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ANATOMIA

L’ANATOMIA è la scienza che studia la conformazione e la struttura degli organismi viventi i cui elementi
costitutivi sono atomi e molecole, che combinandosi, costituiscono le cellule. Queste sono le più piccole
unità viventi e differiscono tra loro per la loro struttura e di conseguenza per le funzione che svolgono,
anche se chiaramente tutte le cellule presentano le stesse caratteristiche strutturali e funzioni di base.
Gruppi di cellule con stessa struttura e funzione costituiscono i tessuti. Differenti tessuti poi si aggregano a
formare gli organi. Organi che svolgono funzioni correlate formano gruppi di lavoro che prendono il nome
di sistemi o apparati. La differenza risiede nella derivazione embriologica degli organi che li vanno a
costituire:
 I sistemi sono costituiti da organi che presentano analogie strutturali e funzionali e che hanno la
stessa modalità di derivazione embriologica. Un esempio è dato dal sistema nervoso.
 Gli apparati sono costituiti da organi che cooperano alle stesse funzioni ma hanno derivazione
embriologica diversa. Ad esempio: app. locomotore, cardiovascolare, digerente respiratorio,
urinario, genitale, endocrino.
L’anatomia comprende una serie di aspetti. Si può parlare di:
 Anatomia macroscopica cioè lo studio delle strutture anatomiche che possono essere viste senza
l’aiuto del microscopio, semplicemente tramite l’osservazione diretta (con gli occhi) delle diverse
strutture.
Lo studio macroscopico comprende degli aspetti diversi:
o Anatomia sistematica  cioè lo studio degli apparati che compongono il corpo umano,
studio dei sistemi
o Anatomia topografica  cioè lo studio delle regioni del corpo.
Es. se prendiamo il collo trovo degli organi che fanno parte dell’apparato respiratorio
(laringe), digerente (faringe, la prima parte dell’esofago), endocrino (la tiroide), circolatorio
(i vasi).
Quando si ha un approccio di tipo topografico si ha che in quella parte del corpo si trovano
organi che fanno parte di apparati diversi. Lo studio topografico richiede dunque delle
conoscenze sistematiche e viceversa.
 Anatomia microscopica/istologia che si occupa dello studio dell’organo a livello della sua struttura
(es. quali tessuti costituiscono lo stomaco). Include l’istologia (studio dell’organizzazione dei
tessuti) e la citologia (studio delle cellule).
 Anatomia clinica che fa riferimento alla proiezione degli organi sulla superficie. È fondamentale per
conoscere la posizione anatomica di un organo o la postura di tutto il corpo. Fa riferimento ai dati
di anatomia che possono servire al clinico.
Es. se prendiamo il fegato dobbiamo sapere dove il fegato proietta sulla superficie per fare una
ecografia.

Per identificare le diverse regioni o sedi dell’organismo il corpo va collocato nella cosiddetta posizione
anatomica.
La posizione anatomica è una posizione retta con la faccia rivolta in avanti, il palmo della mano in avanti
(arto superiore) e la pianta del piede indietro.
Partendo da questa posizione studiamo dei termini anatomici. Per definire la posizione di una parte del
corpo rispetto ad un’altra, o la collocazione di strutture ed organi specifici, vengono utilizzati altri termini di
posizione clinici relativi al corpo umano:
 Ortostatismo  posizione eretta
 Clinostatismo  posizione distesa, orizzontale. Possiamo avere un decubito supino (faccia in su),
decubito prono (faccia in giù) e decubito laterale (di lato).
Nei termini anatomici distinguiamo i termini di posizione e termini di movimento.
I termini anatomici di posizione permettono di ottenere ulteriori informazioni sulla localizzazione delle
diverse porzioni del corpo in relazione a 3 tipi di piani anatomici disegnati sul corpo in posizione anatomica:
Piano Sagittale, Piano Frontale e Piano Trasversale.
 Il Piano sagittale (o anteroposteriore): ha uno sviluppo antero-
posteriore, e verticalmente divide il corpo in due metà
simmetriche dette antimeri, di fatto questo è un piano di
simmetria. Il termine sagittale deriva dalla denominazione della
sutura sagittale del cranio.
 Il Piano frontale (o latero-laterale): ha uno sviluppo latero-
laterale. È anch’esso verticale, perpendicolare al precedente e
parallelo alla fronte.
 Il Piano trasversale: ha uno sviluppo orizzontale. È trasversale
rispetto agli altri due. Se ne individuano tanti, tutti paralleli tra
loro.

Il piano sagittale, chiamato anche anteroposteriore, ha uno


sviluppo antero-posteriore perché decorre dall’avanti all’indietro,
è un piano che divide verticalmente il corpo in due metà
simmetriche, una destra e una sinistra, chiamate antimeri. Perciò
questo è chiamato anche piano di simmetria o piano sagittale
mediano che è solo uno. In realtà possiamo disegnare più piani
sagittali tutti paralleli tra loro chiamati piani paramediani cioè
paralleli e vicini al piano sagittale mediano.
Il piano sagittale. Una testa sezionata con il piano sagittale
mediano, è una testa divisa in due metà.
Dato che ci sono più piani paramediani, bisogna definire 2
aggettivi che vadano ad indicare la posizione dell’organo rispetto al piano e sono:
 Mediale  organo più vicino al piano sagittale mediano;
 Laterale  organo più lontano al piano sagittale mediano.
Facendo riferimento agli arti, invece, questi due aggettivi vengono sostituiti da:
 Prossimale (equivalente di mediale);
 Distale (equivalente di laterale).
Nell’arto superiore abbiamo braccio, avambraccio e mano. L’avambraccio rispetto alla mano è prossimale
mentre rispetto al braccio è distale.
Il piano sagittale, siccome divide il corpo in due metà pressoché simmetriche, ci permette di usare altri due
aggettivi che si usano quando si vanno a definire gli organi, cioè:
 Pari  se è rappresentato in entrambi gli antimeri (es. occhi, reni, polmoni..)
 Impari  quando ce n’è solo uno (es. cuore)

Il piano frontale è anch’esso un piano verticale, perpendicolare al sagittale e parallelo alla fronte con
sviluppo latero-laterale.
Il piano frontale ha due facce:
 Ventrale o anteriore: tutto ciò che sta in avanti al piano che prendo in considerazione;
 Dorsale o posteriore: tutto ciò che sta dietro al piano che prendo in considerazione.
Se prendiamo in considerazione la mano la faccia anteriore è detta palmare mentre quella posteriore
dorsale. Nel piede, invece, si invertono le cose perché il dorso è anteriore e la pianta è posteriore.
Il piano trasversale è orizzontale e perpendicolare agli altri due. Divide il nostro corpo orizzontalmente e,
tutto quello che si trova sopra questo piano è superiore mentre tutto quello che si trova sotto è inferiore.
Gli aggettivi quindi sono superiore e inferiore ma ci sono anche dei sinonimi. Dunque, in sintesi:
 Superiore (o cefalico o craniale o rostrale)
 Inferiore (o caudale)

I termini di movimento nascono dall’asse sul


quale si svolge quel determinato movimento che
stiamo considerando. Abbiamo:
 L’asse trasversale cioè l’asse in cui si
incontrano il piano frontale e
trasversale.
Il movimento su questo asse può essere
di:
o Flessione  la parte in
movimento si avvicina all’asse
(si allontana dal piano frontale)
o Estensione  la parte in movimento si allontana dall’asse (si avvicina al piano frontale).
 L’asse sagittale cioè l’asse in cui si incontrano piano sagittale e piano trasversale.
Se si parla di tronco e testa (rachide) si ha l’inclinazione laterale.
Se si parla di arti abbiamo:
o Adduzione  la parte in movimento si avvicina al piano sagittale
o Abduzione  la parte in movimento si allontana dal piano sagittale (l’arto si allontana dal
corpo).
 L’asse verticale cioè l’asse in cui si incontrano piano frontale e piano sagittale.
Se parliamo di tronco e testa (rachide) abbiamo la torsione.
Se parliamo di arti abbiamo una rotazione.
Partendo dalla posizione anatomica possiamo parlare di:
o Rotazione esterna o extra-rotazione  se la parte in rotazione si avvicina al piano frontale.
o Rotazione interna o intra-rotazione  se la parte in rotazione si avvicina al piano sagittale.
Se si parla di avambraccio, il quale non si riesce a ruotare tutto se è in estensione, abbiamo:
pronazione cioè rotazione verso l’interno e supinazione cioè rotazione verso l’esterno.

LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE DEL CORPO UMANO: L’organismo umano può essere studiato a diversi livelli,
si parte dal:
 Livello atomico: il quale include gli atomi. Questi combinandosi formano le molecole e si passa così
al livello molecolare.
 Livello molecolare: le molecole combinandosi tra loro danno luogo a diversi miliardi di cellule. Si
passa così al livello cellulare.
 Livello cellulare e spazi intracellulari
 Livello degli organi
 Livello di apparati e sistemi
 Livello dell’organismo

Apparato = insieme di organi che cooperano ed hanno struttura e funzioni diverse.


(Es apparato digerente è lunghissimo infatti inizia dall’orifizio orale e termina a quello anale. È formato da
tutta una serie di organi che hanno origini biologiche diverse. Inoltre, non si può descrivere con una sola
parola la funzione dell’apparato digerente perché ci sono organi che provvedono alla masticazione, organi
che provvedono alla digestione.).
Sistema = formato da organi con origine biologica e funzioni comuni.

Prima di studiare apparati e sistemi dobbiamo avere un’idea sugli organi e sulla loro classificazione. Però
prima di questo dobbiamo ricordare i tessuti che entrano nella costituzione degli organi.
Il compito dell’istologia è studiare le cellule e i vari spazi intracellulari ovvero i tessuti.
Ci sono vari tipi di tessuti:
 Epiteliali;
 Connettivali;
 Muscolari;
 Nervosi.

Il TESSUTO EPITELIALE è costituito da cellule strettamente adese e può essere deputato o al rivestimento di
una superficie o alla secrezione di ghiandole. Pertanto si distingue in: Epitelio di Rivestimento ed Epitelio
Ghiandolare.
 L’Epitelio di rivestimento è costituito da cellule che stanno a lungo contatto (sono vicine tra loro).
L’epitelio di rivestimento cambia a seconda dell’organo e della sua funzione. Se l’epitelio riveste la
superficie corporea deve proteggere dalle radiazioni UV, deve dare un certo grado di permeabilità
ecc., queste funzioni però non le deve avere l’epitelio che protegge lo stomaco perché di fatto non
serve proteggerlo dalle radiazioni UV.
 L’Epitelio ghiandolare si ha quando un epitelio si introflette e si ha la formazione di una ghiandola.
Questa ghiandola può essere a secrezione esterna riversando il secreto all’esterno sulla superficie,
chiamata ghiandola esocrina, la quale conserva una comunicazione (dotto escretore) con l’esterno
o con la cavità del corpo in cui riversa il proprio secreto, oppure a secrezione interna chiamata
endocrina, la quale si separa dall’epitelio riversando il secreto nel sangue.

L’epitelio poggia sulla membrana basale e al di sotto vi è un tessuto connettivo. Quindi si forma un’unità
epitelio-connettivale che viene chiamata membrana nell’epitelio di rivestimento e che invece è di tipo
ghiandolare nell’epitelio ghiandolare. Nel caso della formazione della ghiandola, l’invaginazione
dell’epitelio porta quest’ultimo ad inflettersi nel connettivo determinando la distinzione della ghiandola
stessa in una parte epiteliale secernente detta parenchima, e una parte connettivale detta stroma.
La tiroide ha delle unità epitelio-connettivali di tipo ghiandolare, quindi nella tiroide ci sarà un epitelio che
secerne gli ormoni tiroidei che è immerso nel connettivo. La tiroide, volendola descrivere dal punto di vista
anatomico, ha un parenchima che sono le cellule epiteliali secernenti e ha uno stroma cioè quel connettivo
in cui l’epitelio ghiandolare è immerso.

Il TESSUTO CONNETTIVO: è formato da cellule distanziate e da abbondante matrice extracellulare


interposta tra di loro. Questa matrice, detta anche sostanza intercellulare, è formata da:
 Fibre: formate da collagene e altri tipi di proteine
 Sostanza amorfa o fondamentale: formata da proteoglicani.
La natura di questa matrice determina le caratteristiche dei diversi tipi di tessuto connettivo: si va da una
matrice fluida (sangue e linfa) in cui possono essere trasportati diversi tipi di cellule connettivali (eritrociti,
leucociti, ecc..), ad una matrice solida ma lassa che permette il passaggio di vasi sanguigni e sostanze, fino
ad una matrice calcificata (il tessuto osseo) che permette di creare strutture molto resistenti. Quindi ci
sono vati tipi di tessuto connettivo che si distinguono sia per il tipo di cellule che lo compongono sia per la
natura della matrice. I tessuti connettivi hanno funzione meccanica e trofica. Con la prima si intende che
fungono da sostegno agli organi e con la seconda che provvedono al nutrimento attraverso i vasi che
portano nutrimento all’epitelio ghiandolare. Oltre ai vasi portano nutrimento la linfa (vasi linfatici) e i nervi
(tutti gli organi sono innervati).
Ci sono delle forme speciali di tessuto connettivo: ci sono i connettivi scheletrici che formano lo scheletro
come tessuto osseo, dentina e tessuto cartilagineo; i connettivi liquidi come linfa e sangue; connettivo
linfoide che si trova negli organi dell’apparato emolinfopoietico, quali milza e reni, come i linfociti.

Il TESSUTO MUSCOLARE è costituito da cellule chiamate MIOCITI (o miocellule, fibrocellule, fibre muscolari)
che rappresentano l’elemento contrattile del tessuto che permettono a quest’ultimo di contrarsi. È
deputato al movimento volontario o involontario degli organi del corpo. Differisce dagli altri tessuti (osseo,
nervoso, connettivo) per una peculiare caratteristica: la contrattilità, perché di fatto il tessuto muscolare è
in grado di contrarsi, cioè di accorciare la sua lunghezza, determinando il movimento.
Ci sono tre tipi di tessuto muscolare:
 TESSUTO MUSCOLARE STRIATO o SCHELETRICO che è costituito dai muscoli che fanno muovere le
ossa;
 TESSUTO MUSCOLARE LISCIO che è costituito dai muscoli dei visceri, come quelli di stomaco,
intestino;
 TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO perché di fatto il cuore è costituito da muscoli.
La differenza tra i tre è che il primo è dominato dalla volontà, mentre gli altri due sono indipendenti dalla
volontà.

