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Il pn•:-;<•nt<• libro. tradotto dirl't­
tanwntP da Boris dv HachPwiltz.
da I pogPi n·ali. Sarcofaghi <' Papi­
ri. <·on:-;prvnti al mu:-;eo dt>l Cairo.
propotw lv più antiche emw<·zioni
mi:-;tt•riclw sapiunzinli dPlla ci\·il­
tà nilotica.
In partil'olarl' L\uton· dimo:-;trn
clw gli antil'his:-;imi scritti rt­
portati in qu<•sto tl•sto. non sono
rifvriti <•sclttsi\·am<•nt<· al post
mor!!'m. ma probahilnwnt<• dl'­
s<Ti\·otlll. attra\'<•rso una s!'riP di
immagini simholidw. analogidw
vd anagogidw. un difticill- <' pt•ri·
coloso \·iaggio iniziatit·o rist•rvato
ni pochi <'ll'tti dw 1\\<
' •v:mo h• qua­
litìl'azioni ll<'l'<'ssari<· JH'l' pot<·rlo
intmpn·tHh·n· t' JWI" potl'r Jll'<•ndt•·
n· consap<·\olt•zzn d<·l suo itwlut­
tabilv svolgi nwnto.
Un ,·iaggio inquil'lnnll'. simholil'n
l' mist<·rioso. attra\·<·rso dt·lll' ne·
qu<' popola t<· di mostri pronti ad
anni<•ntar<· chi l<· nttrm<· ·rsass<·.
clw s < <·rn prohh·m:ttieo nt.:IJH·rio­

do più :111tico di'Ila ci,·iltù <•gizia.


durant<· la quah• la rl'alizznziotw
trasc<'tHl<•nt<• <' l"idl'ntificaziotw
con l<' divinitlÌ solari t' luminoSI'
l'l'H !'!msidl'rato l"ohhil'ttivo pri­
mario ddln Yita. npparv impropo­
nibik. impo:-;sihil<· t-d inval!' twi
tPmpi odil·rni.
Tal<• rin·lntri<·<· intl'rprl'tnziotw.
che twl t<•sto si puù ritrm·an· twl
comm<·nto alla trnduziotw <' clw ì•
complPtnnwnt <' dis<·ordnnt<' daIl<•
int<•rprl'tnzioni 1h·i modt•rni stu­
diosi di Pgittologia. i quali spl's­
so ritl'ngono chP gli antichi Egizi
foss!'ro soprattutto ossp;;sionnti
dal ch•stino dvll"animn twll"oltrl'­
tomha. è dontta nd uno d<·i più
qualificati !'d PSJWrti <·onos<·itori.
dal punto eli vista misterico. della
sapienzialitcì egizia. quale era ap·
punto Boris de Rachewiltz. ,
Egli infatti in questo libro dimò­
stra chiaramente che gli Egizi del
periodo più antico affl'ontavano la
vita come una serie di prove fìnaç­
lizzatt! alla r<>alizzazione'="fi·ascen­
dente di se stessi. l culti del post
mortem potrehlwro quindi essere
considerati una degenerazione
ddla sapienzinlitù più nntica che
già nel nwdio <! nd basso Hegno
era diwntata incomprensibile ài
più.

***

Boris de H:-H:hPwiltz ( HJ26-1997).


Docente di Egittologia e di Ar­
cheo- Etnologin hn insegnato nella
J>ontifìcia Univc•rsitù Urhaniana:
ha ll•nuto corsi nll"Istituto Ticin·e­
se di Alti Studi e. quale. '"visiting

professm.-·. negli Stati· Uniti. E


stato nssistente ch•l prof. L. Kei.:..­
nwr nl '"Centn• dc Documentatioù''
dd l'UN ESCO al Cairo e. dopo ')a
sun morte, ne ha raccolto l'eredità
del metodo· comparntivo tra {ll'·
dwologia Pd l'tnologin. Presidente
ddla Fondazione L . Keimer di Ba­
silea dal 19G9. ha diretto missioni
in Egitto. Giordania, Sudan e nel
Sahara i\laghrl'hino che hanno'
portato alla scoperta delle antiche
città di Nubit (Sudan) c di Sigil­
massa (Marocco). I risultati delle
stw missioni tra i Beja per con­
to dclln Field Foundntion (USA)
sono puhblicati nelln World Book
Encvclopedia (Year Book 19G7).
f: a�1tore di oltre :2;) opere in più
lingue. Le Edizioni della Terra
di l\lezzo hanno giù pubblic'at() Jii
sua opc�ra: ''Egitto Magi<:o" Refi- �

gioso ".
( :·.,....,
; ·;y�;···· ·
Boris de Rachewiltz

Il libRo egizio òegli infeRi

Testo iniziatico del Sole Notturno


tradotto e commentato
Prima edizione 1959 editrice Atanòr
Seconda edizione 1982 editrice Atanòr

Seconda edizione 2009

ISBN 978-88-86026-72-7
© 2009 Edizioni della Terra di Mezzo®
Via Vigevano, 14
20144 Milano

Tutti i diritti sono riservati.


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Disegno di copertina: Il sacerdote Sem in atto di offrire


alla statua del defunto due "pupille".

Stampa: Grafiche Granata - Rozzano (Mi)

www.edizionidellaterradimezzo.it
PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

A ventitre anni circa dalla prima edizione del "Libro


Egizio degli Inferi", rapidamente esauritasi, appare
ora questa seconda edizione "ufficiale". Ciò in quanto lo
hiatus fra le due edizioni è stato colmato, data la pres­
sante richiesta di molti lettori, da edizioni clandestine,
stampate alla macchia. Non è qui il luogo per discuter­
ne, né spetta a noi ergerci a giudici di tali scorrette azio­
ni. Ci limiteremo, data la particolare angolazione dalla
quale siamo usi a considerare le vicende umane, a ricor­
dare una antica tradizione esoterica che attribuisce un
numen tutelare ad ogni opera scritta e, in particolare, a
quelle svolgenti temi di natura che potremmo definire
"sottile". Ogni abuso, quale la riproduzione non auto­
rizzata e quindi illegale, di opere (tanto più se l'Autore,
grazie al Cielo, è in vita! ) al solo fine di lucro o di inte­
resse personale, comporta, eo facto, una reazione irrita­
ta del numen. E, se le indiscrezioni che ci sono giunte
all'orecchio sono vere, direi che in questo caso l'antica
tradizione sembrerebbe aver comprovato coi fatti la pro­
pria validità!
Poco vi è da aggiungere a questo studio sull'Ade egizia
che sono stato costretto a rileggere dopo tanto tempo,
appunto per curare la presente edizione. L'ho riletto,
non ho pudore a confessarlo, con piacere. E ciò soprat­
tutto perché mi sono reso conto che il testo, sia dal lato
filologico che da quello della sua interpretazione, man­
tiene intatta la sua validità dopo tutti questi anni. Nes­
sun fondamentale apporto infatti è derivato dal campo
degli studi egittologici nei confronti del testo in esame

7
per quanto attiene alla sua traduzione. D'altra parte il
personale approfondimento delle tematiche esoteriche e
il frutto di lunghi anni di meditazione e di ricerche non
ha potuto che confermare quell'aspetto di testo "inizia­
tico" e non semplicemente funerario, di cui si tratterà
ampiamente nelle pagine seguenti.
Il viaggio notturno del dio Sole nell'Ade, la cosiddetta
"discesa agli Inferi" ci riporta al "visita interiorae terrae
rectificando" della Porta Magica: è il viaggio cosciente
del principio solare attraverso varie prove e pericoli
"rectificando" ciò che è necessario affinché il "volatile"
per dirla con termini alchemici, divenga "fisso" ed il
Sole possa nascere, vittorioso, al termine del periglio­
so viaggio. Gli Inferi, quindi, costituiscono la simbolica
terra che deve essere "conosciuta"1 e il "Libro" che la
descrive è la "guida" per tale viaggio che, come vedre­
mo, può essere compiuto in via naturale dopo la morte
oppure, in via eccezionale, già durante la vita. Donde il
carattere di testo iniziatico propriamente detto, come
potrà meglio evidenziarsi nelle pagine che seguono. Ed
ora una notarella marginale. Un collega egittologo mi
faceva notare che Duat (Dw3.t), l'Aldilà propriamente
detto è termine femminile egizio, data la presenza della
-t finale che contraddistingue appunto il genere femmi­
nile, donde sarebbe più corretto dire "la Duat" invece di
"il Duat" come appare invece nella mia traduzione. L'os­
servazione, dal punto di vista strettamente filologico, è
esatta. Il termine Duat e il suo antecedente Dat quale
appare nei Testi delle Piramidi (Pyr 802) è sicuramen­
te femminile. Ma la sua iconografia, riprodotta, sia sul

1 Cfr. p. 14.

8
sarcofago di Seti I, che su alcuni papiri2 è invece quella
di un personaggio maschile osiriaco (Wsir pw) che forma
un cerchio, curvando all'indietro il corpo. Ed è appunto
riferendomi a questa caratteristica "essenziale", di na­
tura chiaramente maschile, che va riferita la mia tra­
duzione. La quale, come la relativa interpretazione, si
rivolge più agli studiosi di esoterismo che non agli spe­
cialisti in egittologia, donde la libertà che mi son presa
di scrivere, nella maniera più semplice e intellegibile,
nomi e termini egizi, evitando le complesse trascrizioni
fonetiche convenzionali d'uso scientifico.
Abbiamo inoltre voluto corredare la presente edizione
con alcune nuove riproduzioni fotografiche del Papiro n.
133 da noi eseguite nel Museo del Cairo, unitamente ad
una, aggiuntiva, riferentesi alla nascita del Sole.
Sulla natura di queste "guide" per l'oltretomba, già
PiankofP aveva svolto il tema dei diversi "Libri ripro­
dotti nelle tombe regali del Nuovo Impero" come, nel
nostro caso, il "Libro di Ciò che è nell'Ade" o "Libro de­
gli Inferi". Ma questi testi magico-religiosi erano stati
preceduti da altri, come i "Testi dei Sarcofaghi", che in
alcuni casi descrivono, anche pittograficamente, la to­
pografia delle regioni infere e i relativi abitanti, il più
delle volte mostruosi, che hanno lo scopo di contrasta­
re il viaggio a chi percorre tali perigliose contrade. Tra
questi testi primeggia il "Libro delle Due Vie" (quella
per terra e quella fluviale, la "secca" e la "umida") il cui
studio con la riproduzione delle formule e l'analisi dei

2 B. de Rachewiltz: "Egitto Magico Religioso", Torino 196 1 . [Fig.


21 e p. 29 nella ristampa, Edizioni della Terra di Mezzo, 2008 -
N.d. E . ]
3 Piankoff A. : ASAE , XL , p p . 283-289: "Les différents 'Livres' dans
les tombes royales du Nouvel Empire".

9
parallelismi, tra le antecedenti dei "Testi delle Pirami­
di" e le susseguenti del "Libro dei Morti", è stato da noi
portato a termine e dovrebbe vedere la luce tra breve.
Lo studio della geografia infera, pur nella sua comples­
sità, specie per quanto attiene alle categorie dei sim­
boli e alla loro classificazione, è affascinante e non solo
sul piano puramente intellettuale o della speculazione
scientifica. Chi sappia identificare i simboli con le loro
interiori valenze (e non parlo di un certo tipo di psica­
nalisi), potrà forse "conoscere" e vincere il "Guardiano
della Soglia" e passare indenne di porta in porta, di "ri­
sveglio" in "risveglio". E in questo mondo massificato e
plebeo di larve, di mummie desacralizzate quali i robots
meccanici, ritrovare l'aristocratica ''Via del Risveglio"
potrebbe essere cosa di non poco conto.

Boris de Rachewiltz

Brunnenburg, Solstizio d'Inverno, 198 1 .

IO
IL LIBRO EGIZIO DEGLI INFERI

Il "Libro degli Inferi", letteralmente "Il Libro di Ciò che


è nel Duat", descrive, nel suo aspetto formale, il viaggio
che il Sole notturno compie nelle regioni infere, navi­
gando per dodici ore attraverso una landa terrificante,
popolata da Entità mostruose, piena di pericoli, ma dalla
quale esce vittorioso al mattino, nell'aspetto di Khepri ­
il divino Scarabeo - simbolo del sole novello. Aspetto che
conferma la perentoria affermazione sulla triplice na­
tura del dio Sole Uno: "Io sono Khepri al mattino, Ra a
mezzodì, Atum la sera" 1 •
Ma se il "Libro degli Inferi" fosse solo e semplicemente
una descrizione del periplo solare notturno o topogra­
fica delle regioni infere, il suo valore magico-religioso
sarebbe assai limitato e non certo tale da giustificare
l'impiego che i sovrani della XVIII dinastia e seguenti
ne fecero, ornandone le pareti dei loro ipogei ed attri­
buendo ad esso il valore di potente ausilio per la inte­
grazione dell'individuo nell'eterno divenire, cioè per la
conquista della immortalità.
Trascritto su papiro esso venne impiegato anche da
privati, soprattutto da sacerdoti di Ammon, ma non go­
dette mai della popolarità di cui invece fruì la grande
raccolta di formule magiche nota col nome inesatto di
"Libro dei Morti"2, anch'essa diffusasi nel Nuovo Impe­
ro. In questa ultima raccolta il defunto è assimilato ad
Osiride, simbolo di colui che, avendo vinto la morte, è
risorto nell'apoteosi dell'immortalità.
La religione di Osiride fu in origine la religione dei po­
veri, degli esclusi dal paradiso celeste , privilegio dei
sovrani dell'Antico Impero. Agli albori di questa epoca

Il
storica, l'Aldilà, il Duat, ha carattere stellare e l'ideo­
gramma che lo designa è infatti una stella. A partire
dalla IV dinastia si afferma la dottrina solare con il dio
Ra, cui il Faraone defunto si identifica3: "Il cielo è in gio­
ia, la terra è in festa, quando sentono che il re ha messo
la giustizia al posto dell'iniquità. (Si rallegrano) che il
re segga nel tribunale di Ra, per la sentenza giusta che
proviene dalla sua bocca". Ma il comune mortale non
ha diritto di accesso in questo paradiso ed è relegato "in
terra", nella tomba, nel regno di Osiride4• L'urto tra la
concezione osiriaca e quella solare è testimoniato negli
stessi "Testi delle Piramidi" in cui sopravvivono perfino
invocazioni anti-osiriane5, pur mostrando un compro­
messo stabilitosi tra le due dottrine. Così da un lato il
sovrano accetta di essere identificato con Osiride, come
lo è con Ra, e d'altra parte Osiride viene assunto dal­
la dottrina stellare ed il suo Spirito viene trasferito su
Orione mentre il corpo resta nell'Ade 6 •
Con la rivoluzione democratica che esplode alla fine del­
la VI dinastia e che pone termine all'Antico Impero, il
rituale funerario si democratizza, "il povero ha raggiun­
to la condizione dell'Enneade"7 e le formule magiche,
prima gelosamente custodite sulle pareti delle pirami­
di, vengono ora inscritte sui sarcofaghi dei borghesi. Ma
l'eco della lontana contesa tra la concezione aristocra­
tica e quella democratica, tra Ra ed Osiride, permane
larvatamente, manifestandosi sporadicamente in qual­
che testo anche di epoca tarda. Così, nel papiro Chester
Beatty, della fine del Nuovo Impero, allorché si narra la
storia di Horo e di Seth, vi è lo scambio di missive tra
Osiride e gli dèi. Osiride, rivolgendosi a questi, chiede:
"Perché si fa del torto a mio figlio Horo? Non sono forse
io che vi fortifico, che creo il frumento e l'orzo per nutri-

12
re gli dèi e anche gli animali? Nessun dio e nessuna dea
sono riusciti a far ciò! " E Ra risponde: "Ah! Se solamen­
te tu non avessi mai visto il giorno! Il frumento e l'orzo
sarebbero nati senza di te ! ".
Il "Libro degli Inferi" ha un carattere spiccatamente
"solare" e quindi aristocratico per i motivi sopra esposti.
Nonostante O siri de vi compaia frequentemente e non
manchino rapporti di identificazione con questa divini­
tà, tuttavia l'attore principale, il "soggetto" dell'azione
è sempre il dio Sole. Ciò può in parte spiegare la scarsa
popolarità del testo ed il fatto che inizialmente esso ab­
bia fatto la sua comparsa solo negli ipogei reali.
Ma l'interesse del testo non si limita al solo suo aspet­
to esteriore o puramente funerario. Alcune affermazio­
ni in esso contenute e che merita la pena ritrascrivere,
indicano come il suo valore sia stato inteso soprattutto
"sulla terra", tra i viventi.
(Ora l) "Chiunque avrà conoscenza di queste similitudi­
ni che sono questo stesso grande dio, avrà grande
giovamento sulla terra".
(Ora Il) "Chiunque conosce queste parole che gli dèi
del Duat dicono a questo dio e le parole che questo
dio dice loro nel suo viaggio tra gli dèi inferi, avrà
grande utilità sulla terra".
(Ora VII) "È lo stesso aver compiuto ciò nell'occulto del
Duat o sulla terra. Chi conosce ciò è tra coloro che
sono nella Barca di Ra in cielo e in terra. (Ma) la
mancanza di conoscenza di queste cose impedisce
di respingere il drago Nakht. Nakht non può bere
l'acqua di colui che ha conoscenza di ciò sulla ter­
ra . . . Colui che conosce queste cose non viene divo­
rato dal coccodrillo Abu . . . ".
(Ora XII) "Colui che conosce queste cose sulla terra avrà

13
utilità in cielo e in terra. Chi non conosce ciò è con­
dannato alla miseria", etc. etc . . .

Gli esempi qui riportati sono sufficienti a mostrare come


il testo in questione non sia affatto esclusivamente fune­
rario. Ci troviamo infatti di fronte a ben decise afferma­
zioni in cui si ribadisce, chiaramente e ripetutamente,
l'utilità che deriva dall'aver "conoscenza" di queste cose
sulla terra, mentre la non conoscenza conduce alla mise­
ria, alla distruzione. Quale sia il genere di "utilità" che è
possibile trame è specificato dallo stesso termine gero­
glifico impiegato: Akh, la comatibis cornata , che include
i sensi di "essere utile" e quello di "formule divinizzanti"
mediante le quali si realizza lo stato di Akh 8 , il "divino
nell'umano", il "corpo di gloria", "corpo di fiamma" etc.9•
La conoscenza quindi, che è richiesta dal testo, compor­
ta già da vivi e sulla terra la realizzazione dello stato di
Akh , in altre parole la conquista della immortalità.
Ma va precisato il carattere della "conoscenza" quale
qui la si intende. Anche nel "Libro dei Morti" il defunto,
nella cerimonia della psicostasia in cui va decisa la sua
sorte, afferma: "Non mi accadrà nulla di male . . . poiché
io "conosco" i nomi di queste divinità". E innanzi ad Osi­
ride e alle varie entità pronuncia la formula sacramen­
tale: "Io ti conosco e conosco i nomi delle quarantadue
divinità che sono con te . . . ".
Il "conoscere" nella letteratura misterica delle varie ci­
viltà non ha nulla a che fare con l'attività intellettiva
comunemente intesa10 • Siamo invece sul piano della
realizzazione attiva ed è interessante riportare il giu­
dizio di un noto studioso di questi argomenti11 : " • • • sulla
via iniziatica l'acquisizione della conoscenza corre pa­
rallela a quella della potenza, l'identificazione attiva ad

14
una causa conferendo virtualmente un potere su questa
stessa causa. Una volta compreso che conoscenza signi­
fica, iniziaticamente, identificazione e realizzazione,
non stupirà più il fatto che in alcuni testi tradizionali
dopo aver spiegato modi o nomi di divinità si aggiunge
che chi li "conosce" acquista l'un o l'altro potere . . . ".
Ma la realizzazione dello stato di Akh sulla terra, la
vittoria da vivi sulla morte è, in fondo, lo scopo dei Mi­
steri. Nella iniziazione infatti si ripetono artificialmen­
te le varie fasi che accompagnano il decesso. Secondo
Plutarco "l'anima al momento della morte subisce la
stessa impressione di coloro che partecipano alle grandi
iniziazioni. E le parole si rassomigliano come le cose:
teleutan: "morire" e teleisthai : "essere iniziato". Sono da
principio delle marce senza meta e senza scopo in mezzo
alle tenebre . . . Quando si avvicina la fine si raggiunge il
colmo del fragore e del brivido, il tremore, il sudore, lo
spavento . . . Ma al di là si presenta una luce incantevole,
ci si trova in luoghi puri, in campi rallegrati da voci e
da danze, con impressione religiosa di parole sacre e di
apparizioni divine"12•
Torna qui di proposito la descrizione che Apuleio mette
in bocca a Lucio, dopo la sua iniziazione nei Misteri di
Iside: "Dunque ascolta pure, ma credi, poiché è vero ciò
che ti dico. Giunsi al limite della morte, posai il piede
sulla soglia di Proserpina; al ritorno fui trasportato at­
traverso tutti gli elementi del cosmo; in piena notte vidi
il Sole irraggiare la sua luce fulgente; mi presentai al
cospetto degli dèi di sotterra e del cielo e da vicino com­
piei atto di adorazione"13•
Il rapporto morte-iniziazione chiarisce anche l'equiva­
lenza affermata nel "Libro degli Inferi", che "è lo stesso
compiere ciò nell'occulto Duat o sulla terra".

