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FILOSOFIA MORALE

La BIOETICA è una disciplina relativamente nuova nella storia del pensiero occidentale, quindi una
disciplina che nasce in occidente e tematizza a grandi linee l’impiego delle conoscenze tecniche e
scientifiche sulla vita umana ed extra umana; la bioetica è una disciplina razionale e filosofica (che
si basa sulla razionalità, sul ragionamento logico: che cosa è giusto fare, che cosa è bene e che
cosa è male, quali sono i principi morali che devono condurre l’attività, che devono guidare la
condotta dell’uomo quando impiega i mezzi che gli sono offerti dalla tecnica e dalla scienza sulla
vita)
La bioetica cerca di superare le superstizioni, una visione magica del mondo, una visione legata ad
una scarsa conoscenza del mondo, quindi una disciplina che si fonda sulle conoscenze scientifiche
che abbiamo della realtà, che cerca di superare quelli che sono gli aspetti più razionali.

VITA UMANA: si parla soprattutto nel campo della medicina e della biologia

VITA EXTRA UMANA: è la bioetica che si occupa delle questioni dell’ecologia, del rispetto dovuto
agli animali, quindi del mondo naturale e animale.

La bioetica abbraccia due grandi ambiti di interesse:

- quello dell’ecologia, e alla sua nascita la bioetica aveva come primo interesse soprattutto in
alcuni paesi come l’Australia e quando si parla di bioetica si pensa alle questioni
ecologiche; il rispetto per l’ambiente, i rischi che il comportamento umano rappresentano
per l’ecosistema e la tutela e il rispetto dovuto al mondo degli animali.

- L’altro grande settore di interesse della bioetica è la medicina, l’utilizzo delle conoscenze
tecnico scientifiche sulla vita umana.

Questo corso tratterà di questioni bioetiche nell’ambito della medicina.


Ci interesserà discutere sulle regole della condotta dell’uomo quando utilizza il potere che gli è
stato offerto dalle conoscenze tecniche-scientifiche per influenzare la vita, prevalentemente la vita
umana, attraverso appunto la medicina e le conoscenze biologiche.
La bioetica mette in campo inoltre tutte le migliori risorse della nostra civiltà dal punto di vista
culturale, cioè quelli che sono i valori morali, le capacità scientifiche e mette insieme da una parte
l’etica (da qui viene il termine bioetica, da una parte l’etica, l’hetos, i principi morali, la nostra
tradizione culturale; dall’altra parte mette insieme le conoscenze scientifiche, quelle acquisite nel
corso dei secoli dalla medicina, dalla biologia, dalle scienze e mette in gioco appunto le nostre
risorse migliori).

La bioetica rappresenta anche un passo ulteriore rispetto alla semplice deontologia medica perché
si parla di una disciplina nuova.
Cosa c’è di nuovo rispetto alla semplice deontologia medica?

La deontologia medica è stata dominante nel corso dei secoli fino al secolo scorso, nel ‘900 è
entrata in crisi e ha avvertito il bisogno di una riflessione supplementare, è per questo che nasce la
bioetica, perché quella che è stata l’etica medica per secoli a un certo punto è apparsa, a metà del
secolo scorso, insufficiente e non più adeguata o addirittura imperfetta e ha richiesto un
supplemento di riflessione di ricerca di approfondimento da parte di una disciplina filosofica
razionale.

ETICA MEDICA:

IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE:

Ippocrate è considerato il padre della medicina moderna, è un uomo (ammesso che sia vissuto
un personaggio di nome Ippocrate, perché c’è sempre stato un certo mistero intorno alla sua
figura), però è esistita sicuramente una scuola ippocratica di medicina sull’isola di Kos (Grecia) tra
il V e il IV secolo a.C. che ha dato i natali a quella che è la nostra medicina moderna occidentale.
I medici ippocratici andavano alla ricerca delle eziologia di ogni malattia, cioè dell’ origine della
causa, osservavano i sintomi della malattia e cercavano di comprenderne l’origine, ipotizzandola e
ricercandola all’interno del comportamento della persona malata o dell’ambiente nella quale la
persona si trova a vivere o in episodi che potevano averla coinvolta (quindi un trauma, incidente
ecc) raggiunta una prima ipotesi, i medici ippocratici utilizzavano una strategia di intervento e la
mettevano in pratica, modificando il comportamento del paziente oppure modificando le sue
abitudini e l’ambiente nella quale si trova a vivere.
Osservavano l’azione del paziente a questo trattamento e queste osservazioni guidavano l’operato
del medico quindi il inducevano a far sembrare nella terapia scelta o rivalutare tutto da capo e
provare di nuovo con una nuova diagnosi, con una nuova terapia.