Il TESSUTO NERVOSO ha la funzione di ricevere, elaborare e trasmettere gli impulsi. Costituisce il Sistema
Nervoso a sua volta organizzato in Sistema Nervoso Centrale (SNC) costituito da encefalo e midollo spinale
(e tonaca neurale dell’occhio), e Sistema Nervoso Periferico (SNP) costituito da gangli e nervi, quindi ci
saranno tessuti nervosi per il centrale e tessuti nervosi per il periferico.
L’unità funzionale del tessuto nervoso è una cellula altamente specializzata ed eccitabile alla quale si
applica uno stimolo e dalla quale parte poi un impulso nervoso (caratteristica fondamentale): il neurone.
Oltre ai neuroni c’è un altro tipo di cellule: cellule di neuroglia (e “glia” deriva dal greco e vuol dire colla 
colla del tessuto nervoso). Queste cellule di neuroglia sono cellule che si vanno ad interporre tra i neuroni.
I neuroni hanno un corpo chiamato SOMA contenente il nucleo, il citoplasma e vari organelli. Presentano
dei prolungamenti ramificati e sottili, i DENDRITI, che portano l’informazione (cioè l’impulso) vero il corpo,
e un prolungamento più lungo e di calibro maggiore, l’ASSONE, che origina dal Monticolo Assonico e che
trasporta e trasmette le informazioni ad altre cellule. I neuroni e le cellule di neuroglia che formano il SNC
sono diverse da quelle che formano il sistema nervoso periferico, motivo per cui si dice i tessuti nervosi.
Il tessuto nervoso, così come tutti gli altri tessuti, è riscontrabile in diversi organi e non soltanto in quello in
cui è più abbondante.

Tessuti diversi si mettono insieme e formano gli organi. Ad esempio lo stomaco è formato da tessuto
epiteliale che lo riveste internamente e poggia sul connettivo (membrana). Questa membrana che riveste
internamente lo stomaco poggia sul tessuto muscolare. Lo stomaco è anche innervato quindi è costituito
anche da tessuto nervoso. Dunque più tessuti si mettono insieme per dar vita a quell’organo che noi
chiamiamo stomaco e per svolgere le funzioni dell’organo.
Ad esempio, lo stomaco deve digerire il bolo alimentare e quindi le ghiandole secernono delle sostanze
(chino gastrico). Ma il nostro stomaco non si limita solo a secernere (gli alimenti), ma assimila. Il nostro
stomaco si contrae e quindi c’è muscolatura ma questa senza nervi non si contrae. Quindi è necessario che
arrivino dei nervi allo stomaco per innervarlo e dei vasi per vascolarizzarlo.
Ci spostiamo alla trachea, qui passa l’aria. Questo tubo (trachea) nel quale passa l’area non si può
comprimere altrimenti c’è l’asfissia. La trachea deve essere rigida infatti ci sono delle cartilagini per
mantenerla. L’epitelio di rivestimento nella trachea è diverso da quello che c’è nello stomaco (nello
stomaco questo serve per proteggere dall’acidità della cavità gastrica necessaria per digerire gli alimenti)
infatti questo si pone semplicemente in rapporto con l’aria che sta passando, è lo stesso epitelio delle vie
respiratorie.
CLASSIFICAZIONE DEGLI ORGANI: Gli organi si distinguono in: Organi CAVI o membranosi, GHIANDOLARI o
parenchimatosi, EMOLINFOPOIETCI e MUSCOLARI.

 Gli Organi cavi (o membranosi) sono organi che presentano una cavità chiamata lume e una parete
costituita da tonache o membrane (perciò membranosi) come canale alimentare (indicando solo il
tubo digerente), organi delle vie aeree (parte dell’apparato respiratorio che provvede alla
conduzione dell’aria che inizia con le narici), delle vie urinarie (sono vie che conducono l’urina dalla
sede di produzione all’esterno), delle vie genitali (sono diverse nel maschio e nella femmina), delle
vie biliari, il cuore, i vasi sanguigni, i vasi linfatici, dotti escretori di organi ghiandolari.
Tutti questi organi (del tubo digerente, delle vie biliari, delle vie aeree, delle vie urinarie..) hanno la
caratteristica di essere rivestiti da unità epitelio-connettivali di tipo membranoso.
Tra questi ci sono alcuni che comunicano direttamente o indirettamente con l’esterno e sono
rivestiti da una tonaca mucosa, e altri che non comunicano con l’esterno e sono rivestiti da una
tonaca sierosa.
Dunque, le tonache/membrane mucose sono quelle unità epitelio-connettivali che rivestono le
pareti di cavità comunicanti in maniera diretta o indiretta con l’esterno (es. bocca e ano
comunicano direttamente con l’esterno), mentre le tonache sierose sono quelle membrane che
rivestono le pareti di cavità non comunicanti, né direttamente né indirettamente con l’esterno.
(Cosa accomuna tutti questi organi indicati?) (Questa comunica con l’esterno?) È la cavità ad
accomunare questi organi indicati, e questa cavità non necessariamente deve comunicare con
l’esterno.
La struttura degli organi cavi, dall’interno (lume) all’esterno, è formata dunque da tonache, queste
sono:
o TONACA MUCOSA;
o TONACA SOTTOMUCOSA;
o TONACA MUSCOLARE;
o TONACA SIEROSA o AVVENTIZIA.
La TONACA MUCOSA ha una struttura bi-laminare in cui l’epitelio poggia sulla membrana basale la
quale fa da interfaccia tra l’epitelio e lo strato di connettivo che sta sotto e che prende il nome di
tonaca o lamina propria. L’epitelio cambia a seconda della funzione che l’organo deve svolgere, il
connettivo, invece, ha funzione meccanica e trofica perché gli epiteli non sono vascolarizzati, non ci
sono vasi che entrano nell’epitelio.
La TONACA SOTTOMUCOSA è una tonaca che si trova al di sotto della mucosa con funzione di
scivolamento rispetto agli strati sottostanti. Ad esempio il nostro stomaco presentando una
muscolatura è in grado di contrarsi e questo è reso possibile dallo scivolamento della mucosa su
questa muscolatura, e per scivolare la tonaca mucosa poggia sulla tonaca sottomucosa. Lo stomaco
si contrae quando abbiamo fame.
Anche la nostra superficie corporea è rivestita da un epitelio (epidermide). Quando ci tagliamo con
la pagina di un libro ci procuriamo un taglio superficiale che prende solo l’epidermide e lo capisco
perché non c’è sangue.
Anche lo stomaco ha una mucosa che riveste internamente il lume dello stomaco, poi abbiamo
l’epitelio che poggia attraverso la membrana basale sul connettivo.
Dopo la tonaca sottomucosa vi è la tonaca muscolare proprio perché la sottomucosa fa da
interposizione tra la mucosa e la tonaca muscolare (serve per far scivolare la mucosa).
La TONACA MUSCOLARE dà il movimento, la peristalsi, ed è costituita da tessuto muscolare liscio
(involontario) o striato (volontario).
Quindi dopo la tonaca mucosa, sottomucosa e muscolare, l’organo sta finendo e trovo due
indicazioni: TONACA AVVENTIZIA e TONACA SIEROSA.
La SIEROSA presenta una struttura bi-laminare costituita da un epitelio di rivestimento non
vascolarizzato (pavimentoso semplice), noto come mesotelio, responsabile della produzione di un
liquido sieroso di consistenza simile a quella del muco, e da un sottostante tessuto connettivo
vascolarizzato e innervato che è la tonaca o lamina propria, che funge da sostegno
Inoltre tra la sierosa e la tonaca muscolare c’è uno strato sottosieroso (il connettivo lasso) che
serve per far scivolare la tonaca sierosa.
Le sierose sono: il peritoneo che riveste la parete addominale e gli organi ivi compresi, il pericardio
che riveste cuore e mediastino, la pleura che riveste i polmoni e la parete toracica, il perimetrio che
riveste l’utero, nei maschi c’è la sierosa del testicolo nota come tunica vaginale.
Il peritoneo (sierosa) riveste internamente la parete addominale anteriore, poi la riveste sui lati,
superiormente fino a staccarsi dalle pareti e riveste poi un tratto dell’intestino e ritorna in rapporto
con la parete addominale. Quindi il peritoneo riveste sia le pareti e lo chiamo foglietto parietale,
sia, esternamente, l’intestino e lo chiamo foglietto viscerale. Tra il foglietto parietale e viscerale
rimane una cavità che sarà la cavità peritoneale che non comunica con l’esterno (che è presente
quando si insuffla l’aria nella cavità addominale, procedimento adoperato quando il chirurgo fa
interventi in laparoscopia ma in condizioni fisiologiche questa cavità non esiste)
Nell’intestino c’è la peristalsi, quindi si contrae. Se i due foglietti fossero a contatto ci sarebbe
attrito, ma tra i due foglietti rimangono pochi cm3 di liquido (peritoneale, pleurico, pericardico - a
seconda della sierosa).
Non tutti i visceri sono in rapporto con le sierose tipo l’esofago o la trachea; allora anziché la
sierosa troviamo la tonaca AVVENTIZIA. Questa è un connettivo che si rapporta col connettivo in
cui quell’organo è immerso (questo concetto lo spiegheremo meglio in seguito).
Il mesotelioma è un tumore che parte dal mesotelio cioè il rivestimento delle sierose. Il mesotelio
può essere pleurico, pericardico, peritoneale.

Il cuore e i vasi sanguigni non comunicano con l’esterno e sono anch’essi organi cavi e per definire
la loro struttura si utilizzano altri termini.
Le tonache di arterie e vene sono pareti costituite da tre strati concentrici e si dividono in
successione in: TONACA INTIMA, TONACA MEDIA e TONACA ESTERNA (o avventizia).
o La Tonaca intima è lo strato più interno di un vaso sanguigno ed è presente sia nelle vene
sia nelle arterie.
È un’unità endotelio-connettivale formata da endotelio (epitelio di rivestimento). Questo
poggia su una membrana basale che a sua volta poggia su uno strato sotto-endoteliale
(variabile secondo il tipo di vaso). Non si può parlare di tonaca mucosa perché né il cuore
né i vasi comunicano con l’esterno.
o La Tonaca media è lo strato intermedio di un vaso sanguigno, compreso tra la tonaca
intima e quella esterna. È presente sia nelle vene dove è più sottile, sia nelle arterie dove è
più spessa.
o La Tonaca esterna o avventizia è lo strato più esterno che avvolge i vasi. È formato da un
tessuto connettivo lasso, spesso contenente molte fibre elastiche ed essendo esterno
stabilisce i rapporti tra il vaso e l’ambiente circostante.
Nel Cuore le tonache, che rivestono la parete, hanno le stesse caratteristiche, cambia solo il nome.
Abbiamo: l’ENDOCARDIO, il MIOCARDIO e l’EPICARDIO.
o L’Endocardio è costituito dall’endotelio più uno strato di connettivo che sta sotto
l’endotelio (unità epitelio connettivale). Riveste le cavità interne del cuore.
o Il Miocardio, strato più grosso, è la vera muscolatura del cuore. È costituto da tessuto
muscolare striato involontario, ed è il vero elemento funzionale, che permette al cuore di
contrarsi.
o L’Epicardio è la tonaca esterna del cuore. È il rivestimento sieroso aderente alla superficie
esterna del cuore, quindi non è avventizia.

 Gli Organi ghiandolari o parenchimatosi sono organi in cui si descrivono due componenti: lo
stroma e il parenchima, per questo tra l’altro chiamati parenchimatosi. Possono essere di due tipi:
o Organi pieni: come fegato, surrene e ipofisi
o Organi con cavità multiple: come polmoni, pancreas, rene, tiroide, prostrata, corpo della
mammella.
In ogni ghiandola è distinguibile: il parenchima che è un’unità epitelio-connettivale di tipo
ghiandolare, è la porzione secernente con funzioni di sostegno e può essere pieno o con cavità, e lo
stroma costituito da parenchima accompagnato da tralci di connettivo. È formato da connettivo
denso perché ha una funzione sia meccanica che trofica, ma serve anche per diramare i vasi nel
parenchima.
Come tutti i tipi di epitelio, anche quello ghiandolare non è vascolarizzato, infatti i vasi sanguigni e i
nervi decorrono all'interno dei SETTI CONNETTIVALI di ciascuna ghiandola, nutrendo sia il
connettivo che lo stesso epitelio.
Lo stroma forma rispetto all’organo una capsula, poiché riveste tutto l’organo all’esterno.
La capsula in superficie è liscia, mentre nella faccia interna dipartono delle terminazioni, cioè i setti
o trabecole che suddividono l'epitelio ghiandolare interno in lobi (formato da setti più grossi), detti
SETTI INTERLOBARI. A loro volta i setti interlobari si suddividono in ramificazioni più sottili, detti
SETTI INTERLOBULARI, che dividono la ghiandola in lobuli (formato da setti più sottili). Nel lobulo
troviamo le unità ghiandolari che hanno bisogno di connettivo perché serve sia dal punto di vista
meccanico che trofico. Per quanto riguarda i vasi linfatici e sanguigni, arrivano all’organo attraverso
l’ILO, e seguono i setti per portare nutrimento. La capsula che circonda l’organo si interrompe a
livello dell’ilo. I vasi una volta entrati devono ramificarsi per raggiungere l’epitelio e lo fanno
attraverso il connettivo.
Dunque, gli organi parenchimali hanno un’organizzazione lobo-lobulare.
Inoltre lo stroma si suddivide in GROSSOLANO e FINE. Il primo è formato da un connettivo denso a
fasci intrecciati, ha la funzione di
sostegno meccanico e determina
un’organizzazione di tipo LOBO-
LOBULARE. E’ formato da capsula-
trabecole e ilo.
Il secondo è formato dalle cellule
dei lobuli tra le quali c’è del
tessuto connettivo; ha funzione di
sostegno.
Es: Fegato, costituito dai lobuli
epatici.

Gli organi pieni sono costituiti da:


 PARENCHIMA la componente funzionale dell’organo (origine epiteliale, nervosa, muscolare
o linfoide)
 CAPSULA (tessuto connettivo fibrillare denso)
 STROMA che delimita lobi e lobuli (tessuto connettivo fibrillare lasso).

 Gli Organi emolinfopoietici sono solo quattro: midollo osseo, milza, timo e linfonodi.
La caratteristica che li accumuna è di essere costituiti da un connettivo di tipo linfoide.
Questi sono simili agli organi parenchimali in quanto hanno una capsula da cui dipartono dei setti di
connettivo che entrano nell’organo (per esempio milza). Il cambiamento si ha quando si lascia lo
stroma e entriamo nella suddivisione di questo organo. Questi organi sono costituiti non più da
unità epitelio-connettivali (non ho ghiandole) ma c’è un tipo particolare di tessuto connettivo che è
linfoide.
La funzione di questi organi è produrre linfociti per le funzioni immunitarie e quindi contengono
delle cellule a funzione immune. Quindi questo connettivo linfoide, è un connettivo contenente
linfociti e macrofagi (altri tipologie di cellule).
Anche le tonsille hanno questa struttura. Quando abbiamo mal di gola le tonsille aumentano di
volume perché devono funzionare per combattere l’infezione che abbiamo al momento. Quel
tessuto linfatico si attiva, produce linfociti, per distruggere i batteri che hanno provocato
l’ingrossamento delle tonsille. Se guardiamo le tonsille alla luce si può vedere che sulla loro
superficie si accumula pus (le placche sono residui batterici depositati dai macrofagi).  Esempio
per capire cosa sono i macrofagi.

