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IGIENE

L’igiene è una branca della medicina finalizzata a promuovere e conservare la salute del singolo e della
collettività, intendendo per salute lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo lo
stato di assenza di malattia. L’obiettivo dell’igiene è che ogni individuo nasca sano e che mantenga
inalterato questo stato di salute fino al compimento del suo ciclo vitale.

L’oggetto dell’igiene non è l’individuo malato, bensì quello sano. L’ambito di intervento non è confinato al
singolo individuo, ma esteso alla collettività. La tipologia di interventi sono estesi all’ambiente fisico e
sociale nel quale l’individuo si trova inserito.

Lo stato di salute di un individuo dipende da

 Fattori biologici (batteri, virus, miceti e altri parassiti)


 Fattori chimici (polvere, farmaci, tabacco, additivi alimentari)
 Fattori psicologici (stress, lavoro, relazioni umane)
 Fattori accidentali (droghe, alcol, velocità. Situazioni di pericolo)
 Fattori fisici (rumore, clima, illuminazione, radiazioni, carico di lavoro)

Obiettivi e campi di interesse dell’igiene

 Risanamento ambientale - controllo dell’inquinamento di acqua, aria, suolo


 Lotta ai fattori di rischio - indagini epidemiologiche, educazione sanitaria, risanamento ambientale,
screening e diagnosi precoce
 Lotta alle malattie infettive - bonifica ambientale, controllo dei portatori, chemioprofilassi e
vaccinoprofilassi di massa, eradicazione.
 Lotta alla malattie degenerative - mappatura dei rischi e risanamento ambientale, diagnosi precoce
 Medicina scolastiche igiene del lavoro
 Igiene dell’alimentazione

Programma del corso:

 Concetti Generali di Igiene e di Epidemiologia. Stato di salute di una popolazione. Prevenzione


primaria, secondaria e terziaria. Educazione sanitaria. Elementi di demografia e statistica sanitaria.
 Epidemiologia generale: metodologia epidemiologica; fonti di dati epidemiologici. Principali misure
usate in Epidemiologia (frequenza, prevalenza, incidenza, tassi grezzi e specifici). Studi
Epidemiologici: metodologia descrittiva, analitica, sperimentale.
 Epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive. Epidemiologia: agenti etiologici.
Distribuzione temporale e spaziale delle malattie infettive (malattia sporadica, endemica,
epidemica, pandemica). Sorgenti e serbatoi di infezione. Portatori. Modalità di trasmissione:
contagio diretto, veicoli, vettori. Malattie infettive trasmesse per via aerea, oro-fecale, parenterale
e sessuale, da vettori. Profilassi generale: notifica, inchiesta epidemiologica, accertamento
diagnostico diretto e indiretto, isolamento. Provvedimenti profilattici relativi: a) all’uomo ed alla
collettività (vaccino, siero, immunoglobulinico e chemioantibiotico profilassi) b) ai veicoli di
infezione (sterilizzazione e disinfezione con mezzi fisici e chimici) c) ai vettori di infezione
(disinfestazione con mezzi meccanici, fisici, chimici).

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 Epidemiologia e prevenzione delle malattie non infettive. Epidemiologia: etiologia, fattori di
rischio, distribuzione e frequenza delle malattie non infettive di interesse sociale in Italia.
Prevenzione: primaria (potenziamento delle difese organiche, modifica del comportamento,
intervento sull’ambiente), secondaria (screening di massa e selettivi), terziaria (riabilitazione e
reinserimento sociale). Le principali patologie croniche non infettive: malattie cardiovascolari,
tumori.
 Igiene dell’ambiente e degli alimenti. Aria atmosferica: caratteristiche chimico-fisiche,
inquinamento atmosferico urbano (sorgenti, contaminanti, effetti), prevenzione. Acqua per uso
umano: caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche; correzione delle acque destinate al
consumo umano. Acque reflue urbane: studio delle caratteristiche e delle modalità di depurazione
e smaltimento. Rifiuti solidi urbani: classificazione, caratteristiche, modalità di raccolta e
smaltimento. Alimenti: infezioni veicolate da alimenti e tossinfezioni alimentari.
 Laboratorio (1 CFU; 12 ore) Metodi analitici per il controllo della sicurezza ambientale.
Metodi analitici per la determinazione degli indici biologici di rischio infettivo nell’acqua per uso
umano

Domande Frequenti all’esame:

- Studi di epidemiologia analitica, studi trasversali e longitudinali


- Discarica controllata
- Vaccinazioni obbligatorie estensive
tipo di vaccino per epatite A e polio (Sabin Salk)
come si attua l'attenuazione di un virus
- malattie a trasmissione oro-fecale
-sorgente e serbatoio
-tossinfezioni alimentari
- prevenzione delle malattie non infettive
- malattie date da virus collegate a tumori
-portatori
-smog ossidante
-come si sterilizzano i substrati? poi spiegare l'autoclave
-Malattie a trasmissione aerea (diretta, indiretta e semindiretta)
-epidemiologia osservazionale descrittiva e dati demografici
-fanghi attivi
-profilassi immunitaria passiva (siero e Ig) 
quando si somministrano le Ig con esempio
-distribuzione temporale e spaziale delle malattie infettive
-parametri microbiologici
-il termovalorizzatore
-disinfestazioni -chemioprofilassi
-malattie cardiovascolari
-correzione delle acque
- classificazione dei rifiuti solidi urbani
-infeazioni veicolate da alimenti
- notifica, inchiesta epidemiologica, accertam diagnostico (diretto e indiretto)
- vettori e veicoli 
-disinfezione e sterilizzazioni

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La Prevenzione

Le malattie possono essere distinte in infettive e non infettive. Le malattie infettive sono malattie
monocausali, determinate dall’esposizione ad un determinato agente patogeno (infezione non è sinonimo
di malattia). Però anche nel caso delle malattie infettive ci possono essere dei fattori di rischio che possono
aumentare la probabilità di contrarre la malattia (es. evitare i luoghi affollati per non prendere il virus
dell’influenza). Mentre le malattie non infettive o cronico-degenerative sono più complesse e vengono
definite plurifattoriali, possono essere determinate da diversi fattori causali, e influenzate dai fattori di
rischio. I due diversi tipi di malattia hanno un diverso decorso: le malattie infettive possono portare a
guarigione, cronicizzazione o morte, mentre da quelle croniche degenerative non si può guarire. Nelle
malattie non infettive le fasi più importanti sono la fase preclinica e la fase di latenza che viene
diagnosticata attraverso i test di screening in modo precoce e permette di mettere in evidenza dei danni
biologici in atto dovuti all’esposizione a dei fattori di rischio, senza che però siano presenti dei sintomi.
Agendo a questo livello è possibile bloccare il decorso della malattia, eliminando i fattori di rischio, evitando
che diventi malattia conclamata e che porti inevitabilmente alla morte. Esistono diversi tipi di diagnosi
precoce che si avvolgono soprattutto dei test di screening (per individuare i tumori) che permettono di
evidenziare un esposizione a dei fattori di rischio o la malattia allo stato iniziale. Le principali cause di morte
nei paesi industrializzati sono tumori e malattie cardiovascolari, mentre nei paesi sottosviluppati (a basso
reddito) sono le patologie infettive e parassitarie, a causa della mancanza di prevenzione: non ci sono
vaccini, le acque sono inquinate perché non esiste un sistema di smaltimento dei rifiuti. Le malattie
cardiovascolari sono malattie tipiche dell’età avanzata, infatti tutte le norme di prevenzione hanno dato
come risultato l’aumento della vita media, che ha portato allo svilupparsi di queste patologie.

I fattori di rischio sono fattori che aumentano la probabilità di contrarre una malattia possono essere.

 genetici
 ambientali
 comportamentali.

Sui fattori genetici non si può ancora intervenire, perché bisognerebbe modificare il gene che predispone a
quella malattia. La prevenzione viene attuata soprattutto sugli altri due fattori. I fattori ambientali
riguardano tutto ciò che ci circonda, quindi fattori fisici, chimici, biologici, sociali. Mentre i fattori
comportamentali riguardano gli stili di vita (fumo ,droghe, sport) e l’alimentazione e includono anche i
fattori individuali come età sesso e razza. I fattori positivi sono invece quelli che promuovono il
mantenimento dello stato di salute, includono anche una componente psicologica.

La prevenzione consiste in interventi per evitare che gli individui contraggano malattie infettive o non
infettive, e che quindi mantengano lo stato di salute. Può essere di tre tipi a seconda dello stadio della
malattia in cui interviene: primaria, secondaria, terziaria, che agiscono a livelli diversi della malattia.

 La prevenzione primaria consiste in interventi di prevenzione su individui sani e ha come


obbiettivo il mantenimento della salute impedendo che gli individui vengano in contatto con fattori
di rischio o causali e aumentare lo stato di resistenza dell’organismo. Serve a ridurre l’incidenza
delle malattie quindi la morbosità. Per le malattie infettive gli interventi di prevenzione più
importanti sono le vaccinazioni per quanto riguarda gli individui e la gestione e lo smaltimento dei
rifiuti per quanto riguarda l’ambiente. Mentre per le malattie non infettive è importante
l’educazione sanitaria che si attua sugli individui, e interviene sui fattori di rischio comportamentali,
e gli interventi sull’ambiente. La prevenzione primaria interviene sull’ambiente: con
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l’epidemiologia si studiano i fattori di rischio e le cause su cui si può intervenire successivamente
con la prevenzione, attraverso una serie di norme legislative. (ES. ridurre la quantità di gas
atmosferici inquinanti.), oppure interviene sull’individuo con l’educazione sanitaria o aumentando
la resistenza dell’individuo a quel fattore. Ha come obiettivo la riduzione della morbosità.
 La prevenzione secondaria ha per oggetto individui clinicamente sani ma con danno biologico in
atto, quindi nella fase preclinica, e ha come obiettivo la scoperta e la guarigione della malattia
prima che essa si manifesti clinicamente. Ha come scopo finale la riduzione della mortalità per
quella malattia. È utile soprattutto nelle malattie non infettive che sono a lungo decorso oppure
nelle malattie infettive in cui la fase di incubazione è molto lunga (es epatiti o aids). Nelle malattie
non infettive agisce nella fase preclinica, che è molto lunga. Quindi è un importante requisito per la
prevenzione secondaria avere dei test che evidenziano che l’individuo è in fase preclinica o
addirittura una situazione di rischio in modo che si possa intervenire. Lo scopo della prevenzione
secondaria è quello di bloccare il decorso della malattia e quindi ridurre la mortalità per quella
malattia, però non ha alcun effetto sull’incidenza, perché non agisce sulle cause e quindi non
impedisce l’insorgenza dei nuovi casi. È necessario che siano presenti terapie efficaci per ritardare
e bloccare il decorso della malattia.
Non bisogna confondere i test di screening con i test diagnostici. Alcuni esempi sono: il pap test, la
mammografia, analisi della colesterolemia, glicemia, misurazione della pressione, mappatura dei
nei, esami audiometrici. Sono molto importanti e il servizio sanitario italiano ne offre 3
gratuitamente che sono per la prevenzione di tumore a cervice, mammella e colon retto (che è la
seconda causa di morte per tumore). Quando i test interessano tutta la popolazione nazionale
sono detti campagne di screening. Esistono dei criteri perché questi test possano essere utilizzati
per fare campagne di screening e possano essere introdotti in massa nella popolazione. Il primo
requisito è che la malattia sia grave e ad alta prevalenza e che abbia un lungo periodo di latenza. Il
secondo requisito è che sia specifico, sensibile, economico, sicuro, semplice, efficace ed accettabile
(ovvero non invasivo nei confronti del paziente). Deve essere preciso al 95% in modo che non ci
siano falsi positivi o falsi negativi. Come ultimo requisito, e anche il più importante, è necessario
che sia possibile effettuare un test diagnostico e un trattamento efficace per contrastare la
patologia.
 La prevenzione terziaria agisce negli individui che presentano la malattia conclamata. Ha come
scopo quello di migliorare le condizioni di vita del paziente, allungare la sopravvivenza, prevenire
complicanze, evitare che si diffonda e degeneri ulteriormente. Comprendono anche tutte le forme
di riabilitazione e rieducazione in casi di infarti e ictus, e permette di evitare le ricadute e recidive.
Applicando tutti questi sistemi di prevenzione in una comunità è possibile prevedere la speranza di
vita media degli individui: 85,5% per le femmine e 79,8% per i maschi.

L’educazione sanitaria interviene socialmente nella prevenzione delle malattie e nella promozione della
salute, attraverso una serie di interventi informativi che hanno lo scopo di modificare il comportamento
degli individui; la popolazione deve essere messa a conoscenza dei rischi a cui va incontro sottoponendosi a
dei comportamenti, poi la scelta è arbitraria. L’educazione sanitaria può essere suddivisa in sistema
informativo e sistema formativo; in quello informativo non c’è nessun tipo di interazione tra mittente e
destinatario , per esempio informazione attraverso i mass media. Mentre nel sistema formativo c’è
possibilità di avere interazione, cioè un feedback, tra emittente e destinatario, per esempio attraverso i
colloqui con medici o insegnanti. Il limite del sistema formativo è che ha un campo molto ristretto, può
essere rivolto a poche persone per volte. Gli interventi generalizzati tendono a comunicare norme di
prevenzione del rischio, mentre quelli individuali tendono a correggere e eliminare il rischio.
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Epidemiologia generale

L’epidemiologia (studio sulla popolazione) è la branca dell’igiene che studia l’andamento di tutte le entità
morbose nelle comunità allo scopo di individuare le cause e i fattori che ne determinano l’insorgenza e la
diffusione. Inoltre studia la presenza dei fattori positivi che contribuiscono a preservare e migliorare lo stato
di salute. L’epidemiologia studia le comunità nel loro complesso, sia sani che malati, alla ricerca di strategie
e strumenti idonei alla prevenzione delle malattie. Cosa è l’epidemiologia? È lo studio effettuato in una
popolazione che ricerca tutti i fattori positivi e negativi che possono determinare la presenza e la diffusione
di una malattia. Oppure può essere definita anche come lo studio di una popolazione rispetto a fattori
genetici, fattori ambientali, abitudini di vita col fine di individuare i fattori positivi e i fattori causali delle
malattie e le modalità di intervento e le condizioni che ne favoriscono la non diffusione nella popolazione.

Gli studi epidemiologici. L’epidemiologia può essere divisa in tre branche ognuna della quali corrisponde a
un particolare tipo di studio epidemiologico. Questi studi sono consequenziali, ovvero ognuno si basa sui
risultati degli altri.

 Indagini sull’eziologia delle malattie. Come lo studio dell’origine e delle modalità con cui si
manifestano i casi di malattia infettiva, oppure sulle diverse cause che concorrono all’eziologia
delle malattie cronico-degenerative. Sono studi epidemiologici descrittivi. Evidenziano le cause, i
fattori di rischio, il territorio, che tipo di popolazione colpisce. Consiste nella raccolta di dati e
nell’elaborazione attraverso grafici che permette di fare ipotesi.
 Studi analitici che servono a verificare le ipotesi eziologiche che vengono fatte con lo studio
descrittivo. Se le ipotesi vengono confermate si completa il ciclo cercando dei metodi di
prevenzione.
 Valutazioni dell’efficacia degli interventi medici e dei servizi sanitari. Sono studi sperimentali, che
consistono nell’applicazione di interventi di prevenzione, per diminuire l’incidenza.

Es.: diversi studi hanno dimostrato che il papilloma virus è un fattore di rischio per il tumore alla cervice.
Come intervento di prevenzione è stata indotta una campagna di vaccinazione. Dopo diversi anni bisogna
verificare se è effettivamente diminuita l’incidenza del tumore alla cervice.

Metodologia epidemiologica. Gli studi epidemiologici operano su due livelli : uno conoscitivo e uno di
intervento. Quello conoscitivo è rappresentato dall’epidemiologia osservazionale, ovvero comprende gli
studi descrittivi e gli studi analitici, in cui si osserva la popolazione in esame si raccolgono dati e si elaborano
statisticamente, mentre il livello di intervento riguarda l’epidemiologia sperimentale o di intervento, perché
si attuano degli interventi sulla popolazione in esame, comprende le sperimentazioni cliniche e i trial
preventivi, verifica l’efficienza delle campagne vaccinali, delle bonifiche ambientali ecc.

Negli studi epidemiologici per quantizzare i dati si utilizzano delle entità numeriche specifiche che sono
indici, tassi, rapporti, proporzioni.

 La frequenza assoluta è il numero di individui che presentano un certo fenomeno. È una misura che
non si usa quasi mai perché non da informazioni specifiche su quel fenomeno, non è rapportato a
tempo, spazio né al gruppo a cui appartengono. Ad es. 18 soggetti hanno l’influenza.
 Il rapporto è una relazione fra due quantità indipendenti, ovvero tra gruppi con caratteristiche
diverse. Es. numero soggetti infetti/ numero soggetti sani.

Le misure più utilizzate sono le proporzioni e i tassi.

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 La proporzione è un rapporto in cui il numeratore è incluso nel denominatore es. il numero di morti
sulla popolazione totale.
 I tassi sono particolari tipi di proporzioni che sono legati a un momento preciso, quindi si
esprimono in un arco temporale. Il tasso si indica con la lettera R dal termine inglese Rate, ed è
dato dal rapporto tra il numero di eventi o fenomeni che si verificano al tempo t, e il totale della
E (t)
popolazione in cui quegli eventi si manifestano al tempo t, per una costante k. R= ∗k
P(t )
I tassi sono la stima più affidabile in epidemiologia perché tengono conto di 1)popolazione esposta
2)intervallo di tempo 3)numero di eventi durante l’intervallo di tempo.

Cosa significa esprimere un fenomeno con una valutazione temporale? Significa rapportarlo a un
periodo specifico come un anno, una stagione, 10 anni. Il termine popolazione in dica un campione di
popolazione (studenti, italiani, mondiali, adolescenti). La costante in genere può essere 1000 o 100 o un
multiplo di 10, dipende dal rapporto, serve per far diventare il numero accettabile (fattore di
grandezza). I tassi possono essere divisi in grezzi, specifici, standartizzati.

 Tassi standartizzati servono a confrontare popolazione di grandezza diversa.


 I tassi grezzi si riferiscono a un intera popolazione, senza prendere in considerazioni altre
caratteristiche specifiche, mentre il tasso specifico permette di dividere la popolazioni in piccoli
sottogruppi e analizza il fenomeno in modo specifico. Es. di tassi grezzi: tasso di natalità si esprime
come il numero di nati vivi (in un anno) / popolazione totale * k e tasso di mortalità è il numero di
individui morti in quell’anno / la popolazione totale.
 Un tasso specifico invece prende in considerazione una classe di età, una razza, il sesso, la causa di
morte : mortalità maschile.

Una fonte importante per l’epidemiologia è la scheda di morte istat: riporta la diagnosi e la causa di morte,
che è la patologia da cui è affetto il paziente e non l’arresto cardiaco o respiratorio. Viene compilata dal
medico che fa la contestazione del decesso. Un tasso importante è il tasso di morbosità ovvero il numero di
malati in un dato tempo/popolazione totale *k è un tasso grezzo, ma può essere specifico se si specifica la
patologia.

Prevalenza e incidenza (concetti fondamentali che non chiede ma si danno per scontati) sono indici molto
importanti che riguardano l’entità e la frequenza delle malattie in una popolazione.

 La prevalenza si indica con la P e indica il numero di casi osservati al T0 / numero di soggetti


osservati al T0, indica quante persone hanno una malattia all’interno di una popolazione in un dato
momento. Misura la possibilità che un individuo sia un “caso”.
 L’incidenza si indica con I e indica quanti nuovi casi si manifestano nell’intervallo di tempo tra T1 e
T0, misura la probabilità che una coorte di persone sviluppi una malattia in un determinato periodo
di tempo. Misura la probabilità che un individuo diventi un “caso”.

C’è una sorta di equilibrio tra prevalenza e incidenza, perché si sviluppano nuovi casi, ma i vecchi casi
guariscono (o muoiono). La prevenzione e il sistema sanitario servono a tenere controllo l’incidenza
prevalenza . la prevalenza è influenzata dall’incidenza e dalla durata della malattia in esame. Altre misure
epidemiologiche sono il tasso di letalità e il tasso di sopravvivenza, che servono per classificare la gravità di
una malattia. Tasso di letalità= numero di morti/ numero di malati in un dato tempo, tasso di sopravvivenza

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numero di individui vivi dopo un certo periodo di tempo dopo la diagnosi / numero di malati diagnosticati.
ES. per i tumori il tasso di sopravvivenza è 5 anni.

Il rischio in epidemiologia esprime la probabilità che un danno si verifichi, ovvero che un pericolo si
estrinsechi. Un soggetto a rischio è un individuo in cui l’insorgenza di un evento non favorevole è più
probabile. Un fattore di rischio è una condizione, una situazione, un abitudine e tutto ciò che è associato
con la malattia in esame. Per valutare quantitativamente il rischio si utilizzano degli indici che sono il risc
hio assoluto (R.A.) il rischio relativo (R.R.) e l’Odds Ratio (O.R).

a n . nuovi casi esposti axb


R . R .= R . A .= O . R=
a+b n .totale esposti c xd

c

c+ d

a=individui esposti malati, b=individui esposti non malati, c=individui non esposti malati, d=individui non
esposti non malati, a+b individui totali esposti, c+d individui totali non esposti. Il rischio assoluto misura il
numero di coloro che si sono Ammalati tra quelli esposti al fattore, ossia l’incidenza della malattia nei
soggetti esposti. Però non fornisce informazione su quanto il fattore influisca sulla malattia. Il rischio
relativo permette di avere questa informazione e confronta l’incidenza nei non esposti con l’incidenza degli
esposti al rischio. Il rischio relativo è utilizzato negli studi idi coorte. Ci possono essere 3 casi

 RR > 1 è dimostrata l’associazione tra fattore di rischio e malattia.


 RR = 1 il fattore considerato è indipendente, non ha conseguenze sulla malattia.
 RR < 1 il fattore considerato ha una azione positiva nei confronti della prevenzione della malattia.
ES. una dieta ricca di fibre è un fattore positivo per prevenire il cancro al colon.

Se non è possibile il calcolo dell’incidenza né il rapporto tra incidenze si utilizza l’odds ratio o rapporto
crociato o rapporto di probabilità. Consente una stima della forza di associazione tra la malattia e il fattore
di rischio. Viene utilizzato negli studi caso-controllo. Nell’interpretazione prevede 3 casi.

 O.R. > 1 associazione possibile


 O.R < 1 fattore protettivo
 O.R. = 1 assenza di associazione

I criteri per valutare l’associazione tra fattore di rischio e malattia sono diversi : criterio temporale
(l’esposizione deve precedere la malattia), criterio della rimozione, criterio della dose-effetto, criterio
dell’associazione prevalente.

Epidemiologia osservazionale

L’epidemiologia osservazionale studia la distribuzione delle malattie di una popolazione in funzione del
tempo e dello spazio. Si osserva una popolazione e si fa un ipotesi su quali sono i fattori di rischio per una
determinata malattia. Si effettuano ipotesi sui rapporti tra malattie e tassi individuali, e su tempi e luoghi di
insorgenza. L’ipotesi viene confermata con gli studi analitici che consente di dimostrare statisticamente se
esiste realmente correlazione tra il fattore di rischio e quella malattia.

Studi descrittivi. Forniscono un quadro generale del fenomeno, rispondendo a tre domande
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 Dove si manifesta una malattia? (Area geografica colpita)
 Quando si manifesta? (il loro andamento nel tempo, breve o lungo termine, ciclico periodico)
 Chi viene colpito? (soggetti coinvolti)

Il fenomeno può essere una malattia infettiva come l’influenza. Il dove indica l’ambito geografico in cui si
sviluppa una malattia (perché la maggior parte delle malattie non sono diffuse omogeneamente in tutto il
mondo), il quando indica il periodo annuale in cui si diffonde una malattia influenzale (es stagione invernale
per l’influenza o primavera per malattie esantematiche), il chi riguarda la categoria o coorte di individui che
sviluppano la malattia. Come si fa a raccogliere queste informazioni? Si attinge da due fonti ufficiali
diverse: demografiche e sanitarie, entrambe necessarie. I dati demografici sono i dati anagrafici (certificato
di nascita, morte, certificati di immigrazione) e i censimenti (vengono fatti ogni decennio e sono fotografie
istantanee della popolazione, hanno lo scopo di verificare la numerosità e le caratteristiche della
popolazione). Il Censimento può essere solo per i residenti o per tutta la popolazione presente. Servono per
avere diverse informazioni vita media, piramidi di età, abitudini di vita, dati abitazione ecc e anche per
programmare la costruzione delle strutture socio sanitarie (proporzionate al numero di individui in una data
area).

La piramide dell’età. Due grafici per sesso. Inizialmente aveva forma di piramide, adesso con l’allungamento
della vita ha un'altra forma, a bulbo. La
curva 1 e 2 è tipica dei paesi in via di
sviluppo, in cui si ha elevata natalità, e
elevata mortalità infantile. L’età media è
bassa. Le curva 3 e 4 è tipica dei paesi
industrializzati, la base è molto stretta, e
indica un natalità bassissima o anche negativa.

Le fonti sanitarie consistono in schede di morte e di nascita, cartelle cliniche, schede ospedaliere, schede di
notifica delle malattie infettive, registri di patologia, assicurazioni, schede INPS. In Italia esiste l’obbligo di
notifica delle malattie infettive, per tutte, è una norma di prevenzione. I registri di patologia si usano
soprattutto per i casi di malattia non infettiva e cronico degenerative, esiste il registro dei malati di aids,
malattie rare, registro dei tumori. Gli studi descrittivi possono essere geografici , temporali, geografico
temporali.. I fattori geografici studiano una malattia e i fattori di rischio riferiti a un area specifica (città,
stato, scuola, fabbrica). Es. il consumo di carne rossa in eccesso nella popolazione mondiale, è un fattore di
rischio. Gli studi temporali si occupano della malattia nel periodo di tempo in cui si manifestano, valutano il
suo andamento temporale.