Ippocrate è considerato il padre della medicina moderna perché è stato il primo che ha introdotto
nella medicina qualcosa che assomiglia moltissimo al metodo scientifico: osservava il fenomeno,
ne ipotizzava delle cause, ne ipotizzava delle cure agendo sulle cause, rimuovendo le cause quindi
se è un comportamento mal sano o un’alimentazione sbagliata cambiava l’alimentazione se era
una un’abitudine sbagliata modificava il dito del paziente agiva sul comportamento del paziente e
verificava se la sua ipotesi era esatta o meno, nel caso contrario ricominciava l’osservazione,
ipotesi e sperimentazione quindi tentativo pratico di modificare la situazione.

Quella di Ippocrate era una visione empirica che si basava molto sull’esperienza, sull’osservazione
quindi quello che è arrivato a noi nel corso dei secoli è un corpus ippocratico, un corpus di scritti
che non sono solamente di carattere etico-filosofico ma che sono prevalentemente molti scritti
sull’osservazione di sintomi, di malattie e appunti su le pratiche mediche che erano messe
appunto in essere dai medici ippocratici per cercare di curare i pazienti.
VISIONE DEL MEDICO PRIMA DI IPPOCRATE:

Per Ippocrate la malattia è un errore, nella salute e nella malattia non c’è nulla di sovrannaturale.

Il medico non è uno scienziato che osserva la natura ma è di volta in volta un uomo di religione, un
sacerdote o uno stregone o un mediatore uno sciamano, qualcuno che è in grado di mediare, di
intervenire su questi poteri sovrannaturali che sono al di là della natura e che permettono di
guarire, quindi placare l’ira degli dei, degli antenati, scacciare lo spirito demoniaco, che si è
impossessato del mio corpo e che mi fa soffrire; non è uno scienziato ma è un religioso, un mago o
qualcosa al di fuori della tradizione.

Ippocrate è il primo a introdurre l’osservazione della natura come metodo perché è il primo ad
intuire che la salute e la malattia una questione esclusivamente naturale ed è per questo che può
utilizzare un metodo nuovo, perché capisce che non c’è nulla di sovrannaturale esterno alla
natura, se non fattori presenti nell’ambiente come il comportamento o un incidente che ha
arrecato un danno, ma nulla al di fuori di questo.
Questa è la grande novità che ci portiamo fino ad oggi della medicina contemporanea, qualcuno
magari anziché andare dal dottore preferiscono rivolgersi a metodi alternativi, a volte anche a
preghiere, dimostrato anche scientificamente che chi prega e crede nella guarigione aiuta il
processo di guarigione; quando qualcuno afferma di volersi rivolgere a stregoni o a formule
magiche tendiamo a essere piuttosto scettici perché la maggior parte di noi è figlia della medicina
ippocratica, della tradizione ippocratica e crede che la salute e la malattia siano fenomeni
strettamente legati al corpo, alla natura, all’alimentazione, al comportamento, a eventuali traumi.

PRINCIPIO DEL NON NUOCERE MA AIUTARE:

Ippocrate ha:

- Dato i natali alla medicina moderna come è ora conosciuta


- Ha introdotto l’idea che la medicina è una professione eticamente connotata, ci vuole una
caratterizzazione etica al comportamento del medico, colui che ha dei principi da rispettare
e questi principi devono dare forma al suo agire professionale, questi principi sono dunque
il contenuto del giuramento ippocratico.

