Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Emanuela Piga
1. Premessa
1 F.Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, Einaudi, Torino 1987, pp. 72-73.
2 H. Arendt, Walter Benjamin (1968); trad. it. Benjamin: L‟omino gobbo e il pescatore di perle, in Il futuro alle spalle
(1966), il Mulino, Bologna 1995, p. 99.
partire da fonti storiografiche, sia attraverso i percorsi della memoria, di
natura auto/biografica, fulcro e oggetto stesso della rappresentazione.
«Un’arte che presta una voce a tutto ciò che resta soffocato nel mondo e
alle ragioni che non trov ano riconoscimento da parte degli ordini
costituititi», scriveva nel 1973 Francesco Orlando, in un’ epoca in cui i
concetti di repressione e represso erano al centro di discorsi e movimenti.
Se è vero che tali concetti continuano ad essere al centro dell’attualità, è
anche vero che le loro manifestazioni diventano parte del divenire storico e
di quel costante processo di rielaborazione della memoria che lo
accompagna. Questo significa che, nel caso di una letteratura che si misura
con il passato in un a prospettiva contro -egemonica, l’ascolto delle voci
represse si complica con la ricerca delle tracce sommerse nel fondale
stratificato della Storia. Ogni opera lette raria animata da questa istanza
deve per forza confrontarsi con una doppia tradizione, il canone letterario
da una parte e l’eredità storiografica dall’altra.
L’invenzione della tradizione 3, che ha il suo peso nella nascita della
nazione, lo ha anche nella stesura dei documenti che narrano le storie
nazionali e alla base delle storiografie uff iciali. Così come le «tradizioni
inventate », nel senso di insiemi di pratiche 4, si propongono di inculcare
determinati valori e norme di comportamento che sanciscono la continuità
con il passato, così i testi storiografici come le storie nazionali mirano a
tramandare una determinata immagine della nazione o della natura dei suoi
cittadini 5. Nel ricordarci che le tradizioni sono tutte inventate, E.J
3 Cfr. E.J. Hobsbawm, The Invention of Tradition (1983); trad. it. L‟invenzione della tradizione, Einaudi, Torino
1994.
4 Ivi, p. 3.
5 Per una ricostruzione storica del colonialismo italiano, si veda la fondamentale opera di Angelo Del Boca.
Per un’analisi sociologica volta a decostruire «la rassicurante favola della peculiare bontà del colonialismo
italiano», si veda G. Giuliani e C. Lombardi-Diop, Bianco e nero. Storia dell‟identità razziale degli italiani, Le
Monnier, Milano 2013.
2
Hobsbawm sottolinea che «laddove è possibile, [esse] ricorrono alla storia
come legittimazione dell’azione e c emento della coesione di gruppo» 6.
Il passaggio dalla memoria individuale alla memoria culturale implica
l’imporsi di determinate politiche del ricordo e dell’oblio. Come afferma
Reinhart Koselleck, « con il cambiamento generazionale si modifica anche il
punto di vista. Dal presente storico dei sopravvissuti, che hanno vissuto in
prima persona queste esperienze, si arriverà a un passato puro che si è
ormai separato dal vissuto. Con il dileguarsi del ricordo soggettivo la
distanza non sarà solo maggiore, ca mbierà di qualità. Presto parleranno
solo i documenti ufficiali, integrati e arricchiti da foto, filmati e
biografie» 7. In quel passaggio dalla testimonianza orale alla testimonianza
storicizzata si apre lo spazio per le autrici e gli autori di seconda
generazione, posteriori alla storia narrata, ma parte di essa perché figli o
discendenti di coloro che hanno vissuto e sofferto la storia. L’ascolto delle
voci attraverso la forma delle interviste e la decodifica dell’archivio sono
alla base anche di coloro c he intendono, senza nessun coinvolgimento
esperienziale o legame famigliare, rendere attraverso il linguaggio della
letteratura il punto di vista di chi è stato escluso dalla narrazione egemone.
Oltre a svolgere un ruolo cruciale nei processi di scrittura della storia,
il concetto di tradizione, com’è noto, ricopre un significato altrettanto
fondamentale nell’ambito più specificamente letter ario. Per assurgere allo
status di monumenti oltre che di documenti, le riscritture finzionali della
storia devono necessariamente fare i conti con la tradizione letteraria, che
sia il tentativo di penetrare i confini del Canone o il voler essere parte
dell’istituzione di un oltrecanone.
Un pezzo importante della narrativa contemporanea si caratterizza per
la contaminazione dei generi: si distinguono testi di narrativa in cui
8 Per una sempre autorevole rassegna in materia si veda P. Burke, New Perspectives on Historical Writing (1991);
trad. it. La storiografia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2007.
4
d’archivio sia attraversata da istanze contro -egemoniche. In questa
direzione, Giuliana Benvenuti ha messo in luce come il romanzo
neostorico, «contraddisti nto dalla ricerca delle tracce di quei traumi
repressivi di cui il potere costituito dissemina il discorso storico», sia
rivolto all’ «interrogazione di una manque»: le voci dei soggetti sommersi e
sconfitti. Nel constatarne la natura dialogica , la studiosa ha orientato la sua
ricerca a partire dalla domanda “chi parla”, dato che le «vicende del potere
e la “gloria” dei vincitori non sono il perno del racconto » 9.
Nel contesto delle rielaborazioni di genealogie famigliari , l’assunzione
del punto di vista “dal basso”, rafforzato dalle interviste ai testimoni
diretti di eventi storici, ci porta verso una forma peculiare di memoria.
Marianne Hirsch chiama Postmemory la relazione dei bambini con gli eventi
traumatici sperimentati dai genitori:
And yet postmemor y is not a movement, method or idea; I see it, rather as
a structure of inter - and tr ans-gener ational transmission of tr aumatical
knowledge and experience. It is a consequence of a tr aumatic recall but
(unlike post- tr aumatic stress dis order) at a generati onal remove 10.
9 G. Benvenuti, Il romanzo neostorico italiano: storia, memoria, narrazione, Carocci, Roma 2012.
10 M. Hirsch, The Generation of Postmemory, in «Poetics Today», 2008, 29, n. 1, p.106.
11 Scrittrice nata a Monaco da genitori ebreo-polacchi e con cittadinanza italiana.
12 Cf. H. Janeczek, Lezioni di tenebra, Guanda, Parma 1997.
13 «Io, già da un pezzo, vorrei sapere un’altra cosa. Vorrei sapere se è possibile trasmettere conoscenze e
esperienze non con il latte materno, ma ancora prima, attraverso le acque della placenta o non so come,
perché il latte di mia madre non l’ho avuto e ho invece una fame atavica, una fame da morti di fame, che lei
non ha più» (ivi, p. 10).