 Organi muscolari: Il muscolo è costituito da tessuto muscolare che si divide in:


o LISCIO;
o STRIATO o SCHELETRICO;
o CARDIACO.
La differenza tra questi tre tessuti è che il tessuto muscolare liscio è involontario e si trova nella
parete dei visceri, nella parete dei vasi; il miocardio ha delle caratteristiche istologiche simili allo
striato ma è involontario; il tessuto muscolare striato o scheletrico è volontario e lo si trova nei
muscoli della mano, degli arti, nei muscoli dell’esofago.
I muscoli possono essere di tre tipi:
o PELLICCIAI che non si poggiano sullo scheletro, come ad esempio i muscoli degli sfinteri
(laringe, lingua, parato molle, prima parte dell’esofago, faringe..);
o PROFONDI che sono scheletrici;
o SCHELETRICI che si attaccano sullo scheletro.
I muscoli della mano servono per muovere le ossa, quindi sono muscoli scheletrici i quali si
attaccano allo scheletro e permettono il movimento delle ossa, la stessa cosa vale per i muscoli del
braccio, dell’arto inferiore, muscoli addominali. Il tessuto muscolare striato volontario è presente
però anche in alcuni visceri come l’esofago perché quando deglutiamo la deglutizione all’inizio è
volontaria in quanto spingiamo indietro il bolo con la lingua; poi usiamo la faringe, la prima parte
dell’esofago e dopo di che non possiamo più regolare la deglutizione che diventa involontaria e
quindi avremo muscolatura liscia.
Ci sono altre sedi in cui possiamo avere tessuto muscolare striato come lo sfintere uretrale perché
se dobbiamo trattenere l’urina dobbiamo costringere lo sfintere uretrale.
La muscolatura striata volontaria si trova in corrispondenza del sottocutaneo quando consideriamo
la muscolatura mimica (mimica del volto). I cambiamenti di espressione non sono legati a
muscolatura scheletrica (la quale ci fa aprire e chiudere la bocca perché agisce sulle ossa) ma a
muscoli legati al sottocutaneo, ovvero i pellicciai.
Per quanto riguarda la muscolatura che dà movimento al bulbo oculare (occhio) nelle varie
direzione dello spazio, non è propriamente scheletrica perché da un lato si attacca sull’osso però
dall’altro si attacca sul bulbo per spostarlo (in alto, basso, lateralmente).
Si possono classificare per FORMA:
o Lunghi (arti);
o Larghi;
o Orbicolari (sfinteri, attorno a labbra e a occhi)
E per VENTRI:
o 2 ventri: bicipite;
o Più ventri: poligastrici
I muscoli sia mimici che profondi (scheletrici) possono essere definiti in base alla forma.
Il muscolo non è formato solo da tessuto muscolare ma c’è anche del tessuto fibroso del tendine
che rientra nella costituzione del muscolo. Il tendine e le ossa costituiscono il ventre muscolare
(bicipite).
I muscoli poligastrici sono una successioni di ventri alternati da parti tendinee.
Rapporto con tendini: Il muscolo rispetto al tendine si può disporre in tre modi:
o A fibre parallele tra loro;
o Muscolo pennato -> le fibre sono disposte obliquamente sui due lati del tendine;
o Muscolo semi-pennato -> le fibre sono disposte su un solo lato del tendine.

 Gli Organi scheletrici sono costituiti da due tipi di tessuti connettivi scheletrici:
1) Tessuto osseo (o dentina) caratterizzato da una notevole durezza e resistenza, è formato a
sua volta da cellule, sostanza amorfa ricco di calcio e fibre collagene, disposte secondo
l’azione della linea di forza dell’osso. Cellule quali:
a. OSTEOBLASTI, che depositano il tessuto osseo e dunque sono responsabili della
formazione della matrice ossea,
b. OSTEOCITI, che rappresentano le cellule più abbondanti del tessuto osseo e
possono provenire da OSTEOBLASTI, che una volta formato il tessuto osseo cessano
la loro attività e si trasformano in una membrana di cellule appiattite, oppure si
trasformano in cellule meno attive, dette appunto OSTEOCITI, che rimangono
intrappolati nella matrice ossea calcificata,
c. OSTEOCLASTI, che distruggono il tessuto osseo, e dunque sono responsabili della
disgregazione della matrice ossea.
Il tessuto osseo LAMELLARE è il tessuto osseo maggiormente presente nello scheletro
dell’uomo ed è costituito da strati di lamelle.
Esso è divisibile in due parti:
o OSSO COMPATTO, che è un osso duro, solido e compatto appunto, perché privo di
cavità molto evidenti; ci sono dei piccoli canali riservati ai vasi sanguigni, alle cellule
e ai loro processi necessari per mantenerlo in vita. Costituisce l’80% della massa
scheletrica e la sua struttura è costituita in lamelle concentriche, organizzate in
OSTEONI, nel cui canale centrale (canale di Havers) passano vasi sanguigni, linfatici
e nervi. Inoltre il connettivo, riccamente vascolarizzato, che riveste il tessuto osseo,
è detto PERIOSTIO;
o OSSO SPUGNOSO o TRABECOLARE, che ha le cavità occupate dal midollo osseo e
verso l’interno ha delle lamelle non più circolari, ma compattate formando
trabecole, organizzate come una rete con delle lacune (la forma infatti è simile ad
una spugna).
2) Tessuto cartilagineo che è un tessuto connettivo di sostegno specializzato. È costituito da
cellule dette CONDROCITI, immerse in un'abbondante sostanza amorfa intercellulare, da
essi stessi sintetizzata, formata da fibre collagene e da una matrice amorfa gelatinosa.
Ci sono diversi tipi di cartilagine, un tipo interessante è la cartilagine ARTICOLARE.

 Gli Organi Nervosi sono costituiti da tessuti nervosi i quali sono formati da neuroni e cellule di
neuroglia. Si distinguono in:
o CENTRALI, ovvero del SNC e sono: ENCEFALO contenuto nella scatola cranica (è la cavità
del neurocranio) e MIDOLLO SPINALE presente nel canale vertebrale
o PERIFERICI, ovvero del SNP e cioè: NERVI che sono fasci di assoni attraverso i quali il
sistema nervoso centrale controlla la periferia e porta l’impulso elettrico; GANGLI
VISCERALI (motore) e GANGLI SENSITIVI.
N.B. I gangli sono dei rigonfiamenti. Il sistema nervoso centrale è formato da strutture a sé
stanti.

APPARATO-SISTEMA ORGANICO
Per apparato si intende un raggruppamento di organi diversi sia per funzione che per struttura.
Possiamo fare una classificazione tra: Apparati della vita di relazione e Apparati della vita vegetativa.
 Gli Apparati della vita di relazione o Somatici  (la vita di relazione) ci mettono in contatto col
mondo esterno e sono apparati che noi controlliamo volontariamente, e sono:
o L’ Apparato tegumentario: attraverso i recettori si prende l’informazione che arriva,
attraverso i nervi del SNP, al SNC.
o L’Apparato locomotore: attraverso il SNP, il SNC manda l’informazione ai muscoli e ci si
può muovere
o L’Apparato nervoso somatico (o volontario, della vita di relazione)

 Gli Apparati della vita vegetativa o Viscerali  (la vita vegetativa) ci mettono in contatto col
mondo interno, e sono apparati che non possiamo controllare volontariamente, ovvero:
o Apparato nervoso autonomo (o viscerale, della vita vegetativa)
o Apparato endocrino
o Apparato riproduttore (maschile e femminile)
o Apparato urinario
o Apparato digerente
o Apparato respiratorio
o Apparato cardiocircolatorio.
Tra tutti gli apparati ci sono solo due apparati unici in grado di CONTROLLARE (apparati di controllo) tutti gli
altri e sono il nervoso e l’endocrino. L’apparato nervoso porta attraverso i nervi (SNP) l’informazione dalla
periferia al centro e attraverso questi controlla apparati come per esempio quello locomotore. Il nervo è
come se fosse un filo elettrico, spingendo l’interruttore si attiva l’impulso (filo elettrico) e si accende la luce.
L’apparato endocrino è costituito da una serie di ghiandole a secrezione endocrina che possono modificare
la funzione di un tessuto che si trova a distanza. L’ormone secreto di queste ghiandole si riversa nel sangue
però non con la stessa velocità con cui si trasmette l’impulso nel sistema nervoso, perché il sistema nervoso
utilizza i nervi mentre quello endocrino il sangue e questa è la differenza sostanziale tra i due apparati.

Anatomia di superficie  prendo il corpo umano e lo guardo dall’esterno e faccio l’esame clinico o
obiettivo.
L’anatomia di superficie viene studiata seguendo un approccio topografico analizzando parti anatomiche
evidenti sulla superficie corporea.
Il corpo umano ha dei punti di repere (o di riferimento) superficiali che nella gran parte dei casi sono i punti
ossei, in quanto sono più facilmente riscontrabili, e che permettono di suddividere il corpo umano in una
serie di parti (come quando si divide una città in quartieri) chiamate regioni. Quindi tra questi punti di
riferimento si tracciano delle linee in modo tale da avere le varie regioni del corpo umano.
Se ci troviamo di fronte ad un corpo umano intero abbiamo le regioni:
 TESTA,
 TRONCO (che a sua volta è formato da Collo, Torace e Addome. L’addome è formato da altre parti:
addome, pelvi, perineo.)
 ARTI INFERIORI e SUPERIORI.

Partendo dalla testa dobbiamo congiungere la testa al collo attraverso la prima linea, ovvero la LINEA
CEFALO-CERVICALE. Per tracciare queste linee dobbiamo usare dei limiti ossei. La linea cefalo-cervicale
segue il margine inferiore della mandibola fino ad arrivare all’angolo di essa (usiamo l’osso per tracciarla).
Una volta arrivati all’angolo non c’è più l’osso e quindi facciamo un salto (la costruiamo noi artificialmente
senza riferimento) e arriviamo dietro al padiglione auricolare (retro auricolare) dove c’è un altro osso,
l’osso mastoideo. Una volta toccata la sporgenza ossea, andiamo più dietro andando a toccare un’altra
sporgenza sulla regione nucale che si chiama protuberanza occipitale esterna. Così si individua il limite tra
testa e collo, tutto quello che c’è sopra questa linea è testa, quello sotto è collo.

Dal collo al torace avremo la seconda linea, la LINEA CERVICO-TORACICA. Anche qui si utilizzano delle
sporgenze ossee per aiutarci. La linea parte dal manubrio dello sterno (fossetta giugulare che si trova alla
base del collo) e segue la clavicola lateralmente. Posteriormente prosegue verso la sporgenza ossea
presente sul piano sagittale mediano corrispondente alla 7° vertebra cervicale (la quale si può sentire in
quanto ha un processo spinoso molto sporgente).
Poi avremo la terza linea, la LINEA TORACO-ADDOMINALE. Questa linea parte dalla fine dello sterno (apice
inferiore) e prosegue lateralmente fino al quinto spazio intercostale e portandosi posteriormente (la linea
scende verso il basso) per raggiungere il processo spinoso della 12esima vertebra toracica. Separa il torace,
in alto, dall’addome in basso.

La linea che delimita il limite tra torace e arti superiori si chiama LINEA TORACO-APPENDICOLARE. Parte da
metà clavicola (dalla linea emi-claveare che divide a metà la clavicola), scende verticalmente e fa una curva
concava, risalendo poi posteriormente verso le scapole disegnando il margine mediale della scapola (cioè il
margine della scapola che guarda verso la colonna vertebrale).

La linea ADDOMINO-PELVI-APPENDICOLARE delimita il limite dell’addome e del pelvi rispetto agli arti
inferiori. Per disegnare il limite tra addome-pelvi
e arto inferiore la linea devo farla artificialmente
in quanto non ho nessun riferimento osseo:
questa linea parte posteriormente dal tubercolo
pubico (sporgenza ossea della sinfisi pubica) e si
congiunge fino alla cresta iliaca. Dopo di che
segue il margine superiore dell’osso dell’anca;
prosegue fino ad arrivare all’osso sacro dove la
quinta vertebra lombare si sta articolando con il
sacro, quindi seguo il margine superiore dell’osso
sacro.
Posso fare ulteriormente un’altra distinzione
perché la pelvi anteriormente è una striscia
orizzontale che corrisponde alla sinfisi pubica mentre posteriormente corrisponde all’osso sacro.
Nell’addome abbiamo: l’addome che è la parte maggiore, la pelvi che è la parte più ristretta e il perineo.
Per identificare il perineo dobbiamo fare un’altra linea che lo delimiti cioè la LINEA PUBO-ISCHIO-
COCCIGEA. Il perineo non la possiamo vedere nella posizione anatomica ma per vederlo bisogna mettersi
nella posizione ginecologica (cioè il soggetto deve stare con l’articolazione dell’anca in flessione e gambe
divaricate). In questa posizione vediamo il perineo e la linea pubo-ischio-coccigea. Pubo perché è come se
in trasparenza fossero disegnate le ossa. Si parte dal margine inferiore della sinfisi pubica (il margine
superiore della sinfisi pubica fa da limite rispetto all’addome mentre quello inferiore fa da limite rispetto
alla regione del perineo). Questa linea deve protrarsi lateralmente su due sporgenze dell’osso dell’anca,
torna indietro e arriva a toccare una sporgenza ossea (l’apice del coccige) e così ho chiuso il perineo.

PRIMITIVI FOGLIETTI EMBRIONALI: I foglietti embrionali, o foglietti germinativi, indicano la prima


differenziazione di un embrione in diversi strati cellulari, dai quali successivamente si sviluppano strutture,
tessuti e organi differenti. Si distinguono in:
 ECTODERMA, che forma l’apparato tegumentario;
 MESODERMA, che forma l’apparato locomotore;
 ENTODERMA, che forma i visceri.