15
Penetrando quindi oltre l'aspetto puramente esteriore
del testo, fino al suo "senso" reale, il viaggio del dio Sole
ivi descritto assume un ben diverso valore ed il parlare
per "figure e simboli" adombra diverse concezioni. Il Sole
cessa di essere semplicemente l'astro vagante pei cieli
e assume il senso dell'individuo che sta per affrontare
la prova suprema. Il Duat cessa di essere una mitica
regione per rivelarsi come lo status dell'anima allorché
questa ha oltrepassato, naturalmente o artificialmente
la "soglia di Proserpina", per esprimerci con Apuleio. E
i mostri, i mani e le altre entità, benefiche e malefiche
che popolano la regione dei morti vanno ricondotte a ben
definite potenzialità, a drammatizzazioni simboliche di
stati d'essere, il cui aspetto sarà chiarito nello studio
del testo.
Il quale testo poi, rebus sic stantibus , ha un valore tut­
to suo particolare che supera quello delle concezioni ta­
natologiche ivi espresse, costituendo uno dei rarissimi
documenti iniziatici egizi che siano a noi pervenuti in­
tegralmente, un vero "manuale tecnico" ad uso di chi
abbia posseduto la capacità di impiegarlo.
Ma l'esame di questo aspetto ci costringe a spendere
due parole sul metodo di studio impiegato. Due sono gli
aspetti fondamentali in cui una religione pertinente ad
un antico ciclo di cultura, può essere indagata dallo ie­
rologo. Rispecchia il primo l'essenza profonda, nascosta
nell'elaborato teologico-dottrinale ed il substrato meta­
fisico trattato dalla casta sacerdotale più prossima al
naos . È il regno delle verità arcane espresse nei simboli,
nel linguaggio matematico della verità assoluta di cui
solo gli ierofanti posseggono le chiavi. La profanazione
del simbolo è infatti la sua morte.
Quando, nei giorni bui della rivoluzione alla fine dell'An-

16
tico Impero, le masse incolte, penetrando nel sancta
sanctorum dei templi, si impadronirono delle sacre for­
mule di esclusiva pertinenza del Faraone, queste per­
dettero automaticamente ogni potere: "Gli incantesimi
magici vengono divulgati e non hanno più potere perché
il popolo li ha in mente ", così il papiro che narra l'even­
to14.
Il secondo aspetto della religione riflette il lato esterio­
re: le convinzioni cioè radicate nell'animo del popolo che
trasforma la simbologia sacerdotale adattandola alla
propria sensibilità e comprensione. È questo il lato più
propriamente folkloristico che accomuna, nelle poliedri­
che sue manifestazioni, i vari popoli ancorché apparte­
nenti a civiltà quanto mai tra loro remote, sia nel tempo
che nello spazio.
La necessità di aver presente questi due "modi di esse­
re" di una religione si rende tanto più attuale quando si
esamina quella egiziana: una religione in cui tale stacco
è più accentuato che in altre e che, con la istituzione e
la pratica dei Misteri, ha stabilito un taglio netto tra la
casta degli adepti e la massa dei fedeli.
Ove la religione non venga sottoposta all'esame analiti­
co di questi "modi di essere" consegue inevitabilmente
l'emissione di giudizi di sconcertante superficialità.
L'esempio è a portata di mano. La descrizione della vol­
ta celeste ha indotto quanti si sono occupati di questo
argomento dal lato mitologico e religioso, ad affermare
che, dagli Egiziani, il cielo sia stato concepito come una
lastra di metallo sorretta da quattro pilastri ai punti
cardinali oppure da catene montuose, mentre le stelle
pendono come lampioncini da tale lastra. Il sole a sua
volta avrebbe percorso il cielo sulla barca diurna e not-

17
turna, rinascendo ogni mattina dal ventre della divina
madre Nut.
Tali asserzioni sono state suffragate da una serie di fan­
tasiose teorie sull'influsso che la navigazione fluviale
avrebbe esercitato nei confronti delle concezioni cosmo­
teologiche, nonché da studi sul "come" i vari aspetti del
sole dardeggiante sulla terra di Kemet avessero potuto
radicare, negli abitanti di questa, le convinzioni sulle
passeggiate in barchetta dell'astro splendente e sulla
sua avventura ginecologica di ogni mattina!
Se ci si dovesse arrestare a simili conclusioni, la figura
del popolo egiziano quale logicamente ne deriva, testi­
monierebbe la cristallizzazione - per vari millenni - di
uno stato di totale infantilità e di primitivismo.
Ma la realtà è ben diversa. Gli antichi Egiziani ebbero
una "conoscenza intima del cielo stellato"15 e della feno­
menologia ad esso riferentesi. I primi diagrammi stel­
lari risalgono all'Antico Impero e, basandoci su quello
di Menfi, anteriore al III millennio a. C., possiamo de­
durre che già in quel remoto periodo i primitivi nilotici
avessero chiaramente identificato Venere, la "Stella del
Mattino" (o, secondo altra versione "della sera"), Giove
"il Risplendente", Saturno "Horo il Toro", Marte "il Ros­
so Horo" e sembra anche Mercurio; le costellazioni della
Grande Orsa, Bootes, Cigno, Orione, Cassiopea, Draco,
le Pleiadi, Scorpione, Ariete e Sirio "la grande Stella"1 6 •
Conoscevano il fenomeno degli equinozi e, mediante uno
strumento denominato Merkhet 17 , potevano stabilire la
direzione astronomica necessaria per l'orientazione dei
templi, osservare la culminazione delle stelle e redigere
in conseguenza le tavole astronomiche impiegate anche
per la pratica cultuale. Il sistema dei "Decani" che por­
tava la divisione dell'anno in 360 giorni sotto la giuri-

18
sdizione di 36 Decani, si trova impiegato già durante la
III dinastia, mentre dai "Testi delle Piramidi" si deduce
la conoscenza delle stelle circumpolari. Nel complesso
gli studi condotti su questo interessante argomento18
mostrano come gli Egiziani, sin dai primordi della loro
storia, avessero nozioni che potrebbero essere definite
scientifiche della morfologia celeste.
Come conciliare allora tali conoscenze col fatto innega­
bile delle rappresentazioni, miti e leggende in cui il cielo
appare effettivamente come una lastra metallica (e tale
è tra l'altro descritto nel Capitolo C:XXX del "Libro dei
Morti"), come negare l'esistenza di bizzarre concezioni
cosmo-mitologiche in cui il cielo è rappresentato da una
dea ignuda col corpo arcuato cosparso di stelle e il sole
navigante in barchetta, se tanti sarcofaghi e papiri ci
perpetuano una siffatta iconografia?
La risposta mi pare evidente. È chiaro che una simbo­
logia di tal genere, elaborata dal sacerdozio e perpetua­
tasi pittograficamente sino a noi, non può essere inter­
pretata à la lettre attribuendo senza discernimento alla
totalità del popolo egiziano le idee limitate agli strati
inferiori di esso. Tutt'al più si potrà dire che la simbo­
logia, portata in mezzo a classi poco evolute, subì quel
processo generale di adattamento in cui è insito il feno­
meno della "decadenza del simbolo". Con la scomparsa
della casta sacerdotale o comunque capace della retta
interpretazione, il simbolo sopravvive in una enigma­
tica pittografia o in riti che son soltanto la copia mec­
canica ed automatica, ma non "intelligente" di quanto
compiuto anticamente, oppure ancora attraverso le tra­
dizioni popolari, storpiato ed alterato rispetto al proprio
originale.
È pertanto di sommo interesse approfondire l'indagine

19
dei testi magico-religiosi egiziani, che costituiscono la
più antica documentazione del genere a noi pervenuta,
mantenendo ben chiari innanzi a sé i due "modi di esse­
re" cui si è fatto cenno.
Non si tratta affatto di eliminare o anche di ridurre in
alcun modo la rigorosa applicazione del metodo scienti­
fico "positivo" per quanto attiene alle costituenti filolo­
giche del testo, allo studio della sua posizione storico­
cronologica o all'analisi critica esegetica. I risultati di
simili studi, nel loro campo particolare, non potranno
essere che fecondi. Ma allorché si passa alla interpre­
tazione del soggetto, il semplice metodo scientifico "di
laboratorio" non è più sufficiente. Altri metodi, altri
mezzi, non per questo meno seri, si richiedono per una
siffatta indagine. Metodi e mezzi basati su una diversa
facoltà di "intendere", di "percepire", di "afferrare", al di
là del simbolo, al di là della tradizione, quel tessuto con­
nettivo che determina una visione unitaria nonostante
la disparità dei cicli di cultura cui possa appartenere la
documentazione sottoposta all'esame .
Si tratta innanzi tutto, e in questo il metodo scientifico è
indispensabile, di approfondire lo studio delle fonti ori­
ginali le quali, se ben inquadrate, possono presentare,
a chi abbia intendimento, la chiave di enigmi apparen­
temente insolubili. E ciò senza dover ricorrere a fanta­
siose teorie, sovente rivestite di un orpello di misticismo
pseudo-orientale, in cui l'elemento soggettivo preponde­
rante sopraffà il valore delle fonti stesse.
Il mondo egittologico è stato recentemente diviso in
"classicisti" e "simbolisti"19: le due tendenze rappresen­
tano le polarità estreme, sia di concetto che di metodo,
assunte dagli studiosi su tali problemi. Entrambe, sia
pur con le dovute eccezioni, peccano in difetto. Nell'una,

20
ove è sufficiente la cognizione scientifica, manca il mo­
tus animi capace di consentire la visione unitaria al di
là dell'aspetto formale del documento; nell'altra, ove
esisterebbe in nuce tale facoltà, fa difetto la cognizione
scientifica o è talmente superficiale e dilettantistica per
cui quel poco di buono e di vero che si è riusciti ad intui­
re, fa le spese del resto naufragando nel ridicolo.
Una via di mezzo è difficile, ma non impossibile. Si trat­
ta di integrare, per quanto possibile, le manchevolezze
dei due estremi. Congiungere, in altre parole, l'intui­
zione che è stata definita "unitaria", coi risultati delle
analisi e sintesi fornite dal puro metodo scientifico.
E potrebbe anche darsi che tale fusione fosse accompa­
gnata dalla percezione della esistenza di una "tradizio­
ne" immanente oltre le barriere del tempo, non quale
fossile documento di folklore, bensì riferita - in termini
di psicologia trascendentale - a realizzazioni dell'Ego * ,
sostanzialmente identiche nei vari cicli storici. Realiz­
zazioni che potrebbero basarsi su di una concezione an­
titetica a quella che distribuisce gratuitamente e dejure
l'immortalità ad ogni individuo, considerando invece
questa come lo scopo finale di una "eroica" avventura.
Per cui, senza voler insistere sull'apologo della perla
posta innanzi al noto animale, potrebbe anche com­
prendersi come e perché tale tradizione sia stata sem­
pre occultata in simboli o espressa, da chi di dovere, in
leggende e metafore ut arcana sua celent in vulgus non
enuncianda .

* [Con questo termine l'Autore probabilmente non si riferisce


all'ego individuale ma ad un Superego, che l'antica sapienzialità
egizia denominava Akh � , e che può essere riferibile alla conce­
zione del Sé trascendente delle antiche dottrine induiste e tradizio­
nali. - N.d. E . ]

21
AVVERTENZA

Nelle note sono state impiegate le seguenti abbreviazioni:


ASAE : "Annales du Service des Antiquités d'Egypte", Le Caire.
BIFAO: "Bulletin de l'Institut Français d'Archéologie Orienta-
le", Le Caire.
EGW: "Worterbuch der Aegyptischen Sprache" herausgegeben
von A. Erman u. H. Grapow, Akademie Verlag, Berlin,
1955. Il primo numero indica il volume, il secondo la pa­
gina. Con l'abbreviazione BELEG. : viene indicato "Die
Belegstellen" che accompagnano il Dizionario.
Gardiner: "Egyptian Grammar", II Ed., Oxford, 1950.
JEA: "Journal of Egyptian Archeology", London.
PYR: "Testi delle Piramidi".
URK: ("Urkunden"), Formule riferite ai "Testi dei Sarcofaghi".
ZAS: "Zeitschrift fiir agyptische Sprache u. Altertumskunde",
Leipzig.

NOTE

1 Pap. Torino 133, 10. Cfr. anche PYR 1695 e la var. PYR 888,
URK. IV, 19.
2 Cfr. B. de Rachewiltz: "Il Libro dei Morti degli antichi Egiziani",
Scheiwiller, 1958.
3 PYR 1 1 75 . L'identificazione del sovrano con Ra si trova anche
espressa in PYR 135, 703-5, 1461 b.
4 PYR. 667, 408 a; 408 b; 665 b; 876 a; 876 b.
5 PYR 1264- 1279. Cfr. Weill R.: "L'Incantation anti-osirienne in­
sérée dans la composition du chapitre "Pyramides 1264- 1279" in
BIFAO, 46, 1947 , pp. 159-197.
6 Plutarco: De Iside et Osiride, eh. XXI . Il parallelo tra Osiride
ed Orione si trova già in PYR 8 19, 925 mentre l'equivalenza Iside­
Sothis è in PYR 1092.
7 Cfr. B. �e Rachewiltz: "Vita nell'Antico Egitto", Sansoni 1958,
pp. 74 sg.

22
8 EGW, I, 13-17.
9
Per "anima trasfigurativa del divino nell'umano", cfr. EGW I,
1 3 . Cfr. anche PYR 152.
10 Si confronti, in particolare, il valore dato alla "conoscenza" nel
rituale funerario del Bardo Thodol, detto "Il Libro dei Morti Tibe­
tano". (Tradotto in italiano da Tucci, Bocca, 1949). Per una anali­
si approfondita di tale soggetto cfr. B. de Rachewiltz: "Religione e
Magia nell'Egitto faraonico" [il libro era in preparazione e con ogni
probabilità assunse poi il titolo di "Egitto Magico Religioso" edito
nel 1961 e ristampato nel 2008 da Edizioni della Terra di Mezzo -
N.d. E . ] .
11 "Ea": "Sul carattere della conoscenza iniziatica" in "Introduz.
alla Magia quale Scienza dell'Io", Bocca, 1955, p. 41 e Nota l.
12 Cfr. Porfirio. Sententiae IX.
13 Apuleio: "L'Asino d'Oro" ("Le Trasformazioni", B.U.R. , Milano
1955 Traduz. dal greco di C. Annaratone, p. 292).
14 Cfr. Nota 7 , p. 78 del testo citato.
15 Zbynek Zaba: "L'Orientation astronomique dans l'ancienne
Egypte et la précession de l'axe du monde", Prague 1953, Ac. Tchec.
de Science.
16 Sloley R. W.: "Astronomy'' in "The Legacy of Egypt". Oxford
1947, pp. 161 sg. e nota ( 14) di questo Capitolo.
17 Borchardt L. : "E in altaegyptisches astronomisches Instrument",
ZAS, 37 ( 1899). Gli strumenti del Museo di Berlino portano i nn.
14084, 14085, 19743 , 19745; Clère J. J . : "Un texte astronomique de
Tanis", Kemi 1949.
18 Chatley H . : "Egyptian Astronomy'', JEA, 26 ( 1 940) e 27 ( 1941)
e in "The Observatory" vol . 62 ( 1939); Chabas F. J . : "Sur un texte
égypt. relativ au mouvement de la terre", Biblioth. égyptol. tom. II
Ouvr. diverses, tome 3, Paris 1903; Antoniades E. M . : "L'astrono­
mie de l'Egypte antique". Bull. Soc. Astronomique de France, Paris
1934, ann. 48, pp. 36 1-369; stesso A. : "L'astronomie égipt. depuis le
temps le plus reculés jusqy'à la fin de l'époque alexandrine", Paris
1934 e "Astronomie Egyptienne", Chron. d'Egypte, Bruxelles 193 1 ,
ann. 6, n. 1 1 , pp. 41-53; Lockyer J . N . : "On some points i n ancient
Egyptian astronomy", Nature, London 1892 vol. 45, pp. 296-299 e
373-375; Flinders Petrie: "Observational astronomy" in "Wisdom
of the Egyptians", London 1940, pp. 3-22 e "Primitive Astronomy''

23
in "Ancient Egypt and the East", London 1933, pp. 1 1 1- 1 12; Rey
Abel: "L'astronomie égyptienne" in "La Science orientale avants le
Grecs", Paris 1930, pp. 288-304; Zinner E.: "Die Sternbilder der
alten Aegypter", in Isis, Bruges 193 1 , vol. 16, pp. 92- 1 0 1 ; Lexa
F.: "Deux notes sur l'Astronomie des anciens Egyptiens", Are. Or.
XVIII, pars III, 1950, Praga; Stracmans M. e Libon G.: "Le nom
de la planète Vénus et ses antécédents égyptiens", Revue d'études
latines, VI, Bruxelles 1947, pp. 3-16; Lange H. O. e Neugebauer 0.:
"Papyrus Carlsberg n l - Ein hieratisch - demotischer Kosmologi­
scher Text", Copenhague, 1 940, rendiconto di J. Capart in Chron.
d'Egypte n. 3 1 , 1941 p. 87. Gundel W. : "Dekane und Dekansternbil­
der", 1936; Parker R. A.: "The Calendars of Ancient Egypt", Chica­
go 1950. Zaba (o.c. p. 74) cita l'opinione dell'Accademico Strouvé
secondo cui "bisogna procedere ad una revisione radicale del nostro
giudizio, sinora assai sfavorevole, sulla Scienza egiziana...".
19 Schwaller de Lubicz R. A.: "Le tempie dans l'homme", Cairo
1949; Goby J. E.: "Que faut il penser des théories 'symbolistes'" in
Soc. d'étud. hist. et geogr. de l'Isthme de Suez, Not. d'Inform. n. 23,
Oct. 1950, pp. 88-90; Schwaller de Lubicz R. A.: "Du Symbole et
de la Symbolique", Le Caire, 1 95 1 ; Rousseaux A.: "La querelle des
égyptologues" in "Mercure de France" n. 1055, Juill. 195 1 ; Tagher
J.: "La querelle entre classique et symbolistes autour du tempie du
Luxor" in " Cah. Hist. Egypt." serie III, Juill. 1 95 1 ; Parapadoupolo
A. : "vers une égyptologie préscientifique?" in "La Revue du Caire",
vol. 27 n. 144, Nov. 1 9 5 1 , pp. 247-268. Picard Ch.: "La vaine querel­
le des égyptologues..." In Rev. Archeol. 36, 1950 pp. 1 19-122; e gli
articoli di E. Drioton, J. Saint Fare Garnot, A. Varille e A. Rousse­
aux in "La Querelle des Egyptologues: Nouveaux Débats", Mercure
de France, 1 95 1 , n. 1058, pp. 260-279; Varille A.: "Un point de Vue
nouveau sur l'Architecture pharaonique", Bruxelles, 1953; Schwal­
ler de Lubicz R. A.: "Le Tempie de l'homme Apet du Sud a Louq­
sor", Paris, 1957.

24
Esemplare del "Libro degli Inferi". Papiro n. 133 da Deir el-Bahri.
XIX din. Museo del Cairo (Foto dell'Autore)

25
26
Esemplare del "Libro degli Inferi". Papiro n . 1 33
Museo del Cairo. XIX din.

27
LE FONTI

È a partire dalla XVIII dinastia che il "Libro degli Infe­


ri" appare riprodotto negli ipogei reali tebani, iniziando
con quello di Thothmes I. La tradizione riferisce l'origi­
ne del testo a Horo che volle decorare con esso le mura
della tomba paterna, la "Occulta Dimora dell'Amenti".
Duat e Amenti sono i termini che designano l'Ade, la
regione dei morti. Si è già osservato come il Duat, ere­
de delle più antiche concezioni tanatologiche regali che
ponevano l'oltretomba in cielo, avesse conservato an­
che in epoca successiva l'ideogramma di una stella. La
topografia simbolica di questa regione risente dei vari
influssi religiosi promananti dai centri cultuali di mag­
giore importanza. Il suo nome più diffuso fu quello di
Amenti, derivato dalla radice Imn = "occultare", per
cui Imn-ty = "L'Occultante" e, nello stesso tempo, de­
signazione per l'Occidente. La sua personificazione fu
una dea, a carattere esclusivamente funerario e spesso
rappresentata d'aspetto muliebre, ma con l'ideogramma
designante l'Amenti al posto del capo.
L'immagine dell'Ade che il testo ci presenta, può avvici­
narsi alla struttura templare, con la relativa suddivisio­
ne di singoli ambienti intercomunicanti. La ripartizione
in "ore", cioè in unità di tempo ben definite, volle corri­
spondere a quella impiegata da Horo per la citata tomba
di Osiride, in cui le prime quattro ore figuravano sulla
parete occidentale, le due susseguenti a mezzogiorno,
altre due a nord e infine le ultime quattro sulla parete
orientale. Qui il Sole sorgeva rinnovellato1 .
La trascrizione del testo su papiro si presenta in due
categorie: Edizione illustrata ed Edizione semplice. In

29
quest'ultimo caso il testo appare più frequentemente
sintetizzato.
La rappresentazione grafica del viaggio del Sole nottur­
no, quale ci è fornita dall'Edizione illustrata, comporta
una suddivisione di dodici tavole in tre registri longitu­
dinali. Quello centrale rappresenta il fiume sul quale il
dio naviga, mentre i restanti hanno la funzione di spon­
de su cui appaiono i vari abitanti della contrada con a
fianco l'indicazione del proprio nome.
Per quanto concerne la elaborazione e la stesura del te­
sto possiamo presumibilmente supporre che ciò abbia
avuto luogo in quella particolare istituzione a carattere
magico detta Per Ankh , la "Casa della Vita" ove un ap­
posito corpo sacerdotale, tra le altre attività, elaborava
appunto questo genere di testi iniziatici. Tale Istituzio­
ne era circondata dal massimo riserbo e frammenti di
testi ad essa riferentesi, pervenuti sino a noi, recano
l'indicazione che l'eventuale trasgressore dei segreti sa­
rebbe morto all'istante, folgorato dalla magia2•
Per quanto concerne le fonti formali del testo, esse sono
costituite da:
a) gli lpogei reali iniziando da quello di Thothmes I, poi
Thothmes II e Amenhotep II con la versione comple­
ta, come pure quello di Amenhotep III di cui restano
però solo alcuni frammenti. Alla fine della XVIII dina­
stia venne riprodotto solo in forma sintetica, come nella
tomba di Tutankhamon. Per l'epoca successiva un buon
esempio proviene dalla tomba di Seti I in cui son ripro­
dotte le prime undici ore; in quella di Ramses II figura­
no la I, II, III, IV, V; in quella di Tausert-Setnakht la
VI, VII, VIII e IX; in quella di Ramses III la IV e la V; in
Ramses VI le prime undici; in Ramses IX la II, III, IV.
La versione meglio conservata è quella della tomba di

30
Seti I. In quasi tutte manca la XII ora, forse perché, co­
stituendo il compimento del periplo solare in cui figura
la "resurrezione" del Sole, si preferì porla accanto alla
mummia, trascritta su papiro, per un maggior effetto
taumaturgico.
b) I Sarcofaghi sui quali, a partire dall'epoca saitica,
appaiono scene del testo con descrizione di alcune delle
ore.
c) I Papiri , ed in particolare quello n. 307 1 del Louvre, il
n. 3001 di Berlino e il n. 7 1 di Leyda, col testo completo
della edizione ridotta. Il papiro di Torino e quello n. 72
di Leyda con le ore dalla X alla XII. Nel Museo del Cairo
esistono varie copie, tra cui quella n. 133 della XIX di­
nastia, che qui si riproduce (v. pp. 25-27), con le ore X,
XI, XII. Tra gli studiosi che si occuparono dal lato filolo­
gico e storico del "Libro di Ciò che è nell'Ade", vanno in
particolare ricordati il Maspero, il Lefébure, Devéria, J.
Jéquier, il Pierret, il Budge e A. PiankofP.
La traduzione del testo che qui si presenta è stata con­
dotta con metodo integrativo sugli originali delle varie
epoche, con la eliminazione dei pleonasmi onde riprodur­
re la forma più attinente al prototipo-base. Ogni "Ora "
è stata fatta precedere da una descrizione della scena
tipica, desunta dalla comparazione tra i vari esemplari
ed è seguita da un commento interpretativo.

31
ORAI

Descrizione

Questa prima ora costituisce il vestibolo, l'ingresso


dell'Ade propriamente detta. È una specie di anticame­
ra, una corte, termine reso in egiziano con Arrit4• Il Sole
vi perviene navigando ancora nella barca diurna, ma
per proseguire nella regione che ha innanzi a sé, det­
ta Maaty (Verità e Giustizia), cambia imbarcazione ed
equipaggio (Fig. 1).

Fig. l

Il dio, nell'aspetto antropomorfo criocefalo si tiene in


posizione eretta nel naos che funge da cabina mentre
l'ideogramma luf che ha accanto, ci informa sulla sua
natura in questa particolare circostanza. luf significa
infatti "cadavere"5•
I personaggi che compongono l'equipaggio, iniziando
dalla prua, sono: "Colui che schiude i cammini", "La
Conoscenza", una dea col disco solare tra le corna detta
"La Signora della Barca". A poppa figura Horo "l'Oran-

33
te", il "Toro di Verità", il "Guardingo", la ''Volontà" e un
timoniere, tutti d'aspetto antropomorfo.
L'imbarcazione è preceduta da una processione di varie
Entità tra cui si notano le due Maat, la dea leonessa
Sekhmet, quattro "termini" o pietre confinarie sormon­
tate da capo umano e con la indicazione rispettiva di:
"Ordine di Ra", "Ordine di Atum", "Ordine di Khepri",
"Ordine di Osiride". Li precede un serpente eretto sulla
coda ed una divinità antropomorfa che ha in mano, a se­
conda delle raffigurazioni nei vari testi, un boomerang
od un serpente. Il suo nome è "Colui che traversa le Ore".
Alcune linee di testo commentano questo registro:
"Il nome di questa contrada è Maaty. Questo dio vi ar­
riva nella barca Mesket6 e procede nell'Arrit di questa
città che è lunga 120 itru 7 che egli compie traversan­
do l' Uranos 8 • Egli passa attraverso l'acqua che è larga
300 itru e consegna i campi agli dèi che vi sono. "Acqua
di Ra" è il nome di questo campo. L'"Essere dalle due
Fiamme" è il nome del suo guardiano. Questo dio comin­
cia a dare gli ordini prendendo cura su coloro che sono
nel Duat di questa Arrit".
La scena del registro inferiore inizia con la rappresenta­
zione di un personaggio detto "Il Sigillatore della Terra"
in atto di muoversi incontro agli altri personaggi che
compongono il corteo. Il primo simbolo che si incontra è
quello qui riprodotto (Fig. 2) e che ha un nome singola­
re: "Lo Spartiacque"9• Sono altresì presenti tre dee, una
divinità con due scettri incrociati, sei altre che reggono
un serpente in mano e infine tre serpenti ritti sulla coda
che precedono una imbarcazione su cui si trova lo scara­
beo Khepri. Il testo relativo suona così:
". . . Il dio passa (nell'Arrit) nell'aspetto di ariete e vi
compie le sue trasformazioni. I morti (o il morto) non lo

34
seguono, ma restano nell'Arrit mentre egli dà gli ordini
agli dèi che vi sono. Chiunque avrà fatto ciò a similitu­
dine di quello che è nella "Occulta Dimora", chiunque
avrà conoscenza di queste similitudini che sono questo
stesso grande dio, avrà grande giovamento sulla terra"

Fig. 2

35
(lett. : Iw akh en. ef tepy ta = "Sarà utile (Akh), per lui
sulla terra")1 0 •
Nel registro superiore sono riprodotte varie divinità in
atto di adorazione, alcune nell'aspetto delle sacre scim­
mie, sono "gli dei che aprono la porta al gran Ba" mentre
vari serpenti sono incaricati di illuminare il cammino
del dio col fuoco che promana dalla loro bocca.