14 Cfr. H. Janeczek, Le rondini di Montecassino, Guanda, Parma 2011. Sul racconto della storia in quest’opera ho
scritto più estensivamente nel contributo Epica, Memoria, Storia. «Le rondini di Montecassino» di Helena Janeczek, in
5
La riscrittura del passato coloniale italiano costituisce un filo rosso
che mette in comunicazione opere diverse 15, caratterizzate a livello
stilistico da una ricerca di espressione che si riflette nella contaminazione
dei generi e rivela la relazione di post -memoria di chi scrive con gli eventi
narrati. Un esempio in tal senso è il romanzo Regina di fiori e di perle 16 di
Gabriella Ghermandi, scrittrice ita liana di origini etiopi, in cui la storia
coloniale italiana in Etiopia si mescola con lo snodarsi delle vicende
famigliari dell’autrice. Di un’aria di famiglia affine è Timira. Romanzo
meticcio 17, scritto a quattro mani da Wu Ming 2, italiano autoctono e
membro del gruppo di scrittori Wu Ming, e Antar Mohamed, somalo, nato
e vissuto a Mogadiscio e attualmente residente in Italia. Nel romanzo, la
memoria individuale di Isabella Marincola, trasfigurata nella forma
romanzesca, restituisce un pezzo di storia de ll’impresa coloniale italiana in
Somalia, seguita dagli eventi violenti della decolonizzazione che esplodono
con la guerra civile del 1991 e portano al rientro in Italia di Isabella,
insieme a tanti altri profughi destinati a un’esistenza precaria. La
commistione di materiale documentario e memoria individuale presente in
Timira deriva da una scelta consapevole, orientata a evitare una narrazione
assoluta e a lasciar trapelare le voci multiple della storia. La memoria
autobiografica, memoria personale e int eriore, si nutre della memoria
C. Boscolo (a cura di), NIE – New Italian Epic, Bollettino „900, I-II, 2012, online,
http://www.boll900.it/numeri/2012-i/Piga.html.
15 All’interno della critica postcoloniale (cfr. S. Albertazzi, A. Oboe, C. Lombardi-Diop e C. Romeo, e, da una
prospettiva vicina alla critica femminista, L. Curti), il racconto del passato coloniale nella letteratura italiana
della migrazione è stato affrontato ampiamente. Tra i numerosi studi, ricordo la produzione critica di A.
Gnisci e F. Sinopoli, C. Barbarulli, G. Benvenuti, F. Pezzarossa, L. Quaquarelli, S. Contarini, R. de Robertis,
G. Proglio, C. Mengozzi. Alcune diramazioni di questa riflessione vanno a intersecare gli studi teorici sulla
scrittura dell’estremo e la rappresentazione del trauma, temi altrettanto presenti nella narrativa
contemporanea italiana (cfr., da prospettive diverse, D. Giglioli, Senza trauma. Scritture dell‟estremo e narrativa del
nuovo millennio, Quodlibet, Macerata 2011, e C. Demaria, Il trauma, l'archivio e il testimone, Bononia University
Press, Bologna 2012).
16 Cfr. G. Ghermandi, Regina di fiori e di perle, postfazione di C. Lombardi-Diop, Roma, Donzelli 2011.
17 Wu Ming 2 e Antar Mohamed, Timira. Romanzo meticcio, Einaudi, Torino 2012. Per un’analisi di Regina di fiori
e di perle e di Timira si veda di G. Benvenuti, Il romanzo neostorico italiano, cit. Sul romanzo di Ghermandi si veda
anche C. Barbarulli, Scrittrici migranti: La lingua, il caos, una stella, ETS, Pisa 2010, e G. Proglio, Memorie oltre
confine: La letteratura postcoloniale in prospettiva storica, prefazione di L. Passerini, Ombre Corte, Verona 2011.
6
storica, poiché, come affermava Maurice Halbwachs, « dopo tutto la storia
della nostra vita fa parte della storia in generale» 18.
A parte Wu Ming 2, la cui estraneità alla storia famigliare e
all’appartenenza nazionale dei suoi co-autori pone questioni dive rse ma
altrettanto complesse – come l’assunzione del punto di vista altrui, o
meglio, per riprendere una bella espressione di Assia Djebar, il come porsi
«vicino a loro » 19 – le autrici e gli autori citati sono di seconda generazione
rispetto agli eventi storici narrati. La loro esperienza, in prima persona o
nella forma della memoria trasmessa, si riflette nella costruzione delle
narrazioni, fatte di storia, immaginazione, esperienza vissuta, ricordi di
famiglia e fonti storiografiche, e dall’ascolto di voci e dalla decifrazione
degli archivi.
Camminando sul confine tra storia e psicoanalisi 20, lo scavo nel tempo
implicito in queste pratiche richiama l’immagine dello scavo a rcheologico
di Sigmund Freud, che compare dal 1890 nei suoi scritti per non essere più
abbandonata, seppur con delle modifiche. Negli Studi sull‟isteria emerge
chiaramente la dimensione temporale dell’inconscio, la scissione dell’io, la
18 M. Halbwachs, La Mémoire collective (1968); trad. it. e cura di P. Jedlowski, La memoria collettiva, postfazione di
L. Passerini, Unicopli, Milano 1987, p. 65. In questo libro, Maurice Halbwachs definisce la memoria
individuale come punto di vista sulla memoria collettiva che cambia a seconda del posto che occupa al suo
interno. La concezione di un soggetto collettivo della memoria capace di esercitare le stesse funzioni di
conservazione, organizzazione e evocazione di quelle attribuite alla memoria individuale è criticato da Paul
Ricoeur (Parcours de la reconnaissance [2004]; trad. it. Percorsi del riconoscimento, Raffaello Cortina Editore, Milano
2005, pp. 55-56), che ritiene opportuno attribuire all’idea di memoria collettiva lo statuto di concetto
operativo, privo di originarietà. Dopo avere individuato le entità collettive (derivate) come «prodotti
dell’oggettivazione degli scambi intersoggettivi», è possibile attribuire a un “noi” tutte le prerogative della
memoria: individualità personale, continuità, polarità passato-futuro. Una volta riconosciuto il transfert
analogico, nulla impedisce di considerare la memoria collettiva come una «raccolta di tracce lasciate dagli
eventi che hanno influenzato il corso della storia dei gruppi interessati» e di «estendere analogicamente
l’individualità personale dei ricordi all’idea di un possesso comune dei nostri ricordi collettivi» (ivi, p. 61).
19 Sulla strategia dell’”accanto” come modalità di posizionamento, si veda C. Barbarulli, Scrittrici migranti: La
lingua, il caos, una stella, cit., p. 19, e l’introduzione di V. Deplano, L. Mari e G. Proglio al volume Subalternità
italiane, Aracne, Roma 2014, p. 15. Tra i diversi studi sul racconto della storia nella produzione di Wu Ming
ricordo G. Benvenuti, Il romanzo neostorico italiano, cit., e di chi scrive, Metahistory, microhistories and mythopoeia in
Wu Ming, in C. Boscolo (a cura di), Overcoming Postmodernism: the Debate on New Italian Epic, in «Journal of
Romance Studies», 2010.
20 Cfr. M. de Certeau, Histoire et psychanalyse entre science et fiction (1987); trad. it. Storia e psicoanalisi: Tra scienza e
21 Cfr. F. Jameson, The Political Unconscious: Narrative as a Socially Symbolic Act (1981); trad. it. L‟inconscio politico. Il
testo narrativo come atto socialmente simbolico, Garzanti, Milano 1990.