ANATOMIA STRATIGRAFICA
Per capire come si organizzano internamente le varie regioni bisogna fare uno studio stratigrafico, cioè si
analizza in successione dalla superficie verso la cavità. Si parte dallo STRATO SUPERFICIALE e si arriva allo
STRATO PROFONDO.
Lo strato superficiale in tutte le regioni è rappresentato dal TEGUMENTO costituito da: cute (o pelle) (è un
organo) che è sia spessa (a livello di mani e piedi) perché a contatto con l’esterno sia sottile, ed è costituita
da epidermide (epiteliale) e derma (connettivale) e sottocutaneo (o ipoderma) distinto in superficiale e
profondo.
Il sottocutaneo è costituito da mucose. Tra lo strato superficiale e lo strato profondo del sottocutaneo si
interpone un addensamento di connettivo che prende il nome di fascia superficiale.
I muscoli mimici che stanno nel sottocutaneo si attaccano alla fascia superficiale proprio per dare il
movimento. Nel sottocutaneo oltre alle vene, ai muscoli mimici troviamo anche le ghiandole mammarie.
Quindi l’organo mammella è un organo importante che si trova nel sottocutaneo. Al di sotto del
sottocutaneo ci dobbiamo aspettare lo strato profondo cioè l’apparato locomotore (muscoli, ossa e
articolazioni).
Subito dopo il sottocutaneo però non possiamo trovare direttamente l’osso o il muscolo ma c’è
un’interfaccia che è la fascia profonda in quanto muscoli e ossa si muovono. La fascia profonda è come se
fosse uno strato (di cellophane) che ricopre le ossa e i muscoli in modo da permettere lo scivolamento dello
strato più superficiale cioè il sottocutaneo e il derma.
Continuando lo studio stratigrafico abbiamo delle regioni che hanno UN’ORGANIZZAZIONE CAVITARIA e
regioni che non hanno un’organizzazione di tipo cavitaria. Le regioni che non hanno la cavità sono regioni
piene e sono solo due: L’ARTO SUPERIORE E L’ARTO INFERIORE. Quando abbiamo la cavità, in tutte le altre
regioni, abbiamo delle pareti interne ed esterne (facciamo l’es. del torace. Le pareti date dal tegumento e
sotto l’apparato locomotore cioè ossa, muscoli e articolazioni), le cavità e gli organi, ovvero il contenuto
delle cavità.
Quando non ho la cavità, cioè nell’arto, si trova solo il tegumento e i muscoli e l’osso. Non ci sono cavità,
non ci sono organi. Abbiamo solo lo strato superficiale e lo strato profondo.
La testa ha una cavità. Presenta una parete che ha un limite esterno e un limite interno. Questa parete è
costituita sia da tegumento ma anche da muscoli ed ossa. Poi c’è tutta la cavità che accoglie l’encefalo.
Quindi: PARETI  CAVITA’ CONTENUTO DELLA CAVITA’.
L’organizzazione cavitaria la si ritrova nella testa e in tutto il tronco.
Sia nella testa che nel tronco non parliamo di un’unica cavità, ma si parla di cavità anteriori e cavità
posteriori.
Nella testa le cavità anteriori sono le cavità della faccia (es. cavità orbitali, naso, bocca) mentre la cavità
posteriore è il neurocranio.
Nel tronco ci sono cavità anteriori prevertebrali (davanti alle vertebre) e la cavità posteriore che sta nelle
vertebre (canale vertebrale). La cavità posteriore è continua lungo tutto il tronco perché il canale
vertebrale inizia nel collo e finisce nel coccige.

Quindi possiamo avere degli organi che si trovano superficialmente e degli organi che si trovano in
profondità. Ciò significa, che se un organo è superficiale si trova nello strato superficiale (tegumento). Nel
tegumento troviamo i muscoli mimici (che si trovano nella faccia, in parte anche nella testa e nel collo), le
vene che si vedono negli arti (dalle quali facciamo i prelievi) e la mammella intesa come l’insieme delle
ghiandole mammarie (il corpo della mammella).
Le ossa e i muscoli sono organi dello strato profondo. Poi gli organi situati negli spazi interstiziali tra essi che
sono i vasi e i nervi.
All’interno delle cavità, quando parliamo di testa e tronco, ci saranno degli organi ancora più profondi.

Nelle cavità del tronco e della testa posso trovare: Come si organizzano le cavità?
 Organizzazione spazio sieroso
 Organizzazione spazio extra-sieroso
 Organizzazione spazio meningeo.
Lo spazio sieroso è uno spazio di natura sierosa. Le sierose sono tonache che rivestono cavità non
comunicando con l’esterno. Sono costituite da un foglietto viscerale (si riflette su un viscere e lo riveste
dall’esterno) e un foglietto parietale (riveste le pareti internamente). Tra il foglietto viscerale e parietale c’è
una piccola cavità virtuale che contiene pochi cm3 di liquido sieroso la cui funzione è quella, nei movimenti
dei visceri, di impedire l’attrito tra i due foglietti. Le sierose sono la pleura, la pericardica e la peritoneale e
la sierosa del testicolo.
Lo spazio extra-sieroso è uno spazio di natura connettivale costituito appunto da connettivo che si
interpone tra i visceri. Il viscere che sta in uno spazio sieroso ha esternamente una sierosa (foglietto
viscerale); se invece considero il rene che non è in rapporto con la sierosa ma sta dietro alla sierosa, vuol
dire che il rene è immerso nel connettivo. Il connettivo che circonda il rene continua col connettivo che
riveste in superficie il rene, che nel caso di organi cavi si chiamerà tonaca avventizia.
Gli spazi meningei sono situati nella cavità del neurocranio e nel canale vertebrale. Ciò significa che nelle
cavità posteriori c’è lo spazio di tipo meningeo, nelle cavità anteriori c’è uno spazio o di tipo sieroso o di
tipo extra-sieroso.
Sia nella cavità del neurocranio sia nel canale vertebrale ci sono le meningi le quali avvolgono gli organi del
SNC (midollo e le cellule del sistema nervoso centrale). Le meningi sono dei rivestimenti connettivali i quali,
andando dall’esterno (partendo dalla vertebra) all’interno verso l’organo (SNC), sono 3 e sono:
 Dura madre;
 Aracnide;
 Pia madre.
La dura madre è la più spessa e la più esterna, non aderisce alla parete ossea quindi tra la parete ossea
muscolare e la dura madre ci sarà uno spazio chiamato extra-murale (o epidurale). Dopo la dura madre c’è
un’altra meninge, l’aracnoide è quella intermedia ed è molto sottile simile alla tela di un ragno. C’è anche
uno spazio subdurale cioè che sta tra la dura e l’aracnoide, ma in realtà è uno spazio virtuale perché
l’aracnoide aderisce alla dura. Dopo l’aracnoide c’è lo spazio subaracnoideo (spazio tra l’aracnoide e la pia
madre). Lo spazio subaracnoideo è uno spazio reale in cui c’è il liquor (o liquido cefalorachidiano). La pia
madre è l’ultima meninge che aderisce alla superficie degli organi (encefalo e midollo spinale).
Il liquido cefalorachidiano proviene dal sangue circolante e ha origine dall’interno del SNC, poi esce e se ne
va sotto l’aracnoide fino a che non verrà assorbito nel sangue. È molto importante l’assorbimento perché
qual ora il liquido non venga assorbito, aumenterebbe e andrebbe a compromettere le funzioni del SNC e
quindi entreremmo in una condizione patologica chiamata Idrocefalo. Il liquor è molto importante perché
proteggere il sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale) da urti contro le strutture ossee che li
contengono: esso infatti è presente nelle meningi nei ventricoli degli emisferi cerebrali ed esternamente al
midollo spinale.
Il liquor è soggetto a movimenti dinamici propri, ma ritmati dall'attività cardiaca.
Gli spazi sierosi li troviamo nelle cavità anteriori dell’addome e non del collo in cui troviamo spazi di tipo
connettivale.
In altre parti dell’addome in cui non ci sono spazi sierosi troviamo spazi extra-sierosi (o connettivali).
Quando si parla di spazio connettivale si fa rifermento anche allo strato superficiale perché c’è il connettivo
del derma e del sottocutaneo che accoglie dei visceri (muscoli mimici, vene, nervi e il corpo della
mammella). Poi ci sono gli spazi interstiziali dello strato profondo ossia muscoli, ossa e articolazioni. Tra
questi può rimanere dello spazio fatto di connettivo che accoglie vasi e nervi.

ANATOMIA TOPOGRAFICA:
REGIONI DELLA TESTA
La testa rappresenta il segmento superiore del corpo. Contiene organi di varia natura tra cui: encefalo
(SNC), Visceri, Vie aeree, Vie digestive, Ghiandole annesse, Muscoli.
È separata dal collo dalla linea cervico-cefalica, passante
per il margine mandibolare inferiore e prolungata
posteriormente sul piano nucale, fino alla protuberanza
occipitale esterna.
Si divide in NEUROCRANIO e SPLANC-NO-CRANIO:
dall’arcata sopraccigliare scendo all’arcata zigomale e poi
fino a dinanzi del padiglione auricolare fino a giungere
alla linea testa-collo.
Nella testa individuiamo delle regioni di superficie:
 Parte posteriore e un po’ superiore che è la
PARTE NEURALE o ENCEFALICA.
 Parte anteriore e un po’ inferiore che è la PARTE
FACCIALE o SPLANCNICA.
La parte neurale è costituita da una regione impari cioè la REGIONE FRONTO-PARIETO-OCCIPITALE che si
estende sulla parte superiore del cranio, comprendendo le aree degli ossi temporale, frontale e parietale e
corrisponde più o meno al piano sagittale mediano. Poi ci sono delle regioni pari che sono le REGIONI
TEMPORALI situate a cavallo della regione auricolo-mastoidea, corrispondente alla squama dell’osso
temporale e le REGIONI AURICOLO-MASTOIDEE situate in prossimità dell’orecchio.
La parte facciale ha come regioni pari la REGIONE DELL’OCCHIO e la REGIONE PAROTIDEO MASSETERINA
(GUANCE), come regioni impari quelle del NASO e della BOCCA.
Gli spazi che costituiscono la parte neuronale sono: gli spazi meningei della cavità del neurocranio e le
cavità dell’orecchio medio e dell’orecchio interno che sono cavità scavate nell’osso e quindi difficili da
delineare.
Gli spazi che costituiscono la parte facciale sono: gli spazi delle cavità orbitali, spazi della cavità del naso,
spazi della cavità della bocca, e in ultimo lo spazio parotideo.

REGIONI DEL COLLO


Il collo è la parte superiore e ristretta del tronco, su cui s’articola e si muove la testa, che il collo unisce al
torace. La linea cervico-cefalica lo separa dalla testa, mentre la linea cervico-toracica lo separa dal torace.
Tra le regioni di superficie abbiamo due regioni impari ossia la
REGIONE SOPRAIOIDEA e la REGIONE SOTTOIOIDEA.
Facendo riferimento all’osso ioide, la regione sopra-ioidea è una
regione impari con una morfologia triangolare la cui base del
triangolo sarà l’osso ioide mentre i lati del triangolo saranno dati dai
margini inferiori della mandibola. L’altra regione impari, quella sotto-
ioidea, è un triangolo rovesciato avendo la base in alto e l’apice che
guarda in basso. La base è di nuovo l’osso ioide, l’apice corrisponde
allo sterno mentre i lati corrispondono al margine mediale del
muscolo sternocleidomastoideo (il muscolo non viene compreso
perché altrimenti prendiamo un’altra regione che è la regione
sternocleidomastoidea).

Tra le regioni pari abbiamo la REGIONE STERNOCLEIDOMASTOIDEA


che corrisponde al muscolo e la REGIONE SOPRACLAVEARE. La prima
è una regione grossomodo rettangolare che ha come margine
superiore l’osso del processo mastoideo, il margine inferiore corrisponde alla clavicola mentre i margini
laterali sono rispettivamente i margini mediali e laterali del muscolo sternocleidomastoideo.
La seconda è sopra la clavicola, ed è una regione triangolare in cui la base corrisponde alla clavicola e i due
margini laterali sono il margine laterale dello sternocleidomastoideo e il margine anteriore del trapezio.

Nella cavità del collo ci sono sia spazi impari che spazi pari.
Gli spazi pari sono gli spazi sottomandibolari e corrispondono allo spazio profondo che si trova al di sotto
della regione sopraioidea.
Lo spazio profondo che corrisponde alla regione sottoioidea è lo spazio viscerale impari mediano.
Si chiama viscerale perché deve accogliere visceri (laringe, la prima parte dell’esofago e della trachea e la
ghiandola tiroide); mediano perché si trova sul piano sagittale mediano e impari perché ce n’è solo uno.

Nel collo non c’è sierosa quindi tra i visceri ci sarà il liquido connettivo che continua con le pareti del viscere
stesso. Se ho un viscere cavo come l’esofago o la laringe, vuol dire che lo strato più esterno sarà la tonaca
avventizia che continuerà con il connettivo che sta in mezzo ai visceri. Se ho un organo pieno come la
tiroide, questa avrà una capsula che continuerà col connettivo che sta intorno senza riempimenti.
Lo spazio viscerale impari mediano non occupa tutta la cavità del collo, infatti spostandosi sui lati si trovano
spazi pari che sono gli spazi vascoli nervosi del collo. “vascoli nervosi” vuol dire che ci sono dei vasi e dei
nervi molto importanti. I due vasi che passano sono l’arteria carotide e la vena giugulare mentre il nervo è
il vago (un nervo encefalico).

Se volessi fare una proiezione di superficie per capire dove andare a cercare la carotide (dove metto le mani
per sentire il polso della carotide), rispetto alla superficie si va sul muscolo sternocleidomastoideo
spostando leggermente il margine del muscolo. Questo in quanto gli spazi vascoli nervosi sono lo spazio
profondo della regione superficiale sternocleidomastoidea.

Poi c’è la regione sopraclaveare (o sopra clavicolare), caratterizzata da spazi sopra-clavicolari, che pare un
po’ infossata perché di lì i muscoli divaricano, da un lato c’è lo sternocleidomastoideo dall’altro c’è il
trapezio, quindi è una regione che non ha un piano muscolare e quindi si possono palpare più facilmente gli
organi che stanno in quella regione. Da qui passano vasi come la succlavia e anche l’apice dei polmoni
quando inspiriamo.

REGIONI DEL TORACE


Il torace è la regione del tronco compresa tra il collo e l'addome. La sua componente scheletrica,
denominata gabbia toracica, delimita e sostiene le cavità polmonari, la cavità pericardica e il mediastino.
Le regioni di superficie del torace si dividono in:
 Regione sternale
 Regioni costali
La regione sternale segue i limiti dello sterno ed è quindi una regione impari mentre le regioni costali sono
pari e seguono il limite dalla clavicola fino al margine inferiore dell’ultima costa.
Gli spazi della cavità del torace sono: mediastino spazio connettivale impari mediano, spazi pleurici (spazio
sieroso pari).
Nel disegno, che è una sezione trasversa del torace, osservo la cavità posteriore che è chiamata vertebrale
e la cavità anteriore in cui ci sono gli spazi sierosi pleurici che sono pari. La cavità pleurica è la cavità che
rimane tra il foglietto parietale e il foglietto viscerale.
Tra polmone destro e sinistro c’è tutto uno spazio, occupato da un’altra serie di organi, che si chiama
mediastino e che si trova sul piano sagittale mediano. Teoricamente il mediastino si trova dietro lo sterno e
comprende strutture ed organi dell'apparato circolatorio, dell'apparato respiratorio, dell'apparato
digerente, del sistema linfatico e del sistema nervoso.
Il mediastino può essere diviso in 4 parti:
 Mediastino superiore
 Mediastino anteriore
 Mediastino medio
 Mediastino posteriore.
Il mediastino anteriore va suddiviso in: inferiore che accoglie lo spazio pericardico e superiore che accoglie
il timo. Il limite tra mediastino anteriore e posteriore è dato dalla trachea. Nel mediastino posteriore c’è
l’aorta e l’esofago.
Nel mediastino è accolto anche il cuore. Il cuore a sua volta è accolto dal pericardio che è una sierosa. Il
pericardio è uno spazio sieroso accolto nel mediastino che è uno spazio connettivale.