Testo

«La maestà di questo dio sosta dopo aver preso posizio­


ne in questa Arrit e dà gli ordini agli dèi che vi sono:
"Aprite per me le vostre porte e !asciatemi entrare nelle
vostre Arrit! Datemi luce e siate le mie guide, voi, che
siete entrati in essere dalle mie membra! La mia parola
è uscita per voi, voi appartenete al mio corpo (khat) ed
io vi ho creato modellandovi con la mia mente. Io vi ho
creato, vi ho fatto in virtù dei miei incantesimi e son
venuto a vendicarmi delle membra che sono insorte con­
tro di me e porterò distruzione a chi ha commesso ciò !
Io farò le mie immagini come Osiride Khenti-Amenti 11 •
Apritemi le porte con le vostre mani, o babbuini! Schiu­
dete i portoni delle Arrit, o scimmie, e salutate le divini­
tà che sono entrate in essere dalla mia anima. Entrate
anche voi in essere per Khepri, capo dell'Aldilà. Sorgete
nell'Uranos , stabilitevi sulle rive segrete e lavorate per
gli dèi del Duat nell'Arrit che voi sorvegliate. Siate in
possesso dei vostri piani nelle vostre sedi, nelle vostre
proprietà, nei vostri campi !" Gli dèi di questa Arrit (di­
cono) a Ra: "O gran dio, le porte sono aperte per te ed i
portali del sacro Amenti son schiusi innanzi a te, le por­
te della grande Nut son spalancate. Illumina la tenebra
profonda, fa respirare il "Luogo della Distruzione" e av­
vicinati, nel tuo nome di Ra, al luogo ove riposa Osiride

36
Khenti-Amenti. Vi è giubilo per Ra alle porte d'ingresso
della Terra. Lodi a te, che rendi perfetta la Luce quando
penetri nelle abitazioni della gran contrada! I babbuini
ti aprono le porte, gli Hatiu ti schiudono i portali, i ser­
penti cantano e ti esaltano. I divini serpenti illuminano
le tenebre per te. Le tue due "figlie-serpenti" ti trainano
nella tua forma e tu assumi la tua posizione sul suolo
del campo di questa Terra. Tu hai preso possesso della
Notte ed apporti il Giorno. Tu sei questo dio che tra­
versa le Ore: il tuo luogo di riposo è la Barca di Khepri.
Tu hai afferrato i grani di Hernebet nel segreto di N eit
(altra vers. : "tu hai pacificato Neit"). Tu hai diviso le
Acque di Ra, hai spogliato il "Sigillatore della Terra".
Le dee serpenti dell'Uranos ti acclamano, le dee ser­
penti ti rendono lodi. Tu sei reso "giustificato" contro i
tuoi nemici, tu che infliggi punizione ai condannati". La
maestà di questo dio dà gli ordini dopo aver raggiunto
questa Arri t: "Che il vostro cancello sia resistente, le vo­
stre porte salde e i vostri chiavistelli sigillati! Venite a
me, non passate a me, non muovetevi per me e abiterete
nei vostri luoghi. Drizzatevi sulle vostre rive ! ". Il gran
dio passa ed essi lo salutano quando è passato da loro
verso Uranos. Ciò è eseguito come ciò (che è) nella parte
occulta del Duat, questo è il piano analogo a quello dise­
gnato dal dio stesso. È utile per colui che è in terra. Vi
sono 120 itru per traversare questa Arrit. L'Ora che è la
Guardiana di questa porta è "Colei che fende la fronte
ai nemici di Ra". »

Commento

È il crepuscolo che prelude la grande Notte. Il "Sole"


cambia a questo punto imbarcazione ed equipaggio.
La catarsi misterica quale venne descritta da Apuleio,

37
presuppone il passaggio attraverso la "soglia" di Pro­
serpina, ed è attraverso la soglia o vestibolo degli Infe­
ri che il Sole naviga. In questo luogo egli opera le sue
"trasformazioni", le metamorfosi necessarie a compiere
il viaggio assumendo capo di ariete, classico animale
ammonio-solare, e l'aspetto di cadavere, luf Immobile
egli infatti traversa le ore senza mutar posizione, immo­
bile impartisce ordini, mentre le altre potenze agiscono.
La sua è una vera immobilità cadaverica: per visitare il
regno dei morti si deve saper assumere le loro caratte­
ristiche.
I personaggi della barca hanno nomi significliJ.tivi: "Co­
lui che schiude i cammini" , la "Conoscenza", il "Guar­
dingo", la ''Volontà", tutte personificazioni delle qualità
necessarie per affrontare con successo le prove ed i ri­
schi di un simile viaggio. Il nome di questa contrada è
"Acque di Ra" e il simbolo princeps è quello riprodotto
nella Fig. 2 che reca il nome di "Spartiacque", precedu­
to dal personaggio detto "Il Sigillatore della Terra" che
viene "spogliato" dal dio: "Tu hai spogliato il Sigillatore
della Terra", e "Tu hai diviso le acque di Ra". I termini
"rompere, schiudere, spogliare" riferiti al "sigillo della
Terra" indicano la condizione necessaria per penetrare
in essa e per conoscerla; si tratta della compagine tellu­
rica individuale in cui occorre sprofondarsi dopo averne
schiuso, "denudato" il sigillo. Ma è necessario "dividere
le acque" e questa indicazione si esprime concretamente
nel simbolo definito "Spartiacque". Trattasi di un asse
verticale sormontato da un paio di corna in mezzo a cui
si erge una figura mummiforme, la stessa che apparirà
all'ultima ora del testo, allorché il dio, identificandosi
appunto in tale raffigurazione, lascerà la vecchia spo­
glia per "rinascere" nell'aspetto dello scarabeo Khepri.

38
Tale immagine mummiforme del dio Sole, oltre ad ap­
parire nella XII ora del "Libro degli Inferi", riflette una
concezione testimoniataci anche in una stele del Mu­
seo di Berlino in cui è contenuto il seguente indirizzo al
Sole: "Omaggio a te, mummia che ringiovanisce e rina­
sce perpetuamente"12.
L'asse verticale della raffigurazione in esame appare
traversato da due serpi riprodotte in senso inverso. Le
corna che sormontano l'asse son dette in egiziano Wpt,
coi significati di "sommità del cranio", "aprire, dividere,

Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5

separare"13 ed il motivo di una divinità solare sorgen­


te in mezzo alle corna copre una vasta area culturale
che va dall'Egitto al Caucaso, all'India, alla Nuova Gui­
nea14. Si confrontino le Figg. 3, 4, 5. La prima, pertinen­
te all'Egitto, mostra il dio solare tra le corna della vacca
Jht. La seconda, riferita all'arte caucasica del periodo di
Hallstatt (l millennio a. C . ) mostra un personaggio, nel­
la tipica posizione rituale della ressurrectio tra le corna
di un alce. La terza, una stilizzazione di testa di Gayal,
proveniente da Kohima, Assam, all'interno dell'India.

39
Le due serpi riprodotte in senso inverso richiamano alla
mente le analoghe serpi del classico caduceo ermetico
(Fig. 6). Anche in questo caso ci troviamo alla presenza

Fig. 6

di un asse verticale affiancato dalle serpi e sormontato


dal sole. È qualcosa più di una semplice coincidenza: i
due simboli hanno infatti lo stesso valore . Ma per com-

40
prenderlo è necessario far richiamo ad alcuni concetti,
sia' pur sinteticamente. Le dottrine orientali concorda­
no sulla presenza, nell'uomo, di "canali" invisibili chia­
mati in sanscrito nadis da nad = "movimento" e tradot­
ti in vario modo. De Campingny usa il termine "canali
sottili", J. Marquès-Rivière quello di "arterie luminose",
Evans-Wentz "canali o nervi psichici". Tali nadis sono
in numero assai elevato ma tre sono le principali: Ida ,
Pingala e Soshumna . Quest'ultima, che a sua volta è la
più importante, corrisponde alla colonna vertebrale defi­
nita Brahma-danda, il "microcosmo del macrocosmo"15•
Tale Soshumna nadi è infatti la "gran via di passaggio
delle forze psichiche del corpo umano" e attorno ad essa,
come i due serpenti del caduceo ermetico, si avvolgono
le altre due nadis : Pingala a destra, maschile ed attiva,
Ida a sinistra femminile e passiva. In alto, alla som­
mità della simbolica verga, nel punto corrispondente al
vertice del cranio, splende il "Sole", mentre sette cha­
kras o "centri" (lett. : "circoli", "ruote") principali sono si­
tuati lungo l'asse centrale. Queste sette "località" della
colonna vertebrale vengono rappresentate, nel rituale
sciamanistico dell'Asia centrale, da sette "intagli" che
vengono effettuati sull'Albero innanzi al quale lo scia­
mano cade nell'estasi iniziatica. In tale stato egli affer­
ma di sentirsi trasportato nell'Albero Cosmico, sede del
Signore dell'Universo e sosta in ciascuno dei "cieli" che
corrispondono ai sette intagli. 1 6
Sempre secondo la dottrina orientale si ritiene che alla
base della colonna vertebrale, simile ad una serpe av­
volta nelle sue spire, dorma Kundalini, il "potere igneo
serpentino" che viene risvegliato dal rituale iniziatico,
percorrendo - dal basso all'alto - i vari chakras di cui
l'ultimo, Sahasrara , è localizzato nel punto della sutura

41
sagittale ove i due parietali si congiungono, detto "aper­
tura di Brahma" (Brahma-randhra), il luogo ove appun­
to "sorge il Sole". Il testo originale 17 così si esprime: "La
Sposa (Kundalini) entrando nella strada regale (la nadi
centrale) e riposandosi in certi luoghi (i sette chakras),
incontra ed abbraccia lo Sposo Supremo (il divino) e in
tale abbraccio fa sgorgare fiotti di nettare".
Non altro senso ha il caduceo ermetico: la verga centra­
le corrisponde alla colonna vertebrale; le due serpi rap­
presentano le "arterie luminose" e, al vertice, splende il
disco solare alato (Fig. 6). Per le testimonianze moderne
è interessante l'opinione di un Bramino di Malabar, ci­
tata da Boulnois18, sopra il caduceo dravidico: "Le serpi
che si allacciano rappresentano le due correnti che per­
corrono, in senso inverso, la spina dorsale". E lo stesso
Autore cita un affresco di Ananta in cui il nimbe (ser­
pente) bicipite, è attaccato alla nuca di un personaggio.
Per quanto concerne l'Egitto, uno dei primi simboli equi­
valenti è dato dal disco alato, rappresentante il Sole, da
cui pendono le due serpi coronate rispettivamente con
la Corona Bianca e con quella Rossa (Fig. 7). L'analo­
gia tra queste raffigurazioni con quelle equivalenti delle
scuole orientali è stata già segnalata da alcuni studio­
sP9. Ma l'equivalenza col caduceo ermetico è assai più
manifesta nel simbolo riprodotto nel "Libro degli Inferi"
(Fig. 2) e che viene qui per la prima volta sottolineata.
L'asse verticale, le due serpi e la rappresentazione delle
corna, equivalente in sensu alla "sommità del cranio",
trovano riscontro e giustificazione nelle concezioni che
si sono esaminate. Nel nostro caso è precisamente dal
punto corrispondente all'"apertura di Brahma" che il
Sole, abbandonata la vecchia spoglia, rinasce. Ed è per
questo motivo che i sarcofaghi antropoidi rizzati sulla

42
sabbia nella cerimonia dell"'apertura della bocca", reca­
no quasi costantemente, nel punto esatto corrisponden­
te a tale apertura (là ove appunto il "sole nuovo" deve
sorgere) la rappresentazione dello scarabeo Khepri.
Riguardo alle due serpi una frase del testo è particolar­
mente indicativa: "Le tue due figlie-serpenti ti trainano
nella tua forma" mentre il nome del Guardiano delle
Acque è "L'Essere dalle due Fiamme". Poiché il nome
del simbolo che abbiamo esaminato è lo "Spartiacque" è
necessario precisare la natura di questa "acqua".
Nel caso particolare trattasi della "corrente" che viene

Fig. 7

risvegliata dal rituale iniziatico e che percorre i canali


(le serpi o nadis). Il rischio è nella dissoluzione di ogni
principio individuato per una eventuale mancanza di
padroneggiamento dell'esperienza ed è per questo mo­
tivo che il testo insiste sul mantenimento della "forma"
individuale (cioè su di un principio di autocoscienza im­
mutabile) mentre si viene trasportati dalla forza delle
"figlie serpenti". Dominata la irruenza della corrente,
questa si calma nel raggiunto nuovo equilibrio recando
seco il "risveglio". Sotto questo aspetto cessa di essere
sibillina l'affermazione contenuta nei "Testi delle Pira-

43
midi": "Calme sono le Acque del Diluvio dopo aver inon­
dato i canali del re Neferkara".
Ma esaminiamo le varie fasi, quali il testo ce le presen­
ta. Una volta assunta posizione in questa Arrit, il dio
"distribuisce" i campi agli dèi che vi sono, precis ando
però assai esplicitamente che queste divinità sono sue
creature: "voi appartenete al mio corpo, siete entrati in
essere dalle mie membra". Non si tratta quindi di en­
tità estranee, bensì di potenzialità individuali cui ven­
gono assegnati specifici compiti nelle singole sedi (cfr.
i termini analoghi di "sedi", "proprietà", "campi") , rac­
comandando loro che i rispettivi cancelli e le porte sia­
no ben resistenti e i chiavistelli "sigillati". Ove ciò non
fosse, l'irruenza scatenata delle "acque" potrebbe tutto
travolgere.
Per "contrada", "regione" et similia la letteratura miste­
rica designa non luoghi topografici, ma "stati di essere " ,
cioè condizioni specifiche della psiche. Il Duat, il "luogo"
ove debbon essere compiute queste "cose" non indica un
luogo estraneo o lontano bensì la "Terra" che deve esse­
re "conosciuta" dopo averne spogliato il sigillo: l'interno
stesso della compagine tellurica individuale. Program­
ma tutto racchiuso nell'ermetico detto: visita interiora
terrae rectificando . . . 20•
Così la frase del testo "rendi perfetta la Luce quando
penetri nelle abitazioni di questa gran contrada" va ri­
ferita alla forza che viene messa in opera, equivalente
alla Kundalini orientale, e che risveglia, "illumina" i
vari "centri" (chakras), qui designati col nome di "abita­
zioni". Ed è significativo che tra i simboli che compaiono
in questa prima ora vi sia la raffigurazione della dea le­
onessa Sekhmet, la "Possente" che corrisponde appun­
to a quella vis ignea identificata in Kundalini . Avremo

44
modo di soffermarci ancora, nelle ore seguenti, su tale
rapporto.
I quattro "termini" o pietre confinarie antropocefale
sottolineano il rapporto Ra-Osiride nei confronti di chi
affronta la prova: sono infatti pietre terminali perfetta­
mente identiche, contrassegnate coi nomi dei tre aspetti
del Sole: Khepri, Ra e Atum, ma altresì con quello di
Osiride. Tale identificazione è assai importante poiché
stabilisce il possibile rapporto di equivalenza tra l'in­
dividuo (o il defunto, l"'Osiride") ed il dio Sole che nel
testo è il personaggio principale .
Per quanto concerne le divinità di questa regione, va ri­
cordato che "dovunque si parla di "dei" o "numi", si trat­
ta di stati trascendentali della coscienza"21 • Si ricordi
l'affermazione del testo già riportata: "voi appartenete
al mio corpo, siete entrati in essere dalle mie membra".
Si è parlato precedentemente di ciò che significhi "cono­
scere". Il testo qui sottolinea l'utilità che deriva da tale
conoscenza già "sulla terra", ma soprattutto dal "com­
piere", dall'agire cioè.

45
ORA II

Descrizione

Penetriamo ora nell'Ade vera e propria. Il Sole naviga


ormai sulla barca notturna e l'equipaggio è aumenta­
to di due urei, in rappresentanza di I si de e di Neftis,
che prendon posto all'estremità di prua. Un corteo di
quattro imbarcazioni precede quella solare: la prima, la
"Barca del dio del grano Nepri", reca al centro un per­
sonaggio mummiforme antropomorfo inginocchiato tra
due altri in piedi le cui braccia sono invisibili essendo
avviluppate in modo analogo a quelle del sacerdote Sem
nel rituale osiriaco, allorché compie le pratiche di vivi­
ficazione innanzi alla "Statua del doppio"22• A prua e a
poppa di tale imbarcazione si innalzano due Alberi che
nella forma richiamano la stilizzazione del sicomoro,
mentre due urei ornano la estremità poppiera e quel­
la di prua. La seconda imbarcazione, le cui estremità
recano rispettivamente la Corona dell'Alto e quella del
Basso Egitto, contiene al centro un coccodrillo dal cui
dorso emerge una testa umana decapitata e una coro­
na. Tale raffigurazione si trova in mezzo a due scettri
Sekhem che hanno il significato di "potere, comando".
La terza imbarcazione è ornata da due teste coronate
con alte piume e reca al centro un grande sistro hatho­
riano affiancato da due dee in piedi. Infine la quarta,
con le estremità antropocefale, ospita il gran disco della
luna piena e la piuma della dea Maat che viene adorata
da un personaggio in ginocchio.
Nel registro superiore compaiono varie divinità femmi­
nili, un personaggio leontocefalo mummificato, un "ter-

47
mine" antropomorfo, lo scettro di Osiride a fianco di un
serpente eretto definito "il bastone di Osiride", una en­
tità bicefala con le teste di Horo e di Seth, varie divinità
assise su troni armate di coltello ed una in piedi in atto
minaccioso, un personaggio con scettro Sekhem , detto
"Il Potente sui suoi nemici".
Nel registro inferiore è riprodotto un personaggio che,
come il "Sigillatore della Terra" dell'ora precedente,
marcia incontro alla processione, tre personaggi col
simbolo del grano sul capo e tre recanti tale simbolo
in mano, un dio armato di coltello, tre divinità assise,
due delle quali recano il simbolo della stella, un dio con
pugnale, la raffigurazione di Osiride Unnofre mummi­
forme, una divinità con due scettri su cui è posta una
stella che, come le precedenti, richiama nella forma la
"croce di vita", l'Ankh . Segue un essere antropomorfo
bicefalo, tre personaggi recanti una stella-croce, tre con
il ramo di palma a tacche, simbolo della misura del tem­
po, un personaggio con pugnale e tre col segno dell'anno
In mano.

Testo

«Questo grande dio giunge poi nell'Uranos che è lungo


300 itru e largo 120. Il nome degli dèi che sono in questo
campo è "Anime del Duat". Chi conosce i loro nomi esi­
sterà (vivrà) con loro e questo grande dio gli assegnerà
i campi nel luogo ove si trovano nel campo dell'Uranos.
Egli si terrà eretto con gli dèi che stanno eretti, marcerà
al seguito di questo grande dio, penetrerà nella Terra,
si aprirà una via nell'Ade, schiuderà la capigliatura agli
dèi, marcerà sul "Mangiatore dell'Asino", verrà gratifi­
cato con pani destinati alla Barca divina della Terra e
riceverà la (sua) parte innanzi a Tatubi. Chi avrà tra-

48
scritto (lett. "fatto in scrittura") queste "Anime del Duat"
nelle forme che si trovano nell'occulto dell'Amenti - l'ini­
zio di tali rappresentazioni deve partire dall'Amenti - e
chi farà offerte ad esse sulla terra nei loro nomi, avrà
in terra grande utilità e vera protezione. Chi conosce
queste parole che gli dèi del Duat dicono a questo dio
e le parole che questo dio dice loro in prossimità23 degli
dèi del Duat, avrà utilità sulla terra e reale protezione.
Il nome di questa ora di notte che guida questo grande
dio in questa contrada è "l'Abile a difendere il suo Si­
gnore".
Gli dèi col simbolo dell'anno "donano a questo grande
dio le stagioni e gli anni che tengono nelle loro mani"
ed hanno vita "attraverso la voce di questo grande dio
che distribuisce loro erba in abbondanza pei loro campi.
Il guardiano di questo campo è "Colui che è nelle due
Fiamme".
Il dio riceve l'indirizzo delle varie divinità: ''Vi è gaudio
in cielo e grida di gioia sulla Terra allorché il tuo corpo
entra . . . Tu procedi e il tuo corpo è dotato di potere, le
porte della Terra nascosta sono schiuse per te . . . tu vai
a riposarti nell'Amenti e vieni in essere nella forma di
Khepri". E il dio risponde: "Aprite le vostre occulte porte
affinché il dio luf4 possa guardare e disperdere le vostre
tenebre e voi possiate estrarre la vostra acqua dall'Ura­
nos e giunga aria alle vostre nari e voi non siate distrut­
ti e sopraffatti dal vostro cattivo odore, né soffocati dai
vostri escrementi, che possiate sciogliere e gettar via le
vostre bende, che possiate sollevare le vostre gambe e
camminare con esse, che possiate distendere le braccia
e che le vostre anime possano non separarsi da voi . . . di­
partitevi dalla mia barca e ritiratevi dalla mia immagi­
ne, sì che io possa vivificare nuovamente questo vostro

49
campo. La mia anima è con voi che avete combattuto
per me, che mi avete protetto contro Apep, che avete
vita dalla mia anima, che siete entrati in essere attra­
verso il mio corpo, che avete i vostri seggi di beatitudine
decretati per voi, sì che possiate ivi esistere . . . " »

Commento

La seconda ora del viaggio notturno è caratterizzata


dalla presenza del disco lunare e da una serie di simboli
a carattere vegetale. La prima imbarcazione che prece­
de quella del Sole è infatti riferita al dio del grano Nepri
ed i personaggi che vi si trovano sono riprodotti in un
atteggiamento rituale: quello che il sacerdote Sem as­
sume innanzi alla statua del "doppio". È necessario sof­
fermarci brevemente su questa cerimonia. La concezio­
ne egizia al riguardo considerava il corpo mummificato
del defunto come il supporto necessario alla esistenza
del Ka , di cui veniva a costituire il punto d'appoggio: la
distruzione della mummia avrebbe comportato conse­
guentemente la morte del Ka . Per evitare tale rischio
ed in considerazione del fatto che il corpo mummificato,
anche se protetto nel recesso tombale, poteva subire le
violenze dei predoni o l'attacco degli animali e quindi
corrompersi, si fece ricorso ad immagini che riproduces­
sero il più fedelmente possibile le reali fattezze dell'in­
teressato e che potessero sostituire, in caso di necessità,
il corpo fisico. Queste statue talvolta in numero rilevan­
te, venivano poste in appropriati ricettacoli, connessi in
genere, mediante una stretta fessura, con la cappella
tombale, in modo da poter fruire degli effluvi proma­
nanti dalle tavole d'offerta su cui i parenti o i sacerdoti
funerari deponevano i cibi e le bevande, bruciando nel
contempo l'incenso. Il Ka del defunto usava in questo

50
caso la statua come punto d'appoggio e si "alimentava"
fluidicamente delle offerte attraverso di essa. Ma per far
sì che la statua fosse in qualche modo collegata col Ka
era necessario un rito preliminare tendente appunto a
stabilire tale rapporto di correlazione. Il rituale in que­
stione ci è stato tramandato integralmente e la scena
principale di "vivificazione" comporta il sacerdote Sem
il quale, adagiato su uno sgabello di fronte alla statua e
con l'abito che racchiude le braccia, cade in un sonno le­
targico ·dal quale si risveglia affermando: "Ho visto mio
padre in tutte le sue trasformazioni". L'abito di questa
cerimonia deriva da un prototipo antico: una pelle di
vacca sotto cui si opera l'atto della "rinascita" e il "luogo"
ove ciò avviene è definito la "Terra di Trasformazione"
(Ta Kheper). La pelle aveva il nome di Meska (v. p . 53).
La posizione assunta dal sacerdote è quella fetale e la
pelle simboleggia la membrana che avvolge il feto: viene
così stabilita una comunione coi fluidi oscuri della terra,
uno stato indifferenziato e d'oblio corrispondente alla
vita fetale, che viene però superato ed oltrepassato in
forma autocosciente dall'Ego*. Il portarsi fuori da quella
zona letargica corrisponde allo stato dei "salvati dalle
Acque". Rimando il lettore interessato ad altro studio
su tale soggetto25• Quanto qui esposto ha il solo scopo di
sottolineare il rapporto tra la cerimonia descritta e l'at­
titudine dei personaggi nella barca del dio del grano che
figura nel nostro testo. Si tratta di un particolare aspet­
to della resurrectio collegata col simbolismo vegetale e
con lo stato lunare, precisato nel suo carattere dalle al­
tre raffigurazioni: gli Alberi, le spighe di grano, etc . . .
Va ricordato che il grano ha giuocato un ruolo impor­
tante nella simbologia e nella prassi religiosa e magica

*
vedi nota a pag. 2 1 .

