterminare
colui che si azzardi a traversare questa contrada senza
essere perfettamente in regola: una dea, in atto di ucci
dere un individuo, li precede. Il dio Sole è sempre sulla
barca-serpente, trainata da sette dèi e da sette dee al
seguito di lside-Amenti e da quattro personaggi che re
cano scettri, mentre il primo sostiene un intero Albero.
Le entità sterminatrici sono preposte "all'annichilimen
to dei morti nel Duat e il loro compito è di bruciare i
corpi dei morti con le fiamme che provengono dalle loro
bocche", mentre la dea in atto di uccidere "vive sul san
gue dei morti".
A tutte queste entità il dio Sole dice: "Salute a voi che
siete ai luoghi di tortura e che siete preposti alla distru
zione dei morti, . . . che annichilite i morti, che tagliate e
riducete a pezzi le ombre . . . che vendicate Osiride. Mu
nitevi dei vostri coltelli, incatenate e legate con le vostre
mani le immagini che sono in voi, cosicché io possa viag-
81
giare su di voi in pace. Chiunque conosce ciò passerà
sulla dea in pace". Infine alla estremità del percorso si
vede la stella del mattino, Venere.
Testo
Commento
82
pone in esso lo scarabeo e la stella Venere, colei che pre
lude l'inizio del giorno, rende manifesta l'opera di sintesi
operata nei confronti di questa regione . Siamo sempre
nell'elemento "Terra", anzi siamo giunti sino alle sue
radici, ma la regione si è arricchita di una più comples
sa simbologia. Sono presenti le entità sterminatrici sul
cui senso ci siamo troppe volte ormai soffermati e la dea
Khemmit in atto di uccidere un uomo. Ma l'appello che
loro rivolge il dio Sole è significativo: "incatenate e lega
te con le vostre mani le immagini che sono in voi, cosic
ché io possa viaggiare su di voi in pace". Ciò corrispon
de al mito giasonico ove i soldati armati che nascono
nel "campo" di Marte devono combattersi ed eliminarsi
a vicenda: gli elementi che non hanno ancora subito il
processo di equilibrazione, le "scorie" non ancora bru
ciate, devono neutralizzarsi vicendevolmente, senza che
il principio attivo costituito dall"'io" vi intervenga40 • In
tal modo si può passare su di essi "in pace". E il testo
sottolinea ulteriormente che ciò potrà avvenire previa
la "conoscenza" di queste cose.
Lo stagno dal quale sorgono le "Teste infiammate" è
analogo al "Lago di Fuoco" del Cap. CXXVI del Libro dei
Morti in cui le restanti scorie vengono bruciate. Khepri
lo Scarabeo Sacro sorge dalla "notte" poiché tale ideo
gramma è posto sulla camera a volta ripiena di sabbia,
simbolo della "Terra": è quindi dall'occulto della "ter
ra", la quale viene "conosciuta", che rinasce il princi
pio solare. Non appena la barca di Ra giunge presso lo
Scarabeo questi "si unisce all'equipaggio": non appena
cioè la simbolica "terra" viene conosciuta il principio co
sciente, il "divino nell'umano" nasce e si unisce al "dio".
Inoltre Khepri sintetizza il Mistero della Resurrezione:
lo Scarabeo infatti depone la propria larva nello sterco
83
che rotola innanzi a sé fino a dare a questo forma sfe
rica4 1 . Lo sterco volle indicare, con la sua materialità
greve , il corpo fisico che racchiude il vero germe della
vita, rappresentato dalla larva. Infine la palla di sterco
viene immessa in una caverna "nella terra": ivi la larva,
alimentandosi dello sterco, dà vita al nuovo essere che
emerge risalendo alla superficie, alla luce, al Sole.
La "Montagna" entro cui si trova la caverna di Sokar ri
veste particolare interesse, poiché la "montagna" nella
letteratura misterica "simbolicamente esprime lo stato
più alto che si può conseguire pur restando in "terra""42
e si può qui ancora una volta ricordare che, nella ceri
monia dell"'Apertura della Bocca", il sarcofago antropo
morfo veniva rizzato e posto su un monticello di sabbia,
detto "La Montagna dell'Occidente". La serpe simbo
leggia i poteri residenti in seno alla "terra" ed Ostano
parla appunto43 di "serpi" del "monte" Olimpo che bi
sogna distillare per ottenere l'Acqua divina che "uccide
i vivi e risuscita i morti". Nella concezione tibetana, la
simbolica "Montagna" Meru è equiparata alla colonna
vertebralé4 ed unendo i due concetti di "montagna" e
di "serpe" potrà comprendersi il simbolo di "Osiride che
Risorge" di cui al Papiro del Cairo (Fig. 16), cioè di Osi
ride itifallico, adagiato sulla "montagna" di sabbia, sot
to la quale si trova la "serpe", mentre lo scarabeo Khe
pri, il "Sole" che nasce , lo sovrasta45. Le condizioni per
la "resurrezione" partono quindi dal dominio delle forze
residenti nella "terra", nel rapporto con la "montagna",
la cui equivalenza estremo-orientale è data dal Monte
Meru.
In modo particolare la "serpe" alata nella caverna di
Sokar è costituita dall'asse principale antropocefala e
da due teste secondarie di serpente, su cui tale divinità
84
sorge in atto trionfale. All'interno della "montagna" So
kar, di cui non va dimenticata la assimilazione ad Osi
ride, domina i poteri insiti nel simbolo equivalenti alle
tre nadis : il suo compito è di "proteggere la sua stessa
forma", cioè di evitare che questa venga travolta dagli
stessi poteri risvegliati. Le due sfingi alle estremità del
la caverna indicano i poteri antagonistici che si equili
brano. Il tutto è avvolto nelle "tenebre spesse", poiché ci
Fig. 16
85
do che "non siete entrati in essere dalle vostre proprie
forme". Non quindi potenzialità in alcun modo estra
nee o autogeneratesi, ma emanazione diretta del "dio".