22 Come spiegato da J. Laplanche e J.B. Pontalis nell’Enciclopedia della psicanalisi (1967), «non è il vissuto in
generale che è rielaborato posteriormente, ma soprattutto ciò che, al momento in cui è stato vissuto, non ha
potuto integrarsi pienamente in un contesto significativo. Il modello di tale vissuto è l’evento traumatizzante»
(Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 427-428). Per uno sviluppo del tema nella prospettiva dei Trauma Studies e
focalizzato sul rapporto tra trauma, scrittura e postmemoria a partire da un testo letterario, mi permetto di
segnalare, di chi scrive, Biografie della memoria e cartografie del desiderio: «Fugitive Pièces» di Anne Michaels, in «Studi
Culturali», 2014, XI, 2.
23 In Self as narrative. Subjectivity and Community in contemporary fiction (Clarendon Press, Oxford 1996), Kim
Worthington usa il termine “narrazione” inteso come processo costitutivo attraverso cui gli esseri umani
mettono ordine nel loro concetto del sé e del mondo che li circonda. La costruzione del senso di sé di un
soggetto è intesa come un processo di narrazione creativa realizzato all’interno di una pluralità di protocolli
comunicativi intersoggettivi, giacché le narrazioni sono un’incarnazione primordiale della nostra
comprensione del mondo, dell’esperienza e in ultima analisi di noi stessi .
8
un’apertura a ulteriori ricostruzioni, non nel senso della ricostruzione del
passato tale qual era, ma come continuo pr ocesso di ritraduzione.
Analogamente, le «memorie oltre confine » 24 che riportano alla luce il
passato coloniale da altri punti di vista sembrano corrispondere a memorie
ritrovate, “revisionate” e ricostruite alla luce di conoscenze successive. La
materia storica che accomuna i testi letterari di questo tipo costituisce il
centro più remoto di narrazioni che si svolgono su diversi livelli narrativi e
si diramano fino ad afferrare il presente, tempo principale del racconto e
tempo che determina la narrazione , in quanto intersezione di ricordo e
soggettività. Come ha spiegato Aleida Assmann 25, il ricordo soggettivo si
origina dal presente e comporta una dislocazione, un rinnovamento del
dato ricordato che dipende dalle circostanze temporali in cui esso viene
richiamato alla memoria e influenzato, così come l’oblio, da nuove
decisioni e desideri.
La memoria, nel senso inteso da Pierre Nora come tradizione culturale nel
suo complesso, è solitamente sostenuta da politiche culturali favorevoli e
riconosciuta dalle istituzioni di riferimento. In questa sua forma, la
memoria è un elemento costituente di una tradizione nazionale che
concorre alla definizione dell’identità collettiva e individuale .
Attraverso i testi canonizzati, la memoria culturale e le narrazioni
egemoni si trasmettono da un’epoca all’altra. Una dinamica simile avviene
nell’ambito più specifico della letteratura, sulla scorta di criteri di valore,
memoria selettiva di una comunità e orizzonte di attesa. Ancor di più
risuona in questa sfera il concetto di canone, con il quale le opere nuove
24 Cfr. G. Proglio, Memorie oltre confine: La letteratura postcoloniale in prospettiva storica, cit.
25 A. Assmann, Ricordare, cit.
9
devono misurarsi, nello schiacciamento di prospettiva dato dalla
contemporaneità. Poiché si tratta di scritture che si collocano in un
territorio letterario per genere e storico per tema, la sfida verso il canone
in questo caso è doppia: la rilevanza del ruolo della tradizione vale sia per
le narrazioni storiografiche che per le opere letterarie, e se dall’ambito
storiografico sconfiniamo in quell o estetico, possiamo individuare un’aria
di famiglia in opere attraversate da tematiche e forme comuni che pongono
indirettamente la questione del riconoscimento e dell’ampliamento del
canone, o, a seconda della postura che si adotta, della fondazione di u n
«oltrecanone» 26.
Così come le narrazioni contro -egemoniche fanno riemergere voci
sommerse, storie perdute e luoghi poco frequentati dalla storiografia
ufficiale, analogamente, nella convergenza di forma e contenuto che
un’opera d’arte incarna, le narrazi oni estetiche forzano i limiti del canone
letterario.
Nella prospettiva di Orlando, la letteratura figura come la sede di un
ritorno del represso socialmente istituzionalizzato, al pari del motto di
spirito (oggetto di studio di Freud) e con un grado di c omplessità
maggiore. «Ogni volta che una tradizione si interrompe nascono luoghi
spirituali dedicati al libero gioco dell’immaginazione o del recupero del
rimosso», scrive Orlando. Se consideriamo lo spazio letterario come uno di
questi luoghi, possiamo es tendere la sua riflessione ad altre opere, come i
romanzi neostorici presi qui come campione 27. Se ci concentriamo sulla
questione della letterarietà e lasciamo sullo sfondo il «piano ideologico
26 Cfr. A.M. Crispino (a cura di), Oltrecanone. Per una cartografia della scrittura femminile, Manifestolibri, Roma
2003.
27 Come è stato ampiamente studiato, il tema del rimosso coloniale italiano attraversa diversi romanzi, tra i
quali, per citarne qualcuno, Oltre Babilonia di Igiaba Scego, Madre piccola di C. Ali Farah, L‟ottava vibrazione di
Carlo Lucarelli, Debra Libanòs di Luciano Marrocu, La presa di Macallè di Andrea Camilleri. Per ragioni di
spazio, questo studio si limita a una scelta di tre campioni particolarmente significativi per l’intrecciarsi delle
tematiche affrontate.
10
della pura materia del contenuto » 28, emerge come elemento ricor rente la
«trans-discorsività ». Il termine, nel senso che gli dava Michel Foucault,
indica l'opportunità di «fondare la formazione di altri discorsi » 29. In questa
sede, riutilizzato liberamente a livello infra -testuale, il concetto di trans -
discorsività può essere avvicinato a quello, di matrice freudiana, di testo
come «campo di battaglia psichico ». È utile ricordare che Harold Bloom
riprende questa definizione per indicare il conflitto che l’autrice/autore
instaura con i propri predecessori, ovvero con la tradizione che lo precede:
«Un testo poetico, come lo interpreto io, non è una raccolta di segni sulla
pagina, ma un campo di battaglia psichico, su c ui combattono autentiche
forze per l’unica vittoria degna di vittoria, il divinante trionfo sull’oblio » 30.
L’affermazione di Bloom si inserisce nel continuum della sua tesi centrale,
l’angoscia dell’influenza : laddove T.S. Eliot – considerato dal critico
letterario americano come il suo predecessore – vedeva nella storia
letteraria un processo di trasmissione benevol a della tradizione, Bloom
vede «un conflitto tra il genio passato e l’aspirazione presente, un conflitto
il cui premio è la sopravvivenza letter aria o l’inclusione nel Canone» 31. In
quest’ottica, non è più il presente a essere guidato dal passato ma,
attraverso il travisamento, il passato modi ficato dal presente .
Se nella visione di Bloom i soggetti del conflitto sono l’autore e il suo
predecessore, corrispondenti alla voce del presente e alla voce
(introiettata) del passato , l’espressione freudiana « campo di battaglia
psichico» mi interessa non tanto per l’emersione nel testo di questo tipo di
28 F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., p. 40 ss. In queste pagine, Orlando riprende
l’espressione «materia del contenuto» da Hjemslev.
