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Jean-Paul

Sartre

Bariona
o il figlio del tuono
R a c c o n t o di Natale
per cristiani e non credenti

CHRISTIAN
MARESK
EDIZIONI
INTRODUZIONE

UN MISTERO DI NATALE MOLTO


COMMOVENTE

di Antonio Delogu

1. Tra le opere di teatro, di narrativa, di filosofìa


scritte da Sartre, Bariona, ou le Fils du tonnerre può
dirsi sia una vera e propria eccezione. Vi si parla di
Gesù Bambino, della Madonna, dei Re Magi. Una sto-
ria, insomma, straordinaria, nella biografìa intellettuale
di Sartre. Ecco di che cosa si tratta.
Un raccontastorie presenta, al pubblico che lo
ascolta dei quadri attraverso le cui immagini propone
una storia di avventure "straordinarie e inaudite", di
cui è protagonista Bariona o il figlio del tuono.
Siamo al tempo della dominazione romana sulla
Giudea. Nasce Gesù. Attorno a questo evento, carico
di mistero, si svolgono le vicende che hanno nel Pro-
logo dell'opera il loro annuncio o presagio.
Sartre comincia la sua opera con una pagina di in-
tensa poesia. Vi presenta il "quadro della Annuncia-

* Antonio Delogu è Ordinario di Filosofia morale nell'Università di


Sassari. Dirige i "Quaderni sardi di filosofia, letteratura e scienze uma-
ne". Ha pubblicato saggi su Mounier, Simone Weil, Merleau-Ponty, Sartre
e sulla filosofia morale e giuridico-politica in Sardegna.
vin Bariona o il figlio del tuono Introduzione ix

zione", in cui l'angelo viene a annunciare a Maria che trove, ma anche, tramite le linee e i colori del ritratto,
avrà un figlio, Gesù: "è disceso come una inondazione essere davanti a una quasi-persona, a un quasi-viso: il
nell'umile casa di Maria e la riempie del suo corpo ritratto agisce press'a poco su di noi come se il sog-
fluido e sacro [...] sta davanti a Maria e Maria lo guarda getto che rappresenta ci fosse davanti in persona ( ). 2

appena [...] impenetrabile e cupa come una foresta di Guitton ha scritto che l'arte che meglio confà alla
notte [...] mille pensieri senza parola si destano in lei". Vergine è la pittura: il rapporto tra la pittura e la
Sartre presenta la scena della Annunciazione, che in Vergine è stato colto da quella tradizione che vor-
palcoscenico si svolgerà al suono di una fisarmonica, rebbe che Luca, l'Evangelista della Vergine, fosse pit-
attraverso un dipinto presentato dal cantastorie cieco. tore. Lo stesso Guitton ci descrive l'Annunciazione
Tre arti per raccontare un evento straordinario: la mu- come presentasse un quadro: "Ave... che strano sa-
sica, la pittura, la poesia. Arti per le quali sin dalla luto! ... L'Angelo le fece capire che era stata 'bene-
adolescenza Sartre aveva dimostrato passione (suonava detta tra le donne'. E questo dovette turbarla [...] Più
il pianoforte, cantava arie di opere o operette, aveva che fierezza, provò timore: quel senso di una solitu-
perfino composto una sonata), interesse (a partire dai dine che insorge davanti a una responsabilità straordi-
primi anni quaranta si è occupato della pittura del Tin-
naria. Essa ne fu 'turbata', non riuscendo a compren-
toretto, dei contemporanei Giacometti, Wols, Masson),
dere che cosa potesse significare l'irruzione di un si-
fervida intelligenza (gli dettero fama, prima ancora de 3
mile onore" ( ).
L'Essere e il Nulla, negli anni 1938-39, le opere lette-
La storia di Bariona comincia nove mesi dopo,
rarie La nausea e Il muro). La letteratura, come la fi-
quando Gesù-Dio viene al mondo.
losofia, è stata la sua passione, la sua vocazione, il
suo impegno intellettuale, morale, politico. Il sipario si alza: un funzionario romano si dirige
per un impervio sentiero verso Béthaur, un villaggio
L'apertura dell'opera Bariona, ou le fils du tonnerre
della Giudea distante venticinque miglia da Betlemme.
è di straordinaria bellezza letteraria. Esprime bene
Reca agli abitanti del villaggio l'ordine del procura-
quel che Sicard ha scritto a proposito della immagina-
zione in Sartre: la coscienza si sente ed è libera, è
2

potere di essere altrove e di sognare ( ). Essere al- 1 ( ) Cfr: J.-P. SARTRE, L'imagination, Paris, Alcan, 1936, pp. 32-3;
ID., L'Imaginaire. Psycologie phénoménologique de l'imagination, Paris,
Gallimard, 1 9 4 0 .
(') Immaginari di Sartre - conversazioni con Michel Sicard, a cura 3
( ) J. G U I T T O N , La vierge Marie, Aubier, ed. Montaigne, 1954; trad,
di G. Farina e P. Tamassia, Roma, Edizioni associate, 1 9 9 9 , p. 3 0 . it. La vergine Maria, Milano, Rusconi, 1 9 9 5 , p. 4 9 .
X Bariona o il figlio del tuono Introduzione xi

tore romano di sottostare a un aumento delle imposte. del 1940, Simone de Beauvoir: " c o m e autore dram-
Bariona, il capo del villaggio, invano oppone alle ra- matico ho sicuramente un certo talento, ho scritto una
gioni del funzionario romane le sue: gli abitanti del scena di angelo che annuncia ai pastori la nascita di
villaggio vivono in dura povertà. Molti giovani sono Cristo che ha lasciato tutti senza fiato [...] qualcuno
andati via. Sono rimasti soprattutto anziani e donne, aveva le lacrime agli o c c h i " . E, ancora al Castoro,
che non potrebbero sopportare i disagi di un aumento così chiamava la de Beauvoir, il 10 dicembre di quel-
del peso delle imposte. Ma deve cedere alle pressanti l'anno scrive: "Ho fatto un mistero di Natale molto
richieste del funzionario romano. Convincerà i suoi commovente, pare, tanto che a uno degli attori reci-
4

compaesani a pagare. A una condizione, però. Agli tando veniva da piangere" ( ).


Anziani riuniti in Consiglio straordinario fa una pro- Bariona, informato dai pastori dello straordinario
posta sconvolgente: pagheranno le tasse, ma gli abi- evento, li apostrofa incredulo: Poveri pazzi! Poveri
tanti del villaggio non faranno più figli. Roma non ciechi! Il Messia non verrà mai. Giungono i re d'O-
potrà in futuro esercitare la sua vessatoria tirannia. riente, tutti fregiati d'oro. Chiedono ai pastori quale
Ed ecco compare sulla scena Sara, sua moglie, che sia la strada che può condurli più speditamente a B e -
aspetta un bambino e che implora Bariona, in nome tlemme, dove si recano per adorare il Messia appena
del loro amore, di farlo nascere. Ma Bariona resta ir- nato. Tutti si decidono a seguire i Re magi, anche
removibile: non consentirà che nasca un bambino de- Sara. Bariona, invece, considera la notizia come un
stinato, come tutti, a soffrire. inganno per poveri imbecilli. Inutilmente il re Baldas-
sarre cerca di liberarlo dalla sua disperata incredulità.
Il cantastorie racconta, nella scena successiva, di
E così tutti si mettono in cammino mentre Bariona
una notte magica: i pastori, nelle campagne circo-
resta solo a pensare sul da farsi: andrà anche lui a
stanti, sentono uno strano profumo, vedono le stelle
Betlemme, ma per uccidere il bambino presunto Mes-
più vicine, si accorgono che i cani e le pecore sono
sia. I pastori e i Re Magi giungono alla stalla di B e -
inquieti, vegliano con la sensazione che qualcosa di
tlemme dove Gesù è nato.
eccezionale stia per accadere. E, infatti, appare loro
Il raccontastorie presenta la scena del presepe. E
un angelo che porta la buona novella della nascita di
un bambino, il Messia. Sartre fu molto soddisfatto
4
() J.-P. SARTRE, Lettres au Castor et à quelques autres, Paris, Gal-
della pagina in cui descrive l'annuncio dell'angelo ai
limard, 1983; tr. it., ID., Lettere al Castoro e ad altre amiche, Milano,
pastori. Ne informò, per lettera, ai primi di dicembre Garzanti, 1 9 8 5 , pp. 6 5 6 - 7 .
xii Bariona o il figlio del tuono Introduzione xm

una pagina di alta intensità poetica: " L a Vergine è Bariona, quindi, convince i suoi a seguirlo per fer-
pallida e guarda il bambino [...] il Cristo è il suo mare le armate di Erode che cercano il bambino Gesù
bambino, la carne della sua carne, e il frutto del suo per ucciderlo, consentendo così a Maria e a Giuseppe
seno. L'ha portato nove mesi e gli darà il seno e il di portarlo lontano, in salvo. Bariona sa di andare in-
suo latte diventerà il sangue di Dio [...] Lo stringe contro alla morte, ma volentieri si mette in cammino
nelle sue braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri mo- poiché è convinto di agire per una causa che riguarda
menti, rimane interdetta e pensa: Dio è là e si sente la salvezza di tutti gli uomini.
presa da un orrore religioso per questo Dio muto, per L'opera venne rappresentata, come diremo più
questo bambino terrificante [...] Lo guarda e pensa: avanti, nel Natale del 1940, in un campo di prigionia.
"Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la Sartre, dopo la rappresentazione, perse il mano-
mia carne [...] E Dio e mi assomiglia. E nessuna scritto, di cui, però, i suoi compagni di prigionia cat-
donna ha avuto dalla fortuna il suo Dio per lei sola. tolici conservarono diverse copie. In diverse occasioni,
Un Dio piccolo che si può prendere in braccia e co- più tardi, pregarono vivamente Sartre di autorizzarne
prire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un la pubblicazione e la rappresentazione. Sartre, dopo
Dio che si può toccare e che vive". varie insistenze, accettò a condizione che il libro fosse
Bariona ritorna sulle sue decisioni: andrà a B e - preceduto da una sua avvertenza, in cui avrebbe chia-
tlemme, raggiungerà i suoi compaesani, sua moglie rito le sue riserve sull'opera e le circostanze in cui
Sara, i re d'Oriente. Il re Baldassarre, interpretato era stata scritta. In una lettera del 31 ottobre del
dallo stesso Sartre, lo induce a cambiare opinione: " i l 1962, indirizzata a Yves Frontier, esprime il desiderio
Cristo è venuto per riscattarci; è venuto per soffrire e che le copie di Bariona venissero destinate soprattutto
per mostrarci come sia necessario servirsi della soffe- ai suoi compagni di prigionia. Dopo diversi anni, ne
renza [...] scoprirai questa verità [...] che tu non sei la rimase un solo esemplare, quello depositato presso la
tua sofferenza. Qualunque cosa tu faccia e in qualun- Biblioteca nazionale di Parigi, peraltro "mutilato".
que modo tu la prenda in considerazione, la superi in- Le indecisioni di Sartre per la pubblicazione? Rite-
finitamente [...] c ' è attorno a te questa bella notte neva che "la pièce était mauvaise", che "elle sacri-
d'inchiostro e ci sono questi canti nella stalla [...] fiait trop à de longs discours démonstratifs". Ma ci
Ella ti attende, questa bella notte [...] il Cristo è ve- pare ben fondato il giudizio di M. Contat e di M. Ry-
nuto a donarvela". balka: "Elle comporte [...] plusieurs passages d'une
xiv Bariona o il figlio del tuono Introduzione xv

grande beauté et un développement thématique qui lui nei villaggi alsaziani, dovette battere in ritirata, diri-
donnent [...] une place non négligeable dans le théâ- gendosi infine a Padoux. Qui Sartre viene fatto prigio-
6
tre de Sartre" ( ). 5
niero il 21 giugno ( ). Sino alla metà di agosto resta
L'opera è stata pubblicata da Michel Contat e Mi- nella caserma di Haxo, in Lorena. Viene quindi trasfe-
chel Rybalka nel 1970, presso Gallimard in Les écrits rito in Germania, nel campo di prigionia di Treviri,
de Sartre-Cronologie, bibliographie commentée. A dove resterà nove mesi, sino all'aprile del 1941. Fuggì
questa edizione si è giunti non senza qualche perples- facendosi passare per civile, con l'aiuto di un falso
sità da parte dell'autore. La prima pubblicazione risale certificato, fabbricato nel campo di prigionia, atte-
al 1962: vennero riprodotte da una matrice dattilo- stante una cecità parziale dell'occhio destro con con-
scritta 500 copie fuori commercio. Sartre dette l'auto- seguenti turbe dell'equilibrio. Furono mesi, quelli de-
rizzazione alla pubblicazione con una lettera, che pre- gli anni di guerra, difficili ma non duri, per Sartre.
cede il testo pubblicato, datata 31 ottobre 1962. Nella strana guerra non fa l'esperienza della trincea
L'editrice Elisabeth Marescot pubblicò una seconda né dello scontro con nemici, ma quella di una attesa
edizione dell'opera nel 1967. In una nota editoriale si interminabile: "ero lì con panni militari che mi sta-
precisa che Sartre ne aveva autorizzato la pubblica- vano malissimo, in mezzo a altre persone vestite
zione "a titre rigoureusement gracieux". Questa edi- come me [...] Io lanciavo i palloni e li guardavo con
zione uscì in un primo momento fuori commercio. il binocolo [...] stavo lì a fare questo lavoro, tra sco-
Nel 1968 comparve in diverse librerie di Parigi. nosciuti [...] che mi aiutavano a farlo'' ( ). Fu un pe- 7

La prima edizione regolare è, quindi, quella diffusa riodo di annoiata attesa, più che di paure o pericoli o
nel 1970 da Gallimard. sacrifìci. Potè continuare con sereno impegno il lavoro
intellettuale. Quando era libero dal servizio, scriveva
2. Nel giugno 1940 Sartre, a seguito della disfatta
anche dodici ore al giorno.il risultato: i Carnets de la
francese, viene fatto prigioniero insieme a gran parte
dròle de guerre, le prime pagine de L'Essere e il
dei suoi commilitoni. Il contingente di Sartre si tro-
Nulla, l'ultima parte del romanzo L'età della ragione.
vava a Morsbronn-les-Bains. Dopo vari spostamenti

6
5
() M. CONTÂT, M. RYBAI.KA, Les Écrits de Sartre - Chronologie, ( ) S. DE BEAUVOIR, La Cérémonie des Adieux, Paris, Gallimard,
bibliographie commentée, Paris, Gallimard, 1970, p. 375. Per uno studio 1981, p. 490; tr. it., La cerimonia degli addii. Torino, Einaudi, 1983.
critico sull'opera cfr.: THURE STENSTRÔM, J.-P. Sartre'S First Play, 7
( ) Ibidem, p. 4 5 1 . Sartre era stato arruolato nel contingente dei me-
"Orbis letterarum", X X I I , 1967, p. 1 7 3 - 1 9 0 . teorologisti.
xvi Bariona o il figlio del tuono Introduzione xvn

Il 24 ottobre del 1939 scrive a Simone de Beauvoir: giudice della contesa. Io giudico. Ieri mi sono trovato
" S e la guerra continuasse a questo ritmo lento e cul- a aver dato torto a Papa Pio IX sull'Immacolata Con-
if
lante, credo che al momento della pace avrei scritto 3 cezione. Loro esitano tra Pio IX e m e " ( ). Tutto som-
romanzi e dodici opere filosofiche" ( ). 8
mato vale per l'intero periodo di prigionia quello che
A Treviri, nello Stalag (campo di prigionia) XII scriveva alla de Beauvoir il 2 luglio del 1940: "Sono
potè proseguire la sua attività di scrittore. Riprese la prigioniero e molto ben trattato, riesco a lavorare abba-
Ul

stesura de L'Essere e il Nulla, fece un corso su Hei- stanza e non mi annoio troppo" ( ) .
degger ai parroci prigionieri, scrisse l'opera teatrale Intrattenne, dunque, lunghe discussioni, fondate su
Bariona, ou le Fils du tonnerre, lesse un gran numero simpatia e forte reciproca stima, con i sacerdoti del
di opere letterarie e filosofiche. D'altra parte l'am- campo, in particolare con l'abate Page (di cui ammirò
biente del campo di prigionia consentiva oltre che lo la coerenza del comportamento con le convinzioni re-
studio, lo svago: "dapprima sono capitato in uno ligiose) e con il gesuita Perrin. Dell'abate Page ap-
strano ambiente: l'aristocrazia del campo, l'infermeria prezzava il valore che attribuiva alla libertà del-
[...] dall'infermeria sono stato espulso con degli intrighi l'uomo, l'idea che il fascismo, riducendo l'uomo in
e [ infine] sono arrivato nell'ambiente inoffensivo degli schiavitù, sfida la volontà di Dio, e il punto di vista
artisti. Molti complimenti, e pensano bene di me [...] per il quale Dio ha voluto creare l'uomo libero piutto-
hanno un vero teatrino dove recitano davanti ai mille sto che perfetto o incapace di peccato.
cinquecento prigionieri del campo, due domeniche al Simone de Beauvoir ha scritto che Sartre si sentiva
mese [...] Abito con loro in uno stanzone popolato di coinvolto nelle lunghe discussioni sulla fede con l'a-
chitarre, banjo, flauti, trombe attaccati alle pareti, con bate anche per la condivisa idea della integrale uma-
un pianoforte sul quale i belgi suonano tutto il giorno. nità del Cristo: come tutti i bambini, Gesù era nato
Scrivo per loro testi teatrali, che non recitano mai, e nella sofferenza e la Vergine aveva umanamente, non
anch'io vengo pagato. Ma quelli che frequento abitual- miracolosamente, partorito (")•
mente sono i preti, soprattutto un giovane vicario e un Del gesuita Perrin, Sartre parla nel 1946 in L'exi-
novizio gesuita, che del resto si odiano, vengono alle
mani a proposito di teologia mariana e mi prendono a 9
() Ibidem, pp. 6 5 5 - 6 .
,0
( ) I. SAVARINO (a cura di), Simone de Beauvoir svelata dalle let-
tere a Sartre soldato, Firenze, Vallecchi, 1 9 9 5 , p. 1 4 3 .
8
() J.-P. S A R T R E , Lettere al Castoro e ad altre amiche, cit., p. 304. ( " ) S. DE BEAUVOIR, La force de l'âge, Paris, Gallimard, 1 9 6 0 , p. 5 2 4 .
XVIII Bariona o il figlio del tuono Introduzione xix

stentialime est un umanisme: "Ho conosciuto, mentre Svolta cominciata il due settembre del 1939, il giorno
ero prigioniero, un uomo notevole, gesuita; era entrato in cui ricevette il foglio di chiamata alle armi, che lo
nell'Ordine dei gesuiti in questo modo: aveva subito costrinse a presentarsi alla caserma di Essey-les-Nancy,
prove piuttosto dure [...] giudicò [...] essere quello il per'essere arruolato nel corpo dei meteorologisti. Mi
segno che egli non era fatto per i trionfi secolari e resi conto, all'improvviso, ha scritto, "che ero un es-
che solo i trionfi della religione, della santità, della sere sociale", che "bisognava che vivessi, attraverso
fede gli erano accessibili. Vide in questo un segno di l'arruolamento, la negazione della mia propria libertà,
12
D i o " ( ) . Perrin, a sua volta, ha ricordato l'ottimo perché prendessi coscienza del peso del mondo e dei
15
rapporto di amicizia e stima che lo legò a Sartre nei miei legami con gli altri e degli altri con m e " ( ) .
mesi della prigionia, l'attenzione del filosofo alle sue L'esperienza della guerra lo sradica dall'individuali-
lezioni di teologia, alle distinzioni che gli proponeva smo antiborghese, lo porta alla consapevolezza della
tra Chiesa visibile e Chiesa invisibile. Condivideva di assoluta importanza della socialità dell'uomo, a porre
Sartre l'idea che cristiani e non credenti possano con- nel concreto terreno delle umane, storiche relazioni, i
vivere benissimo, ne apprezzava la convinzione che valori della libertà e della giustizia in cui aveva sem-
" i l totalitarismo" dei cristiani non è dannoso per la pre creduto, sin dalla fanciullezza. Quella esperienza lo
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società ( ) . Dei suoi rapporti di sincera fraternità con convince della inutilità e dannosità della guerra, che
i preti ci dà conferma Merleau-Ponty: "Nel campo di nei Carnets de la dróle de guerre considera senza
prigionia [...] questo anticristo aveva intrecciato rela- senso, incomprensibile, e lo induce a un atteggiamento
zioni cordiali con un gran numero di preti e di ge- solidaristico nei confronti degli altri. Già nel 1941,
suiti, che lo consultavano fiduciosi su talune questioni conclusa l'esperienza del campo di prigionia, fonda a
teologiche concernenti il matrimonio" ( ) . 14
Parigi con Merleau-Ponty il gruppo di resistenza Socia-

Il periodo trascorso in campo di concentramento se-


15

gnò nella vita di Sartre una svolta umana e culturale. ( ) J.-P. S A R T R E , Autoportrait à 70 ans, Paris, Gallimard, 1975; tr.
it. Autoritratto a settant'anni, Il Saggiatore, 1976. "Fino a quel mo-
mento mi ero creduto una libertà sovrana ed è stato necessario che mi
2
C) J.-P. SARTRE, L'existentialisme est un humanisme, Paris, Nagel, imbattessi, attraverso la mobilitazione, nella limitazione della mia libertà
1946; tr. it., L'esistenzialismo è un umanismo, Milano, Mursia, 1965, p. 56. perché prendessi coscienza dell'importanza della gente e dei miei le-
3
C ) M . PERRIN, Avec Sartre au Stalag 12D, Paris, Delarge, 1980, p. 79. gami con tutti gli altri e di tutti gli altri con m e " . La guerra, riconosce
H
( ) M. M E R L E A U - P O N T Y , Sens et non sens, Paris, Nagel, 1 9 4 8 ; tr. Sartre ha veramente diviso la sua vita in due: dall'individualismo è
it., Milano, // Saggiatore, 1967, p. 6 1 . stato costretto a passare al socialismo. (Ibidem, p. 56 ).
xx Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxi

lismo e libertà, contro i gollisti che dimostravano tanto 16


dolce libertà francese" ( ) . In sostanza la nonna non
scarsa sensibilità al problema della giustizia quanto i aveva fede e ancora meno il nonno; la madre si rivol-
comunisti ne dimostravano a quello della libertà. geva a Dio per chiedere consolazione e le preghiere
Dunque è la dura "forza delle c o s e " , per dirla con quotidiane di Sartre bambino, recitate a mani giunte,
Simone de Beauvoir, che porta Sartre a un più radi- inginocchiato sul letto, diventavano l'assolvimento di
cale rifiuto della guerra (e della violenza insensata un compito sempre meno sentito. La madre lo condu-
ch'essa produce) e alla convinzione che le idee di ceva il giovedì all'Istituto dell'abate Dibildos per se-
giustizia e di libertà non hanno senso o valore entro guire un corso di istruzione religiosa. Ma l'educazione
una prospettiva anarchica o individualista quanto piut- impartitagli dal nonno anticlericale lo aveva portato a
tosto in una visione socialista o solidaristica. considerare i preti non più che "bestie curiose". E
La precaria, per quanto non dura, condizione in cui così, nel 1964, in Le mots, Sartre, ricordando quegli
vive l'anno della prigionia, lo porta anche a un nuovo anni, scrive: "avevo bisogno di Dio, mi fu dato, lo
modo di sentire e di pensare l'esperienza religiosa. I ricevetti senza capire che lo cercavo. Non potendo at-
sacerdoti del campo convinsero Sartre a scrivere, in tecchire nel mio cuore, egli ha vegetato in me, poi, è
breve tempo, nel dicembre del 1940, l'opera teatrale morto. Oggi quando mi si parla di Lui, dico con quel
Bariona, ou le Fils du tonnerre, in cui il tema della tanto di divertito senza una punta di rimpianto con cui
giustizia sociale, della libertà dalla oppressione si co- un vecchio vagheggino si rivolge ad una vecchia
niuga con quello di una religiosità che in quel mo- fiamma incontrata per caso: « Cinquant'anni fa, senza
mento in Sartre è più vissuta che pensata. quel malinteso, senza quell'errore, senza quell'inci-
dente che ci separò, avrebbe potuto esserci qualcosa
Certamente quella sua esperienza cristiana fu tut- 17
fra noi »" ( ) . Sartre segna anche la data di quella
t'altra cosa rispetto alla esperienza che della fede
morte: avvenne quando aveva dodici anni, una mattina
aveva fatto negli anni dell'infanzia e della prima ado-
a La Rochelle: aspettava dei compagni per andare in-
lescenza. In famiglia, il nonno protestante, la nonna
sieme al Liceo. Nell'attesa del loro arrivo, e per via
cattolica, la madre orientata a dargli una educazione
del loro ritardo, decise di concentrarsi su Dio. Gli
cattolica, potevano far pensare a una formazione di
forte e convinta fede. Ma il cristianesimo familiare
6
C ) J . - P . S A R T R E , Les mots, Paris, Gallimard, 1964; tr. it., Le pa-
era di pura facciata: "Nel nostro ambiente, nella mia
role, Milano, Il Saggiatore, pp. 71.
famiglia, la fede era solo un nome di gala per la (") Ibidem, p. 7 3 .
xxil Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxm

venne alla mente che non esisteva. E così pensò di chiesa in cui era veramente a proprio agio non era il
aver risolto il problema. luogo in cui si celebravano funzioni religiose, ma la
Sino a quel momento, egli in fondo presentiva la libreria del nonno.
religione come un rimedio. Non gliela avessero inse-
3. Il campo di prigionia, in cui Sartre ha trascorso
gnata, così ha scritto, l'avrebbe egli stesso inventata.
quasi un anno, era un villaggio di 25.000 abitanti.e-
Perché mai? Il fatto è che l'alta considerazione che
clusivamente uomini, che vivevano in baracche di le-
già aveva di sé e che l'accompagnerà tutta la vita, 20
gno a tre piani.ammucchiati in 40 per camera ( ) .
gli fece pensare che Dio ne aveva fatto un prescelto.
Sartre, alloggiato nella baracca degli artisti, parte-
In seguito, l'idea che gli inculcarono di Dio, gli fece
ipa attivamente alla vita collettiva: scrive, canta, re-
cambiare opinione: "avevo bisogno di un Creatore e 21
cita, fa conferenze, dà lezioni, fa il pagliaccio ( ) .
mi davano un Gran padrone; i due non erano che una
sola persona, ma non lo sapevo: servivo l'Idolo fari- Legge con fastidio i Sermoni di Bossuet, ma con vivo
seo e la dottrina ufficiale mi toglieva il gusto di cer- nteresse il Diario di un curato di campagna di Berna-
care una fede m i a " ( ) . 18 nos: gli fece una impressione profonda, in un periodo
in cui " l a lettura", egli scrive, "aveva un fascino e
Dopo anni, di tutto ciò non aveva rimpianti. Peral-
na forza di seduzione che le ho riconosciuto soltanto
tro la società in cui visse tra i sette e i dodici anni 22
ella mia infanzia" ( ) . Peraltro nei Carnets de la
motivava pienamente il cristianesimo di maniera dei
dróle de guerre, il filosofo annotava: " S t o bene sol-
suoi familiari. La mamma e la nonna andavano a
tanto nella libertà, sfuggendo agli oggetti, sfuggendo a
messa la domenica per ascoltare la buona musica di
ine stesso. Sono un vero nulla ebbro d'orgoglio e tran-
un organista famoso. In chiesa la loro era più che
un'estasi religiosa, un'estasi musicale: credevano in slucido [...] Così è il mondo che io voglio possedere".
Dio "giusto il tempo necessario per assaporare una E aggiungeva: " L a vita del prigioniero non possiede
toccata". E il piccolo Sartre si deliziava a osservare forse un fascino nascosto che si trasforma più tardi in
23

questi momenti di "alta spiritualità" (davano l'impres- nostalgia?" ( ) Viveva l'esperienza della prigionia con
sione di dormire) nel mentre si dava da fare contro le
l9
formiche che si trovavano a tiro dei suoi piedi ( ) . La 20
( ) A. C O H E N SOLAL, Sartre, tr.it., Milano, // Saggiatore, 1986, p. 182.
21
( ) Ibidem, p. 1 8 5 .
Z2
( ) Ibidem, p. 1 9 3 .
O Ibidem, p. 7 0 . ( 2 3
) J - . P . S A R T R E , Journal de Mathieu, " L e s temps modernes", sett.
H Ibidem, p. 2 3 . 1982. Cfr.: A. COHEN SOLAL, Sartre, cit., p. 183.
xxiv Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxv

un forte senso di libertà: dalla collina su cui era si- stumi [...] I suoi amici preti lo interrogano inquieti,
tuato il campo.si dominavano la città, la Mosella, i sbalorditi dall'audacia della scommessa [...] Sartre an-
villaggi circostanti. "Sento con molta intensità", scri- nuncia orgoglioso il soggetto [...] un mistero di Natale
veva, "che vivo su una montagna [...] confondo l'al- [..;] Sartre è presente a tutte le prove [...] la sera del
25
tezza della mia posizione geografica con non so quale 24 dicembre tutto è pronto" ( ) . L'opera viene rap-
superiorità morale: tutto è ai miei piedi" ( ) . 24
presentata nel teatrino del campo. Dopo la recita, Sar-
In questa condizione di annoiata prigionia, Sartre tre partecipa attivamente ai canti di Natale.
scrive il testo teatrale Bariona, che nasce, si è detto, La rappresentazione di Bariona fu seguita dai com-
da un forte invito da parte dei sacerdoti dello Stalag pagni di prigionia di Sartre con grande partecipazione
di dare ai prigionieri, nei giorni delle festività natali- emotiva così da determinare la conversione al cristiane-
zie, l'occasione di trascorrere momenti di serenità. simo di uno dei prigionieri, toccato dalla recitazione
Venne lasciata a Sartre l'assoluta libertà di scelta sul "sincera, ardente, bruciante di fede" di Sartre che inter-
da farsi. Sartre accolse l'invito con entusiasmo, pen- pretava, in maschera, la parte di uno dei tre re magi: il
2S

sando a una rappresentazione teatrale che coinvolgesse Mago nero Baldassarre ( ) . Che Sartre abbia, in quella
con lo stesso interesse credenti e non credenti: la sto- occasione, anche recitato non deve meravigliare. Già
ria di una ritrovata speranza in una società più giusta negli anni della fanciullezza si era cimentato in recite
e libera, motivata dall'incontro con Gesù bambino. Un teatrali. Magari entro l'ambito familiare. Quando aveva
tema, insomma, capace di rafforzare il senso di soli- nove anni, il nonno scrisse un dramma patriottico che
darietà tra i prigionieri, la loro speranza in un domani mise in scena con dieci personaggi interpretati da Sartre
migliore. Il suo impegno fu davvero forte: "Per il Na- e dai suoi compagni. Niente di impegnativo per il
tale del 1940 s'improvvisò autore teatrale come altri nonno: aveva scritto quel dramma per tenere occupati i
diventano animatori culturali in occasione di un sog- ragazzi. Sartre interpretò la parte di un giovane alsa-
ziano e coloro che assistettero alla rappresentazione lo
giorno di gruppo e sotto la strana pressione delle cir-
elogiarono per la naturalezza e la sicurezza dimostrate
costanze [...] In sei settimane scrive rapidamente il te-
sto, sceglie gli attori, li fa provare e imparare la
parte, crea la messa in scena, fabbrica scene e co- (") A. COHEN SOLAL, Sartre, cit., p. 189.
26
( ) J . - P . Sartre a sauvé une àme, 26 marzo 1 9 6 0 . Cit. in G. I N -
VITTO, Sartre - Dio: una passione inutile, Padova, Edizioni Messaggero,
24
( ) Cfr. " L e s temps modernes", sett. 1 9 8 2 . 2 0 0 1 , p. 2 8 .
xxvi Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxvn

sul palcoscenico, che era, in realtà, il giardino di un convenuto, che dicessi quello che avrei voluto. Per me,
albergo. Aron nelle sue Memorie ha scritto che negli l'importante in questa esperienza era che, prigioniero,
anni in cui frequentava l'Ecole Normale Sartre prendeva potessi rivolgermi agli altri prigionieri ed evocare i no-
volentieri la direzione delle feste delle matricole e si stri problemi comuni. Il testo era pieno di allusioni
improvvisava autore e attore: "la sua bruttezza scompa- alla situazione del momento e perfettamente chiare per
riva appena attaccava a parlare [...] piccolo, tarchiato, ciascuno di noi. L'inviato di Roma a Gerusalemme era,
vigoroso", aggiunge Aron per sottolineare la volontà di nella nostra mente, il tedesco. I nostri guardiani vi vi-
28
Sartre di "nascondere" in qualche modo il suo aspetto dero l'Inglese nelle sue colonie" ( ) .
non proprio bello, "compiva la salita alla corda, le Se Sartre dichiara che Bariona non esprime un mo-
gambe a squadra, con una rapidità e una facilità che mento di crisi spirituale, un ritorno al sentimento di
Z7
provocavano lo stupore di tutti" ( ). Dio, non si può non credergli. Ma non può esservi
Né deve meravigliare il fatto che Sartre inserisse dubbio che si sia trattato di una esperienza intellet-
nell'opera Bariona momenti musicali: amava sin da tuale e umana di forte intensità emotiva. Come non
ragazzo la musica, suonava Schumann, Mozart, can- vi è dubbio che, ha giustamente affermato Invitto, il
tava delle arie d'opera o operetta con una buona voce problema di Dio abbia attraversato l'intera produzione
da baritono. In Autoritratto a settant'anni ricorda di sartriana, diventandone un aspetto centrale, anche
29
aver anche composto una sonata. quando non era esplicitato direttamente ( ) . Sartre, in
Insomma, in quei giorni del dicembre 1940 fece una effetti, ha dato attenzione al problema di Dio nei pas-
esperienza certamente eccezionale. Sino al punto di saggi più importanti della sua attività letteraria e filo-
sentirsi animato da fede religiosa? A scanso di equi- sofica, così che può fondatamente sostenersi che sia
voci, Sartre nel 1968 puntualizza: "A vedermi scrivere stato uno degli ultimi grandi pensatori di area laica
un mistero, alcuni avranno potuto credere che attraver- ad aver sentito seriamente il problema di Dio, il mi-
sassi una crisi spirituale. No! Un medesimo rifiuto del
nazismo mi legava ai preti prigionieri nel campo. La 2S
( ) L e théatre de A jusqu' Z : J . - P . S A R T R E , intervista a cura di P - L
Natività mi era apparsa il soggetto capace di realizzare Mignon, in «L'Avant-scène théatre», n. 402-3, speciale su Sartre, 1968,
l'unione più larga tra cristiani e non credenti. Si era pp. 3 3 - 4 .
29
( ) G. INVITTO, Sartre - Dio: una passione inutile, cit., p. 6. In-
vitto ha ricostruito con puntuali riferimenti ai testi il peculiare approc-
(") R. A R O N , Mémoires, Editions Julliard, 1983; tr. it., Memorie, cio di Sartre al problema di Dio, sottolineando l'importanza che esso ha
Milano, Mondadori, 1984, p. 3 3 . avuto nel complesso sviluppo del suo pensiero.
xxviii Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxix

32
stero del cristianesimo. Risulta evidente l'importanza materialista è molto simile" ( ) . Che cosa comporta
che egli attribuisce a questi temi nel 1946 in L'esi- questa fideistica certezza nella non esistenza di Dio?
stenzialismo è un umanismo: "L'esistenzialismo non è Un radicale rovesciamento del modo di vivere? Una
ateismo nel senso che si esaurisce nel dimostrare che diversa concezione, a parte il discorso sui fondamenti
Dio non esiste; ma preferisce affermare: anche se Dio o le pregiudiziali metafisico-ontologiche, della morale
esistesse, nulla cambierebbe; ecco il nostro pensiero. individuale e sociale? Un relativismo esasperato, un
Non che noi crediamo che Dio esista; ma noi pen- individualismo alla Nietzsche? Niente di tutto ciò. La
siamo che il problema non sia quello della sua esi- conseguenza di una tale fede, in termini di morale, è
stenza; bisogna che l'uomo ritrovi se stesso e si per- l'idea che potrebbe far propria un cristiano coerente
suada che nulla può salvarlo da se stesso, fosse pure con i propri principi religiosi: l'uomo deve farsi pie-
una prova valida dell'esistenza di Dio. In questo senso namente carico della propria esistenza, deve realizzare
l'esistenzialismo è un ottimismo [...] e solo per mala- un proprio progetto di vita, sapendo di essere piena-
fede - confondendo la loro disperazione con la nostra mente libero di progettare e di realizzare la propria
- i cristiani possono chiamarci disperati" ( ) . 30 esistenza. Bisogna che l'uomo ritrovi se stesso. Deve
ritrovare se stesso perché questo è nelle sue possibilità
Dunque, intanto, Sartre esclude che il filosofo
di soggetto libero. Come non definire, come fa giusta-
possa impegnarsi in dimostrazioni della non esistenza
mente Sartre, questo orientamento di pensiero, ottimi-
di Dio. Sarebbe dal suo punto di vista una perdita di
sta? I valori (il bene, l'onestà, la sincerità), egli dice,
tempo pari a quella che comporterebbe l'impegno a
non esistono platonicamente in un cielo intelligibile.
dimostrarne l'esistenza. Il problema della esistenza o
L'uomo deve assumersi la responsabilità di scoprirli,
non esistenza, egli dice chiaramente, supera completa-
3I
di inserirli concretamente nella trama della sua esi-
mente la nostra esperienza ( ) . Da che cosa deriva il
stenza, cioè di incarnarli nel proprio vissuto. Se l'esi-
suo ateismo? Egli dichiara semplicemente: da una
stenzialista pensa che sia impossibile trovare in cia-
presa di posizione netta e a priori. Insomma, da un
scun uomo una essenza universale, una natura umana,
atto di fede nella non esistenza di Dio: "Mettiti in
nondimeno ritiene che vi sia una universalità umana
ginocchio e crederai, ha detto Pascal. L'impresa del 33
di 'condizione' ( ) . L'individuo costruisce la propria

3 0
( ) J.-P. SARTRE, L'esistenzialismo è un umanismo, cit., pp. 92.3.
32
( ' ) J . - P . SARTRE, Matérialisme et révolutin, "Les Temps Modernes", ( ) Ibidem, p. 8 2 .
3 3
1946; tr. it., Materialismo e rivoluzione, Milano, Il Saggiatore, 1977, p. 56. ( ) J.-P. SARTRE, L'esistenzialismo è un umanismo, cit., p. 71.
xxx Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxxi

singolarità nella relazione agli altri, nella concreta In che cosa si differenzia la prospettiva del cre-
condizione in cui vive, che esige ch'egli si progetti e dente, sul problema dei valori, rispetto a Sartre? Sul
si costruisca o realizzi come universalità. tema del fondamento dei valori: questione rilevantis-
La libertà costitutiva dell'uomo impone all'uomo sima, su cui, però, Sartre dice che la ragione non
di inventare se stesso, di essere totalmente responsa- può dare dimostrazioni. La provenienza fenomenolo-
bile di ciò che egli fa di se stesso. Non si nasce vili, gica del suo esistenzialismo lo porta a descrivere l'e-
non si è vili, afferma Sartre, non si ha un cuore vile, sistenza come essa si dà. E in questo darsi, in cui la
un polmone, un cervello vili. Semplicemente si è re- relazione a altri è essenziale, l'individuo è aperto a
sponsabili della propria viltà. Diremmo dunque che valori solidaristici, al valore dell'impegno per una
Sartre non argomenta su fondamenti. Seguendo la le- società più giusta, al riconoscimento che si può
zione di Husserl descrive come stanno le cose: uscire dal cerchio magico della egoità irrelata di Car-
l'uomo scopre i valori nel proprio vissuto, attraverso tesio, per conoscersi e viversi nella relazionalità,
il proprio vissuto, che è coscienza di qualcosa, co- nella comprensione delle ragioni che accomunano gli
scienza costitutivamente in relazione. E poiché questa uomini al di là della diversità della loro fede. E così
scoperta pesa totalmente sulla responsabilità del- si spiega anche il fatto che Sartre, diversamente da
l'uomo, in quanto non si può credere a una verità ri- molti intellettuali di sinistra, affetti da esasperato lai-
velata, a una fonte assoluta dei valori, l'esistenzialista cismo, non parla mai in termini astiosi della Chiesa
pensa, coerentemente, che sia "molto scomodo che cattolica. Nel 1974, in una lunga discussione con
34
Dio non esista" ( ) . Gavi pubblicata in On a rasion de se rèvolter, alla
Si tratta di un ateismo scomodo, cioè diffìcile da domanda sulle posizioni politico-sociali della Chiesa,
tenere come evasiva certezza, come verità inconcussa: risponde: "Oggi non c ' è più Inquisizione e la Chiesa
36
"per un cristiano, la fede è un divenire che è costan- contiene più di un movimento di contestazione" ( ) .
temente in pericolo [...] per me [...] il divenire ateo è Non giudica la Chiesa da posizioni preconcette, non
una lunga e difficile impresa, un rapporto assoluto con ne dà una valutazione di condanna in blocco.
35
questi due infiniti: l'uomo e l'universo" ( ) .

Paris, Gallimard, 1972; tr. it. L'Universale singolare, Milano, Il Saggia-


O Ibidem, p. 4 6 . tore, 1980, p. 164.
35
( ) J.-P. SARTRE, L'universel singulier, in AA.VV., Kirkegaard vi- 36
() On a raison de se révolter, Paris, Gallimard, 1974; tr. it., Ribel-
vant, Paris, Gallimard; poi in J.-P. SARTRE, Situations IX - mélanges, larsi è giusto, Torino, Einaudi,1975, p. 32.
xxxil Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxxm

Esprime un giudizio ponderato, riconoscendo la ric- necessità per la coscienza di esistere come coscienza
chezza, la varietà delle forze in campo all'interno d'altro da sé ( ) . 37

della Chiesa cattolica. La coscienza come pura attività descritta nel pon-
E il Nulla che Sartre pone al centro nel 1943 del deroso L'Essere e il Nulla troverà nei lavori succes-
suo lavoro teoreticamente più impegnativo e più im- sivi sviluppi sempre più decisivi in direzione della co-
portante? Il Nulla non è un essere, né il contrario scienza-progetto. Ma quel che è chiaro è il principio
dell'essere: è attività nullificante. Il nulla sartriano è che lo scientismo nel pensiero sartriano è fuori causa.
attività negatrice di ciò che l'uomo è in rapporto a Lo scientismo: il punto di vista veramente lontano
ciò che può essere, a ciò che può fare di se stesso, dalla prospettiva della fede cristiana, che nella società
alla sua capacità di autodeterminarsi. La coscienza di del secondo Novecento è diventato dominante negli
ambienti scientifici, in quelli filosofici, nella stessa
cui parla Sartre non è un dato, ma un farsi: è tra-
pubblica opinione.
scendenza. Nel saggio breve ma teoreticamente denso
Sartre mantiene anche negli anni sessanta una certa
e letterariamente vibrante Une idée fondamentale de
attenzione alla sponda della religiosità cristiana. Egli
la phénoménologie de Husserl: l'intentionalité, scritto
intende, tra l'altro, la sua attività di filosofo e scrit-
nel 1939, Sartre, trascurando ogni lettura eidetica dei
tore, come una missione, si sente un sacerdote della
testi husserliani, si sofferma sulla famosa frase
scrittura, un sacerdote laico, che impegna tutto se
"Ogni coscienza è coscienza di qualcosa": "Husserl
stesso nella concreta risposta alla vocazione o chia-
vede nella coscienza un fatto irriducibile, che nes- mata ad essere al servizio di una idea che renda la
suna immagine fisica può rendere [...] la coscienza società più giusta. Così scrive nel 1960: " I l cristiano,
[...] è chiara come un grande vento [...] La filosofia per principio, non teme la morte perché deve morire
della trascendenza ci getta sulla strada maestra, in per cominciare la vera vita. La vita terrena è un pe-
mezzo alle minacce, sotto una luce accecante. Esi- riodo di prove necessario per meritare la gloria cele-
stere, dice Heidegger, è essere-nel-mondo. Questo ste. Ciò implica degli obblighi precisi, dei riti da os-
'essere-nel-mondo' va inteso in senso dinamico. [...] servare, ci sono dei voti quali l'obbedienza, la castità,
Se la coscienza cerca di riprendersi, di coincidere
[...] con se stessa, al caldo, chiuse le imposte, essa 37
( ) Cfr.: J.-P. SARTRE, Materialismo e rivoluzione, cit., p. 141. Il

si sopprime. Husserl chiama 'intenzionalità' questa breve scritto sulla fenomenologia comparve nel gennaio 1 9 3 9 su " L a
Nouvelle Revue Française" e poi in "Situations" 1.
xxxiv Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxxv

la povertà. Io prendevo tutto ciò e lo trasferivo sul senza di Dio, crede che l'uomo sia veramente solo,
piano della letteratura: sarei stato misconosciuto per ma ciò non toglie che, come i veri credenti, consideri
l'intera mia esistenza. Ma avrei meritato la vita eterna essenziale il problema del senso, che implica, qualun-
per il mio impegno di scrittore e per la onestà profes- que sia la risposta, il problema di Dio.
38
sionale" ( ) . Sartre, dunque, intendeva il suo impegno
4. Nel saggio Uuniversel-singulier del 1964, rela-
di intellettuale come una missione da vivere con la
zione al convegno su Kirkegaard vivant, Sartre ri-
stessa onestà con cui un cristiano viveva la propria
prende il filo del discorso sul cristianesimo. La fede,
vocazione. Anch'egli riteneva di rispondere a una
egli sostiene, (e Kirkegaard lo ha insegnato), è tale in
chiamata (interiore), a una vocazione come il cristiano
quanto esige di credere in verità che sono, in so-
risponde alla sua. Diversa vocazione, ma uguale impe-
stanza, dogmi. Se negare il dogma è da pazzi, volerlo
gno, uguale coerenza, uguale onestà, uguale anche
dimostrare è da imbecilli. Il rapporto tra immanenza e
umano o terreno il fine, se si pensa che il fine del
trascendenza non può essere oggetto di sapere: è que-
cristiano debba essere quello di contribuire a creare 40
stione di vissuto ( ) .
nella società condizioni di maggiore libertà per tutti,
Ma se si credesse nella esistenza di Dio, come po-
di vera uguaglianza.
trebbe essere salvaguardata la libertà dell'uomo? Il ca-
Certamente Sartre non pensava che il persegui-
valiere della libertà, aveva dedicato pagine importanti
mento del bene, l'onestà e la dedizione a una causa
su questo problema nei Cahiers pour la morale del
condivisibile dagli uomini "di buona volontà" do-
1947-8, opera rimasta incompiuta e perciò pubblicata
vesse significare esigenza di santità, secondo certi ca-
postuma. In quest'opera Sartre sostiene la incompatibi-
noni presenti nella storia della cristianità. Il mistici-
lità dell'Onnipotenza di Dio con la libertà umana. Nel
smo conviene agli spostati, ha scritto, ricordando che
1964 vede la questione in termini molto diversi:
il nonno lo aveva portato a considerare la santità cri-
"L'onnipotenza dovrebbe renderci dipendenti. Ma se
stiana una crudele follia: follia che lo stomacò con
si riflette a fondo sulla onnipotenza, si vedrà [...] che
l'insipidezza delle sue estasi, lo terrificò col suo sa-
39
essa non può non implicare nello stesso tempo il po-
dico disprezzo del corpo ( ) . Sartre crede nella as-
tere di tirarsi indietro, perché con ciò stesso la crea-
tura possa essere indipendente [...] La bontà, infatti,
38
( ) J.-P. SARTRE, Les écrivains en personne, in "Situations", IX.
Mélanges, pp. 3 2 - 3 .
39
( ) J.-P. SARTRE, Le parole, cit., pp. 71-2. 10
( ) J.-P. SARTRE, L'Universale singolare, cit., pp. 150-1.
xxxvi Bariona о il figlio del tuono Introduzione xxxvn

sta nel dare senza riserve ma in modo da rendere in­ strando di fare una lettura preconcetta, tutt'altro che
dipendenti, in tal modo confermandosi nella sua indi­ pacata e serena del pensiero sartriano, parlava di
41
pendenza" ( ). messaggio disperato, di filosofia adatta ai disorientati,
L'accoglienza data a L'Essere e il Nulla e agli agli immorali, ai corruttori, agli ammiratori dell'as-
scritti successivi, sia da parte marxista che da parte surdo. Per tutti basti citare le critiche dell'allora cat-
cattolica, si sa, fu tutt'altro che positiva. Nel 1948 tolico Prini, per il quale la vuota libertà sartriana non
tutte le sue opere furono messe all'Indice. Sartre sot­ sarebbe che una vertiginosa e inarrestabile negatività
tolinea questa ostilità nel 1946: " C i hanno accusati di ciò che si è, un radicale rifiuto della condizione
[...] di mettere in evidenza i lati peggiori dell'uomo: umana che sconfina nel rancore di essere nati: la na-
l'immorale, l'ambiguo, il torbido e di trascurare le in- tura sarebbe in Sartre una massa inerte e oscena, con-
negabili bellezze e gli aspetti luminosi della natura seguenza di una visione distorta delle cose, di un'a-
umana [...] tanto i comunisti quanto i cattolici ci ac- nima ingombrata dalla volontà di rifiuto della verità
cusano di essere venuti meno alla solidarietà umana. e di affermazione degli istinti belluini dell'uomo ( ) . 43

[...] da parte dei cristiani ci si rimprovera di negare Inutili le argomentate e appassionate pagine scritte da
la realtà e la consistenza dell'agire umano, giacché, Merleau-Ponty per richiamare l'attenzione sul fatto
se sopprimiamo i comandamenti di Dio e le verità in- che molte letture dell'opera sartriana erano fuorvianti:
nate eterne, non resta altro che l'alea del gratuito, per "Questo corruttore della gioventù insegna a chi lo
cui ciascuno può fare ciò che vuole, essendo tra l'al- consulta su di un problema personale che la sua si-
tro incapace, dal suo punto di vista, di condannare le tuazione è singolare, che nessuno può decidere al suo
42
idee e gli atti degli altri" ( ) . posto e che bisogna che giudichi secondo se stesso
Le parole di Sartre erano più che giustificate. " L a [...] Questo autore senza rispetto osserva scrupolosa-
civiltà cattolica", nel gennaio del 1948, quindi dopo mente verso gli altri la regola stendhaliana che con-
diversi anni dall'uscita de L'Essere e il Nulla e dopo danna la 'mancanza di riguardi ' [...] I personaggi fa-
due anni dalla pubblicazione di L'esistenzialismo è un voriti di Sartre hanno una buona volontà e una puli-
umanismo (che rappresenta uno sviluppo ma anche zia non comuni [...] Forse Sartre è scandaloso [...]
una svolta sul tema della libertà dell'uomo), dimo- perché mette il valore dell'uomo nella sua imperfe-

H Ibidem, p. 1 5 6 . (") P. PRINI, Esistenzialismo e filosofìa contemporanea, Roma, Ar-


42
( ) J.-P. SARTRE, L'esistenzialismo è un umanismo, cit., pp. 25-6. mando editore, 1 9 7 0 , p . 2 8 .
xxxviii Bariona o il figlio del tuono Introduzione xxxix