ADDOME
L’addome è la parte del corpo compresa tra torace e bacino; il diaframma lo separa dalla cavità toracica,
mentre inferiormente si continua nel bacino.
La divisione più semplice separa l'addome in quattro quadranti:
-Quadrante Superiore Destro
-Quadrante Inferiore Destro
-Quadrante Superiore Sinistro
-Quadrante Inferiore Sinistro.
Tale divisione è operata in base al punto di intersecazione delle seguenti linee:
 Piano mediosaggitale: linea verticale che passa per la metà dell'addome
 Piano transobelicale: linea orizzontale che attraversa il corpo all'altezza dell'ombelico
Le due linee, pertanto, si incontrano al centro dell'ombelico (anche se la sua posizione è però variabile da
soggetto a soggetto).
Una divisione più accurata dell'addome lo divide in nove regioni di superficie:
 3 regioni nella Parte addominale superiore, che da dx a sx prendono il
nome di:
Ipocondrio destro, Epigastrio, Ipocondrio sinistro
 3 regioni nella Parte addominale centrale, che da dx a sx prendono il
nome di:
Fianco destro, Mesogastrio, Fianco sinistro
 3 regioni nella Parte addominale inferiore, che da dx a sx prendono il
nome di:
Inguine destro, Ipogastrio, Inguine sinistro.
La cavità dell’addome è caratterizzata dal fatto di avere la sierosa, peritoneo, che porta ad una suddivisione
di questo tipo:
 Spazio peritoneale  spazio in cui vi è la sierosa peritoneale con il foglietto parietale che avvolge le
pareti che poi si riflette col foglietto viscerale in rapporto con alcuni visceri.
 Spazio preperitoneale  spazio connettivo che si trova dinnanzi al peritoneo parietale che riveste
la parte addominale anteriore (muscoli e tegumento). È uno spazio che si trova tra muscoli e
peritoneo.
 Spazio sotto-peritoneale  spazio connettivale sotto il peritoneo il quale si riflette rivestendo
alcuni visceri. Contiene visceri come la vescica, il retto e la prostata.
 Spazio retroperitoneale  spazio dietro il peritoneo il quale si riflette sulla parete posteriore.
 Spazio perineale che si trova sotto lo spazio sottoperitoneale.

Nel maschio avremo parete addominale anteriore, il peritoneo si riflette sulla vescica e poi sul retto; quindi
ho vescica – retto – prostata. Poi vedo il diaframma pelvico che divide i viscere sotto-peritoneali (sopra il
diaframma) e i visceri perineali (sotto il diaframma).
Nella femmina abbiamo anche l’utero e una parte della vagina. Nello spazio sotto-peritoneale ci sarà la
vescica, l’utero e una parte della vagina, il retto, diaframma pelvico e perineo.

La REGIONE POSTERIORE DEL TRONCO


Può essere suddivisa in una serie di regioni di superficie:
 Regione cervicale (o nucale)  parte dal limite testa-collo (1 vertebra cervicale) e termina alla
settima vertebra cervicale
 Regione toracica (o dorsale)  dalla prima alla dodicesima vertebra toracica
 Regione addominale (o lombo-sacro-coccigea)  dalla prima alla quinta vertebra lombare.
Corrisponde alla regione lombare, sacrale e coccigea.
Nella parte posteriore c’è il canale vertebrale che è occupato da spazi di natura meningea, spazi meningei
spinali.

Le REGIONI dell’ARTO SUPERIORE sono:


 Spalla
 Braccio
 Gomito
 Avambraccio
 Polso
 Mano e Dita
La spalla ha una regione anteriore che è sottoclavicolare perché la clavicola ci aveva dato il limite tra collo e
torace. Poi ha una regione posteriore che è scapolare. La regione inferiore è quella ascellare e quella
superiore è deltoidea. Alla fine le regioni della spalla sono quattro.
Nel braccio, gomito e avambraccio vi è soltanto una regione anteriore e una posteriore.
L’avambraccio ha due aggettivi che sono simili ad anteriore e posteriore e sono rispettivamente VOLARE e
DORSALE. Stessa cosa nel polso.
Anche la mano e le dita hanno una regione anteriore e posteriore (palmare e dorsale).
A queste regioni di superficie corrispondono degli spazi profondi privi di cavità in cui poter inserire la
propria mano per palpare la zona in considerazione, e sono:
 Spazio ascellare (linfonodi, vasi e nervi)
 Spazi del braccio (spazi perché il braccio è diviso in regione anteriore e posteriore)
 Spazi del gomito con spazi anteriori e posteriori
 Spazi dell’avambraccio con spazi anteriori e posteriori
 Spazi della mano con spazi anteriori e posteriori.

Le REGIONI ARTO INFERIORE sono:


 Anca
 Coscia
 Ginocchio
 Gamba
 Caviglia (o collo del piede)
 Piede e dita
L’anca ha una regione anteriore che è la regione dell’inguine e una regione posteriore che corrisponde al
gluteo.
Coscia, ginocchio, gamba e caviglia hanno una zona anteriore e posteriore. Nel piede ho zona plantare e
dorsale. La regione posteriore del ginocchio viene anche chiamata poplitea.
Gli spazi dell’arto inferiore sono:
 Spazio femorale o inguinale
 Spazio glutei (regione inguinale di superficie)
 Spazio della coscia (anteriore e posteriore)
 Spazio popliteo (parte posteriore del ginocchio)
 Spazio gamba
 Spazi piede

ARGOMENTO DI ANATOMIA SISTEMATICA:


L’anatomia sistematica studia i sistemi organici. Lo studio della forma del corpo umano è oggetto
dell’anatomia ed è basata sulla sua scomposizione in organi (parti) che sono unità del corpo, e sono formati
da tessuti. (L’istologia studia i tessuti, che sono formati dalle cellule).
Quindi esiste una gerarchia di organizzazione.
L’anatomia studia gli organi: prima con l’utilizzo della dissezione si individuano e poi li studia uno per uno.
Questo studio viene fatto sia con tecniche di anatomia macroscopica (in cui l’organo viene esaminato ad
occhio nudo–aspetto visivo, viene palpato, odorato, ecc), sia con l’anatomia microscopica (per vedere quali
sono i tessuti che lo compongono).
Gli organi possono essere raggruppati, e il principale raggruppamento è quello funzionale, in sistema o
apparato e le due parole possiamo considerarle come sinonimi.
Ogni organo è una parte ben distinta, ma ci sono organi che sono accumunati da una funzione. Si parla
pertanto di anatomia sistematica.
I diversi sistemi costituiscono il corpo umano, ma gli organi possono essere raggruppati anche per sede,
cioè dove si trovano, in base alla regione (NON POSIZIONE! Sono due concetti diversi) e si parla di anatomia
topografica dove topos significa luogo. Le sedi degli organi si chiamano regioni.
- APPARATO: equivale alla parola sistema, ricordando che possiamo considerarle sinonimi.

APPARATO TEGUMENTARIO.
Il tegumento è uno strato continuo e s’interrompe solo in determinati orifizi. E’ il più superficiale, al di sotto
del quale poniamo lo strato più profondo (dell’apparato locomotore – ossa, articolazioni, muscoli che non è
continuo con spazi di natura connettivale).
Il tegumento che riveste la superficie esterna del corpo umano è da non confondere con la cute: non sono
sinonimi, ma la cute è solo uno strato dell’apparato. Nel suo complesso, infatti, l’apparato è costituito dalla
cute, dal sottocutaneo e dagli annessi che accompagnano la cute (ghiandole sebacee, peli, ghiandole
sudoripare – che si suddividono in apocrine ed eccrine– ghiandole mammarie).
Per definizione il tegumento è dato da CUTE + SOTTOCUTANEO.
La CUTE è un’unità epitelio-connettivale costituita da un epitelio che poggia sul connettivo, attraverso una
membrana basale che prende rapporto con una tonaca sottostante di connettivo; e lo strato sottostante di
connettivo si chiama DERMA.
L’epitelio che costituisce la cute è l’EPIDERMIDE che è un epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato
costituito da una successione di strati di cellule dello strato più superficiale e appiattite che sono lamelle
cornee. Il suo spessore varia a seconda della forze e della disidratazione a cui la cute è soggetta: epidermide
molto spessa e cheratinizzata si trova sul palmo delle mani, sulla pianta e sotto le dita dei piedi. Anche
l’epidermide desquama dallo strato basale al più superficiale.
L’epidermide è un tessuto piuttosto alto e non è vascolarizzato
ed è necessario che arrivi il nutrimento dal tessuto sottostante,
attraverso una rete di arteriole che arrivano alle papille del
derma. Di fatto l’epidermide è sorretta e nutrita da uno spesso
strato di connettivo denso, il DERMA, molto vascolarizzato
ricco in fibre elastiche perché si deve adattare ai movimenti
che noi svolgiamo, e contiene numerosi recettori di senso.
Tra epidermide e derma si crea una interdigitazione: notiamo
delle papille o cresta del derma che si interdigitano con
infossamenti dell’epidermide e serve per l’elasticità.
Gli Annessi Cutanei sono: PELI, GHIANDOLE SUDORIPARE E
SEBACEE, UNGHIE, NERVI e VASI.
I peli sono strutture cheratinizzate molto modificate prodotte dai follicoli piliferi, cioè da introflessioni
dell’epitelio superficiale avvolte da tessuto connettivo. La crescita del pelo avviene a livello di una
espansione terminale del follicolo, il bulbo pilifero, formato da cellule epiteliali sempre in proliferazione.
Sono quasi ubiquitari e mancano normalmente solo sul palmo della mano e la pianta del piede. Le
ghiandole sebacee sono collegate al follicolo pilifero e secernono il sebo sulla superficie del pelo. Sono
unità pilo-sebacee quindi mancano sulla mano e sul piede. Le ghiandole sudoripare sono distinte in
Apocrine ed Eccrine. Le Eccrine riversano il loro secreto sulla superficie cutanea, sono ubiquitarie, e
mantengono l’equilibrio idrosalino: il loro secreto ad es. è il sudore. Le Apocrine riversano il loro secreto nei
follicoli piliferi, producono ferormoni e sono presenti solo in regioni particolari per esempio nella cavità
ascellare, meato acustico esterno (condotto uditivo esterno), regione del pube.
Possiamo quindi suddividere la cute in spessa e sottile:
- Spessa: palmo della mano e pianta del piede; è più spessa, avente uno strato corneo superficiale
predominante, perché sottoposta a stress meccanico. Ha solo le ghiandole eccrine. Nel palmo della mano
(impronte digitali) le pieghe si formano nei punti in cui si effettuano dei movimenti.
- Sottile: tutto il resto, possiamo notare dei segni simili ad aree poligonali.
Le principali funzioni della cute sono: (La cute in toto a che serve?)
1- funzione meccanica: a maggior ragione in corrispondenza di mano e piede
2- funzione termica: per il freddo (tessuto adiposo, vaso costrizione); caldo: sudorazione, perché serve a
disperdere il calore e serve all’equilibrio idrosalino e vaso dilatazione
3- protezione da radiazioni ultraviolette: la pelle fornisce una protezione dai raggi UV attraverso delle
cellule, chiamate melanociti, che producono melanina.
4- protezione da microrganismi: l’epidermide deve essere continua per proteggere dalle infezioni; inoltre
nel derma ci sono i linfociti (elementi del sistema immunitario che sono pronti ad intervenire in caso di
lesioni).
5- di termoregolazione: Funge da strato coibente. La pelle, nell’uomo, è il principale organo di
termoregolazione. La perdita di calore è impedita dai peli e dal tessuto adiposo sottocutaneo, mentre è
facilitata dall’evaporazione del sudore.
6- escrezione: ghiandole.
7- esterocettiva: in quanto il tegumento si pone in rapporto con l’esterno e trae informazioni con le fibre
nervose.
8- di sintesi di vitamina D.
Il SOTTOCUTANEO O IPODERMA è un connettivo fibrillare lasso che può presentare degli annessi.
E’ uno strato di tipo connettivale superficiale. Notiamo delle cellule adipose (che formano degli
agglomerati) che sono accolte tra tralci di connettivo (chiamati retinacoli: sono perpendicolari nello strato
più superficiale; nel profondo sono paralleli). Questa organizzazione è dovuta a motivi meccanici.
Nel sottocutaneo sono accolti organi superficiali come i muscoli mimici di tipo striato che si trovano nella
faccia, sulla volta del cranio e nel collo; il corpo della mammella (non ghiandola, perché la mammella è
costituita da un insieme di ghiandole, circa 20-25 che stanno formando il corpo. Queste ghiandole riversano
il contenuto in condotti escretori che si aprono all’apice del capezzolo. Tutto quello in giallo è tessuto
sottocutaneo (retinacoli e ovuli) e in questo è accolto tutto il corpo della mammella.); vene superficiali
(facciamo il prelievo, sia arto superiore che inferiore).
Si può notare l’elasticità del tegumento attraverso i pizzichi; per l’idratazione del tegumento non basta solo
l’osservazione esterna. Per vedere il grado di idratazione, effettuo una pressione meccanica che crea una
fossetta, se viene subito meno vuol dire che il tessuto è normalmente idratato. Questa manovra si fa agli
arti inferiori per vedere se il soggetto presenta edema. Il colorito ci indica lo stato di sanguificazione (stato
di pigmentazione), ma parzialmente perché potrebbe essere influenzato da temperatura, da melanina, da
carotenoidi.
Come si può valutare lo stato di sanguificazione:
- con un soggetto pallido (generalizzato –può essere un soggetto anemico – o localizzato – per esempio
ischemia all’arto superiore; possono esserci delle variazioni di tipo qualitativo e abbiamo la cianosi
(intossicazione da co2, in caso di freddo  vaso costrizione, mancanza di ossigeno e quindi accumulo di
co2) o roseo - può essere legata a vari fattori: il rossore è generalizzato o localizzato? Vi sono macule?
Papule? Sono presenti malattie del sangue? Eritema solare?
- sulla base di fattori ambientali: radiazioni
- sullo spessore che influenza il colorito; lo spessore della cute permette di vedere i vasi.
Le alterazioni della pigmentazioni possono essere quindi quantitative e qualitative:
a. quantitative: per esempio un soggetto con quantità eccessiva di melanina, che può essere generalizzata o
localizzata come il melasma, o le lentiggini. Oppure possiamo avere dei difetti, con poca melanina e quindi
generalizzata (albinismo) o localizzata (vitiligine);
b. qualitative: per esempio con accumuli di bilirubina con posizione non fisiologica (ittero, associato a
patologie epatiche).
Le pieghe possono essere:
o Articolari: in corrispondenza di grosse articolazioni, come gomito, ginocchia;
o Muscolari: rughe (sono pieghe del viso, tipo la naso labiale o della fronte, e sono legate alla
muscolatura mimica)