29 Cfr. M. Foucault, Qu‟est-ce que un auteur? (1969); trad. it. Che cos‟è un autore?, in Scritti Letterari, Feltrinelli,
Milano 1971.
30 Il riferimento è alla metapsicologia dell’apparato psichico di Freud, che rappresenta l’Io come campo della
coscienza, nel quale le diverse istanze dell’Io, dell’Es e del Super-Io possono entrare in conflitto. Ad esempio,
nell’isteria, l’Io come insieme delle rappresentazioni dominanti, quando minacciato da una rappresentazione
inconciliabile con esse procede alla rimozione.
31 H. Bloom, The Anatomy of Influence: Literature as a Way of Life (2011); trad. it. Anatomia dell‟influenza: La
(1991); trad. it. La storiografia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 287-288.
12
4. Dalla storia alla letteratura : Il ritorno del represso
35 Dagli sviluppi della scuola delle Annales si sviluppano negli anni Settanta del XX secolo, soprattutto in
ambito anglosassone, le prospettive di riduzione dell’importanza della storia materiale a favore del Linguistic
Turn o svolta linguistica inaugurata da Metahistory di Hayden White (the Johns Hopkins University Press,
Baltimore-London 1973) che enfatizzano l’importanza dell’aspetto narrativo della storia. Secondo White, i
racconti storici traggono parte del loro effetto esplicativo dalla loro capacità di costruire storie partendo da
semplici cronache, e le storie, a loro volta, emergono dalle cronache attraverso un’operazione che lo storico
americano definisce «costruzione di strutture d’intreccio». Con questo termine White intende la costruzione
dei «fatti» contenuti nella cronaca come componenti di generi precisi di strutture d’intreccio, così come
avviene nella narrativa finzionale.
36 Ad esempio, nell’interrogarsi sul rapporto tra eventi storici e narrazione, Alessandro Portelli spiega la
metodologia da lui seguita nella composizione della sua opera evidenziando il ruolo della selezione e
interpretazione delle fonti, delle scelte di montaggio e della voce autoriale (L‟ordine è già stato eseguito. Roma, le
Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli, Roma 1999, p. 20). Sulla contaminazione tra il genere storiografico e il
genere romanzesco, a partire dal confronto tra lo storico Portelli e il collettivo di scrittori Wu Ming si veda, di
chi scrive, A più voci. Testimonianze e narrazione nell‟opera di Alessandro Portelli e di Wu Ming, in Hanna Serkowska
(a cura di), Fiction, Faction, Reality. Incontri, scambi, intrecci nella letteratura italiana dal 1990 ad oggi, Transeuropa,
Massa 2011.
13
pensato, i sentimenti che hanno accompagnato le loro de liberazioni e i loro
progetti, i loro successi e le loro sventure ; i discorsi coi quali essi hanno
fatto o tentato di far prevalere le loro passioni e le loro volontà su altre
passioni o su altre volontà, con i quali hanno espresso la loro collera , dato
sfogo alla loro tristezza, con i quali, in una parola, hanno rivelato la loro
individualità: tutto questo è pressoché passato sotto silenzio dalla storia ; e
tutto questo è il dominio della poesia» 37.
Se riformuliamo la questione focalizzando l’attenzione sul
riconoscimento del passato – questione cruciale per la memoria culturale –
in quanto essenziale per la rivendicazione del presente e per la tensione
utopica verso il futuro, la domanda di venta: come è possibile
l’instaurazione di altre storie e memorie 38 al di là del genere storiografico o
memorialistico? Quali sono i modi usati dalla letteratura – genere in cui è
la funzione poetica e non il resoconto storico a essere dominante – per
farlo?
«[Con] quel sovrappiù di valore implicito nel momento specificamente
soggettivo e creativo» potrebbe essere un modo per cominciare a
rispondere, ripreso da un’argomentazione di Romano Luperini nel suo libro
Il dialogo e il conflitto 39. Sovrappiù che, nella ricostruzione narrativa di eventi
storici, coincide con un surplus di senso che sta tutto nella costituzione di
una posizione dalla quale raccontare, di un punto di vista. Come ricorda
Michel De Certeau in Le lieu de l'autre 40, il punto di vista non è mai dato a
priori nel discorso, ma è il risultato di un conflitto e di una lotta.
Se partiamo dal presupposto che «in quanto ritenuto parte essenziale
d’un patrimonio di cultura nazionale, [l’ambito] letterario ha svolto spesso
37 A. Manzoni, Lettera a Monsieur Chauvet sull‟unità di tempo e di luogo nella tragedia (1820), a cura di Barnaba Maj,
Aletheia, Firenze 1999, pp. 93-94.
38 Sul concetto di instaurazione della memoria attraverso la specificità del linguaggio artistico, si veda J.
Bessière e Ph. Daros (a cura di), Instaurer la mémoire, Bulzoni, Roma 2005.
39 R. Luperini, Il dialogo e il conflitto. Per un‟ermeneutica materialistica, Laterza, Roma-Bari 1999.
40 Michel De Certeau, Le lieu de l‟autre, Gallimard, Paris 2005.
14
funzioni anche politicamente fondanti» 41, come sono raccontate le altre
storie nei romanzi neostorici? Mantenendo ferma la cornice di riferimento,
che racchiude il genere romanzesco e non quello storiografico, la risposta a
questa domanda non può che essere r intracciata nella costruzione retorica
del testo e nella rappresentazione dell’intersoggettività, nei modi di vedere
che trapelano dai diversi sguardi dei personaggi e dai simbolismi del
paesaggio. Per descrivere questo processo di formalizzazione mi servi rò del
binomio concettuale repressione/represso di Francesco Orlando.
Com’è noto, muovendo dall’analogia tra motto di spirito e letteratura,
nel 1973 Orlando trasporta dalla psicanalisi alla teoria della letteratura il
concetto freudiano di «ritorno del rimosso», riadattandolo nell’espressione
«ritorno del represso » e intendendo con ciò «la manifestazione lingu istica
dell’inconscio » 42. In breve, la ripresa che Orlando fa della formula
freudiana originaria si riferisce a contenuti consci (anziché inconsci), con
la conseguenza di estendere la riflessione anche a questioni sociali e
ideologiche. Più nel dettaglio, per ciò che concerne lo spostamento dal
piano individuale al piano sociale insito nel linguaggio di quell’istituzione
sociale che è la letteratura, O rlando, nel riprendere il modello della
negazione freudiana, sostituisce i termini di rimozione e di rimosso
(pertinenti all’interno del campo della psicanalisi dell’individuo) con quelli
di «repressione e di represso » 43. La scelta di questi due concetti è dovuta
alla loro maggiore genericità, che permette una migliore applicabilità alla
dimensione sociale e la possibilità di una non esclusione di certi contenuti
dal livello cosciente. Tali concetti, trasferiti nella dimensione sociale ,
condurrebbero al conc etto non freudiano di inconscio collettivo.
41 F. Orlando, L‟altro che è in noi: arte e nazionalità. Lezione Sapegno 1996, Bollati Boringhieri, Torino 1996, p. 9.
42 F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., p. 9.
43 Si veda la Lettura freudiana della «Phèdre», in F. Orlando, Due letture freudiane: «Fedra» e «Il misantropo», Torino,
Einaudi 1990.