Equilibrando queste potenzialità, esse vengono confer
mate, stabilite nelle loro sedi e questo fatto è dichiarato
nella forma: ''Voi siete stabiliti per quanto concerne il
vostro cibo". "Cibo", "alimento" qui si equivale ai mez
zi di sostentamento, di reintegrazione, alle capacità di
mantenere vivo uno stato che si è determinato. L"'Ac
qua" così apprezzata dal "dio" è la "lucidissima acqua"
di Della Riviera che la definisce "Lo spirito dell'Anima
del Mondo". Secondo Ostano . "è l'Acqua di Vita: chi ne
. .
86
ORA VI
Descrizione
87
mani. Segue la raffigurazione di tre "camere" (Fig. 1 7)
con apertura laterale superiore entro cui un serpente
eretto vomita fuoco dall'esterno. La parte interiore di
queste camere è a volta ed esse contengono rispettiva
mente una testa umana, un'ala e la parte inferiore di
un leone: gli ideogrammi contenuti in ciascuna camera
specificano che il contenuto è !'"immagine di Ra".
Al di sopra della volta in ogni stanza è raffigurato il
disco solare . A tali raffigurazioni fanno seguito altre
divinità: quattro maschili in piedi e quattro femmini
li assise su troni invisibili, nonché una divinità a capo
di coccodrillo, anch'essa assisa su un trono invisibile. A
Fig. 1 7
88
scuno alla base. A questo gruppo di divinità il dio Sole
dice: "O voi che state in piedi per quanto stiate seduti e
voi che siete in moto per quanto stiate in riposo, voi le
cui anime entrano in essere, voi che siete utili alle vo
stre ombre, che sollevate i vostri piedi e che vi muovete
con le vostre gambe, unitevi alla vostra carne e non per
mettete che le vostre membra siano impedite". I nove
serpenti sono invitati a "bruciare i nemici di Khepri e a
tagliare a pezzi le loro ombre".
Testo
89
Essi lo vedono, essi prendono possesso dei loro campi
e dei loro beni, essi si trasformano come ordinato da
questo gran dio. "Abisso delle Acque, Signora degli dèi
dell'Ade" è il nome di questa regione. È questo il cammi
no della barca di Ra. Il nome dell'ora di notte che guida
questo grande dio in questa contrada è: "La Maspirit,
Guardiana delle Rive". »
Commento
*
vedi nota a pag. 2 1
90
ma questi beni appartengono già potenzialmente a loro.
È quindi più un restituire che un vero donare: un "dare
a Cesare quel che è di Cesare", norma dell"' equilibrio"
necessitante che deve perdurare per tutta l'esperienza.
L'invito che il dio rivolge alle divinità in questione è
"Unitevi alla vostra carne e non permettete che le vostre
membra siano impedite"; man mano che le potenze ven
gono equilibrate e "rigenerate" avviene una riconferma
delle loro "sedi", poiché al di là dello stato dissociativo
imposto dall'esperienza sta la necessità di evitare che le
singole potenzialità vadano "disperse" con gravi conse
guenze ed è pertanto necessario che si operi la loro unio
ne con la propria "carne", vincendo delle resistenze che
si riscontrano nell'avviso "non permettete che le vostre
membra siano impedite".
I troni invisibili delle varie divinità indicano che le "sedi"
di queste potenze sono invisibili, ma esse possono agire
"pur restando ferme".
Il dio Khepri poi appare qui nella sua forma antropo
morfa che trovasi racchiusa nella ellissi formata dal
serpente pentacefalo. Sotto i piedi del dio l'ideogramma
della "carne", sta a simboleggiare la "resurrectio" sola
re che si evolve (ricordarsi che Kheper in egiziano vuol
dire "divenire, entrare in essere") dal punto di appoggio
rappresentato dal corpo. Lo stato di "possessore delle
offerte" indica l'essere munito dei beni più sostanziali,
poiché altrove vedemmo come le offerte funerarie ser
vissero ad alimentare il Ka del defunto: si tratta quindi
di uno "stato" privilegiato che anche qui deriva dalla
impostazione esatta e dalla soluzione attiva del proble
ma della "conoscenza".
Il "tenersi al di sopra" equivale inoltre alla posizione
91
verticale, posizione che assumeva la mummia nella ce
rimonia dell"'Apertura della Bocca".
Questo stato "verticale" esprime la direzione ascenden
te del Fuoco e nello stesso tempo quella discendente dei
raggi solari, nonché l'idea di virilità e di stabilità, con
cetti assimilati nel simbolo dell'obelisco. È in definitiva
la raffigurazione di uno stato "attivo" e non meramente
di un "subire" le circostanze47• La necessità di control
lare l'esperienza e di non lasciarsi sopraffare dalle "Ac
que" è indicato dal nome dell'ora "La Guardiana delle
Rive", colei che sorveglia cioè che non avvenga l'inonda
zione, lo straripamento della "corrente".
92
ORA VII
Descrizione
Fig. 18
93
altresì il "Sepolcro d'Osiride" nella forma di quattro
Tombe in cui son sepolte quattro "forme" del dio: Atum,
Khepri, Ra ed Osiride . Queste Tombe sono dei monti
celli di sabbia sui quali si erge il sepolcro rettangolare
recante alle estremità due teste umane volta l'una verso
l'altra (Fig. 19). Il serpente Mehen è riprodotto nell'atto
di proteggere una divinità definita il "Cadavere di Osiri
de", assisa sopra un trono, cui fa riscontro una analoga
rappresentazione: il "Cadavere di Atum" sotto la pro
tezione di tre sparvieri. Nel frattempo Sekhmet, la dea
Fig. 19
94
Testo
95
che ha conoscenza di ciò sulla terra. L'anima di colui che
conosce ciò non va incontro alle violenze degli dèi che
sono in questo girone. Colui che conosce queste cose non
viene divorato dal coccodrillo Abu (lett. : "Il coccodrillo
Abu non divora l'anima sua"). Il nome dell'ora di notte
che guida questo grande dio in questo girone è "Colei
che respinge Hai e che massacra Nakht". »
Commento
96
che ti divora dirigendo la potente fiamma contro di te .