APPARATO LOCOMOTORE o MUSCOLO-SCHELETRICO: (è l’unione di SCHELETRO + MUSCOLI)


L’apparato locomotore è il complesso di ossa, muscoli e strutture annesse che garantisce all'essere umano
stabilità, sostegno e capacità di movimento. È quindi, il risultato dell'unione tra l'apparato scheletrico (o
sistema scheletrico) e l'apparato muscolare (o sistema muscolare). È costituito da: OSSA, ARTICOLAZIONI e
MUSCOLI. Le ossa entrano in rapporto tra di loro, attraverso le articolazioni e i muscoli che si inseriscono su
di esse.
L’apparato locomotore non è continuo come il tegumentario, ma rimangono dei buchi di natura
connettivale che si interpongono tra le ossa o tra i muscoli.
Il MUSCOLO costituisce, nell’uomo, il 40-50% del peso corporeo. Le caratteristiche del tessuto muscolare
sono l’eccitabilità, la contrattilità, l’estensibilità e l’elasticità. I muscoli si inseriscono sullo scheletro
attraverso tralci di tessuto connettivo fibroso denso, detti TENDINI.
Il corpo del muscolo (ventre) è la parte attiva nella contrazione ed è definito da fibre muscolari che si
contraggono volontariamente. Ciascuna fibra è formata da miofibrille a loro volta sono costituite da
filamenti di proteine: actina e miosina. Quando il muscolo si contrae, le ossa si muovono intorno ad una
articolazione che è tenuta insieme da legamenti e che generalmente contiene un liquido lubrificante,
liquido sinoviale (prodotto dalla membrana sinoviale per filtrazione del plasma).
I muscoli scheletrici sono costituiti da tessuto muscolare striato, soggetto al controllo della volontà come i
muscoli mimici. (ripetere muscoli: da fisiologia)
Muscoli non scheletrici ma fatti di tessuto muscolare striato sono quelli che si attaccano al bulbo oculare e
che danno i movimenti – muscoli oculari estrinseci – da una parte hanno l’attacco con l’osso dall’altra il
bulbo. Ancora come muscolo striato, lo ritroviamo in alcuni visceri – lingua, faringe, laringe, sfinteri).
Le OSSA sono organi di varia forma e volume, di colore biancastro o giallastro, di solida costituzione e
dotati di grande resistenza meccanica. Possono essere: PIATTE, BREVI (o tronche) e LUNGHE, anche MISTE.
La distinzione è fatta in base ai diametri delle ossa.
a) Le OSSA PIATTE come la volta cranica o calotta, le ossa del bacino, sterno si estendono soprattutto
in superficie e hanno uno spessore piccolo. Si sviluppano soprattutto in larghezza. In queste il
tessuto osseo esterno è compatto, mentre quello interno è spugnoso.
b) Nelle OSSA BREVI o corte, come corpo di una vertebra, non vi è una dimensione che prevale
sull’altra, di fatto altezza o spessore, larghezza e lunghezza sono più o meno equivalenti. Qui la
corticale esterna è compatta mentre quella interna è spugnosa.
c) Le OSSA LUNGHE: come gli arti (per esempio omero) sono sviluppate soprattutto in lunghezza.
Riconosciamo una parte centrale chiamata diafisi (qui è presente un canale diafisario, che rende
l’osso più leggero e contiene i vasi ed il midollo osseo) e un’estremità detta epifisi, distinguendola
in prossimale e distale. Tra queste due c’è una terza regione chiamata metafisi, cartilaginea, che
permette l’accrescimento in lunghezza delle ossa. Se il canale diafisario è molto grosso ci può
essere tessuto spugnoso, ma in tutte le cavità c’è midollo osseo rosso che produce cell. staminali.
Questo accade prevalentemente nei soggetti giovani, già intorno ai 20 anni questo midollo viene
sostituito da quello giallo, anche se in alcune zone come lo sterno permane.
LE ARTICOLAZIONI sono strutture anatomiche che mettono in reciproco contatto due o più ossa. Alcune di
queste sono mobili, altre invece sono immobili e altre sono semimobili. Si distinguono in:
1) ART. PER CONTINUITA’ DI TESSUTO: sono articolazioni immobili e semimobili rispettivamente
chiamate SINARTROSI e ANFIARTROSI e il tessuto interposto è o fibroso o cartilagineo.
2) ART. PER CONTIGUITA’: sono articolazioni mobili dette DIARTROSI (deriva dal greco dia: tra ossa. In
questo caso i lati articolari sono contigui, cioè vicini ma non c’è tessuto interposto. Possono essere
ulteriormente sottoclassificate in base al tipo di tessuto che si interpone. (Sono articolazioni semi-
mobili tranne la sutura.)
NB. tessuto fibroso: tessuto connettivo che si interpone.
Delle sinartrosi fanno parte:
1. Sutura: tipica della volta del cranio. Le ossa piatte della volta si
mettono in rapporto tra loro formando le suture. La particolarità
delle suture è che c’è tessuto fibroso che con l’età va incontro ad
ossificazione (l’esempio classico è la testa di un neonato che ha le
fossette-fontanella).
2. Gonfosi: tipo di sinartrosi fibrosa che si realizza solo in una
regione. Un esempio è dato dall’articolazione del dente nella
quale le radici (formate da dentina) dei denti sono fissate, nella
mandibola, negli alveoli, mentre nella mascella sono connesse al
legamento periodontale. Il ligamento periodontale deve esserci
per tenere insieme il dente e la parete dell’alveolo, perché
durante la masticazione il dente viene sottoposto a stress
meccanico. Ha una minima possibilità di gioco (di movimento)
assicurato da questo tessuto.
3. Sindesmosi: tessuto fibroso, queste articolazioni le vediamo tra le ossa dell’avambraccio (radio e ulna) e
tra le ossa della gamba (tibia e fibula) in corrispondenza del corpo (diafisi) delle ossa, a tenerle insieme vi è
il legamento interosseo.
Il tessuto cartilagineo (o cartilagine) è un tessuto connettivo, avente funzione di sostegno e dotato di
estrema flessibilità e resistenza. La cartilagine è costituita da cellule particolare – i cosiddetti condrociti – ed
è sprovvista di vasi sanguigni.
Nel corpo umano, il tessuto cartilagineo presente può avere peculiarità diverse, a seconda delle funzioni
che deve svolgere. Cartilagine può essere una:
1. Sincondrosi: caratterizzate da un sottile strato di connettivo che può, col tempo, essere sostituito da
tessuto osseo. Classici esempi sono l’articolazione sterno-costale, al livello della gabbia toracica, dove le
coste non prendono direttamente rapporto con lo sterno ma è mediato da una cartilagine costale, e le varie
articolazioni che si instaurano durante lo sviluppo di ossa lunghe tra epifisi e diafisi.
2. Sinfisi o anfiàrtrosi: una fibrocartilagine, ad esempio la sinfisi pubica tra le ossa del pube, che si dilata al
momento del parto; altro esempio è tra i corpi delle vertebre ed è più importante: la colonna è costituita da
una successione di ossa, le vertebre, e sul lato sagittale notiamo una serie di curve (cervicale e lombare
convesse in avanti; toracica e pelvica convesse indietro; si chiamano rispettivamente lordosi e cifosi).
Tenendo in considerazione che le vertebre sono 33, la vertebra tipo presenta un corpo come se fosse un
segmento di cilindro, ed è molto mobile; la sinfisi è costituita da fibrocartilagine esternamente (anello di
fibrocartilagine) e al centro un nucleo polposo (una sorta di gelatina).

Le diartrosi possono essere:


 SEMPLICI: quando c’è una capsula articolare che tiene insieme due capi articolari congruenti.
 COMPOSTE: quando viene inserito del Menisco, formazione fibrocartilaginea (di solito per il
ginocchio), tra due capi articolari per far sì che questi, non inizialmente congruenti tra loro, lo
diventino. Abbiamo: i cavi articolari e la capsula che li tiene insieme.
Possiamo classificare le diartrosi in:
 DIARTROSI PIANE: caratterizzate da una superficie articolare pianeggiante perciò il movimento
caratteristico è di scivolamento (vertebre).
 DIARTROSI SFERICA o Enartrosi: caratterizzata da una superficie articolare a forma di sfera piena
che entra in una sfera cava. Un esempio tipico è l’articolazione della spalla scapolo-omerale, che è
l’articolazione più mobile in tutto il corpo, i cui movimenti possono essere in tutti i piani dello
spazio – circunduzione e adduzione, flesso estensione, rotazione. Un altro esempio è l’articolazione
coxo-femorale dell’anca, che è meno mobile della spalla per motivi anatomici, e abbiamo solo
adduzione, flesso estensione, rotazione.
 DIARTROSI ELISSOIDI o CONDILOIDEE: caratterizzate da superfici articolari elissoidi, piene da un
lato e cave dall’altro. Un esempio: nell’articolazione tra omero e radio (nel gomito) vi è un
movimento flesso-estensione.
 DIARTROSI CILINDRICHE, PIENE o GINGLIMI: caratterizzate da una superficie a cilindro pieno e
l’altra a cilindro vuoto. Quando gli assi maggiori sono paralleli tra di loro si ha un movimento di
rotazione (esempio tra omero e radio) e si ha un ginglimo laterale. Quando gli assi maggiori sono
perpendicolari tra di loro il movimento è di flesso-estensione (esempio tra omero e ulna) e si ha un
ginglimo angolare.

L’articolazione del gomito è complessa perché formata da tre ossa: tra omero, radio e ulna.
articolazione radio-ulnare prossimale: perché avviene al livello dell’epifisi prossimale. E
articolazione radio-ulnare distale; in mezzo troviamo la sindesmosi.
L’articolazione del polso: rapporto tra ulna-radio, radio e carpo, tra ulna e carpo abbiamo un
menisco.
I cavi articolari sono tenuti insieme da
una capsula: tra loro e la capsula rimane
la cavità che in realtà è virtuale, solo
quando entra dell’aria è concreta
(infiammazione per esempio).
Dall’esterno all’interno abbiamo: la
capsula fibrosa e la membrana sinoviale.
La prima è più resistente, è un connettivo
denso che sostiene le ossa e spesso viene
rinforzata esternamente da legamenti; la
seconda è un epitelio pavimentoso
semplice che guarda verso la cavità e
presenta un connettivo sottostante ricco
di vasi  a partire dal sangue circolante,
l’epitelio della membrana filtra e produce il liquido.