15
Con repr essione e r epr esso si potrà indicare anche soltanto il divieto da cui
certi contenuti sono ufficialmente colpiti in u na società, che questo
comporti o no, per la gente, esclusione dal livello della cos c ienza o da
quello della parola o magari solo da quello della parola decente 44.
44 Ivi, p. 23.
45 F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., p. 8.
46 F. Orlando, Due letture freudiane: «Fedra» e «Il misantropo», cit., p. 28.
47 Si veda di G. Benvenuti, Il romanzo neostorico italiano, cit., e tra i vari, i contributi di G. Benvenuti, M.A.
Bazzocchi, F. Manai e T. Skocki, in S. Contarini, G. Pias, L. Quaquarelli (a cura di), Coloniale e Postcoloniale nella
letteratura italiana degli anni 2000, in «Narrativa», 2012, n. 33-34.
48 E. Flaiano, Tempo di uccidere (1947), Milano, Rizzoli 1973.
49 Si vedano R. Bonavita, Lo sguardo dall‟alto. Le forme della razzizzazione nei romanzi coloniali e nella narrativa esotica,
in La menzogna della razza, il Mulino, Bologna 1994; Id. Spettri dell‟altro. Letteratura e razzismo nell‟Italia
contemporanea, il Mulino, Bologna 2009; G. Benvenuti, Il romanzo neostorico italiano, cit., e Da Flaiano a Ghermandi.
16
dell’immaginario esot ico fin-de-siècle, alla Pierre Loti, fa da sfondo agli
stereotipi di marca fascista: l’immaginario della civilizzazione di un’alterità
barbara, il culto dell’energia dominatrice e la rappresentazione della donna
nera, oggetto sessuale associato a immagini reificanti e a metafore derivanti
dal campo semantico del mondo animale. Dagli eroi piatti e poco verosimili
di queste narrazioni, si passa con Flaiano a una prosa che mette in scena la
dimensione esistenziale dell’essere -gettato nell’assurdità dell’esperienza
coloniale, in uno spazio e in dive nire storico irriducibile alla
comprensione. L’avventura del protagonista del romanzo sembra
riverberare le parole di Giacomo Debenedetti:
Nella discesa agli inferi de lla notte coloniale si consuma «il divorzio
tra il protagonista e ciò che gli succede », «tra l’uomo e il suo destino ».
L’esperienza narrata dipinge lo scollamento tra il protagonista e l’universo
romanzesco in cui si inscrive, in un passaggio esistenziale segnato da una
perdita del senso del mondo e dell’esistenza. Com’è noto, in Tempo di
uccidere l’esperienza dell’autore in Etiopia durante la campagna d’Italia è
trasfigurata attraverso il modo finzionale e rielaborata in un romanzo
dominato da una forte esperienza e atmosfera esistenz iale che lo avvicina
per stile e tematiche ad altri autori europei come Sartre e Camus. La
rappresentazione dell’altro da sé si sposta dall’esterno all’interiorità del
personaggio-uomo, mentre il tema dell’alterità si declina nei motivi della
malattia, classicamente associata ai fatti dell’inconscio.
Riscritture postcoloniali, in S. Contarini, G. Pias, L. Quaquarelli (a cura di), Coloniale e Postcoloniale nella letteratura
italiana degli anni 2000, cit.
50 G. Debenedetti, Il personaggio-uomo, Il Saggiatore, Milano 1970, p. 112.
17
Se nella tragedia di Racine (1677) il conflitto è tra l’interiorizzazione
della Legge suprema (il divieto dell’incesto, fondamento della civiltà, e di
qui la portata immensa della tragedia) e il desiderio « integrale, assoluto,
gratuito, fine a se stesso » del personaggio eponimo 51, nella coscienza del
protagonista di Tempo di uccidere confliggono istanze opposte che si
riferiscono al contesto storico -politico illustrato dal romanzo. La
condivisione di alcuni stereotipi del mondo coloniale nell’Italia fascista è
interpretabile, nella prospettiva aperta da Orlando, nel quadro della
repressione, come elementi negatori conformi all’ordine costituito. Tale
immaginario, connaturato al ruolo ricoperto dal personaggio, in missione
nel corso dell’invasione italiana dell’Etiopia, entra in dissonanza con la
percezione, talvolta vaga e opaca, che q ualcosa di quella impresa nazionale
non funziona. Questa coscien za – che nei termini di Orlando coinciderebbe
con il represso, con l’elemento socialmente negato – è accompagnata dal
senso di colpa, solo parzialmente rimosso, per il crimine commesso e per
l’esecrabilità della postura etica adottata rispetto alla donna uccisa, simbolo
di un’alterità incompresa, violata e soppressa. Così, se provo a mia volta a
riferirmi al binomio repressione/represso e alla griglia interpretativa di
Orlando, in Tempo di uccidere è possibile rintracciare uno sviluppo della
rappresentazione che va dalla situazione B, in cui la repressione copre
tutto il campo della coscienza a spese del rimosso 52, alla situazione A 53,
quando le difese del personaggio, indebolito dal corso degli e venti e
mutato dall’esperienza vissuta, lasciano emergere un campo di battaglia che
dalla coscienza del personaggio giunge a pervadere tutto il testo e si riflette
nella funzione destinatario 54.
le figure sono riducibili», «la sola funzione del destinatario che qui ci interessi è la capacità di ridurre le figure
o più semplicemente di comprendere». F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., pp. 79.
18
Resta da chiedersi quanto il testo stimoli l’empatia del lettore verso il
protagonista, che in seguito al crimine incorre in una serie di sventure.
