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LA PERSONA COME SOSTANZA INDIVIDUALE DI NATURA RAZIONALE

DISPENSE:
La più nota definizione di persona è quella di Boezio(487-525 circa), che la indicò come
«rationalis naturae individua substantia». La persona è
a) sostanza
b) individuale
C) di natura razionale. Per spiegare questa definizione è necessario comprendere il preciso
significato filosofico dei termini usati.

LA PERSONA COME SOSTANZA


Per sostanza si intende
-ciò che esiste per sé e che non viene predicato di altro.
-la sostanza si differenzia da ciò che è accidentale,e ha bisogno di qualcos'altro su cui
«poggiarsi»per esistere." Ad esempio,un cane è una sostanza, mentre il suo colore,le
dimensioni,il peso,l'età sono accidenti.
La nozione di sostanza è necessaria soprattutto per spiegare l’identità della persona , il fatto
che resta la stessa nonostante il passare del tempo,il mutare delle esperienze e i
cambiamenti della vita e per rendere conto del fatto che a supporto delle capacità che
riconosciamo come tipicamente umane c’è una realtà comune.

LA PERSONA COME INDIVIDUO


-L’individualità implica sia l’unità intera di qualcosa sia la diversità degli altri, dunque l’unicità.
Se parlo di una crostata di frutta, intendo qualcosa di diverso da una ammasso di briciole e
di fette di pera e mela: parlo di un’entità con struttura unitaria e distinta rispetto a tutto il
resto.
- La razionalità esprime tutte quelle facoltà tipiche della persona, perché tutte le facoltà
tipicamente personali, presuppongono la consapevolezza: non solo quelle volte a
conoscere, ma anche la volontà. Quelle dimensioni dell’affettività che non sono puramente
istintive, ma rappresentano una risposta a qualcosa di cui siamo coscienti, come nel caso
dell’amore, della stima, della gioia per l’arrivo di un amico.

(SLIDE) L’UOMO COME ESSERE COMPLESSO


Per essere dei bravi professionisti non conta solo la conoscenza ma conta molto anche la
relazione da tenere con il paziente; quindi,
ciò che ci rende professionisti efficaci si identifica con ciò che siamo e con il nostro
modo di vedere le cose, di viverle e di affrontarle. Non bisogna scordarsi del fatto che
davanti abbiamo una persona che ha bisogno di interagire con altre persone e magari anche
bisogno di fidarsi. L’antropologia ha avuto un ruolo molto importante per cercare di
“scuotere” la medicina, in cui il soggetto non più visto solo come caso clinico.
Juan Carballo: massimo esponente dei medici umanistici si è centrato sul cercare di far
capire il ruolo delle scienze umane e su quanto fosse importante il dialogo dell’uomo non
solo da un punto di vista scientifico, ma anche da un punto di vista umanistico, come la
filosofia, la psicologia che hanno, invece, un altro approccio all’uomo.
Cos'è L'antropologia? Una branca della filosofia che studia l’uomo. L’antropologia obbliga
quindi, a ripensare ai nostri modi abituali di approcciare la persona malata—>La malattia è
l’espressione di una persona che ha bisogno di interagire con altre persone. La malattia è
sempre un fatto pieno di significato e come tale richiede necessariamente un approccio
umanistico.

DISPENSE:
Se la realtà presenta questa complessità che è la sua ricchezza, la nostra conoscenza sarà
necessariamente graduale e ammetterà diversi livelli di descrizione e di spiegazione.
Si può parlare dunque, di livelli epistemologici, intendendo con questa espressione il grado
di profondità che ciascuna scienza raggiunge nel suo studio della realtà, a seconda del
metodo utilizzato che delimita anche il punto di vista dell'indagine. Se, ad esempio, si
considera come oggetto di studio l'essere umano, si possono distinguere 3 livelli
epistemologici che consentiranno di cogliere con maggiore o minore ampiezza il significato
dell’uomo:

ESTERIORITA’ OGGETTIVA= sono i dati esterni dell’uomo, che è possibile osservare e


descrivere attraverso il metodo sperimentale: studieranno ad esempio l'evoluzione dello
scheletro dell’uomo, fenomeni di adattamento, malattie piu’ frequenti
ESTERIORITA’ SOGGETTIVA= si sposta sul mondo umano propriamente detto, quello dei
valori, della religione, della cultura, sempre con il punto di vista esterno dell’uomo.
INTERIORITA’ OGGETTIVA= è, invece, oggetto dell'antropologia filosofica. Questa
disciplina, attraverso un metodo fenomenologico= esistenza umana. Da questa analisi,
l'interiorità emerge come la caratteristica che assegna all'uomo una posizione privilegiata e
unica nel mondo dei viventi: né gli animali né le piante possiedono un mondo interiore. È
Solo, però, grazie alla metafisica, ossia quella parte della filo. sofia che si interroga sul
fondamento e sui principi dell'essere, che lo studio dell'uomo può raggiungere il livello
dell'interiorità oggetiva. Questa espressione ci si riferisce all'esistenza umana, vale a dire
ricercando cos'è che fa sì che essa sia propriamente un'esistenza umana. Il metodo è
riflessivo-trascendentale, ossia un metodo che oltrepassa, trascende, l'uomo indagato in
quanto soggetto per risalire all'uomo indagato in quanto essere.

(SLIDE) Vayzacker medico, filosofo ha per primo introdotto il termine ‘Antropologia Medica’ il
suo obiettivo era introdurre il soggetto in medicina. Cosa intendiamo con antropologia
medica? vuole umanizzare la medicina vuole far sì che la medicina abbia un ripensamento
sui suoi modi abituali di approcciare la persona malata e che quindi, adotti degli approcci
tenendo conto che l’oggetto specifico delle professioni di cura non è un oggetto ma è un
soggetto.
Da qui la differenza tra
—> SONO MALATO= ovvero avere la coscienza di essere malati e di cosa comporta, ma
ciò non influenza il loro modo di essere.
——->HO UNA MALATTIA= prendere sottogamba percorsi di cura

Importante citare il libro di Lisa Sanders “Ogni paziente racconta la sua storia”. Testo che
parla, attraverso storie vere raccontate sia da medici che pazienti, del difficile e affascinante
percorso che porta il medico a compiere una diagnosi e di quanto sia ancora fondamentale
per un medico già dal primo incontro saper ascoltare, vedere, toccare la persona malata.
❑ Ogni paziente costruisce e vive un racconto, è una biografia, una storia. Ed è questo che
ci rende unici. L’ascolto della storia del paziente è fondamentale per la diagnosi e la terapia.
L’esperienza di essere malati spesso è mischiato a sentimenti e concetti che plasmano e
colorano l’esperienza del paziente e la sua percezione della malattia in modi che il medico
non può immaginare né prevedere”—> questo può provocare una mentalità riduzionista
(riduzione del problema).
Dottor Use non riusciva a relazionarsi con i pazienti.

>ANAMNESI FAMILIARE=ingigantire il problema a causa delle influenze che ho vissuto in


famiglia.
> DIFFICOLTA’ ECONOMICHE=pazienti che non riferiscono tutto al medico per paura di
farsi ricoverare e poi porteranno a dover affrontare problemi economici.
> SIGNIFICATO SOCIALE DI CERTI SINTOMI=paura di essere giudicati e quindi parlare di
un determinato problema significherebbe spiegare come si ci è arrivati e questo provocherà
imbarazzo al paziente il quale successivamente non esporrà il problema. Es:malattie
trasmissibili.
> ATTEGGIAMENTO DEL SANITARIO=l’approccio iniziale che abbiamo verso il paziente.

DIVERSI MODI DI PRATICARE LA PROFESSIONE SANITARIA di cui molto spesso non


si è consapevoli ma vanno ad influenzare il percorso di cura.
1) L’ego sapiens o io conoscitivo: medicina come scienza e paziente come oggetto di una
conoscenza razionale,misurabile; di come lui vive la malattia non importa. Questo approccio
è sbagliato quando diventa esclusivo.
2) L’ego cupiens o io appetitivo: professione come fonte di guadagno e di prestigio e
paziente come oggetto prezioso, per cui ne cercherà il consenso e l’approvazione.
3) L’ego fungens o io ufficiale: medicina al servizio di un interesse sociale o politico,
interesse della struttura a cui il professionista appartiene e come la struttura influenza
quest’ultimo.
4) L’ego adiuvans o io assistenziale: visione del paziente come una persona bisognosa di
aiuto e professione come una prestazione di aiuto vero e proprio. Non si limiterà ad una
diagnosi oggettiva (ego sapiens), ma cercherà di raggiungere una diagnosi integrale, stando
vicino al paziente a 360°, curare il paziente nella sua globalità.