Studi analitici. Sono studi investigativi indispensabili per approfondire lo studio dei fenomeni indagati con
l’epidemiologia descrittiva. Ha come obiettivo spiegare i modelli di distribuzione delle malattie nella
popolazione e di spiegare le cause ed i fattori che favoriscono il loro diffondersi. Dal punto di vista
metodologico si dividono in trasversali e longitudinali, quelli longitudinali a sua volta si dividono in
retrospettivi e prospettici. La differenza tra studi trasversali e studi e longitudinali riguarda l’obiettivo. Gli
studi di prevalenza o trasversali consentono di calcolare la prevalenza di una malattia, ovvero la sua
presenza all’interno di una popolazione o di un suo campione in un dato momento (è come se fotografasse
la realtà in quel dato momento). Lo studio retrospettivo serve a valutare il ruolo che può aver avuto un
fattore di rischio nell’insorgenza di una malattia. Mentre negli studi prospettici si cerca di indagare
utilizzando il fattore tempo, quindi in prospettiva del futuro, se determinate condizioni sono legate o meno
all’insorgenza di una malattia.
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 Lo studio trasversale è uno studio puntiforme, riguarda un preciso momento,sono rilevazioni
istantanee, basate su un campione di popolazione, scelto secondo diversi criteri. consentono di
descrivere la distribuzione di una variabile in una comunità, di ipotizzare l’associazione fattore di
rischio-malattia, di pianificare interventi sanitari. Necessita di raccogliere nuovi dati attraverso delle
indagini “ad hoc” effettuate sul campione di popolazione: può utilizzare dei questionari o delle
analisi, al fine di conoscere in quanti individui è presente la malattia. Sono detti anche studi di
prevalenza, perché permettono di calcolarla (la prevalenza è il numero di casi osservati su un
numero totale di individui in un determinato tempo) Si usa di solito per patologie poco frequenti.
Si utilizzano per esempio per lo studio delle infezioni ospedaliere (conseguite durante il ricovero).
 Gli studi longitudinali consentono di indagare il fenomeno in un arco temporale. Vengono divisi in
due gruppi a seconda della direzione temporale dell’osservatore, ovvero nel passato (retrospettivo)
o nel futuro (prospettico). quello retrospettivo indaga sul passato (cerca le cause) quello
prospettico indaga sul futuro. Negli studi retrospettivi si parte da individui che hanno la malattia, e
indaga sul suo passato, cercando quali sono i fattori a cui è stato esposto, che l’abbiano potuta
causare. Invece in quello prospettico l’oggetto di studio è un individuo sano, e si va a cercare nel
suo futuro dei fattori che potrebbero determinare la malattia.

Studi longitudinali retrospettivi. Si parte da un gruppo di individui con determinate caratteristiche e si


indaga nel loro passato. Utilizza il metodo dei CASI-CONTROLLI, il caso è l’individuo malato, il controllo è un
individuo sano con le stesse caratteristiche fisiche (età, sesso). Servono a valutare quanto un fattore di
rischio è associato ad una malattia. Anche in questo caso si utilizzano degli specifici questionari per
individuare se gli individui erano sottoposti a fattori di rischio (se e quanto fumavano o lavoravano in
ambienti con molto inquinamento atmosferico). Si calcola un indice chiamato ODDS RATIO usato per
patologie a bassa incidenza dovute a fattori di rischio molto diffusi. Vantaggi : tempi brevi, numero di
soggetti inferiore e nessuna perdita di casi, costi bassi, ed è molto adatto per le malattie rare. Svantaggi:
non è facile abbinare i casi ai giusti controlli, quindi ci possono essere diverse interpretazioni, inoltre i
questionari possono essere non attendibili al 100% (perché un individuo risponde in modo impreciso o
falso) e non consente il calcolo dell’incidenza.

Studi longitudinali prospettici. Sono detti studi di coorte. indagano l’evolversi nel tempo di un fenomeno
in un campione di popolazione definito coorte. Hanno lo svantaggio di durare molto tempo (anche 50 anni).
Il fenomeno può essere il ruolo che ha un fattore di rischio nel causare una malattia, ovvero a verificare se
un fattore x può influenzare l’insorgenza della patologia y. Es. fumo e cancro ai polmoni, lo studio ha
dimostrato che il fumo è un fattore CAUSALE. Gli individui di una coorte devono avere delle caratteristiche
in comune (età, sesso, abitudini) e devono essere Sani per la malattia in esame. Questi studi servono a
calcolare la probabilità che un soggetto della coorte esposto a determinati fattori di rischio contragga una
malattia. La coorte viene suddivisa in due subcortii, una esposta al fattore e una no, dopodichè si calcola un
indice che si chiama rischio relativo, per valutare la probabilità che venga controllata la malattia. Es. le
subcortii possono essere fumatori o non fumatori. I dati vengono interpretati tramite metodi statistici, e si
calcola il rischio relativo. I vantaggi sono: hanno risultati sempre attendibili e di facile interpretazione, si
possono studiare diversi fattori e si può calcolare l’incidenza, sono adatti per malattie comuni. Svantaggi:
necessitano di molti soggetti, ci può essere perdita di casi, richiedono tempi molto lunghi e costi elevati.

 Gli studi sperimentali sono gli studi più efficaci per verificare i rapporti causa-effetto, ma
generalmente non si possono effettuare sui fattori di rischio per ragioni etiche (significherebbe
sottoporre i pazienti volontariamente a dei fattori di rischio per verificare quanti si ammalano – è

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pericoloso!). nel passato è stato usato per sperimentare il vaccino del vaiolo, utilizzando il virus del
vaiolo bovino. Gli studi sperimentali quindi vengono svolti soprattutto sui fattori protettivi. Si
dividono in due categorie: le sperimentazioni cliniche o RCT e i trial preventivi, che a loro volta si
dividono in trial sul campo o di comunità . ognuno di questi studi ha obbiettivi diversi. Gli studi
sperimentali hanno come obiettivo quello di paragonare due trattamenti terapeutici , farmaci o
trattamento chirurgico, per verificare quale è più efficace. I trial su campo e su comunità hanno lo
scopo di verificare se un intervento di prevenzione è efficace. Gli studi sperimentali vengono
effettuati in conseguenza agli studi analitici e trasversali , che hanno lo scopo di verificare se un
fattore di rischio è legato a una malattia; con lo studio sperimentale si vuole dimostrare che
eliminando quel fattore di rischio dalla vita di un individuo, con un intervento di prevenzione
specifico, esso non si ammala. Es. introduzione di un vaccino, clorazione dell’acqua per uso umano
(non potabile) , studio di una dieta per verificare se è utile per la prevenzione di malattie. Esiste un
comitato etico che deve approvare gli studi sperimentali sull’uomo, inoltre anche i pazienti devono
dare l’esplicito consenso. Devono esistere delle ragioni scientifiche per ritenere che il nuovo
trattamento (farmaco o procedura chirurgica) sia più efficace di quelli già utilizzati finora e che non
dia effetti collaterali più gravi, altrimenti lo studio deve essere interrotto. Impostazione degli studi
sperimentali: la prima fase è l’approvazione del comitato etico, dopodichè si seleziona un campione
di popolazione, che abbia le caratteristiche idonee per il tipo di sperimentazione. Questo gruppo di
individui viene invitato a partecipare alla sperimentazione e deve formare il contratto per il
consenso. Attraverso un processo detto di Randomizzazione, ovvero in maniera casuale, una parte
di individui sperimenta il nuovo trattamento mentre l’altra parte riceve il trattamento tradizionale,
(o il placebo nel cado dei farmaci),quindi vengono divisi in un gruppo sperimentale e un gruppo di
controllo. La conoscenza della composizione dei due gruppi da parte dei soggetti pserimentanti o
da parte dello sperimentatore può influenzare i risultati dell’indagine, per questo vengono svolti in
singolo, doppio o terzo cieco. Gli studi sperimentali svolti in “singolo cieco”, fanno in modo che i
pazienti non sappiano che tipo di trattamento stia ricevendo, per evitare anche “la suggestione”,
mentre lo sperimentatore ne è al corrente. Lo studio è migliore se viene effettuato in “doppio
cieco”, cioè quando anche la persona che da il trattamento non sa se sta utilizzando il trattamento
nuovo e quello tradizionale, ma esiste un terzo elemento che conosce la composizione dei due
gruppi. Un triplo cieco si ha quando la valutazione dei dati viene effettuata da un'altra persona
ancora. Successivamente di raccolgono i dati e si elaborano i risultati. I trial preventivi vengono
invece svolti su individui sani. Inizialmente si attua un intervento di prevenzione su un piccolo
gruppo, se questo funziona viene esteso a tutta la comunità, e diventa un trial di comunità.
Possono essere svolti anche dei paragoni tra diverse comunità e verificare dove la prevenzione è
più efficace. (es. utilizzo del sale iodato, previene la formazione del gozzo tiroideo; utilizzo di acqua
fluorata, previene la formazione della carie dentale).

Caratteristiche dei microorganismi

Microorganismi che entrano a contatto con l’uomo e con cui possono interagire. Possono essere classificati
in eucarioti, procarioti e agenti patogeni acellulari (virus e prioni). Vengono classificati in saprofiti o
ambientali, commensali o simbionti, parassiti.

Le malattie infettive – riconoscono un agente causale che è un microrganismo patogeno. L’agente causale
è unico, specifico e necessario per lo sviluppo della malattia. È necessario ma non sufficiente, perché
infezione non è sinonimo di malattia. L’infezione indica la penetrazione e la moltiplicazione del
microorganismo nell’organismo. Il contatto con l’agente patogeno scatena sempre una risposta
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immunitaria, spesso anticorpale. Se l’organismo infetto non sviluppa la malattia si ha un infezione
asintomatica. L’Infezione può essere asintomatica o portare alla malattia conclamata attraverso un periodo
di incubazione, di durata variabile. Esistono tre fattori che influenzano la manifestazione della malattia:
fattori legati all’ospite, legati all’agente eziologico, legati all’ambiente.

 Fattori legati all’ospite: riguardano il sistema immunitario, che comprende un immunità specifica o
aspecifica. L’immunità aspecifica è data da barriere fisiologiche o naturali/meccaniche come la cute
e le mucose (per esempio le spore del tetano penetrano nell’organismo attraverso lesioni cutanee,
e la malattia non è contagiosa), e comprende anche fattori umorali (proteine del complemento e
lisozima) e componenti cellulari (fagociti). È aspecifica quindi funziona in modo generale contro
tutti gli agenti specifici, ma non è sempre efficace. l’immunità specifica invece è efficace in modo
specifico e riconosce gli agenti patogeno, è data da una componente umorale( anticorpi) e cellulare
(linfociti). Può essere naturale o artificiale, attiva o passiva . quella naturale attiva è data dalle
infezioni precedenti che stimolano la produzioni di anticorpi, e proteggono dalle infezioni future.
Quella passiva è quella che si ha nei primi mesi/anni di vita che deriva dalla trasmissione di
anticorpi materni attraverso la placenta o l’allattamento. Il figlio non sviluppa cellule memoria, ma
acquisisce solo gli anticorpi che poi muoiono. L’immunità artificiale imita quella naturale: quella
attiva riguarda lo sviluppo di anticorpi mettendo in contatto l’organismo con il patogeno
modificato, attraverso i vaccini, mentre in quella passiva, vengono iniettati direttamente degli
anticorpi (si tratta di una procedura di emergenza, sieroprofilassi) .
 Fattori ambientali – un fattore importante riguarda lo sviluppo socio economico del paese in cui si
vive, e quindi scarsità di acqua potabile e inquinamento fecale dell’ambiente, che fa in modo che
molti microorganismi vengano trasmessi alla popolazione. Un ‘altro fattore è l’affollamento, che
facilità la trasmissione di malattie per via aerea.
 Fattori legati all’agente eziologico sono la patogenicità, la virulenza, la carica infettante, la
contagiosità. La patogenicità è la capacità di causare un danno all’ospite (malattia) ed è una
caratteristica di specie. I meccanismi di patogenicità sono due: invasività (capacità di penetrare
all’interno dell’organismo) o tossicità (produzione di tossine). La virulenza è la misura del grado di
patogenicità, non è una caratteristica di specie ma di ceppo o stipite. Si misura con la dose letale
50. La carica infettante è il numero minimo di microorganismi in grado di provocare l’infezione. Si
misura con la dose infettante. È molto variabile può variare da 1 (basta un unità virale o batterica) a
10^6, 10^9. Infatti quando non è possibile eliminare fisicamente il patogeno bisogna impedire che
di replichi in modo da non raggiungere la carica infettante. Contagiosità è la capacità di passare da
un soggetto a un altro. Le malattie infettive possono essere contagiose o non contagiose. Le
malattie contagiose sono causate da agenti patogeni che vengono eliminati da un individuo infetto
e giungono ad un organismo recettivo, direttamente o tramite l’ambiente. Mentre quelle non
contagiose sono le malattie trasmesse da vettori (malaria) o quelle che richiedono condizioni
particolari di trasmissione (come il tetano) e le infezioni alimentari (botulismo). Il tropismo o
spettro d’ospite di un agente patogeno riguarda la tipologia di specie che possono infettare e
dipende dalle interazioni recettoriali che permettono l’adesione. Alcuni possono parassitare
un'unica specie e altri che ne possono parassitare moltissimi diversi. ES. genere salmonella, la
maggior parte dei genere infetta mammiferi uccelli rettili, invece la salmonella tiphi può parassitare
solo l’uomo. Un’altra caratteristica importante è la distribuzione geografica. Alcuni microorganismi
sono ubiquitari, altri si trovano solo in certi paesi, generalmente a causa della presenza di vettori o
di condizioni particolari che ne permettono la sopravvivenza. Per prevenire malattie trasmesse da
vettori è possibile eliminare il vettore anziché eliminare il patogeno. Es. campagna eliminazione
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della malaria in Sardegna, attraverso bonifiche delle paludi dove vivevano le zanzare. Un’altra
caratteristica è la catena infettiva, che riguarda lo studio dell’habitat dell’organismo e della sua
modalità di riproduzione e di trasmissione, necessaria per studiare a che livello attuare la
prevenzione.

Sorgente e serbatoio di infezione. La sorgente è un organismo infetto, uomo o malato, che


elimina/dissemina nell’ambiente l’agente patogeno. (lo rende disponibile al contatto con altri individui sani
o recettivi). Il serbatoio è l’habitat naturale dell’agente patogeno in cui vive e si riproduce, può essere sia un
organismo sia l’ambiente. Es l’uomo per salmonella typhi è sia serbatoio sia sorgente, e anche altri
organismi che possono parassitare solo l’uomo (rosolia, morbillo). Il passaggio del microrganismo viene
chiamato disseminazione della sorgente ed è necessaria per causare un infezione o malattia, quindi è
necessaria per la contagiosità. Dipende da diversi fattori: patogenicità, capacità infettiva, dose infettiva,
stabilità dell’organismo nell’ambiente.

I portatori (domanda frequentissima d’esame, devi sapere le definizioni e degli esempi). I portatori sono
importantissimi nella disseminazione degli organismi. Ne esistono di diversi tipi : sani, precoci,
convalescente, cronico, ognuno dei quali coincide con uno stadio della malattia, tranne il portatore sano,
che non si ha ammala e non ha i sintomi della malattia. I portatori sono individui infetti che eliminano
(disseminano) l’agente patogeno, quindi è un pericolo per gli altri individui, soprattutto i portatori sani che
non sanno di esserlo, non sono riconoscibile.

 I portatori sani sono definiti sorgenti occulte, convivo con il microorganismi in equilibrio senza che
questo gli causi alcun danno (non hanno elevata virulenza e hanno elevata carica infettante). Lo
stafilococco aureo è un patogeno delle vie respiratorie, che può vivere in equilibrio con l’ospite.
Alcuni ceppi producono delle tossine che possono causare intossicazioni alimentari quando il
batterio viene a contatto con un alimento dove si può riprodurre (con un colpo di tosse). Per
impedire questo bisogna attuare tecniche di prevenzione: innanzitutto bisogna eliminare il rischio,
ovvero eliminare l’agente patogeno (se è possibile). Nel caso dello stafilococco aureo è prima
necessario scoprire gli individui portatori, e sottoporli a bonifica (curarli). Altrimenti se non si può
eliminare il rischio, si cerca di controllare e gestire il rischio attuando norme igieniche es.
mascherine, oppure trattamenti sui cibi per impedire la moltiplicazione come la refrigerazione
(conservare i cibi a basse temperature). Un esempio di malattia più grave è la meningite, trasmessa
dalla neisseria meningiti, localizzata nelle vie aeree di portatori sani, con un buon sistema
immunitario (la frequenza di portatori sani è molto alta). Viene trasmessa attraverso una catena di
portatori sani facilmente fino a un individuo recettivo e causa malattia quando entra in contatto
con un individuo con un debole sistema immunitario.

Gli altri tipi di portatori coincidono con le fasi della malattia.

 Il portatore precoce è un individuo infetto che elimina l’agente patogeno nella fase di incubazione
della malattia. È molto simile al portatore sano perché spesso lo stadio di incubazione non ha
sintomi o ha sintomi non specifici. Es. le malattie esantematiche e malattie virali comprese aids,
epatite, mononucleosi, che hanno un lungo periodo di incubazione. Le malattie esantematiche si
diffondono facilmente nei bambini perché altamente contagiose, trasmesse per via aerea, nel
periodo di incubazione e perché i bambini non sono immunizzati. Gli altri due tipi di portatori sono
convalescenti e cronici, non presenti per tutte le malattie.

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 Il portatore convalescente è l’individuo guarito che ha superato la malattia che però continua ad
avere e disseminare l’agente patogeno, ovvero ha avuto la guarigione clinica ma non
batteriologica. È una condizione abbastanza rara, si verifica per il tifo e per il colera, malattie a
trasmissione oro-fecale. Questi individui sono sotto terapia e sotto controllo ospedaliero finché non
si ottengono delle coprocolture prive del batterio.
 Il portatore cronico è un individuo che ha avuto la malattia e l’ha superata ma continua a eliminare
l’agente eziologico per lungo tempo. Come è possibile diventare portatore cronici? L’esempio è
quello del tifo, il batterio può arrivare a insediarsi nella cistifellea, dove si riproduce facilmente
grazie ai Sali biliari e dove non viene raggiunta dagli antibiotici, e viene rilasciata in circolo con la
secrezione della bile. L’unico modo per eliminare i portatori cronici è quella di asportare
chirurgicamente la cistifellea.

Trasmissione della malattie infettive.

Chi sono i protagonisti? L’agente patogeno e un individuo infetto che lo elimina e lo trasmette a un
individuo recettivo. Può essere diretta o con l’interposizione dell’ambiente. La trasmissione può essere di
diverso tipo, a seconda dell’agente patogeno ed è determinata dalle vie di penetrazione e di eliminazione
che di solito coincidono. Le vie possibili sono – via respiratoria, via urogenitale, via congiuntivale, via oro-
fecale, via cutanea e via placentare. Se la via di penetrazione è la via respiratoria non è detto che il danno
sia alle vie respiratorie. Es. la neisseria meningite, e la varicella o morbillo, che sono infezioni sistemiche.
Ognuna di queste vie oppone resistenza alla penetrazione e alla moltiplicazione del patogeno. Per esempio
nella via respirazione al produzione di muco e la presenza di ciglia catturano le sostanze estranee e ne
permettono l’eliminazione. Nella via genito- urinaria è presenza una flora batterica e un muco che
possiedono un ph fisiologico protettivo. Nell’apparato digerente le difese consistono nella presenza del
lisozima nella saliva, l’acidità gastrica, i Sali biliari. La cute deve essere integra per svolgere la sua funzione
protettiva.

Le modalità di trasmissione: il modo in cui si trasmettono le infezioni. Possono essere verticali se vengono
trasmessi da madre a figlio tramite la placenta o tramite l’allattamento, possono causare aborti o
malformazione nel feto, oppure il bambino nasce portatore della malattia, o orizzontali che comprende
tutti gli altri casi e può essere divisa in diretta o indiretta. Nella modalità di trasmissione diretta si ha il
passaggio dall’individuo malato o portatore (o animale) all’individuo recettivo tramite un contatto stretto.
La trasmissione indiretta avviene tramite l’interposizione di un'altra entità, che può essere un veicolo
ambientale (un substrato) o un vettore animale, in genere un insetto. La trasmissione diretta riguarda
soprattutto agenti patogeni che non possono sopravvivere nell’ambiente (es. trasmissione per via sessuale).
Esiste una particolare modalità di trasmissione semi diretta, che utilizza l’interposizione l’aria, ma necessità
un contatto ravvicinato nello spazio e nel tempo tra individuo recettivo e individuo infetto, che avviene
attraverso l’emissione di aerosol durante gli starnuti, colpi di tosse o semplicemente durante la fonazione
Un esempio particolare di trasmissione diretta è la trasmissione parenterale ovvero attraverso oggetti
contaminati con liquidi biologici come siringhe usate, strumenti chirurgici, trasfusioni, aghi dei tatuaggi.
Viene considerata diretta perché si entra direttamente in contatto col patogeno contenuto nel liquido.

I veicoli principali sono aria, acqua, suolo e alimenti. I vettori sono organismi viventi che trasportano
l’agente patogeno, in maniera passiva, attiva, o attivo-indispensabile. Il vettore passivo trasporta il
patogeno senza che esso si riproduca e non modifica la sua carica infettante es. la mosca che si poggia su
vari substrati e poi si poggia sul cibo. Nel vettore attivo il patogeno si moltiplica all’interno del vettore, che
aumenta la sua carica infettante es. nel pidocchio . Il vettore obbligato è una vettore attivo in cui il batterio
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compie una fase del suo ciclo vitale, quindi è indispensabile es. plasmodium della malaria nella zanzara
anopheles, e altri protozoi.

Classificazione della malattie, in base al tempo e allo spazio. Una malattia ubiquitaria è presente in tutti i
paesi del mondo, perché l’agente patogeno è in grado di sopravvivere in ogni luogo. Mentre una malattia è
detta esotica se in un paese non è presente, es. perché manca il vettore. Le malattie vengono classificate in
sporadiche, endemiche e epidemiche. Le malattie sporadiche sono malattie che in una popolazione in cui
non è presente normalmente il patogeno si manifestano raramente e in casi slegati tra di loro, oppure è un
agente patogeno presente in quel territorio ma raramente entrano in contatto. Es. un patogeno esotico
quando un individuo va all’estero e torna nel suo paese d’origine malato, oppure il tetano. Le malattie
endemiche originano da agenti patogeni presenti in quel territorio e si manifesta con un numero di casi
costanti nel tempo. Es la meningite che da pochi casi, e l’influenza che da migliaia di casi. Il tempo può
indicare l’anno, una stagione o un intervallo di 4-5 anni. Una malattia è epidemica quando si diffonde a
partire da un unico caso detto caso indice, si manifesta da un aumento improvviso dei numero di casi.
Possono riguardare sia malattie ubiquitarie sia malattie esotiche, endemiche e sporadiche. Le epidemie
possono essere esplosive colpiscono un gran numero di persone in un breve periodo di tempo, o
all’opposto se colpiscono poche persone in tempi molto lunghi. Quando si diffondono in tutto il mondo
vengono definite pandemie (raffreddore, AIDS, colera). Attraverso l’epidemiologia molecolare è possibile
risalire precisamente al ceppo dell’agente patogeno, si costruiscono dei dendogrammi che raggruppano i
ceppi geneticamente simili. In tutte le epidemie il grafico è simile presenza una fase ascendente, una fase
di plateau e una fase discendente. La fase ascendente corrisponde all’inizio dell’epidemia : ci si accorge
dell’epidemia in atto dalle notifiche, e tempestivamente di fa un indagine epidemiologica per risalire alla
causa. Es. epidemia di colera in individui di un quartiere dovuta all’inquinamento delle acque. L’analisi del
genoma è più utilizzata per le epidemie prolungate nel tempo, come quelle di meningite, che coinvolgono
anche pochissimi casi, quindi si cerca di risalire alla catena di contagio. Si utilizza anche l’analisi sierologica,
perché ci sono diversi sierotipi di meningococco. Se il ceppo è diverso non si parla di epidemia.

La prevenzione delle malattie infettive.

 La prevenzione delle malattie infettive può essere primaria, secondaria, terziaria. La più importante
è la prevenzione primaria che agisce sull’individuo sano, per evitare che sia esposto alla causa. Può
essere effettuata scoprendo quali sono le sorgenti e i serbatoi di infezione, oppure interrompendo
le catene di infezioni ,attraverso l’educazione sanitaria, attraverso la prevenzione immunitaria. La
prevenzione secondaria agisce sul soggetto malato che non sa di esserlo quando non ha ancora i
sintomi della malattia, ma per le malattie infettive è poco usata perché hanno periodo di
incubazione lunghe (l’eccezione sono infezioni virali e TBC). Vengono utilizzati i test di screening
per HIV e tbc la chemioprofilassi secondaria .La prevenzione terziaria si applica solo alle malattie
che danno lo stato di malato cronico, oppure la fisioterapia negli individui con arti paralizzati di
individui colpiti da poliomielite. Non confondere il malato cronico con i portatori cronici : il
portatore cronico ha superato la malattia ma continua ad avere l’agente patogeno.

La prevenzione delle malattie infettive può essere di tipo diretto o indiretto. La prevenzione diretta è
quella che agisce in modo primario sull’agente patogeno, impedendo la catena di trasmissione. Ma spesso
non è efficace se il patogeno è ubiquitario e bisogna agire sull’individuo: quindi la ricerca e la bonifica dei
portatori, la notifica le misure contumaciali, le inchieste epidemiologiche e le tecniche di accertamento
diagnostico, il potenziamento delle difese immunitarie degli individui e le disinfezioni e le sterilizzazioni.
Mentre le tecniche indirette riguardano principalmente l’ambiente e quindi si occupano del miglioramento
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delle condizioni di vita e di lavoro, controlla della qualità di acqua e alimenti, smaltimento dei rifiuti e
educazione sanitaria. Schema degli interventi di profilassi delle malattie infettive. Si parte sempre da una
sorgente, che può essere un individuo o un animale, che trasferisce l’agente patogeno a un individuo
recettivo, in modo diretto o indiretto, cioè attraverso l’ambiente. Le norme di prevenzione devo intervenire
a ciascun livello. Interventi a livello della sorgente. Interventi a livelli dell’ambiente. Intervento a livello
dell’individuo sano in modo specifico sono l’ immunoprofilassi e chemioprofilassi, a cui in genere vengono
sottoposti i conviventi e i contatti.