L’empatia che il testo di Racine stimolava nei confronti di Fedra,
nonostante i terribili errori, costituì all’epoca elemento di scandalo, tanto
da indurre l’autore a pr endere le distanze dalla sua protagonista nel
paratesto. Come ricorda Orlando, si era ancora alle soglie dell’Illuminismo,
prima che un’opera d’arte potesse assumere « scopertamente contenuti
proibiti dall’ordine costituito o almeno non conformi ad esso quando non
minacciosi per esso» 55. Ovviamente il romanzo di Flaiano, opera del
Novecento, non è corredato da nessuna introduzione di tipo morale o
ideologico, e data l’instabilità dei significati evocati dal testo, tutt’oggi è
soggetto, com’è giusto che sia, a interpretazioni diverse sui significati
incarnati nel punto di vista dell’io narrante 56. L’ambiguità, che potrebbe
risultare disturbante, riguarderebbe la postura etica dell’autore nella
rappresentazione del mondo coloniale, il significato della messa in s cena di
alcune immagini sterotipate, come la forte analogia tra la natura e i nativi,
la loro sottomissione e passività, la concezione del tempo delle donne
etiopi o la muta animalità da queste evocata. In questo senso, una
ricognizione dell’opera generale di Flaiano dissiperebbe presto alcuni dubbi
sulla sua intenzionalità e sull’acutezza della sua critica sociale 57. La
rappresentazione critica dell’esperienza coloniale e il racconto di una storia
diversa da quella tradizionale – e a proposito di doppia tra dizione, qui mi
riferisco sia ai testi di letteratura coloniale precedente sia all’immaginario
propagandato del regime – sono gli elementi leggibili come il “represso”,
che filtra attraverso una serie di indizi “conservatori”, appartenenti
all’ordine costituito, ovvero l’ideologia del regime fascista, sessista e
colonialista. Parafrasando Orlando, la storia repressa non avrebbe potuto
19
essere accolta come contenuto nell’opera letteraria senza che questa
accogliesse insieme il modello formale capace di filtra rla 58. In riferimento
alla nostra domanda sulle modalità peculiari della letteratura per il
racconto della storia, è interessante cosa dice Orlando quando rileva come
nella Fedra
58 Si veda F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., p. 28.
59 Ivi, pp. 75-76.
60 Ivi, pp. 81, 82.
20
significati, la mutevolezza nella rappresentazione dei personaggi e dei
paesaggi – visualizzati in modo differente a seconda dello stato emotivo, e
di conseguenza cognitivo, del protagonista – è legata alla contraddizione
interiore che scinde il personaggio e imp ronta di sé tutto il testo 61. . È in
questo doppio movimento, che procede per associazioni e scarti
improvvisi, che si profila il balenare di una critica delle ragioni del
colonialismo e di una coscienza storica, soffocata e associata a una serie di
costanti simboliche che costellano il testo e rimandano al senso delle
ingiustizie osservate e commesse.
63 F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., pp. 61-62.
64 G. Ghermandi, Regina di fiori e di perle, cit., p. 219.
65 Si vedano C. Lombardi-Diop, Tempo di sanare, in G. Ghermandi, Regina di fiori e di perle, cit., e G. Benvenuti,
intendo sostenere un’etichetta legata alla sola tematica della migrazione, ma sottolineare un modo di scrivere
articolato tra lingue e culture, che arricchisce la cultura italiana» (C. Barbarulli, Scrittrici migranti: la lingua, il caos,
una stella, cit., p. 185).
22
rielabora in forma r omanzesca la propria esperienza, o ancora, che si situa
al di qua delle memorie oltre confine e ciononostante tenta di narrare il
punto di vista degli altri. Nei casi come Timira le due prospettive si
incrociano, e il punto di vista di Wu Ming 2 nel suo darsi, si descrive nel
suo spostarsi e nell’iter che la sua volontà attraversa per evitare le trappole
dello sguardo eurocentrico nel suo uscire da sé.
Il Colonialismo con la C maiuscola è uscito dalla porta della Storia so lo per rientr are
dalla finestra mascherato di carta velina. Il piccolo colonialista occupa in pianta
stabile i crani occidentali. Pensare di averlo sbattuto fuori è il modo migliore per farlo
prosperare. Se vogliamo metterlo all‟angolo e schiacciargli la testa, dobbiam o stare in
guardia ogni minuto. A me sono bastati due o tre ragionamenti contorti, per fargli
alzare la cresta e g uadagnare spazio 67.
Il secondo timore era quello di tramutarmi in biografo o panegirista, alle prese con
un libro di memorie. Volevo sentirmi libero di intrecciare i tuoi ricordi in una trama,
cucendoli assieme col filo del dubbio, non della nostalgia.
Ecco perché ti ho pro posto di riversare la tua vita nel registratore e di lasciare a
me il compito di tradurre quei suoni su carta, per sottoporteli a trasformazione
avvenuta.
Ecco perché, lastricando di buo ne intenzioni la via dell‟inferno, convinto di fare il
bene e l ‟interesse di entrambi, sono venuto alle tue coste come un euro peo di altri
tempi, per trasformare le tue terre nella mia colonia 71.
69 Funzione svolta anche dalla sezione alla fine del romanzo, “Titoli di coda”.
70 Sulla rappresentazione dei subalterni, e in particolare della figura femminile come altra, si veda L. Curti, La
voce dell‟altra, Meltemi, Roma 2006.
71 Wu Ming 2 e A. Mohamed, Timira. Romanzo meticcio, cit., p. 344.
72 V. Asioli e G. Gabrielli, L‟eredità scomoda. Appunti sul passato coloniale, numero monografico di «Educazione
Abbiamo trascorso un anno, poi tu hai pensato bene di las ciarmi da solo, e meno
male che la cena era già sul fuoco.
Antar e io non abbiamo dovuto far altro che sorvegliare la cottura, riempire i
piatti e invitare i passanti a mangiare con noi 73.
74 Cfr. M. Rothberg, Multidirectional Memory: Remembering the Holocaust in the Age of Decolonization, Stanford
University Press, Stanford 2009.
75 H. Janeczek, Le rondini di Montecassino, cit., p. 15.
76 Il riferimento è al termine introdotto da S. Greenblatt nel suo libro Marvelous Possessions: The Wonder of the
New World (1991); trad. it. Meraviglia e possesso: Lo stupore di fronte al Nuovo Mondo, il Mulino, Bologna 1994.
26
«scritture di resistenza » 77 che spingono «il lettore a confrontarsi con zone
della memoria rimaste inesplorate», costringendolo a «prendere posizione
rispetto a una mancata elaborazione del passato» 78.
Secondo Orlando, tra le caratteristiche dell’arte figura il prestare la
«voce a tutto ciò che resta soffocato nel mondo e alle ragioni che non
trovano riconoscimento d a parte degli ordini costituititi» . Se vogliamo
proseguire il suo ragionamento e leggere con questa lente i romanzi
neostorici Timira, Regina di fiori e di perle , Le Rondini di Montecassino ,
possiamo inferire che in queste opere il conflitto recato dalla d imensione
trans-discorsiva ripete, mutatis mutandis in certi passaggi, la messa in scena
delle situazione “B”, ovvero di u n caso di ritorno del represso « conscio ma
non accettato », già visto in Flaiano. Come introdotto in precedenza, lo
sguardo all’indietro implicito nella condizione di posteriorità ci permette di
traslare il concetto di “represso” in “sommerso”. Collegata a questo
aspetto, la tendenza contro -egemonica di queste narrazioni le rende
partecipi anche della situazione “C”, il ritorno di quello che a questo punto
possiamo chiamare sommerso «accettato ma non propugnato », puntuale
quando la contraddizione non è più interna al soggetto, « nella cui
coscienza il sommerso è ormai accettato», e chiama in causa al tri soggetti che
rappresentano «la società contro la cui repressione il sommerso individuale si
afferma» 79. Se il sommerso è propugnato ma non autorizzato dalla società,
come nel caso delle contro -narrazioni, siamo di fronte a un sommerso
propugnato (dal soggetto) ma non autorizzato (“D”) ; se invece è accolto da
uno o più codici interni all’ordine costituito (pezzi della società che
accolgono le voci degli altri), abbiamo a che fare con la situazione “E”.
Sempre nella prospettiva di una libera riattualizzazione della teoria di
Orlando, questo significa che in questi testi la contraddizione risiede tra
77 Cfr. C. Boscolo e S. Jossa (a cura di), Scritture di resistenza. Sguardi politici dalla narrativa italiana contemporanea,
Carocci, Roma 2014.
78 C. Boscolo, Da Mogadiscio a Montecassino: Memoria e identità, ivi, p. 47.
79 F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, cit., p. 80.
27
individuo e società (situazione “C”); coinvolta la società, è fra minoranza
politica e ordine costituito (situazione “D”), e trovato posto nell’ordine
costituito, è fra uno o più codici di com portamento (“E”).