44
zione" ( ) . E il problema di Dio in Sartre? Merleau- valori che nascono all'interno di una condizione di
Ponty afferma che, in fondo, la filosofia sartriana coesistenza in cui ogni uomo si fa carico della libertà
della libertà dell'uomo è più vicina in alcuni aspetti dell'altro, si sente chiamato alla comprensione delle
a quella di un filosofo cristiano come Marcel più di altre soggettività. Non vi è in Sartre pagina che
quanto si possa a prima vista pensare; e che, comun- orienti a azioni immorali. Vi è il richiamo, con una
que, si tratta di una fdosofia che non intende provare sempre maggiore accentuazione, dalle prime opere
l'esistenza di Dio, quanto piuttosto il valore del- sino agli ultimi saggi e interviste, dell'idea che l'agire
45
l'uomo ( ) . umano è motivato dalle circostanze o situazioni sto-
Bisogna leggere il testo fondamentale di un filosofo rico-sociali: "Credo che un uomo può sempre fare
cattolico come K. Wojtyla, quale è Persona e Atto, qualcosa di quello che si è fatto di lui", afferma nel-
scritto nel 1969, cioè nel periodo in cui la fama di YAutoritratto a settantanni. Idea già espressa nella
Sartre è al culmine e anzi tende al declino tra i phi- famosa intervista Itinerary of a trought del 1969 a
47
losophes, per vedere come, nell'affrontare il tema più "New Left" ( ) . L'uomo non è altro che ciò che si
caro a Sartre, quello della libertà dell'uomo, il cri- fa, si legge nel manifesto dell'esistenzialimo del
stiano possa non accennare a polemica, ma anzi rin- 1946: " I l primo passo dell'esistenzialismo è di met-
viare, sul tema della temporalità, a L'Ètre et le tere ogni uomo in possesso di quello che egli è e di
46
Neant ( ). far cadere su di lui la responsabilità totale della sua
In realtà le cose stavano ben diversamente, a parte esistenza [ e di quella di ] tutti gli uomini".
il dichiarato ateismo. La forte caratura attribuita da Tra il 1946 e il 1960 Sartre è impegnato a sostenere
Sartre alla soggettività dai Carnets de la dròle de un'idea della libertà umana che contesti tanto il deter-
guerre ai Cahìers pour une morale non implica la ca- minismo marxista quanto il libertarismo anarchico (ov-
duta in forme di soggettivismo o individualismo mo- viamente criticati anche dai cattolici). Non solo. Egli
rali, I valori sono creati dall'uomo in forza della radi- propone una riflessione critica anche sull'idea della as-
cale libertà che ne caratterizza l'esistenza: ma sono soluta storicità dell'uomo. L'uomo è un soggetto transi-
storico: se gli altri, la situazione storica, i legami so-
H M. MERLEAU-PONTY, Sens et non-sens, Paris, Nagel, 1948; tr.
It. Senso e non senso, Milano, Il Saggiatore, 1 9 6 2 , pp. 6 2 - 7 . (") Questa inervista è stata poi pubblicata su « L e nouvel Observa-
(") Ibidem, Le polemiche sull'esistenzialismo, p. 100. teur» e, ancora, in Situations IX presso Gallimard, nel 1 9 7 2 . La tradu-
H Cfr.: K . W O J T Y L A , Persona e Atto, Milano, Bompiani, 2 0 0 1 . zione italiana si trova in J . - P . S A R T R E , Materialismo e rivoluzione, cit.
XL Bariona o il figlio del tuono Introduzione XLI

ciali mi fanno storico, io, a mia volta, in ragione di sul senso della esistenza, sul rapporto tra esistenza e
ciò che faccio di quello che gli altri fanno di me, Trascendenza. Esistenza e preghiera:un rapporto su
sono transistorico, vivo entro un processo storico, ma cui si sofferma anche Sartre in alcune dense e impe-
non ne sono assoggettato. Ne resto, in definitiva, sem- gnate pagine dei Quaderni per una morale.
48
pre il soggetto ( ) . Entro questo orizzonte o percorso Per Sartre l'uomo è ciò che si fa. L'esistenza è as-
filosofico troviamo il tema della conversione (termine soluta libertà. Dio non esiste poiché, egli dice, la sua
caro all'ultimo Husserl) dalla inautenticità alla autenti- esistenza negherebbe o annullerebbe la radicale libertà
cità, intesa come valore e appello alla comprensione dell'uomo. La non esistenza di Dio è un fatto molto
9
della umana esistenza quale fine o valore f ) . scomodo: senza Dio "svanisce ogni possibilità di ri-
52
trovare dei valori in un cielo intelleggibile" ( ) .
5. Pregare è umano:un antichissimo gesto umano,
L'uomo è fine e valore supremo.
invocazione spontanea nella tribolazione, desiderio ele-
L'esperienza della preghiera è diffusamente vissuta
mentare nella speranza dell'esaudimento, semplice ma-
50 nei più diversi contesti storico-culturali. La domanda
nifestazione della indigenza e della richiesta" ( ) .
sul senso della preghiera è, perciò, ineludibile. Si
Il pregare ha a che fare con la nostra intimità più
51 tratta di capire.al di là di ciò che ne costituisce il
profonda ( ) . La preghiera è, in sostanza, meditazione
senso per il credente.quale sia, in una descrizione fe-
nomenologica, il fine dell'atto per il quale l'uomo si
H J.-P. SARTRE, L'Universale singolare, cit., p. 158. Il concetto di
transistorico indica che l'esistenza dell'individuo è un evento assoluto, rivolge a Dio.sente la esigenza profonda di rivolgersi
non riducibile nella sua unicità alla processualità della storia. a Dio. Sartre ne svolge una descrizione/interpretazione
49
( ) Su questi aspetti del pensiero sartriano negli scritti postumi i
fenomenologica, giocata tuttavia sulla linea di una ar-
Carnets de la drôle de guerre e i Cahiers pour une morale cfr.: S.
PIERI, La dimensione della autenticità nei Cahiers de la drôle de guerre gomentazione logica serrata, non su quella di una ri-
e V. CLOUTIER, La priorità del punto di vista morale - dai Carnets de presa del senso del vissuto.
la drôle de guerre ai Cahiers puor une morale, in G. INVITTO, A.
La preghiera,dice Sartre, è riconoscimento, presa
MONTANO (a cura di), Gli scritti postumi di Sartie, Genova, Marietti,
1993. Cfr. anche: A. MONTANO, // disincanto della modernità - saggi d'atto che l'esistenza è dipendenza, sottomissione.
su Sartre, Napoli, La città del sole, 1 9 9 4 . L'uomo non vi si riconosce come assoluta libertà,-
5 0
( ) H. KUNG, Preghiera e problema di Dio, in AA.VV., Preghiera e valore e fine supremo. Riconosce la signoria di Dio.
filosofia, a cura di G. Moretto, Brescia, Morcelliana, 1 9 9 1 , pp. 43 e 45.
51
( ) G. EBELING, La preghiera, in AA.VV., Preghiera e filosofia,
cit., p. 11. 52
( ) J.-P. SARTRE, L'esistenzialismo è un umanismo, cit.,1963.
XLIV Bariona o il figlio del tuono Introduzione XLV

" L a volontà del Signore sia fatta". Questa afferma- accettazione da parte di Dio della mia volontà. Vi è
zione, su cui nasce la preghiera, per Sartre, è ricono- di più: desidero che Dio desideri quello che io desi-
scimento della sola libertà o volontà di Dio. E tuttavia dero. La preghiera è malafede poiché l'onnipotenza di
è il soggetto che decide che la volontà del Signore sia Dio,'tramite essa, diventa la mia onnipotenza ( ) . 59

fatta. E il soggetto che riduce la libertà di Dio alla La fenomenologia della esperienza religiosa propo-
propria. sta da Sartre nei Quaderni per una morale ha già nel-
La dialettica interna all'atto del pregare, sottolinea l'apparato concettuale dell'Essere e il Nulla la sua stru-
Sartre, manifesta la impossibilità della coesistenza di mentazione teorica. Volontà come potenza, libertà asso-
due libertà, quella dell'uomo e quella di Dio. O si af-
luta, desiderio illimitato sono momenti decisivi della ri-
ferma la assoluta libertà di Dio, riconoscendo la con-
cerca sartriana sulla soggettività.
dizione di assoluta dipendenza dell'uomo; o si ricono-
Se Dio viene riconosciuto come onnipotenza e as-
sce la assoluta libertà dell'uomo, deducendone, come
soluta libertà, l'uomo si riduce a nulla. Ma poiché
conseguenza logica, l'assoluta dipendenza di Dio dal-
l'uomo. l'uomo è puro progetto, assoluta libertà di dissolvere
ciò che pone in essere, nell'atto in cui, tramite la pre-
Nell'atto del pregare è la libertà di Dio, non quella
dell'uomo a salvarsi. Ciò accade, dice Sartre, poiché, ghiera, pone Dio, al contempo lo dissolve. Nella dia-
la preghiera si alimenta della malafede: " F a c c i o ta- lettica tra l'in sé e il per sé, quest'ultimo prevale
cere la mia volontà affinché, la volontà del Signore sempre. La dialettica della negazione insita nella pre-
divenga la mia volontà". " M i faccio oggetto sospeso ghiera si svolge nella nascosta, segreta convinzione
alla libertà dell'altro per ottenere quello che chiedo che Dio non possa non fare ciò che l'uomo vuole
con la mia libertà [...] Nella preghiera io mi offro.- che Lui faccia. Consideriamo la lettura sartriana della
Solo che.diventando Suo, io conservo un desiderio
che propongo a questa libertà onnipotente. Poiché, M
( ) Nel 1964 Sartre, al Colloquio su Kirkegaard vnwir.presenta la
sono suo, questo desiderio è originariamente suo desi- relazione L'Universel singulier. In essa ricorda che Kirkegaard nel Dia-
58
derio" ( ) . E così mentre apparentemente la preghiera rio pone in altri termini la questione dell'onnipotenza di Dio: "L'onni-

è offerta di sé a Dio, sostanzialmente è richiesta di potenza dovrebbe renderci dipendenti.Ma se si riflette a fondo sulla on-
nipotenza, si vedrà appunto che essa non può non implicare nello stesso
tempo il potere di tirarsi indietro.perché, con ciò stesso la creatura possa
H Ibidem, pp. 2 1 6 - 7 . Cfr. sul tema della malafede le pagine ad essere indipendente". Cfr.: J.-P. SARTRE, L'Universale singolare, a cura
esso dedicate nell' Essere e il Nulla. di F. Fergnani e P.A. Rovatti, Milano, Il Saggiatore, 1980, p. 156.
XLVI Bariona o il figlio del tuono Introduzione XLVII

esperienza della preghiera, vediamo se può esservene può attraversare i sentieri segreti della umana espe-
un'altra, se nello stesso Sartre ve ne è un'altra. rienza e, quindi, della preghiera. Più semplicemente la
L'esperienza della preghiera presenta profondità di osserva dall'esterno. E così Sartre deve concludere che
senso che il Sartre dei Quaderni per una morale non "nei momenti di preghiera il credente è come lo psi-
può comprendere. La sua analisi è spiegazione, non castenico: egli mima la fede come l'altro mima il do-
comprensione. lore; tutto viene da Lui, solo la passività manca" ( ) . 61

La preghiera può essere "uno di quei discorsi che Ma se la filosofia, come suggerisce Merleau-Ponty,
non si fanno agli uomini; un atto, un silenzio, un'e- non è semplice pensiero riflessivo, se essa è sguardo
stasi, uno stare in croce, un senso profondo di pace, aperto sul mondo, aderenza alle cose, non dominio su
un senso profondo di amarezza, un darsi a tutti, un di esse, stupore, le cose acquistano senso. Bariona, ou
espiare per tutti, uno stare in se stesso e sentire che le Fils du tonnerre ne è eloquente testimonianza. In
Dio parla o un chiedere che Dio parli; un repentino Bariona il cieco che descrive i quadri invita i presenti
accorgersi di Dio nascosto; un tacito abbandonarsi a a chiudere gli occhi e a vedere con la mente la Ver-
lui; un tacito offrirgli il povero dono dei momenti di gine e il Bambino. Chiudere gli occhi: atteggiamento
60
dolore" ( ) . tipicamente mistico. L'atteggiamento mistico è senti-
Se l'attenzione si volge alle modalità in cui la pre- mento, sensazione, intensa partecipazione emotiva, con-
ghiera si manifesta, e non alla dialettica astratta dell'in templazione che coinvolge tutto se stessi.
sé/per sé, tutto cambia. La dura dialettica tra due vo-
La descrizione del presepio è preghiera come senti-
lontà si dissolve.
mento o sensazione straordinari. La Madonna non
La preghiera, momento di raccoglimento in sé e di
parla al Bambino. Il suo silenzio è più eloquente di
sé, riacquista senso. Il Sartre dei Quaderni per una
qualsiasi parola. Se Sartre, in occasione del Natale
morale e il filosofo che Merleau-Ponty definirebbe fi-
trascorso nel campo di concentramento, ha scritto un
losofo del pensiero di sorvolo: filosofo per il quale il
testo religioso, ciò è dipeso non soltanto dal fatto che
pensiero riflessivo domina la realtà, tenta di risolvere
tale tema gli è stato proposto, ma anche dal fatto che
cartesianamente l'esistenza in assoluta trasparenza. Ma
il pensiero di sorvolo non comprende l'esistenza, non egli lo ha voluto proporre. E dipeso da una scelta. E
ne sono testimonianza le pagine di Bariona, ricche di
60
( ) G. CAPOGRASSI, Introduzione alla vita etica, in Opere, III, Mi-
lano, Giuffrè, 1 9 5 9 , p. 169. 61
( ) J.-P. SARTRE, Quaderni per una morale, cit., p. 145.
XLVIII Bariona o il figlio del tuono Introduzione XLIX

pathos, espressione di raffinata sensibilità, di eccezio- filosofare, ha scritto in Signes: " I l cristianesimo è, tra
nale levità poetica. le altre cose, il riconoscimento di un mistero nelle rela-
Per parlare di Dio come di un parlare a Dio, Sartre zioni dell'uomo e di Dio, che consiste appunto nel fatto
aveva bisogno di raccontare una storia, di descrivere che il Dio cristiano non vuole un rapporto verticale di
una esperienza, di presentare persone e sentimenti con- subordinazione. Egli non è semplicemente un principio
creti. Insomma, di trovare il divino attraverso l'umano, di cui noi saremmo le conseguenze, una volontà di cui
di sentirsi egli stesso coinvolto in una storia, in un saremmo gli strumenti".
mistero. La descrizione della Madonna e del Bambino, M. Contat e M. Rybalka, nella Introduzione ai sar-
del rapporto di intimità che li lega è preghiera come triani Ecrits de jeunesse ( ) , 62
ricordano tra gli altri
contemplazione o estasi, come un darsi e uno stare in scritti della adolescenza di Sartre una composizione
se stessi, un abbandonarsi e un offrirsi. sulla passione di Cristo che il filosofo cita in Les car-
Il cieco si affida alla mente che ricorda e imma- nets de la dròle de guerre: " M i ricordo anche che
gina, non agli occhi, cioè non alla ragione che ana- scrissi un racconto su Gesù per il catechismo dell'a-
lizza e spiega. Sartre si avvicina al problema religioso bate Dibildos (si teneva nei locali della scuola Bos-
con l'immaginazione, vivendo una esperienza che può suet) e che ottenni una medaglia d'argento. Sono an-
definirsi mistica. Esperienza di quel di più che c ' è , cora pieno di ammirazione [...] quando penso a questo
nel mondo, che si può sentire o intravedere, ma non racconto e a questa medaglia, ma ciò non ha nulla di
vedere né spiegare. religioso. Il fatto è che mia madre aveva copiato con
In Bariona il discorso sartriano non è un discorso su la sua bella scrittura il mio componimento, e immagino
Dio, ma un discorso a Dio. Il rapporto con Dio è nel- che l'impressione che ebbi nel vedere così trascritta la
l'ordine della massima prossimità, della più intensa par- mia prosa era [...] confrontabile alla meraviglia che io
tecipazione emotiva. ho avuto nel vedermi imprimé per la prima volta" ( ) . 63

La preghiera non si può ridurre a trasparenza, è con-


traddizione, mistero. Mistero del rapporto tra finito e 6Z
( ) J.-P. SARTRE, Ecrits de jeunesse, a cura di M.Contat e M.Ry-
infinito, tra interiorità e Trascendenza. balka, Paris, Gallimard, 1 9 9 0 , p. 11.

Kirkegaard diceva che la fede è " l a passione su-


6 3
( ) J.-P. SARTRE, Les Carnets de la drole de guerre (nov. 1 9 3 9 -
marzo 1 9 4 0 ) , Paris, Gallimard, 1 9 8 3 , p. 9 3 . Sartre scrisse le pagine
prema della soggettività", lo scacco della ragione. Me-
della guerra "insensata" durante il servizio militare.Con la disfatta fran-
relau-Ponty, con la fine acutezza che caratterizza il suo cese, fu fatto prigioniero insieme a gran parte dei suoi compagni.
L Bariona o il figlio del tuono Introduzione LI

Dunque quel componimento letterario ebbe scarsa im- che nessuna affermazione contraria dello stesso Sartre
portanza religiosa per il giovanissimo Sartre. Non al- può annullare.
trettanto può dirsi per Bariona, ou le Fils du tonnerre. Sartre vi ha parlato di Dio attraverso immagini, sim-
Bariona nasce da una profonda esigenza interiore, boli, situazioni emotive, espresse in alcune pagine di
certo motivata dalle circostanze. L'intensa esperienza vera e propria alta poesia. Riguardo alla preghiera ab-
vissuta nel Natale del 1940, porrà in seguito a Sartre biamo, insomma, un Sartre della argomentazione lo-
il problema di chiarire il senso dell'opera e del suo gico-dialettica e un Sartre della aderenza alle cose, del
impegno nel farla rappresentare. È possibile ipotizzare riconoscimento del valore della emozione, dei sentimenti.
una vera e propria parentesi nel pensiero sartriano? E si pensi anche a ciò che ha detto in Autoritratto a 70
Un momento di reale, non esteriore, ma profondamente anni: "rimangono delle cose che rifiutano persino a me
sentito coinvolgimento nella celebrazione del Natale? di essere pronunciate, che io posso dire a me stesso, ma
Non v'è dubbio che l'idea svolta nella storia di Bariona che non vogliono concedermi di poterle dire all'altro [...]
Esiste sempre una specie di piccolo margine che non
lo abbia affascinato: Bariona si libera della dispera- 65
viene detto, che non vuole essere detto" ( ) .
zione, si apre alla Speranza. Abbandona la diffidenza
verso il Messia, si impegna nella realizzazione del pro- Se nei Cahiers pour une morale Sartre oggettiva la
esperienza della preghiera, la analizza, la spiega logi-
getto di liberazione del suo popolo dopo la visione di
camente, scomponendone i momenti per poi cartesia-
Gesù Bambino.
namente ricomporli in una totalità trasparente, in Ba-
Certamente la suggestione della storia da lui stesso
riona egli non spiega: ci dice che la esperienza della
raccontata e rappresentata fu eccezionalmente forte:
preghiera è inoggettivabile, illogica.
calato il sipario, Sartre corre a cantare i canti della
64
Nei Cahiers pour une morale Sartre scrive che
mezzanotte di Natale, nel coro del campo ( ) . l'uomo nell'atto della preghiera congiunge le mani:si
Sartre si trova totalmente coinvolto in una espe- lega, si priva della libertà, per poi, però immedesi-
rienza per lui assolutamente nuova. Il Natale lo vede mandosi in Dio, legare la volontà di Dio alla propria.
animato da un forte desiderio di partecipazione alla re- Ma si sa che l'uomo prega anche a mani aperte o
ligiosità collettiva. La valenza poetica dell'opera è se- in atteggiamento di assoluto abbandono. Questo è l'at-
gno di un vissuto, di una esperienza mistico-religiosa
6 5
( ) J . - P . S A R T R E , Autoportrait à 70 ans, Paris, Librairie Gallimard,
H A. C O H E N - S O L A L , Sartre, cit., p. 190. 1 9 7 5 : tr.it., Milano, II Saggiatore, 1 9 7 6 .
in Bariona o il figlio del tuono Introduzione L U I

teggiamento, in Bariona, di coloro che vanno a adorare


il Bambino. Atteggiamento di stupore, di totale dispo-
nibilità ad accogliere il sacro nella propria esistenza.
Certamente questa esperienza del sacro o della pre-
ghiera è in Sartre circoscritta a quel magico Natale AVVERTENZA

del 1940. Esperienza intensa quanto breve, radicata in Il progetto della pubblicazione della traduzione italiana di Bariona,
una eccezionale circostanza. Ma sono le circostanze ou le Fils du tonnerre doveva essere realizzato in collaborazione con
Marco Antonio Aimo, docente anch'egli presso la Facoltà di Lettere e
eccezionali quelle in cui il Divino si rapporta o rivela
Filosofia dell'Università di Sassari.
all'uomo e l'uomo si rapporta al Divino. Purtroppo ci ha lasciati nel settembte del 2 0 0 2 . Non ha concluso il
Bariona è la descrizione in termini di immagina- lavoro di traduzione che si era di comune accordo deciso dovesse essere
lui a portare avanti. Non ha "limato" la traduzione come avrebbe do-
zione, cioè di "fragile vita" oltre che della esperienza
vuto e potuto fare. Ho dovuto concludere io il suo lavoro.
religiosa, di una esperienza religiosa, di breve durata, Perciò la responsabilità delle eventuali manchevolezze e imprecisioni
destinata a non lasciare traccia, a non tradursi in uno della traduzione è soltanto mia.
stile di vita. Esperienza che, però, c'è stata. Antonio Delogu
Sartre ha ragione di affermare nel 1962 che Ba-
riona non ha significato per lui un cambiamento di
prospettiva nei confronti della fede. Ma, aggiungiamo
noi, rifacendoci a quanto egli ha scritto nel saggio
L'Universel singulier, un fatto è accaduto ed è acca-
duto una volta per sempre. L'esperienza fatta nella
stesura e nella rappresentazione di Bariona è, sartria-
namente, contingente e eterna al contempo. Per un
istante, ma anche per sempre, Sartre è stato un mi-
stico. E questo istante che ci fa comprendere il fatto
che nel 1964, al Colloquio su Kirkegaard vivant, Sar-
tre dica che il suo ateismo è come un percorso tor-
mentato in cui, diciamo noi, vi è stato un momento
di singolare, estatico riposo.
Bariona, o il figlio del tuono

Se ho preso il mio soggetto nella mito-


logia del Cristianesimo, ciò non signi-
fica che la direzione del mio pensiero
sia cambiata, fu un momento, durante
la cattività. Si trattava semplicemente,
d'accordo eon i preti prigionieri, di
trovare un soggetto che potesse realiz-
zare, in quella sera di Natale, l'unione
più vasta di cristiani e di non credenti.

J . - P . SARTRE
31 Ottobre 1 9 6 2
PROLOGO

Brano di fisarmonica

IL PRESENTATORE D'IMMAGINI: Miei buoni signori, sto


per raccontarvi le avventure straordinarie ed inaudite
di Bariona, il figlio del tuono. Questa storia si svolge
nel tempo in cui i Romani erano padroni in Giudea e
spero che vi interessi. Potrete guardare, mentre rac-
conto, le immagini che sono dietro di me; vi aiute-
ranno a presentarvi le cose come erano.
E se siete contenti, siate generosi. Dapprima la mu-
sica, si sta per incominciare.

Fisarmonica

Miei buoni signori, ecco il prologo. Sono cieco, per


caso, ma prima di perdere la vista, ho guardato più di
mille volte le immagini che contemplerete. Le cono-
sco a memoria poiché mio padre era presentatore
d'immagini come me e me le ha lasciate in eredità.
Quella che vedete dietro di me, e che vi mostro col
bastone, so che rappresenta Maria di Nazareth.
L'angelo viene ad annunciarle che avrà un figlio e
che questo figlio sarà Gesù, Nostro Signore. L'angelo
4 Bariona o il figlio del tuono Prologo 5

è immenso con delle ali come due arcobaleni. Potete IL NARRATORE: Ora, ecco delle rocce ed ecco un asino.
vederlo; io non lo vedo più, ma lo guardo ancora Il quadro rappresenta una gola molto selvaggia.
nella mia mente. E disceso come una inondazione nel- L'uomo che cavalca un asino è un funzionario ro-
l'umile casa di Maria e la riempie ora del suo corpo mano. È grosso e grasso, ma di umore molto cattivo.
fluido e sacro, del suo grande abito svolazzante. Nove mesi sono passati dall'Annunciazione e il Ro-
Se guardate attentamente il quadro, noterete che si mano si affretta attraverso le gole, poiché la sera sta
vedono i mobili della camera attraverso il corpo del- per scendere ed egli vuole raggiungere Béthaur prima
l'angelo. Si è voluto far risaltare così la sua traspa- della notte. Béthaur è un villaggio di ottocento abi-
renza angelica. Sta davanti a Maria e Maria lo guarda tanti, situato a 25 miglia da Betlemme e a sette mi-
appena. Ella riflette. Egli non ha avuto bisogno di sca- glia da Ebron. Colui che sa leggere potrà, rientrato a
tenare la sua voce come l'uragano. Egli non ha parlato;
casa, trovarlo su una carta. Ora vedrete quali sono le
ella lo presentiva già nella sua carne. Ora l'angelo sta
intenzioni di questo funzionario, poiché appena arri-
davanti a Maria e Maria è impenetrabile e cupa come
vato a Béthaur è entrato da Lelio, il Pubblicano.
una foresta di notte e la buona novella si è perduta in
lei come un viaggiatore si perde nei boschi. E Maria è
// sipario si alza
piena di uccelli e del lungo stormire delle fronde. E
mille pensieri senza parola si destano in lei, pensieri
pesanti di madri che accettano il dolore. E vedete, l'an-
gelo ha l'aria interdetta davanti a questi pensieri troppo
umani: gli dispiace essere angelo perché gli angeli non
possono nascere né soffrire. E quel mattino di Annun-
ciazione, davanti agli occhi sorpresi di un angelo, è la
festa degli uomini poiché è il tempo dell'uomo essere
sacro. Guardate bene l'immagine, miei buoni signori, e
dapprima la musica, il prologo è terminato; la storia
incomincerà nove mesi più tardi, il 24 dicembre, nelle
alte montagne della Giudea.

Musica - Nuova immagine


PRIMO QUADRO
Da Lelio, il Pubblicano

SCENA 1
LELIO, IL PUBBLICANO

LELIO (inclinandosi verso la porta): I miei omaggi Si-


gnora. Mio caro, vostra moglie è affascinante. Hem!
Andiamo, bisogna pensare alle cose serie. Sedetevi.
Ma sì, ma sì, sedetevi e parliamo. Vengo qui per
quel censimento...