Misure di profilassi diretta generica rivolte alla fonte:

 Ricerca e bonifica dei portatori (sani). La ricerca è difficile e viene effettuata attraverso esami
diversi come il tampone faringeo (per cercare lo stafilococco aureo) o analisi delle feci
(coprocolture per cercare la salmonella typhi), generalmente viene effettuata in comunità chiuse,
caserme case di cura, o negli individui che lavorano a contatto con alimenti. La bonifica viene
effettuata attraverso cure antibiotiche e farmaci o interventi chirurgici, come per l’eliminazione
della salmonella typhi dalla cistifellea, attraverso le misure contumaciali, e attraverso l’educazione
sanitaria, insegnando i comportamenti adeguati per e vitare che i portatori diffondano l’agente
patogeno.
 La notifica consiste nell’atto ufficiale di informare le autorità competenti da parte del medico
quando sospetta o diagnostica un caso di malattia infettiva. Ha lo scopo di a)avere un quadro
aggiornato sulla distribuzione delle malattie infettive b) segnalare tempestivamente epidemie o
malattie esotiche c) identificare nuovi agenti infettivi. Le malattie infettive si dividono in 5 classi
diverse a seconda della quale la notifica viene fatta in modo diverso. La prima classe è quella che
comprende le malattie più gravi e diffusibili all’interno della comunità, che necessitano
segnalazione immediata dal medico alla ASL anche solo per un sospetto caso, in cui la notifica va
fatta entro 12 h. ES. colera febbre gialla, poliomielite, tetano, rabbia, peste, difterite, botulismo.
Nella seconda classe la notifica viene effettuata entro 2giorni ES. malattie esantematiche, tifo,
epatiti. La terza classe comprende malattie particolari come AIDS, lebbra, malaria, ma va fatta
sempre entro 2giorni. Nelle malattie della quarta classe la notifica va fatta entro 24 h ma solo se si
sono scatenati focolai epidemici (tossinfezioni alimentari, tigna, pediculosi). Quinta classe
appartengono malattie non elencate nelle presenti categorie, va effettuata entro 2 giorni (ES.
zoonosi, echinococcosi, mononucleosi). Quindi attualmente in base alla legge tutte le malattie
infettive devono essere notificate. Flusso di informazione nella notifica. Si parte dal medico, che
notifica alla ASL, che notifica alla regione, che a sua volta notifica il ministero della salute, l’ISTAT,
l’istituto superiore di sanità. Se è prevista il ministero notifica all’OMS. Dopo la notifica seguono
altri interventi che sono le inchieste epidemiologiche, le misure contumaciali e gli accertamenti
diagnostici.
 Le inchieste epidemiologiche: consistono nelle raccolte di dati e informazioni sui tempi e le
modalità di insorgenza di una malattia infettiva, per ricostruire la catena di trasmissione e per
identificare gli eventuali contatti e casi collaterali. (come quando e perché quell’individuo ha
contratto quella malattia infettiva). Es in caso di sospetto colera o altre malattie esotiche, si indaga
se l’individuo è stato all’estero, con chi ha fatto il viaggio, con chi è entrato in contatto, oppure se
non è stato all’estero si chiede se ha mangiato alimenti contaminati come frutti di mare di
provenienza estera.
 Sugli individui malati e sui contatti (individui che sono entrati in contatto con loro) si applicano le
misure contumaciali, che sono dei provvedimenti che hanno lo scopo di impedire la trasmissione

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dell’infezione dalla sorgente agli individui sani. Sul malato si attua l’isolamento, che può essere
ospedaliero o domiciliare, fiduciario oppure con piantonamento, addirittura utilizzando delle
guardie che controllano gli ingressi. La contumacia è una sorta di isolamento che viene applicata sui
contatti e sui conviventi (una sorta di quarantena, come si faceva in passato). Essi vengono obbligati
a permanere in un determinato luogo senza avere contatti con l’estero per un periodo indicato
dall’autorità sanitaria, che corrisponde al tempo di incubazione di quel determinato patogeno. La
sorveglianza sanitaria consiste nell’obbligo di farsi controllare periodicamente dalla ASL senza però
limitare la liberta individuali. Viene effettuata in casi di malattie non molto gravi o diffusibili. Es.
meningite o quando un individuo è stato in zone a rischio senza aver fatto vaccini.
L’allontanamento dalla comunità o dall’ambiente di lavoro per un periodo limitato (es, individui che
lavorano a contatto con gli alimenti) sia per i malati sia per i contatti. Alcuni esempi: nel caso di
malattie che danno il portatore convalescente come il tifo e il colera è necessario l’isolamento
ospedaliere, finché non si hanno almeno tre coprocolture dopo la guarigione clinica. Isolamento
inverso: ha come scopo salvaguardare il paziente dal rischio di infezioni che potrebbero derivare
dal contatto con altri individui portatori sani e col personale( nel caso di malati di AIDS conclamato).
 Accertamento diagnostico . procedure che si svolgono nei laboratori per verificare la presenza di
microorganismi in un campione, serve per appurare se quel caso di malattia è causato da
quello specifico agente eziologico. Ha anche il fine di effettuare l’antibiogramma cioè la
determinazione della resistenza agli antibiotici di quell‘agente eziologico in modo tale da
poter somministrare l’antibiotico più giusto. Può essere diretto o indiretto. Quello diretto
consiste nella ricerca dell’agente eziologico o dei suoi antigeni nel materiale patologico, mentre
quella indiretta consiste nella ricerca sierologica di anticorpi, che dimostra che c’è stato un contatto
con l’agente patogeno. (es. il Torch).

Schema di come viene effettuato l’accertamento diagnostico diretto. (questa parte non c’è nei libri)

Si parte dal materiale patologico, che viene sottoposto a diversi esami, microscopico o direttamente
colturale, che permette di isolare il microrganismo. L’emergenza del terzo millennio è la resistenza agli
antibiotici da parte della maggior parte dei microorganismi, dovuta all’utilizzo di antibiotici a largo spettro,
sia per gli umani sia per gli animali.

 Raccolta e trasporto. Raccolta di campioni (urina, feci, muco faringeo, sangue, liquido
cerebrospinale) a seconda dell’agente patogeno. Prelevare una quantità sufficiente di campione e
utilizzare strumenti sterili. Trasportarlo in tempi brevi al laboratorio e in condizioni favorevoli
(temperature adeguate). Il prelievo deve essere effettuato prima di effettuare una cura antibiotica,
oppure qualche giorno dopo l’ultima dose per verificare se la cura è stata efficace. Es. se un urino
coltura è sterile, significa che quell’individuo ha fatto cure antibiotiche, perché in condizioni normali
ci devono essere almeno 10^4 unità formanti colonie.
 Esame al microscopio. Il materiale può essere esaminato a fresco al microscopio oppure utilizzando
dei coloranti. In genere non si utilizza però può essere efficace nel caso della tubercolosi,
analizzando l’espettorato, utilizzando una colorazione particolare per evidenziare la presenza il
batterio in tempi brevi, colorazione di Ziehl-Neelsen (carbolfucsina a caldo).
 Esame colturale, ovvero utilizzando terreni di coltura, solidi o liquidi. Si utilizzano prima terreni
liquidi di arricchimento, che permettono una crescita superiore rispetto a quelli solidi. Per esempio

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per cercare la salmonella in un campione di feci, bisogna fare in modo di favorire la riproduzione
della salmonella e inibire la crescita di tutte le altre specie presenti nelle feci. I terreni si dividono in
generici o non selettivi, elettivi, selettivi e di differenziamento. I terreni generici favoriscono la
crescita di diversi tipi di batteri, viene utilizzata per la conta. I terreni elettivi facilitano la crescita di
alcuni microorganismi senza però inibire la crescita degli altri. Mentre quelli selettivi inibiscono la
crescita di altri microorganismi, la maggior parte dei selettivi sono anche differenziali ovvero
inducono delle modificazioni nel terreno, oppure hanno delle caratteristiche particolari che le
rendono riconoscibili. Es nei terreni selettivi e differenziali per lo stafilococco aureo intorno alle
colonie si formano degli aloni neri dovuti alla riduzione di un composto del terreno. Agar sangue è
un terreno arricchito perché ha l’aggiunta del sangue ma anche differenziale Una volta seminato un
terreno si osserva l’aspetto delle colonie che sono cresciute e i suoi caratteri microscopici
(morfologia, colorazioni ,produzione di endospore, fermentazione di zuccheri), poi faccio le prove
biochimiche e ottengo un profilo che corrisponde a un tipico organismo. Il test della catalasi e
dell’ossidasi sono i più utilizzati in laboratorio. Per identificare il sierotipo si usa la tecnica
dell’agglutinazione sul vetrino. L’ esame culturale consente di isolare e identificare i tipi di
organismi presenti: il materiale può essere seminato per inclusione, versando prima il campione e
poi il terreno sopra, o per strisciamento sulla superficie utilizzando la tecnica della semina per tre
zone. In questo modo si ottengono delle colture singole, perché in genere i campioni patologici
sono polimicrobici. Una volta seminato un terreno si osserva l’aspetto delle colonie che sono
cresciute e i suoi caratteri microscopici (morfologia, colorazioni, produzione di endospore,
fermentazione di zuccheri), poi faccio le prove biochimiche e ottengo un profilo che corrisponde a
un tipico organismo. Il test della catalasi e dell’ossidasi sono i più utilizzati in laboratorio. Per
identificare il sierotipo si usa la tecnica dell’agglutinazione sul vetrino.
 l’antibiogramma si utilizza un metodo standardizzato che si chiama metodo di Kirby Bauer in cui si
prende una piastra con un terreno che si deve usare obbligatoriamente per questo test, si semina
sulla superficie un po’ di brodo in cui è stato sospeso il microrganismo a una densità standard
perché devo riuscire ad avere sulla piastra le colonie che crescono una addossata all’altra, dopo
asciugato il brodo metto sulla piastra dei dischetti imbevuti di antibiotico e metto a incubare. Alla
fine avremo una parte dove è cresciuto il batterio e degli aloni trasparenti dove l’antibiotico ha
impedito la crescita del batterio. Ogni antibiotico ha i suoi valori di riferimento infatti non è la
grandezza dell’alone a essere determinante ma bisogna misurarlo e rapportarsi alla tabella.

Per i metodi molecolari ci basiamo sulla reazione a catena della polimerasi. La pcr si può usare per
l’identificazione specie specifica cioè con il riconoscimento di sequenze specifiche diverse da specie a
specie. Mentre il fingerprinting permette di differenziare ceppi o biotipi nell’ambito della stessa specie.
Tra i sistemi che ci permettono di fare un accertamento diagnostico indiretto è l’Elisa con cui si analizza il
siero in cui saranno presenti gli anticorpi che si legheranno agli antigeni dei pozzetti. Nel metodo indiretto
innanzitutto si copre il fondo del pozzetto con l'antigene specifico per l'anticorpo che vogliamo misurare. Si
lava via l'eccesso per eliminare l'indesiderato. Si aggiunge il siero(campione) che si pensa contenga gli
anticorpi per quell'antigene adsorbito al fondo del pozzetto. Si lava via l'eccesso ancora una volta. Si
aggiunge un secondo tipo di anticorpo (marcato con un enzima), che legherà il complesso
antigene(adsorbito)+anticorpo(del campione) se sono presenti gli anticorpi nel campione. Il secondo
anticorpo è quindi un anti-anticorpo. Si effettua un lavaggio per eliminare eventuali anticorpi non legatisi al
complesso (quelli combinati resistono invece al lavaggio). Infine si aggiunge il substrato dell'enzima con cui
è stato marcato l'anti-anticorpo: un cambiamento di colore indica la presenza degli anticorpi nel siero (nel
campione), visto che l'enzima usato agisce sul substrato modificandolo, in maniera che assorba la luce e
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risulti colorato. Posso fare analisi quantitativa e qualitativa in questo modo valutando il titolo anticorpale
che dice se l’infezione è recente o meno.

Profilassi diretta delle malattie infettive

Ha come scopo il potenziamento delle difese dell’individuo. Consiste di due metodi la profilassi immunitaria
artificiale attiva che è la vaccinoprofilassi o passiva che avviene utilizzando sieri o immunoglobuline
(anticorpi preformativi)

Cosa significa profilassi diretta immunitaria attiva? (domanda frequente esame) È un sistema di
prevenzione primario, che permette di prevenire l’insorgenza della malattie infettive sviluppando un
immunità attiva nell’individuo sano mediante la somministrazione di vaccini. La prima differenza principale
tra attiva e passiva è la durata. Quasi sempre quella attiva è perenne, o almeno di lunga durata.

Cosa è un vaccino? È un preparato di antigeni costituiti da agenti patogeni o loro prodotti, modificati in
modo che hanno perso il loro potere patogeno ma conservato il loro potere antigenico. Capaci di stimolare
attivamente il sistema immunitario. Non devono causare la malattia! Sono preparati farmaceutici che
inducono un immunità protettiva tramite:

1. immunità umorale, produzione di anticorpi


2. immunità cellulo-mediata, attività di linfociti T citotossici nei confronti di cellule infettate che
spongono in superficie proteine dell’agente infettante.
3. formazione cellule b memoria.

Gli obiettivi dei vaccini sono sia verso il singolo individuo – proteggono il soggetto dalla patologia – e verso
la collettività – limitano la diffusione di un patogeno fino a causarne l’eradicazione.

Il primo vaccino, utilizzato su base empirica nel 1778, fu ideato da Jenner che utilizzò il pus di una vacca
infetta da vaiolo per immunizzare un bambino contro il vaiolo umano. Il ragazzo manifestava un infezione
localizzata nel sito di infezione. Nel 1979 il vaiolo è stato eradicato. Nel 1880 Pasteur da inizio all’era
scientifica dei vaccini ( contro carbonchio, rabbia e colera) dimostrando la possibilità di ottenere in
laboratorio microorganismi attenuati nella loro virulenza.

Classificazione e composizione dei vaccini.


 Vaccini tradizionali: sono quelli prodotti nel XX secolo, utilizzano microorganismi morti o vivi e
attenuati, oppure anatossine (tossine attenuate) o frazioni e subunità dei microorganismi. Quelli
vivi sono preferibili perché si possono moltiplicare e quindi stimolano maggiormente e
continuamente il sistema immunitario. Invece in quelli morti sono richiesti più dosi del vaccino. Es
del virus del polio, a trasmissione oro fecale. Quello attenuato che viene inoculato col patogeno si
instaura nell’intestino e viene eliminato con le feci, si ha un sopravvento della specie attenuata che
elimina quella patogena, diminuendo il rischio di avere la polio. Perché se anche un individuo non
vaccinato contrae il virus attenuato avrà esclusivamente un infezione intestinale e non il polio.
 I vaccini di nuova generazione invece utilizzano vaccini a DNA ricombinante, vaccini sintetici e
vaccini Anti idiotipo. ( utilizza gli anticorpi).

Classificazione dei vaccini tradizionali in quattro gruppi. Possono essere antibatterici o antivirali.

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1. Vaccini con il patogeno ucciso. I microorganismi vengono uccisi con mezzi fisici o chimici calore,
acetone, fenolo, senza alterare le strutture che hanno proprietà antigeniche. Caratteristiche.
Necessitano di molteplici richiami ogni tot di anni e utilizzano almeno 3 dosi iniziali . Producono
solo immunità umorale, sono stabili e sicuri (nessun rischio di reversione) Es. vaccino anti tifoideo,
anti epatite A, antipolio di Salk, anticolera.
2. Vaccino con patogeno vivo e attenuato. È importante che sia vivo perché è in grado di riprodursi,
e viene iniettato secondo la stessa via che seguirebbe in natura. La modificazione serve a perdere il
potere patogeno. Come avviene l’attenuazione ? Avviene per ripetuti passaggi colturali con la
selezione di un mutante sufficientemente stabile ed immunogeno, privo di virulenza di base
( perdita di virulenza ma non della immugenicità.) es. il polio virus, viene attenuato utilizzando reni
di scimmia come terreno di coltura, e il micobacterium tubercolosis che è stato attenuato con un
processo lunghissimo di 10 anni, e si chiama BCG. Anti morbillo-rosolia-parotite MORUPAR.
Richiedono due dosi, un solo richiamo, producono immunità umorale e cellulare, sono poco stabili
e possono riconvertirsi nel ceppo selvaggio, con un fenomeno detto REVERSIONE (soprattutto negli
individui immunodepressi). Metodi di selezione di mutanti naturali: 1. isolamento di mutanti
naturalmente attenuati ( instabilità genetica e possibile emergenza di mutanti) 2. coltivazione per la
selezione di mutanti a ridotta virulenza ( instabilità genetica e possibile emergenza di mutanti
revertanti) 3. creazione di mutazioni specifiche o delezione di geni indispensabili per la virulenza
mediante tecniche di ingegneria genetica. (revertanti improbabili). Es. perdita della capsula in
coltura perché è un fattore di virulenza.
3. Vaccini costituiti da anatossine. Il terzo gruppo di vaccini sono quelli costituiti da anatossine, rivolti
quindi verso un prodotto del patogeno, la tossina. Es. il vaccino per il batterio della difterite, un
batterio che contiene integrato nel genoma un fago, che determina l’espressione genica per
produrre la tossina, e l’antitetanica. La detossificazione avviene con la tecnica di Ramon:
trattamento della tossina con calore a 38-40 per 1 mese e formolo al 0,4% : si perde il potere
tossico ma non l’immugenicità (è ancora antigenico).
4. Vaccini a subunità. Utilizzano frazioni di microorganismi che hanno elevato potere antigenico
riconosciuto responsabile della risposta immunitaria, come specifici polisaccaridi, o fimbrie. Sono i
più sicuri e utilizzati oggigiorno, anche se hanno il limite di non stimolare i t helper a produrre Ig E.
Sono quelli per influenza, pertosse e meningite.

Epitopi o determinante antigenico. È la parte di un antigene che lega l’anticorpo specifico.

Classificazione dei vaccini di nuova generazione

 il vaccino a DNA ricombinate, è il più importante e diffuso. Utilizzato per l’epatite b e per il
papilloma virus, e per antipertossico acellulare (utilizza una tossina) . Basati su tecniche di
ingegneria genetica seguendo queste fasi: identificazione della proteina antigene, definizione della
sequenza basica del gene codificante, inserimento in un vettore plasmidico, inserimento nella
cellula ospite del vettore che viene coltivata, purificazione della proteina prodotta che è il vaccino. Il
vantaggio è che produce grandi quantità di vaccino e che ha elevata immugenicità. Lo svantaggio è
che potrebbe avvenire un integrazione del plasmide nel genoma dell’ ospite e che potrebbe
scatenare la produzione di anticorpi contro il plasmide.
 I vaccini anti idiotipo. L’idiotipo è la regione variabile dell’anticorpo che contiene i siti di
combinazione con l’antigene, ed è dotata di capacità antigenica, rispecchia come un calco
l’immagine dell’antigene. All’interno o esso si inserisce l’anticorpo anti idiotipo, simile all’antigene
ma diverso per la natura proteica. Esso può essere impiegato nella vaccinazione.
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 Vaccini sintetici o proteici. Sono in sperimentazione quelli anti aids e anti malarica.

Risposta immunitaria evocata dai vaccini. L’antigene presente nel vaccino seleziona nella popolazione
linfocitaria B e T cloni specifici di cellule con recettore in grado di legarlo. Queste cellule attivate proliferano
e producono linfociti memoria e anticorpi. La prima somministrazione causa una risposta primaria, che
consiste nella produzione di anticorpi Ig M dai 4 giorni successivi fino alle 4 settimane, dopo compaiono le
Ig G e Ig A e inoltre sono prodotte molte cellule memoria. La seconda dose o primo richiamo causa una
risposta secondaria, che causa la produzione di anticorpi specifici, sono ig G. La durata dell’immunità è
variabile, in genere comincia dopo 3 settimane.

Quali sono i requisiti dei vaccini?


1. Innocuità; deve essere innocuo cioè non deve causare la malattia, dipende dalla purezza della
preparazione e viene testata in vitro e in vivo. Bisogna accertarsi che i ceppi attenuati non abbiano
reversione, mentre per le anatossine e i ceppi uccisi non devono produrre effetti tossici o reazioni
di ipersensibilità.
2. Efficacia; può essere divisa in efficacia del vaccino e efficacia della vaccinazione. L’efficacia del
vaccino è a livello individuale, riguarda l’efficacia immunizzante e viene dimostrata misurando il
titolo anticorpale. L’efficacia della vaccinazione è un concetto più ampio, riguarda la capacità di
proteggere dalla malattia sia i vaccinati sia i non vaccinati, perché viene diminuita la possibilità di
contagio. Si misura in percentuale. I vaccini sono sottoposti a una serie di controlli e valutazioni di
efficacia, pre-registrazione e post-registrazione. L’efficacia di una campagna vaccinale viene
verificata attraverso studi epidemiologici in tempi lunghi.
3. Immunogenicità; è la capacità di scatenare una risposta immunitaria adeguata; dipende dalla via di
somministrazione, dalla dose, dal tipo, e dalle caratteristiche dell’individuo. È progressivamente
crescente man mano che risulta tempestiva e duratura.

Altri requisiti sono la facilità di somministrazione, il costo contenuto e la conservabilità.

Quali sono le controindicazioni e gli effetti indesiderati dei vaccini? Non possono essere somministrati in
casi di presenza di malattie febbrili e infettive, deficit immunitario, terapie cortisoniche, allergie, gravidanza.
Le reazioni indesiderate sono reazioni locali come dolore e comparsa di noduli, reazioni generali come
febbre e cefalea manifestazioni cutanee e neurologiche, complicazioni articolari, allergie.

Quali sono le vie di somministrazione? La più usuale è la via intramuscolare (coscia, natica o braccio), via
orale, via intradermica, via sottocutanea nell’ avambraccio, via intranasale.

Vaccinazioni combinate e simultanee. I vaccini possono essere somministrati singolarmente o combinati.


Il vaccino combinato è costituito dall’utilizzo nella stessa preparazione di più vaccini, ovvero miscele di
antigeni o preparati e sfrutta la capacità dell’organismo di riconoscere contemporaneamente più antigeni.
Devono essere compatibili e non dare interferenze negative. Possono essere divisi in multivalenti diretti
contro differenti tipi dello stesso agente batterico o virale o multipatologia diretti contro diversi agenti
eziologici. Es vaccini trivalenti, tetravalente, esavalente, vaccino combinato polio, anti HBV e epatite A.

Classificazione dei vaccini

1. vaccinazione obbligatorie estensive (dette anche di massa o dell’infanzia)


2. vaccinazioni obbligatorie selettive per fasce di popolazione a rischio
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3. vaccinazioni consigliate

 Le vaccinazioni obbligatorie vengono fatte a tutti in nuovi nati, a partire circa dal terzo mese di vita,
dopo che è cessata la protezione anticorpale materna. Es vaccinazione per il tetano e la difterite
sono associati, spesso è trivalente insieme alla pertosse, polio e epatite b ( è obbligatorio dal 1991,
è stata indotta una campagna di somministrazione nelle scuole medie fino al 2003, quelli nati dopo
il 91 vengono vaccinati alla nascita). I vaccini antipolio sono due, il vaccino di Salk che è un vaccino
col virus ucciso, e il vaccino di Sabin, che è un vaccino con virus attenuato. È stata possibile
l’eradicazione del virus dell’Europa, anche se con il vaccino di Sabin alcuni individui hanno
manifestato la polio. Il problema è stato risolto somministrando due dosi del primo e due dosi del
secondo fino al 2002 fino a quando è stato dichiarato eradicato. Da allora si utilizza solo il vaccino di
Salk IPV, iniettabile ( quello di Sabin è a somministrazione orale).

Le altre vaccinazioni sono generalmente consigliate, varicella, HPV (per prevenire il tumore alla cervice),
meningococco, MPR, anti-rosolia (nelle ragazze per evitare di averla in gravidanza) , influenza ( negli
anziani, ne malati cardiovascolari o malati respiratori) e negli individui di pubblica utilità come medici o
poliziotti)

 Vaccinazioni obbligatorie selettive: vengono fatte in genere in adulti, in fasce di popolazione che
hanno un particolare rischio di contrarre la malattia. L’antitetanica è obbligatoria per gli sportivi
affiliati al CONI, per i lavoratori agricoli, i minatori, gli operatori ecologici, i metalmeccanici. Il
richiamo deve essere effettuato a intervalli regolari, perché altrimenti viene persa l’immunità. La
vaccinazione antitubercolare è obbligatoria per il personale medico, studenti di medicina, allievi
infermieri e chiunque operi in ambiente sanitario che hanno un test tubercolinico negativo, e sono
ad alto rischio di esposizione a ceppi multi-farmaco resistenti oppure che operi in ambienti a rischio
e non può essere sottoposto a terapia preventiva, perché presenta controindicazioni cliniche
all’uso di farmaci specifici. Le vaccinazioni antimeningococcica, antitifica, anti MPR sono
obbligatorie per tutte le reclute nell’atto dell’arruolamento. Le regioni riconoscono la possibilità di
eseguire la vaccinazione antitifica per individui che lavorano in ambienti a contatto con alimenti e
ambienti sanitari.

Obiettivi : le vaccinazione di massa ha lo scopo di ridurre l’incidenza della malattia e arrivare se possibile
alla sua eradicazione. Per eradicazione si intende la scomparsa della malattia dovuta all’eliminazione
dell’agente patogeno. Le vaccinazioni selettive ha lo scopo di proteggere gruppi di popolazione
particolarmente esposte ad un rischio elevato verso una malattia (a causa dell’età o del luogo di lavoro).
Non confondere la terminologia: vaccino (il preparato) con vaccinazione (la procedura).

Strategie di impiego dei vaccini. Hanno come scopo la protezione del singolo e della collettività, in modo
da ridurre l’incidenza della malattia. In particolare quella di massa ha lo scopo di eradicare la malattia. Se si
riesce a vaccinare l’80% degli individui esposti si ottiene un’ immunità di massa. Tabelle che dimostrano la
diminuzione dei casi di malattie o della loro eradicazione in seguito all’introduzione dei vaccini. Il tetano è
una malattia sporadica, e non si può eradicare perché ha come serbatoio l’ambiente, ma si sono diminuiti
notevolmente i casi di infezione. Una malattia si dice eradicata quando in un territorio quando è stato
rimosso l’agente causale, per cui non è più necessaria alcuna misura preventiva. Il vaiolo è stato eradicato a
livello mondiale nel 1979, mentre il poliovirus è stato eradicato solo in Europa, dichiarata “polio-free” nel
2002; in questo caso si mantiene la vaccinazione ma viene modificata (si fa solo quella col virus ucciso- di
Salk). Requisiti per l’eradicazione. L’agente patogeno deve avere come ospite esclusivamente l’uomo
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(sorgente=serbatoio=uomo) e non deve causare portatori sani o cronici, inoltre è ovviamente
indispensabile avere un vaccino efficace e sicuro. Attualmente è in atto una campagna per il morbillo,
offerto gratuitamente ai bambini, perché possiede tutti i requisiti. Malattie eradicabili: polio e morbillo
hanno tutti i requisiti. Tetano e epatite b non sono eradicabili, perché mancano di un requisito. Il tetano ha
come serbatoio l’ambiente, e l’epatite b ha portatori sani e cronici.