51
dell'Antico Egitto. A parte i riti agresti in cui il Faraone
procedeva a tagliare, con apposito falcetto, un fascio di
spighe di grano, nello stesso rituale funerario vengono
impiegati i "letti di Osiride"26 : una sagoma, generalmen­
te in legno, raffigurante Osiride mummiforme, veniva
seminata a grano e deposta nella tomba. Il grano, ger­
minando, assisteva il defunto nella sua opera di resur­
rectio : non simbolo astratto, il grano operava come mez­
zo magico. Di particolare interesse è qui l'associazione
del "grano" con la "terra di trasformazione".
Il simbolismo vegetale di questa ora viene messo in evi­
denza dal fatto che alcune "divinità" presenti ricevono
la vita attraverso la voce del dio Sole "che distribuisce
loro erba in abbondanza pei loro campi". Riassumendo:
l'animazione dei "centri" da parte della vis solare porta
con sé una rinascita, un "verdeggiare" oltre lo stato lu­
nare, un "ergersi" delle spighe di grano. Questo stato,
susseguente la "conoscenza" dei nomi degli dei è esplici­
tamente espresso nel testo: "Chi conosce i loro nomi esi­
sterà con loro e questo grande dio gli assegnerà i cam­
pi... Egli si terrà eretto con gli dèi che stanno eretti...
penetrerà nella Terra, schiuderà la capigliatura agli
dèi, marcerà sul "Mangiatore dell'Asino"..."
La posizione eretta corrisponde allo stato attivo, in op­
posizione a quello orizzontale che rappresenta la morte,
la paralisi, l'oblio, il passivo. Si è già fatto cenno al rito
dell"'Apertura della Bocca" in cui il sarcofago antropoi­
de veniva "rizzato" su un monticello di sabbia e in tale
posizione il sacerdote addetto provvedeva a risvegliare
le funzioni del Ka corrispondenti ai vari organi toccati.
Il "grano" e la "Terra di Trasformazione" il cui senso è
stato precisato, riflettono lo stato dell'autocoscienza di
veglia nella zona indifferenziata di cui uno dei simboli è

52
la Notte. Donde il detto di Eraclito27: "L'uomo ottiene per
sé la Luce nella notte morendo e mentre vive raggiunge
il morto dormendo, spenti gli occhi". È questo il "pene­
trare in Terra" tenendosi "eretti" di cui al nostro testo.
Lo "schiudere la capigliatura agli dei" si riferisce alla
concezione dei capelli che, quali canali attraverso cui
confluisce la potenza magnetica del cervello28, rifletto­
no l'influsso divino superiore. Il Sifra Zeniutha (1, xii),
nella tradizione zohariana, precisa tale identificazione.
Pertanto l'atto di "schiudere la capigliatura" indica la
possibilità di immergersi nell'influsso divino, mentre il
camminare sul "Mangiatore dell'Asino" corrisponde al
dominio delle forze del Caos. L'entità osiriaca infatti
che porta tale nome era preposta all'annientamento dei
nemici di Horo, cioè delle forze tifoniche, dato che Seth
proteggeva l'asino, animale che, anche secondo Plutar­
co29, gli veniva sacrificato. È quindi il dominio assoluto
della passività caotica equivalente in sensu all'atto di
calpestare la luna falcata.
I due urei che si aggiungono al corteo ponendosi a prua
della imbarcazione solare, rappresentano Iside e Neftis,
le due sorelle. Già nell'ora precedente era stato detto:
"le tue due figlie serpenti ti trainano nella tua forma"
e il valore da attribui!e a queste serpi era stato altre­
sì precisato. Ma giova qui riportare una allocuzione del
"Libro dei Morti", contenuta nel Cap. LVIII e che si ri­
ferisce appunto a queste dee serpenti. Si tratta della
conversazione tra il defunto (o l'Adepto) e i "Guardiani"
dell'Aldilà: "Apritemi! - Chi sei? Dove vai? Quale è il tuo
nome? - Io sono uno di voi ! - Chi è chi ti accompagna?
- Le due dee serpenti Merty - Separati da esse, testa a
testa, quando entri nella divina Meska !". L'importan­
za di questo passaggio emerge appieno ove si conside-

53
ri che la Meska (lett. "la nascita del Ka"30 è la "pelle"
sotto cui l'iniziato entra nel sonno magico, la "Terra di
Trasformazione" di cui si è avanti discorso. Ora, sempre
nel "Libro dei Morti" (Capitolo LXXI I), vi è la seguente
invocazione: "Che la "pelle" non ponga una fine a me,
che i nemici non abbiano potere su di me, che io non sia
respinto al vostro ingresso, che le vostre porte non siano
chiuse a me".
La "separazione" delle due dee serpenti è la condizione
necessaria per il passaggio "attraverso la pelle", pas­
saggio tutt'altro che scevro da pericoli, tanto che l'ul­
tima invocazione riportata del "Libro dei Morti" parla
addirittura del rischio di una "fine" dell'individuo. E
questo rischio, nel "Libro degli Inferi", trova concreta
espressione nel simbolo del coccodrillo con la testa uma­
na decapitata sul dorso. Il pericolo è dato dallo scari­
carsi di altissimi potenziali attraverso conduttori non
adeguatamente resistenti ed il centro che ne è percosso
ne subisce le conseguenze, sotto la forma della "deca­
pitazione", che può indicare sia la pazzia che la morte
vera e propria. Nel "Libro dei Morti" al Cap . XLIII è
detto: "Io sono il grande Uno, sono il Fuoco figlio del
Fuoco, colui al quale è stata restituita la sua testa dopo
che era stata tagliata", indicando con ciò la necessità
di padroneggiare l'esperienza ignea identificandovisi e
recuperando il possesso della "testa" una volta operato
lo stacco. Il coccodrillo è il simbolo della astralità demo­
niaca, aspetto che sarà meglio precisato nella VII ora.
Qui, oltre il senso di pericolo riferito all'esperienza, può
indicare anche come, per ottenere il potere (gli scettri
Sekhem hanno appunto il senso di "potere, comando"),
sia necessario rendersi signori (la corona a fianco del­
la testa umana sul dorso del coccodrillo) della corrente

54
astrale. E questo padroneggiamento può avvenire "do­
sando il ritmo". È la simbolica "arte della Bilancia" che
prescrive le dosi di attivo e di passivo necessarie al buon
successo dell'operazione. Nel testo ciò è raffigurato dal
sistro della dea Hathor e dalla piuma della dea Maat
che seguono l'imbarcazione del coccodrillo. Il sistro, lo
strumento che le sacerdotesse della dea dell'Amore agi­
tavano ritmicamente nelle cerimonie, equivale appunto
allo stato vibratorio, al "ritmo". E la matematica esat­
tezza di questo ritmo è precisato dalla piuma di struzzo
della dea Maat, la dea della Verità e Giustizia: simbolo
di equilibrio matematico assoluto.
Il nome del Guardiano: "Colui che è nelle due Fiamme"
precisa quanto è stato detto nell'ora precedente. In quel
caso si trattava dell"'Essere dalle due Fiamme", indi­
cante un'anteriorità di stato, ora è l'immersione nella
esperienza stessa: identificazione e realizzazione. Le
due Fiamme, le due serpi, le due nadis , sono termini
equivalenti. Il dio procede nel suo cammino e le "porte
della Terra" gli vengono progressivamente schiuse men­
tre egli "disperde le Tenebre". Ma gli dèi che sono entra­
ti in essere dalle sue membra, devono scostarsi dalla
barca e dalla stessa presenza del dio, affinché egli possa
"vivificare" i loro simbolici campi. Ciò sta a significare
che le potenzialità elementari, una volta "conosciute",
non debbono impedire con la loro presenza individuata
la facoltà, da parte del dio, di procedere oltre nel suo
viaggio e nella sua azione vivificatrice, ma debbono in­
vece esistere nei "seggi di beatitudine" (i "centri" armo­
nicamente funzionanti) decretati per loro. Lo scambio
di parole tra il dio e tali divinità indica la necessità di
conoscere il rapporto causativo instaurato, in questo
piano, tra l'individuo e le "entità" stesse. L'azione vi-

55
vificatrice della vis solare risveglia i centri prima im­
mobili: "possiate sciogliere e gettar via le vostre bende"
dice loro il dio "possiate sollevare le gambe . . . distendere
le braccia" e non essere "sopraffatti dal cattivo odore,
né soffocati dagli escrementi". Altrove si parla di un
"menstruo essenziale che lava la terra e si esalta in una
quintessenza per comporre la folgore sulfurea che, in
un istante, penetra i Corpi e distrugge gli escrementi"31 •
Si tratta della purificazione dei "centri", della distru­
zione cioè di tutte le impurità e dell'impulso dinamico
ad essi impresso dal passaggio del Sole. Questo "naviga
sulle acque", seguendo un simbolismo che si riscontra in
vari luoghi. In India, nel Dhammapada32, l'attraversare
la "corrente" è spiegato come l'oltrepassare il regno dei
morti, cioè la "soglia di Proserpina" di Apuleio.
Ma per poter giungere a tanto è necessario che le for­
ze leonine, rappresentate dall'istinto selvaggio dell'"io"
animale, vengano prima immobilizzate, "mummifica­
te", onde ottenere la rigenerazione che, in questo punto
del testo, è simboleggiata da Osiride Unnofre33• Ed ecco
spiegata la presenza, accanto ad Osiride, della raffigu­
razione di un personaggio leontocefalo mummiforme.
Le potenze sterminatrici, armate di pugnale, che faran­
no la loro apparizione anche nelle ore seguenti come
"corpo di guardia" incaricato di sterminare chi si attenti
a penetrare nella "regione" senza essere un fedele del
dio, vanno collegate alla natura delle "entità" che com­
paiono nella cerimonia della psicos tasi a e che corrispon­
dono alla aggettivazione di stati di essere , a dramma­
tizzazioni fantastiche della psiche quando le "impurità"
e le scorie non siano state preventivamente bruciate,
né sia stato realizzato il rapporto di "conoscenza" e di
individuazione. In questo caso le scorie, le passionalità

56
che sul piano terrestre cercano l'appagamento al di fuo­
ri dell'essere, qui, per una inversione propria a questo
piano di esistenza, appaiono in atto di scagliarsi contro
l'individuo stesso, terrorizzandolo e precipitandolo in
quello stato che i testi lamaici definiscono samsara 34 •
Nel Bardo Thodol, detto il "Libro dei Morti Tibetano"
si fa riferimento anche a quarantadue divinità che ap­
paiono al defunto (nello stesso numero dei "Giudici" dei
morti del rituale egizio), con queste parole: " . . . quaran­
tadue deità del piano delle forme intellegibili, emanan­
do dal tuo stesso cuore, compariranno innanzi a te. Que­
ste tu devi riconoscere come pure immagini da te stesso
emanate . . . questi paradisi non si trovano in altro luogo:
essi sono disposti al centro e nei quattro punti cardina­
li del tuo cuore; da dentro il cuore adesso emanando,
dinanzi ti compaiono . . ". E il defunto viene così istrui­
.

to: "Nobile, se tu non sai riconoscere ora le tue proprie


forme-pensiero, qualunque sia stata la meditazione e
la devozione che hai praticata nel mondo degli uomini,
senza confrontarti però in questo insegnamento, le luci
ti soggiogheranno, i suoni ti impauriranno, le radianze
ti terrificheranno. Se tu non conosci la chiave assoluta
di tutti gli insegnamenti e non saprai conoscere suoni,
luci e radianze, tu dovrai vagare nel Samsara".
L'insegnamento tibetano è analogo a quello egizio: per
non divenire preda delle potenze sterminatrici occorre
saperle "conoscere" nei loro nomi, nella loro essenza.

57
ORA III

Descrizione

La barca del Sole, quale ci si presenta in questa ter­


za ora, mostra una ulteriore variante nella costituzio­
ne dell'equipaggio: spariti i due urei raffiguranti Iside
e Neftis , sostituiti "Colui che schiude i cammini" e "La
Conoscenza" con due altri nocchieri, è restata invece al
suo posto la "Signora della Barca". Anche a poppa vi
sono delle modifiche. Due nuovi personaggi ed un timo­
niere ieracocefalo si sono sostituiti ai precedenti.
La barca solare è preceduta da tre imbarcazioni di cui la
prima, quella che apre il corteo, reca a bordo una forma
secondaria di Osiride ed un personaggio mummiforme
chiamato lmy-ta , "Nella Terra". Sempre nella stessa
imbarcazione si trova un personaggio munito di scettro
User e a prua e a poppa due vogatori nella posizione dei
gondolieri. Tra il personaggio di prua e il portatore di
scettro si tiene eretto un serpente, mentre le estremità
della barca sono leontocefale. La seconda imbarcazione
ha due vogatori come la precedente, un serpente eret­
to e Osiride mummiforme tra due entità antropomorfe;
prua e poppa sono adornate con teste di scimmia. La
imbarcazione seguente, la terza, ha anch'essa i due vo­
gatori, il serpente "Faccia di Fuoco" e due divinità iera­
cocefale di sesso diverso, dette Bik e Biket, volta l'una
verso l'altra e seguite da Horo in atto di calpestare un
serpente.
La processione delle quattro barche viene incontrata da
quattro forme di Osiride, la cui parte superiore, avvolta
in bende, non lascia intravedere le braccia.

59
Il registro superiore inizia con due divinità munite di
scettro User, seguite da un personaggio identico a loro
ma riprodotto in formato minore. La processione inclu­
de nell'ordine uno stendardo del dio Seker, quattro "La­
mentatrici", quattro entità mummiformi maschili: la
prima munita di un paio di corna, la seconda con due
antenne che ricordano quelle dei genii-pesce Nary , la
terza con un serpente alato sulla testa e l'ultima sen­
za attribuzioni particolari. Seguono quattro personaggi
antropomorfi, una colonnina detta "La grande in pote­
ri magici" sormontata dall'ideogramma luf = "carne",
"cadavere" affiancata da un personaggio inginocchia­
to sostenente in mano il simulacro della pupilla di Ra,
chiamato "Colui che porta la pupilla di Ra, che appaga
gli dèi". Figura quindi un naos su cui è posto Anubis lo
sciacallo, seguito da un personaggio mummiforme con
le mani sporgenti dalle bende, un ariete munito di un
pugnale in una zampa, due personaggi detti "Colui e
Colei che portano", anch'essi sostenenti nelle mani i si­
mulacri delle pupille di Ra, due divinità a testa di scia­
callo, un babbuino mummiforme racchiuso in un locale
con soffitto a volta ed un altro assiso sulla sabbia.
Il registro inferiore reca otto raffigurazioni di Osiride
mummiforme, assise su troni, le prime quattro dotate
della Corona Bianca dell'Alto Egitto e le restanti della
Rossa del Basso Egitto. Accanto a queste raffigurazioni
compare una schiera di genii a capo di volatile, armati
di coltelli: sono i "Massacratori", coloro che "sterminano
i nemici di Osiride". All'inizio di questo registro si trova­
no due dee, col capo volto all'indietro e recanti in mano
lo scettro User mentre due altre divinità si muovono in­
contro alla processione: sono il dio Kherty e una dea con
in mano due pupille. Sotto il piano di queste ultime due

60
rappresentazioni son riprodotti due personaggi inchina­
ti, in atto di toccare terra con le loro mani.

Testo

«Questo grande dio giunge poi nella contrada dei Mas­


sacratori e naviga nelle Acque di Osiride in questa con­
trada lunga 309 itru e larga 120. Questo grande dio
dà gli ordini a coloro che sono al seguito di Osiride in
questa città e consegna loro i campi che sono in questa
regione. Il nome degli dèi di questa contrada è "Anime
nascoste" e chiunque conosce il loro nome sulla terra
potrà raggiungere il luogo ove si trova Osiride e riceve­
rà acqua per il suo campo. "Acqua del dio Uno, divenire
delle offerte" è il nome di questo campo. Chiunque avrà
compiuto queste rappresentazioni segrete a similitudine
delle "Anime Misteriose" e ad immagine degli scritti che
sono nell'occulto del Duat - l'inizio degli scritti è verso
occidente - avrà grande utilità sulla terra e nella necro­
poli. Chi conosce (queste rappresentazioni) passando su
loro, attraversa i loro ruggiti e non precipita nelle loro
fornaci. Chi conosce ciò dentro le sedi, porrà la sua mir­
ra sul volto insieme a Ra. Chi conosce ciò nello stato di
anima luminosa e potente, avrà la padronanza delle sue
gambe e non penetrerà mai nel "Luogo della Distruzio­
ne", ma uscirà nella sua forma, respirando alla sua ora.
Il nome dell'ora che guida questo grande dio in questa
contrada è "La Massacratrice delle Anime".»
Il testo relativo alle ultime divinità descritte nel regi­
stro inferiore, cioè il dio Kherty e la dea con le pupille di
Ra, è il seguente:
«Coloro che sono in questo piano e nella "Dimora del
Djed" lodano questo grande dio e allorché egli ha pro­
nunciato parole per loro, essi vengono in vita, poiché

61
quando egli li ha chiamati e ha pronunciato parole per
loro (essi ricevono) la loro acqua e la loro testa . . . Il nome
del Guardiano di questo campo è Kherty e chi conoscerà
ciò sarà nella condizione di uno spirito che ha dominio
sulle proprie gambe".»

Commento

Veniamo ora a contatto coi "Massacratori": queste enti­


tà, armate di coltelli, hanno il capo di volatili, simbolo
dell'elemento Aria. Si tratta anche ora di "conoscere" le
varie divinità che popolano questa regione "passando su
di loro", non lasciandosi atterrire dai loro ruggiti; il ti­
more promanante dal loro atteggiamento sarebbe oltre­
modo rischioso una volta che l'esperienza sta seguendo
il proprio corso e le "fornaci" presenti sottolineano tale
rischio. Con analogo senso, come del resto si è osserva­
to nell'ora precedente, il Guru tibetano raccomandava
al candidato all'immortalità in extremis di non lasciarsi
terrificare da suoni, radianze, terremoti, onde evitare
di esser costretto a vagare nel Samsara . Poiché siamo
qui in piena fase di esperienza l'alternativa è chiara. Da
una parte sussistono le fornaci di queste entità definite
"Anime Misteriose" ed i coltelli degli spiriti dell'Aria, i
"Massacratori", dall'altra la possibilità di "essere in pos­
sesso delle proprie gambe", la facoltà cioè di mantenersi
libero ed autonomo anche nel mondo dei disincarnati.
Non solo, ma a ciò si aggiunge il diritto di partecipare
alle stesse prerogative di Ra, dividendone la mirra.
Il nome di questa regione mostra la presenza del prin­
cipio umido, l"'Acqua del dio Uno". Si tratta del Nu ,
l'Oceano liquido primordiale, in cui era contenuto in
germe il principio di ogni manifestazione. Questo gran
serbatoio cosmico d'energia universale non ancora indi-

62
viduata regge la successiva manifestazione della realtà,
il suo "divenire". Nel nostro caso il nome della contrada,
nella sua forma completa è "Acqua del dio Uno, dive­
nire delle offerte" e la manifestazione quindi del "dive­
nire" verte qui sul principio della reintegrazione della
energia da parte del defunto o dell'iniziato che, al pari
degli dèi, si ciba dei frutti di un albero sacro o attinge
acqua da bacini che sorgono in prossimità di tale Albe­
ro. O ancora è una dea, a carattere cosmico (Nut, Ha­
thor, etc.) che versa al defunto e alla sua anima acqua e
porge cibi, tenendosi nascosta tra le fronde dell'Albero.
Questa concezione è comune a diverse civiltà e forma
oggetto di uno studio particolareggiato cui rinvio il let­
tore35. Va qui tenuto presente che le "offerte", Kau in
egiziano, erano il comune mezzo di sussistenza del Ka
(v. Commento alla II Ora) e stanno a sottolineare, con
la loro associazione alle "Acque del dio Uno" il loro ca­
rattere reintegrativo, cui può esser fatto corrispondere
il concetto di ambrosia degli dèi, nello specifico senso
etimologico di alimento che "non fa morire"35bis. Gli dèi
ed i Beati quindi, per mantenere la propria immortalità
debbono periodicamente "alimentarsi" alla grande sor­
gente di energia cosmica (Cfr. nota precedente) .
I l testo precisa come l a "conoscenza" debba aver luogo
nelle appropriate sedi: sono questi i luoghi che la vis
solare visita, sostando il tempo necessario a vivificar­
li e procedendo quindi nel viaggio. Con ciò si sfugge al
"Luogo della distruzione" e si può "uscire nella propria
forma", si acquisisce cioè una forma permanente non
sottomessa alle leggi cicliche del divenire. In più, il co­
noscere quanto sopra già "sulla terra", conduce al luo­
go "ove si trova Osiride", cioè il principio immortalante
(quale prototipo dell'Uomo risorto) racchiuso nella com-

63
pagine tellurica. Infatti la barca che apre il corteo in
questa ora, oltre ad Osiride, reca anche un personaggio
mummiforme con la indicazione lmy-ta "Nella Terra"
precisando sempre più il senso del visita interiora ter­
rae . . .
Particolare importanza riveste l a scena in cui figurano,
nel registro inferiore, i vari personaggi recanti i simula­
cri della "pupilla" di Ra. Il rito cui la scena in questione

Fig. 8

si riferisce risale al periodo protodinastico, come ci è te­


stimoniato dalla placca di re Djer (I din.) trovata nella
tomba del visir Hemaka (Fig. 8).
Al centro del registro superiore e all'inizio di quello infe­
riore campeggia l'ideogramma mes che ha valore di "na­
scere, nascita" e che conferisce alla cerimonia il carattere
di rito per la resurrezione, forse compiuto in questo caso
in beneficio dello stesso re Djer il cui nome figura nella

64
cartouche rettangolare all'inizio del registro superiore.
Tra i personaggi di questo registro, quello raffigurato
sotto l'ideogramma mes sostiene con le braccia un grosso
pesce Nàr, l 'heterobranchus longifilis . Il culto di questo
pesce è attestato in epoca protostorica dai ritrovamenti
di El Kab che completano quelli del Petrie riferentesi
alla civiltà negadiana3 6 • In un frammento di mantello
in cuoio risalente a tale epoca J. Capart ha individuato
alcuni esseri antropomorfi con il capo a forma di pesce

Fig. 9

nàr, uniti per le mani da una specie di liana, mentre un


motivo ornamentale a zig-zag simboleggia l'acqua (Fig.
9). Questi genii pesce, detti Nàry, cioè "quelli del pesce
Nàr" hanno un loro culto particolare di cui ci è restata
traccia anche nella ushabti n. 990 del Museo di Torino.
Essi compaiono anche su vari sarcofaghi, tra cui quello
di Ramses III e Ramses IV, sempre collegati a mezzo
di una corda o liana, ma con l'aggiunta di un personag­
gio antropomorfo raffigurato al centro mentre, col corpo

65
piegato a squadra, sostiene nelle mani una sfera identi­
ca alla cosiddetta "pupilla" di Ra (Fig. 10).
Nel registro inferiore della tavoletta di Dj er dopo l'ideo­
gramma mes = "nascita" appare un personaggio con uno
stendardo recante l'insegna del toro, seguito da un altro
con un tappeto o scudo a linee verticali. Dietro questo
personaggio ne compare un altro, col corpo piegato e so­
stenente in entrambe le mani il simulacro di una "pupil­
la" mentre uno di tali simulacri si trova sorretto da un
volatile ed un altro è in terra, ai piedi di detto personag-

Fig. 10

gio. Le ultime due figure son due personaggi assisi su


alti scranni, col corpo interamente avvolto in una cappa
(v. considerazioni sull'abito del Sem, alla II Ora) e con
una treccia come usata nelle scene di "lamentazioni" fu­
nebri, pendente innanzi alla fronte.
L'insieme di questa scena è strettamente collegato con
la vignetta del Cap. CLXVIII del "Libro dei Morti" (Pa­
piro di Muthotep, Br. Mus . n. 10010) che qui si riprodu­
ce (Fig. 1 1).
Anubis e una dea assisa compaiono qui come nella sce-

66
na del "Libro degli Inferi"; il personaggio col corpo ripie­
gato a squadra compare in questa vignetta, come nella
raffigurazione dei genii Nary sul sarcofago di Ramses
III e anche in questa ora del "Libro degli Inferi". Il per­
sonaggio leggermente inclinato e tenente in mano la
"pupilla" di Ra di cui alla vignetta del "Libro dei Morti"
trova riscontro sia nella tavoletta di Djer che nel "Libro
degli Inferi" in cui è definito "Colui che porta la pupilla
di Ra". Nella vignetta di cui alla Fig. 11 esso è raffigu­
rato in atto di far ascendere lentamente tale simulacro
lungo il dorso di un sarcofago antropoide posto innanzi