IL PUBBLICANO: Attenzione, signor Sovraintendente, at-


tenzione. {Toglie la sua pantofola e batte il suolo).

LELIO: Che cos'era. Una tarantola?

IL PUBBLICANO: Una tarantola. Ma a quest'epoca del-


l'anno il freddo la intorpidisce molto. Quella si trasci-
nava e dormiva a metà.

LELIO: Divertente. E avete anche scorpioni, ben inteso.


Scorpioni ugualmente addormentati, che ucciderebbero
di colpo, sbadigliando di sonno, un uomo di 180 lib-
bre. Il freddo delle vostre montagne può intirizzire un
cittadino romano, ma non riesce a far crepare le vo-
8 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 9

stre sporche bestie. Si dovrebbero avvertire, a Roma, i IL PUBBLICANO: Il villaggio è molto povero, signor So-
giovani che preparano la scuola coloniale, che la vita vraintendente; non ci viene mai nessuno. Ma se osassi...
di un amministratore delle colonie è un dannato tor-
mento. LELIO: Mi offrireste un letto a casa vostra? Mio po-
vero amico, siete molto gentile, ma è sempre la stessa
IL PUBBLICANO: Oh, signor Sovraintendente... cosa: proibizione di dormire presso i nostri subalterni
quando siamo in giro. Che volete, i nostri regolamenti
LELIO: Ho detto: un dannato tormento, mio caro. Sono sono stati redatti da funzionari che non hanno mai la-
due giorni che erro a dorso di mulo, su queste monta- sciato l'Italia e che non si immaginano nemmeno che
gne e non ho visto creatura umana, nemmeno un ve- cosa sia la vita coloniale. Dove devo dormire? Al
getale, nemmeno una gramigna. Dei blocchi di pietre chiar di luna? In una stalla? Ciò non è affatto con-
rosse, sotto questo cielo spietato di un blu glaciale, e forme alla dignità di un funzionario romano.
poi questo freddo, sempre questo freddo che pesa su
di me come un minerale e poi di quando in quando, IL PUBBLICANO: Posso permettermi d'insistere?
un villaggio in sterco di mucca come questo. Brr...
che freddo... Anche qui, da voi. Naturalmente voi LELIO: È così, amico mio, insistete, insistete. Finirò
Giudei non sapete scaldarvi, siete sorpresi ogni anno forse col cedere alle vostre insistenze. Ciò che volete
dall'inverno, come se fosse il primo inverno del dire, se comprendo bene, è che la vostra dimora è la
mondo. Siete veri selvaggi. sola al villaggio che possa aspirare all'onore di rice-
vere il rappresentante di Roma? Ah sì... Oh, e poi,
IL PUBBLICANO: Posso offrirvi un po' d'acquavite per tutto sommato, non sono affatto in giro d'ispezione...
scaldarvi? Mio caro, dormirò da voi questa sera.

LELIO: Acquavite? Hem... Vi direi che l'amministra- IL PUBBLICANO: Come posso ringraziarvi dell'onore che
zione coloniale è molto severa: non dobbiamo accet- mi fate? Sono profondamente commosso...
tare nulla dai nostri subalterni, quando siamo in giro
di ispezione. Andiamo, bisognerà che io dorma qui. LELIO: Credo bene, amico mio, credo bene. Ma non
Partirò per Ebron dopo domani. Ben inteso, non c ' è andate a gridare ciò a tutti i venti: nuocerete a voi
una locanda? tanto quanto a me.
10 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 11

IL PUBBLICANO: Non fiaterò con nessuno. LELIO: Meno male. Ciò si vede dalle vostre maniere.
Vedete, siete degli Orientali, cogliete la sfumatura?
LELIO: Perfetto {Stende le sue gambe). Uff! sono sfi- Non sarete mai razionalisti, siete un popolo di stre-
nito. Ho visitato quindici villaggi. Ditemi, mi parla- goni. Da questo punto di vista, i vostri profeti vi
vate di una certa acquavite poco fa... hanno fatto molto male, vi hanno abituato alla solu-
zione pigra: il Messia. Colui che verrà a sistemare
IL PUBBLICANO: Eccola. tutto, che respingerà con un buffetto la dominazione
romana e che metterà la vostra sul mondo. Ne consu-
LELIO: Bisogna che ne beva, perbacco! Poiché mi of- mate di Messia!
frite la dimora, è conveniente che mi diate anche da Ogni settimana ne sorge uno nuovo e vi stancate di
bere e da mangiare. Ottima l'acquavite. Meriterebbe lui in otto giorni, come noi facciamo a Roma per i can-
di essere romana. tanti di music-hall o per i gladiatori. L'ultimo che è
stato portato davanti a me era albino e per tre quarti
IL PUBBLICANO: Grazie, signor Sovraintendente. idiota, ma ci vedeva di notte come tutti quelli della sua
specie: la gente di Ebron non riusciva a raccapezzarsi.
LELIO: Uff!... Mio caro, quel censimento è una storia
Volete che vi dica: il popolo giudeo non ha pudore.
impossibile, e non so quale cortigiano alessandrino ab-
bia potuto darne l'idea al divino Cesare. Si tratta sem- IL PUBBLICANO: Infatti signor Sovraintendente, sarebbe
plicemente di censire tutti gli uomini sulla terra. Ve- da augurarsi che molti nostri studenti possano andare
dete, c'è in ciò un'idea grandiosa. E poi, andatevi a a Roma.
riconoscere in Palestina: la maggior parte dei vostri
correligionari non sanno neppure la data della loro na- LELIO: Sì. Ciò fornirebbe dei piani. Notate che il go-
scita. Sono nati nell'anno della grande piena, nell'anno verno di Roma, purché consultato prima, non ve-
del grande raccolto, nell'anno della grande tempesta... drebbe di cattivo occhio la scelta di un Messia con-
Veri selvaggi. Non vi offendo, ben inteso? Siete un vincente, qualcuno che discendesse da una vecchia fa-
uomo istruito, sebbene israelita. miglia giudea, per esempio, che avesse fatto i suoi
studi da noi, e che presentasse garanzie di rispettabi-
IL PUBBLICANO: Ho avuto il grandissimo vantaggio di lità. Si potrebbe anche finanziare l'impresa - questo
fare i miei studi a Roma. tra noi, non è vero? - Poiché incominciamo a stan-
12 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 13

carci degli Erode e poi vorremmo nel suo stesso inte- tutto. Il villaggio si spopola lentamente. Ogni anno,
resse, che il popolo giudeo si mettesse una buona cinque o sei dei nostri giovani discendono a B e -
volta un po' di sale in testa. Un vero Messia, un tlemme. Già la proporzione dei vecchi è superiore a
uomo che farebbe prova di una comprensione realista quella dei giovani. Dato che la natalità è debole.
della situazione della Giudea ci aiuterebbe. Humm...
Brr... Brr... come fa freddo da voi. Ditemi avete con- LELIO: Che volete? Non si possono biasimare quelli
vocato il capo del villaggio? che vanno in città. I nostri coloni hanno installato
ammirevoli officine a Betlemme. E forse di là che ci
IL PUBBLICANO: Si, signor Sovraintendente. Sarà qui tra
verranno le luci. Una civilizzazione tecnica, vedete
un istante.
ciò che voglio dire. Eh? Ditemi, non sono venuto sol-
tanto per censire. Che cosa raccogliete, qui, come im-
LELIO: Bisogna che prenda in mano questa storia di
censimento; dovrebbe portarmi le liste fin da domani poste?
sera.
IL PUBBLICANO: Ebbene, ci sono duecento indigenti che
IL PUBBLICANO: Ai vostri ordini. non rendono niente e gli altri pagano le loro dieci
dracme. Contate, anno buono anno cattivo, cinquemila
LELIO: Quanti siete? e cinquecento dracme. Una miseria.

IL PUBBLICANO: Circa ottocento. • LELIO: S ì . Hem... Ebbene, ormai bisogna cercare di


spillarne loro ottomila. Il Procuratore porta l'imposta
LELIO: Il villaggio è ricco?
di capitazione a quindici dracme.

IL PUBBLICANO: Ahimè ...


IL PUBBLICANO: Quindici dracme. È . . . È impossibile.

LELIO: Ah! Ah!


LELIO: Ah! ecco una parola che non avete dovuto sen-
tire sovente, quando eravate a Roma. Andiamo, hanno
IL PUBBLICANO: Ci si domanda come la gente possa vi-
certamente più denaro di quanto vogliano dire. E
vere. Ci sono alcuni pascoli magri; ancora bisogna
poi... Hem! sapete che il governo non vuole mettere
fare da dieci a quindici chilometri per trovarli. È
14 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 15

il naso negli affari dei pubblicani, ma in ogni modo un errore pesante. Sì. Allora, che genere di tipo, que-
credo che non ci perdiate. Non è vero? sto Bariona?

IL PUBBLICANO: Non dico... Non dico... Sono proprio IL PUBBLICANO: Poco trattabile.
sedici dracme che avete detto?
LELIO: La razza dei piccoli capi feudali. Lo sospettavo.
LELIO: Quindici. Questi montanari sono nudi come le loro rocce. Riceve
del denaro da noi?
IL PUBBLICANO: Sì, ma la sedicesima è per le mie
spese. IL PUBBLICANO: Non vuole accettare nulla da Roma.

LELIO: Hem!... Ah... {Rìde). Questo capo... Che uomo LELIO: Peccato. Ah, la faccenda si mette male. Non ci
è? Si chiama Bariona non è vero? ama, immagino?

IL PUBBLICANO: Sì, Bariona. IL PUBBLICANO: Non si sa. Non dice nulla.

LELIO: E una questione delicata. Molto delicata. È LELIO: Sposato? Dei bambini?
stato fatto un grosso sbaglio a Betlemme. Suo cognato
abitava in città, c'è stata non so quale storia ingarbu- IL PUBBLICANO: Ne vorrebbe, si dice, ma non ne ha. È
gliata di furto e poi finalmente il-tribunale giudeo l'ha la sua più grande preoccupazione.
condannato a morte.
LELIO: Ciò non va; ciò non va affatto. Deve ben es-
IL PUBBLICANO: Lo so. E stato crocifisso. La notizia ci serci un punto debole.... Le donne? Le decorazioni?
è pervenuta quasi un mese fa. No? Infine, si vedrà.

LELIO: Sì. Hem!... E come ha preso la cosa il capo? IL PUBBLICANO: Eccolo.

IL PUBBLICANO: Non ha detto nulla. LELIO: Sarà difficile.

LELIO: Sì. Deplorevole. Molto deplorevole ciò... Ah, è Entra Bariona


16 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 17

IL PUBBLICANO: Buongiorno, mio Signore. naie giudeo, ma che cosa potevamo fare? È stato irre-
movibile e abbiamo deplorato il suo zelo intempe-
BARIONA: Fuori, cane: tu infesti l'aria che respiri, non stivo. Fate come noi, capo: indurite il vostro cuore e
voglio rimanere nella tua stessa camera. (// Pubbli- sacrificate il vostro risentimento agli interessi della
cano esce.) I mei rispetti, signor Sovraintendente. Palestina. Dite che essa non ha interesse più grande,
sebbene ne consegua qualche disaccordo per alcuni,
di conservare i propri costumi e la propria amminisi-
SCENA II
LELIO, BARIONA
trazione.

LELIO: Vi saluto, gran capo, e vi porto il saluto del BARIONA: Non sono che un capo di villaggio e mi
procuratore. scuserete se non capisco nulla di questa politica. Il
mio ragionamento è certamente più rozzo: mi dico
BARIONA: Sono tanto più sensibile a questo omaggio che ho servito Roma con lealtà e che Roma può tutto.
da esserne del tutto indegno. Sono un uomo disono- Bisogna dunque permettere ai nemici della città tale
rato, ora il capo di una famiglia tarata. ingiuria. Inizialmente ho creduto di intuire i suoi desi-
deri dimettendomi da tutti gli incarichi. Ma gli abi-
LELIO: Volete parlare di questo deplorevole affare? Il tanti di questo villaggio, che hanno conservato la loro
procuratore mi ha incaricato di dirvi quanto si dolga fiducia in me, mi hanno pregato di rimanere alla loro
dei rigori del tribunale giudeo. guida.

BARIONA: Vi prego di dire al procuratore che lo rin- LELIO: E avete accettato? Meno male. Avete capito
grazio della sua gentile sollecitudine. Mi raffredda e che un capo deve anteporre gli affari pubblici ai suoi
mi sorprende come una ondata benefica al cuore tor- rancori personali.
rido dell'estate. Conoscendo l'onnipotenza del procura-
tore e vedendo che lasciava fare ai giudei un tale ar- BARIONA: Non ho rancore contro Roma.
resto, avevo pensato che li approvasse.
LELIO: Perfetto. Perfetto. Perfetto. Hem!... Gli interessi
LELIO: Ebbene, vi sbagliavate. Vi sbagliavate comple- della vostra patria, capo, sono di lasciar guidare dol-
tamente. Abbiamo tentato di muovere a pietà il tribu- cemente i suoi passi verso l'indipendenza, tramite la
18 Bariona o il figlio del tuono Primo Quadro 19

mano sicura e benevola di Roma. Volete che vi dia, tipo che porta un'ascia: sono dei vecchi. Tutti vecchi.
immediatamente, l'occasione di provare al procuratore Il villaggio agonizza. Avete sentito un grido di un
che la vostra amicizia per Roma è sempre così viva? bimbo da quando siete qui? Di bambini, ne restano
forse una ventina. Presto partiranno a loro volta. Che
BARIONA: Vi ascolto. cosa potrebbe trattenerli? Per acquistare il miserabile
aratro che serve a tutto il villaggio, ci siamo indebi-
LELIO: Roma è impegnata contro la sua volontà, in tati fino al collo; le imposte ci opprimono, bisogna
una guerra lunga e diffìcile. Più ancora che un aiuto che i nostri pastori facciano dieci miglia per portare
effettivo, apprezzerebbe un contributo straordinario le nostre pecore a magri pascoli. Il villaggio sanguina.
dalla Giudea alle sue spese di guerra come una testi- Da quando i nostri coloni romani hanno creato le se-
monianza di solidarietà. gherie meccaniche a Betlemme, il nostro sangue più
giovane cola in emorragia a cascata, di roccia in roc-
BARIONA: Volete alzare le imposte? cia, come una sorgente calda fino alle basse terre che
bagna. I nostri giovani sono laggiù, nella città. Nella
LELIO: Roma vi si trova costretta. città, dove vengono assoggettati, dove viene pagato
loro un salario di fame, nella città che li ucciderà
BARIONA: La capitazione?
tutti come essa ha ucciso Simone, mio cognato. Que-
sto villaggio agonizza, signor Sovraintendente, puzza
LELIO: SÌ.
già. E voi venite a spremere questa carogna, venite
ancora a chiederci dell'oro per le vostre città, per la
BARIONA: Non possiamo pagare di più.
pianura. Lasciateci dunque morire tranquilli. Tra cento
LELIO: Non vi chiede che un piccolissimo sforzo. Il anni, non rimarrà più traccia del nostro borghetto né
procuratore ha portato la capitazione a sedici dracme. su questa terra, né nella memoria degli uomini.

BARIONA: Sedici dracme: venite a vedere. Quei vecchi LELIO: Ebbene, grande capo, da parte mia sono molto
cumuli di terra rossi, screpolati, pieni di fessure, cre- sensibile a ciò che avete voluto dirmi e capisco le vo-
pati come le nostre mani, sono le nostre case. Cadono stre ragioni; ma che cosa posso fare? L'uomo è di
in polvere; hanno cento anni. Guardate questa donna cuore con voi, ma il funzionario romano ha ricevuto
che passa, curva sotto il peso di un fagotto, questo ordini e bisogna che li esegua.
Primo Quadro 21
20 Bariona o il figlio del tuono

BARIONA: SÌ. E se rifiutiamo di pagare questa imposta? dice nulla che valga; questo uomo di colore dagli oc-
chi di fuoco sta per meditare un brutto colpo. Lévy!
LELIO: Sarebbe una grave imprudenza. Il procuratore Lévy! (Entra il Pubblicano). Date ancora un po' della
non saprebbe ammettere la cattiva volontà. Credo di vostra acquavite, poiché bisogna che mi prepari alle
potervi dire che sarà molto severo. Si prenderanno le più grandi difficoltà.
vostre pecore.
Sipario
BARIONA: Dei soldati verranno nel nostro villaggio
come a Ebron l'anno scorso? Violenteranno le nostre
donne e porteranno via le nostre bestie?
IL NARRATORE: Ha ragione, questo funzionario romano.
LELIO: Spetta a voi evitarlo. Ha ragione di diffidare, poiché Bariona uscendo dal
Pubblicano, ha fatto suonare la trombetta per chiamare
BARIONA: Sta bene! Riunirò il Consiglio degli Anziani gli Anziani al Consiglio.
per comunicargli i vostri desideri. Contate su di una
pronta esecuzione. Mi auguro che il procuratore si ri-
cordi a lungo la nostra docilità.

LELIO: Potete esserne sicuro. Il procuratore terrà conto


delle vostre attuali difficoltà che gli esporrò fedel-
mente. Siate certo che se possiamo aiutarvi, non ri-
marremo inattivi. Vi saluto grande capo.

BARIONA: I miei rispetti, signor Sovraintendente.

Esce

LELIO {solo): Questa obbedienza improvvisa non mi


SECONDO QUADRO
Davanti alle mura della città

SCENA I
IL CORO DEGLI ANZIANI

Suoni di Tromba dalle quinte,


gli Anziani entrano a poco a poco

CORO DEGLI ANZIANI

E c c o : la tromba ha suonato.
Abbiamo indossato i nostri abiti da festa ed ab-
biamo valicato le porte di bronzo.
E sediamo davanti al muro di terra rossa.
Come un volta.
Il nostro villaggio agonizza e sulle nostre case di
terra secca rotea il volo nero del corvo.
A che cosa serve tenere un consiglio quando il
nostro cuore è in cenere e rimuginiamo nella no-
stra testa pensieri di impotenza?

PRIMO ANZIANO: Che si vuole da noi? Perché riunirci?


Una volta, al tempo della mia giovinezza le decisioni del
Consiglio erano efficaci e non sono mai indietreggiato
persino davanti ai propositi più arditi. Ma a che prò, oggi?
24 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 25

IL CORO SCENA II
A che prò farci uscire dai buchi
dove ci rintaniamo per morire BARIONA : Oh, miei compagni!
come bestie malate
IL CORO: Bariona! Bariona!
dall'alto di queste mura, una volta
i nostri padri hanno respinto il nemico BARIONA: Un Romano è venuto dalla città portando gli
ma sono ora mura lesionate, vanno in rovina. ordini del Procuratore. Sembra che Roma faccia la
Temiamo di guardarci in faccia guerra. Pagheremo ormai una capitazione di sedici
poiché i nostri visi rugosi ci ricordano un tempo dracme.
sparito.
IL CORO: Ahimè!
SECONDO ANZIANO: Si dice che un Romano è arrivato
nel villaggio e che è sceso da Lévy, il pubblicano. PRIMO ANZIANO: Bariona, non possiamo, non possiamo
pagare questa imposta. Le nostre braccia sono troppo
TERZO ANZIANO: Che vuole da noi? Si può spremere deboli, le nostre bestie crepano, la cattiva sorte è sul
un asino morto? Non abbiamo più denaro e saremmo nostro villaggio. Non bisogna obbedire a Roma.
cattivi schiavi. Che ci lascino crepare in pace!
SECONDO ANZIANO: Bene. Allora i soldati verranno qui
IL CORO
a prenderti le tue pecore come a Ebron, l'inverno
Ecco Bariona, nostro Capo. scorso; ti trascineranno per la barba sulle strade e il
E giovane ancora, ma il suo cuore è più raggrin- tribunale di Betlemme ti farà bastonare sulla pianta
zito dei nostri, si avvicina e la sua fronte sembra dei piedi.
trascinarlo verso terra.
PRIMO ANZIANO: Allora, tu sai perché si paga? Tu sei
Cammina lentamente e la sua tunica è piena di
venduto ai Romani.
fuliggine.
SECONDO ANZIANO: Non sono venduto, ma sono meno
Bariona entra lentamente, si alzano stupido di te e so veder le cose; quando il nemico è
più forte, so che bisogna chinare la testa.
26 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 27

P R I M O A N Z I A N O : Mi ascoltate, compagni? Siamo caduti PRIMO ANZIANO: Come potremo riuscirci?


così in basso? Fin qui abbiamo ceduto alla forza, ma
è abbastanza, adesso: ciò che non possiamo fare non BARIONA: Perché non ci sarà più nessuno per pagare
10 faremo. Andremo a cercar questo romano da Lévy l'imposta. 0 miei compagni, vedete il nostro stato: i
e lo appenderemo alle feritoie dei bastioni. vostri figli vi hanno abbandonato per scendere in città
e voi avete voluto rimanere, perché siete fieri. E
SECONDO ANZIANO: TU vuoi rivoltarti, tu che non hai Marco, Simone, Balarm, Jéréval, sebbene ancora gio-
nemmeno la forza di un bambino. La tua spada ca- vani, abitano con noi, poiché sono fieri anche loro.
drebbe dal tuo braccio senile al primo colpo e tu ci Ed io, che sono il vostro capo, ho fatto come loro,
faresti massacrare tutti. così come me lo ordinavano i miei antenati. E per-
tanto, ecco: il villaggio è come un teatro vuoto quando
PRIMO ANZIANO: HO detto che farò la guerra io stesso? il sipario è calato e gli spettatori sono andati via. Le
Ce ne sono ugualmente ancora tra noi, che non hanno grandi ombre della montagna si sono estese su di esso.
trentacinque anni. Vi ho riuniti e siamo tutti là, seduti al sole cadente.
Pertanto, ognuno di noi è solo, nel buio, e il silenzio
SECONDO ANZIANO: E tu predichi loro la rivolta ? Tu è intorno a noi, come un muro. Silenzio molto strano:
vuoi che si battano affinché tu possa conservare i il minimo grido di bimbo basterebbe a romperlo, ma
tuoi soldi? avremmo un bel unire i nostri sforzi e gridare tutti in-
sieme, le vostre vecchie voci verrebbero a rompersi
TERZO ANZIANO: Silenzio! Ascoltate Bariona. contro di esso. Siamo incatenati sulla nostra roccia
come vecchie povere aquile. Quelli tra noi che hanno
11 C O R O : Bariona, Bariona, Bariona! Ascoltate Bariona! ancora la giovinezza del corpo sono invecchiati dentro
e il loro cuore è duro come una pietra poiché non
BARIONA: Pagheremo questa imposta.
hanno più nulla da sperare dalla loro infanzia. Non
hanno più nulla da sperare, eccetto la morte. Dunque
IL CORO: Ahimè!
la cosa era già così al tempo dei nostri padri: il vil-
BARIONA: Pagheremo questa imposta. Intanto. Ma nes- laggio agonizza da quando i Romani sono entrati in
suno, dopo di noi, pagherà più imposte in questo vil- Palestina e quello tra noi che procrea è colpevole poi-
laggio. ché prolunga questa agonia. Ascoltate: nel mese scorso
28 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 29

quando sono stato informato della morte di mio co- come il cieco stringe il suo bastone nella mano. Miei
gnato, sono salito sul monte Saron: ho visto dall'alto compagni, richiudete i vostri cuori sulla vostra pena,
il vostro villaggio schiacciato sotto il sole e ho medi- chiudete forte, chiudete stretto poiché la dignità del-
tato nel mio cuore. Ho pensato: non sono mai sceso l'uomo è nella sua disperazione. Ecco la mia deci-
dalla mia aia e pertanto conosco il mondo, poiché sione: noi non ci rivolteremo: un vecchio cane ro-
dove è un uomo, il mondo tutto intero si stringe in- gnoso che si rivolta lo si scaccia con un calcio nella
torno a lui. Il mio braccio è ancora vigoroso, ma sua cuccia. Pagheremo l'imposta affinché le nostre
sono saggio come un vecchio. Ecco che è tempo di donne non soffrano. Ma il villaggio si seppellirà con
interrogare la mia saggezza. Le aquile planavano al di le sue proprie mani. Non faremo più bambini. Ho
sopra della mia testa e nel cielo freddo, guardavo il detto.
nostro villaggio e la sua saggezza mi ha detto: il
mondo non è che una caduta interminabile e molle. Il PRIMO ANZIANO: Che! Più bambini!
mondo non è che una zolla di terra che non smette di
cadere. Gente e cose appaiono improvvisi in un punto BARIONA: Più bambini. Non avremo più rapporti con
della caduta e appena apparsi, sono presi da questa ca- le nostre donne. Non vogliamo più perpetuare la vita,
duta universale; si mettono a cadere, si disgregano e si né prolungare le sofferenze della nostra razza. Non
disfano. 0 compagni la mia saggezza mi ha detto che genereremo più, consumeremo la nostra vita nella me-
la vita è una disfatta, nessuno è vittorioso e tutti sono ditazione del male, dell'ingiustizia e della sofferenza.
vinti; tutto è capitato sempre molto male e la più E poi, in un quarto di secolo, gli ultimi tra noi sa-
grande follia della terra, è la speranza. ranno morti. Forse partirò per ultimo. In questo caso,
quando sentirò venire la mia ora, rivestirò i miei abiti
IL CORO: La più grande follia della terra è la speranza! da festa e mi stenderò sulla grande piazza, il viso ri-
volto verso il cielo. I corvi puliranno la mia carogna
BARIONA: Dunque, miei compagni, non dobbiamo ras- e il vento disperderà le mie ossa. Allora il villaggio
segnarci alla caduta, poiché la rassegnazione è inde- ritornerà alla terra. Il vento farà sbattere le porte delle
gna di un uomo. E c c o perché vi dico: bisogna cac- case vuote, le nostre muraglie di terra cadranno come
ciare dalle vostre anime la disperazione. Quando sono la neve di primavera sui fianchi delle montagne, non
sceso dal monte Saron il mio cuore si è fermato come rimarrà più nulla di noi sulla terra, né nella memoria
un pugno sulla mia pena, la chiudeva forte e saldo, degli uomini.
30 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 31

IL CORO IL CORO: Davanti al Dio della Vendetta e della Collera....

