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Cura =>
visione neoumanitaria
nuovo e diverso modo di pensare e conoscere il malato
relazioni per partecipare a decisioni di cura
bisogno di senso, per chi deve essere curato => autodeterminazione
bisogno di relativa guaribilità
CURA E TERAPIA
La cura è stata un insieme di pensiero, scienza e tecnica
Tra '800 e '900 si chiamerà Terapia
Senza filosofia, per la cura, il malato è solo corpo, mentre la terapia è un principio organico
antagonista della sostanza vivente ammalata.
CURA/TERAPIA
Relazioni di complessità tra medico, rimedio, mondo a molti altri mondi del malato
Prescrizione di un principio organico per definizione di antibiotico (avversario) e di una sostanza
vivente malata
La malattia è sopraveniente rispetto a un universo sovraorganico
Per la terapia la malattia è subveniente rispetto a una ben definita dimensione organica
Il malato è:
un mondo
un mondo a molti mondi
un mondo possibile
un sistema di intermondi
Il malato è:
un solo mondo => quello di sostanza
Oggi la medicina è senza un pensiero filosofico convincente per essere eccessivamente
biologizzata è priva di relazioni; parla un linguaggio impersonale del corpo
Le relazioni riguardano i rapporti tra come si concepisce il malato, come lo si conosce, quale pratica
medica.
RELAZIONI E INTERMONDI
Per logica delle relazioni non ha molto senso usare il linguaggio della centralità, ma quello dgli
intermondi... INTER => non al centro, ma TRA!
Gli intermondi sono relazioni dove le persone è come se fossero degli eventi
Oggi i malati si propongono come soggetti, non più come sintomi e la semiotica non basta più per
conoscerli.
L'intero apparato concettuale della medicina è organizzato per verità convenzionali, cioè per
modelli, procedure e metodi
Tutte le verità scientifiche sono convenzionali, esposte agli scarti che esistono tra razionalità e
realtà
Le malattie reali assomigliano ai modelli, verosimili, ma non coincidono quasi mai con essi
Il disagio nasce da una postmodernità che ormai mal sopporta il pensiero unico della medicina, il
suo unitalismo, le sue rigidità razionali e il suo dogmatismo
Medicina della scelta => mentre la medicina scientifica, il giudizio e la scelta del medico è come se
fossero vincolati ai modelli, nelle relazioni la scelta diventa più complessa perchè deve tener conto
della possibilità che spesso i modelli e contingenza non coincidono
La responsabilità della scelta si sposta dai modelli ai decisori, chiamando in causa le loro capacità
interpretative
Relazioni e procedure non vanno molto d'accordo e pongono un nuovo problema:
Compossibilità => solo se tra relazioni e modelli non esistono contraddizioni
La postmodernità teorizza un ripensamento delle forme passate della razionalità e delle conoscenze
Autonomia dell'ammalato e consenso informato
Autonomia e responsabilità
Il consenso informato si può definire come “scelta consapevole”.
L'autonomia del malato è una condizione sempre esistente e un fermo punto di partenza su cui
impostare la relazione terapeutica
Relazione medico-paziente => un'etica della cura => sforzo di comunicazione e di integrazione dei
valori, dei bisogni, delle responsabilità e delle libertà di tutti i soggetti in campo
I fondamenti del consenso informato
Punto di partenza => Riconoscimento del rispetto della dignità della persona => riconoscimento
della sovranità decisionale del paziente in merito ai trattamenti sanitari a cui intenda o non intenda
sottoporsi
Codice di Norimberga => volontà di affermare il valore assoluto e il primato dell'essere umano
rispetto alle violazioni dei fondamentali diritti umani compiute anche in nome della scienza e del
progresso
Secondo la Corte costituzionale, il consenso informato, si configura come vero e proprio diritto
della persona e trova fondamento nell'art.2 della Costituzione, la quale tutela e promuovere i diritti
fondamentali, art. 13 e 32, stabiliscono rispettivamente che la libertà della persona è inviolabile e
che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge.