Fig. 11

a lui, dello stesso tipo di quello sostenuto dal secondo


personaggio nel registro superiore della placca di Dj er.
Al di sopra, racchiuso nel simbolo del trono, il Sole invia
i suoi raggi nell'aspetto di linee verticali discendenti,
che potrebbero corrispondere all'insegna portata dal se­
condo personaggio del registro inferiore di Djer. Infine
ai due personaggi con treccia ricadente sulla fronte di
cui a Djer, corrispondono le due "Lamentatrici" della vi­
gnetta del "Libro dei Morti".
Nel nostro testo la presenza di una entità mummiforme
con il capo a forma di pesce Nar è stata già osservata

67
e i vari elementi qui succintamente raccolti, tendono a
dimostrare la stretta connessione tra un rito di origine
protostorica e le scene che compaiono sia nel "Libro de­
gli Inferi" che in quello dei "Morti", oltre alle raffigura­
zioni sui sarcofaghi del Nuovo Impero. Ma quale il valo­
re o, meglio, il senso di una simile cerimonia? Trattasi
di un rito per la resurrectio, come chiaramente indicato
dall'ideogramma mes . Ora, anche in questo caso, il prin­
cipio umido è dato dalla presenza simbolica del pesce
Nar, mentre la cappa in cui sono avvolti i personaggi
nella placca di Djer ha la forma della Meska e dell'abito
del sacerdote Sem. La "pupilla" di Ra, il simbolo essen­
ziale nel rito in esame, è strettamente collegata ad un
mito che ne precisa il valore e che trovasi trascritto in
molte tombe del Nuovo Impero. Vi si narra come Ra,
adirato contro il genere umano ribelle al suo volere, ten­
ne consiglio con le altre divinità cosmiche Shu, Tefnut,
Geb, Nut e Nun le quali lo convinsero a "dirigere il suo
occhio contro i ribelli".
Per questo il dio inviò sulla terra il suo occhio, rappre­
sentato dalla dea Hathor, che, assumendo un aspetto
di leonessa, fece strage dei mortali ricevendo in conse­
guenza l'epiteto di Sekhmet, la "possente". Per evitare
che la totalità del genere umano fosse distrutto dalla
furia della dea, Ra fece spandere tra i campi della bir­
ra mescolata ad una sostanza rossa che le conferiva il
colore del sangue. La dea, tratta in inganno, iniziò ad
abbeverarsi alla bevanda alcoolica cadendo presto in un
sonno profondo e dimenticando la sua missione morti­
fera.
Da questo mito appare chiara l'identificazione dell'oc­
chio solare con la dea dell'Amore Hathor, uno dei cui
aspetti è quello igneo, solare e "mortifero" di Sekhmet

68
la "possente". Ma un altro mito che risale all'epoca dei
"Testi delle Piramidi" merita a questo proposito esse­
re ricordato. Narra questo come, all'origine del mondo,
Ra avesse perduto il suo occhio e come di conseguenza
avesse incaricato Shu e Tefnut di ritrovarlo. Ma le ricer­
che furon lunghe e Ra si trovò costretto a rimpiazzare il
vecchio occhio con uno nuovo. Donde una grande ira da
parte del primitivo, ritrovato frattanto da Shu e Tefnut.
Per calmare l'adirato occhio, Ra lo trasformò nel serpen­
te-ureo che pose sulla fronte e che ornò successivamen­
te il capo dei Faraoni. In questo caso l'occhio ritrovato
assume il valore di "terzo occhio" che, come quello dei
Ciclopi, ha la sua sede sulla fronte.
Tornando al rito ed osservando la vignetta del "Libro dei
Morti" (Fig. 11) soffermiamo la nostra attenzione sulla
scena che riproduce il personaggio con la pupilla di Ra.
Esso ha il corpo leggermente inclinato mentre la "pu­
pilla" è fatta corrispondere alla base della colonna ver­
tebrale del sarcofago antropoide che gli sta di fronte .
Dall'alto il Sole fa cadere i suoi raggi, sottolineando in
tal modo il carattere solare della scena. Se il personag­
gio in questione, che possiamo ben immaginare un sa­
cerdote funerario in funzione presso il sarcofago della
mummia, venisse a porsi in posizione eretta, la "pupil­
la" solare, accompagnando tale movimento, verrebbe a
percorrere, dal basso in alto, la colonna vertebrale del
sarcofago. Ma si è visto come la pupilla corrisponda
miticamente a Sekhmet e questa, a sua volta, a quella
forza dormiente appunto alla base della colonna verte­
brale (paragonata alla Kundalini) e che, risvegliata nel
rituale iniziatico, la percorre "vivificando" i vari centri.
Quindi il gesto nella vignetta del "Libro dei Morti" indi­
cherebbe l'applicazione tecnica di una simile concezione

69
nel rituale funerario, nella iniziazione cioè post mortem.
Il testo che costituisce l'oggetto del nostro studio speci­
fica inoltre come la divinità con i simulacri delle "pu­
pille" si trovi nella "Dimora del Djed". Ora il Djed, cui
è connessa l'idea della stabilità, ha valore, in egiziano,

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Fig. 12

di "Albero sacro sfrondato" e di "Colonna vertebrale"37•


Non ci è concesso soffermarci sui rapporti tra questi due
significati e comunque avremo modo di tornare sul Djed
nel corso della presente trattazione (Cfr. Ora Xl). Quan­
to detto è sufficiente a mettere in evidenza la remota

70
antichità cui deve essere ricondotto il rituale della "illu­
minazione" ottenuta mediante il risveglio di Sekhmet­
Kundalini.
Ma un altro collegamento può essere stabilito tra il rito
protostorico e le sue applicazioni in epoca anche poste­
riore. Nella cerimonia dell'"Apertura della Bocca" due
scene meritano particolare menzione. La Fig. 12 mostra

Fig. 13

il sacerdote Sem in atto di offrire alla statua del defun­


to due "pupille". Va ricordato che un numero analogo
era tenuto nelle mani dal personaggio riprodotto sulla
placca di re Djer. Il trasporto dell'immagine mummifor­
me di cui al registro superiore di tale placca può esse­
re fatto corrispondere ad un'altra scena dell'"Apertura
della Bocca", qui riprodotta (Fig. 13). Naturalmente le
raffigurazioni in cui compare una sola "pupilla" possono

71
riferirsi al mito di Hathor-Sekhmet, quale Occhio di Ra,
mentre nei casi in cui le "pupille" son due può essere in­
trodotto il concetto Sole-Luna quali occhi di Horo l'Anti­
co, ma sempre in funzione di correlazione diretta tra il
macrocosmo e il microcosmo-uomo.

72
ORA IV
Descrizione

Giungiamo ora nel regno del dio Sokar (greco Sokaris),


il patrono dei morti di Menfi, assimilato ad Osiride.
L'Ade assume un aspetto singolare: un immenso deser­
to tenebroso, percorso da serpenti e da strane entità.
Un corridoio discendente, il Ro-stau, immette in questo
regno, attraverso una porta lasciata aperta: "Colei che
taglia l'unione con la Terra" (Des sma Ta). La strada è
definita "La strada delle cose segrete del Ro-stau" e reca
l'indicazione che il dio "non passa attraverso i battenti
della porta, ma essi odono la sua voce". Proseguendo nel
percorso si incontrano altre due porte di cui l'ultima è
detta "Colei che taglia per l'eternità". L'indicazione che
si riferisce a questo tratto del passaggio informa: "Stra­
da per cui si penetra nel corpo di Sokar che è sulla sua
sabbia, la cui immagine è occulta ed egli non è né visto
né percepito".
Il dio Sole, per attraversare questo deserto, naviga su di
una curiosa imbarcazione: un serpente le cui estremità
si sollevano formando la prua e la poppa e che è trainato
da quattro divinità (talvolta da Anubis). La scena è così
descritta:
"Questo grande dio viaggia su coloro che si trovano (in
questo luogo) e le fiamme emesse dalla bocca di questa
Barca lo guidano attraverso queste caverne. Egli non
vede le loro forme, ma invia loro la sua voce ed essi lo
odono".
Il corteo che precede l'imbarcazione solare, oltre ai trai­
natori si compone di varie divinità: Osiride in una for­
ma secondaria, il suo scettro, Thoth e Horo volti l'uno

73
verso l'altro mentre tra loro è posto l'Occhio sacro, una
processione di divinità la prima delle quali ha il tito­
lo di "Signora della Vita". Questi personaggi sono così
descritti: "Coloro che si trovano in questo piano, nelle
forme del loro corpo, sono i nascosti sulla strada del­
la sacra regione le cui cose segrete sono occultate . Essi
sono i Guardiani della strada per coloro che entrano
nell'occulto luogo del Duat e sorvegliano Anubis nelle
sue forme quando egli li traina e quando egli penetra su
di essi nella sacra terra".
Nel registro inferiore fanno la loro apparizione una dea,
un serpente antropocefalo munito di gambe umane, tre
serpenti orizzontali affiancati. Di questi personaggi è
detto: "Coloro che sono in questo piano passano in ogni
luogo ogni giorno".
Seguono uno scorpione, un ureo ed un personaggio an­
tropomorfo con due vasi da libazione in mano: "La Gui­
da per la Sacra Strada", un serpente tricefalo alato con
tre paia di gambe umane. Sono ancora da notare il dio
Upuat, un serpente a due teste di cui una prende il po­
sto della coda, altre divinità minori che fungono da gui­
de e da guardiani, una lunga barca ornata da una testa
umana a prua e a poppa, che trasporta un serpente . Il
testo relativo dice:
" . . . (chi è) nella sua grande barca è il Guardiano della
camera Aheth : egli si trova all'imboccatura del passag­
gio segreto della camera Aheth e vive della voce delle
teste della barca".
Compaiono ancora altre divinità e serpenti di cui uno
reca una testa umana che sembra sorgere dal suo cor­
po, all'altezza della coda. Di uno di tali serpenti è detto:
" . . . è il Guardiano del passaggio che conduce alla camera
Aheth . Egli si reca quotidianamente in ogni luogo e vive

74
delle parole degli dèi che sorvegliano questa strada". È
presente anche un serpente tricefalo definito "l'immagi­
ne occulta della camera Aheth illuminata giornalmente
dalla nascita di Khepri". Sul dorso di questo essere, ma
non congiunte ad esso, si trovano quattordici teste uma­
ne con disco e stelle, rappresentanti le divinità protet­
trici dei primi 14 giorni del mese. Infine il disco alato di
Khepri sovrasta un essere antropomorfo definito Knu
Pet, il "Cielo Interno"38 seguito dalla dea Maat.

Testo

«Giunge poi trainata la maestà di questo grande dio nel


girone (Kereret) misterioso dell'Amenti e compie gli af­
fari degli dèi del Duat che vi sono per mezzo (solo) della
voce, senza vederli. Il nome di questa Kereret è "La Vi­
vente delle forme". Il nome della porta di questa Kereret
è "Colei che occulta i percorsi".
Chi conosce l'immagine di questa strada misteriosa del
Ro-stau, di questi passaggi segreti della grotta, del­
le porte nascoste che sono nella terra di Sokar, che è
sulla sua sabbia, è nella condizione di mangiatore di
pani fatti per la bocca delle "statue viventi" nel tempio
di Atum. Chi conosce ciò e le vere strade cammina sul
sentiero di Ro-stau e vede l'immagine della caverna. Il
nome dell'ora di notte che guida questo grande dio è "La
Grande nelle sue Potenze". »

Commento

Ci troviamo nella "zona" ove predomina l'elemento Ter­


ra. Il deserto che qui impera sovrano simboleggia que­
sto elemento e nello stesso tempo richiama un partico­
lare stato di solitudine e di isolamento che potrebbe far

75
parte dell'esperienza. Per poter viaggiare in questa re­
gione occorre adattare il veicolo alle mutate condizioni,
assumere cioè il "ritmo" proprio a questo nuovo stato.
L'imbarcazione solare prende così l'aspetto di un ser­
pente, l'animale più adatto per proseguire sulla sabbia.
Il monito è chiaro: occorre farsi "serpentini", guizzanti,
capaci di cogliere al primo sorgere le manifestazioni del­
le successive fasi dell'esperienza e sapervisi adattare.
Il dio, sovrano di questa regione, è presente ma non lo
si vede; le strade e le porte che immettono nella sua ca­
verna sono misteriose e nascoste. Il Cap . IV del "Libro
dei Morti" ha questo titolo: "Formula per passare sulla
celeste strada del Ro-stau" ed il testo relativo dice: "Io
ho aperto una strada sull'Abisso delle Acque che forma
un sentiero fra i due Combattenti (Horo e Seth) e sono
giunto. Che i Campi di Osiride siano dati in mio potere !"
Il Ro-stau è il nome della necropoli menfi.ta, posta sotto
la protezione del dio Sokar e l'attribuire, nel "Libro dei
Morti" una qualità celeste alla strada per gli Inferi, mo­
stra la fusione delle due concezioni tanatologiche, quel­
la aristocratica e quella democratica (la celeste e la ter­
restre), di cui si è già trattato. Ma va altresì notato che
tale sentiero è descritto come una strada che il defunto
(o l'Iniziato) deve saper aprire sull'Abisso delle Acque.
Come ciò sia possibile è espresso dal simbolo del disco
solare di Khepri, cioè la coscienza "solare" nascente, in
posizione di prevalenza sul "Cielo Interno", reso attivo.
Infatti il personaggio che porta tale nome è raffigurato
in movimento, sia con le braccia che con le gambe.
Il nome Kereret (o Qerert) attribuito a questo luogo e che
troveremo anche nelle ore successive racchiude l'idea
della grotta, della caverna. Nella forma duale designa le
due caverne presso Elefantina donde si reputava sgor-

76
gasse il Nilo. Una delle composizioni magico-religiose
impiegate negli ipogei reali ebbe il titolo di "Libro delle
Kereret"39 e venne tradotto come "Libro delle Caverne".
Non mancano nella regione descritta in questa ora en­
tità e genii diversi, più o meno mostruosi, ma essi sfug­
gono alla visione del dio il quale deve compiere i loro
"affari" per mezzo solo della voce. Ciò indica un ulterio­
re rapporto che viene a stabilirsi tra il dio e le entità: la
potenza del verbo, il "flatus vocis" alla base delle hekau
o "parole di potenza", gli scongiuri magici che i Greci
definirono daimonoklesùai , sono elementi che vanno ri­
condotti a questa particolare fase. Ed occorre pure qui
avere "conoscenza" delle immagini rispondenti a questo
stato, sapendole rettamente interpretare, anche perché
il nome della porta è "Colei che occulta i percorsi" ed il
rischio quindi di perdersi nel "deserto" aumenta, come
pure il pericolo di arenarsi ove non si sappia adattare a
tempo la propria imbarcazione al nuovo stato.
Questa regione è solo l'inizio dell'elemento Terra o "In­
ferno di Sokar" ed essa troverà integrazione e completa­
mento nell'ora seguente che ci condurrà nella residenza
stessa del dio tellurico. Che il testo in esame sia qual­
cosa più di una descrizione del viaggio del Sole è dato
dal ripetersi insistente , quasi monotono, in ogni ora, di
prescrizioni e di raccomandazioni sulla necessità di "co­
noscere" scene, nomi, entità, nella loro reale essenza,
la quale quindi non è quella puramente esteriore e pit­
tografica, specificando altresì i vantaggi che da siffatta
conoscenza derivano già sulla terra, cioè tra i viventi.
Prescrizioni di tal genere sarebbero del tutto superflue
ed anche illogiche in un testo semplicemente topografico
anche se nell'aspetto descrittivo tanatologico. Non solo,
ma le prescrizioni in oggetto non si riferiscono ad una

77
"conoscenza" intellettuale, ma implicano uno stato atti­
vo. Si è del resto già svolto questo argomento, ma non
è inutile tornarvi sopra e rilevare le molte indicazioni
relative al "fare", al "compiere" in perfetta rispondenza
ai requisiti di un manuale tecnico. Ogni "ora" rappre­
senta una distinta fase dell'esperienza e per tale moti­
vo le prescrizioni si rinnovano ad ogni nuova divisione
precisando il vantaggio che per ciascun nuovo rapporto
stabilito, deriva dalla retta interpretazione o "conoscen­
za" attiva. Con ciò si toglie al testo anche il carattere
generico di formulario "benefico" per il defunto: sarebbe
stato infatti sufficiente in questo caso indicare nel colo­
phon tale carattere, senza dover insistere in ogni "ora"
sulle stesse prescrizioni.
La conoscenza della topografia di questa regione por­
ta con sé il vantaggio di potersi cibare del pane fatto
per le "immagini viventi", cioè delle offerte funebri. Si
è parlato in precedenza di questo tipo di alimentazione
fluidica e sui relativi vantaggi. La mezza lunazione, in­
dicata dai quattordici genii, potrebbe equivalere, come
prima le itru , a determinate unità di misura per quanto
concerne il "tempo" dell'esperienza.

78
ORA V
Descrizione

La quinta ora ci conduce direttamente nella residenza


del dio Sokar. Questi dimora in una caverna di forma
ellittica posta sotto una montagna di sabbia sormonta­
ta da una testa umana (Fig. 1 4). Nella caverna che è
circondata da una muraglia di sabbia e dove il dio si
tiene nella sua "forma prima", alberga un lungo serpen­
te munito, ad una estremità, di una testa umana bar-

Fig. 1 4

buta mentre l'altra estremità si biforca in due teste di


serpe. Sul dorso di questo strano essere si alzano due
ali di sparviero nel mezzo delle quali, eretto in piedi, si
trova Sokar antropomorfo ieracocefalo. Due sfingi esco­
no, a mezzo busto, dalle estremità della caverna detta
"L'Orizzonte della occulta contrada di Sokar, che pro­
tegge il corpo nascosto". Le due sfingi portano l'attributo
assunto dal dio Sole in questo viaggio: luf = "cadavere".

79
Del dio ieracocefalo è detto: "Il suo compito è di proteg­
gere la sua stessa forma" e si precisa: "l'immagine che
è in questo piano si trova nella tenebra spessa". Alla si­
nistra di questa raffigurazione si trova un serpente che
"vive della voce degli dèi primèvi della terra", mentre al
di sopra della montagna è riprodotta una camera a vol­
ta riempita di sabbia donde emerge lo scarabeo Khepri
che prenderà posto sulla barca divina. In alcune versio­
ni, a fianco della caverna sono rappresentati due falchi
mentre l'ideogramma della "notte" la sovrasta (Fig. 1 5).
Lo scarabeo sacro è in atto di nascere e di esso è detto:

Fig. 15

"Ecco Khepri che non appena l a Barca di R a è trainata


in questo girone, vi si unisce per le strade del Duat".
Alla destra della montagna di Sokar è un altro serpente
che "vive delle fiamme che provengono dalla sua bocca.
Il suo compito è quello di proteggere l'Orizzonte ed egli
non entra mai in alcuna casa del Duat". Quattro divi­
nità assise portano la qualifica: "Gli dèi che tengono le
forme segrete di Sokar che è sulla sua sabbia". Nella
zona inferiore si trova un bacino dal quale sorgono quat­
tro teste umane sormontate da fiamme, dette "Le teste

80
fiammeggianti", mentre del lago è detto che le sue acque
son "come fuoco per coloro che vi sono". Esso è guarda­
to da una enneade divina rappresentata dai nove segni
geroglifici "Nether" o "dio" dei quali il primo appare co­
ronato con la Corona dell'Alto Egitto, seguito dalla dea
Amenti. L'appello che il dio Sole le rivolge è il seguen­
te: "Dammi la tua mano, Amenti, buona è quest'Acqua
che conduce alla Tomba ove riposano gli dèi. Esistete, o
nove dèi che siete provenuti dalla mia carne e non siete
entrati in essere dalle vostre proprie forme. Voi siete
stabili per quanto concerne il vostro cibo, io vi ho ven­
dicato, vendicate voi a me !" Nella scena figurano anche
cinque dèi definiti come: "Guardiani di coloro che sono
immersi (nelle acque) del Duat", mentre un serpente bi­
cefalo monta la guardia alla volta sabbiosa donde nasce
Khepri ed una serie di genii è incaricata di sterminare
colui che si azzardi a traversare questa contrada senza
essere perfettamente in regola: una dea, in atto di ucci­
dere un individuo, li precede. Il dio Sole è sempre sulla
barca-serpente, trainata da sette dèi e da sette dee al
seguito di lside-Amenti e da quattro personaggi che re­
cano scettri, mentre il primo sostiene un intero Albero.
Le entità sterminatrici sono preposte "all'annichilimen­
to dei morti nel Duat e il loro compito è di bruciare i
corpi dei morti con le fiamme che provengono dalle loro
bocche", mentre la dea in atto di uccidere "vive sul san­
gue dei morti".
A tutte queste entità il dio Sole dice: "Salute a voi che
siete ai luoghi di tortura e che siete preposti alla distru­
zione dei morti, . . . che annichilite i morti, che tagliate e
riducete a pezzi le ombre . . . che vendicate Osiride. Mu­
nitevi dei vostri coltelli, incatenate e legate con le vostre
mani le immagini che sono in voi, cosicché io possa viag-

81
giare su di voi in pace. Chiunque conosce ciò passerà
sulla dea in pace". Infine alla estremità del percorso si
vede la stella del mattino, Venere.

