DIFESA E POTENZIAMENTO
Compiti della medicina preventiva:
Se la salute consiste in uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale,
la Medicina Preventiva non è una sequela di misure atte a impedire che l’uomo
si ammali, ma una scienza che studia il miglioramento delle condizioni di vita,
rendendo l’ambiente (fisico e sociale) meno ostile da mero insieme di azioni
rivolte a:
Evitare l’insorgenza e la progressione di malattia.
Mantenimento / recupero dello stato di salute.
A strumento per la promozione della salute e quindi del benessere.
Due strategie:
Prevenzione: difesa della salute: eliminazione e correzione dei fattori di
malattia.
Promozione: acquisizione del miglior stato di salute potenziando i
fattori positivi.
Scopi dell’igiene:
Prevenzione delle malattie: rimuovere le cause di malattia e i fattori di danno.
Promozione della salute: individuare e potenziare i fattori di benessere
(protettivi), aumentando la resistenza.
Carta di Ottawa (1986):
La promozione della salute è il processo che mette in grado le
persone di aumentare il controllo sulla propria salute e
migliorarla.
Identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i
propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi
fronte.
La salute è una risorsa per la vita quotidiana non un obiettivo di
vita.
La promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del
settore sanitario.
Eguaglianza: uguale opportunità per ciascuno di mantenere e
migliorare il proprio stato di salute attraverso un equo accesso alle
risorse per la salute.
Partecipazione: alla pianificazione degli obiettivi e degli strumenti per
raggiungerli.
Empowerment: dare gli strumenti conoscitivi per una partecipazione
reale ed attiva di ogni comunità e di ogni singolo individo.
Educazione alla salute:
Fondamentale il processo di informazione ed educazione alla salute della
collettività .
L’educazione alla salute è un elemento strategico (ma non unico) della
promozione alla salute e ha come scopi:
Conoscere i fattori di rischio (ambientali e individuali).
Responsabilizzare i singoli e i gruppi sociali verso comportamenti
positivi per la salute.
Conoscere il funzionamento del servizio sanitario per permetterne il
corretto utilizzo e l’esercizio del diritto alla salute.
INDIVIDUO E COLLETTIVITÀ
Obiettivo dell’igiene:
L’igiene si occupa del benessere dell’individuo intervenendo sulla collettività .
Esistono misure che si possono applicare al solo individuo (es. vaccinazione in
un viaggiatore).
Gli interventi più importanti sono volti a eliminare la malattia della popolazione
in modo che nessuno possa più ammalare.
Obiettivo più ampio possibile.
Da qui la necessità di organizzazione degli interventi.
Sanità pubblica:
Definizione:
L’organizzazione che mobilità risorse scientifiche, tecniche, professionali
ed economiche per risolvere i problemi sanitari delle popolazioni.
Diversi livelli di intervento: internazionale, nazionale, locale.
Compiti:
Sorveglianza epidemiologica.
Interventi di prevenzione.
Programmazione, organizzazione e verifica dei servizi territoriali ed
ospedalieri.
SALUTE E MALATTIA
Omeostasi:
o Attitudine degli organismi viventi a mantenere il proprio equilibrio fisico-
chimico nonostante il variare delle condizioni esterne.
o Costanza strutturale (ordine e dimensioni) e funzionale (parametri costanti).
o Si tratta di un equilibrio dinamico.
o L’omeostasi mantiene la costanza attraverso una serie di meccanismi che
rispondono alle sollecitazioni esterne.
Malattia:
o Quando l’organismo non è più in grado di mantenere l’omeostasi (difetto di un
fattore di controllo o intensità della perturbazione) l’effetto si riflette su tutto
l’organismo.
o Malattia: incapacità dell’organismo di mantenere la costanza interna
(omeostasi).
o Ogni malattia è causata da fattori esterni e interni.
Eziologia: lo studio dei fattori che causano le alterazioni alla base delle malattie
o Fattori endogeni: genetici o relativi all’individuo.
o Fattori esogeni: perturbazioni dell’ambiente esterno.
Patogenesi: lo studio dei meccanismi con cui i fattori eziologici determinano il danno.
Eziopatogenesi: combina i due tipi di studio.
DETERMINANTI E MALATTIE
Causa: fattore, evento o circostanza che incrementa la probabilità di un effetto
determinante.
Se X (fattore) è causa di Y (malattia), in un sistema stabile ogni cambiamento di X
comporta un cambiamento di Y.