Cosa è la profilassi immunitaria passiva diretta? (domanda frequente). È un metodo di prevenzione


primaria specifica sulla fonte che ha lo scopo di immunizzare l’individuo utilizzando anticorpi già formari,
per questo è detta passiva. È utilizzata come procedura di emergenza, perché conferisce protezione
temporanea nei confronti di una patogeno utilizzando anticorpi prodotti da un altro individuo di specie
identica o diversa. L’immunoprofilassi passiva ha una breve durata 4-6 settimane e per le Ig umane e 2
settimane per i sieri eterologhi e deve essere considerata un intervento per effettuare in emergenza e a
volte da affiancare alla vaccinazione post esposizione per permettere una copertura immunitaria anche a
breve termine ( tetano, rabbia, neonati con madri HBsAg+, rosolia quando colpisce la donna in gravidanza).
Questo è possibile per malattie che hanno periodo di incubazione abbastanza lungo. Può essere fatta con
sieri immuni (è di natura animale e non è purificato, può causare effetti collaterali) o preferibilmente con
immunoglobuline. La principale differenza è che i sieri sono eterologhi e le Ig sono omologhe.

1. IMMUNOGLOBULINO PROFILASSI. le immunoglobuline sono omologhe, si ottengono da plasma


umano mediante frazionamento a freddo con etanolo. Si dividono in Ig normali e o aspecifiche e Ig
iperimmuniche o specifiche . Le Ig normali si ottengono dal plasma di almeno 1000 donatori per
essere sicuri della presenza di anticorpi contro i microorganismi patogeni più diffusi nella
popolazione, ovvero quelli delle malattie per cui tutti sono stati vaccinati e per le malattie che gli
individui hanno passato, soprattutto esantematiche e endemiche (es. si usano per morbillo, epatite
A, malattie che spesso sono superate, in soggetti con deficit immunitarie). Si utilizzano molti
donatori per avere un numero sufficiente di anticorpi per neutralizzare il patogeno. Perché il titolo
anticorpale in ciascun individuo è basso. Nelle ig iperimmuni si usa il plasma di pochi individui
selezionati, ovvero di cui si sa che hanno un elevato tasso anticorpale perché sono stati vaccinati di
recente o hanno avuto la malattia (es. morbillo, rosolia, parotite, epatite b , rabbia e tetano). La
parotite causa sterilità nei maschi. Si somministrano per via intramuscolare hanno efficaci
protettiva per 4-6 settimane e solo se vengono somministrate subito dopo il contagio.

2. SIERO PROFILASSI i sieri immuni si ottengono immunizzando animali di grossa taglia, cavalli o buoi,
perciò sono eterologhi. Possono essere antivirali (antirabbico) antibatterici, antitossici (antibotulinico,
antitetanica, antitifico). Esiste anche il siero antiofidico per il veleno del serpente ma non centra nulla
perché non riguarda le malattie infettive. Possono causare effetti indesiderati, come malattia da siero e
shock anafilattico, legate a reazione di ipersensibilità dovute alla produzione di anticorpi verso le proteine
contenute nel siero eterologo. Si usano solo in casi indispensabili, soprattutto in caso di botulismo il siero è
l’unica “cura”, usata tempestivamente. Lo shock anafilattico si presenta solo in individuo che hanno subito
una precedente somministrazione di siero, può essere letale.

Siero-vaccino profilassi - Immunoprofilassi attiva e passiva insieme. In alcuni casi è possibile l’associazione
di vaccino e di gamma globulina –è detta siero-vaccino profilassi prevede la somministrazione
contemporanea ed in sede separata di vaccino e di immunoglobulina. In modo da avere un copertura
immediata e una a lungo termine.(bambini che nascono da madre infetta da HBV e tetano) .

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Chemio antibiotico profilassi o profilassi chimica. Non è una terapia né una bonifica. Gli antibiotici possono
essere somministrati in soggetti sani esposti al rischio di contrarre infezioni a scopo preventivo. Può
permettere di evitare l’attecchimento dell’infezione (prevenzione primaria) e la manifestazione della
malattia (prevenzione secondaria). La chemio profilassi ha il valore di prevenzione individuale limitato
strettamente al periodo durante il quale viene assunto il farmaco. Non va confusa con la bonifica il cui
scopo è quello di estinguere una sorgente di infezione pericolosa per la collettività. Si usa per la scarlattina
e per la meningite: l’antibiotico viene dato sia al malto sia ai conviventi e ai contatti. La scarlattina è una
malattia sistemica data da un batterio streptococco. La chemioprofilassi secondaria viene effettuata anche
nei sieropositivi per HIV per rallentare l’instaurarsi dell’ AIDS.

Prevenzione diretta delle malattie infettive: misure di profilassi diretta generica diretta all’ambiente.

 Sterilizzazione: è molto importante, si intende un procedimento che ha lo scopo di distruggere e


eliminare qualsiasi forma di vita in un determinato substrato (virus, batteri, spore). È molto difficile
realizzarlo per un ambiente intero.
 Disinfezione: è una pratica che consiste nell’uccisione dei microorganismi patogeni presenti
nell’aria e nelle superfici, permette la diminuzione della carica microbica totale. Non elimina le
spore né microorganismi particolarmente resistenti. (alcol)
 Disinfestazione. Riguarda l’eliminazione dei vettori. Può essere ampliato anche all’eliminazione e
dei macroparassiti nocivi per l’uomo e per l’ambiente (attraverso erbicidi).

Prima di queste pratiche è necessario effettuare la detersione dei substrati, perché serve ad allontanare
particelle organiche che possono facilitare la sopravvivenza degli organismi. Le metodiche di pulizia che
utilizzano dei detergenti (saponi) prendono il nome di sanificazione.

Batteriostatico e battericida. Il batteriostatico inibisce la moltiplicazione e la crescita batterica, per esempio


attraverso la refrigerazione e la surgelazione. Il battericide determina l’uccisione dei batteri.

Quando si utilizzano queste tecniche di prevenzione? La sterilizzazione si utilizza in ospedale per tutti i
presidi medici chirurgici, si utilizza per i farmaci iniettabili (chemioterapici) e per alcuni alimenti che
possono essere contaminai da farmaci, e nei laboratori di microbiologia. La disinfezione si utilizza per
eliminare campioni patologici, per alcuni presidi di laboratorio, per le superfici, e per le acque che devono
essere per uso umano.

Le procedure di sterilizzazione devono essere standardizzate, documentabili e ripetibili, hanno come


scopo l’eliminazione di goni forma di microorganismo, patogeno o no, in forma vegetativa o di spora. Si
possono usare metodi chimici o fisici. Esiste un metodo meccanico di sterilizzazione che è la filtrazione,
utilizzando filtri con pori molto piccoli che trattengono dei microorganismi, però è un metodo molto
ristretto, non è universale. I più importanti sono calore, radiazioni, e alcuni agenti chimici. Il più utilizzato
da sempre è il calore secco (nell’antichità si utilizzava bruciare tutto ciò che veniva a contatto con il malato
– sterilizzazione per incenerimento) è molto efficace e economico, Perché per la maggior parte dei patogeni
sono conosciuti i punti di morte termica. Il calore umido è il sistema più utilizzato, ed è efficace a
temperature più basse rispetto a quelle del calore secco. Lo strumento più comune che utilizza questo
sistema è l’autoclave, che utilizza calore umido sotto pressione. Un efficace sistema di sterilizzazione deve
garantire che possa essere controllata l’efficacia del processo attraverso degli indicatori e che il materiale
processato preservi la sua sterilità (attraverso il confezionamento del materiale).
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 Sterilizzazione con calore secco. La forma di calore secco utilizzata è l’aria calda, prodotta da
resistenze nei termostati e nella stufa di pasteur. I parametri importanti per l’uso del calore secco
sono temperatura e tempo, perché il calore secco ha scarsa capacità di penetrazione quindi è
necessario raggiungere una data temperatura per un determinato tempo, in genere elevati
entrambi. (180° per 30’. 170° per 1h). Questo tipo di sterilizzazione non può essere utilizzata con i
materiali termolabili come plastiche, gomme, mentre è l’unico sistema per sterilizzare olii e polveri.
Utilizzata anche per vetreria siringhe e aghi.
 Sterilizzazione con calore umido. Può essere ottenuto sotto forma di calore fluente utilizzando
l’ebollizione o di vapore sotto pressione utilizzando l’autoclave. È un recipiente di metallo a
chiusura ermetica di dimensioni variabili, costituito da un metallo resistente a temperature e
pressioni, con una doppia parete, un cestello o dei ripiani in cui posizionare i materiali, ha una
valvola di sfiato, un manometro e un rilevatore di temperatura, possiede una resistenza che genera
il calore, con acqua distillata, e un coperchio che la chiude ermeticamente. Il materiale viene posto
nel cestello, posizionandolo in modo ordinato e utilizzando del materiale protettivo che le preservi
sterili anche nell’ambiente fino all’utilizzo. Il tempo minimo è di 20’/30’ a 121°. Per far aumentare
la temperature è necessario far aumentare la pressione, di almeno un atmosfera in più. La valvola
di sfiato serve a far uscire l’aria perché è un cattivo conduttore. La resistenza scalda l’acqua, che
bolle e forma vapore, il vapore fa uscire gradualmente tutta l’aria. Dopodiché si chiude la valvola di
sfiato in modo che il vapore non può uscire faccia aumentare la pressione. Il ciclo parte quando
vengono raggiunte P e T. il vapore e l’acqua hanno maggiore capacità di penetrazione inoltre il
vapore condensa cedendo calore al substrato (il materiale) che viene usato per la sterilizzazione.
Finito il ciclo bisogna riaprire la valvola di sfiato per far riequilibrare la pressione, dopodiché si apre
l’autoclave utilizzando dei guanti e il materiale viene tolto e fatto sfreddare. Si può utilizzare una
temperatura più alta, quindi con pressioni più alte per impiegare meno tempo. Non si possono
utilizzare materiali termolabili, mentre è indicata per vetro, metalli, materassi e biancheria, polveri,
sostanze oleose.. Come si fa a dimostrare che la sterilizzazione è avvenuta? Si utilizzano come
controlli degli indicatori chimici ( carte adesive che reagiscono quando si raggiunge la temperatura)
e biologici (si utilizzano delle fialette contenenti un terreno con spore di bacillus termofilus) si
posizionano al centro dell’autoclave, la zona in cui si può avere più difficoltà a raggiungere la
temperatura.
 Sterilizzazione a vapore fluente o tindalizzazione. Non si può utilizzare in ospedale, si utilizza
raramente anche nei laboratori, si utilizza per la preparazione di conserve alimentari. Consiste in
una serie di fasi: il vasetto viene immerso in acqua che bolle, poi viene fatto raffreddare e incubare.
Il calore ha ucciso sicuramente tutti i microorganismi ma non le spore, che germinano e si
moltiplicano. Si svolgono diversi cicli i modo da far germinare tutte le spore.
 Sterilizzazione con le radiazione. È un sistema fisico, utilizzato a livello industriale, perché molto
pericoloso e costoso. Proteine e DNA sensibili ai fotoni si denaturano e la cellula muore. I raggi
gamma sono molto penetranti e permettono di sterilizzare senza calore anche tutti i materiali
termolabili già conservati all’interno di bustine monouso. Le radiazioni UV invece vengono usati per
la disinfezione d aria e superficie di appoggio, perché non sono attive contro le spore, sono poco
penetranti. Le microonde sono utilizzate per oggetti in plastica, gomma e alimenti destinati a
pazienti immunodepressi.

Sterilizzazione con mezzi chimici.

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 L’ossido di etilene consente di sterilizzare i materiali termolabili, utilizzata molto in ospedale per
lungo tempo prima che esistessero i materiali monouso, per esempio per i tubi. I parametri di
funzionamento dell’ossido di etilene sono la concentrazione del gas, tra i 500 e 1000 mg/l ,
l’umidità, la temperatura circa 45°, il tempo di contatto dalle 3 alle 6 ore. La controindicazione è
che è un gas tossico e irritante, inoltre può essere assorbito da alcuni materiali, quindi gli oggetti
devono essere areati per un periodo che va dalle 6 h ai 6 giorni.
 Sterilizzazione con il gas Laplace di perossido di idrogeno. È un forte ossidante, instabile,
disinfettante. Viene utilizzato in un apparecchio che genera un campo elettrico in cui viene
vaporizzato H2O2 concentrato al 58%. Il tempo richiesto è circa un ora.

La disinfezione. È molto importante per la prevenzione delle malattie infettive, viene attuata attraverso
mezzi fisici e mezzi chimici. Applicata anche in ospedale nelle stanze di malati in isolamento. Esistono tre
livelli di disinfezione: basso, medio, elevato, a seconda di quanti microorganismi sono in grado di eliminare,
compresi quelli resistenti come il micobacterium tubercolosis e le spore. Il livello di disinfezione deve essere
scelto in base al tipo di strumento o ambiente che occorre processare : gli istrumenti sanitari devono essere
sottoposti a sterilizzazione o disinfezione di elevato livello. Disinfettanti naturali sono l’aria e la luce – aprire
le finestre nelle stanze dei malati in casa, per far diluire la carica totale. I mezzi fisici sono i raggi
ultravioletti, il calore secco e il calore umido (che però appartengono più propriamente alle pratiche di
sterilizzazione tramite incenerimento e autoclave). I mezzi chimici sono quelli più efficaci e specifici: aldeidi,
alogeni, ossidanti. Gli aldeidi denaturano le proteine, come la formaldeide, anche se è tossica. Gli ossidanti,
come i perossidi, il cloro, lo iodio, agiscono ossidando gli enzimi, e alcoli fenoli e composti dell’ammonio
agiscono modificando le membrane cellulari.

I termini antisepsi e antisettico indicano le pratiche di disinfezione e i composti utilizzati in vivo, sulla cute e
sulle mucose, con effetto battericida e batteriostatico (es. alcol, acqua ossigenata, iodio sono sia
disinfettanti sia antisettici).

Quali sono i parametri che deve avere un disinfettante?

 ampio spettro di azione, deve essere


 economico, deve essere
 duraturo,
 semplice da applicare,
 non tossico per chi lo uso, rapidità d’azione,
 efficacia prolungata,
 non deve alterare il substrato.

L’acqua ossigenata perde il titolo molto velocemente una volta aperto, l’alcol non è un buon disinfettante
perché necessita un elevato tempo di contatto. Vengono classificati in chimici, inorganici, organici. I
disinfettanti più importanti sono il cloro e i suoi derivati, considerati universali, utilizzati per tutti gli
ambienti e per la biancheria (varecchina e amuchina per la cute e gli alimenti). Una delle sue applicazioni
principali è la disinfezione dell’acqua. Anche lo iodio è molto importante ed efficace per la disinfezione della
cute solo che è molto più costoso quindi poco utilizzato (es. tintura di iodio e soluzione di lugol). Tra gli
aldeidi sono importanti la formaldeide e la gluteraldeide, agiscono su tutti i microorganismi e anche sulle
spore, più lentamente. Vengono utilizzati in soluzioni per la disinfezione di ambienti, termometri, sostanze
termolabili e biancheria. La gluteraldeide è particolare perché può diventare anche sterilizzante se si
aumenta il tempo di contatto. I microorganismi possono diventare resistenti ai disinfettanti cosi come
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diventano resistenti agli antibiotici. Vengono classificati anche in base al tipo di substrato che deve essere
disinfettato: cute, strumenti, ambienti. Il lavaggio delle mani è un importante metodo di prevenzione delle
malattie infettive, perché le mani sono il principale veicolo di microorganismo.

La disinfestazione. Consiste nell’eliminazione dei vettori e dei serbatoi come i ratti. I vettori sono organismi
viventi che trasportano l’agente patogeno in modo attivo e passivo. Si utilizzano soprattutto mezzi
meccanici (zanzariere) , fisici, e chimici (insetticidi, ratticidi) i più utilizzati.

Esistono tre categorie.

I disinfestanti integrali, molto tossici, possono uccidere anche l’uomo e quindi non vengono più utilizzati e i
principali sono l’anidride solforosa e l’acido cianidrico

I disinfestanti chimici. Sono divisi in quattro categorie effettuata in base al tipo di composto chimici:
epinetrine, carbamati, composti organici clorurati, fosforati. Un'altra classificazione può essere fatta in base
all’abbinamento di tossicità e attività residua nell’ambiente, ovvero alla loro persistenza nell’ambiente, che
determina un azione residua per lungo tempo, perché non vengono degradati facilmente, quindi sono
tossici e pericolosi per chi ne viene in contatto.

 Le piretrine sono naturali (estratti dal crisantemo) o di sintesi, sono le più utilizzate in ambiente
domestico e sono quelle meno tossiche in assoluto e non hanno nessuna azione residua. Come
meccanismo d’azione sono in grado di modificare il potenziale d’azione delle cellule nervose degli
insetti.
 I composti clorurati hanno una tossicità acuta molto bassa ma tossicità cronica elevata, perché
tendono ad accumularsi nelle strutture lipidiche delle cellule nervose, sono anche molto resistenti a
livello ambientali. Un esempio è il ddt che ora è stato bandito dall’Italia. Ha avuto il merito di
contribuire all’eliminazione della malaria. Veniva utilizzato sotto forma di polveri. È pericoloso se
viene utilizzato in campo agricolo. Viene metabolizzato in due componenti dda, che si accumula nei
tessuti adiposi e dde, eliminato con le urine. I composti utilizzati ora sono lindano, dieldrin, aldrin.
 Composti organici fosforati. Sono i più tossici quindi vietati in ambienti domestici, ma possono
essere usati solo in ambienti aperti e richiedono una licenza/patente da parte dell’operatore che lo
utilizza. Possiedono un’elevata degradabilità ambientale. Il meccanismo d’azione di questi composti
riguarda il blocco della colin-esterasi.
 I carbammati sono competitori dell’acetil esterasi, sono molto utilizzati in ambito domestico, poco
tossici e buon degradabilità.

I ratticidi. Sono molto importanti in campo igienico-sanitario perché i ratti sono serbatoi di microorganismi
patogeni. A livello del singolo si possono usare sostanze anche molto tossiche, ad uso acuto, mentre se si
deve eliminare una colonia si usano sostanze una rodenticidi ad azione cumulativa derivati dalla cumarina
(usata nell’uomo come anticoagulante, impediscono la produzione di protrombina). Sono sostanze che si
accumulano nell’organismo e causano morte per emorragie.

-Laboratorio- Monitoraggio microbiologico ambientale dell’aria e delle superfici.

Viene applicato in diversi ambiti, nelle industrie agro-alimentari, nell’ambito farmaceutico e negli ambienti
ospedalieri. Ci sono delle tabelle che contengono un numero di microorganismi per valutare il livello di
qualità igienico di quell’ambiente. Metodi di campionamento dell’aria: attivo e passivo. Quello passivo
consiste nell’utilizzo di piastre Petri aperte per un ora, posizionate in alcuni substrati. Quello passivo non è

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molto utilizzato perché è solo qualitativo, permette di identificare le colonie di microorganismi ma non di
stabilirne la quantità esatta di aria che va a contatto con la piastra. Quello attiva utilizza un campionatore
che aspira un quantità d’aria definito (che può essere regolato) attraverso dei fori che vanno a contatto con
la piastra. La piastra viene incubata e poi si contano le colonie (vengono misurati in unità formanti colonie).
La quantità d’aria da aspirare e il numero di prelievi varia in funzione alla grandezza dell’ambiente e in base
alla presunzione di contaminazione (se deve essere poco contaminato, come una sola ospedaliera, si aspira
più aria). Le superfici sono diverse ed esistono diversi metodi per campionarle. Il metodo più semplice
usato per le superfici piane è l’utilizzo delle piastre da contatti, che contengono un determinato terreno di
coltura a seconda dei microorganismo che si cercano.

I principali gruppi di malattie infettive in base al metodo di trasmissione.

Le malattie a trasmissione aerea. Sono malattie che riconoscono come via d’ingresso e di uscita l’apparato
respiratorio e in genere causano danni all’organismo (infezioni sistemiche) a partire dall’apparato
respiratorio, oppure possono colpire solo altri organi ( meningite). La modalità di trasmissione può essere
indiretta attraverso l’aria, o semi diretta. Le malattie a trasmissione aerea sono tra le malattie infettive
quelle con maggiore morbosità e mortalità, soprattutto quelle virali, colpiscono circa la metà della
popolazione ogni anno. Generalmente hanno una sorgente di infezione solo umana, quindi tipiche della
nostra specie. Generalmente sono malattie endemiche con forme epidemiche, influenza e morbillo. Sono
malattie che danno luogo al portatore precoce, ovvero quello che elimina l’agente patogeno nel periodo di
incubazione. Sono tipiche del periodo invernale, o ad andamento stagionale, e tipiche dell’età infantile e
negli anziani. La prevenzione è molto difficile perché la contagiosità è elevata l’unica forma efficace è la
vaccinazione, oppure la somministrazioni di Ig o chemioprofilassi antibiotici.

Come avviene la trasmissione da un individuo portatore o malato a un individuo recettivo? Avviene in


modo diretto attraverso le particelle di flugge che comprendono un aerosol complesso costituito da polveri,
goccioline di dì saliva, muco, emesso durante la fonazione o durante starnuti e tosse. Nella trasmissione
semi diretta tra i due individui è interposta l’aria ma in un uno spazio tempo molto ristretto, perché sono
molto vicini tra loro. Possono esserci pochi casi di trasmissione indiretta in cui alcune particelle di flugge
possono precipitare, essiccarsi e contaminare l’ambiente (es. il mycobacterium tubercolosis è molto
resistente). Le particelle di flugge possono essere liquide e solide: quelle liquide rimangono in sospensione
nell’aria, mentre quelle solide precipitano al suolo e subiscono essicamento. Le particelle entrano nelle vie
aeree dell’individuo recettivo, ma possono facilmente riuscire, soprattutto quelle più piccole, ma alcune
possono arrivare fino agli alveoli.

Misure di prevenzione. La prima misura di prevenzione è la prevenzione dell’inquinamento atmosferico,


che però è molto difficile. Alcuni inquinanti come acido solforoso bloccano le difese aspecifiche
dell’organismo come le ciglia, e facilitano la penetrazione delle particelle. È importante anche la qualità di
vita degli individui, che dipende dalle condizioni socio economiche. La più importante misura di
prevenzione sono i vaccini, ma anche la notifica può aiutare a prevenire lo scoppio di epidemie.

 Il morbillo è una malattia esantematica virale, importante perché potenzialmente eradicabile.


L’agente eziologico è un virus a RNA della famiglia degli paramyxosvirus. Generalmente ha un
decorso benigno se colpisce nella classe di età normale 5-18 anni , ma se colpisce un bambino
molto piccolo o gli adulti, può dare complicanze gravissime, anche mortali, come encefaliti o
broncopolmoniti. Causa 30-100 morti ogni 100.000 persone colpite. La malattia si manifesta con
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febbre e con un esantema rosso vivo che si sviluppa dopo 2-4 giorni dall’infezione, quindi si è
contagiosi prima dell’identificazione della malattia, nel periodo di incubazione. La notifica è
obbligatoria di classe II. Ha dei cicli epidemici di 4 anni. Esiste l’immunoprofilassi passiva tramite Ig
G specifiche. Il vaccino è a virus vivo e attenuato, somministrato con morupar in due dosi (richiamo
intorno a 12 anni) da un immunità di tipo permanente.
 La rosolia. Malattia infettiva contagiosa. L’agente eziologico è un togavirus. È endemica in tutto il
mondo, si manifesta soprattutto in inverno e primavera e colpisce individui in età infantile. Dopo
l’incubazione la malattia si manifesta con febbre, tosse, starnuti, e un esantema. È importante
perché è determinata da un virus teratogeno, ovvero se infetta una donna nei primi 3 mesi di
gravidanza può causare aborto o malformazioni nel feto oppure determinare la nascita di un
portatore congenito. Il vaccino è costituito da virus vivo e attenuato e l’immunità dura circa 12
anni. È somministrato nel trivalente morupar.
 La varicella è la malattia esantematica dell’infanzia più diffusa. Ha un decorso benigno tranne negli
individui immuno-compromessi. L’eruzione cutanea dura circa due settimane ed è accompagnata
da febbre, mialgie e astenie. È soggetta a notifica di classe II e il malato deve essere isolato per 5
giorni. L’agente eziologico è un herpes virus, a DNA colpisce solo l’uomo e le scimmie
antropomorfe, può dare luogo a infezioni latenti. Il virus può rimanere silente in gangli del sistema
nervoso e poi improvvisamente risvegliarsi e dar luogo alla malattia del “Fuoco di Sant’Antonio” o
herpes zoster, che colpisce adulti e anziani ed è conseguenza di un pregressa infezione da varicella.
I fattori scatenanti sono stress, immunodepressione, esposizione al sole prolungata. A differenza
della varicella l’eruzione è limitata ad un'unica zona cutanea, quella innervata da un nervo cranico o
spinale.
 La meningite cerebrospinale epidemica. È una malattia ubiquitaria e endemica, acuta e molto
contagiosa. Può essere di origine virale o batterica. Meningite da meningococco o neisseria
meningitidis. È un diplococco gram negativo sia intra sia extra cellulare, possiede la capsula, si
trasmette attraverso aerosol e secrezioni. L’incubazione va dai 2 ai 10 gg . essendo la via di ingresso
il naso-faringe esistono dei portatori sani hanno una colonia rimane localizzata e causa una lieve
infiammazione: un a sorgente è il portatore sano. Esistono 13 sierogruppi di meningococco di cui
solo 5 causano l’infezione . Quelli A B C causano le infezioni in tutto il mondo. In asia e africa A e C,
quelle B e C in Europa e America. Giorni dall’identificazione del caso indice: nell’ 80 % dei casi entro
14 giorni. La gestione dei contatti: sorveglianza dei contatti per identificare precocemente nuovi
casi, e chemioprofilassi entro 24h solo per i contatti stretti (familiari e conviventi). La ricerca dei
portatori viene fatta con tamponi naso faringeo in genere non ha alcuna indicazione pratica ( non
viene fatta normalmente). La maggior parte dei casi secondari si sviluppano entro 14 giorni. Le
classi di età in cui ha maggiore incidenza è nelle classi di individui con età <1anno e tra 15-24 anni.
La notifica è obbligatoria di classe II anche solo per il sospetto. I vaccini commerciabili sono due : il
vaccino a polisaccaridi nudi e purificati di tutti i sierogruppi tranne B, è tetravalente altamente
immunogeno con efficacia al 90% in bambini sopra i due anni di età e negli adulti, ha via di
somministrazione sottocutanea in unica dose. Ma richiede richiamo ogni 3 anni. Il secondo vaccino
è monovalente e coniugato e può essere usato anche per i bambini sotto i due anni.
 Difterite. È una malattia acuta e contagiosa tipica dei mesi invernali. L’agente eziologico è il
corynebacterium diphtheriae, un bacillo gram positivo immobile, aerobio, asporigeno, acapsulato.
Viene inattivato dalla luce solare, dal calore e da molti disinfettante molto rapidamente. Resistente
all’essicamento. Produce una esotossina costituita da due frammenti (tossina A-B, una parte tossica
e una parte che funge da recettore utilizzata per il potere antigenico) solo quando presenta un fago

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integrato nel genoma, che agisce a livello della oro-faringe provocando un’ infiammazione e la
produzione di tipiche pseudomembrane. È accompagnata da edema e ingrossamento dei linfonodi
mascellari, febbre, vomito, cefalea e può causare attività necrotica anche su cuore, rene e sistema
nervoso. Sorgente: malati o portatori, sani o convalescenti. La trasmissioni può essere facilmente
indiretta, mediata da oggetti e alimenti. Profilassi: vaccinazione con anatossina o immunizzazione
passiva. Malattia endemica in Asia, Africa e sud America. Nell’immunoprofilassi passiva si usano i
sieri aspecifici. In Italia il vaccino è obbligatorio dal 1939, l’ultimo caso è del 1995, prima costituiva
una delle maggiori cause di mortalità infantile. L’attuale calendario vaccinale prevede 3
somministrazioni unitamente alla tossina tetanica, o in un trivalente con l’anti pertosse, a partire
dal 3°mese, dopo 8 settimane e al 10° mese. Notifica obbligatoria di classe I, con isolamento del
malato in ospedale fino alla negatività di almeno due tamponi faringei, dopo almeno 24h dall’inizio.
È opportuna la disinfezione continua di tutti gli oggetti con cui è a contatto il paziente e disinfezione
terminale dell’ambiente. Sorveglianza sanitaria di conviventi e contatti per 7 giorni e possibile
chemioprofilassi. Antitossina difterica (siero) prodotta nel cavallo, può dare reazioni anafilattiche.
 Tubercolosi. Malattia contagiosa a decorso cronico, caratterizzata dalla formazione di granulomi nei
tessuti infetti e da un accentuata ipersensibilità cellula-mediata. la malattia classica è nel polmone
ma il batterio è in grado di colpire qualsiasi organo. In assenza di un trattamento efficace nelle fasi
attive nella malattia causa una progressione con esito infausto (esempio TBC renale). agente
eziologico mycobacterium tubercolosis distinto in umano, bovino, aviario e murino. Bastoncello
sottile, aerobio e asporigeno e immobile, alcol acido resistente ( colorazione ziehl neelsen) e molto
resistente in ambiente esterno. È una malattia antichissima ma ancora molto presente e temuta:
ogni anno si infettano 54 milioni di persone, ammalano 6.8 milioni di persone e ne muoiono 2.4
milioni. 400.000 casi anche nei paesi industrializzati. La letalità nei casi non trattati è del 95%.
Attualmente morbosità e mortalità prevalgono nelle età avanzate e nei maschi.