È utile sottolineare che nel riada ttamento della sua teoria, per
«minoranza » considero le voci che si riappropriano delle storie mancanti e
delle memorie perdute – e per «ordine costituito », intendo la narrazione
costituita che si è fatta tradizione nella Master history. Il passaggio dei
personaggi dei romanzi da un confine all’altro, da una lingua all’altra, da un
contesto sociale all’altro, moltiplicato nel passaggio del tempo e nel cambio
delle generazioni, proietta l’immagine percepit a dai loro interlocutori in
modo di volta in volta diverso e consustanziale rispetto al punto di vista
osservante, espressione di una particolare cultura o ideologia. In Timira lo
vediamo nello sguardo delle suore che accompagnano la bambina nel
viaggio dalla Somalia all’Italia, in quello della matrigna Flora o, durante
l’esperienza di Isabella come modella, di Indro Montanelli, che suggerisce
all’artista di ritrarre Isabella con una banana in mano.
La riattualizzazione del concetto di Orlando, con il passa ggio da
“represso” a “sommerso”, si innesta sulla constatazione che lo studioso
scrisse Per una teoria freudiana della letteratura negli anni Settanta a ridosso
del Sessantotto e in un clima fortemente dominato dai concetti di lotta e
repressione. Oggi, in un’epoca contrassegnata dal sentimento di
posteriorità, in cui uno dei temi ricorrenti a livello storico e narrativo è
quello del recupero di ciò che è andato perduto, smarrito nei vuoti della
storia, può essere utile l’attualizzazione degli strumenti elaborati da
Orlando nella direzione del perduto, sommerso. Lo studioso auspicava un
proseguimento di quel lavoro, per lui lontano dall’essere delimitato dalla
sua ripresa della celebre formula freudiana di ritorno del rimosso. A questo
proposito, egli citava la possibilità, tra le varie, di un ritorno del superato,
28
che oggi potrebbe essere prezioso nell’ambito dei Trauma Studies 80, sulla
rielaborazione e scrittura del trauma, privato e storico.
Fra le altre, le opere menzionate si collocano in un’epoca che vede un
romanzo storico fortemente influenzato dalla storiografia degli anni
Settanta, e le cui posizioni autoriali, oltre a essere immerse nella
dimensione della posteriorità, devono misurarsi anche con la scelta del
posizionamento, del “ da dove raccontare”, e intersecare le problematiche
storiografiche con quelle della geografia culturale. Nell’intersezione tra
tempo e spazio, il punto di vista stesso, con la sua possibilità di selezionare
e scartare che cosa raccontare, diventa cruciale nell’evolversi di un canone
storiografico che si riflette su quello letterario. Evolversi che si riverbera
nel coincidere del ritorno del sommerso nella materia e nella forma del
contenuto. Ancora una volta, riscrivendo Orlando, potremmo dire che solo
in forma di ritorno del sommerso formale, la riscrittura della storia può entrare
con piena validità estetica in un discorso letterario 81. E nell’ottica del testo
letterario come campo di battaglia psichico, con le parole di Michel de
Certeau nell’Écriture de l‟histoire , immaginiamo lo spazio letterario come « il
ritorno dell’altro nel discorso che lo interdice ».
80 Gli studi sul trauma, nati all’interno dei Memory Studies, sono diventati un filone importante della teoria
critica contemporanea. «Il trauma, in altre parole, riporta la storia e il corpo nel testo, e fa della lettura e
dell’interpretazione un atto potenzialmente politico» (C. Demaria, Il trauma, l‟archivio e il testimone, cit., p. 29).
Alcuni degli autori specialisti di questo ambito: Cathy Caruth, Cristina Demaria, Roger Luckhurst, Dominick
LaCapra, Paul Antze, Michael Lambek, Anne Whitehead.
81 Il brano originale di Orlando dice: «[…] Solo in forma di ritorno del represso, intatta o rovesciata,
l’ideologia [può] entrare con piena validità in un discorso letterario» (Per una teoria freudiana della letteratura, cit.,
p. 72).
29
Bibliografia
30
Bloom, H., The anatomy of influence: literature as a way of life (2011); trad. it.
Anatomia dell'influenza: la letteratura come stile di vita , Rizzoli, Milano,
2011.
Bloom, H., The Western Canon: the books and school of the ages (1994); trad. it.
Il canone occidentale (1994), Milano, Rizzoli, 2008.
Bonavita, R., Lo sguardo dall‟alto. Le forme della razzizzazione nei romanzi
coloniali e nella narrati va esotica, in La menzogna della razza , 1994, anche in
Studi culturali , n.1, 2006.
Bonavita, R., Spettri dell‟altro. Letteratura e razzismo nell‟Italia contemporanea ,
Il Mulino, Bologna, 2009.
Boscolo, C. (a cura di), Overcoming Postmodernism: the Debate on New Italian
Epic, «Journal of Romance Studies», Vol. 10, N. 1, Spring 2010.
Boscolo, C. ( a cura di), NIE – New Italian Epic, «Bollettino 900», Bologna,
1-2, 2012, online http://www.boll900.it/numeri/2012 -i/ (ultimo accesso
06/08/2015).
Boscolo, C. – Jossa, S. (a cura di), Scritture di resistenza. Sguardi politici dalla
narrativa italiana contemporanea , Carocci, Roma, 2014.
Boscolo, C., Da Mogadiscio a Montecassino , in C. Boscolo e S. Jossa (a cura
di), Scritture di resistenza. Sguardi politici dalla narrativa italiana
contemporanea, Carocci, Roma, 2014.
Burke, P. (a cura di), New perspectives on Historical Writing (1991); trad. it. La
storiografia contemporanea , Laterza, Roma-Bari, 2000.
Camilleri, A., La presa di Macallè, Sellerio, Palermo, 2003.
Collotti, E. (a cura di), Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni ,
Laterza, Roma-Bari, 2000.
Contarini, S. – Pias, G. – Quaquarelli, L. (a cura di), Coloniale e Postcoloniale
nella letteratura italiana degli anni 2000 , Narrativa, n. 33 - 34, 2012.
Crispino, A.M. (a cura di), Oltrecanone. Per una cartografia della scrittura
femminile, Manifestolibri, Roma, 2003.
31
Curti, L., La voce dell‟altra. Scritture ibride tra femminismo e postcoloniale ,
Meltemi, Roma, 2006.
Debenedetti, G., Il personaggio-uomo, Il Saggiatore, Milano, 1970.
De Robertis, R. (a cura di), Fuori centro. Percorsi postcoloniali nella letteratura
italiana, Roma, Aracne, 2010.
De Certeau, M., Histoire et psychanalyse entre science et fiction (1987); trad. it.
Storia e psicoanalisi: tra scienza e finzione , Bollati Boringhieri, Milano, 2006.
De Certeau, M., L‟Écriture de l‟histoire (1975); trad. it. La scrittura della storia ,
a cura di S. Facioni, Jaca book, Milano, 2006.
De Certeau, M., Le lieu de l‟autre, Gallimard, Paris, 2005.
Del Boca, A., Gli italiani in Africa orientale. Dall‟unità alla marcia su Roma ,
Roma-Bari, Laterza, 1976.