La causa è in questo caso:
o Necessaria: senza X, Y non si verifica.
o Sufficiente: se è presente X, Y si verifica sempre, non occorre altro.
Nelle malattie di solito non c’è una relazione così completa tra causa ed effetto.
Più spesso la causa è necessaria (deve esserci) ma non sufficiente (devono verificarsi
altre condizioni).
Causa necessaria e sufficiente: la causa è in grado di provocare da sola tutti gli
eventi.
o Esempio: l’ingestione di un fungo velenoso provoca danni irreversibili al fegato
e la morte a causa della presenza di tossine.
o Esempio: una anomalia genetica: la trisomia 21 è la causa della sindrome di
Down.
Causa necessaria ma non sufficiente: l’evento malattia non si verifica mai in assenza
della causa, la quale però non risulta sufficiente per lo sviluppo della malattia.
o Esempio: malattie infettive: il poliovirus è causa necessaria per l’insorgenza
della poliomelite, ma non è sufficiente. Infatti occorre la presenza di almeno
altri due fattori affinché la patologia si verifichi: esposizione al virus tramite
ingestione di acqua o alimenti contaminati (fattore esogeno) e assenza di
immunità nei confronti del polivirus (fattore endogeno).
Causa né necessaria né sufficiente: l’evento malattia non si verifica sempre in
presenza del determinante, e può verificarsi anche in sua assenza.
o Esempio: fumo e tumore al polmone. Non è necessaria perché si verificano
tumori anche nei non fumatori e non è sufficiente perché non tutti i fumatori
sviluppano il tumore.
MONOFATTORIALITÀ E MULTIFATTORIALITÀ
Solo fattori causali molto forti possono essere l’unica causa sufficiente di un processo
patologico: in questo caso si parla di eziologia monofattoriale.
o Esempi di malattie monofattoriali: avvelenamento da funghi, alcune malattie
genetiche, traumi da incidente, forte contaminazione da sostanze chimiche
(tossiche) o fisiche (radiazioni).
Quando più fattori contribuiscono a determinare la malattia si parla di
multifattorialità.
LA TRIADE EPIDEMIOLOGICA
Quasi tutte le malattie vedono l’intervento di almeno tre fattori:
Agente patogeno: agisce secondo caratteristiche qualitative/quantitative.
o Fisico
o Chimico
o Biologico (microrganismo o alimento)
Ospite (fattori endogeni):
o Suscettibilità
o Capacità di difendersi
o Sistemi di riparazione
o Genetica: ereditari
o Età , sesso
o Comportamenti: stili di vita
Ambiente (fattori esogeni):
o Ambiente fisico (clima, suolo): a volte è esso stesso causa della malattia, diventa
agente patogeno e non solo veicolo di agenti patogeni.
o Ambiente sociale (comportamenti, vita, lavoro)
I DETERMINANTI
Tutte le malattie sono multifattoriali: per questo si parla di determinanti di malattia
(o di salute).
Non agiscono da soli, ma attraverso l’interazione.
Sono fattori la cui alterazione induce un cambiamento nella frequenza o nei caratteri di
una malattia.
o Determinanti primari:
Esercitano un effetto maggiore nella genesi della malattia.
Spesso (ma non sempre) sono necessari.
Esempio: microbatterio nella tubercolosi, fumo nel tumore al polmone.
o Determinanti secondari:
Minori, non sono indispensabili e corrispondono ai fattori predisponenti.
Esempio: stress, affollamento, clima, genetica.
Esempio di determinanti:
o Genetici: ereditari: suscettibilità , capacità di difesa/riparazione, predisposizione
genetica (mutazioni).
o Comportamentali – stili di vita: comportamenti individuali o sociali che
dipendono dalla volontà dell’individuo e che influenzano la salute: fumo, alcol,
droga, alimentazione.
o Ambiente:
Fisico:
Veicolo di patogeni: aria, acqua.
Facilita l’azione o crea l’occasione: suolo, clima.
Agenti patogeni: radiazioni.
Biologico:
Microrganismi.
Alimenti.
Sociale:
Abitazione.
Lavoro.
Reddito.
FATTORE CAUSALE
Uno o più fattori antecedenti e necessari ai fini della malattia.
Lo studio delle malattie cronico-degenerative ha portato al concetto di casual web.