La trasmissione è di tipo diretta aerea, raramente per via alimentare (TBC intestinale o renale) Dopo il
contatto si ha il 10-30% di probabilità di avere l’infezione. Nel 90% dei casi l’infezione è latente, e non
svilupperà mai la malattia, inoltre l’infezione non è contagiosa (non sono portatori) . Se avviene l’infezione
gli individui si ammalano entro 2 anni o molti anni dopo. Se i malati vengono trattati la guarigione è
possibile, altrimenti porta a morte nel 50% dei casi non trattati. Fattori favorenti l’infezione tubercolare: nei
paesi poveri denutrizione, scarse condizioni igienico sanitarie, guerre e migrazioni, mentre nei paesi
industrializzati la diffusione dell’HIV, le immigrazioni e l’insorgenza di ceppi resistenti agli antibiotici
possono risvegliare il batterio latente. È il batterio non sporigeno più resistente. La profilassi della
tubercolosi si avvale fondamentalmente di due strumenti: chemioterapia preventiva e vaccinazione con bcg
( ottenuto da un ceppo bovino vivo e attenuato) utilizzato dal 1970. Il vaccino ha somministrazione
intradermica, dopo 2- 3 settimane causa la formazione di una papula dura e rossa che raggiunge il massimo
sviluppo dopo 3-6 settimane. Si verifica che la vaccinazione abbia effetto con un altro test della tubercolina.
La chemioprofilassi fa ricorso a farmaci poco tossici per impedire il contagio di individui a rischio, come
neonati, soggetti positivi all’ HIV, conviventi del malato

 Influenza. Malattia infettiva, contagiosa, altamente diffusiva che si presenta sotto forma di
epidemia localizzate o diffuse, occasionalmente in casi sporadici. Malattia stagionale che
nell’emisfero boreale si verifica solo durante il periodo invernale. I virus dell’influenza
appartengono alla classe degli ortomixovirus, virus a RNA. Le variazioni genetiche del virus
determinano l’insorgenza di varianti sempre nuove e diversi dalle precedenti e la suscettibilità della
popolazione: possono essere di due tipi antigenic shift o antigenic drift.

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Ipotesi di origine di virus pandemici e epidemici: Il virus dell’influenza può effettuare un passaggio di specie,
ovvero passare direttamente dall’animale all’uomo.

I virus influenzali possono essere di tre tipi, A,B,C. Quello A è il tipo più comune, quello C è l’unico stabile
che non muta.

L’attuale pandemia è quella del virus H1N1 che si è diffuso nel 2009 dal Messico, a partire da contatti tra
uomo e maiale, dopodiché il virus si è adattato all’uomo e si è trasmesso tra le persone. Ha causato migliaia
di morti. I soggetti a rischio per cui la vaccinazione è consigliata sono gli anziani e le persone di qualunque
età affetti da patologie a rischio. L’incidenza della malattia è maggiore nei bambini e nei giovani adulti, se
colpisce le persone anziane può causare complicazioni dovute ad altre infezione e portare alla morte. La
trasmissione è diretta avvien solo attraverso le particelle di flugge, favorita dall’invasività del patogeno,
dalla brevità del periodo di incubazione dal freddo e dall’affollamento.

Chemioprofilassi. Sostanze che interferiscono con il ciclo replicativo del virus. Composizione del vaccino
influenzale: virus intero inattivato, o con vaccini split ovvero virus uccisi e disintegrati, oppure vaccini a
subunità. Lo stato immunitario si realizza in circa 3 settimane e permane per solo 3 mesi. Consigliato per
anziani, cardiopatici e diabetici.

Malattie a trasmissione oro-fecale

La modalità di trasmissione può essere diretta o indiretta. Sono patologie in cui la via di penetrazione
dell’agente eziologico è la bocca e la via di eliminazione sono le feci. Generalmente colpiscono l’apparato
gastrointestinale, tranne il polio. Sono malattie legate alle condizioni igieniche e socio economiche di una
popolazione e ai livelli di fecalizzazione ambientali ( In Asia, Africa e amarica latina presentano ancora
numerosi casi). Comprendono malattie batteriche (tifo e colera) e malattie virali (epatiti e gastroenterite).
Possono essere divisi in due categorie in base alla sorgente umana o animale. Alcune sono tipiche
dell’uomo colera, tifo, diarree da E.C, epatite A. La trasmissione indiretta avviene attraverso contatti con
mani contaminate da urine e feci, o attraverso veicoli come acqua e cibi contaminati. Altre malattie
possono essere anche a serbatoio animale, come le salmonelle che possono avere come serbatoi cani, gatti,
pollame, suini, roditori, uccelli, tartarughe. Anche in questo caso la trasmissione è indiretta, può avvenire
direttamente consumando la carne dell’animale infetto o suoi derivati (uova).le modalità di trasmissione si
possono identificare nelle cinque F : faeces (feci), fingers (dita), foods (alimenti), flies (mosche), fomites
(suppellettili). I più importanti ed efficaci metodi di prevenzione sono semplici norme di igiene personale ed
alimentare come il lavaggio di mani e alimenti.

Colera. Agente eziologico è il vibrio cholerae, bastoncello gram negativo, asporigeno, mobile con un
flagello polare, che gli conferisce la forma a virgola. È alofilo. Inattivato dalla luce, bollitura, essicamento.
Resiste circa 2 giorni nell’acqua di fiume, fino a 14 giorni nell’acqua potabile. Ne esistono 3 sierotipi.
Produce una esotossina che agisce sull’intestino determinando diarrea profusa (50-100 scariche) e vomito,
con conseguente disidratazione. Notifica classe I anche solo per sospetti, con isolamento obbligatorio fino
all’esito negativo di almeno tre coprocolture. La sorgente solo uomo malato o portatore.. La trasmissione
può avvenire attraverso contatto umano, vettori o tramite gli alimenti e le acque contaminate. La sorgente
sono gli individui malati e portatori che eliminano il batterio per circa 2 settimane. La profilassi riguarda
vaccinazione, lotta alle mosche, igiene degli alimenti, controllo delle acque. Il primo vaccino è del 1892
costituito dal vibrione intero ucciso, ma determina un immunità di soli 6 mesi. Malattia antica, endemica a
lenta diffusione, facilitata da condizioni di scarsa igiene, e condizioni climatiche caldo- umide. Dal 1923 si
sono verificate 7 pandemie di cui una ancora in corso, in cui l’Italia è coinvolta.
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Epatite A. malattia acuta e contagiosa anche durante l’incubazione. Agente eziologico virus a RNA del
genere enterovirus, famiglia picorna virus. È molto resistente all’ambiente esterno. Dall’intestino tramite la
vena porta giunge al fegato e causa necrosi degli epatociti. Notifica obbligatoria classe II, con isolamento
del malato obbligatorio. È ubiquitaria, con maggiore incidenza in paesi tropicali. Ha un andamento
sporadico con possibili epidemie ogni 5-10 anni. La profilassi riguarda vaccinazione, somministrazione Ig,
lotta alle mosche, controlli dell’acqua potabile, norme igieniche. La trasmissione avviene con veicoli come
acqua, frutti di mare, verdura, oppure tramite vettori come mosche. Vaccino inattivato per bambini e adulti,
di due o tre dosi è molto immunogeno e non ha nessuna controindicazione. È consigliato ai viaggiatori, agli
addetti del settore alimentari, tossicodipendenti, omosessuali, personale di asili e residenze per anziani e
malati. La sieroprofilassi passiva può essere utilizzata per i familiari e i conviventi oppure per i viaggiatori.

L’epatite A non da infezione cronica, ma solo acuta. Il virus è esclusivamente umano e ha un unico
sierotipo. Sorgenti infezione: malati in fase pre-ittica o in fase di incubazione. Può portare a infezioni
asintomatiche, quindi molti individui possiedono gli anticorpi. Fasi della malattia. L’Incubazione dura circa
un mese, la fase prodromica è costituita da comparsa di febbre, nausea, vomito e dolori, la fase itterica,
compare dopo 2-5 giorni, la convalescenza. Sintomi circa il 90% delle infezioni al di sotto dei 5 anni di età
sono silenti. Altre forme della malattie sono: fulminante ( causa encefalopatia e morte), grave o subacuta, a
decorso protratto. Come viene contratta in Italia: 42% consumo di frutti di mare. 24% viaggi in aree
endemiche 20% contatti persona persona 1% contato con soggetto itterico.

Febbre tifoide o tifo. Malattia acuta e contagiosa. L’ gente eziologico è salmonella typhi, bastoncello gram
negativo, aerobio, mobile e asporigeno, oppure salmonelle paratyphi. Ha una carica infettante molto bassa:
ovvero sono necessari dai 10 ai 100 germi per causare la malattia, in condizioni favorevoli, per esempio
assenza di acidità gastrica. Nell’acqua e nelle feci può resistere anche un mese. È ubiquitaria e endemo-
epidemica nei paesi con condizioni igienico-sanitarie scarse. Il periodo di incubazione è di 1-3 settimane,
dopodiché i sintomi sono cefalea e malessere generale, lingua patinosa e arrossata, rash addominale.

La profilassi riguarda vaccinazione, isolamento dei malati e disinfezione continua di feci urine e biancheria.
La trasmissione avviene tramite contatto umano, veicoli o vettori(mosche). Notifica obbligatorio di classe II
e isolamento obbligatorio. Il vaccino è sia in forma orale con germi vivi e attenuati sia in forma iniettabile a
virus ucciso; sono consigliati a personale addetto a servizi di cucina, assistenza, lavanderia e ai viaggiatori.

Serbatoio esclusivamente umano e l’unica sorgente è l’individuo malato, portatore cronico o portatore
convalescente (il batterio alberga nelle vie biliari e nella cistifellea). I portatori cronici vengono sottoposti a
osservazioni frequenti e educati auna scrupolosa igiene personale.

Poliomielite. Malattia acuta. Agente eziologico è il Poliovirus, del genere enterovirus, famiglia picornavirus.
Di cui esistono 3 sierotipi: tipo 1,2,3. Resistente nell’ambiente. È eradicata in Europa ma è presente nel
resto del mondo. In passato colpiva adulti e bambini nei paesi industrializzato con la forma paralitica e
causava epidemia, mentre nei paesi con alto livello di fecalizzazione ambientale colpiva i neonati che
avendo la protezione anticorpale materna si infettavano in forma asintomatica, ma acquisivano immunità
durevole. L’unico serbatoio e sorgente è l’uomo, che lo elimina nell’ambiente contaminando le acute
superficiali. La trasmissione può avvenire attraverso la via digestiva consumando latte e cibi contaminati,
molluschi. Hanno un ruolo di contaminazione anche le mosche. Patogenesi: il periodo di incubazione è di
circa 7-14 giorni. La malattia può avere una forma abortiva e dare febbre e sintomi aspecifici, oppure
evolvere in meningite e paralisi se il virus si localizza nelle corna anteriori del midollo spinale. Il virus
penetra nelle cellule del tratto gastrointestinale, nelle placche di peyer e distrugge i motoneuroni.

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La notifica è obbligatoria e di classe I. la profilassi consiste nell’immunizzazione attiva: la vaccinazione è
obbligatoria in Italia dal 1966. Per la poliomielite esistono due tipi di vaccini:

1. Ipv - salk vaccino con virus inattivato, coltivato su rene di scimmia e somministrato per via
parenterale. somministrato in 3 dosi (trivalente).
2. Opv – Sabin vaccino del poliovirus orale. Costituito da virus vivi e attenuati in colture di cellule
umane. Somministrato in 3 dosi. Divenne quello più utilizzato e obbligatorio a partire dal 3°mese.

Negli anni ottanta è stato migliorato il vaccino di Salk e si tornati al suo riutilizzo anche perché c’erano state
segnalazioni di casi di malattie causate dal virus di Sabin retromutato. Attualmente si utilizzano diversi
vaccini a seconda del rischio di incorrere nella malattia

1. paesi a rischio di importazione elevato: Ipv/opv si usa la forma combinata, usata anche in Italia per
diversi anni.
2. paesi a basso rischio: si usa solo ipv-Salk, è più sicuro nei paesi in cui è eradicata.
3. paesi con polio endemica: si usa opv –Sabin, protegge dalla forma wild-type

Antropozoonosi

Le antropozoonosi sono malattie degli animali che possono trasmettersi occasionalmente all’uomo tramite
contatto diretto anche con animali da compagnia o tramite ingestione di prodotti alimentari contaminati. I
soggetti a maggior rischio sono quelli più a contatto con animali : veterinari, allevatori, guardie forestali
macellai. Le principali misure di prevenzione riguardano il controllo delle popolazioni animali infette, con
eventuale isolamento e vaccinazione, e educazione sanitaria dei soggetti a rischio e immunizzazione dei
soggetti esposti al contagio.

Carbonchio o antrace, rabbia, toxoplasmosi, Listeriosi.

Malattie infettive trasmesse da vettori

Si tratta di infezioni ad eziologia varia che presentano come elemento comune la trasmissione per mezzo
di insetti ematofagi che svolgono il ruolo di vettori.

Vettore. È un organismo che trasporta la malattia da un ospite ad un altro (zanzare, acari, zecche, pulci,
pidocchi, mosche). Spesso aumenta la carica infettante del patogeno ed è essenziale per il ciclo vitale del
patogeno. Malattie trasmesse dai vettori possono essere di origine protozoaria (malaria, leishmaniosi,
tripanosomiasi) batterica (peste, febbre ricorrente) da rickettsie (tifo esantematico, febbre bottonosa) virali
(febbre gialla, infezioni da arbovirus). Generalmente è l’uomo la sorgente di infezione, come la malaria e la
febbre gialla, in altri casi il serbatoio è animale: roditori per la peste. La modalità di trasmissione è diversa
per ogni vettore che ha un comportamento e caratteristiche peculiari. L’infezione avviene attraverso
puntura, morsicatura, contatto con le feci.

Il maggior numero di casi è segnalato nelle aree tropicali. La diffusione di queste malattie è condizionata
dalla presenza nell’ambiente del vettore: la catena contagiosa è complessa coinvolge almeno due ospiti di
cui uno indispensabile. I principali sistemi di prevenzione riguardano interventi indiretti sull’ambiente come
la disinfestazione, per eliminare l’insetto vettore. Importanti anche denuncia, isolamento, vaccinazione e
chemioprofilassi, educazione sanitaria.

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 La malaria il vettore è la Zanzara anopheles femmina che trasmette dei protozoi del genere
plasmodium. È caratterizzata da picchi febbre alta a intervalli regolari, che poi scende con elevata
sudorazione.
 La febbre gialla il vettore è zanzara aedes aegipti trasmette un toga virus, che causa necrosi del
fegato e dell’epitelio tubulare renale.
 La peste è trasmessa dalle pulci del ratto, causata da un batterio gram negativo Yersinia pestis. Si
distinguono tre forme, peste bubbonica, peste setticemica e peste polmonare.
 La Malattia del sonno,
 La febbre bottonosa trasmessa dalla zecca del cane.
 La Leishmaniosi, i vettori sono i flebotomi femmina che trasmettono diversi protozoo del genere
leishmania. La patologia può avere una forma cutanea o una forma viscerale.
 Tifo esantematico. Il vettore è il pidocchio e trasmette la rickettsia prowazeki. Causa comparsa di
un esantema emorragico e febbre.

Malattie a trasmissione sessuale e parenterale.

Le malattie veneree classiche sono la sifilide e la gonorrea, sono quasi scomparse con l’avvento degli
antibiotici nei paesi occidentali a partire dagli anni ‘50. Altre malattie emergenti a prevalente o occasionale
trasmissione sessuale sono causate da chlamydia trachomatis, candida spp, trichomonas vaginalis,
micoplasma spp, herpersvirus, papillomavirus, i virus epatici HCV e HBV, e HIV. Queste malattie presentano
una prevalenza elevata sia nei paesi in via di sviluppo sia in individui economicamente svantaggiati nei paesi
industrializzati.

 Gonorrea. Tipica malattia venerea, causata da ignoranza, guerre, prostituzione. L’infezione


interessa le mucose genitali, le articolazioni e la congiuntiva e determina uretrite e cistite. Può
cronicizzare e determinare gravi effetti su utero e prostata. Causata dalla Neisseria gonorrea,
diplococco gram negativo.
 Sifilide. La trasmissione può avvenire anche per via parenterale e per via uterina. È causata da
Treponema pallidum. Causa la formazione di un ulcerazione che poi forma il sifiloma.

Virosi ematogene.

Si tratta di infezioni virali che si trasmettono da uomo a uomo per contagio diretto o tramite sangue o
emoderivati, per trasmissione muco-cutanea (diretta) o percutanea (indiretta) oppure verticalmente tra
madre e feto (via transplacentare e attraverso l’allattamento). Può avvenire una trasmissione per via
parenterale attraverso contatto tra spazzolini pettini, rasoi che vengono a contatto con lesioni cutanee.
Hanno specifiche caratteristiche comuni:

 Specificità d’ospite,
 diffusione ubiquitaria,
 modalità di trasmissioni,
 incidenza più elevata in omosessuali o tossicodipendenti.

I principali fattori che condizionano la diffusione sono la modalità di esposizione, le diverse concentrazioni
che possono raggiungere nei fluidi biologici, e l’esistenza o meno di difese immunitarie nell’ospite. La più
importante forma di prevenzione è l’educazione sanitaria.

33
 Epatite B. Malattia infettiva e contagiosa. l’agente eziologico è un virus a DNA, classe hepadnavirus.
Possiede un envelope che contiene la proteina antigenica HBS-AG. È una malattia con tendenza alla
cronicizzazione: vi sono 200-300 milioni di portatori nel mondo, causa di epatite cronica, cirrosi e
carcinoma epatico. L’80% dei carcinomi è dovuta all’epatite B. è una malattia ubiquitaria, con
andamento sporadico o endemico (in Italia è a media endemia). Il periodo di incubazione è in
media 120 giorni, causa sintomi generali da infezione e ittero, ma può essere anche asintomatica.
Schema delle infezione. Acuta, cronica, subclinica, portatore sano.
 Epatite C. E’ una malattia molto simile all’epatite B, dal quale si differenzia solo per il quadro clinico
meno severo e pe runa tendenza maggiore alla cronicizzazione. Possiede un grado di infettività
minore rispetto all’epatite B ma sono distribuite in modo uniforme. Prevenzione della trasmissione
del virus dai soggetti infetti. HCV è un virus a RNA della famiglia flaviviridae. Il serbatoio e la
sorgente sono l’uomo malato e il portatore cronico.
 AIDS – Sindrome da immunodeficienza acquisita. L’agente eziologico è il virus HIV della famiglia
dei retrovirus, di cui esistono due tipi hiv1, più diffuso, e HIV 2 . Almeno tre ceppi diversi del virus
sono stati trasferiti dalle scimmia attraverso il salto di specie. Il gruppo M è responsabile
dell’epidemia mondiale. È ubiquitario endemico, epidemico e pandemico, ma ha scarsissima
resistenza ambientale. L’infezione da HIV altera tutte le cellule del sistema immunitario, causando
l’immunodepressione e quindi la predisposizione dell’individuo ad ammalarsi di infezioni
opportunistiche e rare forme di tumori maligni.

Patogenesi. I macrofagi funzionano da cavallo di troia, catturano il virus e lo trasportano ai linfonodi. Il loro
bersaglio sono i linfociti th. Senza queste cellule i linfociti b non possono produrre anticorpi. L’individuo non
è in grado di avere una risposta immunitaria adeguata e si ammala di infezioni opportunistiche, e stenta a
guarire anche da malattie piuttosto banali.

L’infezione può essere divisa in tre fasi.

1. Infezione primaria. Molto spesso è asintomatica. Il periodo finestra è il tempo che intercorre tra il
contagio e la presenza di anticorpi può durare qualche mese, dopodiché l’individuo risulta
sieropositivo (Individuo che ha nel sangue anticorpi per HIV).
2. Fase clinicamente silente o di latenza clinica, può durare dai 3 ai 15 anni. Si assiste alla replicazione
virale, alla riduzione dei cd4+ e al progressivo deterioramento del sistema immunitario cellulo-
mediato. I 2/3 di individui non trattati sviluppano la malattia, altrimenti agendo in questa fase con
cocktail di farmaci si può debellare l’infezione. Corrisponde al periodo incubazione è il periodo che
intercorre tra il contagio e le manifestazioni cliniche.
3. Fase terminale, porta alla malattia conclamata, dovuta alla progressiva deplezione dei linfociti t
helper, e alla conseguenza comparsa di infezioni e neoplasie.

Periodo finestra: passa tra il contagio e il momento in cui ritrovo gli anticorpi.
Periodo d’incubazione: tra il contagio e la malattia e può essere lunghissimo.
La velocità di progressione della malattia è influenzata da fattori virali e fattori legati all’ospite, presenza di
altre infezioni (epatiti), età, tossicodipendenza, terapia. Modalità di trasmissione: rapporti sessuali, sangue
trasfusioni- siringhe, gravidanza e allattamento, inseminazione artificiale, trapianto d’organi o tessuti. Non
trasmettono il virus: saliva, vomito, feci, sudore, vomito, a meno che non ci siano emorroidi o ulcere
gastriche se sono contaminate da sangue.

Malattie varie- non classificabili

34
Tetano. È una malattia infettiva acuta e non contagiosa. È determinata dalla penetrazione nell’organismo
delle spore clostridium tetani bastoncello gram positivo anaerobio e sporigeno. Il serbatoio sono il suolo e
intestini dei mammiferi, infatti le spore sono molto resistenti e ubiquitarie. È molto diffuso nei paesi
tropicali e ad economia agricola, pochi casi nei paesi industrializzati, grazie alle vaccinazioni di masse. Sono
a rischio di infezione sono le ferite lacero contuse contaminate da terriccio, le ferite da punta, ma anche
escoriazioni trascurate. Patogenesi. L’Incubazione è di circa 8 giorni (può durare fino a 21) e dipende dalla
sede di lesione. Letalità 50%. La malattia è data da una potente tossina che agisce sul sistema nervoso: il
meccanismo d’azione della tossina tetanica consiste nella stimolazione continua ad opera dei
neurotrasmettitori eccitatori. Tetanospasmina impedisce il legame del neurotrasmettitore inibitore. Forme
clinica: è caratterizzata dalle contratture di alcuni gruppi muscolari: muscoli masticatori, della nuca, del
dorso e della faccia. Esistono diverse forme della malattia: tetano generalizzato e la forma localizzata,
tetano chirurgico e tetano neonatale. Inoltre il superamento della malattia non garantisce contro possibili
reinfezioni.

Notifica obbligatoria di classe I. la profilassi specifica antitetanica si realizza attraverso immunizzazione


passiva (siero che contiene Ig gamma, nei casi di emergenza) e attiva ( vaccino). La vaccinazione è
obbligatoria dal 1955 per tutti i nuovi nati, ma non è radicabile le perché è sporigeno. Raccomandazioni per
la prevenzione del tetano nella popolazione anziana a causa delle piaghe da decubito che facilitano le
infezioni.

Vaiolo. È l’unica malattia che l’uomo è stato in grado di eliminare dal pianeta. È stata la malattia più temuta
dall’uomo che colpiva il 95 % degli individui. l’agente eziologico è il small-pox virus a DNA della famiglia dei
poxvirus, a cui appartengono i virus del vaiolo bovino, delle scimmie e dei conigli.

Lebbra. È una malattia cronica dovuta al mycobacterium leprae, bastoncello gram positivo. In passato era
molto diffusa nel mondo, ora è endemica solo nei paesi tropicali e sub-tropicali.