Arretra! Tu sei smembrato, la tua anima è bruciata, il
tuo nome seppellito nell'oblio: il silenzio lo ricopre, esso
è spazzato via. Una fine è posta a te e tu pure sei sepolto
nell'oblio. Arretra! Fuggi! Tu sei rimosso e smembrato
da Colui che è nel suo Naos. O Apep ripetutamente stri
tolato, la fine è su di te ! . . . " etc.48 •
La tradizione zohariana che tanto attinse all'esoterismo
egizio, può esserci in questo caso di valido aiuto per una
più precisa identificazione di Apep. Leggiamo infatti
nel Sifra Zeniutha49: "Le sculture delle sculture, sotto la
parvenza di un lungo serpente disteso qua e là".
Ricordo che in ebraico, come ebbe a rilevare A. Jounet,
per "scultura" si intende quella in profondità e non in ri
lievo, quindi tale termine sta come altrove "scorze", cioè
concavità, ricettacoli vuoti collocati all'estremo limite di
esteriorità e di inferiorità. Tale serpente infatti rappre
senta "le forze spirituali e fluidiche impure, egoistiche,
crudeli, nonché gli stessi princìpi di tali forze. La forma
del serpente indica che tali forze dimorano nell'astra
lità le cui ondulazioni vibratorie ricordano quelle del
serpente"50 •
Di particolare interesse sotto questo riguardo è la con
siderazione che l'ideogramma corrispondente ad Apep,
oltre quello del serpente, è costituito dal segno della
"pustola". Sino a questo momento non si è prestata at
tenzione al fatto che uno dei valori di tale ideogramma
è appunto quello di "bassorilievo" ("sculptured reliefs"),
Hpw . Questo fatto può essere una ulteriore riprova del
le analogie esistenti tra la concezione egizia e quella zo
hariana.
Sempre secondo quest'ultima, vi sono "gibbosità sulle
sue squame" e gibbosità riscontriamo anche in Apep.
97
Le gibbosità di cui si parla stanno ad indicare che le
squame sono grosse, rugose e rilevate, simili a quelle
dei coccodrilli.
"Durezza e spessore - specifica lo Jo unet - sono emble
mi della concrezione materiale quanto del Male morale.
Qui il simbolo concerne sopratutto il Male morale ed
indica l'egoismo estremo, l'estrema crudeltà degli spiriti
infernali". In Apep tale crudeltà è messa ancor più in
Fig. 20
98
Anche i Cap . XXXI , XXXI I, XXXI II, XXXIV , XXXV ,
XXXIX dello stesso testo costituiscono un formulario
contro coccodrilli e serpenti. È da notare che proprio
in questa infausta regione, sede del malvagio Nakht, si
trova il "Sepolcro di Osiride" e questa sepoltura accen
tua l'assimilazione di Osiride a Ra: infatti il patrono dei
morti vi è sepolto nei "suoi" quattro aspetti di Khepri,
di Ra e di Atum (cioè, come si è in precedenza osserva
to, le tre forme del Sole). Questa equivalenza era stata
espressa, nella I ora, attraverso i quattro "termini", o
pietre confinarie. Ma un'ulteriore tomba del dio della
Resurrezione è mira degli attacchi di un'altra malefica
entità, il coccodrillo Abu che tenta di dissotterrare il
dio e divorarlo. L'identificazione tra Osiride e chi af
fronta la "prova" è data dalla indicazione: "Colui che
conosce queste cose non viene divorato dal coccodril
lo Abu". I quattro "aspetti" di O siri de vanno ricondotti
ai quattro stati o "modi di essere", tutti racchiusi nel
"Sepolcro di Osiride", che designa il luogo dell'esperien
za. La letteratura misterica di tutte le epoche ha fatto
suo questo simbolo nel senso di "corpo fatto tomba del
vivente"5 1 • La "Tomba di Osiride", il "nero più nero del
nero" è la simbolica "Terra" che deve essere "conosciu
ta", ma sempre a proprio rischio e pericolo, come è indi
cato da Sekhmet che "decapita" tre infelici. Sul senso di
"decapitare" si è già parlato nella II ora e le teste deca
pitate poste sulle quattro tombe possono avere analogo
significato. Qui Sekhmet precisa la natura della forza
"decapitante" che opera lo stacco, identificata nella vis
Kundalini, come altrove notato. Inoltre in questa "ora"
occorrono, per poter vincere, gli incantesimi di Iside
e dell'Antico. Iside, la "corrente attrattiva", mantiene
la coesione tra le potenze dissociate, lei che impedì a
99
suo tempo la definitiva dispersione dei frammenti del
corpo di Osiride. Samsu o "Antico" trova riscontro nel
zohariano "Antico dei Giorni", quale radice volitiva e
cosciente delle cose. Per avere la palma della vittoria
sulle forze rappresentate in Apep e che, in una certa
fase dell'esperienza, emergono virulente ed aggressive,
occorre saper padroneggiare la corrente attrattiva di
namizzando le facoltà volitive e coscienti. "A colui che
conosce queste cose sulla Terra" - dice il testo - "Nakht
non può bere l'acqua sua". La "conoscenza" operata in
terra è quella della Iniziazione : il congiungimento atti
vo, individuato con la forza Universale che consente di
bere l"'Acqua di Vita", detta anche la "rugiada cristal
lina", l"'Aur", definita dagli stoici il "fuoco artista" ed
indicante l'origine di tutte le energie, le cui differenzia
zioni determinano i pensieri, gli istinti, le vibrazioni .
Apep che tenta di impedire l'accesso alla "Caverna di
Osiride" sta qui in funzione analoga ai "Guardiani" che
impediscono l'accesso all"'Albero di Vita" nei vari miti ,
ed occorre immobilizzarlo, trafiggerlo , "!asciandolo nel
le sue sedi", cioè evitando che egli, nella sua reazione ,
invada altri "campi" ed impedisca in tal modo il passag
gio al "dio" minacciando anche di camminare sul suo
corpo.
Apep, il drago, viene trafitto "tra le acque", il che ricor
da il Salmo 73: "Tu hai rotto le teste dei draghi tra le
Acque". Al di sopra vi è la processione degli dèi stella
ri, simbolo del firmamento, che ci riporta alla visione
di Ezechiele: "E la similitudine, al di sopra delle teste
dell'animale, il firmamento" ( = "al di sopra delle teste
dell'Animale vi era una similitudine di firmamento").