Al termine della formazione, ai tempi della scuola di Ippocrate, si effettuava un giuramento con
alcuni caratteri però differenti da quelli di ora. Ora c’è qualche novità sostanziale sui principi che
ispirano il comportamento medico:

- Principio di beneficialità, il medico deve fare del bene


- Principio di non maleficenza, non fare del male
- Principio del paternalismo, comportarsi come un buon padre nei confronti del proprio
paziente
- Principio del segreto professionale

Infine l’idea che la medicina è una professione eticamente connotata, il buon medico è anche un
bravo medico, una brava persona che rispetta i principi etici della scienza.
La medicina ippocratica non aveva grandi strumenti: non aveva gli antibiotici, cercava di ricavare
medicinali attraverso l’utilizzo di erbe o modificando i comportamenti dei pazienti; la forza della
medicina ippocratica era il rapporto tra il medico e il paziente, un rapporto di amicizia, il medico
che vuole il bene del suo paziente, un rapporto basato sulla fiducia.

La fiducia è la colonna portante della medicina ippocratica ed è per questo che si basa sull’etica, il
paziente deve sapere che il medico è un buon professionista, che è un bravo medico e nel
giuramento c’era l’idea che il medico si assumesse le responsabilità del danno che poteva arrecare
al paziente e giurava di non arrecare danno, di non fare il male quindi la fiducia si basava sulla
consapevolezza del accettare che il medico era un bravo professionista, la fiducia che il proprio
medico avrebbe mantenuto il segreto relativo alle questioni di salute del paziente stesso quindi il
paziente poteva fidarsi e poteva confidarsi con il proprio medico che non avrebbe rivelato a terzi
questioni che potevano anche essere riservate e imbarazzanti.
Nell’etica ippocratica il medico era amico (filos, filia) il rapporto oggi è cambiato: se nasce un
rapporto di amicizia va bene, ma ci si rivolge al medico prettamente per ricevere una cura.

L’amico per Aristotele e nella Grecia è colui che mi vuole bene, e si è amici nella virtù, si
condividono interessi comuni, le brave persone possono essere amiche, se siamo delle cattive
persone il nostro rapporto non è di amicizia.
Se si pensa ad un buon medico si pensa ad un professionista competente, affidabile, puntuale,
preciso che ti aiuta a curarti; nell’epoca di Ippocrate vi era un’immagine del medico, nonché una
brava persona di cui potersi fidare, la cui parola valeva qualcosa.
L’effetto placebo:

Ippocrate aveva intuito il potere dell’effetto placebo, se il paziente pensa che il medico è bravo,
competente, predisponendosi quindi in maniera positiva, il paziente inizia già a sentirsi meglio;
questo aiutava moltissimo il medico perché vi era un atteggiamento positivo e ottimista che aiuta
nel percorso di guarigione.

Oggi la bioetica cattolica afferma: “lasciate sempre aperta una porta alla speranza”, il medico
ippocratico non solo lasciava aperta la porta alla speranza ma spalancava un portone al
convincimento che si guarirà e le cose andranno meglio.

Si è scoperto inoltre che l’effetto placebo funziona anche in negativo, cioè persone che non
avevano ricevuto il vaccino ma appunto un placebo, una, sostanza inerte accusavano dei sintomi
negativi, cioè avevano paura delle conseguenze, la paura degli effetti collaterali del farmaco che
inducevano al sentirsi addosso dei sintomi dei malesseri che loro riconducevano al farmaco
assunto.
È stato dimostrato in questi ultimi con gli esperimenti sui vaccini che alcuni pazienti che hanno
preso parte ai percorsi sperimentali e che non hanno ricevuto il farmaco ma una sostanza neutra
hanno accusato dei sintomi negativi perché erano convinti che quel farmaco potesse fargli subire
degli effetti collaterali negativi, quello è l’effetto placebo, non è guarire, non è il potere miracoloso
della mente, è quindi una percezione soggettiva del paziente nel sentirsi un po’ meglio.

In molti percorsi sperimentali si utilizza il placebo cioè una sostanza inerte che non ha un effetto
sulla salute del paziente e viene somministrata ad un cosiddetto “gruppo di controllo”.
Per capire se questo farmaco funziona si seleziona un gruppo di pazienti a cui dare il farmaco e poi
si seleziona il gruppo di controllo a cui verrà dato un placebo cioè una sostanza inerte che non ha
nessun effetto e si vanno a verificare risultati; su cento persone che hanno preso il placebo cinque
o dieci si sono sentite meglio, vuol dire che il farmaco è efficace per davvero in quella misura, se io
non sono terrorizzato dei possibili effetti collaterali del farmaco che sto assumendo, sarò più
propenso a percepirli magari percepisco malessere, mal di testa o indolenzimento qualcosa e
accuserò questi sintomi, questo non vuol dire che siano aumentati.