Il consenso informato => espressione della consapevole adesione al trattamento sanitario proposto
2 principi => 1) Autodeterminazione 2) Salute
Anche in caso se il paziente è un minore o un interdetto-inabilitato, occorre tener conto
dell'espressione diretta del paziente
Competenza => capacità di assumere “in quel preciso contesto” una determinata decisione sanitaria
Il nuovo Codice di deontologia medica valorizza il principio di competenza che decreta la presa
d'atto della fine del rapporto parternalistico in cui il medico era autorizzato a decidere al posto del
paziente
Requisiti del consenso
Il consenso responsabile rappresenta un obbligo contrattuale da parte del medico
Dovere di informazione riguardo: natura, rischi, complicanze, alternative, qualità della vita attesa e
momentanee deficienze organizzative della struttura di cui l'operatore sanitario sia a conoscenza
L'esaustività e la puntigliosità dell'informazione sono particolarmente pregnanti quanto più è
elevato il rischio che la malattia degeneri in un evento grave e successivamente, sia necessario
evidenziare la necessità di responsabilizzare il paziente sui rischi derivanti da un rifiuto al
trattamento terapeutico
Titolare del diritto all'informazione è il paziente stesso che ha diritto esclusivo a conoscere il
proprio stato (quella dei parenti non ha valore legale)
Il difficile equilibrio di una relazione asimmetrica
Il recupero di un'autentica capacità di relazione con il paziente, l'empatia, il rispetto dei tempi e la
gradualità della comunicazione diventano il nodo cruciale per sostenere quell'autonomia e di quella
responsabilità che la legge attribuisce al paziente
Si dovrebbe promuovere il dialogo in cui la reciproca autonomia tende a una partecipazione al
programma terapeutico, a un'alleanza decisionale che trova nella comunicazione il miglior assetto
Il paziente ha diritto a una piena libertà di scelta, anche nei casi in cui dal rifiuto della terapia ne
possa derivare la sua morte; il rispetto di tale scelta non deve comportarne l’abbandono.
Consenso informato al trattamento in oncologia medica
Importante risulta l'informazione e il consenso alle cure in oncologia, dove l'evoluzione della
malattia tumorale non è mai del tutto prevedibile, e dove le opzioni di trattamento sono molteplici e
si modificano rapidamente nel tempo
La criticità del consenso informato in oncologia
A fronte di una sempre maggiore consapevolezza e desiderio dei malati di sottoscrivere un consenso
ed essere parte attiva nelle scelte di trattamento, è importante ricordare i seguenti punti
Comunicare con parole semplici e chiare è condizione necessaria, ma non sufficiente per
esser sicuri che il malato abbia compreso
necessari più colloqui riguardo diagnosi, prognosi e trattamenti, per poi procedere con informazione
semplice, chiara ed esaustiva che rispetti la volontà del malato
chiedergli di ripetere ciò che ha compreso (il livello di comprensione è sovrastimato dagli oncologi)
il consenso alle cure dovrebbe esser lasciato nelle mani del malato per almeno 24 ore prima di
richiederne la sottoscrizione
la comunicazione non utilizza soltanto un codice linguistico verbale, ma anche vuoti, silenzi,
assenze, pause, parole che non diciamo, hanno il loro peso nel colloquio.
Oltre a espressioni del viso, atteggiamento del corpo, tono della voce, sguardo che esprimono
interesse, disinteresse, amore o indifferenza.
Il malato, nel medico cerca anche il “maestro” capace di porsi domande e di cercare insieme a lui le
risposte che gli consentano di imboccare la via possibile per affrontare la vita nella malattia e nel
timore della morte.
Il tempo da dedicare al malato per l'informazione e la comunicazione diventa fondamentale
e irrinunciabile e deve essere dichiarato
Se comprendere le informazioni circa la diagnosi e i trattamenti può essere una difficoltà
prevalentemente del malato, affrontare la Prognosi è un problema soprattutto del medico
Molti studi dimostrano che sapere la verità, anche se dolorosa, è molto meglio che restare
nell'incertezza, e gran parte dei pazienti desidera essere informato.
Alcune riflessioni:
a) L'oncologo medico ha bisogno di implementare e coltivare la sua abilità nel comunicare notizie
dolorosa => arte che va appresa
b) Tutto ciò che è subordinata a un percorso interiore, attraverso il quale l'oncologo trova il
coraggio e il tempo per rispondere ai quesiti fondamentali della sua esistenza, il suo vissuto, la sua
morte
c)Esistono difficoltà oggettive per formulare una corretta prognosi nel malato oncologico, sia per gli
scarsi test predittivi disponibili, che per il rapido evolversi delle opzioni di trattamento.
L'alibi del consenso informato firmato
Essere oncologi medici significa anche saper consigliare il malato e assumerci la responsabilità di
aiutarlo a decidere la cosa giusta per lui e nel caso fermarsi con la chemioterapia.
I supposti per un consenso condiviso
Possono esistere incomprensioni tra medico e paziente perchè il medico non è in grado di gestire il
rapporto.