E d è lo stesso "aver conoscenza" nell'occulto dell'Ade
oppure sulla Terra. Le due esperienze si equivalgono:
1 00
in questa opera l'Iniziazione misterica, nell'altra è l'in
tervento della rituologia funeraria che porta alla "cono
scenza" allorché l'individuo si trova ormai nello stato
post-mortem .
101
ORA VIII
Descrizione
Fig. 2 1
103
presentano le quattro forme delle "immagini" del dio
Tatenen: portano rispettivamente la Corona ammonia
na dalle alte piume, la Corona Rossa, la Corona Bian
ca ed il disco solare. Innanzi a ciascuno di essi è posto
l'ideogramma delle "stoffe" ed è specificato che si tratta
delle loro "bende". Vi sono anche le immagini di Atum,
di Khepri e di Shu, "sulle loro stoffe" ed effettivamen
te sono assisi sull'ideogramma designante le "stoffe",
che funge da trono, analogamente alle altre divinità
definite "immagine di Tefnet, di Geb , di Nut, di Osi
ride, di Iside e di Horo". Ognuna di queste divinità si
trova in una sezione singola, munita di una porta: ad
esse fanno seguito l'immagine di Ka-Amenti , con volto
taurino, quella di "Anima degli dèi" a testa di oryx e
di "Lacrima degli dèi" come animale tifoniano. Appa
iono altre tre divinità zoocefale, una dea, il serpente
Mehen, tre frecce poste "sulle stoffe", designate come
"Le Frecce di Ra", un altro dio a testa di ariete assiso
come i precedenti, un gruppo costituito da Nut, Ta e
Sebek-Her o "Faccia di Coccodrillo", un altro costituito
da quattro divinità mummiformi seguito da uno analo
go con l'ideogramma delle "stoffe" innanzi e infine un
gruppo di quattro urei "sulle stoffe". Il dio Nu apre la
serie di queste divisioni che portano il titolo: "Camera
di Distruzione". Di queste entità è detto che sono "sulle
loro stoffe fermamente seduti sulla loro sabbia. Il dio li
chiama in qualunque regione si trovino ed essi emetto
no luce con la loro radianza che proviene dal profondo
delle loro bocche , ma essi non escono dal loro girone. "
E d allorché Ra passa d a loro, ogni gruppo emette un
particolare suono: il brusio di uno stormo di api, un
lamento, un suono di suppliche, mormorii, etc.
1 04
Testo
Commento
1 05
sopra" ed infatti impartisce ordini agli dèi, restando sul
la sua barca. Anche in questa fase quindi, nonostante
la "calma" l'Ego* cosciente si mantiene distaccato dalle
singole potenzialità ed evita di immedesimarsi in esse.
Questa "quiete dopo la tempesta" può esser ricollegata
alla descrizione di un analogo stato52: "Il "nero" essendo
portato a fondo, l'immobilità essendo completa, il tutto
apparendo privo di vita e di suono come nel caos e nel
"tartaro" - la Terra è conosciuta". Il conoscere queste
cose "nei loro nomi" cioè nell'essenza reale è la prescri
zione che si ripete, con monotonia, anche qui specifican
do i conseguenti vantaggi.
*
vedi nota a pag. 2 1
1 06
ORA IX
Descrizione
1 07
Testo
Commento
108
dello spirito che, nel nostro caso, è simboleggiata da
gli urei sputanti fuoco ed è altresì insita nel nome di
"Guardiana". Ma in questa Acqua è contenuto il germe
di ogni individualità, come nel Nu od oceano primordia
le, era contenuto in germe l'universo, gli dèi, gli uomini.
Ed infatti il nome della città è "Colei che introduce nelle
forme". Va qui messo in evidenza che l'ideogramma cor
rispondente ad "introdurre", "iniziare qualcuno in qual
che cosa" è dato da un pesce munito di gambe umane
(Fig. 22), il cui valore fonetico è Bes53• Il "pesce" nella
tradizione misterica rappresenta l'essere in grado di
muoversi nella "corrente" e tale facoltà è qui accentuata
Fig. 22
1 09
te le forme", deve permanervi "tenendosi ritto in tutti i
luoghi spettanti ai giustificati". Il "tenersi ritto" come si
è visto, indica lo stato "attivo" dell'essere e sta qui a pre
cisare la necessità assoluta di mantenere una adeguata
dose di coscienza attiva in questa fase dell'esperienza.
"Giustificato" è colui che è pervenuto alla coscienza ini
ziatica ed è riaffermata l'importanza di tale conquista
"già sulla terra".
l lO
ORA X
Descrizione
Fig. 23 (A, B, C )
111
la Terra", quattro personaggi con disco solare in luogo
della testa ed armati di un dardo, quattro esseri antro
pocefali armati di lancia e quattro con arco. A questi il
dio Sole si rivolge per ordinar loro di distruggere i suoi
nemici. Nel registro superiore si trova il dio Pankhi e
lo Scarabeo "Divenire della Vita" sotto una ellissi. Essi
"rappresentano la nascita del dio Khepri che porta il
suo Orizzonte".
La scena mostra due serpenti eretti dorso a dorso, so
stenenti col capo il disco solare mentre a ciascun lato
si trovano due dee, con la Corona dell'Alto e del Basso
Egitto assise su troni invisibili, in giovanile attitudine
col dito in bocca (Fig. 23-A). A questa figurazione fa se
guito un'altra analoga: due dee, anch'esse su troni invi
sibili, sostengono con una mano il disco solare, posto sul
vertice della insegna degli dèi, Nether (Fig. 23-B). Esse
"riuniscono le anime in terra e rendono puri gli spiriti
potenti nel Duat . . . e ingoiano le loro stesse anime dopo
che questo grande dio è passato per loro".