Bisogna stabilire una relazione di causa-effetto tra il fattore X e la malattia Y.
I criteri di causalità di Hill:
o Forza: proporzione di soggetti malati di Y tra gli esposti al fattore X e i non
esposti (più elevata e maggiore forza dell’associazione).
o Gradiente biologico: rapporto dose-effetto tra l’esposizione al fattore X e la
malattia Y.
o Consistenza: numero di studi che confermano l’associazione.
o Specificità : l’esposizione al fattore X dà sempre e solo la malattia Y (non sempre
accettabile).
o Sequenza temporale: l’esposizione al fattore X deve precedere lo sviluppo della
malattia.
o Coerenza – Plausibilità biologica: concordanza con le conoscenze precedenti
sulla malattia.
I fattori causali sono quelli necessari e sufficienti, necessari ma non sufficienti. I fattori
né necessari né sufficienti sono fattori di rischio.
MODELLO EZIOPATOGENETICO:
All’inizio siamo tutti risk-free.
Fin dall’infanzia siamo bersagliati da fattori potenzialmente nocivi (rischio).
Risposta dell’organismo attraverso la risposta immune, la neutralizzazione o
l’eliminazione del fattore.
Se ha successo si torna in salute, altrimenti permane lo stato di rischio.
A lungo andare può generarsi la malattia grazie anche all’apporto di altri fattori.
In passato lo stato di non salute (cioè di malattia) era definibile solo in presenza di chiari segni
clinici di una patologia. Attualmente, la linea di demarcazione tra salute e malattia tiene conto
del fatto che anche una semplice condizione di esposizione a fattori di rischio (che
potenzialmente potrebbero indurre malattia), rappresenta di per sé uno stato di non salute.
o Malattie monofattoriali:
Determinate da una causa unica.
Intervento di fattori personali e ambientali può far sì che la causa esplichi la sua
azione.
Ai fini preventivi occorre conoscere, oltre alla causa, i fattori di rischio associati.
o Malattie multifattoriali:
Malattie più frequenti. Non hanno una causa unica.
Ai fini preventivi è indispensabile conoscere i fattori causali e di rischio
associati, nonché il peso e il ruolo di ognuno di essi.
Fattori di rischio nelle malattie non trasmissibili: sono i fattori per cui è noto il ruolo
eziologico (tutti questi partecipano alla patogenesi interagendo con molteplici
fattori di rischio). Sono variabili comportamentali (stile di vita) o ambientali
(polveri sottili, inquinamento, lavoro) che aumentano la probabilità di una malattia:
o Fumo di sigaretta (cancro al polmone, bronchite cronica, cardiopatia ischemica).
o Disordini alimentari (cardiopatia, diabete).
o Abuso di alcol (cirrosi).
WEB OF CAUSATION:
Concetto esposto negli anni ’60 da Brian MacMahon per contrastare l’idea che la
malattia dipendesse da un’unica causa.
La malattia, come la salute, dipende in realtà da una “ragnatela” di fattori di
rischio/causali e di fattori protettivi che interagiscono tra di loro.
Per prevenire le malattie non trasmissibili è necessario conoscere il più
approfonditamente possibile la “rete” di causa per ogni singola malattia.
MICRORGANISMI E SALUTE
Microrganismi: organismi invisibili a occhio nudo:
Protozoi
Funghi
Alghe
Batteri
Cianobatteri
Virus
Fattori di virulenza: per causare malattia un microrganismo deve:
Essere trasportato all’ospite.
Aderire, colonizzare e/o invadere l’ospite (invasività ).
Accrescersi (moltiplicarsi) nell’ospite o nelle sue cellule.
Sfuggire alle difese dell’ospite.
Tossigenicità : capacità del microrganismo di produrre sostanze tossiche.
Microrganismi patogeni:
Infettività : capacità del microrganismo di attecchire, moltiplicarsi e diffondersi
nell’ospite infetti/esposti.
Patogenicità : capacità del microrganismo di causare malattia ammalati/infetti.
Virulenza: grado di patogenicità di un microrganismo morti o ammalati
gravi/ammalati.
INFEZIONE E CONTAGIO
LE SORGENTI DI INFEZIONE
Uomo:
o Malato.
o Portatore: soggetto che ospita un microrganismo ma non ha sintomi.
Precoce: durante il periodo di incubazione.
Convalescente / cronico: durante il periodo di convalescenza per un
periodo più o meno lungo.