Prendersi cura del malato significa anche condividere un pezzo della vita con lui
La cura è, insieme alla prescrizione di farmaci, l'assumersi, da parte del medico la responsabilità del
malato, rendere meno doloroso il percorso della malattia
Aiutare il malato a capire può significare aiutarlo a riconoscere dignità a sé stesso
Dal consenso informato al consenso condiviso: la relazione di cura
L'oncologo medico non propone solo un trattamento, ma si fa carico di dare risposta a tutti i bisogni
del malato. La proposta di trattamento dovrebbe avvenire solo dopo un attento ascolto e
comprensione del punto di vista del malato. La modalità di comunicazione efficace ed empatica tra
curante e curato consente di definire insieme le opzioni di cura, comprese anche le eventuali
disposizioni di fine vita. Dichiarazioni anticipate quindi come estensione di un consenso condiviso,
all’interno di un rapporto di fiducia e di una relazione terapeutica e umana, in cui l’oncologo
medico non propone solo un trattamento, ma si fa carico di dare risposta a tutti i bisogni del malato.
Cura come fine, guarigione come possibilità.
L'ALLEANZA TERAPEUTICA
Introduzione: il viaggio della solitudine all'alleanza
La solitudine del malato è quell’angoscia che ti paraliza quando ricevi la notizia, quando la
domanda “ e adesso?” rimane senza risposta ; il mondo cambia in pochi istanti, e adesso qualcuno ti
dice o cerca di dirti o farti capire, che puoi anche morire. La solitudine del medico che pensa
“adesso cosa gli dico?” avviene nello stesso momento. E’ da cui che può nascere o morire l’alleanza
terapeutica.
è importante il messaggio non verbale, deve essere coerente
stabilire un contatto empatico, medico-paziente per cominciare un percorso insieme, non più soli,
ma idealmente dalla stessa parte, con entrambi le proprie ansie
oltre al medico ci sono infermieri, psicologi, ausiliari e segretarie … tutto ciò per mettere le persone
a proprio agio
in questa fase l'ammalato deve sentirsi considerato persona, non solo come paziente =>
condivisione (decisione condivisa), si è nella fase di transizione => consenso informato, dove il
malato firma dei fogli i quali non si sa se capirà
si parla delle decisioni di cura, spiegare cosa e come avverrà, alternative, decisioni insieme =>
questo è il percorso dell'alleanza => camminare insieme in questo viaggio in cui la guarigione è la
destinazione auspicata, ma in fondo la destinazione non è vincolante per il progetto di camminare
insieme.
L'evoluzione : dall'etica del medico all'etica medica
Modello del paternalismo medico => prescrive comportamenti per i malati, per i familiari, per le
altre professioni sanitari, che svolgono funzioni subordinate e si modellano sulle richieste dei
medici
paramedici => universo del personale non medico, centralità che il medico detiene
il medico sceglie in scienza e coscienza il bene del paziente
Modello contrattualista => opposto al paternalismo => assolutizza la volontà decisionale del
paziente, nei paesi anglosassoni di matrice laicista => rapporto medico-paziente come contratto =>
medici e infermieri solo esecutori
tra questi due modelli si pone l'ALLEANZA TERAPEUTICA, come ricerca comune del bene del
malato attraverso la relazione, strumento per conoscere l'altro
Non può esistere cura senza presa in carico e una presa in carico senza progetto di cura non ha
senso
maternalismo medico, che alla direttiva del padre affianca l'amore accogliente della madre, equilibri
necessari => accoglienza, cioè servizio di primo impatto con il pubblico => condurre il paziente per
i meandri di una struttura ignota e qualche volta un po' ostile
le scelte di cura non deve esser presa dal team su basi di criterio paternalistici o convinzioni
personali, ma derivare da un'ampia e corretta valutazione dei vantaggi e dei possibili effetti
collaterali.
I curati
IL PUNTO DI VISTA DEI PAZIENTI
“quando dico che sono malato vedo paura da parte della gente”
Bioetica laica => essere importante non è solo la vita in quanto tale, ma la sua qualità e disponibilità
e che l'unico soggetto e giudice della propria vita è l'uomo stesso.
La speranza è poter vivere con dignità e disponibilità di vita o di morire con dignità e senza dolore
inutile.
LE TESTIMONIANZE DEI PAZIENTI
Ricerca internet => forum online
l'aspetto => l'esperienza della malattia rende diversi
rabbia, sconforto
diversi da altri e da se stessi, cambiano valori di riferimento
cambiano prospettive, incertezza, insicurezza
perdere ciò che il tempo di bello offre
ribellione, allontanare tutti
indossare una maschera per far credere di esser forte
la condivisione aiuta a unirsi di più ai familiari
Essere consapevoli => sapere di aver bisogno di aiuto
problemi burocratici, cattiva organizzazione
mancanza di rispetto per la dignità di chi soffre