Testo

«Questo grande dio è trainato sulle vere strade del Duat


nella metà superiore del girone misterioso di Sokar,
che è sulle sue sabbie, senza vedere né distinguere que­
sta immagine misteriosa della Terra sotto le membra
di questo dio. Gli dèi che sono con questo dio odono la
voce di Ra che chiama per la contrada di questo dio. Il
nome della porta di questa città è: "La tomba degli dèi".
Il nome della caverna di questo dio è "L'occulta strada
misteriosa dell'Amenti". (E la strada) della camera na­
scosta, del luogo della Terra di Sokar (ove sono) le sue
carni, le sue membra, i suoi cadaveri nella forma prima.
Il nome degli dèi che sono in questo girone è "Anime che
sono nel Duat". Le loro forme sono nelle loro "ore" sen­
za conoscere né distinguere questa immagine di Sokar
stesso. Colui che ha compiuto ciò ad immagine di quel
che è negli scritti nell'occulto del Duat, a Sud della ca­
mera nascosta, colui che conosce ciò è in pace.
La sua anima gode delle offerte di Sokar. Khemmit non
fa a pezzi il suo corpo, ma lascia che si cammini in pace
su di lei. Le offerte a questi dèi vengono compiute sulla
terra (lett. : "Si offre a questi dèi sulla terra"). Il nome
dell'ora di notte che guida questo grande dio in questo
girone è "La guida in mezzo alla sua Barca". }}

Commento

L'Inferno di Sokar ci appare come un inferno complesso


e, potremmo dire, completo. La stessa simbologia che

82
pone in esso lo scarabeo e la stella Venere, colei che pre­
lude l'inizio del giorno, rende manifesta l'opera di sintesi
operata nei confronti di questa regione . Siamo sempre
nell'elemento "Terra", anzi siamo giunti sino alle sue
radici, ma la regione si è arricchita di una più comples­
sa simbologia. Sono presenti le entità sterminatrici sul
cui senso ci siamo troppe volte ormai soffermati e la dea
Khemmit in atto di uccidere un uomo. Ma l'appello che
loro rivolge il dio Sole è significativo: "incatenate e lega­
te con le vostre mani le immagini che sono in voi, cosic­
ché io possa viaggiare su di voi in pace". Ciò corrispon­
de al mito giasonico ove i soldati armati che nascono
nel "campo" di Marte devono combattersi ed eliminarsi
a vicenda: gli elementi che non hanno ancora subito il
processo di equilibrazione, le "scorie" non ancora bru­
ciate, devono neutralizzarsi vicendevolmente, senza che
il principio attivo costituito dall"'io" vi intervenga40 • In
tal modo si può passare su di essi "in pace". E il testo
sottolinea ulteriormente che ciò potrà avvenire previa
la "conoscenza" di queste cose.
Lo stagno dal quale sorgono le "Teste infiammate" è
analogo al "Lago di Fuoco" del Cap. CXXVI del Libro dei
Morti in cui le restanti scorie vengono bruciate. Khepri
lo Scarabeo Sacro sorge dalla "notte" poiché tale ideo­
gramma è posto sulla camera a volta ripiena di sabbia,
simbolo della "Terra": è quindi dall'occulto della "ter­
ra", la quale viene "conosciuta", che rinasce il princi­
pio solare. Non appena la barca di Ra giunge presso lo
Scarabeo questi "si unisce all'equipaggio": non appena
cioè la simbolica "terra" viene conosciuta il principio co­
sciente, il "divino nell'umano" nasce e si unisce al "dio".
Inoltre Khepri sintetizza il Mistero della Resurrezione:
lo Scarabeo infatti depone la propria larva nello sterco

83
che rotola innanzi a sé fino a dare a questo forma sfe­
rica4 1 . Lo sterco volle indicare, con la sua materialità
greve , il corpo fisico che racchiude il vero germe della
vita, rappresentato dalla larva. Infine la palla di sterco
viene immessa in una caverna "nella terra": ivi la larva,
alimentandosi dello sterco, dà vita al nuovo essere che
emerge risalendo alla superficie, alla luce, al Sole.
La "Montagna" entro cui si trova la caverna di Sokar ri­
veste particolare interesse, poiché la "montagna" nella
letteratura misterica "simbolicamente esprime lo stato
più alto che si può conseguire pur restando in "terra""42
e si può qui ancora una volta ricordare che, nella ceri­
monia dell"'Apertura della Bocca", il sarcofago antropo­
morfo veniva rizzato e posto su un monticello di sabbia,
detto "La Montagna dell'Occidente". La serpe simbo­
leggia i poteri residenti in seno alla "terra" ed Ostano
parla appunto43 di "serpi" del "monte" Olimpo che bi­
sogna distillare per ottenere l'Acqua divina che "uccide
i vivi e risuscita i morti". Nella concezione tibetana, la
simbolica "Montagna" Meru è equiparata alla colonna
vertebralé4 ed unendo i due concetti di "montagna" e
di "serpe" potrà comprendersi il simbolo di "Osiride che
Risorge" di cui al Papiro del Cairo (Fig. 16), cioè di Osi­
ride itifallico, adagiato sulla "montagna" di sabbia, sot­
to la quale si trova la "serpe", mentre lo scarabeo Khe­
pri, il "Sole" che nasce , lo sovrasta45. Le condizioni per
la "resurrezione" partono quindi dal dominio delle forze
residenti nella "terra", nel rapporto con la "montagna",
la cui equivalenza estremo-orientale è data dal Monte
Meru.
In modo particolare la "serpe" alata nella caverna di
Sokar è costituita dall'asse principale antropocefala e
da due teste secondarie di serpente, su cui tale divinità

84
sorge in atto trionfale. All'interno della "montagna" So­
kar, di cui non va dimenticata la assimilazione ad Osi­
ride, domina i poteri insiti nel simbolo equivalenti alle
tre nadis : il suo compito è di "proteggere la sua stessa
forma", cioè di evitare che questa venga travolta dagli
stessi poteri risvegliati. Le due sfingi alle estremità del­
la caverna indicano i poteri antagonistici che si equili­
brano. Il tutto è avvolto nelle "tenebre spesse", poiché ci

Fig. 16

troviamo nella radice dell'elemento "terra", ma un capo


umano sorge in cima alla "montagna": lo stato che corri­
sponde al vertice della montagna può quindi essere rag­
giunto dagli umani. L'appello che il "dio" rivolge ai nove
dèi rappresentati dagli ideogrammi Nether è altamente
significativo: " . . . Buona è quest'Acqua che conduce alla
tomba dove riposano gli dèi", e quale sia la "natura" di
questi "dèi" è specificato ancora una volta: "Esistete, o
nove dèi che siete provenuti dalla mia carne" precisan-

85
do che "non siete entrati in essere dalle vostre proprie
forme". Non quindi potenzialità in alcun modo estra­
nee o autogeneratesi, ma emanazione diretta del "dio".
Equilibrando queste potenzialità, esse vengono confer­
mate, stabilite nelle loro sedi e questo fatto è dichiarato
nella forma: ''Voi siete stabiliti per quanto concerne il
vostro cibo". "Cibo", "alimento" qui si equivale ai mez­
zi di sostentamento, di reintegrazione, alle capacità di
mantenere vivo uno stato che si è determinato. L"'Ac­
qua" così apprezzata dal "dio" è la "lucidissima acqua"
di Della Riviera che la definisce "Lo spirito dell'Anima
del Mondo". Secondo Ostano . "è l'Acqua di Vita: chi ne
. .

ha bevuto non può più morire". È l"'Acqua" che la dea


dell'Albero elargisce al defunto per farlo vivere, come
nelle molte scene di cui si è discorso in precedenza. Tut­
ta questa regione è un immenso labirinto ed al suo cen­
tro, novello Minosse, si trova Sokar. Lo stesso nome del
luogo è "L'occulta strada . . . " e pertanto si moltiplicano
le raccomandazioni di "conoscere" il percorso, nonché il
"dio" stesso, le sue carni, le sue membra, i suoi cadaveri,
nella "forma prima". L'immedesimazione nel "dio" ed il
poter pervenire sino al suo prototipo è norma cogente
ed inesorabile per poter proseguire. In caso contr ario
gli sterminatori compirebbero, in questo girone, la loro
opera nefasta.

86
ORA VI

Descrizione

Terminate le sabbie dell'Inferno di Sokar riprende la


navigazione fluviale. Il dio Sole riappare nuovamente
sulla sua imbarcazione, accompagnat9 dai soliti mem­
bri dell'equipaggio, mentre Thoth cinocefalo li precede,
assiso su di un trono ed una dea gli è innanzi tenendo
le braccia in direzione inversa a quella del corpo e nel­
le mani due "pupille". Appaiono quindi sedici divinità
mummiformi divise in gruppi di quattro personaggi cia­
scuno: re dell'Alto Egitto, re del Basso Egitto, divinità
dette Hotepthiu, cioè i "Portatori di Offerte"46, e quattro
altre divinità dette "Le Anime". Di fronte a questa serie
di divinità si trova un serpente pentacefalo che forma
col suo corpo una ellissi in cui è racchiusa la figura di
Khepri antropomorfo, col simbolo dello Scarabeo sulla
testa. In molte versioni è raffigurato con l'ideogramma
luf = cadavere, sotto i piedi. Il testo relativo dice che le
varie divinità "stanno al loro posto ed odono la voce di
questo grande dio, il Signore del Corpo Morto, Khepri,
nella sua stessa C arne".
È presente una compagnia di nove divinità assise su
troni invisibili, sì da dare l'impressione che si trovino
sospese per aria, tre scettri coronati con la Corona Bian­
ca e con un coltello alla base ed altri tre coronati con
la Corona Rossa, tre scettri sormontati da un ureo, un
gran leone detto "Il Ka del ruggito", una forma della
dea Iside anch'essa assisa su un trono invisibile, due
divinità, una delle quali nella forma di un individuo
nudo e l'altra mummiforme con scettro e coltello nelle

87
mani. Segue la raffigurazione di tre "camere" (Fig. 1 7)
con apertura laterale superiore entro cui un serpente
eretto vomita fuoco dall'esterno. La parte interiore di
queste camere è a volta ed esse contengono rispettiva­
mente una testa umana, un'ala e la parte inferiore di
un leone: gli ideogrammi contenuti in ciascuna camera
specificano che il contenuto è !'"immagine di Ra".
Al di sopra della volta in ogni stanza è raffigurato il
disco solare . A tali raffigurazioni fanno seguito altre
divinità: quattro maschili in piedi e quattro femmini­
li assise su troni invisibili, nonché una divinità a capo
di coccodrillo, anch'essa assisa su un trono invisibile. A

Fig. 1 7

queste divinità il dio Sole dice tra l'altro " . . . !asciatemi


unire ai miei corpi e passare su di voi in pace". La loro
funzione è di "accompagnare le anime e le ombre e di
provvedere di acqua gli Akh".
Segue un serpente che reca quattro teste umane sul dor­
so e il segno Ankh, ''Vita" sotto il collo. Le quattro teste
appartengono ai figli di Horo: Mesti, Rapi, Duamutef
e Kebsenuf ed il serpente ha il compito di "divorare le
ombre dei morti e gli spiriti dei nemici di Ra". Appaio­
no ancora quattro dèi assisi su troni invisibili ed una
compagnia di nove serpenti di cui esce dalla terra solo il
collo e la testa, sputanti fuoco e recanti un coltello eia-

88
scuno alla base. A questo gruppo di divinità il dio Sole
dice: "O voi che state in piedi per quanto stiate seduti e
voi che siete in moto per quanto stiate in riposo, voi le
cui anime entrano in essere, voi che siete utili alle vo­
stre ombre, che sollevate i vostri piedi e che vi muovete
con le vostre gambe, unitevi alla vostra carne e non per­
mettete che le vostre membra siano impedite". I nove
serpenti sono invitati a "bruciare i nemici di Khepri e a
tagliare a pezzi le loro ombre".

Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio l"'Abisso del­


le Acque, Signora degli dèi dell'Ade" e dà ordini agli dèi
che vi sono, stabilendo che essi prendano possesso delle
loro offerte per questa città. Egli naviga in questo cam­
po munito della sua barca (ed) ordina (che siano dati)
a loro ( = agli dèi) i campi per le offerte funerarie, dona
loro acqua per i loro bacini onde percorrere l'Ade ogni
giorno. Il nome della porta di questa città è "L'Arma­
ta di Spade". (È) la strada misteriosa dell'Amenti che
questo grande dio (percorre) remando sull'acqua nella
sua barca per compiere gli affari degli dèi del Duat, la
riunione dei loro nomi, la manifestazione delle loro for­
me, le loro ore misteriose (lett. hrt = "che appartengono
a loro"). Nessun uomo conosce la natura di questo se­
greto (Ssm = "maniera d'essere, natura"). Chi ha fatto
questa immagine in scrittura a similitudine (di quanto
è) nell'occulto dell'Ade, a Sud della casa nascosta, chi
conosce ciò, è nello stato di "possessore delle offerte
nell'Ade", si unisce alle offerte degli dèi che sono al se­
guito di Osiride ed i suoi familiari gli fanno offerte in
terra. La Maestà di questo dio ordina che vengano dati
beni divini agli dèi inferi, tenendosi al di sopra di loro.

89
Essi lo vedono, essi prendono possesso dei loro campi
e dei loro beni, essi si trasformano come ordinato da
questo gran dio. "Abisso delle Acque, Signora degli dèi
dell'Ade" è il nome di questa regione. È questo il cammi­
no della barca di Ra. Il nome dell'ora di notte che guida
questo grande dio in questa contrada è: "La Maspirit,
Guardiana delle Rive". »

Commento

Il nome della contrada è "Abisso delle Acque" ed è chia­


ro quindi in quale elemento ci si trovi. È altresì presen­
te nuovamente la dea che reca le "pupille" di Ra, sul
cui senso ci siamo soffermati in precedenza. Il fatto che
qui la dea tenga le braccia in direzione inversa a quella
del corpo può riferirsi ad un particolare impiego della
potenza Sekhmet, simboleggiata dall'occhio di Ra, una
"inversione" direzionale della corrente sia pure sotto il
controllo di Thoth, dio della misura. Le "immagini di
Ra" racchiuse nelle tre stanze a volta ed alimentate dal­
la potenza ignea dei serpenti eretti possono indicare la
tripartizione dei piani di manifestazione cui vien fatto
corrispondere il simbolo del Leone, dell'Aquila e del Vol­
to.
Gli dèi "proprietari dei propri campi" rappresentano an­
che qui le potenze individuali equilibrate ed in questa
fase il "dio" compie la "riunione" dei loro nomi e la "ma­
nifestazione" delle loro forme, ma, nell'assegnazione dei
beni divini, egli si "tiene al di sopra" di loro. Ciò indica
l'assoluta necessità da parte dell'Ego* di mantenersi pe­
rennemente compos sui in tutte le fasi dissociative. La
''Veglia" continua: occorre "donare" i beni agli dèi inferi,

*
vedi nota a pag. 2 1

90
ma questi beni appartengono già potenzialmente a loro.
È quindi più un restituire che un vero donare: un "dare
a Cesare quel che è di Cesare", norma dell"' equilibrio"
necessitante che deve perdurare per tutta l'esperienza.
L'invito che il dio rivolge alle divinità in questione è
"Unitevi alla vostra carne e non permettete che le vostre
membra siano impedite"; man mano che le potenze ven­
gono equilibrate e "rigenerate" avviene una riconferma
delle loro "sedi", poiché al di là dello stato dissociativo
imposto dall'esperienza sta la necessità di evitare che le
singole potenzialità vadano "disperse" con gravi conse­
guenze ed è pertanto necessario che si operi la loro unio­
ne con la propria "carne", vincendo delle resistenze che
si riscontrano nell'avviso "non permettete che le vostre
membra siano impedite".
I troni invisibili delle varie divinità indicano che le "sedi"
di queste potenze sono invisibili, ma esse possono agire
"pur restando ferme".
Il dio Khepri poi appare qui nella sua forma antropo­
morfa che trovasi racchiusa nella ellissi formata dal
serpente pentacefalo. Sotto i piedi del dio l'ideogramma
della "carne", sta a simboleggiare la "resurrectio" sola­
re che si evolve (ricordarsi che Kheper in egiziano vuol
dire "divenire, entrare in essere") dal punto di appoggio
rappresentato dal corpo. Lo stato di "possessore delle
offerte" indica l'essere munito dei beni più sostanziali,
poiché altrove vedemmo come le offerte funerarie ser­
vissero ad alimentare il Ka del defunto: si tratta quindi
di uno "stato" privilegiato che anche qui deriva dalla
impostazione esatta e dalla soluzione attiva del proble­
ma della "conoscenza".
Il "tenersi al di sopra" equivale inoltre alla posizione

91
verticale, posizione che assumeva la mummia nella ce­
rimonia dell"'Apertura della Bocca".
Questo stato "verticale" esprime la direzione ascenden­
te del Fuoco e nello stesso tempo quella discendente dei
raggi solari, nonché l'idea di virilità e di stabilità, con­
cetti assimilati nel simbolo dell'obelisco. È in definitiva
la raffigurazione di uno stato "attivo" e non meramente
di un "subire" le circostanze47• La necessità di control­
lare l'esperienza e di non lasciarsi sopraffare dalle "Ac­
que" è indicato dal nome dell'ora "La Guardiana delle
Rive", colei che sorveglia cioè che non avvenga l'inonda­
zione, lo straripamento della "corrente".

92
ORA VII

Descrizione

La settima ora ci conduce nella fase più difficile del


viaggio del dio Sole: lo scontro con l'entità delle tenebre,
il dragone Apep (greco Apophis). Il fiume si è ridotto ad
un bassofondo e le difficoltà da superare sono innume­
revoli. Il serpente Mehen, protettore del dio, si pone a
scudo di questi, assumendo la posizione di una cabina­
naos entro cui trova posto il dio, e d'ora in poi permarrà
in tale atteggiamento.
Contro Apep i poteri magici di Ra non sono più suffi-

Fig. 18

cienti ed è d'uopo ricorrere all'aiuto di Iside, la Grande


Maga e del dio Samsu, !'"Antico". L'entità malefica avan­
za nella forma di Neh eh, uno dei suoi "nomi", tentando
di arrestare il corso del Sole, ma i carmi diretti contro di
lui operano attivamente ed egli si trova immobilizzato e
colpito ripetutamente (Fig. 18): la via al dio è di nuovo
aperta. Dietro i primi due difensori si intravedono quat­
tro dee armate di spade, pronte ad impiegarle all'occor­
renza. Ma in questa regione tanto perigliosa, si trova

93
altresì il "Sepolcro d'Osiride" nella forma di quattro
Tombe in cui son sepolte quattro "forme" del dio: Atum,
Khepri, Ra ed Osiride . Queste Tombe sono dei monti­
celli di sabbia sui quali si erge il sepolcro rettangolare
recante alle estremità due teste umane volta l'una verso
l'altra (Fig. 19). Il serpente Mehen è riprodotto nell'atto
di proteggere una divinità definita il "Cadavere di Osiri­
de", assisa sopra un trono, cui fa riscontro una analoga
rappresentazione: il "Cadavere di Atum" sotto la pro­
tezione di tre sparvieri. Nel frattempo Sekhmet, la dea

Fig. 19

leonessa, è in atto di decapitare tre esseri giacenti in


terra ed avvinti in lunghe corde i cui capi son tenuti da
un genio. Una processione di dèi stellari è passata in ri­
vista da Horo, assiso sopra un trono, mentre alcune dee
si dirigono verso un coccodrillo posto su un monticello
di sabbia (altra tomba di Osiride) che tenta di divorare
il dio che vi è sepolto. L'unico momento in cui il mostro
perde il suo potere è quello del passaggio di Ra, ed Osi­
ride può allora sollevare il capo senza pericolo.

94
Testo

«Attraversa ora la maestà di questo grande dio la caver­


na di Osiride e dà ordini in questa agli dèi che vi sono.
Questo dio si trasforma (lett. : "si fa") in altre forme per
questa caverna onde respingere dalla strada Apep me­
diante gli incantesimi di Iside e quelli dell'Antico. Il
nome della porta di questa città che traversa questo dio
è "La doppia Porta di Osiride". Il nome di questa città
è "La Caverna Misteriosa". (È) la strada misteriosa che
percorre questo dio nella sua barca ben munita quando
traversa questa strada senza acqua e senza i suoi trai­
natori e naviga per i carmi di Iside ed in virtù dei carmi
dell'Antico nella forma di Akhw . Per prima cosa la bocca
di questo dio stesso fa ferite di coltello ad Apep nell'Ade
per questo girone e (per) questa sua contrada nel cielo.
Chi avrà fatto ciò a similitudine di questa forma che è
negli scritti a Nord della caverna nascosta dell'Ade, avrà
utilità nel fare ciò in cielo e in terra. Chi conosce ciò è
nello stato delle anime che sono con Ra. Chi ha fatto
questi incantesimi di Iside e gli incantesimi dell'Antico,
ha fatto che essi respingano Apep da Ra, nell'Amenti.
È la stessa cosa (lett. : "il simile") l'aver compiuto (ciò)
nell'occulto del Duat o sulla terra (lett. : lw irtw = "chi
ha compiuto"). Chi conosce ciò è tra coloro che sono nella
Barca di Ra in cielo ed in terra. Il non aver conoscen­
za di queste nature non consente di respingere Nakht
(lett. : "egli non sa respingere"). Questo bassofondo della
terra di Nakht nell'Ade è lungo 350 itru ed egli le riem­
pie nel mezzo. Son lasciate le sue sedi per lui (lett. : "Son
mantenute") affinché non cammini sopra questo grande
dio quando lo si respinge dalla strada per la caverna di
Osiride, (mentre) questo dio naviga in questa città nella
forma di Mehen. Nakht non può bere l'acqua di colui

95
che ha conoscenza di ciò sulla terra. L'anima di colui che
conosce ciò non va incontro alle violenze degli dèi che
sono in questo girone. Colui che conosce queste cose non
viene divorato dal coccodrillo Abu (lett. : "Il coccodrillo
Abu non divora l'anima sua"). Il nome dell'ora di notte
che guida questo grande dio in questo girone è "Colei
che respinge Hai e che massacra Nakht". »

Commento

A completamento del settenario delle "ore" abbiamo la


più difficile delle prove e la condensazione di tutti i pe­
ricoli. È necessario innanzi tutto riportarci alla tradi­
zione ed alla rituologia egizia relativa alla lotta contro
il serpente Apep (Nakht, Neheh etc.). Questi è il simbolo
delle forze del male ed è rappresentato sotto l'aspetto di
un serpente dalle cui gibbosità spuntano, rivolti in avan­
ti, acuminati coltelli. Egli contende ogni giorno il passo
alla barca del Sole, tentando di rovesciarla, ma subisce
altresì una quotidiana sconfitta. È evidente in ciò anche
l'allusione alla perenne lotta tra il Bene ed il Male. I
sacerdoti di Ammon-Ra riproducevano simbolicamente
le fasi di tale lotta mediante la rappresentazione in cera
della malvagia entità. Questo simulacro veniva gettato
nel fuoco mentre l'officiante pronunciava varie formu­
le di esecrazione, una delle quali è la seguente: "Cadi
a terra o Apep, nemico di Ra! La fiamma che proviene
dall'Occhio di Horo muova contro di te! Tu sei avvolto
nelle fiamme che avvampano e che sono fatali alla tua
anima, alla tua intelligenza, ai tuoi scongiuri magici, al
tuo corpo e alla tua ombra! La fiamma prevale su di te,
pone termine ad ogni cosa tu abbia, invia dardi nella
tua anima e pungoli nella tua forma. Tu sei caduto a
causa dell'Occhio di Horo, potente contro i suoi nemici,

96
che ti divora dirigendo la potente fiamma contro di te .
Arretra! Tu sei smembrato, la tua anima è bruciata, il
tuo nome seppellito nell'oblio: il silenzio lo ricopre, esso
è spazzato via. Una fine è posta a te e tu pure sei sepolto
nell'oblio. Arretra! Fuggi! Tu sei rimosso e smembrato
da Colui che è nel suo Naos. O Apep ripetutamente stri­
tolato, la fine è su di te ! . . . " etc.48 •
La tradizione zohariana che tanto attinse all'esoterismo
egizio, può esserci in questo caso di valido aiuto per una
più precisa identificazione di Apep. Leggiamo infatti
nel Sifra Zeniutha49: "Le sculture delle sculture, sotto la
parvenza di un lungo serpente disteso qua e là".
Ricordo che in ebraico, come ebbe a rilevare A. Jounet,
per "scultura" si intende quella in profondità e non in ri­
lievo, quindi tale termine sta come altrove "scorze", cioè
concavità, ricettacoli vuoti collocati all'estremo limite di
esteriorità e di inferiorità. Tale serpente infatti rappre­
senta "le forze spirituali e fluidiche impure, egoistiche,
crudeli, nonché gli stessi princìpi di tali forze. La forma
del serpente indica che tali forze dimorano nell'astra­
lità le cui ondulazioni vibratorie ricordano quelle del
serpente"50 •
Di particolare interesse sotto questo riguardo è la con­
siderazione che l'ideogramma corrispondente ad Apep,
oltre quello del serpente, è costituito dal segno della
"pustola". Sino a questo momento non si è prestata at­
tenzione al fatto che uno dei valori di tale ideogramma
è appunto quello di "bassorilievo" ("sculptured reliefs"),
Hpw . Questo fatto può essere una ulteriore riprova del­
le analogie esistenti tra la concezione egizia e quella zo­
hariana.
Sempre secondo quest'ultima, vi sono "gibbosità sulle
sue squame" e gibbosità riscontriamo anche in Apep.

97
Le gibbosità di cui si parla stanno ad indicare che le
squame sono grosse, rugose e rilevate, simili a quelle
dei coccodrilli.
"Durezza e spessore - specifica lo Jo unet - sono emble­
mi della concrezione materiale quanto del Male morale.
Qui il simbolo concerne sopratutto il Male morale ed
indica l'egoismo estremo, l'estrema crudeltà degli spiriti
infernali". In Apep tale crudeltà è messa ancor più in

Fig. 20

evidenza dai coltelli, lunghi ed affilati, posti sulle curve


del suo dorso. Giorno per giorno il Male viene combat­
tuto e vinto, ma risorge nel tentativo di prevaricare sul
Bene. È l'eterno dualismo, l'urto tra le due polarità di
ogni cosa creata. Nel Libro dei Morti il Cap. VII ha il
titolo: "Capitolo per passare sulla abominevole schiena
di Apep" e molti papiri funerari mostrano il defunto in
atto di infilzare, dopo averlo posto sotto i piedi, il ser­
pente che rappresenta Apep (Fig. 20).