E possibile passare il resto dei nostri giorni senza


L A MOGLIE DI BARIONA: Fermatevi!
vedere il sorriso di un bambino?
Il silenzio ferreo s'infittisce intorno a noi.
Ahimè, per chi dunque lavorerò? SCENA III
Potremmo vivere senza bambini? CORO DEGLI ANZIANI, BARIONA, S A R A

BARIONA: Che cosa? V i lamentate? Osereste dunque BARIONA: Che vuoi Sara?
ancora creare giovani vite con il vostro sangue mar-
cio? Volete rinnovare con uomini nuovi l'intermina- SARA: Fermatevi!
bile agonia del mondo? Quale destino desiderate per
i vostri futuri bambini? Che abitino qui, solitari e BARIONA: Che c'è, Parla!

spennati, con l'occhio fisso come degli avvoltoi in


SARA: Venivo ad annunciarti... Oh Bariona, tu mi hai
gabbia? Oppure che scendano laggiù nelle città, per
maledetta: tu hai maledetto il mio ventre e il frutto
farsi schiavi dei Romani, lavorare a tariffe di fame e
del mio ventre.
finire, forse morire sulla croce. Obbedirete. E mi au-
guro che il nostro esempio sia reso pubblico dapper- BARIONA: Non vuoi dire ... ?
tutto nella Giudea e che sia all'origine di una reli-
gione nuova, la religione del nulla e che i Romani SARA: Si. Sono incinta, Bariona. Venivo a dirtelo,
rimangano i padroni nelle nostre città deserte e che sono incinta da te.
il nostro sangue ricada sulle loro teste. Ripetete,
BARIONA: Ahimè!
dopo me, il giuramento che farò: davanti al Dio della
Vendetta e della Collera, davanti a Geova, giuro di
IL CORO: Ahimè!
non generare. E se manco al mio giuramento, che il
mio bambino nasca cieco, che soffra, che sia un og- S A R A : TU sei entrato in me e tu mi hai fecondato e
getto di derisione per gli altri, e per me di vergogna mi sono concessa a te ed abbiamo pregato insieme
e di dolore. Ripetete, Giudei, ripetete: Geova affinché ci desse un figlio. Ed oggi che lo
32 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 33

porto in me e che la nostra unione è finalmente bene- SARA: Non so. Accetto per lui tutte le sofferenze che
detta, tu mi respingi e tu voti nostro figlio alla morte. soffrirà e pertanto, so che le risentirei tutte nella mia
Bariona, mi hai mentito. Tu mi hai ferita e mi hai carne. Non c'è una spina nel suo cammino che si
fatto sanguinare e ho sofferto sul tuo letto e ho accet- pianterà nel suo piede senza piantarsi nel mio cuore.
tato tutto perché credevo che tu volessi un figlio. Ma Sanguinerò a fiotti i suoi dolori.
vedo ora che mi mentivi e che cercavi semplicemente
il tuo piacere. E tutte le gioie che il mio corpo ti ha BARIONA: Credi che li allevierai con i tuoi pianti?
dato, tutte le carezze che ti ho fatto e ricevute, tutti i Nessuno potrà soffrire per lui le sue sofferenze; per
nostri baci, tutti i nostri abbracci io li maledico a mia soffrire, per morire, si è sempre soli. Quando anche
volta. tu fossi ai piedi della sua croce, sarebbe solo a sudare
la sua agonia. E per la tua gioia che vuoi partorirlo,
BARIONA: Sara! Non è vero, non ti ho mentito. Volevo non per la sua. Non l'ami abbastanza.
un figlio. Ma oggi ho perso ogni speranza e ogni
fede. Questo bambino che ho tanto desiderato e che SARA: LO amo già, comunque possa essere. Ti ho
porti in te, è per lui che non voglio che nasca. Vai scelto tra tutti, sono venuta a te perché eri il più
dallo stregone, ti darà delle erbe e diventerai sterile. bello e il più forte. Ma quello che aspetto, non l'ho
scelto, l'aspetto. Lo amo in anticipo anche se fosse
SARA: Bariona, ti prego. brutto, anche se fosse cieco, anche se la vostra male-
dizione dovesse coprirlo di lebbra, l'amo in anticipo,
BARIONA: Sara, sono signore del villaggio e padrone questo bambino senza nome, senza viso, figlio mio.
della vita e della morte. Ho deciso che la mia fami-
glia si estinguerà con me. Va. E non aver rimpianti; BARIONA: Se l'ami, abbi pietà di lui. Lascialo dormire
avrebbe sofferto e ti avrebbe maledetta. del sonno calmo di quelli che non sono ancora nati.
Vuoi dunque dargli come patria la Giudea schiava?
SARA: Anche se fossi sicura che mi tradirà, che morirà Per dimora, questa roccia gelata e ventosa? Per tetto,
sulla croce come i ladri, maledicendomi, lo partorirei questo fango pieno di crepe? Per compagni quei vecchi
ugualmente. tristi? E per famiglia, la nostra famiglia disonorata?

BARIONA: Ma perché? Perché? SARA: Voglio dargli pure il sole e l'aria fresca e le
34 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 35

ombre violette della montagna e il riso delle ragazze. LELIO: Passavo, signori, e ho colto la vostra discus-
Ti prego, lascia nascere un bambino, lascia ancora una sione. Hem! Permettetemi, capo, di appoggiare gli ar-
volta che si tenti una nuova possibilità per il mondo. gomenti della vostra sposa e di esporvi il punto di vi-
sta romano. La Signora, se volete credermi, fa prova
BARIONA: Taci. È una trappola. Si crede sempre che di un senso squisito delle realtà civiche e ciò dovrebbe
sia una sorte da tentare. Ogni volta che si mette un farvi vergogna, capo. Ella ha capito che in questo af-
bambino al mondo, si crede che abbia la sua sorte, e fare, non eravate voi solo in causa e che bisognava
non è vero. I giochi sono fatti in anticipo. La miseria, considerare innanzitutto l'interesse della Società: Roma
la disperazione, la morte lo attendono al varco. tutrice benevola della Giudea, è impegnata in una
guerra che promette di essere molto lunga e il giorno
SARA: Bariona, sono davanti a te come una schiava
verrà, senza dubbio, in cui ella farà appello all'aiuto
davanti al suo Signore e ti devo l'obbedienza. Per-
degli indigeni che ella protegge, arabi, neri, e israeliti.
tanto, so che ti sbagli e che fai male. Non conosco
Che succederebbe allora se non trovasse più che vec-
l'arte della parola e non troverò né le parole né le
chi per rispondere al suo appello? Vorreste che il buon
ragioni che potrebbero confonderti. Ma ho paura da-
diritto soccombesse per mancanza di braccia per difen-
vanti a te: eccoti splendente d'orgoglio e di cattiva
derlo? Sarebbe scandaloso che le guerre vittoriose di
volontà come un'angelo ribelle, come l'Angelo della
Roma dovessero fermarsi per mancanza di soldati.
disperazione, ma il mio cuore non è con te.
Ma, dovessimo vivere in pace per secoli, non dimenti-
cate che allora sarebbe l'industria a reclamare i vostri
Lelio si fa avanti
figli. In cinquant'anni i salari sono aumentati molto,
ciò prova che la mano d'opera è insufficiente. Ag-
SCENA IV giungo che questo obbligo di mantenere i salari così
GLI STESSI - L E L I O alti è un grosso peso per il patronato romano. Se i
Giudei fanno numerosi figli, così che l'offerta del la-
LELIO: Signora, Signori! voro superi infine le richieste, i salari potranno dimi-
nuire considerevolmente e noi svincoleremo così capi-
IL CORO: Il Romano...
tali che potrebbero essere più utili altrove. Fateci ope-
rai e soldati, capo, ciò é vostro dovere. E ciò che la
Si alzano tutti
36 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 37

Signora sentiva confusamente e sono molto lieto di LELIO: Saprò ben impedire ciò.
averle potuto prestare il mio modesto aiuto per spie-
gare il suo sentimento. BARIONA: Come agireste voi, signor Sovraintendente?
Ci getterete in prigione? Sarebbe il mezzo più sicuro
SARA: Bariona, non mi raccapezzo più. Non è affatto per separare l'uomo dalla moglie e farli morire sterili,
quello che volevo dire. ciascuno dalla sua parte.

BARIONA: LO so. Vedi tuttavia quali sono i tuoi alleati LELIO (Terribile): vado. (Calmato): Hem! Vado a rife-
e curva la testa. Donna, questo bambino che vuoi far rirlo al procuratore.
nascere è come una nuova edizione del mondo. Attra-
verso di lui le nubi e l'acqua e il sole e le case e la BARIONA: Davanti al Dio della Vendetta e della Col-
pena degli uomini esisteranno una volta di più. Tu ri- lera giuro di non procreare.
creerai il mondo, si formerà come una crosta spessa e
IL CORO: Davanti al Dio della Vendetta e della Collera
nera intorno ad una piccola coscienza scandalizzata
giuro di non procreare.
che rimarrà là prigioniera, in mezzo alla crosta, come
una lacrima. Capisci quale enorme incongruenza, quale
BARIONA: E se mancassi al mio giuramento, che mio
mostruoso errore di tatto sarebbe condurre il mondo
figlio nasca cieco.
fallito a nuovi esemplari? Fare un figlio è approvare
la creazione dal fondo del proprio cuore, è dire al Dio IL CORO: E se mancassi al mio giuramento, che mio
che ci tormenta: « Signore, tutto è bene e vi rendo figlio nasca cieco.
grazia d'aver fatto l'universo ». Vuoi veramente can-
tare questo inno? Puoi assumerti la responsabilità di BARIONA : Che egli sia un oggetto di derisione per gli
dire: se questo mondo fosse da rifare, lo rifarei proprio altri e per me di vergogna e di dolore.
uguale a com'è? Lascia, mia dolce Sara, lascia. L'esi-
stenza è una lebbra orrenda che ci corrode tutti e i IL CORO: Che egli sia un oggetto di derisione per gli
nostri genitori sono stati colpevoli. Conserva le tue altri e per me di vergogna e di dolore.
mani pure, Sara, e possa tu dire nel giorno della tua
morte: non lascio nessuno dopo di me per perpetuare BARIONA: ECCO. Siamo legati. Andate e siate fedeli al
la sofferenza umana. Andiamo, voi altri, giurate... nostro giuramento.
38 Bariona o il figlio del tuono Secondo Quadro 39

SARA: E se nondimeno fosse la volontà di Dio che noi loro greggi in montagna. E naturalmente, sono state
generassimo? dipinte con cura le ali dell'angelo e l'artista ha fatto
quello che poteva per renderlo meraviglioso. Ma vi
BARIONA: Allora che faccia un segno al suo servitore. dirò la mia idea; le cose non sono andate così. Ci ho
Ma che si affretti, che mi invìi i suoi angeli prima creduto a lungo a questa immagine, finché ci vedevo
dell'alba. Poiché il mio cuore è stanco di attenderlo e ancora chiaro, perché mi abbagliava. Ma dacché non
non ci si separa facilmente dalla disperazione quando ci vedo più, ho riflettuto ed ho cambiato parere. Un
la si è assaporata una volta. angelo, vedete, non deve mostrare volentieri le sue
ali. Avete certamente incontrato degli angeli nella vo-
Sipario
stra vita. E forse ve ne sono tra di voi. Ebbene, avete
mai visto le loro ali? Un angelo è un uomo come voi
IL NARRATORE: Ed ecco. Ecco Bariona che obbliga il e me, ma il Signore ha proteso la sua mano su di lui
Signore a manifestarsi. Ah, non mi piace questo, non e ha detto: ecco ho bisogno di te; per questa volta
mi piace affatto questo. Sapete quello che si dice a farai l'angelo... E il bravo uomo se ne va tra gli altri,
casa mia? Non svegliate il can che dorme. Quando tutto abbagliato, come Lazzaro il risuscitato fra i vi-
Dio rimane tranquillo, va come può ma si rimane tra venti e ha sulla faccia una piccola aria torva, una pic-
uomini, ci si aggiusta, ci si spiega, la vita trascorre cola aria né carne né pesce, perché non riesce a capa-
quotidiana. Ma se Dio si mette a muoversi, patatrac! citarsi di essere un angelo. Nessuno si fida di lui poi-
E come un terremoto e gli uomini cadono ali'indietro ché l'angelo è colui attraverso il quale capita lo scan-
o sul naso e poi, ci vuole il diavolo per ritrovarvisi, dalo. E vi dirò il mio pensiero: quando si incontra un
bisogna ricominciare tutto. E giustamente, nella storia angelo, uno vero, si incomincia col credere che sia il
che io vi racconto, Dio si è sottratto al gioco, ciò non
Diavolo. Per ritornare alla nostra storia vedrei piutto-
è piaciuto a quest'uomo che Bariona tratta così. Sì è
sto le cose in questo modo: è su un altopiano, in
detto: « Di che cosa?... » e durante la notte, ha in-
cima alla montagna, i pastori sono là, attorno ad un
viato il suo angelo sulla terra, a qualche miglio da
fuoco e uno di loro suona l'armonica.
Béthaur. Vi mostrerò l'angelo; guardate bene e intanto
la musica.... Vedete tutti questi buoni uomini che stra-
// sipario si alza
mazzano al suolo, sono dei pastori che pascolavano le
TERZO QUADRO
Sulla montagna al di sopra di Béthaur

SCENA I
SIMONE SUONA L'ARMONICA

IL VIANDANTE: Buona notte, ragazzi!

SIMONE: Eh, chi è là!

IL VIANDANTE: È Piero, il falegname di Ebron. Ritorno


da casa vostra.

SIMONE: Salve, vecchio mio, la notte è mite, eh?

IL VIANDANTE: Persino troppo mite. Non mi piace così.


Camminavo al buio, sulla roccia dura e sterile e cre-
devo di attraversare un giardino pieno di fiori enormi
e riscaldati dal sole alla fine del pomeriggio, sai
quando vi lasciano al naso tutto il loro profumo.
Sono contento di avervi trovato, mi sentivo più solo
in mezzo a quella dolcezza che in mezzo a un ura-
gano. E poi ho incontrato sulle strade un odore spesso
come una nebbia.

SIMONE: Che tipo di odore?


42 Bariona o il figlio del tuono Terzo Quadro 43

IL VIANDANTE: Piuttosto buono. Ma mi faceva girare la SIMONE (a parte): È diventato matto, il poveretto...
testa, si sarebbe detto che fosse vivo, come un branco (Forte:) Allora, così venite da Béthaur?
di pesci, come uno stormo di pernici o piuttosto come
quelle grosse nuvole di polline che corrono sulla terra IL VIANDANTE: Si. Ne capitano delle buffe, laggiù.
feconda delle pianure in primavera e che sono a volte
SIMONE: Ah. Ah! Sedetevi e raccontateci per filo e per
così spesse che nascondono il sole. E caduto su di me
segno! Mi piace molto chiacchierare intorno ad un
improvvisamente e lo sentivo fremere intorno a me;
grande fuoco, ma non vediamo mai nessuno noi altri
ne ero completamente imbrattato di pece.
pastori. Questi dormono e quei due là che vegliano
con me non hanno conversazione. E Ruth, scommetto,
SIMONE: Avete fortuna. Il vostro odore non è salito
eh! Suo marito l'avrà sorpresa con Chalem? Ho sem-
fino a noi e non sento che il profumo naturale dei
pre predetto che sarebbe andata a finire male: non si
miei compagni che evoca piuttosto l'aglio e il ca-
nascondevano abbastanza.
prone.

IL VIANDANTE: No! S e foste stato al mio posto avreste IL VIANDANTE: Non ci siete affatto. È Bariona il vostro
capo. Si è rivolto a Dio e gli ha detto: fammi un
avuto paura come me. Scricchiolava, canticchiava, fru-
cenno prima dell'alba, altrimenti proibirò ai miei uo-
sciava tutto dappertutto, alla mia destra, alla mia sini-
mini di avere rapporti con le loro mogli.
stra, davanti a me, dietro di me; si sarebbe detto che
germogli spuntavano da alberi invisibili, si sarebbe
SIMONE: Di avere rapporti con le loro mogli? Testa di
detto che la natura avesse scelto questi altipiani de-
cavolo, è diventato completamente deficiente. Non
serti e gelati per concedersi a se stessa, durante una
sputava tuttavia sulle carezze della sua, se ciò che si
notte d'inverno, la festa magnifica della primavera.
dice è vero. Bisogna che ella gli abbia messo le corna.

SIMONE: Testa di cavolo!


IL VIANDANTE: No.

IL VIANDANTE: C'era della stregoneria là sotto; non mi


SIMONE: E allora?
piace che si senta odore di primavera in pieno in-
verno; c'è un tempo per ogni stagione. IL V I A N D A N T E : Sembra che si tratti di politica.
44 Bariona o il figlio del tuono re rzo Quadro 45

SIMONE: Ah! Se è politica... Ma dite dunque, collega, gna. E poi, se bisognasse riposarsi per qualche tempo,
è una politica ben triste. Non sarei nato, io, se mio non sarei troppo privato; sono stato sempre troppo
padre avesse fatto quella politica. amato per il mio gusto.

IL V I A N D A N T E : È proprio quello che vuole Bariona: im- IL V I A N D A N T E : Andiamo, Dio vi protegga.


pedire ai bambini di nascere.
CAIFA: Berrete un piccolo sorso?
SIMONE: Ah si! Ebbene, se non fossi nato, io, mi sa-
rebbe dispiaciuto. Non è così tutti i giorni come si Certo no! Non sono rassicurato. Non so
IL V I A N D A N T E :

vorrebbe, non ne discuto. Ma vedete: ci sono momenti troppo di ciò che c ' è questa sera sulla montagna, ma
che non sono molto brutti, si strimpella un po' la chi- ho premura di ritornare a casa. Quando gli elementi si
tarra, si beve un piccolo sorso di vino e poi si ve- fanno la festa, non è sicuro essere per strada. Buona
dono, tutto intorno a sé, sulle altre montagne, fuochi sera!
di pastori, molto simili a questi che fanno l'occhio-
lino. Eh, voi altri, sentite? Bariona proibisce ai suoi CAIFA, PAOLO, SIMONE: Buona sera.
uomini di andare a letto con le loro mogli.
CAIFA: Che cosa racconta?
CAIFA: N O ? E con chi andiamo a letto?
SIMONE: Che cosa so io? Ha sentito un odore, perce-
IL VIANDANTE: Con nessuno. pito un certo rumore., frottole.

PAOLO: I poveri diavoli. Diventano arrabbiati. Un silenzio

IL V I A N D A N T E : E voi altri, pastori? Ciò vi riguarda an-


PAOLO: Ha pertanto la testa solida il padre Piero.
che, poiché in fondo, siete di Béthaur.

CAIFA: Bah! È possibile che abbia veramente visto


SIMONE: Bah! Non saremo molto in pena. L'inverno è
qualcosa. Quello che va per le strade fa sovente strani
la stagione morta per gli amori, ma in primavera le
incontri.
fanciulle di Ebron verranno a ritrovarci sulla monta-
46 Bariona o il figlio del tuono Terzo Quadro 47

SIMONE: Qualunque cosa abbia visto mi auguro che PAOLO: È un brutto affare per sua moglie: il fatto è
ciò non salga fin qui. che è un bell'uomo, Bariona!

PAOLO: Di dunque, tu, suonaci qualcosa. CAIFA: E lei dunque! Preferirei averla nel mio letto
piuttosto del fulmine.
Simone suona l'armonica
Una pausa
CAIFA: E poi dopo?

SIMONE: Ehi, là! È tuttavia vero che c ' è attorno a noi


SIMONE: Non ho più voglia di suonare.
una specie di odore che non ci si addice.
Una pausa
CAIFA: Si, è piuttosto forte. E una strana notte. Guar-
date come sono vicine le stelle, si direbbe che il cielo
CAIFA: Non so che cosa tenga le pecore all'erta: dopo sia posato sulla terra e tuttavia fa notte come in un
la discesa della notte, non faccio che sentire le loro forno.
campanelle.
PAOLO: Ci sono notti come questa. Si crede che stiano
PAOLO: E i cani sono nervosi, abbaiano alla luna e per partorire qualcosa, tanto sono pesanti e poi final-
non c'è luna. mente, non esce che un po' di vento all'alba.

Una pausa CAIFA: T U non vi vedi che del vento. Ma notti come
queste sono più ricche di presagi che il mare di pe-
sci. Sette anni fa, me ne ricorderò sempre, vegliavo
CAIFA: Non riesco a capacitarmi: Bariona proibisce i in questo stesso posto ed era una notte da far driz-
rapporti degli uomini con le mogli. Bisogna che sia zare i capelli sulla testa; si sentiva gridare e gemere
ben cambiato poiché una volta era un famoso don- da tutte le parti, l'erba era coricata come se il vento
naiolo e ce n'è più di una nelle fattorie intorno a B é - l'avesse calpestata con i suoi zoccoli, però non c'era
thaur che deve ricordarsi. affatto vento. Ebbene l'indomani mattina quando sono
48 Bariona o il figlio del tuono Terzo Quadro 49

rientrato a casa, la vecchia mi ha informato che il SIMONE: Oh, là, là! Se si svegliassero gli altri? C'è
padre era morto. vicino a me qualcosa di tenero e caldo che si strofina,
come la domenica quando prendo il gatto di casa no-
Simone starnutisce stra sulle ginocchia.

Che cosa c ' è ? CAIFA: Le mie narici traboccano di un odore soave, il


profumo mi sommerge come il mare. E un profumo
SIMONE: È questo profumo che mi solletica le narici.
che palpita, che sfiora e che mi vede, una soavità gi-
Diventa sempre più forte. Ci si crederebbe in una bot-
gante che si spande attraverso la mia pelle fino al
tega di un parrucchiere arabo. Allora, credete che ca-
mio cuore. Sono intirizzito fino al midollo attraverso
piterà qualcosa questa notte?
una vita che non è la mia e che non conosco. Sono
perso in fondo ad un'altra vita, come in fondo ad un
CAIFA: Si.
pozzo, soffoco, sono intriso di profuno, alzo la testa e
SIMONE: Sarà qualche avvenimento considerevole a non vedo più le stelle; le colonne immense di una te-
giudicare dalla forza di questo odore. La morte di un nerezza estranea si alzano intorno a me fino ai cieli e
re almeno. Non mi sento affatto tranquillo, non ho bi- io sono più piccolo di un verme.
sogno che i morti mi facciano dei segni e trovo che i
re potrebbero trapassare senza farlo annunciare alla PAOLO: E vero, non si vedono più le stelle.
sommità delle montagne. Le morti di re sono storie
SIMONE: Passa, l'odore è meno forte.
per occupare gli sfaccendati nelle città. Ma non ab-
biamo bisogno di ciò qui.
CAIFA: Si... passa, sta passando. E finito. Come sono
vuoti ora la terra e i cieli! Andiamo, riprendi la tua
CAIFA: Zitto... Taci.
armonica, andiamo a riprendere la nostra guardia.
SIMONE: Che cosa c ' è ? Non è senza dubbio l'unica meraviglia che vedremo
della notte. Paolo, metti un ceppo nel fuoco, sta per
CAIFA: Si direbbe che non siamo soli. Sento come una spegnersi.
presenza, ma non saprei dire quale dei miei cinque
sensi mi avverte. E tutto schietto e dolce verso di me. Entra l'Angelo
50 Bariona o il figlio del tuono Terzo Quadro 51

SCENA II L'ANGELO: Si. È stato come un pugno. Ora, bisogna


GLI STESSI, L'ANGELO che veda Simone, Paolo, Caifa. Siete voi, non è vero?

L'ANGELO: Posso riscaldarmi un momento? TUTTI E TRE: Si.

PAOLO: Chi siete? L'ANGELO: Ecco Simone, non è vero? Ed ecco Paolo?
E voi, siete Caifa?
L'ANGELO: Vengo da Ebron, ho freddo.
CAIFA: Dove ci avete conosciuto? Siete di Ebron?
CAIFA: Scaldatevi se volete. E se avete sete, ecco del
vino. (Una pausa). Siete salito dal sentiero delle ca- PAOLO: Parola mia, ha l'aria di dormire in piedi.
pre? (Forte:) E voi avete a che fare con noi?

L'ANGELO: Non so. Si, credo. L'ANGELO: Si. Vi ho cercato in mezzo ai vostri greggi
e i vostri cani hanno latrato alla mia vista.
CAIFA: Avete sentito quest'odore che si aggira sulle
strade? SIMONE: (da parte:) Capisco!

L'ANGELO: Quale odore? L'ANGELO: Ho un messaggio per voi.

SIMONE: Un messaggio?
CAIFA: Un odore ... No, se non lo avete sentito, non
c ' è nulla da dire. Avete fame?
L'ANGELO: Si. Scusatemi, la strada è lunga e non so
più cosa avevo da dirvi. Ho freddo. (Con scalpore)
L'ANGELO: No
Signore, la mia bocca è amara e le mie spalle si pie-
CAIFA: Siete pallido come la morte. gano sotto il vostro enorme peso. Vi sostengo, Si-
gnore ed è come se portassi la terra intera. (Agli altri)
L'ANGELO: Sono pallido perché ho ricevuto un colpo. Vi ho fatto paura, non è vero? Ho camminato verso
di voi nella notte, i cani latravano a morte al passag-
CAIFA: Un Colpo? gio ed ho freddo. Ho sempre freddo.
52 Bariona o il figlio del tuono re no Quadro 53

SIMONE: È sempre un povero sciocco. gnore non è niente più che un bambino. Un bambino
che non sa parlare. Ho freddo, Signore, come ho
CAIFA: Taci. E tu, consegnaci il tuo messaggio. freddo. Ma si è abbastanza pianto sulla pena degli an-
geli e sull'immenso deserto dei cieli. Ovunque sulla
L'ANGELO: Il messaggio? Ah sì, il messaggio. Ecco: terra si spargono odori leggeri e tocca agli uomini ral-
svegliate i vostri compagni e mettetevi in cammino. legrarsi. Non abbiate paura di me, Simone, Caifa e
Andrete a Béthaur e griderete alla buona novella. Paolo; svegliate i vostri compagni.