Ippocrate aveva fatto questa osservazione: paziente si sente meglio già per il solo fatto di credere
che il medico lo aiuterà a star meglio, quindi la fiducia
Si parla di doppio cieco quando né il paziente né il medico sa se la sostanza che viene
somministrata è il placebo o il vero farmaco perché si è studiato che anche l’atteggiamento del
medico nei confronti del paziente e il convincimento del medico del fatto che il farmaco può
essere efficace o meno, e talvolta può influenzare l’insorgere o meno l’effetto placebo. Se i
risultati sono stati simili tra i due gruppi vuol dire che il farmaco non ha una reale efficacia ma i
risultati positivi sono collegabili all’effetto placebo, cioè ad un sentirsi meglio del paziente
collegato al convincimento che si starà meglio. In caso di brutte notizie dare le spiegazioni di quello
che sta succedendo ma in modo da convincere il paziente che potrà migliorare.
Medico ippocratico: Ippocrate diceva ai suoi medici che nel caso ci fosse una cattiva notizia da
dare e ci si accorgesse che non c’è cura e non c’è guarigione bisognava astenersi dal comunicare
questa notizia, perché secondo Ippocrate dando questa notizia al paziente si perdeva il potere
dell’effetto placebo che era il farmaco più potente della medicina ippocratica.
Fu questo l’atteggiamento dominante fino a metà ‘900, non fino a non molti decenni fa al paziente
morente non si diceva che stesse per morire. Non si perdeva di credibilità perché vigeva il principio
del paternalismo, nell’ottica di Ippocrate il paziente era una persona in uno stato di inferiorità
perché era un po’ come un bambino e aveva bisogno di essere rassicurato e confortato, e così
come un buon padre nei confronti di un bambino molto piccolo non dice la verità e decide per lui
la terapia migliore dandogli quella che era la notizia, l’informazione che poteva comprendere.

Il codice di deontologia medica francese afferma che il medico deve cogliere i segnali di un
paziente che non vuole sapere la verità, bisogna rispettare il paziente.
Generalmente molti preferiscono sapere se aspettarsi di guarire, quali sono gli effetti
statisticamente attesi da una determinata terapia, quante persone guariscono, quante no, quante
stanno meglio…
In Italia è un DOVERE del medico comunicare la diagnosi al paziente, poi sta al medico capire se ci
si trova di fronte a una persona che si rifiuta di informazione e/o delega a qualcuno, allora lì il
medico informa la persona delegata dal paziente. Il medico deve informare il paziente sulla
diagnosi, qual è la condizione di salute del paziente, la prognosi, che cosa ci si può aspettare
avendo una determinata malattia (diagnosi: condizione di salute del paziente; prognosi: descrivere
le aspettative), il medico deve inoltre comunicare il nome della patologia di cui paziente è affetto,
se ci si può aspettare un miglioramento oppure c’è un’altra terapia meno invasiva, oppure che
cosa succede se si rifiuta la terapia cosa ci si può aspettare; questo è il dovere oggi del medico. Se
in qualche caso un paziente viene dichiarato non capace di decidere per il proprio conto allora
viene nominato un tutore, nei casi psichiatrici viene scelto dal giudice.

Oggi esiste il diritto di sapere. Con Ippocrate invece, secondo il paternalismo, il medico è colui che
sa curare, colui che conosce la medicina e conosce la natura umana, è quello più in grado di
prendere decisioni perché è lucido e distaccato, freddo e razionale o non è coinvolto molto
emotivamente, conosce la scienza e la disciplina ed è l’adulto. Per Ippocrate il rapporto fra medico
e paziente è un rapporto sbilanciato, uno è l’adulto maturo che decide razionalmente per il bene
dell’altro, e il paziente è in stato di minorità.

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