Appaiono quindi otto dee, quattro delle quali a capo leo
nino con scettro e croce Ankh e quattro con testa fem
minile. Ad esse il dio Sole rivolge l'indirizzo: "O voi che
causate l'entrare in essere del divenire delle cose crea
te", e il loro compito è di "far sì che lo splendore radiante
dell'Occhio di Horo p romani ogni giorno". Seguono otto
dèi: sette con scettro e croce Ankh , l'ottavo essendo una
forma di Osiride mummiforme con corona dell'Alto Egit
to, anch'esso munito di scettro. Il primo di questi dèi ha,
al posto della testa, due antenne, il secondo è Anubis a
capo di sciacallo, il terzo è ieracocefalo e quattro antro
pomorfi. Essi "spogliano i corpi dei morti dalle loro ben
de". Nel registro inferiore è riprodotto Horo ieracocefa
lo munito di un'asta, mentre innanzi a lui si trova una
1 12
serie di laghi: cinque con una figura umana in ciascuno
e la indicazione "I Sommersi"; tre in cui gli individui
sono in atto di nuotare e l'indicazione "I Nuotatori", ed
infine altri quattro in cui le figure umane sono mostrate
sul dorso e specificate "I Galleggianti". A tutti questi
Horo dice: "O voi che siete immersi sotto le acque che
brillano nel Nu, voi le cui mani coprono il volto, voi che
nuotate nelle acque del Duat con le facce rivolte in alto
al seguito delle vostre anime, voi le cui anime sono state
private della loro celestiale aria e che battete le mani
per ottenerla, muovetevi nel Nu con le vostre gambe ed
i vostri muscoli non saranno in alcun modo impediti,
venite avanti in questa corrente, discendete per queste
onde, completate il grande "oceano" e giungete alla sua
riva, poiché le vostre membra non periranno e la vostra
carne non marcirà e voi avrete dominio sulle vostre ac-
que . . . " .
Appare un ulteriore lago senza alcun individuo immerso
ed una processione di quattro figure femminili ciascu
na delle quali reca un serpente che, partendo dal capo,
scende lungo il dorso. Esse sono le dee le cui "forme vi
vono sulla loro testa ed illuminano la strada di Ra nella
spessa tenebra". Precede il tutto uno scettro sormonta
to dalla testa di Seth ed accompagnato dalla dicitura:
"Seth che si sveglia" (o "il vigilante").
Testo
113
rispondono sopra le immagini misteriose dell'Amenti.
Chi ha fatto queste cose come queste immagini che sono
negli scritti ad Est della casa occulta, chi conosce queste
cose nei loro nomi, è nello stato di percorritore dell'Ade
e non è impedito nell'illuminare il cielo con Ra. Il nome
dell'ora di notte che guida questo grande dio per la stra
da misteriosa di questa città è "La Massacratrice che
sgozza e che distrugge il cuore ai nemici". »
Commento
1 14
te bicefalo le cui teste sono rispettivamente sormonta
te dalla Corona Bianca e da quella Rossa. Abbiamo già
visto la corrispondenza di tale figurazione con le nadis ,
la cui diversa polarità è qui indicata dalla direzione op
posta assunta dalle gambe umane, mentre il principio
solare che nel caduceo ermetico è rappresentato dal sole
splendente sul vertice della verga, qui è espresso dal
falco. La Fig. 23-A riveste analogo significato: due serpi
erette, ma volte in direzione opposta e, al centro, soste
nuto dalle loro teste, il disco solare. A fianco rispettiva
mente due dee "giovani" anch'esse munite della Corona
Bianca e di quella Rossa. Infine la figura 23-B mostra
due dee che sostengono il disco solare poggiato sul segno
Nether simbolo di divinità.
Queste ultime raffigurazioni sono precedute da quattro
immagini di Sekhmet dotate dello scettro User, simbo
lo di potenza, e della croce Ankh , simbolo di vita. Le
dee che in queste figurazioni sono state assimilate alle
nadis ' "riuniscono le anime in terra ed ingoiano la pro
pria forma ("le loro stesse anime") dopo che il dio Sole è
passato sopra di loro": modificano cioè sostanzialmente
il proprio stato dopo che la vis solare le ha traversate. Si
ricordi a questo proposito l'affermazione contenuta nei
"Testi delle Piramidi": "Calme sono le Acque del Diluvio
dopo aver inondato oggi i canali per il re Neferkara".
Il risveglio avviene dopo che le "Acque" (la "corrente"),
percorrendo i "canali" (le nadis) si calmano nel raggiun
to equilibrio. Riguardo alle immagini di Sekhmet e delle
altre quattro dee è significativo l'indirizzo loro rivolto
dal dio "O voi che causate l'entrare in essere del dive
nire delle cose create". Ci avviciniamo ormai alla fine
dell'esperienza e il passaggio attraverso lo stato asso
lutamente indifferenziato, non è scevro da rischi. Il cor-
115
teo delle rappresentazioni di questa ora è infatti aperto
dallo scettro di potenza sormontato dalla testa di Seth,
il principio tifoniano, con l'avvertimento che egli è, in
questo momento, più che mai "vigilante".
1 16
ORA XI
Descrizione
Fig. 24
1 17
Horo che si trovano alla seconda porta della profonda
tenebra. Quando il dio le chiama, queste teste occulte
appaiono e poi ingoiano la loro immagine" (= "sparisco
no"). Avanti a loro son riprodotte quattro forme della
dea Neith: fanciulla, Regina dell'Alto Egitto, Regina del
Basso Egitto, fecondata. Un dio bicefalo con la duplice
corona si trova sul bordo superiore, mentre un serpente
alato munito di due paia di gambe umane si allunga e,
nel suo mezzo, una divinità antropomorfa con due Udjat
o "Occhi" sacri ai lati della testa, stende le braccia. Tale
divinità è l'immagine di Atum che sorge allorché il "dio"
lo chiama e poi scompare. Un altro serpente rosso, sim
bolo della Costellazione della Tartaruga reca la sua "ani
ma" sul dorso. Segue il dio "Due Teste", bicefalo e con i
due capi volti in opposte direzioni, un dio criocefalo, uno
antropomorfo con le braccia levate in atto di adorazione,
un altro bicefalo le cui teste sono serpentine, quattro
divinità nude e senza braccia ed altre quattro anch'esse
nude ma dotate di braccia, in atto di camminare: tut
te queste hanno il corpo a colore pieno. Il dio dice loro:
"Le mie nascoste apparizioni e la mia radianza segreta
causano la vostra vita, o voi che avanzate nella vostra
ombra e che siete fasciati, per quanto riguarda le brac
cia, dalla forma nel suo luogo sacro . . . Il loro lavoro con
siste nel far avanzare le cose nascoste di questo gran
dio nella casa occulta". Quattro dee sono assise su troni
formati da serpenti le cui teste sono sotto i piedi delle
divinità. N el registro inferiore è rappresentato H oro che
tiene in mano uno strumento a forma di boomerang (in
altre versioni un serpente) mentre un serpente è ritto
innanzi a lui. La scena mostra quindi una serie di ca
verne a volta ripiene di fuoco. La prima, sorvegliata da
una dea, contiene "i nemici", un'altra contiene "le ani-
118
me", una terza in cui sono "le ombre" ed una quarta ove
sono le "teste".