Del Boca, A., Il colonialismo italiano tra miti, rimozioni, negazioni e
inadempienze, in E. Collotti (a cura di), Fascismo e antifascismo . Rimozioni,
revisioni, negazioni , Laterza, Roma-Bari, 2000.
Demaria, C., Il trauma, l'archivio e il testimone, Bononia University Press,
Bologna, 2012.
Deplano, V. – Mari, L. – Proglio, G., Subalternità italiane. Percorsi di ricerca
tra letteratura e storia, Aracne, roma, 2014.
Foucault, M., Qu‟est-ce que un auteur? (1969); trad. it. Ch e cos‟è un autore?, in
Scritti Letterari, Feltrinelli, Milano, 1971.
Freud, S., Gesammelte Werke (1924-38); trad. it. Opere. Studi sull'Isteria e altri
scritti (1886-1895), Bollati Boringhieri, Torino, 2003.
Ghermandi, G., Regina di fiori e di perle , postfazione di Cristina Lombardi -
Diop, Donzelli, Roma, 2011.
Giglioli, D., Senza trauma. Scrittura dell‟estremo e narrativa del nuovo millennio ,
Quodlibet, Macerata, 2011.
Giuliani, G. – Lombardi -Diop, C., Bianco e nero. Storia dell‟identità razziale
degli italiani, Le Monnier, Milano, 2013.
Gnisci, A., La letteratura italiana della migrazione , Roma, Lilith, 1998.
32
Gnisci, A., Creolizzare l‟Europa. Letteratura e migrazione , Meltemi, Roma,
2003.
Greenblatt, S., Marvelous Possessions: The Wonder of the New World (1991);
trad. it. Meraviglia e possesso: lo stupore di fronte al Nuovo Mondo , Il Mulino,
Bologna, 1994.
Hobsbawm, E.J., The Invention of Tradition (1983); trad. it. L‟invenzione della
tradizione, Einaudi, Torino, 1994.
Halbwachs, M., La mémoire collective (1968); trad. it. e cura di Paolo
Jedlowski, La memoria collettiva , postfazione di Luisa Passerini, Unicopli,
Milano, 1996.
Jameson, F., The Political Unconscious: Narr ative as a Socially Symbolic Act
(1981); trad. it. L‟inconscio politico. Il testo narrativo come atto socialmente
simbolico, Garzanti, Milano, 1990.
Janeczek, H., Lezioni di tenebra , Guanda, Parma, 1997.
Janeczek, H., Le rondini di Montecassino , Guanda, Parma, 2011.
Flaiano, E. , Tempo di uccidere (1947), Milano, Rizzoli, 1973.
Manai, F., Il colonialismo italiano in Ennio Flaiano, Luciano Marrocu e Carlo
Lucarelli, in S. Contarini, G. Pias, L. Quaquarelli (a cura di), Coloniale e
Postcoloniale nella letter atura italiana degli anni 2000 , Narrativa , n. 33 - 34,
2012.
Mengozzi, C., Narrazioni contese: vent'anni di scritture italiane della migrazione ,
Carocci, Roma, 2013.
Orlando, F., Due letture freudiane: Fedra e Il misantropo (1971), Einaudi,
Torino, 1990.
Orlando, F., Per una teoria freudiana della letteratura (1973), Einaudi, Torino,
1987.
Orlando, F., L'altro che è in noi: arte e nazionalità: lezione Sapegno 1996 , Bollati
Boringhieri, Torino, 1996.
Laplanche, J. – Pontalis, J.B., Vocabulaire de la psychanalise (1967); trad. it.
Enciclopedia della psicanalisi (1967), Laterza, Roma -Bari, 1993.
33
Lombardi-Diop, C. – Romeo, C., The Italian Postcolonial: A Manifesto , in
Italian Studies, Vol. 69, N. 3, November 2014.
Lucarelli, C., L‟ottava vibrazione, Einaudi, Torino, 2008.
Luperini, R., Il dialogo e il conflitto. Per un'ermeneutica materialistica , Laterza,
Roma-Bari, 1999.
Manzoni, A., Lettera a Monsieur Chauvet sull‟unità di tempo e di luogo nella
tragedia (1820), a cura di Barnaba Maj, Aletheia, Fire nze, 1999.
Marrocu, L., Debra Libanòs, Il Maestrale, Nuoro, 2002.
Meneghelli, D., Teorie del punto di vista , La Nuova Italia, Firenze, 1999.
Pala, M., Narrazioni egemoniche: Gramsci, letteratura e società civile , Il Mulino,
Bologna, 2014.
Passerini, L., Memoria e Utopia. Il primato dell‟intersoggettività , Bollati
Boringhieri, Torino, 2003.
Pezzarossa, F. – Rossini, I. (a cura di), Leggere il testo e il mondo. Vent'anni di
scritture della migrazione in Italia , Clueb, Bologna, 2013.
Piga, E., Metahistory, m icrohistories and mythopoeia in Wu Ming , in C. Boscolo
(a cura di), Overcoming Postmodernism: the Debate on New Italian Epic ,
«Journal of Romance Studies», London, 10. 1, 2010.
Piga, E., A più voci. Testimonianze e narrazione nell'opera di Alessandro Portelli e
di Wu Ming, in Hanna Serkowska (a cura di), Fiction, Faction, Reality.
Incontri, scambi, intrecci nella letteratura italiana dal 1990 ad oggi ,
Transeuropa, Massa, 2011.
Piga, E., Epica, Memoria, Storia. Le rondini di Montecassino di Helena
Janeczek, in C. Boscolo (a cura di), NIE – New Italian Epic, Bollettino
'900, I-II, 2012, online http://www.boll900.it/numeri/2012 -i/Piga.html
(ultimo accesso 29/07/2015).
Piga, E., Biografie della memoria e cartografie del desiderio: Fugitive Pièces di
Anne Michaels, «Studi Culturali», Il Mulino, Bologna, XI.2, settembre
2014.
34
Proglio, G., Memorie oltre confine: la letteratura postcoloniale in prospettiva
storica, pref. di Luisa Passerini, Ombre Corte, Verona, 2011.
Quaquarelli, L. (a cura di), Certi confini. Sulla letteratura italiana
dell‟immigrazione, Morellini , Milano, 2010.
Quaquarellli, L., Narrazione e migrazione , Morellini, Bologna, 2015.
Ruozzi, G., Ennio Flaiano. Una verità personale, Carocci, Roma, 2012.
Sciego, I., Oltre Babilonia , Donzelli, Roma, 2008.
Skocki, T., Il soldato italiano in colonia e il suo rapporto con l‟Altro. Il Giovane
maronita di Alessandro Spina e Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, in S.
Contarini, G. Pias, L. Quaquarelli (a cura di) , 2012.
White, H., Metahistory: the historical imagination in nineteenth -century Europe,
the Johns Hopkins University Press, Baltimore - London, 1973.
Williams, R., The Long Revolution (1961), Hogarth, London, 1992.
Worthington, K., Self as narrative. Subjectivity and Community in contemporary
fiction, Clarendon Press, Oxford, 1996.
Wu Ming 2 – Antar Mohamed, Timira. Romanzo meticcio, Einaudi, Torino,
2012.
Wu Ming, New Italian Epic. Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro,
Einaudi, Torino, 2009.
35