SIMONE: Quale novella? Scrollano i dormienti

L'ANGELO: Aspettate: è a Betlemme, in una stalla.


Aspettate e fate silenzio. C ' è nel cielo un grande PRIMO PASTORE: Homps! Che cosa c ' è ?
vuoto ed una grande attesa, poiché nulla ancora si è
verificato. E c ' è questo freddo nel mio corpo simile SECONDO Lasciatemi dormire. Sognavo che
PASTORE:

al freddo del cielo. In questo momento in una stalla tenevo sulle mie braccia una gentile fanciulla.
c ' è una donna coricata sulla paglia. Fate silenzio poi-
ché il cielo si è svuotato completamente come un TERZO PASTORE: Ed io, sognavo che mangiavo...
grande buco, è deserto e gli angeli hanno freddo. Ah,
TUTTI:
come hanno freddo.
* Perché sottrarci al sonno?
E chi è quello, dal lungo viso smorto che sem-
SIMONE: Non ha affatto l'aria di una bella novella.
bra, come noi, svegliarsi?
CAIFA: Taci.
L'ANGELO: Andate a Béthaur e gridate ovunque: il
Messia è nato. E nato in una stalla a Betlemme.
Un lungo silenzio

TUTTI: Il Messia...
L'ANGELO: Ecco. E nato! Il suo spirito infinito e sacro
è prigioniero in un corpo di bambino tutto sporco e si L'ANGELO: Dite loro: scendete in folla nella città di
stupisce di soffrire e di non sapere. Ecco il nostro si- Davide per adorare il Cristo, vostro Salvatore. E am-
54 Bariona o il figlio del tuono

metterete che troverete un piccolo bambino avvolto


nelle fasce e coricato in una mangiatoia. Tu, Caifa,
va a trovare Bariona che soffre e il cui cuore è pieno
QUARTO QUADRO
di fiele e digli: " P a c e in terra agli uomini di buona
volontà".
Una piazza di Béthaur, di primo mattino
TUTTI: Pace in terra agli uomini di buona volontà.

I PASTORI
SIMONE: Venite, voialtri, sbrighiamoci e faremo uscire
dal letto gli abitanti di Béthaur e godremo del loro Abbiamo lasciato la sommità della montagna,
viso stupefatto. Poiché nulla è più gradito che annun- e siamo scesi tra gli uomini,
ciare una buona notizia. poiché il nostro cuore era pieno di allegria.
Laggiù nelle città dai tetti piatti e dalle case bianche
PAOLO: E chi custodirà le nostre pecore? che non conosciamo e possiamo appena immaginare
in mezzo ad una grande folla di uomini che dormivano,
L'ANGELO: Le custodirò io. distesi sul dorso,
squarciando con il suo piccolo corpo bianco le
TUTTI: Andiamo! Andiamo! Presto. Prendi la tua bor-
tenebre malefiche della notte delle città
raccia e tu, Simone, la tua fisarmonica. Il Messia è
della notte dei crocevia
tra noi. Osanna! Osanna!
e risalendo dalla profondità del nulla
come un pesce dal ventre argentato risale dagli
Escono urtandosi
abissi del mare.
Il Messia è nato per noi!
L'ANGELO: Ho freddo.... Il Messia, il Re della Giudea, colui che ci pro-
mettevano i profeti.
Sipario Il Signore dei Giudei è nato, riportando la gioia
sulla nostra terra.
Ormai l'erba sta per crescere sulla sommità delle
montagne.
E le pecore pascoleranno sole e noi non avremo
56 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 57

più nulla da fare, e ci stenderemo sul dorso tutto perda poiché questa notte è benedetta tra tutte, è fe-
il giorno. conda come il ventre di una donna, è giovane come
Accarezzeremo le ragazze più belle e canteremo la prima notte del mondo, poiché tutto ricomincia dal-
inni in lode del Signore. l'inizio e tutti gli uomini della terra sono ammessi a
Ecco perché abbiamo bevuto e cantato sulla tentare di nuovo la loro sorte.
strada e siamo ubriachi di una ebrezza leggera
simile a quella della danzatrice dal piede di ca- JÉRÉVAH: I romani hanno lasciato la Giudea?
pra che ha a lungo girato al suono dello zufolo.
PAOLO: Scendi! Scendi! Saprai tutto. Noi intanto sve-
Ballano. Simone suona l'armonica gliamo gli altri.

SIMONE: Chalem! Chalem!


CAIFA: Ola! Jérévah preparati ad intraprendere un
viaggio e vieni ad apprendere la buona novella. CHALEM: Si! Esco dal mio letto, ci vedo appena. C'è
il fuoco?
TUTTI: In piedi! In piedi! Jérévah!
SIMONE: Scendi Chalem e vieni ad unirti a noi.
JÉRÉVAH: Che c ' è ? Siete matti? Non si può dormire
tranquilli? Avete deposto le mie preoccupazioni con i CHALEM: Siete folli a svegliare un uomo a questa ora?
miei vestiti ai piedi del mio giaciglio e sognavo di Non sapete con quale impazienza aspettiamo ogni
essere giovane. giorno il sonno, noi altri di Béthaur, il sonno che
sembra la morte?
TUTTI: Scendi Jérévah, scendi! Ti portiamo la buona
S I M O N E : Ormai, Chalem, non vorrai più dormire, cor-
novella.
rerai come un capriolo, anche di notte ai fianchi delle
JÉRÉVAH: Chi siete, voi altri? Ah! Sono i pastori del montagne e raccoglierai dei fiori per fartene una co-
Monte Saron. Che cosa venite a fare al villaggio e rona.
chi custodisce le vostre pecore?
CHALEM: Che cosa canti? Non ci sono fiori sui fianchi
CAIFA: Dio le custodisce. Avrà cura che nessuna si delle montagne.
58 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 59

SIMONE: Ce ne saranno. E spunteranno limoni e aranci LELIO: Giudei! Sapete che il governo...
sulla cima dei monti e non avremo che da tendere la
CAIFA: Villici e pastori, cantano e ballano perché l'età
mano per raccogliere le arance d'oro, grosse come la
dell'oro è venuta!
testa di un bambino. Ti portiamo la buona novella.

TUTTI: (cantando): Il Padre Eterno regna! Che la terra


CHALEM: È stato trovato un concime nuovo? Sono
frema di gioia, che tutte le isole si rallegrino!
stati rivalutati i prodotti della campagna?
Il nuvolone e l'oscurità sono intorno a lui, la giustizia
SIMONE: Scendi! Scendi! E ti diremo tutto! e il giudizio sono la base del suo trono.
Il fuoco arde intorno a lui e infiamma da tutte le
La gente esce a poco a poco dalle case e parti i suoi nemici. Lampi brillano dappertutto.
si raggruppa sulla piazza Il mondo e la terra tremano vedendolo. Le montagne
fondono come cera a causa della presenza del Padre
Eterno, a causa della presenza del Signore di tutta la
IL PUBBLICANO: (appare sulla scala): Che c ' è ? Siete terra.
ubriachi? Sono quarant'anni che non sentivo gridar di I cieli annunciano la sua giustizia e tutti i popoli ve-
gioia per strada. E voi scegliete per gridare il giorno dono la sua gloria. Simone l'ha sentito e si è ralle-
in cui ospito un Romano nella mia casa! E scandaloso! grato e le figlie di Giudea hanno trasalito di alle-
grezza.
PAOLO: I Romani saranno cacciati dalla Giudea a gran Che il mare proclami la sua gioia e la terra e tutti
calci nel sedere e noi appenderemo i pubblicani coi quelli che la abitano.
piedi su bracieri ardenti. Che i fiumi gorgoglino e che le montagne cantino.
Poiché il Padre Eterno viene per giudicare la terra,
IL PUBBLICANO: È la rivoluzione! È la rivoluzione! giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con
equità!
LELIO: (in pigiama con il suo elmetto): Hem! Che
cosa c ' è ? BARIONA: (entra): Cani! Dunque non siete felici che
quando venite ingannati con parole di miele? Non
IL P U B B L I C A N O : È la rivoluzione! è la rivoluzione! avete abbastanza cuore nel petto per guardare la verità
60 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 61

in faccia? 1 vostri canti mi strappano le orecchie e le metterò la mia dignità nel mio odio, terrò un conto
vostre danze di donna ubriaca mi fanno vomitare di esatto di tutte le mie sofferenze e di quelle degli altri
disgusto. uomini. Voglio essere il testimone e la bilancia della
pena di tutti; la raccolgo e la conservo in me come
LA FOLLA: Ma Bariona, Bariona! Il Cristo è nato! un blasfemo. Simile ad una colonna d'ingiustizia, mi
voglio drizzare contro il cielo; morirò solo e irrecon-
BARIONA: Il Cristo! Poveri pazzi! Poveri ciechi! ciliato e voglio che la mia anima salga verso le stelle
come un clamore di rame, un clamore irritato.
CAIFA: Bariona, l'Angelo mi ha detto: và a trovare
Bariona che soffre e il cui cuore è pieno di fiele e C A I F A : Fà attenzione, Bariona! Dio ti ha fatto un
digli: Pace sulla terra agli uomini di buona volontà! cenno e tu rifiuti di capirlo.

BARIONA: Ah! La buona volontà! La buona volontà BARIONA: Quand'anche l'Eterno mi avesse mostrato il
del povero che muore di fame senza lagnarsi sotto la suo volto tra le nuvole io rifiuterei ugualmente di sen-
scala del ricco! La buona volontà dello schiavo che si tirlo poiché sono libero, e contro un uomo libero, Dio
flagella e dice: Grazie! La buona volontà dei soldati stesso non può nulla. Può ridurmi in polvere o infiam-
che si spingono al massacro e che si battono senza marmi come una torcia, può fare che io mi contorca
sapere perché! Il fatto è che non è qui il vostro an- nelle sofferenze come il sarmento nel fuoco, ma non
gelo, e non fa le sue commissioni lui stesso. Gli ri- può nulla contro questo pilastro di bronzo, contro que-
sponderei: non c'è pace per me sulla terra; e io vo- sta colonna inflessibile: la libertà dell'uomo. Ma,
glio essere un uomo di cattiva volontà! prima di tutto, imbecilli, da cosa comprendete che mi
abbia fatto un cenno? Eccovi ben creduli. Appena que-
La folla rimprovera sti hanno raccontato la loro storia vi precipitate nella
credulità, come se si trattasse di depositare il vostro
risparmio nelle casse di una banca della città. Ve-
La cattiva volontà! Contro gli dei, contro gli uomini, diamo, tu, Simone, il più giovane dei pastori, avvici-
contro il mondo, ho corazzato il mio cuore di una nati, hai l'aria più ingenua degli altri: mi racconterai
triplice corazza. Non chiederò grazia e non dirò gra- fedelmente i fatti tali e quali sono successi. Chi ha
zie. Non piegherò il ginocchio davanti a nessuno, annunciato la buona novella?
62 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 63

SIMONE: Eh! Signore, era un angelo. BARIONA: Perbacco! Bell'affare. C'è ora una grande
folla a Betlemme, a causa del censimento. Gli alber-
BARIONA: Da che cosa sai che era un angelo?
ghi rifiutano la gente, numerosa è la gente che dorme
all'aperto e nelle stalle. Voglio scommettere che tro-
SIMONE: È a causa della grande paura che ho avuto.
verete più di venti poppanti nelle mangiatoie. Non
Quando si è avvicinato al fuoco, ho pensato di cadere
avrete che l'imbarazzo della scelta.
sul di dietro.

BARIONA: Si. E come era quest'angelo? Aveva grandi LA FOLLA: E pertanto vero.
ali spiegate?
BARIONA: E poi? Che ha fatto in seguito il vostro angelo?
SIMONE: Certo che no. Aveva l'aria di avere due sem-
bianze e barcollava sulle sue gambe. Aveva freddo. SIMONE: Se n'è andato.
Ah! Il poveretto come aveva freddo!
BARIONA: Andato? È sparito, vuoi dire? Se n'è andato,
BARIONA: Bell'inviato dal cielo, certamente. E quale in fumo, come sono avvezzi i suoi simili?
prova vi ha dato di ciò che annunciava?
SIMONE: NO, no. È partito sui suoi due piedi, zoppi-
SIMONE: Ebbene... Egli ha... Egli ha... Non ha affatto cando un po', in un modo molto naturale.
dato prove.
BARIONA: Ed ecco il vostro angelo, o teste folli! Allora
BARIONA: Che cosa? Non il minimo miracolino? Non è sufficiente che dei pastori ubriachi di vino incontrino
ha cambiato il fuoco in acqua? Nemmeno fatto fiorire sulla montagna un semplice di spirito che farnetica loro
l'estremità dei vostri talloni? non so che cosa sulla venuta del Cristo, ed eccovi a
bocca aperta di gioia e gettare i vostri cappelli in aria?
SIMONE: Non abbiamo pensato di chiederglielo e mi
dispiace poiché ho brutti reumatismi che mi tormen- PRIMO ANZIANO: Ahimè, Bariona, è da tanto che l'a-
tano la coscia e avrei dovuto, mentre c'era, pregarlo spettiamo!
di liberarmene. Parlava malvolentieri. Ci ha detto: an-
date a Betlemme, cercate la stalla e vi troverete un BARIONA: Chi aspettate? Un re, un potente della terra
bambino avvolto in fasce. che apparirà in tutta la sua gloria e attraverserà il
64 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 65

cielo come una cometa, preceduto dallo squillo delle Betlemme e faranno laggiù una gazzarra che mi pro-
trombe. E che cosa vi viene dato? Un bambino po- curerà delle storie. E se li disinganno, persevereranno
vero, tutto sporco che vagisce in una stalla con dei con tanta più forza nel loro abominevole errore di ieri
fili di paglia tra le fasce. Ah! Il bel re! Andate, scen- e non faranno più bambini. Che fare? Ehm! La cosa
dete, scendete a Betlemme, certamente, ciò vale il migliore è di non dire nulla e di lasciare che gli av-
viaggio. venimenti seguano il loro corso naturale. Ritorniamo e
fìngiamo di non aver sentito nulla.
L A FOLLA: Ha ragione! Ha ragione!
JÉRÉVAH: Andiamo, ritorniamo a casa! Abbiamo il
BARIONA: Ritornate a casa, brava gente e in futuro tempo di fare un piccolo sonno. Sognerò che sono fe-
mostrate più buon senso. Il Messia non è venuto e se lice e ricco. E nessuno potrà rubarmi i miei sogni.
volete che vi dica, non verrà mai. Questo mondo è
una caduta interminabile, lo sapete bene. Il Messia, // giorno spunta a poco a poco. La folla si dispone a
sarebbe qualcuno che fermerebbe questo crollo, che lasciar la piazza. Musica
rovescerebbe improvvisamente il corso delle cose e
farebbe rimbalzare il mondo in aria come una palla.
CAIFA: Attendete, dunque, voi altri, attendete. Cosa è
Allora si vedrebbero i fiumi risalire dal mare fino
questa musica? E chi dunque viene verso di noi, così
alle sorgenti, i fiori spunterebbero sulla roccia e gli
ben vestito?
uomini avrebbero le ali e noi nasceremmo vecchi per
ringiovanire in seguito fino all'infanzia. E l'universo JÉRÉVAH:Sono dei re d'Oriente, tutti fregiati d'oro.
di un folle che qui immaginate. Non ho che una cer- Non ho mai visto nulla di così bello.
tezza; che tutto cadrà sempre: i fiumi nel mare, i po-
poli antichi sotto il dominio dei popoli giovani, le im- IL PUBBLICANO (a Lelio): Ho visto dei re riuniti all'e-
prese umane nella decrepitezza, e noi altri nell'infame sposizione coloniale di Roma quasi venti anni fa.
vecchiaia. Ritornate a casa.
PRIMO ANZIANO: Sistematevi al fine di far loro posto.
LELIO (al pubblicano): Non credo che mai un funzio- Poiché il corteo viene da queste parti.
nario si sia trovato davanti ad un caso più imbaraz-
zante. E se non li disinganno, scenderanno in massa a Entrano i Re Magi
66 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 67

MELCHIORRE: Buona gente, chi comanda qui? JÉRÉVAH: Cattivo pastore, ci hai mentito, tu volevi
farci crepare, hem! su questa roccia sterile e durante
BARIONA: Sono ÌO. questo tempo, quelli delle terre basse avrebbero gioito,
soddisfatti di Nostro Signore.
MELCHIORRE: Siamo ancora lontani da Betlemme?
BARIONA: Poveri idioti! Credete ciò perché sono fre-
BARIONA: È a venti miglia. giati d'oro.

MELCHIORRE: Sono lieto di aver finalmente incontrato CHALEM: E tua moglie? Guardala, guardala. E dici che
qualcuno per informarmi. Tutti i villaggi dei dintorni non ci crede affatto. Poiché tu l'hai imbrogliata come noi.
sono deserti, poiché i loro abitanti sono partiti per
adorare il Cristo. LELIO (al pubblicano): Eh, Eh! Gira male per il nostro
avvoltoio arabo. Ho fatto bene a* non immischiar-
TUTTI: Il Cristo! Allora è vero? Il Cristo è nato? mene.

SARA (che si è mescolata con la folla): Ah, diteci, di- Seguiamo i Re Magi! Scendiamo con loro a
LA FOLLA:

teci che è nato e riscaldate il nostro cuore. E nato il Betlemme!


bambino divino. C'è stata una donna che ha avuto
questa fortuna! Ah, donna doppiamente benedetta! BARIONA: Non ci andate! Finché sarò il vostro capo,
non ci andrete.
BARIONA: Anche tu Sara? Anche tu?
BALDASSARRE: Dunque? Impedite ai vostri uomini di
BALDASSARRE: Il Cristo è nato! Abbiamo visto la sua andare ad adorare il Messia?
stella alzarsi ad oriente e l'abbiamo seguita.
BARIONA: Non credo più al Messia né a tutte le vostre
TUTTE II Cristo è nato! frottole. Voi altri i ricchi, i re, vedo chiaro nel vostro
gioco. Ingannate i poveri con corbellerie perché stiano
PRIMO ANZIANO: TU ci imbrogliavi, Bariona, tu ci im-
tranquilli. Ma vi dico che non mi ingannerete. Abi-
brogliavi! tanti di Béthaur, non voglio più essere il vostro capo,
68 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 69

perché avete dubitato di me. Ve lo ripeto per l'ultima Tu soffri e pertanto il tuo dovere è di sperare. È tuo
volta: guardate la vostra disgrazia in faccia, poiché la dovere di uomo. È per te che il Cristo è disceso sulla
dignità dell'uomo è nella sua disperazione. terra. Per te più che per qualsiasi altro, poiché soffri
più di qualunque altro.
BALDASSARRE: Sei sicuro che non è piuttosto nella sua L'Angelo non spera perché gioisce della sua gioia
speranza? Non ti conosco affatto, ma vedo nel tuo e Dio gli ha, in anticipo, dato tutto e il ciottolo non
viso che hai sofferto e vedo anche che ti sei compia- spera di più, poiché vive stupidamente in un presente
ciuto del tuo dolore. I tuoi tratti sono nobili, ma i perpetuo. Ma quando Dio ha plasmato la natura del-
tuoi occhi sono a metà chiusi e le tue orecchie sem-
l'uomo, ha creato insieme la speranza e la preoccupa-
brano tappate, c'è nel tuo viso il peso che si incontra
zione. Poiché l'uomo, vedi, è sempre molto di più di
su quelli del cieco e del sordo; tu rassomigli a uno di
quel che è. Vedi questo uomo, tutto appesantito dalla
quegli idoli tragici e cruenti che adorano i poveri pa-
sua carne, radicato sul luogo dai suoi due grandi piedi
gani. Un idolo selvatico dalle ciglia abbassate, cieco e
e tu dici, stendendo la mano per toccarlo: è là. E ciò
sordo alle parole umane e che non ascolta che i con-
non è vero: ovunque sia, un uomo, Bariona, è sempre
sigli del suo orgoglio. Pertanto, guardaci: abbiamo
altrove. Oltre le cime violette che tu vedi di qui, a
sofferto anche noi, e siamo saggi tra gli uomini. Ma
Gerusalemme; a Roma, oltre questa giornata glaciale,
quando questa nuova stella è comparsa abbiamo la-
domani. E tutti questi che ti circondano, sarà difficile
sciato senza esitare i nostri regni e l'abbiamo seguita
che siano ancora qui: sono a Betlemme in una stalla,
e andiamo ad adorare il nostro Messia.
attorno al piccolo corpo caldo di un bambino. E tutto
questo avvenire di cui l'uomo è plasmato, tutte le
BARIONA: Ebbene: andate ed adoratelo. Chi ve lo im-
cime, tutti gli orizzonti violetti, tutte queste città me-
pedisce, che cosa c'è tra voi e me?
ravigliose che bazzica senza mai averci messo i piedi:
BALDASSARRE: Quale è il tuo nome? è questa la Speranza. È la Speranza. Guarda i prigio-
nieri che sono davanti a te, che vivono nel fango e
BARIONA: Bariona. E dunque? nel freddo. Sai quello che vedresti se potessi seguire
la loro anima? E colline e i dolci meandri di un
BALDASSARRE: TU soffri Bariona.
fiume e delle vigne e il sole del Sud, le loro vigne e
il loro Sole. È laggiù che essi sono. E le vigne dorate
Bariona alza le spalle
70 Bariona o il figlio del tuono Quarto Quadro 71

di settembre, per un prigioniero intirizzito e coperto di di lui e griderà: Dagli! Ma a chi spera, tutto gli sorride
parassiti, questa è la Speranza. La Speranza è il me- e il mondo è dato come un regalo. Andiamo, guardate
glio di essi. E tu, vuoi privarli delle loro vigne e dei se dovete rimanere qui o decidetevi a seguirci.
loro campi e dello splendore delle colline lontane,
vuoi lasciar loro solo il fango e i pidocchi e la ruta- TUTTI: Ti seguiremo.
baga, vuoi dar loro il presente spaventato della bestia.
Poiché è la tua disperazione: ruminare l'istante che BARIONA: Fermatevi! Non partite! Ho ancora da par-
passa, guardare tra i tuoi piedi con un occhio ranco- arvi !
roso e stupido, strappare la tua età dall'avvenire e ri-
Escono spingendosi
chiuderla in cerchio intorno al presente. Allora non
sarai più un uomo, Bariona, non sarai che una pietra
dura e nera sulla strada. Sulla strada passano delle ca- Tu Jèrèvah! Sei stato il mio compagno una volta e tu
rovane, ma la pietra resta sola e irrigidita come un
mi credevi sempre sulla parola. Non hai più fiducia
limite nel suo risentimento.
in me?

BARIONA: TU vaneggi vecchio.


JÉRÉVAH: Lasciami: tu ci hai ingannati.

BALDASSARRE: Bariona, è vero che siamo molto vecchi


Se ne va.
e molto sapienti e conosciamo tutto il male della
terra. Pertanto quando abbiamo visto questa stella nel
cielo, i nostri cuori hanno gioito come quelli dei bam-
bini e siamo diventati bambini e ci siamo messi in BARIONA: E tu l'Anziano, eri sempre del mio parere
cammino, poiché volevamo compiere il nostro dovere nei Consigli.
di uomini che sperano.
Chi perde la speranza, Bariona, sarà cacciato dal suo L'ANZIANO: Eri il capo, allora... Oggi, non sei più
villaggio, sarà maledetto e le pietre del cammino gli nulla. Lasciami passare.
saranno più spigolose e i rovi più pungenti e il fardello
che porta più pesante e tutte le disgrazie si abbatte- BARIONA: Ebbene partite! Partite, poveri pazzi. Vieni,
ranno su di lui come api irritate, ed ognuno si befferà Sara, rimarremo soli qui ...
Quarto Quadro 73
72 Bariona o il figlio del tuono

SARA: Bariona, io li seguo. lungo, abbandonato su questa roccia sterile, io che


non ho mai chiesto di nascere e voglio essere il tuo
BARIONA: Sara! (Una pausa). Il mio villaggio è morto, rimorso.
la mia famiglia è disonorata, i miei uomini mi abban-
Sipario
donano. Non credevo di poter soffrire di più e mi
sbagliavo. Sara, è da te che mi è venuto il colpo più
duro. Tu non mi amavi dunque?

SARA: Ti amo Bariona. Ma capiscimi. Laggiù c ' è una


donna felice e soddisfatta, una madre che ha partorito
per tutte le madri, ed è come un permesso che mi ha
donato: il permesso di mettere al mondo il mio bam-
bino. Voglio vederla, vederla, questa madre felice e
sacra. Ha salvato il mio bambino, nascerà ora, lo so.
Dove, poco importa. Ai margini del sentiero o in una
stalla, come il suo. E so anche che Dio è con me.
(Timidamente). Vieni con noi, Bariona.

BARIG-NA: NO, fa quel che vuoi.

SARA: Allora, addio!

BARIONA: Addio (Una pausa). Sono partiti, Signore, tu


ed io, siamo soli. Ho conosciuto molte sofferenze, ma
è stato necessario che io vivessi fino a questo giorno
per gustare il sapore amaro dell'abbandono. Ahimè,
come sono solo! Ma tu non sentirai, Dio dei Giudei,
un solo lamento dalla mia bocca. Voglio vivere a
QUINTO QUADRO

Davanti alla casa dello stregone

SCENA I
BARIONA (solo): Un Dio, trasformarsi in uomo! Che
racconto da balia! Non vedo ciò che potrebbe tentarlo
nella nostra condizione umana. Gli Dei stanno in
cielo, tutti occupati a gioire di sé stessi. E se capi-
tasse loro di scendere fra noi, sarebbe sotto qualche
forma brillante e fugace, come una nube purpurea o
un lampo. Un Dio si trasformerebbe in uomo? L'onni-
potente in mezzo alla sua gloria, contemplerebbe quei
pidocchi che brulicano sulla vecchia crosta della terra
e la sporcano con i loro escrementi, e direbbe: voglio
essere uno di quei parassiti? Lasciatemi ridere. Un
Dio assoggettarsi a nascere, a rimanere nove mesi
come una fragola di sangue? Arriveranno alle prime
ore della notte poiché le donne che sono con loro ri-
tarderanno il loro cammino... Ebbene, che vadano
dunque a ridere e a gridare sotto le stelle e a sve-
gliare Betlemme addormentata. Le baionette romane
non tarderanno a picchiare loro le natiche e a raffred-
dare il loro sangue.