98
Anche i Cap . XXXI , XXXI I, XXXI II, XXXIV , XXXV ,
XXXIX dello stesso testo costituiscono un formulario
contro coccodrilli e serpenti. È da notare che proprio
in questa infausta regione, sede del malvagio Nakht, si
trova il "Sepolcro di Osiride" e questa sepoltura accen­
tua l'assimilazione di Osiride a Ra: infatti il patrono dei
morti vi è sepolto nei "suoi" quattro aspetti di Khepri,
di Ra e di Atum (cioè, come si è in precedenza osserva­
to, le tre forme del Sole). Questa equivalenza era stata
espressa, nella I ora, attraverso i quattro "termini", o
pietre confinarie. Ma un'ulteriore tomba del dio della
Resurrezione è mira degli attacchi di un'altra malefica
entità, il coccodrillo Abu che tenta di dissotterrare il
dio e divorarlo. L'identificazione tra Osiride e chi af­
fronta la "prova" è data dalla indicazione: "Colui che
conosce queste cose non viene divorato dal coccodril­
lo Abu". I quattro "aspetti" di O siri de vanno ricondotti
ai quattro stati o "modi di essere", tutti racchiusi nel
"Sepolcro di Osiride", che designa il luogo dell'esperien­
za. La letteratura misterica di tutte le epoche ha fatto
suo questo simbolo nel senso di "corpo fatto tomba del
vivente"5 1 • La "Tomba di Osiride", il "nero più nero del
nero" è la simbolica "Terra" che deve essere "conosciu­
ta", ma sempre a proprio rischio e pericolo, come è indi­
cato da Sekhmet che "decapita" tre infelici. Sul senso di
"decapitare" si è già parlato nella II ora e le teste deca­
pitate poste sulle quattro tombe possono avere analogo
significato. Qui Sekhmet precisa la natura della forza
"decapitante" che opera lo stacco, identificata nella vis
Kundalini, come altrove notato. Inoltre in questa "ora"
occorrono, per poter vincere, gli incantesimi di Iside
e dell'Antico. Iside, la "corrente attrattiva", mantiene
la coesione tra le potenze dissociate, lei che impedì a

99
suo tempo la definitiva dispersione dei frammenti del
corpo di Osiride. Samsu o "Antico" trova riscontro nel
zohariano "Antico dei Giorni", quale radice volitiva e
cosciente delle cose. Per avere la palma della vittoria
sulle forze rappresentate in Apep e che, in una certa
fase dell'esperienza, emergono virulente ed aggressive,
occorre saper padroneggiare la corrente attrattiva di­
namizzando le facoltà volitive e coscienti. "A colui che
conosce queste cose sulla Terra" - dice il testo - "Nakht
non può bere l'acqua sua". La "conoscenza" operata in
terra è quella della Iniziazione : il congiungimento atti­
vo, individuato con la forza Universale che consente di
bere l"'Acqua di Vita", detta anche la "rugiada cristal­
lina", l"'Aur", definita dagli stoici il "fuoco artista" ed
indicante l'origine di tutte le energie, le cui differenzia­
zioni determinano i pensieri, gli istinti, le vibrazioni .
Apep che tenta di impedire l'accesso alla "Caverna di
Osiride" sta qui in funzione analoga ai "Guardiani" che
impediscono l'accesso all"'Albero di Vita" nei vari miti ,
ed occorre immobilizzarlo, trafiggerlo , "!asciandolo nel­
le sue sedi", cioè evitando che egli, nella sua reazione ,
invada altri "campi" ed impedisca in tal modo il passag­
gio al "dio" minacciando anche di camminare sul suo
corpo.
Apep, il drago, viene trafitto "tra le acque", il che ricor­
da il Salmo 73: "Tu hai rotto le teste dei draghi tra le
Acque". Al di sopra vi è la processione degli dèi stella­
ri, simbolo del firmamento, che ci riporta alla visione
di Ezechiele: "E la similitudine, al di sopra delle teste
dell'animale, il firmamento" ( = "al di sopra delle teste
dell'Animale vi era una similitudine di firmamento").
E d è lo stesso "aver conoscenza" nell'occulto dell'Ade
oppure sulla Terra. Le due esperienze si equivalgono:

1 00
in questa opera l'Iniziazione misterica, nell'altra è l'in­
tervento della rituologia funeraria che porta alla "cono­
scenza" allorché l'individuo si trova ormai nello stato
post-mortem .

101
ORA VIII

Descrizione

Penetriamo ora in una strana regione, tutta popolata


da genii mummiformi e silenziosi, per la maggior par­
te seduti sulle insegne della "tessitura". La barca del
dio Sole ha lo stesso equipaggio dell'ora precedente ed
il serpente Mehen continua ad adempiere alla sua fun­
zione di cabina. Otto personaggi di cui è detto: "Que­
sti sono gli dèi del Duat che trainano Ra nel luogo ove

Fig. 2 1

gli dèi hanno i loro sepolcri", compiono l a funzione loro


ascritta. La scena raffigura anche nove particolari enti­
tà che richiamano alla mente l'ideogramma Shemsew ,
cioè "Seguace", alla estremità superiore del quale è ap­
pesa una testa umana mentre, innanzi a questa rap­
presentazione, sta il simbolo della "tessitura" o "stoffe"
posta sopra un monticello di sabbia (Fig. 2 1 ). Il compito
di queste entità è di "far passare le teste dei nemici di
Ra sotto le loro spade dopo che il gran dio è passato da
loro". Segue una processione di quattro arieti che rap-

103
presentano le quattro forme delle "immagini" del dio
Tatenen: portano rispettivamente la Corona ammonia­
na dalle alte piume, la Corona Rossa, la Corona Bian­
ca ed il disco solare. Innanzi a ciascuno di essi è posto
l'ideogramma delle "stoffe" ed è specificato che si tratta
delle loro "bende". Vi sono anche le immagini di Atum,
di Khepri e di Shu, "sulle loro stoffe" ed effettivamen­
te sono assisi sull'ideogramma designante le "stoffe",
che funge da trono, analogamente alle altre divinità
definite "immagine di Tefnet, di Geb , di Nut, di Osi­
ride, di Iside e di Horo". Ognuna di queste divinità si
trova in una sezione singola, munita di una porta: ad
esse fanno seguito l'immagine di Ka-Amenti , con volto
taurino, quella di "Anima degli dèi" a testa di oryx e
di "Lacrima degli dèi" come animale tifoniano. Appa­
iono altre tre divinità zoocefale, una dea, il serpente
Mehen, tre frecce poste "sulle stoffe", designate come
"Le Frecce di Ra", un altro dio a testa di ariete assiso
come i precedenti, un gruppo costituito da Nut, Ta e
Sebek-Her o "Faccia di Coccodrillo", un altro costituito
da quattro divinità mummiformi seguito da uno analo­
go con l'ideogramma delle "stoffe" innanzi e infine un
gruppo di quattro urei "sulle stoffe". Il dio Nu apre la
serie di queste divisioni che portano il titolo: "Camera
di Distruzione". Di queste entità è detto che sono "sulle
loro stoffe fermamente seduti sulla loro sabbia. Il dio li
chiama in qualunque regione si trovino ed essi emetto­
no luce con la loro radianza che proviene dal profondo
delle loro bocche , ma essi non escono dal loro girone. "
E d allorché Ra passa d a loro, ogni gruppo emette un
particolare suono: il brusio di uno stormo di api, un
lamento, un suono di suppliche, mormorii, etc.

1 04
Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio i gironi mi­


steriosi di coloro che sono "sopra le loro sabbie" e dà loro
ordini (stando) nella sua barca. Gli dèi lo trainano ed
egli è sotto il buon abbraccio di Mehen. Il nome della
porta di questa città è: "Colei che si tiene al di sopra, la
Grande nel suo Sangue". Il nome di questa città è "Il Sar­
cofago degli dèi". ( Sono) i gironi misteriosi dell'Amenti
sui quali passa questo grande dio nella sua barca grazie
al traino degli dèi del Duat. Chi ha fatto queste cose
ad immagine di quelle che sono negli scritti dell'occulta
casa del Duat, posti a Nord (Lett. : "negli scritti a Nord
dell'occulta . . . etc."), chi conosce ciò nei loro nomi è for­
nito di bandelettes in terra e non è respinto dalle porte
misteriose del Duat ed in verità son grandi gli approv­
vigionamenti nella grande corte funeraria, in vera pro­
tezione, un milione di volte . Il nome dell'ora di notte che
guida questo grande dio è "La Signora della Notte". »

Commento

Dopo i perigli delle "ore" precedenti, culminati nella lot­


ta contro Apep, l'ora presente può ben essere conside­
rata come un periodo di calma. Le "mummie" degli dèi,
immobili, ci conducono ad una sensazione di "stasi". Il
nome della città, "Il Sarcofago degli dèi" indica che le
potenzialità-dèi, le quali si sono tanto agitate durante
le varie fasi dell'esperienza, sono ora "mummificate",
immobilizzate. Hanno trovato, cioè, la stasi (la "cristal­
lizzazione" degli elementi dissociati) determinata da un
giusto equilibrio stabilizzatore, poiché la prova supre­
ma determinata dall'incontro col dragone, è stata feli­
cemente superata. Il "dio" continua a mantenersi "al di

1 05
sopra" ed infatti impartisce ordini agli dèi, restando sul­
la sua barca. Anche in questa fase quindi, nonostante
la "calma" l'Ego* cosciente si mantiene distaccato dalle
singole potenzialità ed evita di immedesimarsi in esse.
Questa "quiete dopo la tempesta" può esser ricollegata
alla descrizione di un analogo stato52: "Il "nero" essendo
portato a fondo, l'immobilità essendo completa, il tutto
apparendo privo di vita e di suono come nel caos e nel
"tartaro" - la Terra è conosciuta". Il conoscere queste
cose "nei loro nomi" cioè nell'essenza reale è la prescri­
zione che si ripete, con monotonia, anche qui specifican­
do i conseguenti vantaggi.

*
vedi nota a pag. 2 1

1 06
ORA IX

Descrizione

La barca del dio naviga in questa ora preceduta da do­


dici "marinai di Ra", ciascuno dei quali munito di un
remo, ed il cui compito è di portare il dio Sole attra­
verso questa città. Tre entità appaiono assise separata­
mente su di un simbolo che richiama la forma dell'ideo­
gramma per "coppa": una di esse ha il corpo di falco
mummificato antropocefalo ornato con alte piume, una
è criocefala e la terza è in forma di mucca col disco so­
lare tra le corna, preceduta da una divinità mummi­
forme. Di esse è detto che "danno cibo agli dèi che sono
nel Duat". Nel registro superiore si trovano dodici di­
vinità nella identica posizione delle analoghe dell'ora
precedente , sedute "sulle loro stoffe e sabbia", le quali
debbono "compiere le cose che devono essere fatte per
Osiride". Questi esseri sono i divini "Giudici e vendica­
no con la loro parola O siri de ogni giorno". Dodici dee
secondarie stanno in piedi: il loro compito è di "elevare
lodi ad Osiride e di abbracciare l'occulta anima con le
loro parole e di portare vita e potere al sorgere del dio
nel Duat". Dodici urei, posti sulle loro "stoffe e sabbia"
sputano fuoco. Essi "ingoiano le loro fiamme dopo che
questo dio è passato per loro" ed essi vivono "del san­
gue di coloro che essi riducono a pezzi". Appaiono anche
nove dèi con scettro e croce Ankh nelle mani, al seguito
di un dio mummiforme detto "Horo che sovrintende ai
luoghi del Duat".

1 07
Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio questo gi­


rone e dà ordini dalla sua barca agli dèi che vi sono e i
marinai si uniscono alla barca di questo grande dio per
questa città. Il nome della porta di questa città che attra­
versa questo grande dio nel prendere posizione sull'Ac­
qua che è in questa città è "La Guardiana dell'inonda­
zione". Il nome di questa città è "Colei che introduce
nelle Forme". Il nome del girone misterioso dell'Amenti
che traversa questo grande dio è "Le sue immagini fino
a questa nel Duat". Colui che ha fatto queste cose nei
loro nomi come queste immagini che sono negli scritti
situati ad Est della casa occulta nel Duat, colui che co­
nosce i loro nomi sulla terra e conosce la loro residenza
nell'Amenti, (questi) si unisce alla sua residenza (Pap.
Leyda 7 1 : nst. f> nel Duat, si tiene ritto in tutti i luoghi
che spettano ai "giustificati", tra i "contabili" dei giorni
che compiono i loro calcoli per il Faraone. È utile (Akh)
conoscere ciò sulla terra. I l nome dell'ora d i notte che
conduce questo grande dio in questo girone è "La dèa
infera che protegge il suo Signore".»

Commento

Il dio naviga in piena acqua e non ha più bisogno di


trainatori, ma, all'occorrenza son presenti i "marinai".
Il nome della porta, "La Guardiana dell'Inondazione"
rimanda ai concetti già espressi sulla necessità di non
lasciarsi travolgere dalle irruenti acque della piena, le
quali possono manifestarsi anche dopo che le potenzia­
lità sono state "mummificate". La resistenza da apporre
alle Acque che tendono a travolgere la "Terra" di cui in
Della Riviera, è indicata con l'opporvi l'attività Fuoco

108
dello spirito che, nel nostro caso, è simboleggiata da­
gli urei sputanti fuoco ed è altresì insita nel nome di
"Guardiana". Ma in questa Acqua è contenuto il germe
di ogni individualità, come nel Nu od oceano primordia­
le, era contenuto in germe l'universo, gli dèi, gli uomini.
Ed infatti il nome della città è "Colei che introduce nelle
forme". Va qui messo in evidenza che l'ideogramma cor­
rispondente ad "introdurre", "iniziare qualcuno in qual­
che cosa" è dato da un pesce munito di gambe umane
(Fig. 22), il cui valore fonetico è Bes53• Il "pesce" nella
tradizione misterica rappresenta l'essere in grado di
muoversi nella "corrente" e tale facoltà è qui accentuata

Fig. 22

dalle gambe. Inoltre Bes, cui foneticamente l'ideogram­


ma corrisponde, è la grottesca divinità che "inizia" nei
Misteri e che vigila al limitare dello stato di sonno, tan­
to che molti letti, tra cui quello di Tutankhamon, erano
ornati con la sua immagine. Il termine Bes-sheta (sheta
= misterioso) indica il Mistero iniziati co.

Nell'ora in esame il passaggio per "colei che introduce


nelle forme" non deve sboccare nella dissoluzione misti­
ca del principio individuale ed individuato, bensì - giun­
to allo stato indifferenziato originario - "sorgente di tut-

1 09
te le forme", deve permanervi "tenendosi ritto in tutti i
luoghi spettanti ai giustificati". Il "tenersi ritto" come si
è visto, indica lo stato "attivo" dell'essere e sta qui a pre­
cisare la necessità assoluta di mantenere una adeguata
dose di coscienza attiva in questa fase dell'esperienza.
"Giustificato" è colui che è pervenuto alla coscienza ini­
ziatica ed è riaffermata l'importanza di tale conquista
"già sulla terra".

l lO
ORA X

Descrizione

La barca del dio Sole appare qui preceduta da un ser­


pente costituito da un corpo unico, ma munito di due
teste coronate rispettivamente con le Corone dell'Alto
e del Basso Egitto, e di due paia di gambe umane muo-

Fig. 23 (A, B, C )

ventesi in direzione opposta. Al centro dell'ansa forma­


ta dal corpo del serpente si trova lo sparviero Khenti,
"Colui che precede" (Fig. 23-C). Ai lati due dee anch'esse
coronate rispettivamente con la Corona dell'Alto e del
Basso Egitto. Segue una barca col serpente ''Vita del-

111
la Terra", quattro personaggi con disco solare in luogo
della testa ed armati di un dardo, quattro esseri antro­
pocefali armati di lancia e quattro con arco. A questi il
dio Sole si rivolge per ordinar loro di distruggere i suoi
nemici. Nel registro superiore si trova il dio Pankhi e
lo Scarabeo "Divenire della Vita" sotto una ellissi. Essi
"rappresentano la nascita del dio Khepri che porta il
suo Orizzonte".
La scena mostra due serpenti eretti dorso a dorso, so­
stenenti col capo il disco solare mentre a ciascun lato
si trovano due dee, con la Corona dell'Alto e del Basso
Egitto assise su troni invisibili, in giovanile attitudine
col dito in bocca (Fig. 23-A). A questa figurazione fa se­
guito un'altra analoga: due dee, anch'esse su troni invi­
sibili, sostengono con una mano il disco solare, posto sul
vertice della insegna degli dèi, Nether (Fig. 23-B). Esse
"riuniscono le anime in terra e rendono puri gli spiriti
potenti nel Duat . . . e ingoiano le loro stesse anime dopo
che questo grande dio è passato per loro".
Appaiono quindi otto dee, quattro delle quali a capo leo­
nino con scettro e croce Ankh e quattro con testa fem­
minile. Ad esse il dio Sole rivolge l'indirizzo: "O voi che
causate l'entrare in essere del divenire delle cose crea­
te", e il loro compito è di "far sì che lo splendore radiante
dell'Occhio di Horo p romani ogni giorno". Seguono otto
dèi: sette con scettro e croce Ankh , l'ottavo essendo una
forma di Osiride mummiforme con corona dell'Alto Egit­
to, anch'esso munito di scettro. Il primo di questi dèi ha,
al posto della testa, due antenne, il secondo è Anubis a
capo di sciacallo, il terzo è ieracocefalo e quattro antro­
pomorfi. Essi "spogliano i corpi dei morti dalle loro ben­
de". Nel registro inferiore è riprodotto Horo ieracocefa­
lo munito di un'asta, mentre innanzi a lui si trova una

1 12
serie di laghi: cinque con una figura umana in ciascuno
e la indicazione "I Sommersi"; tre in cui gli individui
sono in atto di nuotare e l'indicazione "I Nuotatori", ed
infine altri quattro in cui le figure umane sono mostrate
sul dorso e specificate "I Galleggianti". A tutti questi
Horo dice: "O voi che siete immersi sotto le acque che
brillano nel Nu, voi le cui mani coprono il volto, voi che
nuotate nelle acque del Duat con le facce rivolte in alto
al seguito delle vostre anime, voi le cui anime sono state
private della loro celestiale aria e che battete le mani
per ottenerla, muovetevi nel Nu con le vostre gambe ed
i vostri muscoli non saranno in alcun modo impediti,
venite avanti in questa corrente, discendete per queste
onde, completate il grande "oceano" e giungete alla sua
riva, poiché le vostre membra non periranno e la vostra
carne non marcirà e voi avrete dominio sulle vostre ac-
que . . . " .
Appare un ulteriore lago senza alcun individuo immerso
ed una processione di quattro figure femminili ciascu­
na delle quali reca un serpente che, partendo dal capo,
scende lungo il dorso. Esse sono le dee le cui "forme vi­
vono sulla loro testa ed illuminano la strada di Ra nella
spessa tenebra". Precede il tutto uno scettro sormonta­
to dalla testa di Seth ed accompagnato dalla dicitura:
"Seth che si sveglia" (o "il vigilante").

Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio questo gi­


rone e impartisce ordini agli dèi che vi sono. Il nome
della porta di questa città che attraversa questo grande
dio è "La Grande delle Trasformazioni, la procreatrice
delle Forme". (È) il girone misterioso dell'Amenti (ove)
Khepri si unisce a Ra. Gli dèi, i "luminosi", i morti, gli

113
rispondono sopra le immagini misteriose dell'Amenti.
Chi ha fatto queste cose come queste immagini che sono
negli scritti ad Est della casa occulta, chi conosce queste
cose nei loro nomi, è nello stato di percorritore dell'Ade
e non è impedito nell'illuminare il cielo con Ra. Il nome
dell'ora di notte che guida questo grande dio per la stra­
da misteriosa di questa città è "La Massacratrice che
sgozza e che distrugge il cuore ai nemici". »

Commento

Quest'ora è un proseguimento rafforzato dell'ora prece­


dente i cui contorni vengono precisati. È una "conferma"
dello stato in cui la fase precedente dell'esperienza ave­
va condotto. Ci troviamo sempre nella zona indifferen­
ziata "procreatrice delle forme" ed è sempre l'elemen­
to acqua che vi regna: siamo infatti nell'"Abisso delle
Acque dalle alte Rive". In realtà è dall'inizio dell'espe­
rienza stessa che il "dio" si è trovato nella "corrente"
ed ora tre personaggi in atto di nuotare nei laghi ne
sintetizzano le fasi: l'immersione, il nuotare e la facoltà
di "galleggiare", tutti "seguendo la propria anima". Nel
frattempo Horo li rianima e li esorta a resistere fino in
fondo "muovendosi nel Nu", nello stesso "oceano" in cui
si immergeva il sacerdote Sem allorché penetrava nella
"Terra di Trasformazione". Horo li esorta a procedere
nella corrente "discendendo per le onde" (che ricordano
lo stato ondulatorio di questo piano) sino a giungere alla
riva, assicurandoli che la loro carne non marcirà, che le
loro membra non periranno e che essi avranno dominio
sulla propria acqua. Si è già visto cosa si intenda con
il "dominio sulle acque", una volta ottenuto il quale la
condizione per l'immortalità è realizzata. Tre simboli
sintetizzano tale stato: la figura 23-C mostra un serpen-

1 14
te bicefalo le cui teste sono rispettivamente sormonta­
te dalla Corona Bianca e da quella Rossa. Abbiamo già
visto la corrispondenza di tale figurazione con le nadis ,
la cui diversa polarità è qui indicata dalla direzione op­
posta assunta dalle gambe umane, mentre il principio
solare che nel caduceo ermetico è rappresentato dal sole
splendente sul vertice della verga, qui è espresso dal
falco. La Fig. 23-A riveste analogo significato: due serpi
erette, ma volte in direzione opposta e, al centro, soste­
nuto dalle loro teste, il disco solare. A fianco rispettiva­
mente due dee "giovani" anch'esse munite della Corona
Bianca e di quella Rossa. Infine la figura 23-B mostra
due dee che sostengono il disco solare poggiato sul segno
Nether simbolo di divinità.
Queste ultime raffigurazioni sono precedute da quattro
immagini di Sekhmet dotate dello scettro User, simbo­
lo di potenza, e della croce Ankh , simbolo di vita. Le
dee che in queste figurazioni sono state assimilate alle
nadis ' "riuniscono le anime in terra ed ingoiano la pro­
pria forma ("le loro stesse anime") dopo che il dio Sole è
passato sopra di loro": modificano cioè sostanzialmente
il proprio stato dopo che la vis solare le ha traversate. Si
ricordi a questo proposito l'affermazione contenuta nei
"Testi delle Piramidi": "Calme sono le Acque del Diluvio
dopo aver inondato oggi i canali per il re Neferkara".
Il risveglio avviene dopo che le "Acque" (la "corrente"),
percorrendo i "canali" (le nadis) si calmano nel raggiun­
to equilibrio. Riguardo alle immagini di Sekhmet e delle
altre quattro dee è significativo l'indirizzo loro rivolto
dal dio "O voi che causate l'entrare in essere del dive­
nire delle cose create". Ci avviciniamo ormai alla fine
dell'esperienza e il passaggio attraverso lo stato asso­
lutamente indifferenziato, non è scevro da rischi. Il cor-

115
teo delle rappresentazioni di questa ora è infatti aperto
dallo scettro di potenza sormontato dalla testa di Seth,
il principio tifoniano, con l'avvertimento che egli è, in
questo momento, più che mai "vigilante".

1 16
ORA XI

Descrizione

Un grande disco rosso, l'astro Pesedj si viene a fissare


sulla prua della barca solare, ora nuovamente trainata
(Fig. 24). Il dio è sempre sotto la protezione di Mehen,
mentre una forma di questi si presta a far da "corda"
fissandosi con la coda a prua dell'imbarcazione, lascian-

Fig. 24

dosi trainare da dodici dèi. Il testo dice: "L'astro Pese­


dj che è nella sua barca, guida questo grande dio nelle
strade della tenebra che progressivamente si attenua
ed illumina coloro che sono nella Terra". Appaiono due
serpenti: uno ha sul dorso la Corona Bianca dalla quale
fuoriescono due teste, l'altro la Corona Rossa con una
piccola testa umana. Essi sono: "le immagini occulte di

1 17
Horo che si trovano alla seconda porta della profonda
tenebra. Quando il dio le chiama, queste teste occulte
appaiono e poi ingoiano la loro immagine" (= "sparisco­
no"). Avanti a loro son riprodotte quattro forme della
dea Neith: fanciulla, Regina dell'Alto Egitto, Regina del
Basso Egitto, fecondata. Un dio bicefalo con la duplice
corona si trova sul bordo superiore, mentre un serpente
alato munito di due paia di gambe umane si allunga e,
nel suo mezzo, una divinità antropomorfa con due Udjat
o "Occhi" sacri ai lati della testa, stende le braccia. Tale
divinità è l'immagine di Atum che sorge allorché il "dio"
lo chiama e poi scompare. Un altro serpente rosso, sim­
bolo della Costellazione della Tartaruga reca la sua "ani­
ma" sul dorso. Segue il dio "Due Teste", bicefalo e con i
due capi volti in opposte direzioni, un dio criocefalo, uno
antropomorfo con le braccia levate in atto di adorazione,
un altro bicefalo le cui teste sono serpentine, quattro
divinità nude e senza braccia ed altre quattro anch'esse
nude ma dotate di braccia, in atto di camminare: tut­
te queste hanno il corpo a colore pieno. Il dio dice loro:
"Le mie nascoste apparizioni e la mia radianza segreta
causano la vostra vita, o voi che avanzate nella vostra
ombra e che siete fasciati, per quanto riguarda le brac­
cia, dalla forma nel suo luogo sacro . . . Il loro lavoro con­
siste nel far avanzare le cose nascoste di questo gran
dio nella casa occulta". Quattro dee sono assise su troni
formati da serpenti le cui teste sono sotto i piedi delle
divinità. N el registro inferiore è rappresentato H oro che
tiene in mano uno strumento a forma di boomerang (in
altre versioni un serpente) mentre un serpente è ritto
innanzi a lui. La scena mostra quindi una serie di ca­
verne a volta ripiene di fuoco. La prima, sorvegliata da
una dea, contiene "i nemici", un'altra contiene "le ani-

118
me", una terza in cui sono "le ombre" ed una quarta ove
sono le "teste".
Infine una fossa assai vasta, sempre riempita di fuoco
in cui si trovano, a capo in giù, quattro infelici, definita:
"La valle di coloro che sono messi a rovescio". Seguono
quattro dee ed un dio. Riguardo agli sventurati nelle
pozze di fuoco è detto: "Mio padre (Osiride) pur essendo
stato senza aiuto vi ha sconfitto, ha tagliato i vostri cor­
pi, ha ridotto in pezzi i vostri spiriti e le vostre anime, ha
smembrato le vostre ombre e tagliato le vostre teste, voi
non esistete più, voi siete rovesciati e buttati a capofitto
nei pozzi di fuoco e non potrete scapparvi!", mentre i
Guardiani di questi pozzi "vivono con la voce dei nemici
e con le urla di implorazione delle anime e delle ombre
che sono state messe nelle loro pozze di fuoco".

Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio questo giro­


ne e dà ordini agli dèi che vi sono. Il nome della porta di
questa città nella quale passa questo grande dio è "Colei
che racchiude gli dèi dell'Ade". Il nome di questa città è
"La Bocca del Girone che giudica i cadaveri". (È) il giro­
ne misterioso del Duat che traversa questo grande dio
uscendo dalla Montagna Orientale del cielo. L'immagi­
ne del "Divoratore dell'Eternità" è di fronte al serpente
Petri che è in questa città ed essi (gli dèi) si pongono
al seguito quando Khepri nasce sulla terra. Colui che
ha fatto ciò in questa forma, simile a questa immagi­
ne degli scritti nell'occulto del Duat, ad Est della casa
dell'Amenti, colui che conosce ciò (è) nello stato di chi
divide le sue offerte ed è un Akh ben munito in cielo
ed in terra (avendone) grande utilità. Il nome dell'ora
di notte che guida questo grande dio in questo girone è

1 19
"La Stella Punitrice, Signora della Barca, che respinge i
ribelli all'uscita di Ra".»

Commento

Il rosso simbolo dell'astro Pesedj postosi in quest'ora


sulla prua della barca solare segue il ''bianco" stato pre­
cedente delle Acque . È una zona questa caratterizzata
dall'elemento "fuoco" che troviamo sparso un po' dap­
pertutto all'ingiro. Quest'ultima fase, la fase del "rosso"
ha portato alla evaporazione della restante acquosità e
prelude alla nascita rinnovellata del "dio" nell'ora se­
guente. Ma l'astro Pesedj, allorché si pone sulla barca,
non fa che occupare una sede che gli spetta: il testo in­
fatti dichiara che "l'astro Pesedj è sulla sua barca", con­
cetto rafforzato dal nome dell'ora: "Signora della Barca".
Come spiegare il possesso della barca di Ra da parte di
questo astro?
Il termine Pesedj in egiziano significa letteralmente
"illuminare", ma lo stesso termine designa parimenti
la "colonna vertebrale"54• Tale identità di significati è
accentuata dal fatto che uno dei determinativi impie­
gati per Pesedj nel senso di "illuminazione" è dato dal
Djed sormontato dal sole (Fig. 25). Per chi sia riuscito
a seguire sino a questo punto i concetti esposti, pene­
trando nella non facile meccanica operante, la sintesi
qui espressa troverà chiara spiegazione. Siamo infatti
nell'ora che precede la rinascita, praticamente alla sua
"vigilia". Conosciuta la Terra in cui si è penetrati all'ini­
zio del viaggio, controllata l'irruenza delle "acque" ed
appreso il modo di muoversi in esse sino a raggiungere
la riva, "conosciute" le varie potenzialità elementari che
sono state "equilibrate" ("Tu hai potere sui poteri che
sono in te", Pyr. 20 1 1 ) e a cui è stata donata - attra-

1 20
verso il passaggio della vis solare - una nuova natura
permanente ed indistruttibile, l'illuminazione è ormai
una conquista. Il Sole inizia a splendere al vertice del
simbolico Djed. Si è visto in precedenza come il Djed o
pilastro osiriaco, racchiuda in sé i significati di Albero
sacro e quello di colonna vertebrale . La chiave iniziatica

Fig. 25

è tutta in questa equivalenza: uno stesso simbolo (Djed)


designa la "illuminazione" (Pesedj), scopo dei Misteri,
e la sede di tale illuminazione sormontata dal fulgido
astro.
La prova del "fuoco" quale appare in questa ora e che è

121
indicata anche dal rosso simbolo di Pesedj, rappresenta
il passaggio per il punto assolutamente indifferenziato
e una volta padroneggiata questa fase dell'esperienza,
l'immortalità è conseguita: il Sole, come dice Apuleio,
splende nella "notte", la catarsi palingenetica è compiu­
ta. Il disco solare sul Djed equivale al simbolo meso­
potamico dell'Albero sacro sormontato dal disco solare
alato. Questo rapporto tra Djed e Albero sacro e "illu­
minazione" trova conferma anche in una vignetta del
Cap. LXIV del "Libro dei Morti" (Fig. 26) in cui compare

Fig. 26 Fig. 27

l'Albero sacro sulla cui sommità sorge il Sole e il testo


relativo dice: "Io sono l'Ieri, l'Oggi e il Domani ed ho il
potere di essere nato una seconda volta". Di pari inte­
resse, per quanto concerne l'equivalenza del Djed con la
sede della nadi principale, Soshumna, è la riproduzione
di un simbolo frequentemente inciso su scarabei e sca­
raboidi: il Djed affiancato da due serpi che, partendo
dall'alto scendono ai suoi fianchi. È una rappresenta­
zione completa delle tre nadis principali, nella versione
egizia (Fig. 27).

1 22
N
w

La nascita del Sole riprodotta nel papiro di una sacerdotessa di Amon. Nuovo Impero.
Museo del Cairo (Foto dell'Autore)
ORA XII

Descrizione

L'Ade propriamente detta è terminata e quest'ulti­


ma ora fa da pendant alla prima: lì un crepuscolo ,
qui un'aurora. Ma entrambe concepite sotto l'aspetto
di zone quasi neutre, simili ad un "ingresso" e ad una
"uscita". Khepri nella forma dello Scarabeo, è sulla prua
della barca che non naviga più ma si trova costretta a
passare attraverso il corpo di un gigantesco serpente,
entrando dalla coda ed uscendo dalla bocca di questi.
Il testo dice: "Questo grande dio viaggia in questa città
per mezzo dei fedeli servi della immagine misteriosa
del serpente ''Vita degli dèi". I suoi dèi lo trainano con
una corda ed egli entra nella coda di questi, esce dalla
sua bocca e viene a nascere nella forma di Khepri e gli
dèi che sono nella sua barca fanno altrettanto". L'im­
barcazione è trainata da dodici "fedeli di Ra" che sono
"il prodotto delle sue mani ed essi nascono in terra ogni
giorno dopo la nascita di questo grande dio . . . Essi pe­
netrano in questa misteriosa forma del serpente ''Vita
degli dèi" come leali servitori e sorgono nella rinnovata
forma di Ra ogni giorno . Quando essi si fermano in ter­
ra è una abominazione per loro pronunciare il nome del
dio". È presente anche il Ka del serpente e dodici dee
appaiono in atto di trainare la barca del Sole nel "dop­
pio" del serpente, ed esse "fanno sorgere nel cielo vènti
gentili e brezze umide". Nel registro superiore son raf­
figurate dodici dee che recano sulle spalle altrettanti
serpenti con fiamme promananti dalla bocca. La loro
funzione è di "rimettere a posto questi dèi quando il dio

1 25
è passato nella occulta camera del cielo riprendendo poi
il loro posto nella loro abitazione e . . . respingono con gli
urei chi è nelle tenebre e guidano Ra". Appaiono anche
dodici dèi che "cantano lodi a Ra". Nel registro infe­
riore sono raffigurati Nu, Nut, Hehu e Hehut ed altre
divinità secondarie di cui dieci in adorazione ed il testo
relativo informa che questi "sono dietro l'immagine di
Osiride che è fuori dalle spesse tenebre" mentre il dio
grande dice: ''Vita a te che sei fuori dalle tenebre ! Vita
in tutta la tua Maestà, Vita o Reggente dell'Amenti !
O Osiride che governi gli esseri dell'Amenti, vita a te !
Vita a te ! Khepri è con te : tu vivi ed egli vive . Salute
a Osiride, Signore dei viventi: gli dèi sono in Osiride e
vengono in essere dopo di lui la prima volta". I "fedeli
di Ra" che trainano la barca del dio Sole vengono so­
stituiti da altrettanti "fedeli di Ammon Ra" i quali la
trainano fino alla fine del viaggio allorché la mummia
del "dio-morto" sarà gettata via all'estremità dell'Ade
ed il dio Sole , sotto l'aspetto di Khepri vola verso Shu
che lo pone sulla Barca del Mattino con la quale inizia
il suo viaggio diurno.

Testo

«Attraversa la maestà di questo grande dio questo gi­


rone alle estremità delle spesse tenebre . Questo grande
dio nasce sotto la forma di Khepri, per questo girone .
Nu e Nut, Hehu e Hehut (sono) in questo girone per dar
nascita a questo grande dio e per far sì che egli esca dal
Duat e si unisca alla barca Mandjit e sorga dal ventre
di Nut. Il nome della porta di questa città è "Colei che
conta gli dèi". Il nome di questa città è "L'Evoluzione
dell'Oscurità, Il Sorgere della Nascita". (È) il girone mi-

1 26
sterioso del Duat ove nasce questo grande dio quando
esce da Nu e giunge nel ventre di Nut. Chi ha fatto ciò
ad immagine di quel che è negli scritti ad Est dell'oc­
culta casa del Duat, colui che conosce queste cose sulla
terra avrà utilità in cielo e in terra (lett. : "È utile a
colui che conosce . . . "). È l'inizio dei raggi solari, l'estre­
mità delle spesse tenebre che Ra traversa nell'Amenti.
( Sono) gli affari misteriosi compiuti da questo grande
dio in esso ( = nell'Amenti): è lo stretto passaggio dei
misteriosi scritti del Duat. Chiunque non conosce ciò è
condannato (lett. : "giudicato") alla miseria. Chi ha fatto
questa immagine a similitudine di quella che è nell'oc­
culto del Duat, senza vedere né distinguere, chi conosce
queste immagini misteriose, è nello stato di Akh ben
munito: egli esce ed entra nel Duat, egli parla ai viven­
ti, in verità, un milione di volte". »

Commento

"Ciò che è in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in


basso è come ciò che è in alto, per la meraviglia di una
cosa unica", è l'espressione della Tabula Smaragdina
che potrebbe essere citata a questo punto. La prima e
l'ultima ora hanno stretti punti di contatto: entrambe
estranee alla essenza vera e propria degli Inferi, en­
trambe con personaggi analoghi che acclamano il dio
Sole. Siamo giunti alla "estremità delle spesse tenebre"
ed il passaggio "alla luce" avviene attraverso il corpo
di un serpente in cui il dio Sole passa entrandovi dal­
la coda. È una ulteriore riconferma del passaggio della
vis solare dalla base del "serpente" simbolo della nadi
Soshumna, risalendo e risvegliando i vari centri sino a
sorgere poi al vertice, come "Sole rinnovellato". Il pas-

1 27
saggio del dio attraverso lo stretto canale del serpente ,
trainato da potenze femminili, accentua il carattere di
una rinascita "uterina", superando autocoscientemente
la zona di letargo e di oblio della vita fetale analoga­
mente a quanto operato dal Sem nella "Terra di Tra­
sformazione".
Siamo ora nella "Evoluzione della Oscurità", nel "Sor­
gere della Nascita". La Resurrezione del dio è virtual­
mente conseguita: la sua essenza, lo Scarabeo rinno­
vato, analogo in sensu alla "forma sottile" taoista, può
prescindere ormai dall'involucro formale che viene qui
abbandonato come una spoglia morta. Il "dio" è perve­
nuto ormai al compimento del "Mistero della Seconda
Nascita", mentre viene ancora una volta sottolineata
l'identificazione di Ra con Osiride (cioè dell'Iniziato col
dio Sole) nel rapporto "Khepri è con te: tu vivi ed egli
vive" ed è Osiride stesso che è uscito dalle "spesse te­
nebre", mentre "gli dèi sono in lui e vengono in essere
dopo di lui la prima volta". È egli stesso cioè che ha la
virtù di "vivificare" gli dèi che sono in lui. L'esperienza
è cosi terminata, l'immortalità conseguita. Gli "scritti"
dell'Est e, in genere, degli altri punti cardinali menzio­
nati nelle ore precedenti, fanno parte delle indicazioni
tecniche e si riferiscono alle polarità, fornendo indica­
zioni utili al "dio" nella fase terminale del suo viaggio.
N ella dottrina zohariana Kether è ad oriente, Hesed a
mezzogiorno, Gheburah a nord e Malkuth ad occiden­
te e potrebbe essere di un certo interesse approfondire
le corrispondenze tra queste Sefiroth ed il "microcosmo
uomo" nel rituale egizio .
Lo stretto passaggio ove vengono compiuti gli "affari"
del dio equivale al passaggio nel "serpente", il cui senso
si è sopra esaminato. "Tutti coloro che non conoscono

1 28
ciò sono votati alla miseria": tale affermazione va rife­
rita alla dottrina della "Seconda Morte", mentre il te­
sto conclude con la descrizione dello stato di colui che è
pervenuto alla "conoscenza" suprema e alla realizzazio­
ne dello stato di Akh.

1 29
NOTE

1
È interessante notare che anche nell'antico Messico i "mondi
sotterranei" erano fatti corrispondere alle ore della notte. V. Dan­
zel T. W.: "Magie et Science Secrète" Paris 1939, p. 120.
2 EGW, l, 515, Beleg. : Theb, Grab Nr. 1 1 1 , ( 1692) D. 19; P. Leid
347, 3, 2, Louvre C. 232; Kanop, 37, 34; in Titeln: Leid D 83; Ber­
scheh II, 2 1 , 3; Louvre A 94 (sait); Gloss Gol 2, 7: Tur 177 N.R. ;
Leid V 67 M.R. , Kairo 20539. A questi può essere aggiunta la sta­
tua naofora vaticana pubblicata da A. Tuili: "Il Naoforo Vaticano"
in "Miscellanea Gregoriana", Tip. Polig. Vatic. , 1940 e soprattutto:
Gardiner A. "The House of Life" in JEA, XXIV n. 1938 pp. 157-179
che cita anche il docum. sulla minaccia di "morte immediata" pei
violatori del segreto.
Sugli "scribi-maghi" di tale Istituzione v. A. Volten: "Demostische
Traumdeutung" (Pap. Carlsberg XIII u. XIV v.), Copenhague 1942
e rendic. di J. Capart in Chron. d'Eg. n. 36 (Juill 1943) pp. 259-
263 .
3 Maspero G. in "Revue des Religions", 1888 t. XVII p. 251-310; t.
XVIII pp. 1-67, ristamp. con alcune modif. in "Bibliothèque Egyp­
tol." t. II, p. 1 - 1 8 1 , Paris 1893.
Lefébure M. E.: "Mémoires de la Miss. Arch. Franç. au Caire", Pa­
ris 1886- 1889, vol. II, III, fase. l, 2: "Les Hyp. royaux de Thebes";
Div. I . : "Le Tombeau de Seti I".
Jéquier J.: "Le Livre de ce qu'il y a dans l'Hades" in Bibl. de l'Ec.
des Haut. Etud . , Paris 1894 fase. 97.
Pierret P. : in "Recueil" (Etudes Egypt. v. I, pp. 103 sg. , II, VIII,
Paris 1876).
Budge E .A.W. : "The Egyptian Heaven and Hell", London 1905.
Piankoff A. : "The tomb of Ramesses VI", Bollingen Series XL,
vol. I.
4 EGW, I, 2 1 1 (nn. 1 1-12).
5 EGW, I, 51 (Fleisch, Korper).
6 EGW, II, 150. Cfr. PYR 1479 "Barca solare per la sera e per la
notte". In epoca tarda lo stesso termine designa la "Barca del Mat­
tino" (Harr. 7, 5; Edfu; Tomba teb. n. 57).
7 Misura di lunghezza equivalente al greco schoenus . (Un itrw =

131
km. 10,5). Cfr. Gardiner p. 199 parag. 266, 2 e ZAS 4 1 , 58.
8 EGW, I, 333 (Gewasser im Jenseits). Jéquier (o.c. pp. 48-49)
accosta tale dizione all'ouranòs dei Greci. Potrebbe quindi essere
collegato anche col sanscrito varunas "l'accerchiante", termine
=

che designa anche la strada per il sole e "il cielo invisibile degli
spiriti".
9 Lett. Wpty-mw = "Ciò che divide le Acque".
10 Il che conferma il carattere prescrittivo del testo.
1 1 Uno dei titoli di Osiride. L'Amenti, l'Occidente è la regione dei
morti e Osiride ne è dejure il "primo cittadino".
12 Marucchi: "Il Grande Papiro Egizio . . . ", Roma 1888, p. 5 nota I.
13 EGW, l , 297-298 Cfr. PYR 396 b, 40 1 a, 2037 a. Esso designa
anche "Lo Zenith del Cielo".
14 Frobenius: "Storia della Civiltà Africana", Torino 1950, p. 2 1 0 .
15 Evans-Wentz: "Le Bardo Thodol . . .", Paris 1 9 3 3 , p. 125.
16 Eliade: "Le Chamanisme", Paris 195 1 , p. 1 79 n. l. È da notare
che presso i Bouriates, l'Albero iniziatico innanzi al quale lo scia­
mano cade in estasi è chiamato anche Udeshiburkhan = "Il Guar­
diano della Porta".
17 Marquès-Rivière: "Le Yoga tantrique hindou et thibetain", p. 43.
18 Boulnois: "Le Caducée et la symbolique dravidienne indo-médi­
terranéenne de l'arbre, de la pierre, du serpent et de la déesse­
mère", Paris, 1936.
1 9 Goblet d'Aviella: "La Migration des Symboles", Paris, 189 1 , se­
condo cui i serpenti avrebbero sostituito le banderoles poste sotto il
disco solare, metamorfosi dell'ureo egizio.
20 Basilio Valentino.
21 Evola: "La Tradizione ermetica", Bari 193 1 , p. 194.
22 Cfr. anche Budge: "The Book of Opening the Mouth", II vol . ,
London 1909, p. 30 e Baly: "Notes o n the ritual o f Opening the
mouth". JEA, 16, 1930 pp. 1 73-186.
23 Cfr. EGW, I, 41, 208: ("aufsteigen"; m-'rw = "in der Nahe").
24 Cfr. nota 5.
25 B. de Rachewiltz: "Religione e Magia nell'Egitto Faraonico" (in
preparazione). [v. nota 10, pag.23 - N.d.E.] ·

26 Scharff: "Friihe Vorstufen zum Kornosiris", Fu. F. 1947. Cfr.

1 32
anche Carter: "The Tomb of Tut-ankh-amen", London 1933, vol.
III, pl. XLN.
27 Diels, fr. 26. Cfr. Evola "La Tradizione . . . " o.c. p. 163 nota 3 .
28 Cfr. Sifra Zeniutha Cap. I verso XII; Cap. II, 50, 52 (Lo "schiu­
dere" la capigliatura o la treccia divina può ricordare come "la riga
dei capelli (del Microprosopo)" simboleggi la via che conduce al Dio
Superiore attraverso la Legge). Cfr. Jounet: "La Chiave del Zohar",
Bari, 1936 p. 200 n. 52.
29 Il Cap. XL del Libro dei Morti ha il titolo: "Capitolo per respin­
gere il "Mangiatore dell'Asino" e le vignette relative mostrano il
defunto che cerca di infilzare alla lancia un serpente in atto ap­
punto di divorare un asino. v. pap. Nu, Brit. Mus. n. 10477 f. 2 1 .
Michailidès G . : "Papyrus contenant u n dessin du dieu Seth à tete
d'ane" in Aegyptus 32 ( 1 952) pp. 43-53 (prov. dal Fayiìm).
30 EGW, II, 148 ("luogo di nascita") PYR, 1 185, EGW, II, 150.
31 Ragon: "De la Maçonnerie Occulte et de l'Initiation Hermèti­
que", Paris, 1926, p. 45.
32 Dhammapada, 86.
33 Uno degli attributi più frequentemente usati per Osiride. Que­
sto termine tradotto generalmente come "L'Essere Buono" ha su­
bìto una revisione critica che ne ha precisato il significato. Bre­
de Kristen aveva già notato come il segno nefer impiegato nella
terminologia religiosa egizia, avesse il valore di "vita che rinasce",
"resurrezione". Per Stock, nefer appare "il principio, la pienezza,
la maturità" e Jéquier traduce "Unnofer, non l'essere buono, ma
l'essere rigenerato dalla morte". ("Considerations sur les religions
égyptiennes" Bruxelles, 1946).
34 Cfr. Evans-Wentz. o.c.; Tucci: "Il Libro Tibetano dei Morti", Boc­
ca, 1949.
35 B . de Rachewiltz: "Le Situle e la Rigenerazione Cosmica in Egit­
to e in Mesopotamia" in "Archivio Intem. di Etnografia e Preisto­
ria", Torino, Vol. I, 1958.
35bis Per "ambrosia" cfr. Fowler: "A note on "ambratos" in "Classica!
Philol. XXXVI I, 1942 e "Expressions for Immortality in the Early
Indo-European languages . . . ", Harvard. "Ambrosia" da "a" privativa
= "non" e "mrita" = "morte".

36 Capart: "Cultes d'El Kab et Préhistoire" in "Chronique d'Egyp­


te", n. 28, 1939.

1 33
37 EGW, V, 226. cfr. anche Moret: "Le Nil et la Civilisation Egyp­
tienne", Paris, 1926, pp. 92 sg. B. de Rachewiltz: "Religione e Ma­
gia nell'Egitto Faraonico", o.c. [v. nota 10, pag. 23 - N.d.E . ]
38 EGW, III, 369.
39 Cfr. Piankoff, "Le Livre des Quererts". BlFAO, t. XLI, 1942. La
forma circolare data anche dall'ideogramma consente, sia pur in
senso assai lato, l'uso del termine "girone".
40 Evola: "La Tradizione . . . " o.c. p. 144, nota 6.
4 1 B. de Rachewiltz: "Scarabei dell'Antico Egitto" II Ed. , Scheiwil­
ler, 1957.
42 Evola, o.c. p. 143, nota 2 .
43 Idem p. 7 0 , nota 2 .
44 Evans-Wentz o.c. , p. 1 2 5 .
45 L a posizione itifallica v a collegata a l senso d i "star ritto" proprio
dell'autocoscienza superiore nella Iniziazione misterica. Cfr. Pian­
koff: "Le deux papyrus Mythologiques de Her-Ouben au Musée du
Caire", ASAE , 49 ( 1 949) pp. 129-144.
46 EGW, III, 195.
47 Cfr. nota 45 . V. anche Evola o.c. p. 86 " . . . risuscitare un rapporto
causale e dominatore del principio salare, privo di passione, rispet­
to a ciò cui esso ha dato forma . . . ".
48 Papiro n. 10 188 del British Museum, col. XXIV.
49 Cap. I, vers . 25.
50 Jounet o.c. p. 172.
51 Evola o.c. p. 85.
52 Idem p. 128.
53 EGW, I, 473, 474 e Gardiner, p. 477 n. K-5 .
5 4 EGW, I, 556. Un accostamento interessante può essere desunto
dal vocabolo Pesedj, composto da "P" e da "Sedj" foneticamente cor­
rispondente all'Albero sacro.

1 34
Indice

Prefazione alla seconda edizione pag. 7

Il "Libro Egizio degli Inferi" " 11

Avvertenza e note " 22

Le Fonti " 29

Ora I " 33

Ora II " 47

Ora III " 59

Ora IV " 73

Ora V " 79

Ora VI " 87

Ora VII " 93

Ora VIII " 1 03

Ora IX " 107

Ora X " 111

Ora XI " 117

Ora XII " 125

Note " 131


Finito di stampare novembre 2009

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