—->Esempio di uno: SCENARIO TRATTO DA ‘OGNI PAZIENTE RACCONTA LA SUA


STORIA’. Maria Rogers, ventidue anni, è affetta da continui ed inspiegabili attacchi di
nausea che si presentano da tempo sempre uguali,aveva provato tutto quello che era
riuscita a trovare in farmacia ma niente le aveva giovato.
Persistendo il problema, Maria su consiglio del suo medico di famiglia si rivolse ad un
gastroenterologo che le prescrisse, oltre alle analisi del sangue, una gastroscopia, una
colonscopia, un esame radiologico, una Tac dell’addome e una del cervello. I risultati non
mostrarono niente di anormale.
Quando Maria si rese conto che nulla le giovava decise disperata di recarsi al Pronto
Soccorso dove fu presa in cura dalla dottoressa Amy Hsia. La dottoressa iniziò la visita
facendo indagini su lei e sulla sua famiglia a scopo diagnostico, dalla quale non emersero
altri problemi medici né che assumesse farmaci. Fumava e beveva soprattutto birra ma
soltanto in compagnia o quando usciva con gli amici nel weekend. Solo la madre alcolizzata
era morta molti anni prima. Maria inoltre le riferì un particolare strano, ovvero che le uniche
volte che si sentiva quasi normale durante quegli attacchi era quando faceva una doccia
calda. Tutti i documenti che ne vennero fuori riportavano ad una malattia di cui non aveva
mai sentito parlare, l’iperemesi da cannabinoidi, ovvero vomito persistente ed eccessivo
associato all’uso cronico di marijuana. Risultato: La dottoressa le disse che per sentirsi
meglio non doveva fare altro che rinunciare all’assunzione di marijuana, ma fu presa alla
sprovvista dalla rabbia della paziente, la quale non voleva credere ad una correlazione tra
ml’assunzione di marijuana e le sue nausee. Maria Rogers se ne era già andata, lasciando
l’ospedale il giorno seguente. —> Questo caso ci risponda al PRIMO atteggiamento=Maria
Rogers scappa dal problema e la dottoressa non ha indagato su altri aspetti.

-—>Parliamo di un altro caso clinico: un bambino di otto anni viene ricoverato per attacchi di
vomito esplosivo, accompagnato da sua madre.La madre piange quasi sempre dopo i suoi
episodi di vomito. Appresa la situazione il primario prescrive un cambio nell’assistenza
familiare del piccolo paziente, che da quel momento in poi sarà accudito dalla nonna
anziché dalla madre. A seguito di questo cambio, scompaiono gli episodi di vomito e
successivamente si scoprirà che la madre del bambino si era da poco separata dal marito, e
che probabilmente quelle manifestazioni erano una sorta di punizione indirizzata a lei.
Risultato: il sanitario ha fatto in osservazione MULTIDIMENSIONALE—> in quanto il
problema é di natura psicologico e esistenziale e non di tipo ORGANICA—>questa
dimentisione in alcuni casi non può bastare a spiegare questo evento.
Ciò spiega come: L’ESSERE UMANO È UNA CREATURA COMPLESSA: in cui assimulo la
complessità del caso, come ANTI-RIDUZIONISMO
*REALIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA COME «IMPRESA COLLETTIVA»
Atto clinico integrato= spesso ci troviamo a voler gestire il caso da soli, quando c’è bisogno
di cooperare.
Differenza tra COMPLESSO e COMPLICATO:
1) COMPLICATO= deriva dal latino ‘cum plicare’, «piegare insieme», «ripiegare».
Immagiamo un foglio, piegato più volte su se stesso, in modo tale che non sia
possibile leggerlo. È sufficiente però «spiegarlo» per comprenderlo e renderlo chiaro.
2) COMPLESSO=deriva invece dal latino ‘cum plexus’, «con intrecci» e indica qualcosa
che ha più parti legate insieme. Qualcosa difficile da comprendere, che ha una sua
realtà ma ci sfugge completamente. —>
L'essere umano è una creatura complessa che può essere, però anche complicata (una
volta spiegato è comprensibile) es. uomo in una relazione complicata dove all’inizio non ha
ben chiaro cosa vuole ma dopo un po’ lo saprà. complesso. qualcosa di complesso non lo
possiamo mai comprendere totalmente o meglio, mai comprendere con facilità. L’essere
umano infatti è l’emblema di sistema complesso. In un sistema complesso non esiste un
elemento dominante ma un’interazione continua tra numerosi elementi.