Entra Lelio
76 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 77

SCENA II abitanti. La montagna intera è in visita a Betlemme.


LELIO - BARIONA Rientrerò a casa, a piedi. E voi? Resterete solo qui?

LELIO: Ah! Ecco il capo Bariona. Sono contento di BARIONA: Si.

vedervi, capo. Si, Si, molto felice. Dissensi politici


hanno potuto separarci, ma, ora, non rimaniamo che LELIO: E una avventura incredibile.
noi due in questo villaggio deserto. Il vento si è al-
zato e fa battere le porte. Ce ne sono che si aprono BARIONA: Non c ' è di incredibile che la stoltezza degli
da sole, sei grandi buchi neri. Ciò dà il brivido. Ab- uomini.
biamo tutto l'interesse a ravvicinarci.
LELIO: Si; ehi! Non ci credete a questo Messia voi?
BARIONA: Non ho paura delle porte che sbattono e voi (Bariona alza le spalle). Si, evidentemente. Ho, ciono-
avete Lévy il Pubblicano per tenervi compagnia. nostante, voglia di andare a fare un piccolo giro in
quella stalla. Non si sa mai: quei Magi avevano l'aria
LELIO: Eh, no, giustamente riderete: il vecchio Lévy
così convinta.
ha seguito i vostri uomini prendendo a prestito da me
il mio asino. Sarò ridotto a rientrare a piedi. (Bariona BARIONA: Allora anche voi, vi lasciate impressionare
ride.). Ehi, ehi! E molto ridicolo, infatti. E... che cosa dalle uniformi? Però, dovreste esserci abituati, voi al-
pensate di tutto ciò, capo?
tri, Romani.

BARIONA: signor Sovraintendente, stavo per farvi la


LELIO: Ehi! Sapete, abbiamo, a Roma, un altare per
stessa domanda.
gli dei sconosciuti. E una misura di prudenza che ho
sempre approvato e che mi detta il mio comporta-
LELIO: Oh! Io... Vi hanno piantato in asso, ehi!
mento presente. Un dio in più non può farci male, ne
BARIONA: Dipendeva soltanto da me seguirli. Andate a abbiamo già tanti. E ci sono abbastanza buoi e capre
proseguire il vostro viaggio, signor Sovraintendente? nel nostro Impero da bastare a tutti i sacrifici.

LELIO: Ohibò! Non vale più la pena poiché sembra che BARIONA: Se un Dio si fosse fatto uomo, per me, gli
tutti i villaggi della montagna si siano svuotati dei loro vorrei bene ad esclusione di tutti gli altri, e ci sarebbe
78 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 79

come un legame di sangue tra lui e me e non avrei BARIONA: In realtà sarà comico. E cosa farete se ver-
abbastanza della mia vita per provargli la mia ricono- rete licenziato?
scenza: Bariona non è un ingrato. Ma quale Dio sa-
rebbe abbastanza folle per ciò? Non il nostro certa- LELIO: Mi ritirerò a Mantova, è la mia città natale. Vi
mente. Si è sempre mostrato piuttosto distaccato. confesso che lo desidererei molto; ciò mi capita un pò
più spesso di quanto non pensassi, ecco tutto.
LELIO: Si dice a Roma che Giove di tanto in tanto
prende la forma umana quando ha individuato dal- BARIONA: E Mantova è certamente una città d'Italia
l'alto dell'Olimpo qualche specie di pulzella. Ma non molto grande, tutta cinta di fabbriche?
ho bisogno di dirvi che non ci credo.
LELIO: Pensate! È una piccolissima città al contrario.
BARIONA: Un Dio-Uomo, un Dio fatto della nostra È tutta bianca, nella vallata, sulla riva di un fiume.
umile carne, un Dio che accetterebbe di conoscere
quel gusto di sale che c'è in fondo alle nostre bocche BARIONA: Che cosa? Niente fabbriche? Non la più pic-
quando il mondo intero ci abbandona, un Dio che ac- cola segheria meccanica? Ma vi annoierete a morte.
cetterebbe in anticipo di soffrire ciò che soffro oggi... Rimpiangerete Betlemme.
Andiamo, è una follia.
LELIO: Caspita, no. Vedete, Mantova è celebre in Ita-
LELIO: Si, ehi! Andrò lo stesso a fare un giro laggiù, lia, perché vi alleviamo le api. Molte api. Mio nonno
non si sa mai. E poi avremo particolarmente bisogno era così conosciuto dalle sue che non lo pungevano
degli dei, noi altri due, poiché d'altronde, avete perso quando veniva a prendere il loro miele. Esse volavano
il vostro posto e io rischio il mio. incontro a lui e si posavano sulla testa e nelle pieghe
della sua toga; non prendeva né guanto né maschera.
BARIONA: Rischiate il vostro? Ed io stesso, me ne intendo abbastanza, lo confesso.
Ma non so se le mie api mi riconosceranno quando
LELIO: Eh, perbacco! Immaginatevi questa valanga di ritornerò a Mantova. Sono sei anni che non ci vado.
montanari dalle gambe corte che precipita sulle strade Facciamo del buon miele, sapete, verde, bruno, nero
di Betlemme. Mi fa male soltanto a pensarci. Il pro- e giallo. Ho sempre sognato di scrivere un trattato di
curatore non me lo perdonerà mai. apicoltura. Perché ridete?
80 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 81

BARIONA: Perché penso ai discorsi di questo vecchio 0 S T R E G O N E : Non sono un profeta e non sono ispirato

folle: l'uomo è un eterno altrove, l'uomo è la Speranza. agli dei. Leggo nei tarocchi e nel fondo di caffè e la
Anche voi, signor Sovraintendente avete il vostro Al- ia scienza è tutta terrestre.
trove, avete la vostra Speranza. Ah! Quel bel fiorellino
blu e come vi dona. Ebbene andate, signor Sovrainten- E L I O : Ebbene, diteci dunque: chi è questo Messia che

dente, andate a far il miele a Mantova. Vi saluto. uota tutti i villaggi di montagna come un aspiratore
lettrico.
LELIO: Addio.
ARIONA: Perbacco no! Non voglio più sentire parlare
Lo Stregone esce dalla sua casa di questo Messia. Riguarda i miei compatrioti. Mi
hanno abbandonato e li abbandono a mia volta.

SCENA III
LELIO: Lasciate dunque, mio caro, lasciate dunque
LO STREGONE, LELIO, BARIONA
are. Può darci informazioni interessanti.
Lo STREGONE: Signori, vi saluto.
*ARIONA: A vostro piacimento.
BARIONA: Sei qui, vecchio farabutto? Non sei partito
ELIO: V à a raccontare la tua storia. E avrai questa
con gli altri?
borsa se sarò contento.
«

L o S T R E G O N E : Le mie vecchie gambe sono troppo de-


L o S T R E G O N E : E che sono un po' a disagio quando si
boli, signore.
tratta delle cose divine; queste non sono di mia compe-
LELIO: Chi è?
tenza. Preferirei che mi interrogaste sulla fedeltà della vo-
stra donna, per esempio, sarebbe più di mio compito.
BARIONA: È il nostro stregone, un volpone che cono-
sce il suo mestiere. Ha predetto con due anni di anti- ELIO: Ehi! La mia donna è fedele, buon uomo. È un
cipo la morte di suo padre. articolo di fede. La moglie di un funzionario romano
non deve essere sospettata. Del resto se la conoscete,
LELIO: Ancora un profeta. Non c'è che quello da voi. sapreste che i bridges, i laboratori di cucito e le pre-
82 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 83

sidenze di comitati femminili occupano tutta la sua at- Lo STREGONE: Dice loro: « Date a Cesare quello che
tività. appartiene a Cesare ».

Lo STREGONE: È perfetto, mio signore. In questo caso LELIO: Ecco, chi mi piace molto.
mi sforzerò di parlarvi del Messia. Ma scusatemi,
BARIONA: E a me ciò non piace affatto. E un venduto
conviene dapprima che entri in trance.
il vostro Messia.
LELIO: Sarà lungo?
Lo STREGONE: Non riceve denaro da nessuno. Vive
Lo STREGONE: No. È una piccolissima formalità. Il molto modestamente. Fà qualche piccolo miracolo. Cam-
tempo di danzare un po' e di stordirmi di tam-tam. bia l'acqua in vino a Cana. Farei altrettanto: è una que-
{Danza suonando il tam-tam). stione di polveri. Risuscita uno di nome Lazzaro.

LELIO: Un compare. E poi? Un po' d'ipnotismo, senza


LELIO: Veri selvaggi.
dubbio?
Lo STREGONE: Vedo! Vedo! Un bambino in una stalla.
Lo STREGONE: Suppongo. C'è una storia di piccoli pani.
LELIO: E poi?
BARIONA: Vedo il tipo. E poi?
Lo STREGONE: E poi cresce. "
Lo STREGONE: È tutto in quanto ai miracoli. Sembra
farli a malincuore.
BARIONA: Evidentemente.

BARIONA: Perbacco. Non deve sapere come fare. E


Lo STREGONE {irritato): Non è così evidente. C'è molta
poi? Che cosa dice?
mortalità infantile tra i giudei. Scende tra gli uomini e
dice loro: sono il Messia. Si rivolge soprattutto ai
Lo STREGONE: Dice: "Colui che vuole guadagnare la
bambini dei poveri.
propria vita, la perderà".

LELIO: Predica loro la rivolta? LELIO: Molto bene.


84 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 85

L o S T R E G O N E : Dice che il regno di suo Padre non è Lo STREGONE: Questo non sarà dimenticato tanto pre-
quaggiù. sto! Vedo invece un grande raggruppamento di na-
zioni attorno ai suoi discepoli. E la sua parola è por-
LELIO: Perfetto. Ciò fa prendere pazienza. tata al di là dei mari fino a Roma e più lontano fino
alle foreste tenebrose della Gallia e della Germania.
L o S T R E G O N E : Dice anche che è più facile per un cam-
mello passare attraverso la cruna di un ago che per un BARIONA: Che cosa dunque li rallegra tanto? La sua
ricco entrare nel regno dei cieli. vita fallita o la sua morte ignominiosa?

LELIO: Ciò è meno buono. Ma lo scuso: se si vuole Lo STREGONE: Credo che sia la sua morte.
riuscire presso il popolino si deve ricorrere a punzec-
chiare un pò il capitalismo. L'essenziale del resto è BARIONA: La sua morte! Perbacco, se fosse possibile
che lasci ai ricchi il regno della terra. impedire ciò... Ma no, che se la sbroglino. L'avranno
voluto. (Una pausa) Miei uomini! I miei uomini,
BARIONA: E dopo? Che gli succede?
avranno voluto unire le loro grosse dita nodose e in-
ginocchiarsi davanti ad uno schiavo morto sulla croce.
Lo STREGONE: Soffre e muore.
Morto senza neppure un grido di rivolta, esalando un
BARIONA: Come tutti. sospiro, un dolce rimprovero stupito. Morto come un
topo preso nella trappola. E i miei uomini, i miei uo-
L o S T R E G O N E : Più di tutti. È arrestato, trascinato da- mini, secondo me, vanno ad adorarlo. Andiamo, date-
vanti ad un Tribunale, denudato, frustato, deriso da gli la sua borsa e che sparisca. Poiché suppongo che
tutti e, per finire, crocifisso. La gente si accalca in- tu non abbia più niente da dirci?
torno alla sua croce e gli dice « Salva te stesso se
sei il Re dei Giudei ». Ma egli non si salva, grida Lo STREGONE: Più nulla, mio signore. Grazie miei signori.
con una voce forte: « Padre mio, Padre mio! Perché
mi hai abbandonato? » E muore. Lo Stregone esce

BARIONA: E muore? Chi! Il bel Messia. Ne abbiamo avuto


pure di più brillanti, che sono tutti caduti nell'oblio. LELIO: Da dove vi viene questa improvvisa agitazione.
86 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 87

BARIONA: Non vedete dunque che si tratta dell'assassi- il giorno in cui ella avrebbe strappato dal palo i suoi
nio del popolo giudeo? Voi altri Romani avreste vo- piedi e le sue mani martirizzati e che avrebbe cam-
luto castigarci tanto non avreste agito diversamente. minato sui suoi nemici sanguinante e superba. Ed era
Andiamo, parlate francamente: è dei vostri, questo quella la nostra credenza nel Messia. Ah! Se fosse
Messia, Roma lo paga? venuto quest'uomo dallo sguardo insostenibile, tutto
corazzato di ferro scintillante, se mi avesse messo
LELIO:Considerate che ora ha dodici ore di esistenza. una spada nella mano destra e se mi avesse detto:
E pure un po' giovane per essersi già venduto. « Accingiti alla lotta e seguimi ». Come l'avrei se-
guito nel fracasso delle mischie, facendo saltar le te-
BARIONA: Rivedo Jérévah, il solido, il brutale. Jérévah, ste romane come si decapitano nel campo i papaveri.
guerriero più ancora che pastore, mio luogotenente, Siamo cresciuti in questa speranza, stringeremmo 1
una volta, nelle nostre lotte contro Ebron e lo imma- denti e se, per caso, un Romano passasse nel nostro
gino tutto profumato, tutto imbellettato da quella reli- villaggio, ci piacerebbe seguirlo con lo sguardo e sus-
gione. Belerà come una pecora. Ah! bisogna affrettarsi surrare a lungo alle sue spalle poiché la vista manter-
a riderne... Stregone! Stregone! rebbe l'odio nei nostri cuori. Sono fiero! Sono fiero,
poiché non ho accettato la schiavitù e non ho mai
Lo STREGONE. Mio signore?
cessato di attizzare in me il fuoco torrido dell'odio.
E in questi ultimi giorni, vedendo che il nostro vil-
BARIONA: TU dici che la folla adotterà la sua dottrina?
laggio esangue non avrà più abbastanza forza per la
Lo STREGONE: Si, mio signore. rivolta, ho preferito che si annientasse per non ve-
derlo piegarsi al giogo dei Romani.
BARIONA: 0 Gerusalemme umiliata!
LELIO: Incantevole! Ecco il genere di discorso al quale
LELIO: Ma infine che cosa vi prende? si espone un funzionario romano quando lo si manda
in giro in un villaggio sperduto. Ma non vedo ciò che
BARIONA: Non conosco che una crocifissa, è Sion, questo Messia venga a fare in tutto ciò.
Sion che i vostri, i Romani dai caschi di cuoio,
hanno inchiodato con le loro mani sulla croce. E noi BARIONA: È che non volete capire: attendevamo un
altri, noi abbiamo sempre creduto che sarebbe venuto soldato e ci mandano un agnello mistico che ci pre-
88 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 89

dica la rassegnazione e che ci dice: « Fate come me, LELIO: Ehi, là, ehi là dunque: avete perduto il vostro
morite sulla vostra croce, senza lagnarvi, in dolcezza, buon senso, capo. E nel vostro smarrimento, pronun-
per evitare di scandalizzare i vostri vicini. Siate dolci. ciate parole spiacevoli.
Dolci come bambini. Leccate la vostra sofferenza a
piccoli tratti come un cane battuto lecca il suo pa- BARIONA: Taci! (Ase stesso): Se potessi impedire
drone per farsi perdonare. Siate umili. Pensate che ciò... Conservare in essi la fiamma pura della rivolta...
avete meritato i vostri dolori e, se sono troppo forti, 0 miei uomini! Mi avete abbandonato e non sono più
pensate che sono prove e che vi purificano. E se sen- il vostro capo. Ma almeno, farò ciò per voi. Scenderò
tirete salire in voi una collera d'uomo, soffocatela a Betlemme. Le donne ritardano il loro passo e cono-
bene. Dite grazie, sempre grazie. Grazie quando vi sco delle scorciatoie che ignorano: ci sarò prima di
danno uno schiaffo. Grazie quando vi danno un cal- loro. E non ci vuole molto, immagino, per torcere il
cio. Fate dei bambini per preparare dei nuovi sederi collo fragile di un bambino, fosse anche il Re dei
ai calci dell'avvenire. Bambini vecchi che nasceranno Giudei!
rassegnati e coccoleranno i loro vecchi piccoli dolori
raggrinziti con l'umiltà che conviene. Bambini che sa- Uscita di Bariona
ranno nati apposta per soffrire come me: sono nato
per la croce. E se siete ben umili e contriti, se avete
LELIO: Seguiamolo. Temo che si lasci andare alle peg-
fatto rimbombare il vostro sterno come la pelle d'a-
giori estremità. Ecco pertanto che cosa è la vita di un
sino battendo il vostro petto con buona volontà, allora
avrete un posto, forse, nel regno degli umili, che è amministratore coloniale.
nei cieli... ». Il mio popolo, diventare ciò: una nazione
Sipario
di crocefissi consenzienti. Ma che cosa sei diventato
dunque Geova, Dio della vendetta? Ah! Romani, se
ciò è vero, non ci avreste fatto il quarto del male IL PRESENTATORE DI IMMAGINI: Miei buoni signori, mi
che ci faremo. Prosciugheremo le sorgenti vive della sono astenuto dall'apparire durante le scene che avete
nostra energia, firmeremo il nostro arresto. La Rasse- appena visto per lasciare agli avvenimenti la cura di
gnazione ci ucciderà e io la odio, Romano, più ancora
concatenarsi da soli. E vedete che l'intrigo si è legato
di quanto vi odi.
90 Bariona o il figlio del tuono Quinto Quadro 91

fortemente, poiché ecco Bariona che corre attraverso tra le sue braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri
la montagna per uccidere il Cristo. momenti, rimane interdetta e pensa: Dio è là e si
Ma ora abbiamo un piccolo momento di tregua poi- sente presa da un orrore religioso per questo Dio
ché tutti i nostri personaggi sono in cammino, gli uni muto, per questo bambino terrificante. Poiché tutte le
avendo preso strade mulattiere e gli altri i sentieri di madri sono così attratte a momenti davanti a questo
capre. La montagna brulica di uomini in festa e il frammento ribelle della loro carne che è il loro bam-
vento porta l'eco della loro gioia fino alla sommità bino e si sentono in esilio davanti a questa nuova vita
delle cime. Approfitterò di questa tregua per mostrarvi che è stata fatta con la loro vita e che popolano di
il Cristo nella stalla, poiché non lo vedete in altro pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato più cru-
modo: non appare in questa stanza, Giuseppe, né la delmente e più rapidamente strappato a sua madre
Vergine Maria. Ma siccome oggi è Natale, avete il poiché egli è Dio ed è oltre tutto ciò che lei può im-
diritto di esigere che vi si mostri il presepe. Eccolo. maginare. Ed è una dura prova per una madre aver
Ecco la Vergine ed ecco Giuseppe ed ecco il bambino vergogna di sé e della sua condizione umana davanti
Gesù. L'artista ha messo tutto il suo amore in questo a suo figlio. Ma penso che ci sono anche altri mo-
disegno ma voi lo troverete forse un pò naif. Guar- menti, rapidi e difficili, in cui sente nello stesso
date, i personaggi hanno ornamenti belli, ma sono ri- tempo che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che
gidi: si direbbero delle marionette. Non erano certa- é Dio. Lo guarda e pensa: « Questo Dio è mio figlio.
mente così. Se foste come me, che ho gli occhi Questa carne divina è la mia carne. E fatta di me, ha
chiusi... Ma ascoltate: non avete che da chiudere gli i miei occhi e questa forma della sua bocca è la
occhi per sentirmi e vi dirò come li vedo dentro di forma della mia. Mi rassomiglia. E Dio e mi assomi-
me. La Vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò glia. E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio
che bisognerebbe dipingere sul suo viso è uno stupore per lei sola. Un Dio piccolo che si può prendere nelle
ansioso che non è apparso che una volta su un viso braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e
umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne respira, un Dio che si può toccare e che vive. Ed è in
della sua carne, e il frutto del suo ventre. L'ha por- quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e
tato nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diven- cercherei di rendere l'espressione di tenera audacia e
terà il sangue di Dio. E in certi momenti, la tenta- di timidezza con cui protende il dito per toccare la
zione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe dolce piccola pelle di questo bambino-Dio di cui sente
92 Bariona o il figlio del tuono

sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride. Questo


è tutto su Gesù e sulla Vergine Maria.
E Giuseppe? Giuseppe, non lo dipingerei. Non mo- SESTO QUADRO
A Betlemme, davanti ad una stalla
strerei che un'ombra in fondo al pagliaio e due occhi
brillanti. Poiché non so cosa dire di Giuseppe e Giu-
SCENA I
seppe non sa che dire di se stesso. Adora ed è felice LELIO, BARIONA CON LANTERNE
di adorare e si sente un po' in esilio. Credo che sof-
fra senza confessarselo. Soffre perché vede quanto la ELIO: Uff! Ho le gambe rotte e sono senza fiato,
donna che ama assomigli a Dio, quanto già sia vicino vete corso come un fuoco fatuo, in piena notte, at-
a Dio. Poiché Dio è scoppiato come una bomba nel- averso la montagna; non avevo per rischiararmi che
l'intimità di questa famiglia. Giuseppe e Maria sono questa povera lanterna.
separati per sempre da questo incendio di luce. E tutta
BARIONA (a se stesso): Siamo arrivati prima di loro.
la vita di Giuseppe, immagino, sarà per imparare ad
accettare. Miei buoni signori, questa è la Sacra Fami-
LELIO: Ho pensato mille volte di rompermi il collo.
glia. Ora apprenderemo la storia di Bariona poiché sa-
pete che vuole strangolare quel bambino. Corre, si af- BARIONA: Piacque a Dio che foste in fondo ad un pre-
fretta ed eccolo arrivato. Ma prima di farvelo vedere, cipizio, tutte le ossa rotte. Vi avrei spinto con le mie
ecco una piccola canzone di Natale. mani se non avessi avuto lo spirito distratto da altre
Avanti la musica. preoccupazioni. (Una pausa): Allora, è qui. Si vede
un raggio di luce che filtra sotto la porta. Non si
sente un rumore. E là, dall'altra parte di questo tra-
mezzo, il Re dei Giudei. E là. L'affare sarà subito
sistemato.

LELIO: Che farete?

BARIONA: Quando arriveranno troveranno un bambino


morto.
94 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 95

LELIO:È possibile? Meditate veramente questa abomi- SCENA III (')


nevole impresa? Non vi basta di aver voluto uccidere MARCO, BARIONA
il vostro bambino?
MARCO (con una lanterna): Olà, buon uomo. Che cosa
BARIONA: Non è la morte del Messia che devono ado- venite a fare voi qui?
rare? Ebbene, io l'anticipo di trentatré anni, questa
morte. E gli evito gli spasimi ignominiosi della croce. BARIONA: È a voi che appartiene questa stalla?
Un piccolo cadavere viola sulla paglia. Che si ingi-
MARCO: Sì.
nocchino davanti a lui, se vogliono. Un piccolo cada-
vere in fasce. E ne saranno fatte per sempre di queste
BARIONA: Non vi albergate un uomo chiamato Giu-
belle prediche sulla rassegnazione e sullo spirito di sa-
seppe ed una donna chiamata Maria?
crificio.

M A R C O : Un uomo ed una donna sono venuti avantieri


LELIO: Siete proprio deciso?
a chiedermi l'ospitalità. Dormono là, infatti.
BARIONA: SÌ.
BARIONA: Cerco i miei cugini di Nazareth che devono ve-
LELIO: Vi risparmierò dunque i miei discorsi. Ma soffri- nire qui per il censimento. La donna è incinta, non è vero?
reste meno se io me ne andassi. Non ho più abbastanza
forza per impedire questo crimine, mi tagliereste la gola MARCO: Si. E una donna molto giovane di aspetto
per giunta e non è conforme alla dignità di un cittadino modesto con sorrisi e reverenze da bambina. Ma c ' è
romano dormire di notte su di una strada della Giudea nella sua modestia una fierezza che non ho visto a
con il collo mozzato. Ma non posso affatto approvare nessuno. Sapete che ha partorito la notte scorsa?
con la mia presenza una tale abominazione. Applicherò
il principio del mio capo, il procuratore: lasciate che i BARIONA: Veramente? Ne sono felice, se è mia cugina.
Giudei se la sbrighino tra loro. Vi saluto. Il bambino è nato bene?

Esce, Bariona, rimasto solo, si avvicina alla porta. (') Il sesto quadro non comprende la scena II: si tratta di un errore
Sta per entrare; Marco appare di numerazione commesso in origine.
96 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 97

MARCO: È un figlio. Un bel piccolo. Mia madre mi dice SCENA IV


che gli rassomigliavo a quella età. Come hanno l'aria di
amarlo! La madre, appena partorito, l'ha lavato e preso ARIONA: (solo): Non ho nulla a che fare con gli an-
sulle sue ginocchia. E là, molto pallida, appoggiata con- geli! E ora, poiché gli altri saranno là presto. Questa
tro un trave, e lo guarda senza dire parola. E lui, sarà l'ultima prodezza di Bariona: strangolare un bam-
l'uomo, non è più giovanissimo, non è vero? Sa che bino. (Apre un poco la porta). La lampada fuma, le
questo bambino passerà attraverso tutte le sofferenze ombre salgono fino al soffitto, come grandi pile mo-
che egli ha già conosciuto. E immagino che deve pen- bili. La donna mi gira la schiena e non vedo il bam-
sare: forse riuscirà in quello in cui io non sono riuscito. bino: è sulle sue ginocchia, immagino. Ma vedo
l'uomo. E vero: come la guarda! Con quali occhi!
BARIONA: Non so. Non ho figli. Che cosa può avere dietro quei due occhi chiari,
chiari come due limpide profondità in questo viso
MARCO: Allora siete come me. Vi compiango. Non dolce e segnato? Quale speranza? Per noi non c'è
avrete mai lo sguardo, quello sguardo luminoso e un speranza. E quali nuvole di orrore salirebbero dal
po' comico, dell'uomo che si tiene indietro, tutto im- fondo di se stesso e verrebbero ad oscurare quelle
pacciato dal suo grande corpo e che rimpiange di non due macchie di cielo se mi vedesse strangolare il suo
aver sofferto le sofferenze del parto per suo figlio. bambino. Bene, questo bambino, non l'ho visto, ma so
già che non lo toccherò. Per trovare il coraggio di
BARIONA: Chi sei? E perché mi parli in tal modo? spegnere questa giovane vita tra le mie dita, non avrei
dovuto scorgerlo dapprima in fondo agli occhi di suo
MARCO: Sono un angelo, Bariona. Sono il tuo angelo. padre. Andiamo sono vinto. (Grida della folla). Ec-
Non uccidere questo bambino. coli. Non voglio che mi riconoscano. (Si nasconde il
viso con il lembo del suo mantello e si tiene in di-
BARiONA:Vattene.
sparte).