L’APPARATO VASCOLARE SANGUIGNO o SANGUIFERO o CARDIOCIRCOLATORIO costituito da


CUORE e VASI SANGUIFERI (Arterie, Vene, Capillari), organi cavi, permette al sangue di circolare
ininterrottamente e trasportare nutrienti, ossigeno, anidride carbonica, ormoni e cellule sanguigne in
direzione di e in arrivo dalle varie cellule del corpo umano, il tutto con lo scopo di provvedere a:
 La sopravvivenza delle suddette cellule perché se il sangue non arriva la cellula va in sofferenza,
condizione detta ISCHEMIA determinando la sua morte (necrosi ischemica). Pertanto, tutti gli
organi ricevono sangue;
 La protezione dalle malattie;
 Il controllo della temperatura corporea e del pH;
 Il mantenimento dell'omeostasi.
L'apparato circolatorio è, però, anche la rete di organi e vasi che hanno il compito di trasportare una
sostanza particolare, nota come LINFA. La rete di organi e vasi entro cui scorre la linfa prende il nome di
Sistema Circolatorio Linfatico e rappresenta una sottocomponente dell'apparato circolatorio.
Il sangue è un tipo di tessuto CONNETTIVO LIQUIDO. Non è l’unico, ritroviamo anche la linfa. Gli organi che
appartengono a questo apparato devono avere la caratteristica di essere organi CAVI, perché devono
contenere il sangue. (*Organo cavo: facciamo l’esempio di un oggetto cavo (bottiglia, vaso) che ha una
cavità e può contenere qualcosa), e la cavità è una parte di spazio delimitata da più pareti. L’organo cavo,
quindi, è un organo che presenta delle pareti. I vasi sanguigni non devono comunicare con l’esterno, perché
altrimenti il sangue si verserebbe e quando accade si verifica l’emorragia, che è una condizione patologica.
Gli organi cavi quindi, contengono il sangue e lo fanno circolare in ogni singolo organo data la sua necessità.
Altro termine che possiamo aggiungere a questo apparato è CIRCOLATORIO: (stressa il fatto) perché il
sangue contenuto nei vasi non è mai fermo, ma è in continuo movimento, quindi APPARATO VASCOLARE
CIRCOLATORIO SANGUIGNO.
Cosa determina la circolazione del sangue? La circolazione del sangue non è un fenomeno passivo, perché
altrimenti si muoverebbe solo seguendo la gravità, ma il sangue si muove sia secondo che contro gravità,
quindi il motore è un organo che funziona da pompa e ne determina il flusso in una direzione ben precisa: il
cuore.
Quindi possiamo ancora definirlo: APPARATO CARDIOVASCOLARE O CARDIOCIRCOLATORIO non serve più
sanguigno, perché il cuore (cardia) già specifica la presenza di sangue.
Dove si localizza? Questo apparato si localizza in tutto il corpo: si parla di apparato ubiquitario che si trova
in tutte le regioni, perché tutti gli organi hanno bisogno di sangue. Come se fosse un acquedotto con
tubature principali e diramazioni. In ogni punto arriva il sangue, ma ci sono anche tratti di scarico per esso:
tanto ne deve arrivare e tanto ne deve uscire. Ogni organo riceve sangue da vasi: da arterie (1 o più) e viene
drenato dalle vene (1 o più).
Il CUORE è il motore di tutto l’apparato circolatorio, è un muscolo involontario cavo, impari mediano
asimmetrico, dalle dimensioni di un pugno, situato nella cavità toracica fra i polmoni, precisamente nel
mediastino. Ha la forma di una piramide o di un cono, avendo una base che corrisponde alla parte
superiore e un apice che corrisponde alla parte superiore e leggermente rivolto verso sinistra. Presenta
quattro cavità distinte e separate da due setti: uno è longitudinale (parallelo all’asse maggiore, va dalla
base all’apice) e lo divide in destra e sinistra; l’altro è trasverso (quindi i due si incrociano) e divide la metà
in due parti: 2 superiori gli ATRI desto e sinistro e 2 inferiori i VENTRICOLI destro e sinistro (ce ne sono due
perché il cuore è associato a 2 circolazioni).
Il fatto che ci siano 4 cavità indica che ci sono delle pareti interne: infatti l’atrio destro e l’atrio sinistro sono
separati da una parete interna che si chiama setto interatriale. L’altra parete interna che separa i due
ventricoli è il setto interventricolare. I setti sono continui, operano una separazione completa tra parte
destra e sinistra del cuore, proprio perché scorre sangue differente che non deve mescolarsi.
Per ciascun lato abbiamo le pareti atrio-ventricolari, ma sono interrotte a causa della presenza di un foro
(foro atrioventricolare). La base del cuore corrisponde agli atri, l’apice ai ventricoli.
Il cuore per permettere la circolazione del sangue si contrae, SISTOLE, e si dilata, DIASTOLE e la parte di
cuore che ha la funzione cardiaca è attribuita ai ventricoli, per cui il ventricolo destro nel contrarsi pompa
sangue in un ARTERIA (POLMONARE, perché si dirama ai polmoni). Invece il ventricolo sinistro con la sua
contrazione immette sangue in un’altra arteria: l’AORTA (che si ramifica, e si distribuisce a tutti gli organi).
Se il sangue non raggiunge un organo provoca l’ischemia e se si protrae nel tempo causa la nècrosi
ischemica (la morte dovuta ad ischemia): si parla di infarto di un organo e di solito colpisce il cuore e
l’encefalo. Le malattie dell’apparato cardiocircolatorio sono le prime a verificarsi.
L’ubiquitarietà dipende soprattutto dalle diramazioni che nascono dal ventricolo sinistro, andando anche ai
polmoni che ricevono un duplice apporto arterioso (dall’arteria polmonare e dall’aorta).
Le ARTERIE sono vasi sanguigni che nascono dai ventricoli e si allontanano dal cuore verso la periferia
(compreso il cuore stesso).
Dal centro alla periferia: il sangue procede in senso centrifugo.
(Qual è la periferia raggiunta dall’arteria polmonare?) I polmoni sono la periferia raggiunta dall’arteria
polmonare. (E quella raggiunta dall’AORTA?) Tutti gli organi, compresi polmoni e cuore rappresentano la
periferia raggiunta dall’aorta.
Una volta che il sangue arriva agli organi, le ultime diramazioni penetrano all’interno dell’organo,
ramificandosi (vi è un aumento del numero di vasi e una riduzione del calibro dei vasi stessi); i rami che
penetrano sono quelli più piccoli, di dimensioni microscopiche, ovvero i CAPILLARI sanguigni. A differenza
delle arterie che sono impermeabili, le pareti dei capillari sono permeabili selettivamente, tali che alcune
sostanze possono passare dall’interno all’esterno e viceversa, per essere usate dalle cellule. Queste stesse
producono dei prodotti di rifiuto che passano dai tessuti nel sangue attraverso la parete dei capillari e
quindi il sangue cambia alcune delle sue caratteristiche, sfociando poi nelle VENE che portano il sangue in
senso centripeto cioè dalla periferia al centro.
Le vene polmonari portano il sangue in senso centripeto dai polmoni al cuore, terminando nell’atrio
sinistro. Nel ritorno dagli organi, il sangue sfocia nell’atrio destro.
Abbiamo quindi due circolazioni:
1- dal VENTRICOLO DESTRO  all’ATRIO SINISTRO e si chiama PICCOLA CIRCOLAZIONE o CIRCOLAZIONE
POLMONARE. Si svolge nella cavità toracica in quanto è li la sede del cuore e dei polmoni.
2- dal VENTRICOLO SINISTRO  all’ATRIO DESTRO: GRANDE CIRCOLAZIONE o CIRCOLAZIONE GENERALE
nel senso ubiquitario.
Il sangue attraversa, quindi, due volte il cuore e per il suo doppio percorso e per il fatto che il sangue
arterioso non si mescola mai con quello venoso, la circolazione sanguigna è detta doppia e completa.
Queste due circolazioni si svolgono contemporaneamente ma in serie, il sangue prima percorre la piccola
circolazione per compiere la respirazione polmonare, in seguito la grande circolazione per compiere la
respirazione tessutale. La quantità di sangue è la stessa.
La funzione di pompa propulsione spetta ai ventricoli, questi contraendosi (SISTOLE) pompano il sangue
nelle arterie.
(Cosa determina il flusso di sangue in direzione centripeta?) È il cuore a determinare il flusso di sangue in
direzione centripeta, in quanto alla fine di una sistole il cuore si dilata (DIASTOLE) interessando gli atri che
aspirano il sangue dalla periferia al centro.
Il sangue si muove in una sola direzione, dall’atrio al ventricolo, di fatto questi due sono in comunicazione
tra loro attraverso delle strutture chiamate VALVOLE ATRIOVENTRICOLARI: sono come porte e servono a
regolare il flusso tale che possa procedere solo dall’atrio al ventricolo e non viceversa. Trasformando il
flusso del sangue a senso unico, non opponendosi nella fase di diastole bensì nella fase di sistole, quindi il
sangue progredisce solo nell’arteria.
A destra, fra atrio e ventricolo dx, abbiamo la VALVOLA TRICUSPIDE; a sinistra la VALVOLA MITRALE O
BICUSPIDE (sono formate da sportelli), queste due si chiudono durante la sistole.
Ogni ventricolo inoltre comunica anche con le arterie, quindi abbiamo gli orifizi ventricoli-arteriosi: a destra
si chiama anche Orifizio Polmonare; a sinistra Orifizio Aortico. Anche questi sono dotati valvole, chiamate
SEMILUNARI le quali presentano entrambe 3 cuspidi. Anche queste regolano il flusso, e durante la diastole
impediscono il reflusso dall’arteria al ventricolo. Permettono il passaggio dal ventricolo alle arterie per
poter poi trasportare il sangue all’organismo.
Le valvole possono essere danneggiare da processi patologici, non consentendo il flusso corretto. In caso di
insufficienza funzionale o morfologica si può manifestare il soffio.
I ventricoli si contraggono contemporaneamente, cosi come per gli atri.

Anatomia del cuore: (Bisogna studiarlo in sede con l’anatomia topografica:) Il cuore si trova nella cavità
toracica e il torace è una regione cava che presenta pareti.
Suddivisione in spazi: striscia centrale impari mediana – MEDIASTINO, che sta nel mezzo. Ai lati c’è uno
spazio sieroso dove c’è la cavità ovvero lo spazio pleurico. La differenza in termini di struttura è che il primo
è uno spazio connettivale e non c’è la cavità (ma una membrana connettivale), il secondo è sieroso (spazio:
è una regione delimitata da questa membrana, ovvero la pleura).
In una porzione di mediastino è scavato uno spazio sieroso che contiene il cuore, lo Spazio Pericardico,
che si trova nella parte anteriore ed inferiore (diaframma) del mediastino. Infatti questo si divide in 3 parti:
- mediastino anteriore superiore (si può eliminare anteriore lasciando solo superiore): SPAZIO CONNETTIVALE
- mediastino anteriore inferiore: SPAZIO PERICARDICO
- mediastino posteriore: SPAZIO CONNETTIVALE
Superiore e posteriore non hanno nessuna differenza strutturale.
SEDE E POSIZIONE DEL CUORE: (la posizione indica, all’interno di una sede, l’orientamento spaziale di un
oggetto) La sede del cuore è il mediastino anteriore-inferiore; posizione: ha la forma di un cono con base
rivolta in alto e l’apice rivolto verso il basso e verso il lato sinistro. L’asse cardiaco è obliquo, da destra a
sinistra, perciò il battito si sente nell’emitorace di sinistra.
Sulla superficie del cuore c’è il foglietto viscerale del pericardio, che non è connettivo ne adiposo.
Le arterie che nascono dai ventricoli, nel loro primo tratto (parte prossimale) si trovano nello spazio
pericardico e hanno un tratto distale nel mediastino superiore.
Negli atri sboccano le vene (non vuole sapere i nomi, ma a quale circolazione appartengono, in questo
caso):
 Quelle dell’Atrio Destro appartengono alla GRANDE CIRCOLAZIONE – vena cava superiore e
inferiore e seno venoso coronario
 Quelle dell’Atrio Sinistro appartengono alla PICCOLA CIRCOLAZIONE- vena polmonare e sono 4 (2
dal polmone destro e 2 sinistro)
Esame dell’organo: superficie sterno costale perché è in rapporto con lo sterno e con le coste (che sono
organi scheletrici) che costituiscono la parete anteriore del torace.
Faccia sterno costale: non vediamo gli atri ma solo i ventricoli e diaframmatica (non si vedono le arterie
perché sono coperte dagli atri).
Possiamo descrivere un apice, una base e due margini (margine acuto e ottuso, le posizioni si invertono in
base alla posizione del cuore).
STRUTTURA: Il cuore, essendo un organo cavo, presenta pareti fatte a strati.
1. Lo strato più esterno è chiamato PERICARDIO, è un foglietto viscerale che è una membrana sierosa. Con
un epitelio di rivestimento pavimentoso semplice (mesotelio) e uno strato di connettivo denso a fasci
intrecciati (strato sotto-mesoteliale). Il cuore, trovandosi in uno spazio sieroso è rivestito esternamente
appunto da una sierosa, cioè il pericardio. Si distingue in fibroso e sieroso, quest’ultimo è costituito da 2
foglietti: uno parietale e uno viscerale chiamato Epicardio (prima vi è il viscerale e poi il parietale).
2. Lo strato più interno è chiamato ENDOCARDIO o TONACA INTERNA, è a contatto con il sangue ed è
formato da un epitelio di rivestimento pavimentoso semplice, l’endotelio, che è responsabile
dell’impermeabilità e da uno strato di connettivo denso a fasci intrecciati (strato sotto-endoteliale).
3. In mezzo c’è lo strato da cui dipende lo spessore della parete del cuore, la TONACA MEDIA, che è un
tessuto muscolare striato cardiaco il MIOCARDIO, ed è responsabile della forza contrattile. Questo, a
differenza di qualsiasi altro muscolo, è in grado di autoeccitarsi. La sua contrazione inizia nel NODO SENO-
ATRIALE, zona dell’atrio dx capace di dare impulsi. (ripetere da fisiologia)
Lo spessore è maggiore nei ventricoli (responsabili della contrazione); ed è più spessa la parete del
ventricolo sinistro.
Il tessuto muscolare del cuore è formato da MIOCARDIOCITI contrattili (che determinano la sistole) ma non
solo. Questi costituiscono il sistema di conduzione del cuore. La funzione è quella di generare un impulso
elettrico e di propagarlo ordinatamente a tutte le parti del miocardio contrattile (ci si riferisce alla
fibrillazione). Il cuore si deve contrarre ordinatamente, prima gli altri e poi i ventricoli. La generazione
dell’impulso e la propagazione ordinata dell’impulso sono determinate dal sistema di conduzione
rappresentato da cellule miocardiche modificate, che hanno perso le caratteristiche di cellule contrattili
assumendo quelle di cellule nervose.
GLI ORGANI CHE FORMANO IL SISTEMA CARDIOVASCOLARE: sono innumerevoli perché il cuore è 1 impari
mediano. Gli organi nel corpo umano vengono distinti in base al numero in: Impari situati al centro in
posizione mediana, e Pari. Ci sono eccezioni, la milza è impari ma si torva a sinistra.
Gli organi impari mediani possono essere distinti in simmetrici e asimmetrici:
- nei simmetrici: il piano sagittale mediano lo divide in due parti simmetriche e speculari (encefalo, tiroide,
lingua, laringe);
- negli asimmetrici come il cuore, ad esempio, viene diviso in due ma le metà non sono uguali ne per forma
e ne per dimensioni e la sinistra è più voluminosa.
Gli organi pari sono presenti in numero pari, di solito due, ma abbiamo anche le coste.
Es. il rene (gli organi pari devono essere espressi con numero singolare).
Si dice quindi che il corpo umano ha una simmetria bilaterale.
[Il cuore è un esempio di organo impari mediano asimmetrico.]

I vasi sanguigni o sanguiferi sono: ARTERIE, CAPILLARI, VENE e vengono attraversati in questo ordine.
(caratteristiche di questi su fotocopie dispense)
Vi sono le arterie che sono tantissime: ci sono quelle della grande circolazione e della piccola circolazione e
questa distinzione vale anche per vene e capillari. Le arterie sono come un albero, (albero arterioso) con un
unico tronco che nasce direttamente dal cuore, dal ventricolo sinistro, e si ramifica per arrivare a tutti gli
organi (grande circolazione). Per lo meno devono essere in numero tante quanto lo sono gli organi, ma
anche di più. Le arterie non finiscono quando penetrano negli organi, ma qui la ramificazione continua
diventando incalcolabile e i rami sono i capillari(ma non è un dato utile data la variabilità biologica).
I capillari sono vasi di dimensioni microscopiche (1 decina di micrometri = 1 millesimo di mm) e formano
una rete finissima perché il sangue deve arrivare in ogni parte di un organo (cellule) e deve riversare i suoi
prodotti. Essi stabiliscono un collegamento tra arteriole da un lato e venule dall’altro
Anche le vene sono innumerevoli: fanno seguito ai capillari e iniziano negli organi. Il flusso del sangue può
decorrere in senso centrifugo (mediante le arterie), o centripeto (con le vene).
Mentre l’albero arterioso ha 1 solo tronco, l’albero venoso è diverso ed è formato da 3 tronchi (2 maggiori
per le vene cave e il terzo che si chiama seno coronario o vena coronaria). La piccola circolazione possiede 4
tronchi venosi (4 vene polmonari: 2 destra e sinistra da ciascun lato, 1 superiore e 1 inferiore).