Tossinfezioni alimentari.

Sono sindromi causate dall’introduzione di cibi contenenti quantità sufficienti di patogeni, tossine, sostanza
tossiche tali da causare malattie. Vengono divise in

 intossicazioni intestinali, scatenate da tossine presenti nell’alimento, sono veri e proprio


avvelenamenti (stafilococco e botulismo)
 infezioni intestinali, l’agente eziologico è presente nel tratto gastro intestinale e esplica l’azione
enterotossica (salmonelle e c.perfrigens).
 tossinfezioni vere, in senso stretto, con patogenesi mista, causata sia dalla tossina sia dall’azione
del microorganismo ingerito che continua a moltiplicarsi e a produrre tossine.

La via d’ingresso è l’alimento, ma non c’è una via di eliminazione quindi non è contagiosa. Possono causare
epidemie se il cibo contaminato viene consumato da molti individui. Trasmesse solo da alimenti perché la
moltiplicazione avviene esclusivamente nell’alimento che è un substrato indispensabile. La carica
microbica deve essere 10^5 per il manifestarsi della malattia. Dose infettante. Alcune condizioni, se il cibo
viene assunto a stomaco vuoto, se ci sono variazioni nella flora batterica, dall’acidità gastrica

Come si elimina il rischio? Cucinando l’alimento per eliminare il microorganismo, oppure riducendo il
rischio di contaminazione e moltiplicazione del microorganismo.

Cause della diffusione elevata delle tossinfezione.


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 Allevamenti animali di tipo industriale.
 Diffusione della ristorazione collettiva
 incremento di scambi internazionali di prodotti.
 diffondersi di alcune abitudini alimentari etniche.
 Aumento della popolazione a rischio (anziani bambini e immunocompromessi).

Fattori contribuenti.

1. Non corretto uso delle temperature, inadeguata cottura e inadeguato conservazione o


scongelamento.
2. Manipolazione inadeguata, operatori infetti o cross contaminazione (utilizzo di stessi strumenti in
cucina es. il coltello per tagliare il pollo contaminato viene usato per tagliare la verdura che viene
contaminato a sua volta.
3. Ambiente inadeguato, strutture, attrezzature con scarsa igiene. 4 Alimenti crudi, ingredienti crudi e
consumo di cibi crudi.

In base al microorganismo si è soliti distinguere in:

 T.A da patogeni classici. Salmonella spp, stafilococcus aureus, clostridium botulinum, clostridium
perfringens
 T.A. da patogeni emergenti: bacillus cereus, yersinia enterocolitica, E. coli enterossigenica.

Caratteristiche delle T.A. la patologia predominante colpisce il sistema gastrointestinale, con l’eccezione del
botulismo; il periodo di incubazione è breve, da poche ore a 2 giorni. In genere sono colpiti tutti gli individui
che consumano l’alimento.

 Tossinfezione da stafilococcus aureus. È un batterio gram positivo anaerobio facoltativo, saprofita


delle mucose e della cute di uomo e animali. Produce 5 tipi diversi di enterotossine A,B,C,D,E . La
temperatura ottimale di sviluppo è 37°. Non si hanno modificazioni organolettiche del cibo
contaminato. È la principale causa di enterocolite acuta. La principale sorgente è costituita
dall’individuo (addetto alla conservazione e alla vendita di alimenti) talvolta anche gli animali.
Esistono il portatore sano e il portatore malato. La modalità di trasmissione avviene attraverso
mani e starnuti, tosse. Gli alimenti dove si ritrova facilmente sono creme, panna, gelati, maionese,
formaggi e insaccati, che a temperatura elevata sono un ottimo terreno di coltura.

La tossina stafilococcica è la causa di intossicazione e dei sintomi. È ingerita con l’alimento in cui si è
replicato il batterio, che può essere assente. La tossina è termoresistente, viene uccisa a 100 per 30 minuti
o a 121° per 20 minuti. Sviluppo ottimale a pH 6-7, alla T di 4° sopravvive. Quadro clinico: Incubazione 1-6
h. i sintomi sono nausea, vomito, cefalea, diarrea. Assenza di febbre. Durata 24/48h e esito benigno.
Passano spesso inosservate senza essere notificate. Le norme di Prevenzione riguardano il rispetto delle
norme igieniche nella lavorazione. Uso di mascherine e guanti per lavorare alimenti che non vengono cotti.
Bendaggi per ferite nelle mani. Rispetto delle temperature di cottura e conservazione in frigorifero.

 Tossinfezioni da Cl. Botulinum. Causa una grave intossicazione alimentare che è il botulismo, che
possiede un elevata letalità. L’agente eziologico è un bacillo anaerobio obbligato largamente
diffuso nell’ambiente sotto forma di spore nel suolo e nelle acquea. Produce 7 tipi di tossine, quelle
che causano danno all’uomo sono A,B,E. Gli alimenti a rischio: salsicce e insaccati, conserve
alimentari, in cui sono presenti condizioni di anaerobiosi, in genere di produzione artigianale. Le

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cause di contaminazioni riguardano carenze igieniche nella lavorazione e il trattamento termico
inadeguato delle conserve.

Tossina botulinica. Si conoscono 7 diversi tipi sierologici di clostridium botulinum sulla base della specificità
antigenica della tossina. Tutte producono la tossina ma si differenziano tra loro per l ‘attività proteolitica,
per la specificità nei confronti dell’ospite e per la distribuzione geografica. Responsabile del botulismo
umano sono i tipi A B D e raramente F. la tossina è termolabile, mentre le spore termostabili e resistenti.
La tossina è assorbita nell’intestino tenue e agisce a livello celle sinapsi e sulle placche neuromuscolari
bloccando il rilascio di acetilcolina. In Italia è una malattia sporadica. In genere le epidemie sono piccole e
familiari. Gli alimenti contaminati sono conserve domestiche. Esistono tre forme distinte di botulismo:

 Botulismo infantile. I bambini che consumano miele contente le spore possono contrarre la
malattia perché le spore possono germinare nello stomaco del bambino. L’infezione è
comunemente causata dall’abitudine di somministrare miele ai lattanti.
 Botulismo alimentare, la più frequente quando di ingerisce direttamente la tossina con l’alimento.
 Botulismo da ferita, la tossina viene prodotta nei tegumenti a causa della penetrazione della spora,
come nel tetano, ma è molto rara.

Il periodo di Incubazione è breve 12h – 36 h. i sintomi sono debolezza nausea, vomito, blocco dei nervi
cranici e infine paralisi che progredisce in senso cranio-caudale. La paralisi respiratoria causa morte entro 3-
6gg.la letalità è del 30/70 % legata al tempestivo intervento con il siero antibotulinico più una terapia di
sostegno delle funzioni vitali. Misure di profilassi. Classe di notifica I. Non esiste contagiosità ma viene
effettuata un indagine epidemiologica per scoprire se ci sono stati altri consumatori dell’alimento. La
prevenzione si basa sulle norme per la corretta preparazione e conversazione degli alimenti. Corretta
preparazione delle conserve domestiche idoneo lavaggio e idonea sterilizzazione (tindalizzazione) salatura
e acidificatura. Fattori che impediscono la replicazione del batterio e la produzione della tossina: Salatura-
sale>8%, essiccamento -acqua <30%, acidificazione ph <4,5 o >9 . ebollizione o sterilizzazione. Utilizzo di
sostanze ad attività antibatterica come la nisina.

 Tossinfezioni da salmonella. Il genere presenta 6 sottospecie e oltre 2000 sierotipi. L’ habitat è


l’intestino di diversi animali. Esistono specie che si sono adattate a un ospite specifico ( S.equi e
S.gallinarum) e poi esistono specie ubiquitaria come la S.enteridis e la S.typhimurium. gli animali
infetti trasmettono il batterio nella carne e nei prodotti come latte e uova.
Le infezioni vengono chiamate Salmonellosi, in genere localizzate al tratto gastroenterico. Si sono
ridotte notevolmente grazie all’utilizzo di norme obbligatorie sanitarie, come la pastorizzazione
dell’acqua, il controllo dei frutti di mare, lo smaltimento dei rifiuti. Luoghi in cui si manifestano le
tossinfezione da salmonella. Famiglia 67%.

Alimenti a rischio. Uova e derivati, carni di pollo e suino, alcuni molluschi. Cause: materie prime, scarsa
igiene degli addetti, contaminazione crociata crudo-cotto. Perché la carne di bovino può essere consumata
cruda o semi cruda? Perché durante la macellazione l’intestino viene eliminato in modo che non ci sia
contaminazione con la carne. Sensibilità: le salmonelle sono distrutte dal calore e con la pastorizzazione.
Negli allevamenti intensivi la salmonella viene introdotta soprattutto attraverso i mangimi, e non ci sono
tutt’oggi metodi per verificare la sua assenza nella carne degli animali da macello. Modalità di
trasmissione. La trasmissione oro fecale diretta animale-uomo, o uomo-uomo, o per consumo di acqua o
alimenti animali o vegetali contaminati. Dopo la malattia esiste lo stadio di portatore che può durare per 3
mesi.

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Prevenzione.

1. Prima linea di difesa. Migliorare la qualità igienica delle materie prime a livello di produzione
primaria. Per alcune zoonosi, brucellosi, tubercolosi – è possibile l’eradicazione nel serbatoio
zootecnico. Per altre- salmonellosi- l’eradicazione non è possibile, però si può minimizzare il rischio
con le buone pratiche agricole e zootecniche e riducendo l’impatto ambientale di queste attività.
2. Seconda linea di difesa. Utilizzare tecnologie di trasformazione che eliminino i microrganismi
patogeni e ne estendano la via commerciale aumentando la loro sicurezza. Rispettare le regole di
macellazione e conservazione (evitare la rottura dell’intestino).
3. Terza linea di difesa. Formazione degli operatori ed educazione dei consumatori. È essenziale
perché gli alimenti non siano contaminati. Fare in modo che vengano eliminati i fattori
contaminanti.

Cinque punti chiave per alimenti più sicuri secondo l’OMS.

 Tossinfezioni da clostridium perfringens. È un batterio sporigeno molto diffuso in natura. È


presente soprattutto in piatti di carne o pesce che vengono fatti raffreddare lentamente e poi
riscaldati, come avviene nelle mense negli ospedali dove i piatti sono spesso precotti. La malattia
evolve in modo benigno in circa 24h senza complicazioni.

Malattie non infettive- Le malattie croniche degenerative.

Sono malattie multifattoriali la cui insorgenza è legata a molti fattori di rischio, sono caratterizzaste
da un lungo decorso clinico, talvolta caratterizzato da periodi di remissive e recidive. In fase
preclinica l’individuo ha un danno biologico in atto ma non ha sintomi, per cui la prevenzione
secondaria con i test di screening ci serve per individuare questi soggetti. Una volta che si passa
alla fase di cronicizzazione il risultato è letale.
Queste malattie sono rappresentate dai tumori, le malattie cardio-vascolari, le dismetaboliche, le
malattie mentali, le broncopneumopatie croniche. Sono prime per morbosità e mortalità.
Sono caratterizzate da 5 fasi: 1-La Fase libera 2-Fase di latenza 3-Fase preclinica 4-Malattia clinica 5-
Cronicizzazione.
Fattori di rischio

 abitudini personali – alimentazione, fumo, alcol, droga, sedentarietà


 fattori personali – età, sesso, etnia, corredo genetico
 fattori ambientali, inquinamento di aria acque e suolo, alimenti (sono gli unici modificabili)

Le malattie cardiovascolari. In Italia costituiscono la prima causa di morte, circa il 40% anche se Il trend
grazie alla prevenzione è in netta diminuzione. Dal punto di vista epidemiologico rivestono gande
importanza la cardiopatia ischemica, angina pectoris e infarto del miocardio. Ipertensione. ictus cerebrale.
L’ipertensione è una malattie ma è anche un fattore di rischio per infarto e ictus.

Prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari.

 abolizione del fumo.


 Controllo dell’ipertensione arteriosa.

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 Controllo delle dislipidemie (livelli lipidici del sangue).
 Controllo del diabete.
 Riduzione consumo di alcol.
 Riduzione sedentarietà.

 Cardiopatia ischemica. Secondo la definizione dell’ Oms si tratta di un’insufficienza cardiaca acuta
o cronica derivante dall’arresto dell’apporto di sangue del miocardio, in associazione con processi
patologici nel sistema delle arterie coronariche (aterosclerosi). Tassi annuali di mortalità ischemica:
In genere è maggiore nel sesso maschile. Il rischio è basso in età giovanile poi aumenta dai 45 anni
nell’uomo e dai 55 nelle donne. Tra i 35 e i 75 è maggiore nell’uomo che nella donna, dopo i 75
diventa simile. La riduzione dell’apporto ematico è causata da lesioni aterosclerotiche insorte nel
corso degli anni per il depositarsi di grassi e il restringimento del lume vasale, che formano trombi
(coaguli) e ateromi (placche lipidiche)

Fattori di rischio principali. Età. Sesso. Storia familiari positiva. Predisposizione genetica. Obesità.
Ipertensione. ipercolesterolemia. Alcuni sono modificabili e altri no. Vengono classificati in maggiori o
minori. I maggiori sono l’ipercolesterolemia (soprattutto HDL) e il fumo di nicotina. I minori sono il diabete.
Le complicazioni sono angina pectoris, infarto del miocardio e morte improvvisa. La prevenzione primaria
delle C.I. ha come scopo ridurre la morbosità. i principali obiettivi sono –riduzione della colesterolemia,
diminuzione di sale nella dieta, eliminazione del fumo, aumento dell’attività fisica, regime dietetico normo-
calorico e variato. La prevenzione secondaria ha lo scopo di bloccare la malattia (ridurre la mortalità)
Riduzione o rimozione dei fattori di rischio già presenti insistendo perché i soggetti a rischio modifichino lo
stile di vita. Senza la rimozione di questi fattori, l’assunzione di farmaci per il colesterolo, ipotensivi, beta
bloccanti e calcio antagonisti è efficace ma non sufficiente.

Fattori di rischio dell’aterosclerosi (formazione patologica di ateromi. Colpisce spesso uomini in età
avanzata. Gli ateromi si depositano sulla tunica intima delle arterie e col tempo si calcificano e possono
formare dei trombi occludendo così il vaso)

 Iniziatori -fattori che iniziano l’aterosclerosi ledendo l’integrità dell’epitelio arterioso.


 Promotori- fattori che promuovono la deposizione del colesterolo nel parete arteriosa.
 Potenziatori -fattori che incrementano la probabilità di macro e micro trombi, potenziano gli effetti
dei fattori iniziatori e promotori (fumo, contraccettivi orali, aumento aggregabilità piastrinica).
 Precipitanti - fattori che inducono ischemia o aritmia (freddo, sforzo fisico, aumento di
catecolamine).

Ipertensione arteriosa. I fattori eziologici genetici non sono conosciuti, infatti colpisce anche soggetti in
giovane età che non possiedono fattori di rischio. I valori di soglia sono P>150 e P>85 . Viene definita
ipertensione primitiva o essenziale quando la causa non è conosciuta ( 95% dei casi) secondaria quando
dipende da cause note (5%). L’ipertensione è legata anche all’insufficienza renale e alla retinopatia
ipertensiva.
 Fattore di rischio: alimentazione scorretta, abuso di NaCl, vita sedentaria, stress. Complicanze.
Infarto, insufficienza cardiaca, insufficienza renale e retinopatia ipertensiva.

Epidemiologia. Metà degli ipertesi non sa di esserlo, perché non effettua mai la misurazione. I soggetti di
colore hanno una prevalenza superiore. 38%-29%. Prevalenza nell’uomo 33%-27% poi diventa più alta nella
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donna. Il 60% degli italiani sopra i 65 anni ne sono affetti. Prevenzione primaria. Riduzione dei fattori di
rischio. riduzione stress. Misurazione periodica PA. Riduzione alcol e cibi calorici e contenenti sodio.
Prevenzione secondaria . riguarda il trattamento farmacologico (diuretici, betabloccanti, calcioantagonisti).

 Ictus cerebrale. Deriva da disturbi di circolazione dell’encefalo per cui il paziente presenta segni
clinici a rapido sviluppo di alterazione delle funzioni cerebrali di tipo focale o globale della durata di
oltre 24h che portano a morte senza cause apparenti se non di origine vascolare. In passato era
definito colpo apoplettico ,in inglese stroke, perché insorge in modo brusco. Le causa vascolari
sono: Emorragia subaracnoidale, che deriva da aneurismi o anomalie congenite, emorragia
cerebrale, infarto cerebrale, causato da formazione di tromboembolie.

Sintomi: paralisi, perdita di funzioni cognitivi. Fattori di rischio. Il più importante è l’ipertensione, glia tri
sono il fumo, l’alcol e il diabete. Mortalità maggiore nei maschi ma aumenta in modo esponenziale e pari in
maschi e femmine dopo i 65 anni. È la terza causa di morte nei paesi industrializzati. Prevenzione: la
primaria riguarda uno stile di vita sano che miri alla riduzione PA, alimentazione e attività fisica, mentre la
prevenzione secondaria riguarda il trattamento farmacologico e modifica del regime dietetico.

Tumori

Con il termine tumore o cancro sono indicate malattie aventi alcune caratteristiche biologiche in comune
ma molto diverse per sintomatologia, cause, diagnosi e cure. Nella maggior parte dei casi il cancro non ha
insorgenza improvvisa e rapida ma ha un decorso lento. Non compare senza cause, può guarire e ciò
avviene tanto più facilmente quanto più veloce è la diagnosi. Nei paesi sottosviluppati i tumori sono la
seconda causa di morte. Esiste una notevole variabilità geografica correlato agli stili di vita e non a fattori
razziali-genetici.

Curva di mortalità per tumori maligni in Italia. È molto maggiore nell’uomo, perché quelli femminili sono
più facilmente curabili e perché l’uomo è più esposto a determinati cancerogeni per questione
professionali. In Italia è presente un’incidenza maggiore al nord rispetto al sud.

Fattori di rischio delle neoplasie maligne. L’eziologia riconosce molteplici cause sia endogene sia esogene:
Individuali, ereditarietà, sesso, razza e esterni. Comportamentali, ambientali (inquinamento di suolo acqua
aria e ambienti), ambiente di lavoro (produzione e manipolazione di sostanze mutagene e cancerogene,
radiazioni diagnostiche.

La cancerogenesi è un processo multi stage che può essere divisa sinteticamente in due fasi: iniziazione e
promozione. L’iniziazione consiste nell’alterazione del DNA di una singola cellula ad opera di agenti che
attivano geni normalmente repressi, gli oncogeni. La promozione è un fenomeno pluricellulare a volte
reversibile, che progredisce sino alla manifestazione clinica, ad opera di vari fattori ( gli agenti cancro
promotori, sostanze che stimolano la moltiplicazione delle cellule trasformate) in tempi variabili.

Fattori mutageni e cancerogeni che intervengono in entrambe le fasi possono essere agenti chimici, fisici e
biologici.

 Chimici: sostanze organiche e inorganiche: arsenico, piombo e cromo e idrocarburi policiclici


aromatici derivati dal catrame, gli azocomposti, le sostanze alchilanti e le sostanze plastiche.
 Fisici: radiazioni ionizzanti e radiazioni UV. Agenti chimici sostanze organiche IPA e coloranti
derivate dall’anilina e sostanze inorganiche come piombo, arsenico ,cromo.

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 Biologici: papilloma virus, Epstein-Barr , herpes simplex tipo 2, retrovirus e alcuni ormoni come gli
estrogeni (utilizzati anche in campo alimentare)

Un tumore su cinque è causato da infezioni. Soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove le malattie
infettive sono più diffuse circa 26% contro l 8%. Tabella incidenza dei tumori maligni in uomini e donne.

 Tumore alla cervice uterina. Il test di screening è il pap test. La mortalità si è dimezzata negli ultimi
vent’anni.
 Tumore alla mammella è il più diffuso nelle donne. L’incidenza è aumentata dagli anni 90, ma la
mortalità è lievemente diminuita grazie all’utilizzo della mammografia.
 Tumore colon retto è in Italia al secondo posto per incidenza. Il test di screening consiste nella
ricerca di sangue occulto nelle feci oppure una colonscopia.

Prevenzione dei tumori. La prevenzione primaria riguarda la rimozione degli agenti cancerogeni e
modificazione delle abitudini degli individui per ridurre l’esposizione a fattori ambientali cancerogeni. Si
può agire contro l’obesità, contro il fumo di sigaretta, diagnosticare infezioni virali. La prevenzione
secondaria consiste nell’effettuare i test di screening, si basa quindi sulla diagnosi precoce che però non
esistono per tutti i tipi di tumore come quello al polmone e quello allo stomaco. La prevenzione terziaria
consiste nell’utilizzo di terapie farmacologiche e radianti per prevenire le recidive (metastasi) e nella
riabilitazione psico-fisica del paziente.

Igiene dell’ambiente.

L’Acqua. È il composto predominante in tutti gli organismi viventi. Quindi è per l’uomo una necessità
primaria, costituisce il 70% del perso corporeo e ne viene introdotta ed espulsa circa 2550 ml al giorno.
Inoltre è necessaria per diversi usi e destinazioni: 33%agricoltura 16%uso urbano 11% uso industriale 40%
produzione di energia.

Principali fonti di approvvigionamento delle risorse idriche

 Acque sotterranee , possono provenire da terreni compatti (rocce ignee o sedimentarie massicce)
ovvero acque di vena rocciosa, e acque di terreni sciolti ghiaia, sabbia e argilla, ovvero alternanza di
starti permeabili e impermeabili. Le falde superficiali o freatiche sono comprese tra un terreno
permeabile uno impermeabile. Per effetto di fratture dello strato impermeabile l’acqua tende a
penetrare nel terreno e a formare delle falde profonde, comprese tra strati di terreno
impermeabile, e quindi più pulita. La sabbia ha un effetto naturale filtrante. possono risalire in
superfice e formare sorgenti.
 acque superficiali, fiumi, laghi, stagni, serbatoi, acqua costiera, devono essere depurate e
desalinizzate.
 acque meteoriche o acque piovane, sono povere di Sali e ricche di o2 e CO2

Tutte queste acque sono soggette ad inquinamento: quelle più inquinate sono quelle superficiali. Le
principali fonti di inquinamento e vie di contaminazione dei corpi idrici:

 Scarichi civili, scarichi industriali


 uso di fertilizzanti e pesticidi
 fumi industriali, radioattivi e tossici,
 discariche di rifiuti solidi.

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 Rifiuti domestici , rifiuti biologici.

Distribuzione dell’acqua urbana. Avviene attraverso il trasporto dal luogo di captazione tramite gli
acquedotti agli appositi serbatoi di distribuzione. Attraverso una rete di tubature in genere in ghisa ( ma
anche di cemento o plastica o altri metalli) viene distribuita nelle città. Viene convogliata principalmente
acqua di origine sotterranea La richiesta idrica è molto elevata dai 50 ai 350 litri pro capite. Le perdite di
rete. In un acquedotto di ottime condizioni le perdite possono variare dal 10-15% a un massimo del 30-35%
della portata totale immessa in rete. Gli acquedotti possono essere a condotta libera in cui l’acqua scorre
per forza di gravità, grazie alla pendenza dei tubi, o per condotta forzata, in cui lo scorrimento avviene per
gradiente di pressione applicata.

Tipologia di acque ad uso umano. Si raggruppano tutte le tipologie di acque che secondo l’attuale
normative sono distinte in: acque destinate al consumo umano, acque minerali naturali, acqua di sorgente,
acque minerali naturali di impiego termale, regolate dalla normativa per le acque minerali per quanto
riguarda la composizione microbiologica e non per la composizione chimica. Le Acque destinate al consumo
umano, comunemente dette potabili , sono le acque che servono per il mantenimento dell’omeostasi
dell’organismo., quindi non devono contenere impurezze nocive per l’organismo, non devono danneggiare
le tubature.

Principali requisiti. Legge 31 del 2001 da ricordare stabilisce tutti i parametri che l’acqua per uso umano
deve rispettare e sono circa 60. L’acqua deve essere gradevole, usabile e innocua.

 Gradevolezza. È definita dai caratteri organolettici. L’acqua è incolore e inodore ma non insapore,
perché i Sali minerali le danno i l sapore, infatti quella distillata non è buona.
 Usabilità. Deve avere una durezza adeguata, ovvero una concentrazione adeguata di Sali,
soprattutto carbonati di calcio.
 Innocuità. È il parametro improrogabile. È l’assenza di organismi patogeni o sostanze chimiche che
provocano danno per la salute umana.

I principali agenti inquinanti presenti nell’acqua. Batteri virus protozoi elminti, metalli, nitrati, iodio,
pesticidi, petrolio, fluoruri, sostanze radioattive. Evidenze epidemiologiche confermate sui rischi per la
salute causati da composti dell’acqua: Ipertensione da sodio, cancro da nitrati, asbesto ecc.

Decreto Legge 31 del 2 febbraio 2001 “il presente decreto disciplina la qualità delle acque destinate al
consumo umano al fine del proteggere la salute da effetti negativi derivanti dalla contaminazione”

 Art. 1 Definizione di acque per consumo umano(Finalità) :Il presente decreto disciplina la qualità
delle acque destinate al consumo umano al fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi
derivanti dalla contaminazione delle acque, garantendone la salubrità e la pulizia.

 Art 2 definizioni di a) "acque destinate al consumo umano":


1) le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande,
o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di
distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori;
2) le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione
o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano
b) "impianto di distribuzione domestico": le conduttore, i raccordi, le apparecchiature installati tra i

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rubinetti normalmente utilizzati per l'erogazione dell'acqua destinata al consumo umano e la rete
di distribuzione esterna.

 Art 3 – esenzioni - La presente normativa non si applica:


a) alle acque minerali naturali e medicinali riconosciute;
b) alle acque destinate esclusivamente a quegli usi per i quali la qualità delle stesse non ha
ripercussioni,

 Art.4 – obblighi generali - Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite.
a) non devono contenere microrganismi e parassiti, ne' altre sostanze, in quantità o concentrazioni
tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana;

 Art 6. Controlli I controlli interni ed esterni devono essere effettuati:


a) ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee da destinare al consumo umano;
b) agli impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione;
c) alle reti di distribuzione;
d) agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o in contenitori;
e) sulle acque confezionate;
f) sulle acque utilizzate nelle imprese alimentari;
g) sulle acque fornite mediante cisterna, fissa o mobile.

I laboratori di analisi di cui agli articoli 7 e 8 devono seguire procedure di controllo analitico della qualità
sottoposte periodicamente al controllo del Ministero della sanità, in collaborazione con l'istituto superiore
di sanità. Il controllo è svolto nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio.