Infine una fossa assai vasta, sempre riempita di fuoco
in cui si trovano, a capo in giù, quattro infelici, definita:
"La valle di coloro che sono messi a rovescio". Seguono
quattro dee ed un dio. Riguardo agli sventurati nelle
pozze di fuoco è detto: "Mio padre (Osiride) pur essendo
stato senza aiuto vi ha sconfitto, ha tagliato i vostri cor
pi, ha ridotto in pezzi i vostri spiriti e le vostre anime, ha
smembrato le vostre ombre e tagliato le vostre teste, voi
non esistete più, voi siete rovesciati e buttati a capofitto
nei pozzi di fuoco e non potrete scapparvi!", mentre i
Guardiani di questi pozzi "vivono con la voce dei nemici
e con le urla di implorazione delle anime e delle ombre
che sono state messe nelle loro pozze di fuoco".
Testo
1 19
"La Stella Punitrice, Signora della Barca, che respinge i
ribelli all'uscita di Ra".»
Commento
1 20
verso il passaggio della vis solare - una nuova natura
permanente ed indistruttibile, l'illuminazione è ormai
una conquista. Il Sole inizia a splendere al vertice del
simbolico Djed. Si è visto in precedenza come il Djed o
pilastro osiriaco, racchiuda in sé i significati di Albero
sacro e quello di colonna vertebrale . La chiave iniziatica
Fig. 25
121
indicata anche dal rosso simbolo di Pesedj, rappresenta
il passaggio per il punto assolutamente indifferenziato
e una volta padroneggiata questa fase dell'esperienza,
l'immortalità è conseguita: il Sole, come dice Apuleio,
splende nella "notte", la catarsi palingenetica è compiu
ta. Il disco solare sul Djed equivale al simbolo meso
potamico dell'Albero sacro sormontato dal disco solare
alato. Questo rapporto tra Djed e Albero sacro e "illu
minazione" trova conferma anche in una vignetta del
Cap. LXIV del "Libro dei Morti" (Fig. 26) in cui compare
Fig. 26 Fig. 27
1 22
N
w
La nascita del Sole riprodotta nel papiro di una sacerdotessa di Amon. Nuovo Impero.
Museo del Cairo (Foto dell'Autore)
ORA XII
Descrizione
1 25
è passato nella occulta camera del cielo riprendendo poi
il loro posto nella loro abitazione e . . . respingono con gli
urei chi è nelle tenebre e guidano Ra". Appaiono anche
dodici dèi che "cantano lodi a Ra". Nel registro infe
riore sono raffigurati Nu, Nut, Hehu e Hehut ed altre
divinità secondarie di cui dieci in adorazione ed il testo
relativo informa che questi "sono dietro l'immagine di
Osiride che è fuori dalle spesse tenebre" mentre il dio
grande dice: ''Vita a te che sei fuori dalle tenebre ! Vita
in tutta la tua Maestà, Vita o Reggente dell'Amenti !
O Osiride che governi gli esseri dell'Amenti, vita a te !
Vita a te ! Khepri è con te : tu vivi ed egli vive . Salute
a Osiride, Signore dei viventi: gli dèi sono in Osiride e
vengono in essere dopo di lui la prima volta". I "fedeli
di Ra" che trainano la barca del dio Sole vengono so
stituiti da altrettanti "fedeli di Ammon Ra" i quali la
trainano fino alla fine del viaggio allorché la mummia
del "dio-morto" sarà gettata via all'estremità dell'Ade
ed il dio Sole , sotto l'aspetto di Khepri vola verso Shu
che lo pone sulla Barca del Mattino con la quale inizia
il suo viaggio diurno.
Testo
1 26
sterioso del Duat ove nasce questo grande dio quando
esce da Nu e giunge nel ventre di Nut. Chi ha fatto ciò
ad immagine di quel che è negli scritti ad Est dell'oc
culta casa del Duat, colui che conosce queste cose sulla
terra avrà utilità in cielo e in terra (lett. : "È utile a
colui che conosce . . . "). È l'inizio dei raggi solari, l'estre
mità delle spesse tenebre che Ra traversa nell'Amenti.
( Sono) gli affari misteriosi compiuti da questo grande
dio in esso ( = nell'Amenti): è lo stretto passaggio dei
misteriosi scritti del Duat. Chiunque non conosce ciò è
condannato (lett. : "giudicato") alla miseria. Chi ha fatto
questa immagine a similitudine di quella che è nell'oc
culto del Duat, senza vedere né distinguere, chi conosce
queste immagini misteriose, è nello stato di Akh ben
munito: egli esce ed entra nel Duat, egli parla ai viven
ti, in verità, un milione di volte". »
Commento
1 27
saggio del dio attraverso lo stretto canale del serpente ,
trainato da potenze femminili, accentua il carattere di
una rinascita "uterina", superando autocoscientemente
la zona di letargo e di oblio della vita fetale analoga
mente a quanto operato dal Sem nella "Terra di Tra
sformazione".