Sano: non ha mai sviluppato i sintomi.
Microrganismi (normalmente residenti in animali, occasionalmente trasmesse a
umani): zoonosi, trasmissione per:
o Contatto diretto.
o Ingestione.
o Inalazione.
o Morso.
o Tramite insetti.
LA CATENA DI CONTAGIO
Può essere più o meno complessa a seconda che sorgente, serbatoio, ospite finale
coincidano o appartengano a specie diverse.
Sono soggette a modificazioni (evoluzione) in risposta a cambiamenti ambientali.
VIE DI ELIMINAZIONE
Le modalità attraverso cui il microrganismo viene rilasciato dall’ospite infetto. Spesso, ma non
sempre, corrisponde al sito dove si verifica l’infezione.
Via respiratoria: emissione di goccioline di saliva infette o secrezioni oro/faringee,
espettorato.
Via enterica: attraverso le feci.
Via genito-urinaria: attraverso urine e secrezioni.
Via cutanea: per lo più attraverso contenuto di lesioni superficiali (es. herpes).
VIE DI PENETRAZIONE
Via mucosale:
o Tratto digerente, infezioni a trasmissione fecale-orale (diretta e indiretta).
o Mucose respiratorie, congiuntivale, microrganismi liberati con gocce di saliva.
o Mucose genito-urinarie, malattie a trasmissione sessuale.
Via cutanea.
Sangue: trasfusione, sessuale, vettore.
Via placentare: trasmissione madre-figlio (verticale).
SCOPI:
Individuazione dei fattori eziologici e di rischio di malattie sconosciute.
Individuazione delle modalità di trasmissione.
Individuazione delle sorgenti di infezione (indagine epidemiologica).
Acquisizione informazioni sull’eco/epidemiologia e storia naturale di una malattia, utili
alla prevenzione.
Definizione della necessità e entità degli interventi di sanità pubblica.
Valutazione dell’efficacia degli interventi di sanità pubblica e prevenzione.
IL TASSO (RATE)
Nei rapporti e nelle proporzioni manca un elemento fondamentale: il tempo.
Tasso = proporzione (il numeratore è contenuto nel denominatore) con riferimento a un
tempo specifico (T)
Numeratore: eventi nel tempo T
Denominatore: popolazione a rischio in un certo tempo T
K: costante (100, 1000, 10000, ecc)
Tipi di tassi:
Tassi grezzi: numero di eventi / popolazione totale (es. tasso di natalità , di mortalità ).
Tassi specifici: si considera solo la popolazione con una determinata caratteristica (età ,
sesso, ecc…). numeratore e denominatore risultano omogenei per la caratteristica
considerata.
o Un tasso può essere contemporaneamente specifico per età , per sesso e per
causa, l’importante è che si consideri un sottogruppo della popolazione in base
alla variabile confondente.
o Il limite di questa misura è che i confronti possono essere operati solo nei
singoli sottogruppi.
Tassi standardizzati: quando si voglia utilizzare un unico tasso (più semplice) in grado
di eliminare i fattori di confondimento si ricorre alla procedura di standardizzazione.
I tassi più importanti:
Tasso di mortalità : N morti in un anno / popolazione a metà anno.
Tasso di morbosità :
o Prevalente (prevalenza): È UNO STUDIO TRASVERSALE; la popolazione di casi
totali in un tempo specificato nella popolazione, indipendentemente da quando
sono stati diagnosticati. [Esprime il numero di eventi presenti in una
popolazione in un dato momento]. Il tempo può essere:
Un determinato istante (prevalenza puntuale): ci si riferisce a casi e
popolazione presenti in quell’istante: N casi totali nel tempo T /
popolazione nel tempo T x K.
Un intervallo di tempo (prevalenza periodale): ci si riferisce a tutti i
malati (già presenti a t0 + nuovi diagnosticati tra t0 – t1) e alla
popolazione media nel periodo: N casi totali nel periodo / popolazione
media nell’intervallo di tempo T x K.
Fattori che influenzano la prevalenza:
Aumento:
o Maggiore durata della malattia.
o Prolungamento della vita dei malati senza guarigione.
o Aumento dei nuovi casi (incidenza).
o Immigrazione di casi.
o Emigrazione di persone sane.
o Immigrazione di persone suscettibili.
o Miglioramento delle capacità diagnostiche.