Requisiti organolettici di una acqua potabile. Colore torbidità odore e sapore. Il parametro del decreto è
“accettabile per i consumatori e senza variazioni anomale”. poi esistono dei valori guida e dei valori
massimi accettabili.

Parametri chimici. Permettono di ottenere indicazioni mineralizzazione di un acqua e sull’eventuale


presenza di inquinanti.

 pH circa 7 né troppo acido, né troppo basico,


 Residuo fisso non deve superare i 1500 mg/l, meglio compreso tra 100 e 500, identifica le sostanze
in sospensione o in soluzione a 100°
 Durezza, conferita dalla quantità di Sali disciolti. Per il calcio circa 100 mg/l , per il MG circa 30
mg/le per cloruri e solfati circa 25 mg/l.
 Concentrazione di sodio, il valore massimo ammissibile è 200 mg/l

Parametri chimici indicatori. Servono a indicare la presenza di contaminazione biologia. Ammoniaca,


nitrati e nitriti e cloruri e acidi fosforico Se è alta l’ammoniaca significa che la contaminazione è in atto. Se
c’è solo nitrato significa che la contaminazione è avvenuta nel passato. I composti azotati derivano dalla
decomposizione delle proteine, in tutti gli organismi. I cloruri in elevate quantità sono indice di
inquinamento da urina e liquami, cosi come l’acido fosforico. Parametri chimici tossici, sono riferiti alla
contaminazione industriale o agricola. Per esempio metalli pesanti, cadmio mercurio e boro, piombo e
argento pericolosi perché si accumulano nell’ambiente e non vengono smaltiti, e disinfettanti e benzene.
La correzione dei caratteri chimici avviene tramite addolcimento, attraverso ebollizione o aggiunta di soda,
deferrizzazione, demanganizzazione, demineralizzazione utilizzando dei filtri.

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Contaminazione microbiologica dell’acqua. Moltissimi patogeni potrebbero essere presenti nell’acqua e
trasmissibili all’uomo tramite ingestione, contatto o inalazione: è impossibile cercarli tutti in un campione di
acque, perché l’analisi richiederebbe un costo e dei tempi troppo elevati. Molti patogeni presenti nei
liquami che possono contaminare l’acqua non riescono a sopravvivere nell’ambiente esterno, quindi se
vengono dispersi in corpi idrici di grandi dimensioni muoiono e non creano danno. Si può effettuare una
ricerca indiretta, ovvero non si cerca direttamente il patogeno, ma si cerca un organismo indicatore della
presenza di contaminazione da liquami. Indicatori di contaminazione fecale. Sono microorganismi
comunemente presenti nell’intestino di animali e dell’uomo, quindi della flora intestinale (es. E.coli). Questi
microorganismi condividono l’habitat della maggior parte dei patogeni trasmessi con l’acqua. Quindi i
parametri microbiologici sono indicatori di contaminazione fecale, non organismi patogeni. Vengono
ricercati quattro principali indicatori che sono: E.coli, enterococchi, batteri coliformi (della famiglia di E.coli,
fermentano lattosio e producono gas) , clostridium perfringens (anaerobio e sporigeno). Il valore di
parametro è 0/100 ml. La presenza degli indicatori esclude automaticamente la possibilità di utilizzare
quell’acqua. Però l’assenza degli indicatori non è garanzia assoluta della non presenza di microorganismi
patogeni. Altri parametri microbiologici secondo il DL 31 del 2001 sono la conta totale a 22° (parametro
100/ml) e a 37° (20/ml) e la ricerca di pseudomonas aeruginosa nell’acqua imbottigliata.

Significato igienico sanitario dei diversi indicatori:

 Escherichia coli. È quello più adattato alla vita nell’intestino dell’uomo, presente in grande
quantità, ed è quello più affine ai patogeni. È l’organismo meno resistente nell’ambiente, infatti la
sua rilevazione è indice di una contaminazione in atto o recenti.
 Enterococchi. È presente soprattutto nella flora intestinale animale, è abbastanza resistente
nell’ambiente esterno, e quindi indica contaminazione persistente di origine animale.
 Coliformi totali. Indicano contaminazione fecale umana e animale, o contatto con suolo o acque
contaminate
 Clostridi. Molto resistente perché produce le spore nell’ambiente, quindi è un indicatore di
contaminazione fecale pregressa (ovviamente in assenza di coliformi ed enterococchi). Anche se la
contaminazione è pregressa non può essere utilizzata perché il valore deve essere 0, e non si può
sapere se la contaminazione si può presentare.

Conta batterica totale. La conta a 22° esprime il numero di batteri di derivazione ambientale (microflora
autoctona), perché è impossibile che l’acqua sia sterile, indicano una contaminazione pregressa (il limite è
di 100 colonie su 1 ml di acqua). A 37° esprime il numero di batteri presumibilmente derivanti da animali a
sangue caldo (microflora alloctona), quindi il numero è molto più basso, e indicano una contaminazione
recente (il limite è di 20 colonie su 1 ml di acqua). Il significato igienico sanitario della conta totale, è un
indicatore dell’efficacia dei trattamenti di potabilizzazione e disinfezione delle acque. Perché i controlli
vengono fatti all’ingresso dell’acqua nell’impianto e alla sua uscita.

Laboratorio: La tecnica delle membrane filtranti (MF) si basa sulla filtrazione sottovuoto di 100 ml o più di
acqua su membrane di acetati di cellulosa con porosità di 0,45 μm. L’unità di filtrazione (imbuto in vetro o
in acciaio inox) è collegata ad una beuta in cui il vuoto è determinato da una pompa ad acqua unita ad un
comune rubinetto. Aprendo il rubinetto si crea una depressione nelle beuta che favorisce l’aspirazione del
liquido da esaminare. È adatta per tutti i tipi di acque tranne quelle molto torbide, permette di analizzare
elevati volumi di acqua. Per facilitare la filtrazione l’apparato viene collegato a un sistema aspirante. La
membrana filtrante viene posata su un terreno di coltura specifico per ognuno dei 4 indicatori.

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I controlli sono di due tipi di routine e di verifica :

 Controlli di routine mirano a fornire ad interventi regolari, informazioni sulla quantità delle acque,
nonché sull’efficienza dei trattamenti ( disinfezione) parametri minimi da analizzare: alluminio,
ammonio, colore, fero, nitrati, torbidità, conduttività e pH, sapore, disinfettante residuo e tutti
quelli microbiologici. Questo tipo di controllo agisce a livello di prevenzione. Viene effettuato molto
spesso, ogni tre giorni, ogni settimana, a seconda della quantità di metri cubi di acqua che vengono
distribuiti ovvero alla quantità di persone che sono a rischio di epidemie idriche.
 controlli di verifica. Mirano a fornire informazioni necessari per accettare se tutti i parametri del
D.L n.31 sono rispettati. Quindi vengono analizzati tutti i parametri.

L’ASL effettua i controlli nei punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee, negli impianti, nelle reti
di distribuzioni, negli impianti di confezionamento dell’acqua in bottiglia, nelle acque confezionate, nelle
acque fornite tramite cisterne. Il problema delle deroghe. Per valori di parametro allegato 1 parte B, ma
non sono previste deroghe per le acque minerali naturali, per i parametri microbiologici, devono essere
rese note alla popolazione, durano 3 anni ma sono rinnovabili.

Tipologia di acque minerali. Sono acque con tenore salino diverso da quello della comune acqua potabile o
con temperatura superiore a quella della media ambientale, si distinguono per la purezza originaria e sua
conservazione. hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute e non possono
essere trattate e modificate in nessun modo. Possono avere origine mista, sotterranea o meteorica, si son
arricchite si Sali e gas durante il cammino nelle reti idriche. Acque minerali decreto 105 del 92, modificato
nel 2001 e nel 2003, acque di sorgente decreto legislativo , acque potabili (trattate o non trattate, del
rubinetto) disciplinate nel decreto legge 31 del 2001 .Decreto del ministero del 2003 per la determinazione
dei limiti massimi ammissibili che si riferiscono a sostanze naturali che non devono derivare da una
eventuale contaminazione della fonte (rame, piombo, mercurio, arsenico nitrati) assenza di sostanze
derivate dall’attività antropica, come benzene, tensioattivi, antiparassitari, oli minerali,, che indicano che
l’acqua è stata trattata. Le Acque di sorgente sono acque riservate al consumo umano, ma non hanno
proprietà benefiche per la salute.

Potabilizzazione delle acque . Come è possibile che le acque in natura possano diventare acque per uso
umano? Ovvero come le acque meteoriche superficiali e meteoriche acquistano le proprietà adatte all’uso
umano. Devono essere trattate con una serie di meccanismi che ne correggono i caratteri. Le acque
sotterranee in genere non hanno bisogno di grossi trattamenti. A seconda del tipo di acqua vengono
classificati in categorie da 1 a 3, ovvero dalle meno contaminate che richiedono pochissimi trattamenti, a
quelle che li richiedono tutti. Questi trattamenti servono per la correzione dei caratteri chimici,
microbiologici, organolettici.

Correzione dei caratteri organolettici: torbidità, sapori, odori, colorazioni. Quali possono essere le cause di
caratteri alterati cattivi odori o cattivi sapori? Molto spesso sono dovuti alla proliferazione di alghe, che
viene inibita impedendo l’arrivo della luce solare o aggiungendo solfato di rame. Il trattamento più
importante è quello che riguarda la torbidità, che è data dalla presenza di particelle colloidali di carica
negativa. Queste particelle vengono eliminate attraverso due metodi: filtrazione lenta e filtrazione rapida,
quella più applicata negli impianti. La filtrazione rapida consiste in 3 fasi: sedimentazione preliminare,
chiariflocculazione ,filtrazione vera e propria. È il trattamento principale perché nella vasca usata per la
filtrazione vengono usati anche i reagenti per correggere gli altri caratteri. Nella prima fase, l’acqua viene
fatta entrare nella prima vasca in modo lento in modo che avvenga la sedimentazione preliminare, in cui

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vengono aggiunti agenti coagulante e correttivi. L’agente coagulante è il solfato di alluminio, permette che
avvenga la fase di chiariflocculazione, a contatto con l’acqua diventa AlOH, gli ioni positivi catturano le
particelle colloidali, formando dei “fiocchi” che coagulano tra lor diventando sempre più grandi fino a che si
depositano sul fondo. La vasca ha il fondo con forma a U, ovvero ristretto in modo da favorire la
sedimentazione. Queste vasche sono poste in diversi livelli in modo che l’acqua si sposti per caduta. La
filtrazione è l’ultima fase: la vasca ha il fondo piatto, su cui è presente uno strato di ghiaia/sabbia. I fiocchi
presenti nell’acqua si depositano negli spazi tra i granelli, formando una membrana chimica nel giro di circa
15-20’. La membrana chimica filtra l’acqua da tutte le particelle. Se la membrana diventa troppo spessa
perché si accumulano troppe particelle l’acqua non passa più e deve essere svuotata e ripulita. Questo
processo è molto preciso ed è in grado di eliminare anche il 98% dei batteri, ma non è assolutamente un
trattamento di disinfezione. Vengono aggiunti altri reagente per il processo di addolcimento o di
eliminazione della durezza. L’eccesso di ferro e manganese si eliminano per aereazione o semplicemente
nel processo di caduta : i Sali vengono ossidati e precipitano. Lo stesso meccanismo è alla base della
correzione della durezza. Per la durezza esistono diversi meccanismi, alcuni molto costosi e poco utilizzati. Il
più utilizzato è il metodo calcio e soda, un metodo chimico, che reagiscono con Sali di calcio e magnesio
rendendoli insolubili e facendoli precipitare.

Correzione caratteri chimici come i nitrati o sostanze chimiche tossiche derivate dalla clorazione.. Esistono
diversi trattamenti generalmente è usato quello ai carboni attivi. Il carbone attivo granulare. Va sostituito
dopo un certo periodo.

Correzione dei caratteri microbiologici. È un trattamento di disinfezione ovvero di riduzione della carica
microbica totale e dei patogeni. La filtrazione non lo è.

 Mezzi fisici: raggi UV. Sono generati da lampade a vapori di mercurio, hanno basse lunghezza
d’onda e quindi potere di penetrazione piccolo e quindi lo strato d’acqua deve essere molto sottile.
Non possono essere utilizzate su acque torbide.
 Mezzi chimici. Clorazione e ozonizzazione sono quelli più usati nei grossi impianti di
potabilizzazione. Il cloro è più usato perché più efficace e economico.

Il cloro è il disinfettante universale però il suo ruolo principale in igiene è il suo impiego per la
potabilizzazione delle acqua. Il cloro viene usato sotto forma di diversi composti.

 Cloro gassoso, Cl2, viene venduto in bombole da ditte specializzate, è detto cloro attivo, perché
libera il 100% di sostanza disinfettante, mentre i composti liberano quantità minori di cloro attivo. I
più usati sono gli ipocloriti, di sodio e di potassio, soluzioni liquidi al 10- 12 % di cloro attivo. Cloruro
di calcio, venduto sotto forma di polvere con tenore di cloro di 35%. Le clorammine, si formano
spontaneamente, sono dati dal legame del cloro con l’ammoniaca. Biossido di cloro. Composti
organici del cloro, sono molto diffusi e utilizzati, come l’Amuchina. Tutti questi composti liverano Cl
2, che si lega all’acqua formando acido ipocloroso, che poi si ionizza nell’acqua e svolge l’azione
disinfettante. Lo svantaggio dell’utilizzo del cloro è che si formano composti tossici secondari e che
può dare un sapore sgradevole all’acqua. Un altro composto molto utilizzato è il cloroformio,
utilizzato anche per l’estrazione del DNA, e altri trialometani. Prodotti secondari tossici. Si formano
quando il cloro reagisce con sostanze organiche naturali presenti nell’acqua (SON), come il
cloroformio e l’acido dicloroacetico. Per questo è indispensabile utilizzare il carbone attivo per
eliminare questi composti tossici.

Esistono tre sistemi di clorazione.


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 Clorazione a tre punti,
 clorazione semplice o marginale e
 superclorazione.

Qualunque metodo si utilizza si calcola la cloro richiesta di quell’acqua, quindi la quantità di cloro attivo
necessari per l’ossidazione di tutti le sostanze ossidabili presenti in quell’acqua. Bisogna utilizzare dei
becher con un quantitativo fisso d’acqua a cui si aggiungono quantità scalari di cloro. Poi si utilizza un
colorante orto-toluidina, che si lega al cloro attivo e assume una colorazione gialla. Gli ioni dell’acido
ipocloroso si legano alle sostanze da ossidare, e solo se c’è né in eccesso si legano al colorante. La
clorazione utilizza il minimo indispensabile, mentre le superclorazione è utilizza un quantità molto maggiore
a quella richiesta, quindi non dovrebbe essere utilizzata se non in condizioni . In genere si utilizzano intorno
ai 6-8 mg /litro di cloro, mentre nella superclorazione se ne utilizzano 20mg/l.

 Clorazione al break-point. Esiste un grafico che rappresenta l’aggiunta di cloro graduale in acqua
distillata, che ha la cloro richiesta nulla, perché non ci sono sostanze organiche a cui legarsi, e in
acqua normale- inquinata. Se aggiungiamo cloro in quantità progressiva ad un’acqua distillata e i
valori su assi cartesiani, avremo una retta a 45° nel senso che tanto cloro si aggiunge e tanto se ne
ritrova. Se si aggiunge cloro in quantità, progressiva ad una inquinata avremo una curva con
andamento simile, una retta in crescita, con differenza di inclinazione e di consumo, quello che
ritrovo alla fine è minore di quello che metto all’inizio. Come mai non si consuma tutto ma ne
rimane? Le prime quantità di cloro aggiunti avranno azione battericida, mentre l’altra parte sarà
utilizzata per ossidare le sostanze organiche con formazione di sostanze quali le cloroammine ed
altri componenti. Questa seconda parte è il cloro residuo attivo combinato, che esercita ancora
azione battericida, liberando cloro attivo. Il break point o punto di rottura è il punto in cui il cloro
attivo scende a zero, scompare. significa che la quantità di cloro che è stata aggiunta è sufficiente
ad eliminare anche la quantità di cloro che deriva dalle combinazioni , il cloro combinato (Il cloro
residuo libero ossida anche i composti che formano il cloro residuo combinato: a questo punto si ha
la minima concentrazione di clorocomposti) Questo punto indica che è stata aggiunta la quantità
sufficiente per la disinfezione. Tutto ciò che si aggiunge dopo è in eccesso, darà come la curva
dell’acqua distillata e sarà evidenziato o come cloro residuo libero. Questa quantità “in eccesso”
serve a garantire la disinfestione fino all’arrivo all’utenza finale, ed è un avanzo indispensabile: ecco
perché spesso si può percepire un sapore alterato che è segno di una corretta potabilizzazione.

L’ozono. È meno utilizzato perché, richiede un apparecchiature più costosa, e poi non esiste la possibilità di
avere la protezione oltre l’impianto, perché funziona solo quando prende contatto con l’acqua. Inoltre
forma composti secondari. Nel reattore, viene miscelata acqua polverizzata con l’ozono, che esercita la sua
azione disinfettante. Non esiste Ozono residuo.

Schema : Acqua del lago, entra nell’ impianto, coagulazione, filtrazione, chiriflocculazione, sedimentazione,
filtrazione a sabbia, disinfezione per clorurazione, carbone attivo, distribuzione

Legislazione italiana di protezione dell’ambiente.

Decreto legge 152 del 2006 riguarda le norme in materia ambientale. È diviso in 6 parti, 1 disposizioni
comuni, 2 procedure per la valutazione ambientali, 3 difesa del suolo, tutela delle acque, 4 gestione dei
rifiuti e bonifica siti inquinanti, 5 tutela della qualità dell’aria 6 risarcimento danni ambientali.

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Aspetti generali. (testo unico importante anche per l’esame di stato). Il recepimento organico del direttive
europee sulla tutela dell’ambiente. I cambiamenti al regime autorizzativo, che erano atemporali e settoriali
ed ora diventano a tempo (ad es 15 anni, rinnovabili, per le emissioni atmosferiche) ed unificanti (emissione
in atmosfera, scarichi idrici, sicurezza e salute). La particolare enfasi data alla gestione dei rifiuti e alle
attività di recupero di materie seconde. La sistematizzazione della normativa in tema di danni ambientali.

L’Aria

L’aria è una materia prima fondamentale per l’uomo e per il mondo vegetale ed animale. È un miscuglio di
gas e particelle solide e liquide che costituisce un involucro intorno alla terra chiamato atmosfera. La
composizione chimica è 78% N2, O2 20,9% ,CO2 0,033 % e 0,934 A e altri gas in tracce ( neon, elio, ozono,
idrogeno, metano). Il rapporto 1: 4 tra ossigeno e azoto rende possibile la vita. L’atmosfera terrestre è
composta da diversi stati:

 troposfera (si estende fino circa a 10 km, dove avvengono in fenomeni metereologici),
 stratosfera (comprende l’ozono sfera, che è lesa dagli inquinanti) tra i 15 e i 60
 Mesosfera, fra 60 e 80 km
 Termosfera, oltre gli 85 km
 Esosfera, oltre i 1000 km

È importantissimo saper la composizione chimica dell’aria, perché in base ad essa si da la definizione di


inquinamento. L’anidride carbonica è un prodotto catabolico degli organismi viventi, dalla decomposizione
delle sostanze organiche e dai vulcani: il suo ruolo è quello di riflettere il calore, quindi permette che ci sia
una temperatura vivibile sulla terra, mentre in concentrazioni eccessive causa un aumento dell’ effetto
serra e quindi surriscaldamento globale.

Definizione di inquinamento atmosferico – ogni modificazione della composizione chimica o dello stato
fisico dell’ aria atmosferica dovuta all’introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità o con
caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente.
Infatti i contaminanti ambientali vengono trasferiti alle acque e al suolo, inquinando anche queste matrici.
La normativa per la qualità dell’aria è molto complicata e articolata, non è da studiare, comprende diverse
leggi. Gli inquinanti atmosferici provengono da combustioni industriali, dei veicoli e dei riscaldamenti
domestici. L’aria può trasferire gli inquinanti all’uomo in modo diretto attraverso l’inalazione o
indirettamente, perché possono contaminare suolo e acqua e altri esseri viventi, piante e animali. Obiettivo
delle norme di protezione della qualità dell’aria è evitare, prevenire o ridurre le emissioni e quindi gli effetti
dannosi per la salute umana,. Quindi è necessario -fissare limiti alle emissioni ecc.

Gli inquinanti sono sia le sostanze estranee alla normale composizione dell’aria atmosferica, sia quelle
generalmente presenti ma a concentrazioni superiori alla norma. La legge stabilisce perciò i livelli di qualità
dell'aria, definiti in base alla concentrazione di inquinanti in atmosfera, classificati in base al confronto con:
 Valori limite: indicano, per ogni sostanza, la concentrazione massima accettabile
 Valori guida: indicano, per ogni sostanza, la concentrazione massima desiderabile, sono il
riferimento per la protezione della salute.

Trasferimento di inquinanti: fonte – atmosfera- bersaglio. Durante il trasferimento possono effettuarsi


reazioni, diluzioni, ecc. gli inquinanti possono essere classificati in fisici, chimici, biologici. Inquinanti fisici
sono le radiazioni ionizzanti, i raggi UV, microonde. Gli inquinanti biologici sono i microorganismi. Gli
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inquinanti chimici sono divisi in contaminanti gassosi, liquidi, corpuscolati. Le fonti dell’inquinamento
possono essere:

 Fonti artificiali: traffico autoveicolari, impianti termici, industrie.


 Fonti naturali : vulcani, combustioni nelle foreste, polveri, fumi, gas solfurei ecc. ma non sono
gestibili e controllabili.

Quali sono le differenze tra le fonti? La prima differenza riguarda la mobilità o la fissità delle fonti, le
automobili impediscono che gli inquinanti si accumulino in un luogo. poi il livello di emissione, i veicoli
emettono a bassi livelli circa 1.60 quindi nell’aria respirabile dell’uomo, mentre le ciminiere industriali
devono essere situati ad altezza elevate perché hanno una maggiore diffusibilità quando vengono a
contatto con aria fredda. Un’altra differenza è la costanza dell’emissione, annuale per il traffico o le
industrie, mentre stagionale per l’impianto termico. Esiste differenza anche tra i combustibili utilizzati
quindi tra gli inquinanti prodotti (es. il gasolio è molto inquinante, il metano è meno inquinante).

 Traffico autoveicolari. È la fonte più importante per il continuo aumento dei veicoli circolanti e per
la presenza tutto l’anno. Sono fonti mobili, e inoltre emettono a 30-50 cm dal suolo, proprio a
livello dove le persone respirano. Producono CO, CO2, ossidi di azoto, benzene, IPA e inquinanti
corpuscolati. Il contaminante caratteristico sono gli ossidi di azoto. Come si può fare per ridurne
l’emissione? Cambiando i combustibili (es. benzina piombo con benzina senza piombo, o
utilizzando metano), utilizzando dei filtri per le particelle corpuscolate ( nei motori diesel), regime e
stato di vita dei motori (se sono molto vecchie, consumano e inquinano di più, la revisione è
obbligatoria e misura le emissioni).
 Impianti termici destinati a usi civili. Determinano emissioni di contaminanti ad altezze variabili,
sorgenti fisse e presenza in periodi limitati dell’anno, sono responsabili dell’inquinamento delle
città in inverno. Emettono contaminanti ossidi di zolfo e e ossidi di carbonio e corpuscolati. I fattori
che influiscono sono i tipi di combustibili ( tenore di zolfo), intensità della combustione (esiste una
legge che regola i tempi di utilizzo del riscaldamento pubblico e condominiale, la durata giornaliera
e la temperatura) , efficienza dell’impianto (caldaia),
 industrie. Sono sorgenti fisse, la concentrazione degli inquinanti è localizzata e legata ai cicli di
lavorazione. Vengono emessi ad altezze elevate. Determinano effetti sulla salute di tipo cronico e
solo in casi eccezionali di tipo acuto (sono se ci sono incidenti rari). I contaminanti principali sono
ossidi di zolfi, azoto, fluoro solventi e metalli pesanti.

Principali inquinanti atmosferici. Sono costituiti da particelle solide, goccioline di liquido e sostanze allo
stato gassoso miscelate tra loro. I solidi sono allo stato di aerosol, e quindi non tendono a sedimentare,
finché non raggiungono grandi dimensioni. Vengono divisi in primari e secondari. Sono presenti in quantità
diverse in relazione alle fonti, alle condizioni metereologiche e alle reazioni secondarie che avvengono
nell’aria:

 Ossidi di azoto NO e NO2 – sorgenti tutti i processi di combustione, ma il maggior contributo è dato
dal traffico autoveicolare, soprattutto quelli a diesel pesanti e a seguire benzina e diesel leggeri. NO
si trasforma in NO2 a opera di processi fotochimici. Effetti sulla salute: riduce la funzionalità
respiratoria e la capacità polmonare, nel sangue può formare metaemoglobina.
 monossido di carbonio CO – è il contaminate più importante prodotto dall’attività umana. La
sorgente sono i processi di combustione in carenza di ossigeno, situazione che si verifica in vario
grado nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento e industriali. Si lega all’emoglobina nel

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sangue perché ha un affinità molto superiore, ha effetto su sistema cardiovascolare, sistema
nervoso e feto. Favorisce lo sviluppo di ischemia miocardico. Può causare morte se respirato in
ambienti CHIUSI.
 Biossido di zolfo SO2 – la sorgente è data uso di combustibili fossili ( carbonio e derivati del
petrolio). Le emissioni si sono ridotte negli ultimi anni. Causa le piogge acide.
 Ozono O3 – sorgenti: è presente nella stratosfera, e ha un ruolo protettivo ,perché scherma le
radiazioni uv. L’ozono nella troposfera è molto dannoso, è un inquinante secondario, si forma per
azione delle radiazioni solari su altri contaminati presenti nell’atmosfera, ossidi di azoto e
idrocarburi, smog fotochimico (maggiore in estate perché è maggiore l’irradiazione). È un
ossidante. Penetra nelle vie respiratorie, causa irritazione di occhi e mucose.
 Benzene C6 H6 , le sorgenti sono emissioni dei veicoli a motore e perdite per evaporazione durante
la lavorazione, lo stoccaggio, la distribuzione dei prodotti petroliferi. Effetti sulla salute: è
cancerogeno.
 Inquinanti corpuscolati o particellari – si ritrovano sotto forma di aerosol o polveri sedimentabili.
Sono le polveri sospese o materiale particellato PM classificato in base alle dimensioni (quelle sotto
il 10 micron sono respirabili, danneggiano gli alveoli, carbone e amianto) , il piombo e l’idrocarburi
policiclici aromatici IPA.
 CFC – clorofluorocarburi. Venivano utilizzati per la refrigerazione, sono i responsabili deli danni allo
strato di ozono, perché vengono demoliti dai raggi uv liberando cloro.
 Piombo. La fonte principale sono il traffico e le industrie. Le emissioni si sono ridotte grazie
all’utilizzo di marmitte catalitiche. Danneggia gli alveoli e se si lega al sangue causa saturnismo.
Viene assorbito soprattutto nel tratto gastrointestinale, perché inquina acque e terreni.
 IPA idrocarburi policiclici aromatici. Es. benzopirene, sono presenti soprattutto nei combustibili e
la sorgente sono gli autoveicoli in cui l’integrità del motore è compromessa.