Siamo ora nella "Evoluzione della Oscurità", nel "Sor
gere della Nascita". La Resurrezione del dio è virtual
mente conseguita: la sua essenza, lo Scarabeo rinno
vato, analogo in sensu alla "forma sottile" taoista, può
prescindere ormai dall'involucro formale che viene qui
abbandonato come una spoglia morta. Il "dio" è perve
nuto ormai al compimento del "Mistero della Seconda
Nascita", mentre viene ancora una volta sottolineata
l'identificazione di Ra con Osiride (cioè dell'Iniziato col
dio Sole) nel rapporto "Khepri è con te: tu vivi ed egli
vive" ed è Osiride stesso che è uscito dalle "spesse te
nebre", mentre "gli dèi sono in lui e vengono in essere
dopo di lui la prima volta". È egli stesso cioè che ha la
virtù di "vivificare" gli dèi che sono in lui. L'esperienza
è cosi terminata, l'immortalità conseguita. Gli "scritti"
dell'Est e, in genere, degli altri punti cardinali menzio
nati nelle ore precedenti, fanno parte delle indicazioni
tecniche e si riferiscono alle polarità, fornendo indica
zioni utili al "dio" nella fase terminale del suo viaggio.
N ella dottrina zohariana Kether è ad oriente, Hesed a
mezzogiorno, Gheburah a nord e Malkuth ad occiden
te e potrebbe essere di un certo interesse approfondire
le corrispondenze tra queste Sefiroth ed il "microcosmo
uomo" nel rituale egizio .
Lo stretto passaggio ove vengono compiuti gli "affari"
del dio equivale al passaggio nel "serpente", il cui senso
si è sopra esaminato. "Tutti coloro che non conoscono
1 28
ciò sono votati alla miseria": tale affermazione va rife
rita alla dottrina della "Seconda Morte", mentre il te
sto conclude con la descrizione dello stato di colui che è
pervenuto alla "conoscenza" suprema e alla realizzazio
ne dello stato di Akh.
1 29
NOTE
1
È interessante notare che anche nell'antico Messico i "mondi
sotterranei" erano fatti corrispondere alle ore della notte. V. Dan
zel T. W.: "Magie et Science Secrète" Paris 1939, p. 120.
2 EGW, l, 515, Beleg. : Theb, Grab Nr. 1 1 1 , ( 1692) D. 19; P. Leid
347, 3, 2, Louvre C. 232; Kanop, 37, 34; in Titeln: Leid D 83; Ber
scheh II, 2 1 , 3; Louvre A 94 (sait); Gloss Gol 2, 7: Tur 177 N.R. ;
Leid V 67 M.R. , Kairo 20539. A questi può essere aggiunta la sta
tua naofora vaticana pubblicata da A. Tuili: "Il Naoforo Vaticano"
in "Miscellanea Gregoriana", Tip. Polig. Vatic. , 1940 e soprattutto:
Gardiner A. "The House of Life" in JEA, XXIV n. 1938 pp. 157-179
che cita anche il docum. sulla minaccia di "morte immediata" pei
violatori del segreto.
Sugli "scribi-maghi" di tale Istituzione v. A. Volten: "Demostische
Traumdeutung" (Pap. Carlsberg XIII u. XIV v.), Copenhague 1942
e rendic. di J. Capart in Chron. d'Eg. n. 36 (Juill 1943) pp. 259-
263 .
3 Maspero G. in "Revue des Religions", 1888 t. XVII p. 251-310; t.
XVIII pp. 1-67, ristamp. con alcune modif. in "Bibliothèque Egyp
tol." t. II, p. 1 - 1 8 1 , Paris 1893.
Lefébure M. E.: "Mémoires de la Miss. Arch. Franç. au Caire", Pa
ris 1886- 1889, vol. II, III, fase. l, 2: "Les Hyp. royaux de Thebes";
Div. I . : "Le Tombeau de Seti I".
Jéquier J.: "Le Livre de ce qu'il y a dans l'Hades" in Bibl. de l'Ec.
des Haut. Etud . , Paris 1894 fase. 97.
Pierret P. : in "Recueil" (Etudes Egypt. v. I, pp. 103 sg. , II, VIII,
Paris 1876).
Budge E .A.W. : "The Egyptian Heaven and Hell", London 1905.
Piankoff A. : "The tomb of Ramesses VI", Bollingen Series XL,
vol. I.
4 EGW, I, 2 1 1 (nn. 1 1-12).
5 EGW, I, 51 (Fleisch, Korper).
6 EGW, II, 150. Cfr. PYR 1479 "Barca solare per la sera e per la
notte". In epoca tarda lo stesso termine designa la "Barca del Mat
tino" (Harr. 7, 5; Edfu; Tomba teb. n. 57).
7 Misura di lunghezza equivalente al greco schoenus . (Un itrw =
131
km. 10,5). Cfr. Gardiner p. 199 parag. 266, 2 e ZAS 4 1 , 58.
8 EGW, I, 333 (Gewasser im Jenseits). Jéquier (o.c. pp. 48-49)
accosta tale dizione all'ouranòs dei Greci. Potrebbe quindi essere
collegato anche col sanscrito varunas "l'accerchiante", termine
=
che designa anche la strada per il sole e "il cielo invisibile degli
spiriti".
9 Lett. Wpty-mw = "Ciò che divide le Acque".
10 Il che conferma il carattere prescrittivo del testo.
1 1 Uno dei titoli di Osiride. L'Amenti, l'Occidente è la regione dei
morti e Osiride ne è dejure il "primo cittadino".
12 Marucchi: "Il Grande Papiro Egizio . . . ", Roma 1888, p. 5 nota I.
13 EGW, l , 297-298 Cfr. PYR 396 b, 40 1 a, 2037 a. Esso designa
anche "Lo Zenith del Cielo".
14 Frobenius: "Storia della Civiltà Africana", Torino 1950, p. 2 1 0 .
15 Evans-Wentz: "Le Bardo Thodol . . .", Paris 1 9 3 3 , p. 125.
16 Eliade: "Le Chamanisme", Paris 195 1 , p. 1 79 n. l. È da notare
che presso i Bouriates, l'Albero iniziatico innanzi al quale lo scia
mano cade in estasi è chiamato anche Udeshiburkhan = "Il Guar
diano della Porta".