DISPENSE:
RISPOSTE AL RIDUZIONISMO -LA NOZIONE DI COMPLESSITÀ
Complesso non è sinonimo di complicato: etimologicamente, il primo aggettivo indica
qualcosa "di intrecciato insieme a formare un tutto”, mentre il secondo fa riferimento a
qualcosa di “ripiegato più volte su se stesso”. Nella nozione di complesso, dunque, troviamo
i seguenti elementi che la caratterizzano: l’ordine, la coerenza e l’unità.
Il filosofo E. Morin ha espresso in 3 principi la nozione di complessità:
1)Principio dialogico= Esempio applicato da Morin è quello del DNA in rapporto agli
amminoacidi, in cui si dà una memoria ereditaria stabile e contemporaneamente l’azione di
una proteina che degrada e si ricostituisce.
2)Principio di ricorsività= riconosce che tra causa ed effetto non vi è unicamente un rapporto
lineare, ma anche ricorsivo. Ciò significa che non sempre una logica lineare è in grado di
spiegare i vari fenomeni, ma che è necessario adottare una logica circolare: non si tratta,
infatti, di cogliere semplicemente una successione di eventi, ma di coglierne la reciproca
implicazione.
3)Principio ologrammatico= noi constatiamo che il tutto è presente nella parte, tanto che
l'uno non si può concepire senza l'altro. Ancora una volta la biologia cellulare ce ne dà
conferma, perché ogni nostra cellula contiene la totalità dell'informazione genetica dell'intero
organismo.

Le caratteristiche principali dei sistemi complessi sono:


❑struttura a rete, per cui non esiste un elemento dominante ma un’interazione continua tra
numerosi elementi;
❑feedback, cioè la retroazione per cui ogni effetto influenza a sua volta la causa.

I sistemi complessi si possono dividere in 7 punti:


1) I sistemi complessi sono sistemi aperti: interagiscono con altri sistemi. Così, ad
esempio, gli organismi interagiscono con l’ambiente, prendendo da esso il nutrimento
e modificandolo con la propria azione.
2) I sistemi complessi sono composti da più componenti a loro volta complesse. Per
esempio, gli organismi sono composti da organi, da tessuti, da cellule ecc.; una
società è composta da individui, ecc.
3) Tali componenti sono connesse da relazioni non sequenziali ma reticolari, che
collegano ogni elemento dell’insieme a numerosi altri, senza essere strutturati in
modo gerarchico.
4) Tra le diverse componenti non ci sono semplici relazioni causali, di tipo meccanico,
ma interazioni basate su feedback, di modo che le interazioni modificano i fenomeni,
come avviene ad esempio nel dialogo tra due o più persone.
5) I sistemi complessi sono sistemi in grado di riorganizzarsi, in seguito a rottura
dell’equilibrio che è abituale in tali sistemi, come avviene ad esempio nelle società in
seguito alle crisi economiche o in un organismo in seguito a un trauma.
6) I sistemi complessi sono tali da produrre, mediante l’organizzazione o la
riorganizzazione, fenomeni emergenti, cioè non previsti né prevedibili in base alla
situazione precedente. Sono qualità che emergono dall’interazione di unità
elementari semplici. Ad esempio: nessuna formica è intelligente, ma la colonia delle
formiche si comporta in modo intelligente, risolvendo problemi. I singoli neuroni non
sono «mente» ma dalle loro interazioni emerge qualcosa che è intelligente, a
differenza dei singoli neuroni che non possono essere definiti tali.
7) I sistemi complessi sono infine sistemi caratterizzati da dinamicità, possibilità di un
cambiamento continuo. Esempio Basta che apprendiamo una notizia tipo fatta
domanda ad un collage e la risposta positiva può essere per noi fonte di
cambiamento; quindi, come la relazione con l’esterno, con il mondo ha introdotto in
noi un cambiamento. Ecco perché è importante saper cosa dire al paziente
soprattutto se si vogliono innescare in loro dei cambiamenti positivi.