Gli inquinanti possono essere divisi in primari e secondari: gli inquinanti primari sono emessi direttamente
nell’atmosfera come tali, poi subiscono delle modifiche nell’atmosfera, per reazione tra loro o reazione
catalizzate dalle radiazioni solari, e diventando inquinanti secondari, spesso hanno una tossicità maggiore.
Emissione e immissione. Sono due concetti diversi. Emissione è la quantità di inquinante primario prodotto
dalla sorgente e versato nell’aria, misurato a livello della fonte stessa . L’Immissione è la misura
dell’inquinante a livello del suolo, ovvero all’altezza circa di 1,50.

La presenza del gradiente termico nell’atmosfera determina la presenza di un fenomeno chiamato


conversione termica, un fenomeno naturale che si presenta quando la temperatura diminuisce di un grado
ogni 100 metri di quota. È dovuto all’irraggiamento solare, perché i raggi colpiscono la terra e vengono
riflessi, disperdendo energia, man mano che si allontanano della superficie terrestre. Il riscaldamento
dell’aria è dovuto principalmente al suolo che si riscalda assorbendo le radiazioni solari. La conversione
termica crea una condizione di instabilità che favorisce le correnti ascensionali. L’aria vicino al suolo è più
calda e tende a salire. La dispersione dei contaminati in queste condizioni è facilitata perché tendono a
salire perché incontrano aria fredda e quindi si disperdono nell’atmosfera. La conversione termica può
essere sostituito da un fenomeno sempre naturale chiamato inversione termica. Se questo si verifica in
zone ad alto inquinamento i contaminanti anziché disperdersi tendono a concentrarsi e forma quello che
viene chiamato comunemente chiamato “smog”. Lo smog è un tipo di inquinamento dovuto a un
fenomeno di inversione termica. Esistono due tipi di smog a loro volta legati a due tipi di inversione termica
differenti.

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 Inversione termica con base al suolo o da radiazione. È un fenomeno naturale che si verifica
soprattutto d’inverno nelle prime ore del mattino, in presenza di neve o gelate, in zone geografiche
che presentano degli avvallamenti e sono frequentemente soggetti a nebbia (perché il vapore
acqueo vicino al suolo condensa). Il suolo molto freddo non riesce a riflettere correttamente i raggi
solari, quindi l’aria a livello del suolo rimane fredda, mentre gli strati d’aria superiore sono più caldi.
Si ha una situazione inversa. Se questo fenomeno avviene in una zona inquinata blocca la
dispersione degli inquinanti quando incontrano l’aria calda. Questo smog è detto smog riducente o
smog di Londra, ed è composto soprattutto da anidride solforosa e inquinanti corpuscolati. Molto
dannoso per l’uomo. La fonte causale predominante sono gli impianti termici.
 Inversione termica con base in quota o da stasi. Significa che il punto in cui la temperatura dell’aria
diventa più calda è in quota. Avvien in città che si trovano affacciate su mari e laghi e che sono
circondate da montagne. Le brezze che arrivano dal mare o dai laghi si bloccano in quota perché
non riescono a superare la montagna quindi si crea una zona ad alta pressione e ad alta
temperatura. Generalmente la zona di aria più calda è circa a 800 metri. Per un pezzo si ha una
zona di normale conversione termica mentre poi l’aria diventa più calda causando un blocco nella
dispersione degli inquinanti. Questa situazione si verifica soprattutto con climi caldi, nelle ore più
calde della giornata. Viene chiamato smog ossidante o smog di Los Angeles. Gli inquinanti
principali sono gli ossidi di azoto, che sono prodotti per azione dei raggi solari sugli inquinanti
provenienti dal traffico autostradale, per questo viene chiamato smog fotochimico (la California
presenta una notevole rete stradale.) la maggior parte dei composti misurati in emissione sono
composti secondari.

L’inquinamento atmosferico causato dallo smog è dannoso sulla salute dell’uomo e degli animali,
determina effetti negativi sul clima, sulle piante, e sui monumenti.

Effetti sul clima. Effetto serra, effetto frigorifero e effetto uv (sull’ozono).

1. Effetto frigorifero, serve a bilanciare l’effetto serra. È dovuto alla emissione di particelle
nell’atmosfera che fanno da schermo alle radiazioni solari, che non arrivano alla superficie terrestre
impedendo il riscaldamento, quindi causano una diminuzione della temperatura.
2. L’effetto uv riguarda l’ozonosfera che viene danneggiata da sostanze come gli ossidi di azoto e i
clorofluorocarburi CFC . lo strato di ozono diminuisce di spessore, e causa una maggiore
penetrazione de i raggi uv a bassa lunghezza d’onda, con potere mutageno.
3. L’effetto serra è dovuto alla presenza di CO2 che serve alla riflessione dei raggi solari che ritornano
nella superficie terrestre , causando ulteriore riscaldamento e quindi aumento di temperatura. È
dovuto alla presenza anche di altri gas, detti gas serra, le cui emissioni sono controllate da vari
protocolli come quello di Kyoto.

Effetti sulla vegetazione. Le piogge acide danneggiano le foglie, riducendo l’efficienza della fotosintesi, e
l’apparato radicale, riducendo l’efficienza dell’assorbimento di nutrienti, perché rendono acido il suolo.
Anche il pulviscolo e le particelle corpuscolate presente nell’atmosfera può ridurre l’efficienza della
fotosintesi, perché riduce la quantità di luce. Anche anidride solforosa direttamente come gas viene
assorbita dalla pianta e interferisce con una fase della fotosintesi.

 Effetti sugli animali. Le piogge acide possono danneggiare alcune specie acquatiche alla base della
catena alimentare, oppure vengono danneggiati dai pulviscoli. Inoltre possono assumere alimenti

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contaminati. Es. presenza di piombo nel latte, che deriva dalla coltivazione di foraggi in zone
altamente inquinate o ad alta densità di traffico.

Effetti sull’uomo. Effetto di tipo acuto ed effetto di tipo cronico. Il bersaglio principale è l’apparato
respiratorio, ma alcuni inquinanti raggiungono il sangue e possono causare danni al sistema
cardiovascolare. I principali inquinanti danno si per l’uomo sono l’anidride solforosa e gli ossidi di azoto.
L’anidride solforosa danneggia l’epitelio ciliato del tratto respiratorio, un importante mezzo di difesa verso
gli inquinanti corpuscolati verso patogeni, che in assenza di questa protezione giungono ai polmoni e quindi
agli alveoli. Il biossido di azoto possiede un azione irritante della mucosa ma è anche in grado di legarsi
all’emoglobina, quindi impedisce il legame con l’ossigeno e causa una sensazione di mancanza d’aria.

 Effetti acuti a breve termine: si verificano in condizioni particolari, sono causate da grandissime
quantità di inquinanti.
 Effetti cronici o a lungo termine. Sono dovuti ad una esposizione continua a piccole concentrazioni
di inquinanti. I sintomi delle patologie si manifestano dopo tanti anni e quindi risulta difficile
identificare la causa attraverso gli studi epidemiologici.

Prevenzione dell’inquinamento atmosferico. Ha principalmente due bersagli : riduzione delle emissioni e


controllo delle immissioni. Cosa significa contenere le immissioni? Attraverso i controlli delle immissioni per
evitare che si superino dei valori soglia, in modo da agire immediatamente cercando di bloccare il traffico,
come avviene regolarmente nelle città industriali molto inquinate. A livello degli inquinanti da impianti
termici si può agire sulla manutenzione e sul tipo di combustibile, a livello industriale si può agire cercando
di scegliere una collocazione adeguatamente distante e alternando cicli produttivi

Smaltimento dei rifiuti liquidi per la tutela dell’acqua.

L’acqua dopo essere stata utilizzata dall’uomo in tutte le sue diverse necessità ritorna nel ciclo naturale
contaminata con diversi materiali di rifiuto. I rifiuti liquidi sono suddivisi in Classificazione dello scarico.

 Acque reflue domestiche provenienti da insediamenti di tipo residenziale derivanti dal


metabolismo umano e da attività domestiche.
 Acque reflue industriali scaricate da edifici o impianti che svolgono attività commerciali. e acque
reflue urbane

Vecchie definizioni di rifiuti liquidi: Acque nere(feci e urine e domestiche) e acque bianche (meteoriche, e
acque di lavaggio stradale e fontane), acque industriali, agricole e ospedaliere che contengono sostanze
nocive per la salute.

Abitante equivalente o carico organico biodegradabile dello scarico:  la quantità di sostanze
organiche biodegradabili, derivate da un'utenza civile o assimilabile a questa, convogliate
in fognatura nell'arco temporale di un giorno (24 ore) cui corrisponde una richiesta biochimica di
ossigeno a 60 grammi di O2 al giorno . Tabella di conversione abitanti equivalente. È l’unità di misura
fondamentale per la scelta e il dimensionamento corretto dei sistemi di trattamento di reflui nelle case,
nelle scuole, negli alberghi, ditte e uffici, ristoranti.

Allontanamento dei rifiuti liquidi. Nelle città ci sono le fognature dinamiche, convogliate verso un impianto
di depurazione lontano dal luogo di produzione, mentre nei piccoli paesi o per la case isolate si usano le
pozze settiche o fognature statiche. le fognature possono avere tre tipi di struttura: unitario, doppio o
misto. il sistema unitario (unica canalizzazione) mischia acque piovane e acque domestiche, ha come rischio
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la possibilità di avere un sovraccarico in caso di pioggia eccessiva (i tubi potrebbero non reggere la
pressione) e possibilità di ristagno nei tubi in caso di carenza di pioggia. Nel sistema separato si utilizzano
due canalizzazioni differenti per le acque bianche e per le acque nere, e nel sistema misto (scaricatori di
piena) il tubo possiede delle finestrelle nella parte superiore per permettere la dispersione dell’acqua
piovana in corsi d’acqua.

Cosa si intende per smaltimento dei liquami? (domanda frequentissima) Significa trattare il liquame per
renderlo innocuo per l’ambiente e per l’uomo, in modo che possa essere riemesso nel corpo idrico. Lo
smaltimento può essere naturale (usato soprattutto nel passato) che consiste nell’emissione nell’ambiente
senza trattamenti del liquame o artificiale. Il liquame va incontro e mineralizzazione grazie ai
microorganismi della flora microbica presenti nel liquame stesso che attuano ossidazioni e fermentazioni.
Quindi l’uomo deve incentivare l’attività della flora microbica. Può essere aerobia ossidativa che attua una
mineralizzazione completa e rapida in 20gg, mentre quella anaerobica fermentativa (o putrefattiva) causa
mineralizzazione lenta e incompleta, produce prodotti di scarto.

Lo smaltimento dei liquami nei piccoli centri avviene nelle fosse settiche o nelle vasche Imhoff nelle quali
sedimenta in fango. Sono costituite da due compartimenti dove il liquame sedimenta in tre strati: quello
superiore è detto crostone o schiuma ed è costituito da grassi e detriti, lo strato intermedio è il liquido
decantato, e quello finale è il fango. Il liquido intermedio viene raccolto in un pozzo perdente edificato su
terreno permeabile e lontano da falde acquifere. Per i liquami provenienti dal centro urbano lo
smaltimento è costituito da due trattamenti primari e secondari.

Valutazione delle caratteristiche dei liquami. Prima della trattazione bisogna verificare se

 1-solidi sedimentabili, utilizzando i coni di Imhoff, che hanno capacità di 2 litri per un tempo di 2h
 BOD o biochemical oxygen demand, quantità di O2 necessaria alla flora microbica per
metabolizzare le sostanze organiche. A fine trattamento è basso e indica che il liquame è depurato.
 COD.

Schema di trattamento delle acque reflue urbane e domestiche. I trattamenti primari sono sequenziali e
tutti necessari, secondari che sono specifici e alternativi (se ne fa solo uno) e terziario o avanzato, che
assicura un ulteriore depurazione ma non è obbligatorio.

 Il trattamento primario è un trattamento di preparazione per quello secondario che è quello più
importante in cui avviene la mineralizzazione. Allontana dal liquame il materiale grossolano e fa si
che avvenga la sedimentazione del liquame con la formazione del fango primario. Comprende
trattamenti di tritatura, sgrassatura, dissabbiatura, e sedimentazione primaria, servono a eliminare
tutto quello che potrebbe disturbare l’attività della flora microbica. La grigliatura- si pratica
attraverso una griglia grossolana sistemata all’interno del pozzetto di ingresso del liquame. Ha il
compito di bloccare i corpi più voluminosi (stoffa, carta, vetro, rami) mentre la microgrigliatura
realizza la separazione di solidi di diametro superiore a 2 millimetri. La dissabbiatura consiste nella
rimozione della sabbia (inorganica) che potrebbero causare abrasione e usura dei dispositivi
meccanici e causare peggioramento nella composizione dei fanghi. La sgrassatura non viene fatta a
is arenas , serve a impedire che un eccessiva concentrazione di grassi impedisca la diffusione
dell’ossigeno. Infine si effettua il trattamento di sedimentazione primaria- questa fase mira a
separare dal liquidi i solidi sospesi sedimentabili per gravità in tempi brevi a seconda delle scelte del
processo. Le vasche possiedono un fondo a U. Avviene la separazione delle due linee acqua e
fango. Il tempo di sedimentazione varia dalle 2 alle 4 h, non più tempo perché altrimenti gli
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anaerobi potrebbero iniziare a fermentare., perché la vasca è molto alta e nel fondo c’è poco
ossigeno.
 Trattamento secondario di depurazione biologica. Avviene la mineralizzazione della sostanza
organica mediante processi ossidativi microbici. Può essere di tre tipi a letti batterici a contatto,
percolatori (ormai in disuso) a fanghi attivi che è quello più utilizzato. Chiamato sistema a fanghi
attivi. Grazie al calcolo del BOD viene aggiunto in un bacino d’aerazione una quantità di ossigeno
necessaria per l’ossidazione. In questa fase si formano i cosiddetti fiocchi di fango, una schiuma che
rappresenta milioni di microrganismi tenuti insieme da una sostanza gelatinosa in sospensione nel
liquame. Dopodiché passa alla vasca di sedimentazione secondaria, col fondo a u, dove avviene la
separazione tra liquido che ormai è diventato acqua e i fanghi secondari. I fanghi secondari sono
sempre fanghi attivi perché sono ricchi di microrganismi vivi che si sono appena nutriti e
moltiplicati, possono essere riutilizzati , dove viene ulteriormente ossigenato e convogliati
nuovamente nella vasca di aerazione, altrimenti vengono smaltiti in discarica o usati come
fertilizzanti. L’acqua depurata viene indirizzata verso i trattamenti terziari. I fanghi attivi. Sono
ricchi di microrganismi, soprattutto batteri (denitrificanti, fosforo accumulanti, batteri filamentosi
che formano i fiocchi di fango) ma anche protozoi e metazoi come rotiferi e nematodi. Analizzando
i fanghi si verifica la presenza di tutti questi microrganismi, la loro assenza può indicare ossigeno
insufficiente o presenza di patogeni.
 Il trattamento terziario comprende tutte le operazioni da effettuare per poter riutilizzare il
liquame. È necessario per l’utilizzo di queste acque per l’agricoltura (denitrificazione
desolfatazione) altrimenti per eliminarle nell’ambiente viene effettuata solo disinfezione. La
disinfezione utilizza ipoclorito di sodio al 13 % addizionata all’acqua finché non viene ossidata tutta
l’ammoniaca e un residuo di cloro rimanga in soluzione, per abbattere i microrganismi. Uscito dalla
vasca di clorazione viene convogliato in un canale recettore finale (a Cagliari è il canale di
Terramaini). Mentre il trattamento dei fanghi consiste in una essicamento che porta alla
formazione di una sorte di polvere che può essere usata in agricoltura, oppure in discarica o
all’inceneritore ( è un rifiuto solido).

Rifiuti solidi

Lo smaltimento è regolamentato dal Decreto ronchi n22 del 1997. Ha recepito le direttive europee sui
rifiuti, sui rifiuti pericolosi, sugli imballaggi, sui rifiuti di imballaggi. Si occupa di raccolta, trasporto e
trattamento dei rifiuti. Il dl 152 del 2006 affronta le difficoltà trovate dal decreto ronchi .

I rifiuti solidi vengono divisi in base alla provenienza e in base alle caratteristiche:

 Rifiuti urbani o rifiuti speciali


 Rifiuti pericolosi o rifiuti non pericolosi

I rifiuti urbani sono tutti quelli di origine domestica, quelli provenienti dalle strade, nelle spiagge e i rifiuti
vegetali. I rifiuti speciali sono quelli derivati da attività sanitarie, attività commerciali, attività agro-
industriali, i veicoli a motore, macchinari e apparecchi deteriorati. I rifiuti tossici o pericolosi sono quelli che
contengono sostanze nocive per la salute dell’uomo o per l’ambiente.

 I componenti dei rifiuti urbani. 30% residui alimentari 23% carta e cartone 11§% plastica vetro 6%
stracci 4 % potature 4% metalli 3% legno 2 % sottovaglio (polveri) 9%. Quanto tempo ci mette la
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natura per degradare i rifiuti? Fazzoletti di carta e resti di frutta 3 mesi. Sigaretta 1-2 anni.
Fiammiferi 6 mesi. Gomme da masticare 5 anni.

Definizione di rifiuto solido. Qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nel catalogo
CER di cui il detentore si disfi o sia obbligato a disfarsi. Codice europeo del rifiuto (CER). Primi due numeri
indicano la categoria o attività che genera i rifiuti. Secondi due numeri indica il processo produttivo che
genera il rifiuto. Terzi numeri identificano il singolo rifiuto. Negli ultimi decenni la quantità di rifiuti era
aumentano notevolmente e diventava impossibile smaltirli tutti. I rifiuti solidi attraverso la raccolta
differenziata possono essere riutilizzati prima di essere “trattati” al contrario dei rifiuti liquidi. I rifiuti
possono essere recuperato in modo prioritario attraverso il riuso, attraverso il riciclo, attraverso il recupero
energetico. Solo ciò che non può essere recuperato deve essere smaltito nelle discariche e quindi distrutto
attraverso l’inceneritore. Per ottimizzare questo processo è obbligatoria la racconta differenziata.

 Smaltimento: ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza un materiale un


oggetto dal circuito economico o di racconta.
 Recupero: operazioni che utilizzano rifiuti per generare materie prime secondarie, combustibili o
prodotti, attraverso trattamenti meccanici.

Lo smaltimento dei rifiuti avviene attraverso quattro fasi: raccolta, cernita, trasporto e trattamento.

 Raccolta dei rifiuti solidi. Spetta all’organizzazione comunale, avviene attraverso bidoni, cassonetti
e campane, in modo da evitare lo sviluppo di odori e che richiamino mosche o ratti. Cosa si
recupera: pila e recupero, plastica, carta, umido, vetro, alluminio.
 Cernita, è il processo di separazione dei rifiuti, adeso avviene a livello domestico, altrimenti veniva
effettuato parzialmente a livello industriale. Sardegna 45% di raccolta differenziata, superando il
35% previsto.
 Trasporto attraverso autocompattatori e minicompattatori fino ai centri di trattamento.
 Trattamento. Può avvenire in due modi diversi: Smaltimento in discarica controllata, ha lo scopo
di rendere innocui i rifiuti. Trattamento di recupero: riciclaggio, compostaggio e produzione di
RDF o di energia a partire dall’incenerimento.

Decreto legislativo 13 gennaio 2003 n 36  “il presente decreto stabilisce requisiti operativi e tecnici per i
rifiuti e le discariche, misure, procedure e orientamenti tesi a prevenire o a ridurre il più possibile la
ripercussioni negative sull'ambiente, in particolare l'inquinamento delle acque superficiali, delle acque
sotterranee, del suolo e dell'atmosfera, e sull'ambiente globale, compreso l'effetto serra, nonché i rischi per
la salute umana risultanti dalle discariche di rifiuti, durante l'intero ciclo di vita della discarica”. L'UE dà
questa indicazione: "L'uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato deve essere assolutamente
evitato." L'Unione Europea ha tra l'altro stabilito, con la direttiva 99/31/CE, che in discarica debbano finire
solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in sostanza, dando priorità
al recupero, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento dei
rifiuti. 

Diverse categorie di discariche.

 Discariche per rifiuti inerti. Possono essere ammessi esclusivamente i rifiuti inerti che soddisfano i
criteri della normativa vigente (sostane inorganiche che non si decompongono, vetri, ceramiche,
residui edilizi).

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 Discariche per rifiuti pericolosi. Sostanze radioattive, rifiuti sanitari a rischio infettivo e rifiuti a
rischio chimico.
 Discarica controllata per rifiuti non pericolosi (sono i rifiuti domestici che non è possibile
recuperare) Serve a ridurre gli effetti nocivi dei rifiuti e consente la mineralizzazione delle sostanze
degradabili.

Studi preliminari. Ricerca della localizzazione dell’area. Cave argilla o sabbia; terreni improduttivi o
malsani). Studio idrogeologico ( tipo di terreno ,falde acquifere, piovosità), possibilmente dovrebbe essere
un terreno impermeabile. Come funziona una discarica. Una discarica moderna deve essere realizzata
secondo una struttura a barriera geologica in modo da isolare i rifiuti dal suolo e in grado di riutilizzare i
biogas prodotti come combustibile per generare energia. Se la discarica è progettata e costruita
correttamente, i rifiuti devono comunque rimanere sotto osservazione per almeno 30 anni dopo la sua
chiusura. Nel frattempo l'area è utilizzabile per altri scopi. In genere il terreno superficiale viene utilizzato
per la piantumazione, quando la discarica è piena e arriva a livello del terreno dovrebbe essere ricoperta da
terreno fertile e a distanza di 30 anni utilizzata come parco o area verde cittadina ). Si utilizzano recinzioni e
schermi mobili e dei teli che isolino il terreno. I rifiuti sono triturati e compattati in cubi e trattato con
disinfettante per non essere raggiunto da vettori (ratti mosche ecc.). Il percolato. Liquido che deriva dalla
decomposizione dei rifiuti , mischiata all’acqua piovana. Deve essere impedito che vada a contatto con il
terreno utilizzando dei teli che lo raccolgono e attraverso delle pompe a immersione viene captato e lo
portato allo smaltimento dei rifiuti liquidi. Biogas. CO2 e metano prodotti dalla mineralizzazione dei rifiuti
operata da microrganismi aerobi e anaerobi. Può essere recuperato come combustibile oppure bruciato,
attraverso dei sistemi di captazione.

Incenerimento o termovalorizzazione. Utilizza delle temperature molto alte e non produce sostanze
inquinanti come una normale combustione, ma solo acqua e CO2, grazie alla presenza di sistemi di
rimozione degli inquinanti. Però in realtà spesso produce delle nano-particelle dannose. Sono diversi a
seconda del tipo di forno a griglia, gassificazione e pirolisi, a tamburo rotante, il più moderno con
trattamento al plasma. La temperatura va dai 1200° ai 20000°C. Le ceneri vengono poi smaltite nei rifiuti
inerti. Esistono rifiuti con obbligo di discarica o obbligo di incenerimento. Come funziona un
termovalorizzatore? Utilizza come combustibile RDF o CDR in balle che viene inserito in una vasca, e poi
posizionato nel forno. Una corrente d’aria viva tiene attiva la combustione, i rifiuti pesanti come metalli e
pietre precipitano sul fondo vengono raffreddati e inviati in discarica. I fumi vengono raccolti per essere
trattati. Il calore prodotto viene utilizzato per produrre vapore da cui ricavare energia termica o elettrica.

RDF. Sigla di refuse derived fuel, usata in ambito internazionale per indicare un combustibile ottenuto dai
rifiuti solidi urbani (e materiali assimilati) tramite opportuni trattamenti atti ad aumentarne il potere
calorico e ridurne il contenuto di metalli, vetri, inerti e materiale putrescibile. Questo tipo di combustibile è
più adatto all’impiego in processi di combustione e di gassificazione rispetto ai rifiuti tali e quali. Può essere
utilizzato in centrali termoelettriche in miscela con il carbone. I rifiuti adatti (soprattutto le plastiche con
alto potere combustibile) prendono il nome di residuo secco combustibile, vengono triturati e aggregati in
grossi blocchi chiusi in vari strati di pellicola che formano le ecoballe. RDF è chiamato anche CSS,
combustibile solido secondario o CDR, combustile derivato dai rifiuti.

Compostaggio. O biostabilizzazione permette il recupero della frazione organica. È un processo di


decomposizione biologica e controllata compiuto da flora microbica aerobia e termofila. Comprende tre
fasi: 1)meccanica, consiste nello sminuzzamento e triturazione 2) biologica, si sviluppa flora aerobia e

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termofile, attraverso umidificazione e ossigenazione 3)raffinazione, il prodotto ottenuto viene fatto
maturare. Compost fresco 2-4 mesi. Compost proto 5-7 mesi. Compost maturo 8-12 mesi.

Gestione integrata dei rifiuti . piramide di


importanza: 1) riduzione di produzione 2)recupero
di materia 3)recupero di energia 4)discarica
(nessun recupero).

Smaltimento di rifiuti speciali- pericolosi.

I rifiuti speciali ospedalieri a rischio infettivo


vengono sottoposti a disinfezione e trasporto con
le stesse metodiche di “trasporto di merci pericolose”. Dopodiché avviene la termodistruzione in impianti
autorizzati. Mentre per i rifiuti industriali tossico-nocivi vengono contenuti in fusti che recano targhe o
etichette con la sigla che indica la pericolosità (infiammabile, esplosivo ecc.), trasportati con mezzi adeguati
e con la targa con la R. lo smaltimento avviene nelle discariche apposite per rifiuti pericolosi o attraverso
incenerimento.

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