17 Marquès-Rivière: "Le Yoga tantrique hindou et thibetain", p. 43.
18 Boulnois: "Le Caducée et la symbolique dravidienne indo-médi
terranéenne de l'arbre, de la pierre, du serpent et de la déesse
mère", Paris, 1936.
1 9 Goblet d'Aviella: "La Migration des Symboles", Paris, 189 1 , se
condo cui i serpenti avrebbero sostituito le banderoles poste sotto il
disco solare, metamorfosi dell'ureo egizio.
20 Basilio Valentino.
21 Evola: "La Tradizione ermetica", Bari 193 1 , p. 194.
22 Cfr. anche Budge: "The Book of Opening the Mouth", II vol . ,
London 1909, p. 30 e Baly: "Notes o n the ritual o f Opening the
mouth". JEA, 16, 1930 pp. 1 73-186.
23 Cfr. EGW, I, 41, 208: ("aufsteigen"; m-'rw = "in der Nahe").
24 Cfr. nota 5.
25 B. de Rachewiltz: "Religione e Magia nell'Egitto Faraonico" (in
preparazione). [v. nota 10, pag.23 - N.d.E.] ·
1 32
anche Carter: "The Tomb of Tut-ankh-amen", London 1933, vol.
III, pl. XLN.
27 Diels, fr. 26. Cfr. Evola "La Tradizione . . . " o.c. p. 163 nota 3 .
28 Cfr. Sifra Zeniutha Cap. I verso XII; Cap. II, 50, 52 (Lo "schiu
dere" la capigliatura o la treccia divina può ricordare come "la riga
dei capelli (del Microprosopo)" simboleggi la via che conduce al Dio
Superiore attraverso la Legge). Cfr. Jounet: "La Chiave del Zohar",
Bari, 1936 p. 200 n. 52.
29 Il Cap. XL del Libro dei Morti ha il titolo: "Capitolo per respin
gere il "Mangiatore dell'Asino" e le vignette relative mostrano il
defunto che cerca di infilzare alla lancia un serpente in atto ap
punto di divorare un asino. v. pap. Nu, Brit. Mus. n. 10477 f. 2 1 .
Michailidès G . : "Papyrus contenant u n dessin du dieu Seth à tete
d'ane" in Aegyptus 32 ( 1 952) pp. 43-53 (prov. dal Fayiìm).
30 EGW, II, 148 ("luogo di nascita") PYR, 1 185, EGW, II, 150.
31 Ragon: "De la Maçonnerie Occulte et de l'Initiation Hermèti
que", Paris, 1926, p. 45.
32 Dhammapada, 86.
33 Uno degli attributi più frequentemente usati per Osiride. Que
sto termine tradotto generalmente come "L'Essere Buono" ha su
bìto una revisione critica che ne ha precisato il significato. Bre
de Kristen aveva già notato come il segno nefer impiegato nella
terminologia religiosa egizia, avesse il valore di "vita che rinasce",
"resurrezione". Per Stock, nefer appare "il principio, la pienezza,
la maturità" e Jéquier traduce "Unnofer, non l'essere buono, ma
l'essere rigenerato dalla morte". ("Considerations sur les religions
égyptiennes" Bruxelles, 1946).
34 Cfr. Evans-Wentz. o.c.; Tucci: "Il Libro Tibetano dei Morti", Boc
ca, 1949.
35 B . de Rachewiltz: "Le Situle e la Rigenerazione Cosmica in Egit
to e in Mesopotamia" in "Archivio Intem. di Etnografia e Preisto
ria", Torino, Vol. I, 1958.
35bis Per "ambrosia" cfr. Fowler: "A note on "ambratos" in "Classica!
Philol. XXXVI I, 1942 e "Expressions for Immortality in the Early
Indo-European languages . . . ", Harvard. "Ambrosia" da "a" privativa
= "non" e "mrita" = "morte".
1 33
37 EGW, V, 226. cfr. anche Moret: "Le Nil et la Civilisation Egyp
tienne", Paris, 1926, pp. 92 sg. B. de Rachewiltz: "Religione e Ma
gia nell'Egitto Faraonico", o.c. [v. nota 10, pag. 23 - N.d.E . ]
38 EGW, III, 369.
39 Cfr. Piankoff, "Le Livre des Quererts". BlFAO, t. XLI, 1942. La
forma circolare data anche dall'ideogramma consente, sia pur in
senso assai lato, l'uso del termine "girone".
40 Evola: "La Tradizione . . . " o.c. p. 144, nota 6.
4 1 B. de Rachewiltz: "Scarabei dell'Antico Egitto" II Ed. , Scheiwil
ler, 1957.
42 Evola, o.c. p. 143, nota 2 .
43 Idem p. 7 0 , nota 2 .
44 Evans-Wentz o.c. , p. 1 2 5 .
45 L a posizione itifallica v a collegata a l senso d i "star ritto" proprio
dell'autocoscienza superiore nella Iniziazione misterica. Cfr. Pian
koff: "Le deux papyrus Mythologiques de Her-Ouben au Musée du
Caire", ASAE , 49 ( 1 949) pp. 129-144.
46 EGW, III, 195.
47 Cfr. nota 45 . V. anche Evola o.c. p. 86 " . . . risuscitare un rapporto
causale e dominatore del principio salare, privo di passione, rispet
to a ciò cui esso ha dato forma . . . ".
48 Papiro n. 10 188 del British Museum, col. XXIV.
49 Cap. I, vers . 25.
50 Jounet o.c. p. 172.
51 Evola o.c. p. 85.
52 Idem p. 128.
53 EGW, I, 473, 474 e Gardiner, p. 477 n. K-5 .
5 4 EGW, I, 556. Un accostamento interessante può essere desunto
dal vocabolo Pesedj, composto da "P" e da "Sedj" foneticamente cor
rispondente all'Albero sacro.
1 34
Indice
Le Fonti " 29
Ora I " 33
Ora II " 47
Ora IV " 73
Ora V " 79
Ora VI " 87