Come abbiamo distinto la parola “complessità”, così distinguiamo la parola “riduzionismo”:


Il riduzionismo è l'atteggiamento di chi dice che la riduzione è l’unico atteggiamento
conoscitivo da adattare in tutte le situazioni in ambito scientifico, lavorativo ecc quindi un
conto è la riduzione necessaria per poter conoscere e un conto è dire che la riduzione è
l’unico metodo per poter conoscere ecco perché la riduzione deve essere consapevole e
cooperante
1) RIDUZIONE: operazione positiva e necessaria. Deve essere consapevoli e
cooperante
2) RIDUZIONISMO: operazione negativa in questo fa riferimento a un atteggiamento. A
sua volta esso si distingue in:
3) ❑RIDUZIONISMO STRUTTURALE=un sistema complesso può essere ridotto
all’insieme degli elementi che lo compongono i quali ne esauriscono la natura.
Riduce la struttura agli elementi più semplici che la compongo
4) ❑RIDUZIONISMO METODOLOGICO=riduzione operata sul piano del metodo di
indagine.

DISPENSE:
Da quanto si è detto, è evidente che la necessità di uno studio filosofico dell'uomo nasce
dall'esigenza di conservare una prospettiva ampia e unitaria, evitando il pericolo di cadere in
quello che è definito come riduzionismo. Quindi, mentre un riduzionista ritiene che un
sistema complesso non sia nient'altro che la somma delle sue parti, per cui si può dar
ragione del sistema "riducendone" la considerazione a quella dei singoli costituenti, Un
Antiriduzionista, al contrario, ritiene che il tutto sia maggiore della somma delle parti, per cui
vi sono proprietà "olistiche" (una visione del “tutto”) che non possono essere descritte in
termini dei puri elementi costituenti".
Ogni riduzionismo è caratterizzato da tre chiari limiti:
A)esclusivismo: pretendere che il metodo e il punto di vista della propria disciplina siano
esclusivi ed escludenti. Vale a dire considerarli come gli unici più efficaci e adeguati, mentre
tutti gli altri non sono giudicati tali.
B)spirito di sistema: pretendere di ricondurre tutte le proprie conclusioni un unico principio
teorico, che rappresenta uno schema ordinatore dei dati via via raccolti, che sono
considerati soltanto come ulteriori casi che confermano la propria tesi.
C)chiusura all'esperienza: non riconoscere che la realtà è complessa e imprevedibile, molto
più ampia della conoscenza e della sistematizzazione che di essa si può raggiungere.

LA ‘SVOLTA GALILEANA’
Galileo è il padre del riduzionismo perché dice che quando noi studiamo qualcosa non ci
dobbiamo interessare delle qualità di quella cosa ma soltanto degli aspetti quantitativi poi se
quell’essere umano soffre, ha dei suoi valori a noi non interessa. Sono cose che non sono
degni nemmeno di essere conosciuti. questo è il riduzionismo che nasce nella scienza
moderna. mi interessa solo ciò che io posso verificare. Tutto ciò che non posso verificare
non è scientifico e quindi non mi interessa
❑Galileo preferisce accontentarsi di sapere cose certe delle sostanze, che sono gli aspetti
misurabili ed osservabili delle cose (proprietà empiriche), al posto di cose incerte e
controverse sulle sostanze stesse.
❑ Anche per Galileo, come per i Greci, la scienza è sinonimo di sapere certo e affidabile,
ma deve limitare il proprio raggio d’azione alle proprietà empiriche delle sostanze se vuole
ottenere risultati intersoggettivi ed evidenti.

RIDUZIONISMO SCIENTISTA:
*La scienza non solo resta nell’empirico.
*Estende a tutta la realtà, i principi validi per un
solo campo di ricerca empirico.

RIDUZIONE CONSAPEVOLE E COOPERANTE:


❑Sebbene non vi è sapere che non sia riduttivo, tale riduzione deve essere consapevole.
❑La consapevolezza distingue la scienza autentica (limitata) dall’ideologia.
❑La consapevolezza della limitatezza di ogni singolo approccio impone che l’impresa
conoscitiva sia un compito collettivo.

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