Diminuzione:
o Riduzione durata della malattia.
o Aumento tasso di letalità della malattia.
o Diminuzione dei nuovi casi (incidenza).
o Immigrazione di persone sane.
o Emigrazione di casi.
o Emigrazione di persone suscettibili.
o Miglioramento del tasso di guarigione dei casi.
o Incidente (incidenza): È UNO STUDIO LONGITUDINALE; la popolazione di
nuovi casi (incidenti) rispetto alla popolazione a rischio iniziale in un periodo di
osservazione (solitamente 1 anno). Casi diagnosticati tra t0-t1. I casi già
presenti a t0 non vengono considerati, quindi il denominatore è rappresentato
dalla popolazione a rischio all’inizio, escludendo quelli che già sono malati:
INCIDENZA CUMULATIVA: numero casi incidenti (nuovi casi) / popolazione a
rischio all’inizio dello studio x K.
Relazione tra incidenza e prevalenza: la prevalenza è influenzata non solo dai nuovi
casi, ma anche dalla durata della malattia (es. aumento sopravvivenza, cura).
Prevalenza = incidenza x morte.
Vantaggi e svantaggi:
Prevalenza:
o Dà un’idea del numero di malati in un istante (priorità in termini di cura
e diagnosi).
o Può essere calcolata con una sola osservazione della popolazione.
o Influenzata dalla durata della malattia.
o Non ha senso nelle malattie a decorso breve.
o Utile nelle malattie croniche in cui il nuovo caso è subdolo e influenzato
dalle capacità diagnostiche.
Incidenza:
o Misura dinamica: variazione di una quantità (i nuovi ammalati) rispetto
alla variazione di un’altra quantità (il tempo).
o Occorrono almeno 2 osservazioni della popolazione (è uno studio
longitudinale).
o Dà informazioni sull’andamento.
o È indipendente dalla sopravvivenza.
o Strumento di sorveglianza: valutazione delle misure preventive e di
promozione della salute.
o Inadatto a descrivere andamento malattie ad esordio subdolo,
influenzato dalla precocità di diagnosi.
MEDICINA PREVENTIVA
Prevenzione:
Le azioni e i programmi che tendono a prevenire gli stati morbosi piuttosto che guarirli
o curarne i sintomi.
Interviene in diverse fasi della storia naturale della malattia.
Ha obiettivi e strumenti diversi rispetto alla medicina curativa.
Obiettivi:
Promuovere, preservare, recuperare la salute e ridurre gli effetti della sofferenza e
della disabilità .
Tipi di prevenzione (può agire a diversi livelli):
Prima dell’esposizione (prevenzione primaria):
o Obiettivo:
Impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia nella popolazione.
Si rivolge alle persone sane.
o Tempo: prima che si verifichi la malattia.
o Intervento: può agire
Sull’ospite: promozione, educazione alla salute, aumento delle
resistenze.
Sull’ambiente: risanamento e protezione nell’ambiente di vita, lavoro e
sociale.
Sull’agente patogeno: inattivazione ed eliminazione agente.
o Risultato:
Riduzione dell’incidenza (rischio) di malattia che dovrebbe tendere a 0.
Blocca i nuovi casi.
In fase pre-clinica (prevenzione secondaria):
o Obiettivo: bloccare la progressione di un processo morboso nelle sue fasi iniziali
per impedire lo sviluppo di manifestazioni cliniche e complicanze.
o Tempo: stadio di malattia pre-clinica (reversibile).
o Intervento: diagnosi precoce (screening).
o Risultato:
Riduzione del tasso di mortalità e dei casi più gravi di malattia.
Può ridurre la prevalenza (non l’incidenza).
Dopo la malattia (prevenzione terziaria).
o Obiettivo:
Impedire l’instaurarsi di deficit o handicap (invalidità ) fisica o sociale in
persone già malate croniche e favorirne il recupero.
Prevenire le complicanze e le recidive.
o Intervento: riabilitazione (medica, sociale, educazionale).
o Tempo: in fase clinica, o dopo la malattia.
o Risultato:
Reinserimento familiare e sociale.
Miglioramento delle condizioni di vita.