MARCO: Si. Me ne vado. Poiché noi altri, gli angeli,


non possiamo nulla contro la libertà degli uomini. Ma
pensa allo sguardo di Giuseppe.

Esce
98 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 99

SCENA V PRIMO ANZIANO: Ed io, questa vecchia medaglia d'ar-


BARIONA, LA FOLLA. gento che mio padre ha guadagnato ad un concorso
di tiro.
LA FOLLA: Osanna! Osanna!
IL PUBBLICANO: Ed io, gli donerò l'asino che mi ha
CAIFA: ECCO la stalla! portato fin qui.

Un gran silenzio PRIMO ANZIANO: Non ti sarà costato caro, il tuo regalo,
è l'asino del Romano.

SARA: Il bambino è là. In quella stalla.


IL PUBBLICANO: Ragione di più. A colui che ci ha ap-
pena liberato da Roma, un asino rubato ai Romani
CAIFA: Entriamo ed inginocchiamoci davanti a lui per
non potrebbe essere sgradito.
adorarlo.

PAOLO: E tu, Simone, che cosa doni a Nostro Signore?


PAOLO: Ed annunceremo a sua madre che precediamo
di poco il corteo dei Re Magi.
SIMONE: Per oggi, non gli regalo niente poiché sono
stato colto di sorpresa. Ma ho composto una canzone
CHALEM: Bacerò le sue manine e mi ritroverò ringio-
per enumerargli tutti i regali che gli offrirò più tardi.
vanito come se avessi bagnato le mie vecchie ossa in
Mio dolce Gesù, per la vostra festa...
una fontana di giovinezza.

LA FOLLA: Ahia! Ahia!


CAIFA: Eh! Voi altri, radunate i vostri doni e tenia-
moci pronti a donarli alla sua Santa Madre per ono-
PRIMO ANZIANO: Silenzio, entriamo in ordine e tenete il
rarla. Io gli porto del latte di pecora nella mia borrac-
cappello in mano. Se il vento e la corsa hanno messo
cia.
in disordine i vostri vestiti, riordinateli.

PAOLO: Ed io due grandi matasse di lana che io stesso


Entrano gli uni dietro agli altri
ho tosato alle mie pecore.
100 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 101

BARIONA: Sara è là, con le altre. È pallida... Purché que- fortuna di poter credere ad un inizio. Che cosa c'è di
sta lunga marcia non l'abbia esaurita. I suoi piedi san- più commovente per un cuore d'uomo che l'inizio di
guinano. Ah, come ha l'aria giuliva! Non rimane dietro un mondo e la giovinezza dai tratti ambigui e l'inizio
a questi occhi illuminati il minimo ricordo di me. di un amore, quando tutto è ancora possibile, quando
il sole è presente nell'aria e sui visi, come una fine
La folla è entrata nella stalla polvere senza essersi ancora mostrato e fa presagire,
nell'agre freschezza del mattino le pesanti promesse
Che cosa fanno? Non si sente più un rumore ma que- del giorno. In questa stalla incomincia un mattino. In
sto silenzio non è simile a quello delle nostre monta- questa stalla fa giorno. E qui fuori, è notte. Notte
gne, al silenzio glaciale dell'aria rarefatta che regna sulla strada e nel nostro cuore. Una notte senza stelle,
nei corridoi di granito. E un silenzio più denso di profonda e tumultuosa come l'alto mare. E c c o , sono
quello di una foresta. Un silenzio che si innalza verso sballottato dalla notte come una botte dalle onde e la
il cielo e stormisce alle stelle come un grosso vec- stalla è dentro di me, luminosa e fonda, come l'Arca
chio albero cui il vento culla la chioma. Si sono di Noè essa naviga nella notte, rinchiudendo in sé il
messi in ginocchio? Ah! se io potessi essere tra loro, mattino del mondo. Il suo primo mattino. Poiché non
invisibile: poiché in verità lo spettacolo non deve es- aveva mai avuto un mattino. Era caduto dalle mani
sere abituale; tutti quegli uomini duri e seri, avidi di del suo creatore indignato in una fornace ardente, nel
sfarzo e di guadagno, inginocchiati davanti ad un nero, e le grandi lingue brucianti di questa notte senza
bambino che vagisce. Il figlio dì Chalem, che lo la- speranza passavano su di lui, coprendolo di vesciche e
sciò a quindici anni per aver ricevuto troppi scappel- facendo aumentare la forte affluenza degli onischi e
lotti, riderebbe a vedere suo padre adorare un mar-
delle cimici. Ed io, sono nella grande notte terrestre,
mocchio. Sarà il regno dei bambini sui genitori? (Un
nella notte tropicale dell'odio e della disgrazia. Ma, -
silenzio). Sono là, ingenui e felici, nella stalla tiepida,
potenza ingannevole della fede - per i miei uomini, mi-
dopo la loro grande corsa nel freddo.
gliaia d'anni dopo la creazione, si alza in questa stanza
Hanno unito le mani e pensano: qualcosa è inco-
al chiarore di una candela, il primo mattino del mondo.
minciato. E si sbagliano, s'intende, e sono caduti in
una trappola e pagheranno ciò caro più tardi; ma, ciò
La folla canta un Natale
non di meno, avranno avuto questo minuto; hanno
102 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 103

Cantano come dei pellegrini che si sono messi in cam- mollirlo, i primi raggi dell'aurora? Vorrei dire loro: è
mino nella notte fresca con la bisaccia, i sandali, il verso l'infame Rassegnazione che voi andate, verso la
bordone, e che vedono apparire lontano i primi pallori morte del vostro coraggio, sarete simili alle donne o
grigi. Cantano e quel bambino è là, tra loro, come il alle schiave e se vi si colpisce su una guancia tende-
pallido sole dell'Oriente; il sole delle prime ore che si rete l'altra. E taccio, resto immobile, non ho il corag-
può ancora guardare in faccia. Un bambino completa- gio di togliere loro questa fiducia benedetta in virtù
mente nudo, colore del sole levante. Ah, la bella men- del mattino.
zogna! Darei la mia mano destra per potervi credere,
fosse anche solo un istante. E colpa mia, Signore, se Terzo Natale.
mi avete creato come una bestia notturna e se avete Entrano i Re Magi
segnato nella mia carne questo terribile segreto: non
ci sarà mai mattino. E colpa mia se io so che il vostro
Messia è un povero pezzente che creperà sulla croce, SCENA VI
se saprà che Gerusalemme sarà sempre schiava? BARIONA, I RE MAGI

Secondo Natale BALDASSARRE: Eccoti, Bariona? Pensavo proprio di


non trovarti qui.

Ecco: cantano e io sto solo sulla soglia della loro BARIONA: Non sono venuto per adorare il vostro Cristo.
gioia, come un gufo strizzo l'occhio, abbagliato dalla
luce. Mi hanno abbandonato e la mia donna è tra loro BALDASSARRE: No, ma per punire te stesso e rimanere
e si rallegrano, avendo dimenticato persino la mia esi- solo al margine della nostra folla felice, come gli uo-
stenza. Sono sulla strada dal lato del mondo che fini- mini che sono accorsi questa notte alla sua culla di
sce ed essi sono dalla parte del mondo che inizia. Mi paglia; lo tradiranno, come essi ti hanno tradito. Lo
sento più solo sul limite della loro gioia e della loro colmano ora dei loro doni e della loro tenerezza, ma
preghiera che nel mio villaggio deserto. E mi dispiace non c ' è uno solo di loro, non uno solo, capisci, che
di essere sceso tra gli uomini, poiché non trovo più in non lo abbandonerebbe se conoscesse l'avvenire. Poi-
me abbastanza odio. Ahimè, perché l'orgoglio del- ché li deluderà tutti, Bariona. Essi si aspettano da lui
l'uomo è simile alla cera e perché, bastano per ram- che scacci i Romani e i Romani non saranno scac-
104 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 105

ciati, che faccia spuntare fiori e frutti sulla roccia e fatta. Dunque, il Cristo è venuto per riscattarci; è ve-
la roccia rimarrà sterile, che metta un termine alla nuto per soffrire e per mostrarci come sia necessario
sofferenza umana e nei duemila anni si soffrirà come servirci della sofferenza. Poiché non bisogna rumi-
oggi- narla, né mettere il proprio onore a soffrire più degli
altri, e neanche rassegnarsi. E una cosa del tutto natu-
BARIONA: E quello che ho detto loro. rale e del tutto ordinaria la sofferenza e conviene ac-
cettarla come se vi fosse dovuta ed è sconveniente
B A L D A S S A R R E : LO SO. Ed è per ciò che ti parlo in que- parlarne troppo, foss'anche con sé stessi. Mettiti in re-
sto momento perché sei più vicino a Cristo di tutti gola con lei al più presto; riponila ben al caldo, nel
loro e le tue orecchie possono aprirsi per ricevere la profondo del tuo cuore, come un cane coricato vicino
vera buona novella. al focolare. Non pensare nulla su di lei, se non che è
qui, come questa pietra è qui sulla strada, come la
BARIONA: E quale è questa buona novella?
notte è qui, attorno a noi. Allora scoprirai questa ve-
rità che il Cristo è venuto ad insegnarti e che tu sa-
BALDASSARRE: Ascolta: il Cristo soffrirà nella sua
pevi già, che tu non sei la tua sofferenza. Qualunque
carne perché è uomo. Ma è anche Dio e, con tutta la
cosa tu faccia e in qualunque modo tu la prenda in
sua divinità, è oltre questa sofferenza. E noi altri, gli
considerazione, la superi infinitamente, poiché è pro-
uomini fatti ad immagine di Dio, siamo oltre tutte le
prio ciò che tu vuoi che essa sia. Che tu ti getti su
nostre sofferenze nella misura in cui rassomigliamo a
di lei come una madre si corica sul corpo gelato del
Dio. Vedi: fino a questa notte, l'uomo aveva gli occhi
suo bambino per riscaldarlo o che tu ti volti al con-
tappati dalla sofferenza come Tobia dagli escrementi
trario con indifferenza, sei tu che le dai senso e che
degli uccelli. Non vedeva che lei e si sentiva come
la rendi ciò che è. Poiché in sé, non è altro che ma-
una bestia ferita e ubriaca di dolore che salta attra-
teria umana, e il Cristo è venuto ad insegnarti che sei
verso i boschi per fuggire la sua ferita e che porta
responsabile verso te stesso della tua sofferenza. Essa
ovunque con sé il suo male. E tu, Bariona, eri un
è della natura delle pietre e delle radici, di tutto
uomo della vecchia legge. Hai considerato il tuo male
quello che ha un peso e che tende naturalmente verso
con amarezza e hai detto: sono ferito a morte; e vo-
il basso, ed è essa che ti radica su questa terra, è a
levi coricarti sul fianco e consumare il resto della tua
causa sua che pesi così tanto sul cammino e premi il
vita nella meditazione dell'ingiustizia che ti era stata
106 Bariona o il figlio del tuono Sesto Quadro 107

suolo con la pianta dei tuoi piedi. Ma tu che sei oltre BARIONA: A me?

la tua propria sofferenza, poiché la modelli a tuo pia-


cimento, sei leggero, Bariona. Ah, se tu sapessi BALDASSARRE: A te. È venuto a dirti: lascia nascere il
quanto è leggero l'uomo. E se tu accetti la tua parte tuo bambino, soffrirà, è vero. Ma ciò non ti riguarda.
di dolore come il tuo pane quotidiano, allora sei al di Non avere pietà delle sue sofferenze, non ne hai il
là. E tutto ciò che è al di là della tua parte di soffe- diritto. Lui solo avrà da fare con esse e ne farà pro-
renza e al di là delle tue preoccupazioni, tutto ciò ti prio quello che vorrà, poiché è libero, Anche se è
appartiene, tutto, tutto quello che è leggero, cioè il zoppo, anche se deve andare alla guerra e perdervi le
mondo. Il mondo e te stesso, Bariona, poiché sei a te sue gambe o le sue braccia, anche se quella che ama
stesso un dono perpetuamente gratuito. Tu soffri e
dovrà tradirlo sette volte, è libero, libero di rallegrarsi
non ho alcuna pietà della tua sofferenza: per quale ra-
eternamente della sua esistenza. Mi dicevi poco fa che
gione dunque non dovresti soffrire? Ma c ' è attorno a
Dio non può nulla contro la libertà dell'uomo ed è
te questa bella notte d'inchiostro e ci sono questi canti
vero. E allora dunque? Una libertà nuova sta per in-
nella stalla e c'è questo bel freddo secco e duro, im-
nalzarsi verso il Cielo come una grande pila di bronzo
pietoso come una virtù, e tutto ciò ti appartiene. Ella
ti attende, questa bella notte carica di tenebre che i e tu avresti a cuore di impedire ciò? Il Cristo è nato
fuochi attraversano come i pesci fendono il mare. per tutti i bambini del mondo, Bariona, ed ogni volta
che un bambino sta per nascere, il Cristo nascerà in
Ella ti attende al bordo della strada, timidamente e
lui e per lui, eternamente per farsi schernire con lui
teneramente, poiché il Cristo è,venuto per donartela.
Gettati verso il cielo e allora sarai libero, o creatura da tutti i dolori e per sfuggire in lui e per lui da tutti
di sovrappiù tra tutte le creature di sovrappiù, libero i dolori eterni. Viene a dire ai ciechi, ai disoccupati,
e tutto ansimante, stupito di esistere nel pieno essere ai mutilati e ai prigionieri di guerra: non dovete aste-
di Dio, nel regno di Dio che è in Cielo e anche sulla nervi dal far nascere dei bambini. Poiché persino per i
terra. ciechi e per i disoccupati e per i prigionieri di guerra
e per i mutilati, c'è della gioia.
BARIONA: E questo ciò che il Cristo è venuto ad inse-
gnarci? BARIONA: È tutto quello che avevi da dirmi?

BALDASSARRE: Ha anche un messaggio da consegnarti. BALDASSARRE: Si.


108 Bariona o il figlio del tuono

BARIONA: Allora, va bene. Entra a tua volta in questa


stalla e lasciami solo, poiché voglio meditare e intrat-
tenermi con me stesso.
SETTIMO QUADRO
BALDASSARRE: Arrivederci, Bariona, o primo discepolo
SCENA I
del Cristo.
JÉRÉVAH: Non potranno fuggire. Delle truppe vengono
BARIONA: Lasciami. Non dire di più. Vattene.
dal Sud e dal Nord, chiudendo Betlemme in una morsa.

PAOLO: Si potrebbe suggerire a Giuseppe di risalire


SCENA VII
dalle nostre montagne. Sarebbe al riparo lassù.

BARIONA (solo): Libero... Ah! Cuore contratto sul tuo CAIFA: Impossibile. La strada della montagna si immette
rifiuto, bisognerebbe allentare le tue dita e aprirti, bi- sulla strada principale a sette miglia da qui. Le truppe
sognerebbe accettare... Bisognerebbe entrare in questa che vengono da Gerusalemme vi saranno prima di noi.
stalla ed inginocchiarmi. Sarebbe la prima volta nella
PAOLO: Allora... A meno di un miracolo,...
mia vita. Entrare, rimanere in disparte dagli altri che
mi hanno tradito, in ginocchio in un angolo scuro... e
CAIFA: Non ci sarà miracolo: il Messia è ancora
allora il vento glaciale di mezzanotte e il dominio in- troppo piccolo, non capisce ancora. Sorriderà all'uomo
finito di questa notte secca mi apparterrebbero. Sarei bardato di ferro che si chinerà sulla sua culla per fo-
libero, libero. Libero contro Dio e per Dio, contro me rargli il cuore.
stesso e per me stesso. (Fa qualche passo; coro nella
stalla) Ah! Come è duro... CHALEM: Entreranno in tutte le case e, afferrando i
neonati per i piedi, faranno andare in frantumi le loro
teste contro i muri.

UN EBREO: Sangue, ancora sangue, ahimè!

LA FOLLA: Ahimè!
110 Bariona o il figlio del tuono Settimo Quadro 111

SARA: Figlio mio, mio Dio, mio piccolo! Tu che io CAIFA: Andiamo! Avevi ragione, Bariona. Tutto è an-
amavo già come se fossi tua madre e che adoravo dato sempre male e ciò continua. Appena si scorge
come la tua serva. Tu che avrei voluto partorire nei una debole luce i potenti della terra soffiano sopra
dolori, o Dio che ti sei fatto mio figlio, o figlio di per spegnerla.
tutte le donne. Tu eri mio, mio, tu mi appartenevi
più di questo fiore di carne che sboccia nella mia CHALEM: Allora, non era dunque vero che gli aranceti
carne. Eri il mio bambino e il destino di questo bam- stavano per germogliare sulla cima delle montagne,
bino che dorme in fondo a me, ed ecco che si sono che non avremmo avuto più nulla da fare e che stavo
messi in marcia per ucciderti. Poiché sono sempre i per ringiovanire?
maschi che lacerano, per il loro piacere, e che fanno
BARIONA: NO, ciò non era vero.
soffrire i nostri piccoli. 0 Dio Padre, Signore che mi
vede, Maria è nella stalla, ancora felice e sacra, e non
CAIFA: E non era vero che la pace sarebbe venuta
può pregarti di salvaguardare suo figlio, poiché non
sulla terra per gli uomini di buona volontà?
dubita ancora di nulla. E le madri di Betlemme sono
felici, nelle loro case, ben al caldo, sorridono ai loro BARIONA: Oh, si! Ciò era vero. Se voi sapeste come
bambini piccoli, ignare del pericolo che sale verso di era vero!
loro. Ma io, che sono sola sulla strada e che non ho
ancora bambini, guardami poiché mi hai scelta in que- CHALEM: Non capisco ciò che vuoi dire. Ma so che
sto istante per sudare l'agonia di tutte le madri. 0 Si- avevi ragione avantièri quando ci predicavi di non
gnore, soffro e mi torco come un verme tagliato, la fare più figli. Il nostro popolo è maledetto. Vedi: le
mia angoscia è enorme e simile all'Oceano; Signore, donne delle terre basse hanno avuto figli e si viene a
io sono tutte le madri e ti dico: prendimi, torturami, sgozzare i loro neonati nelle loro braccia.
forami gli occhi, strappami le unghie, ma salvalo!
Salva il Re della Giudea, salva tuo figlio e salva CAIFA: Avremmo dovuto ascoltarti e non scendere mai
pure i nostri piccoli. in città. Poiché ciò che capita nelle città non è fatto
per noi.
Un silenzio
JÉRÉVAH: Rientriamo a Béthaur e tu Bariona, guida
112 Bariona o il figlio del tuono
Settimo Quadro 113

rude ma previdente, perdona le nostre offese e ri- e li faremo indietreggiare. Li impegneremo per un tempo
prendi il tuo posto come nostro capo. abbastanza lungo così che Giuseppe possa passare.

TUTTI: S i ! S i ! Bariona! Bariona! PAOLO: Che cosa dici?

BARIONA: 0 uomini di poca fede. Mi avete tradito per BARIONA: Non volevate il vostro Cristo? Ebbene, chi
il Messia ed ecco che al primo soffio di vento tradite dunque lo salverà, se non voi?
il Messia e venite a me.
C A I F A : Ma ci uccideranno tutti. Non abbiamo che dei

TUTTI: Perdonaci, Bariona. bastoni e dei coltellacci.

BARIONA: Sono di nuovo il vostro capo? BARIONA: Attaccate i vostri coltellacci in cima ai vo-
stri bastoni e ve ne servirete come picche.
TUTTI: Si, Si.

CHALEM: Saremo tutti massacrati.


BARIONA: Ascolterete i miei ordini ciecamente?
BARIONA: Ebbene si! Penso che saremo tutti massa-
TUTTI: Lo giuriamo. crati. Ma ascoltate, credo ora al vostro Cristo. E
vero; Dio è venuto sulla terra. Ed ora reclama da voi
BARIG-NA: Allora, ascoltate ciò che vi ordino: tu S i - questo sacrificio. Glielo rifiuterete? Impedirete ai vo-
mone va ad avvisare Giuseppe e Maria. Dì loro che stri figli di ricevere il suo insegnamento?
sellino l'asino di Lelio e che seguano la strada fino
all'incrocio. Tu li guiderai. Farai prendere loro la PAOLO: Bariona, tu lo scettico, tu che rifiutasti a
strada delle montagne fino ad Ebron. Che ridiscen- lungo di seguire i Re Magi, credi veramente che que-
dano in seguito verso il Nord: la strada è libera. sto bambino..?

PAOLO: Ma, Bariona, i Romani saranno davanti a loro BARIONA: V e lo dico in verità: questo bambino è il
all'incrocio? Cristo.

BARIONA: NO, perché andremo, noi altri, ad incontrarli, PAOLO: Allora, ti seguo.
114 Bariona 0 il figlio del tuono Settimo Quadro 115

BARIONA: E voi miei compagni? Rimpiangevate so- BARIONA: Non ho nulla da perdonarti. Il Cristo ti chia-
vente le zuffe sanguinose della nostra giovinezza con- mava e tu sei andata verso di lui per la strada regale.
tro la gente di Ebron. Ecco ritrovato il tempo di com- Ed io, io ho seguito le strade più impervie. Ma ab-
battere, il tempo delle messi rosse e dei ribes di san- biamo finito col ritrovarci.
gue che stillano dalle labbra delle ferite. Rifiuterete di
combattere? Preferite morire di miseria e di vecchiaia SARA: Vuoi veramente morire...? Il Cristo esige al
nel vostro nido d'aquila, lassù? contrario che si viva.

BARIONA: Non voglio morire. Non ho alcuna voglia di


TUTTI: No! No! Ti seguiremo, salveremo il Cristo. Ur-
morire. Mi piacerebbe vivere e godere di questo
rah!
mondo che mi si è manifestato ed aiutarti ad allevare
BARIG-NA: 0 miei compagni, vi ritrovo e vi amo. An- il nostro bambino. Ma voglio impedire che venga uc-
diamo, lasciatemi solo qualche istante poiché voglio ciso il nostro Messia e credo bene di non aver scelta:
meditare un piano d'attacco. Correte per la città e non posso difenderlo che dando la mia vita.
raccogliete tutte le armi che potrete trovare.
SARA: Ti amo, Bariona.
TUTTI: Viva Bariona!
BARIONA: Sara! So che mi ami e so anche che amerai
il tuo bambino ancora più di me. Ma non concepisco
Escono
amarezza, Sara, ci lasceremo senza lacrime. Bisogna
invece rallegrarsi, perché il Cristo è nato e il tuo
SCENA II bambino sta per nascere.
BARIONA, SOLO, POI SARA
SARA: Non potrò vivere senza di te...
SARA: Bariona...
BARIONA: Sara! Bisogna invece che tu ti attacchi alla
BARIONA: Mia dolce Sara! vita, con avidità, per nostro figlio. Allevalo senza na-
scondergli le miserie del mondo ed armalo contro di
SARA: Perdonami, Bariona! esse. E ti incarico di un messaggio per lui. Più tardi,
116 Bariona o il figlio del tuono Settimo Quadro 117

quando sarà cresciuto, non subito, non alla prima pena BARIONA: Miei compagni, soldati del Cristo, avete l'a-
d'amore, non alla prima delusione, molto più tardi, ria contrariata e risoluta e so che vi batterete bene.
quando sentirà la sua immensa solitudine ed il suo ab- Ma voglio da voi più ancora di questa determinazione
bandono, quando ti parlerà di un certo gusto di fiele sicura. Voglio che moriate nella gioia. Il Cristo è
che avrà in fondo alla sua bocca, digli: tuo padre ha nato, o miei uomini, e voi adempirete il vostro de-
stino. Morirete da guerrieri come lo sognavate nella
sofferto tutto ciò che tu soffri ed è morto nella gioia.
vostra giovinezza e morirete per Dio. Sarebbe inde-
SARA: Nella gioia ... cente conservare questi visi accigliati. Andiamo, be-
vete un piccolo sorso di vino, ve lo permetto, e mar-
BARIONA: Nella gioia! Trabocco di gioia come una ciamo contro i mercenari di Erode, marciamo, sazi di
coppa troppo piena. Sono libero, tengo il mio destino canti, di vino e di Speranza.
tra le mani. Marcio contro i soldati di Erode e Dio
LA FOLLA: Bariona! Bariona! Natale, Natale!
marcia al mio fianco. Sono leggero, Sara, leggero, ah,
se tu sapessi come sono leggero! 0 gioia, gioia! BARIONA (ai prigionieri): E voi, prigionieri, ecco ter-
Pianti di gioia! Addio mia dolce Sara. Alza la testa e minato questo trastullo di Natale che fu scritto per
sorridimi. Devi essere gioiosa: ti amo e il Cristo è voi. Non siete felici e forse c'è più di uno che ha
nato. sentito nella bocca quel gusto di fiele, quel gusto
acre e salato di cui parlo. Ma credo che anche per
SARA: Sarò gioiosa. Addio, Bariona. voi, in questo giorno di Natale, e in tutti gli altri
giorni ci sarà ancora della gioia!
La folla ritorna sulla scena

SCENA III
GLI STESSI, LA FOLLA

PAOLO: Siamo pronti a seguirti, Bariona.

TUTTI: Siamo pronti.

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