TIPI DI VACCINI:
Vaccini vivi attenuati:
o Costituiti da microrganismi vivi in grado di replicarsi nell’ospite ma privati del
potere patogeno.
o Attenuazione mediante passaggi ripetuti in coltura.
o Immunità completa (anche mucosale), poche somministrazioni anche per via
naturale.
o Antipolio, antimorbillo ecc…
Vaccini uccisi:
o Costituiti da microrganismi inattivati con mezzi chimici (formalina) o fisici
(calore).
o Meno reattogeni di quelli viventi attenuati.
o Richiedono più somministrazioni.
o Antipolio, atiepatite A.
Vaccini ad anatossine:
o Esotossine trattate in modo da perdere l’attività tossica mantenendo il potere
antigenico (anatossine – tossoidi).
o Richiedono più somministrazioni.
o Antidifterico, antitetanico.
Vaccini a subunità :
o Costituiti da antigeni purificati ottenuti da microrganismi inattivati.
o Più sicuri dei vaccini inattivati ma meno immunogeni.
o Esempi: vaccino antinfluenzale, antipertosse acellulare.
Vaccini di nuova generazione:
o Prodotti con tecniche di manipolazione biotecnologica.
o Es: vaccino anti-epatite B.
Efficacia:
Efficacia immunizzante:
o Produzione di anticorpi negli animali da esperimento e nell’uomo.
o Verificata titolando gli anticorpi prodotti.
o Spesso non sufficiente.
Efficacia protettiva:
o Capacità del vaccino di proteggere dalla malattia.
o Verificata per mezzo di studi di epidemiologia sperimentale.
o Studi prospettici randomizzati in doppio cieco vaccino / placebo.
Obiettivi:
Protezione individuale: vaccini nei viaggiatori.
Contenimento:
o Ridurre l’incidenza e contenerne l’impatto.
o Vaccinazione limitata ai gruppi a rischio.
o Infezioni con serbatoio animale o ambientale.
Eliminazione:
o Da una popolazione (area geografica).
o Vaccinazione di massa.
o Necessaria la continuazione della vaccinazione.
Eradicazione:
o Scomparsa del microrganismo e dei suoi serbatoi (vaiolo).
o Possibile per infezioni con serbatoio umano.
o Prossimi polio e morbillo.
METODOLOGIA EPIDEMIOLOGICA
TIPI DI STUDI EPIDEMIOLOGICI:
Studi osservazionali: il ricercatore si limita ad osservare i fenomeni, senza intervenire.
o Studi descrittivi (ecologici): descrizione della frequenza della malattia in una
popolazione.
o Studi analitici: analizza l’associazione tra la malattia ed altre variabili.
Studi sperimentali o d’intervento: il ricercatore interviene direttamente o
indirettamente sulla popolazione in studio per modificare un determinante o il
progredire di una malattia.
EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA: studia (descrive) la frequenza e la distribuzione delle
malattie o degli eventi importanti per la salute nella popolazione, in relazione a diverse
variabili (spazio, tempo, caratteristiche demografiche/personali, comportamento).
Scopi:
o Formulare ipotesi su possibili relazioni tra malattie (o eventi relativi alla salute)
e fattori.
o Definire la necessità , tipo ed entità degli interventi di Sanità pubblica.
o Valutare l’efficacia degli interventi.
Metodi di indagine:
o Variazioni temporali:
Tendenze a lungo termine: cambiamento delle condizioni igienico-
sanitarie.
Variazioni cliniche: malattie infettive (stagionalità , cicli poliennali).
Modificazioni brusche: epidemie.
o Differenze spaziali: si possono evidenziare differenze geografiche territoriali.
o Differenze individuali:
Etnia.
Luogo di nascita.
Abitudini di vita, alimentari.
Livello socio-sanitario.
Sorveglianza epidemiologica:
o La raccolta sistematica e continua di dati e loro analisi.
o Disseminazione alle strutture e professionisti che si occupano di prevenzione.
o Fondamentale per la programmazione e valutazione degli interventi in sanità .
o Obiettivi:
Monitoraggio patologie specifiche con particolare rilievo al loro
modificarsi.
Programmazione e valutazione di misure atte a modificare l’impatto del
fenomeno sotto sorveglianza.
Fornire elementi formativi (disseminazione informazioni).
EPIDEMIOLOGIA SPERIMENTALE
Il ricercatore non si limita ad osservare, ma interviene (epidemiologia di intervento):
o Eliminando un fattore di rischio individuale (es. stile di vita) o ambientale (es.
lavoro).
o Aumentando la resistenza (es. vaccinazione).
Scopo: confermare le ipotesi formulate grazie all’epidemiologia descrittiva e analitica.