- La GRANDE CIRCOLAZIONE o CIRCOLAZIONE GENERALE: è il


percorso che effettua il sangue partendo dal ventricolo sinistro
dal quale, attraverso l’aorta e i capillari arteriosi raggiunge gli
organi e da questi, attraverso vene cave giunge nell’atrio destro.
Nella grande circolazione l’ARTERIA principale è l’AORTA,
questa è un’arteria impari, è il capostipite e nasce dal ventricolo
sinistro; il limite tra il ventricolo sinistro e l’aorta è dato dal foro
ventricolo-arterioso sinistro, l’orifizio aortico, dotato di valvola
semilunare (perché formato da cuspidi di forma semilunare).
L’aorta dato che è in continuità con il cuore, presenta un primo
tratto che si trova nello spazio pericardico, l’Aorta Ascendente,
perché ascende il sangue al suo interno che decorre in senso
centrifugo nello spazio pericardico, da cui esce per andare nel mediastino superiore. Ciò comporta un
cambiamento di struttura perché il mediastino superiore è uno spazio connettivale e quindi l’aorta cambia
struttura.
NB. Dire spazio pericardico o mediastino inferiore significano la stessa cosa ma non sono sinonimi perché
uno parla di spazio, l’altra è una divisione del mediastino.
L’aorta anziché avere sulla superficie esterna una membrana sierosa, presenta uno spazio connettivale
(tonaca connettivale o tonaca avventizia). Disegna un arco convesso verso l’alto e decorre da destra a
sinistra portandosi nel mediastino superiore, portandosi poi in basso per passare dietro al mediastino
inferiore, trovandosi nel mediastino posteriore.
Incontra poi la parete inferiore della cavità toracica ovvero il diaframma (= parete interna che separa la
cavità toracica dalla cavità addominale) e l’aorta l’attraversa passando per gli orifizi (orifizio aortico del
diaframma) giungendo poi nell’addome, in uno spazio connettivale (spazio retroperitoneale) percorrendolo
per tutta la sua estensione, dall’alto in basso.
Qui avviene la prima divisione del tronco aortico: è una divisione terminale in due rami: il sistema che è
stato impari fino ad ora diventa pari e le arterie si chiamano iliache comuni e rappresentano l’arteria stipite
di tutte le arterie che troviamo nell’arto inferiore.
L’aorta assume diverse denominazioni nei suoi vari tratti e in ordine prossimo-distale abbiamo:
-Il 1 tratto che è l’AORTA ASCENDENTE e si trova nel mediastino inferiore: l’organo che viene irrorato da
questi rami è il cuore in quanto emette due diramazioni: le Arterie Coronarie distinte in destra e sinistra
(organo pari).
-Il 2 tratto è l’ARCO AORTICO e si trova nel mediastino superiore. Inizia dalla parte più alta del tratto
ascendente e si dirige verso l’alto, per spostarsi sul lato sinistro del corpo dove poi continua con il tratto
discendente dell’aorta: dalla convessità dell’arco si originano 3 rami collaterali ascendenti che si portano
verso il collo, la testa e gli arti superiori.
Da destra a sinistra:
 Il primo si chiama Arteria Anonima e segue una divisione terminale:
-Un ramo che è l’Arteria Carotide Comune Destra (si distribuisce alla metà destra del collo e destra
della testa. La differenza è che questa nasce dalla divisione);
-e l’altro ramo che è l’Arteria Succlavia Destra ed è simile all’arteria succlavia sinistra. Si distribuisce
agli organi dell’arto superiore di destra).
 Il secondo ramo collaterale che si porta verso l’alto, è l’Arteria Carotide Comune Sinistra che si
porta in uno spazio connettivale del collo (spazio vascolo-nervoso) ed ascende;
 Il terzo ramo collaterale si chiama Arteria Succlavia Sinistra che ascende solo per un po’ e si piega
verso sinistra per arrivare nello spazio ascellare che appartiene all’arto superiore sinistro.
-Il 3 tratto è l’AORTA DISCENDENTE che si distingue in:
 TORACICA (perché scende il sangue) che si trova nel mediastino posteriore che è uno spazio
connettivale. Emette una dozzina di rami che si distribuiscono al torace, a tutti gli organi del torace
ad eccezione del cuore, compresi i polmoni.
 ADDOMINALE che si distribuisce a tutti gli organi addominali. Si divide nelle due a. iliache comuni.
L’arteria durante il suo decorso, emette una serie di rami (collaterali, l’arteria madre continua ad
esistere dopo averli emessi. Solo l’aorta addominale emette anche i rami terminali).

Le VENE DELLA GRANDE CIRCOLAZIONE: fanno la stessa strada delle arterie ma con un percorso a ritroso,
confluendo nell’atrio destro dove sfocia sangue venoso refluo.
Sono 3: la VENA CORONARIA, la VENA CAVA SUPERIORE e la VENA CAVA INFERIORE.
1. A livello del cuore, le vene fanno capo ad una vena grossa che è la più piccola di quelle che sboccano
nell’atrio destro, la Vena Coronaria che porta il sangue proveniente dalle arterie coronarie.
2. Alla Vena Cava SUPERIORE appartengono le vene del collo, della testa e degli arti superiori che
raccolgono il sangue da queste parti e lo confluiscono nell’atrio destro (corrisponde al territorio che riceve
sangue dal lato aortico; raccolgono sangue dal torace (fatta eccezione del cuore)).
3. Alla Vena Cava INFERIORE, che origina dalla confluenza delle vene iliache comuni (dx e sx), appartengono
le vene degli arti inferiori, addominali e pelviche che raccolgono il sangue proveniente da queste parti. È la
più grossa vena presente nel corpo umano, ascende nello spazio retroperitoneale fin quando non trova il
diaframma creando un orifizio della vena cava inferiore; raccoglie il sangue proviene dagli arti inferiori e
l’addome e una volta attraversato l’orifizio, la vena si trova nel mediastino inferiore, dove si trova il cuore.

- La PICCOLA CIRCOLAZIONE O CIRCOLAZIONE POLMONARE: è il percorso che effettua il sangue partendo


dal ventricolo destro dal quale, attraverso le arterie polmonari, passa ai polmoni e da questi, attraverso le
vene polmonari, arriva nell’atrio sinistro.
L’ARTERIA principale, quella stipite è la POLMONARE, arteria impari
(crea un orifizio polmonare), che nasce dal ventricolo destro. Il limite
è il foro ventricolo-arterioso, l’orifizio polmonare del cuore. (Sede) Si
trova nello spazio pericardico ed è ascendente: esce dallo spazio e si
trova nel mediastino superiore (va in parallelo all’aorta) solo che qui
termina (a una lunghezza di 4-5 cm) e si divide in 2 rami orizzontali
uno a destra e uno a sinistra.
Il sistema si fa pari e si chiamano rami dell’arteria polmonare,
portandosi nello spazio pleurico per penetrare nei polmoni e
ramificarsi. Tutto è breve perché si svolge nella cavità toracica.
Dal polmone le vene confluiscono e da ciascuno escono 2 vene, le
VENE POLMONARI, costituendo la strada di ritorno: dallo spazio
pleurico, passando per il mediastino superiore e per lo spazio
pericardico per sboccare nell’atrio sinistro dove termina la piccola
circolazione.

Perché ci sono due circolazioni? La doppia circolazione serve ad una duplice funzione: arricchire ossigeno e
togliere l’eccesso di anidride (= per il processo di ematosi).
Anche se il sangue circola contemporaneamente in entrambe, bisogna sapere che: il sangue è un tessuto
connettivo allo stato liquido che serve al trasporto di sostanze disciolte che possono passare nei tessuti
oppure viceversa e la sede dove avviene il passaggio è rappresentata dai capillari sanguigni che si trovano
negli organi. Tra le sostanze trasportate dal sangue ci sono due sostanze gassose: ossigeno e anidride
carbonica. Il sangue porta O2 per le cellule per svolgere delle funzioni specifiche e attraverso la
combustione di questo ricavano energia: questa funzione è la respirazione cellulare che rilascia anidride
carbonica che passa nel sangue (capillari e poi vene). Se ci fosse una sola circolazione, al primo giro
andrebbe tutto bene, al secondo il sangue avrebbe meno ossigeno e al terzo non ce ne sarebbe più. Ecco
perché ci sono due circolazioni: le arterie della grande circolazione portano sangue ricco di ossigeno e il
sangue che fuoriesce dalle vene ha perso l’ossigeno ed è carico di anidride. La grande circolazione termina
nell’atrio destro e da qui passa al ventricolo destro per poi portarsi nelle arterie della piccola circolazione.
Arrivando ai polmoni porta anidride carbonica, e qui i tessuti estraggono l’anidride e addizionano l’ossigeno
(ematosi). Nelle vene polmonari arriva un sangue che ha subito questo processo e ritorna al cuore (atrio
sinistro poi ventricolo sinistro) per ripercorrere la grande circolazione. Molte volte parliamo di sangue
arterioso nel senso di sangue ossigenato, ma è sbagliato perché si riferisce solo alla grande circolazione;
cosi come sangue venoso per indicare un sangue povero di ossigeno, ma che si riferisce alla piccola
circolazione.

APPARATO RESPIRATORIO
L’apparato respiratorio è l’insieme degli organi e delle strutture che consentono gli scambi gassosi tra
l’ambiente circostante, carico di ossigeno, e l’organismo il cui sangue è ricco di CO2. Il suo funzionamento
risulta quindi connesso al funzionamento del sistema circolatorio (fa circolare il sangue).
Essenzialmente serve per un’unica funzione: la RESPIRAZIONE POLMONARE il cui fine ultimo è di
mantenere l’omeostasi dell’O2 e della CO2. La respirazione consiste in uno scambio di questi due gas.
L’apparato respiratorio è composto da un insieme di organi cavi canaliformi, le VIE AEREE, e dai POLMONI
in cui avvengono gli scambi gassosi fra aria e sangue. Lo definiamo apparato respiratorio polmonare perché
i POLMONI sono la sede della respirazione polmonare.
Omeostasi vuol dire mantenimento di uno stato di equilibrio dinamico. L’equilibrio non è statico, ma
dinamico, infatti esiste un valore minimo e un valore massimo che definiscono un range di normalità, e
omeostasi significa che un determinato valore deve stare in un range di normalità. Se questo valore sta
sotto il valore minimo si ha uno stato di sofferenza e quindi bisogna ripristinare l’omeostasi aumentando
l’apporto di ossigeno (es. somministrando ossigeno al paziente). Può verificarsi anche il caso opposto, cioè
che l’ossigeno supera il valore massimo, e allora bisogna abbassarlo. Quest’ultima situazione è più rara, ciò
che si verifica più spesso è l’ipossiemia (diminuzione dell’ossigeno nel sangue).
La normale attività metabolica dei tessuti dipende dalla presenza in essi di ossigeno: di qui la necessità d’un
suo continuo rifornimento operato proprio dall’app. respiratorio.
Se un soggetto smette di respirare continua a vivere finché c’è ossigeno sufficiente all’interno del corpo.
Nel caso del tessuto nervoso dopo 5 minuti i neuroni non hanno più ossigeno, quindi dopo un tempo
relativamente breve i neuroni muoiono tutti. Se muoiono i neuroni di un soggetto, è morto il soggetto
stesso, perché l’identità del soggetto risiede nelle funzioni nervose. Le caratteristiche che concernono la
personalità di un soggetto sono tutte lì.
Le cellule muscolari, i tessuti muscolari, possono durare anche ore senza ossigeno. Quelle epiteliali anche
molto tempo senza ossigeno.
Nei polmoni ci sono i capillari e tutti si trovano in stretto rapporto con gli alveoli. Dai capillari si formano le
vene polmonari che vanno a sboccare nell’Atrio sinistro.
La conseguenza della respirazione polmonare è l’EMATOSI cioè la trasformazione del sangue da venoso
(ricco di CO2) in arterioso per assunzione di O2, che avviene a livello dei capillari polmonari.
La Respirazione Polmonare è uno scambio che avviene attraverso la barriera respiratoria polmonare o
barriera aria-sangue, in cui due attori si scambiano, uno da all’altro e viceversa, un oggetto in questo caso
gas: Ossigeno: necessario alle combustioni cellulari affinché le cellule possano ricavare energia, e Anidride:
che si genera dalle combustioni, quindi prodotto di rifiuto che viene poi eliminato. Questo scambio avviene
a livello degli alveoli polmonari.
La barriera respiratoria polmonare o barriera aria-sangue è formata dalla parete dell’alveolo e dalla barriera
del capillare, si lascia attraversare dai gas e questo non è un problema per lo scambio.
I 2 attori, presenti in ambienti diversi, sono: l’ARIA che proviene dall’esterno, presente nell’atmosfera, ricca
di ossigeno e che penetra all’interno grazie ad una serie di organi cavi che nell’insieme costituiscono le vie
aeree che comunicano con l’esterno, e il SANGUE ricco di CO2.
Gli ATTI RESPIRATORI, INSPIRAZIONE ed ESPIRAZIONE, si riferiscono al flusso di aria e permettono
rispettivamente l’ingresso di questa nei polmoni e la sua fuoriuscita dal polmone.
RESPIRAZIONE POLMONARE: L’aria proveniente dall’esterno e ricca di O2, con l’inspirazione in direzione
prossimo-distale, entra dalle narici prosegue lungo le vie aeree in senso unico alternato e raggiunge gli
alveoli, innumerevoli cavità dalle pareti sottilissime presenti nel polmone comunicanti con l’esterno (quindi
negli alveoli c’è l’aria). In questo modo gli alveoli si riempiono di aria buona, ricca di ossigeno.
Il sangue arriva nei polmoni, e quindi nei capillari, attraverso le arterie della piccola circolazione. Ha poca
concentrazione di O2 ma molta CO2 poiché proviene dall’atrio destro ed è della grande circolazione, il
sangue circolando nei suoi capillari ha perso O2 in quanto qui tutto è stato estratto.
A questo punto, attraverso la barriera aria-sangue, l’aria dona ossigeno al sangue e il sangue dona anidride
all’aria. Il flusso del sangue ai due lati è regolato dalla concentrazione del gas: l’ossigeno è più concentrato
nell’aria e quindi passa nel sangue e l’anidride è più concentrata nel sangue e passa nell’aria. Come
conseguenza si verifica che il sangue ha subito il processo dell’ematosi (ossigenazione + eliminazione co2).
L’aria arricchitasi di CO2 non è più buona, pertanto viene eliminata attraverso l’espirazione in senso disto-
prossimale per fare poi un inspirazione successiva e introdurre aria buona.
Due ambienti: cavità dell’alveolo e cavità dei capillari della piccola circolazione.
(Nella piccola circolazione, la quantità di sangue è uguale alla grande circolazione.)

Oltre alla respirazione polmonare si distingue anche una respirazione tessutale e una respirazione cellulare.
Sono tre processi diversi, cambia la sede, hanno in comune solo il termine respirazione.
La respirazione tessutale si svolge in un tessuto (che sono i costituenti degli organi che a loro volta formano
gli apparati) e questi sono di 4 tipi principali: tessuti epiteliali, connettivali, muscolari, nervosi.
In tutti gli organi penetrano le arterie che si ramificano e alla fine danno origine ai capillari sanguigni (organi
piccoli, numerosi e a parete sottilissima) della grande circolazione.
Il sangue che decorre possiede ossigeno e ha subito ematosi. Questi capillari si trovano nel tessuto
connettivo che li contiene fisicamente. Anche qui c’è una barriera rappresentata dalla parete del capillare
che separa il sangue ricco di ossigeno dal liquido presente del tessuto connettivo (c’è acqua, in cui la
concentrazione di ossigeno è scarsa) e succede la stessa cosa successa nel polmone in cui il liquido
connettivale si arricchisce di ossigeno e il sangue si impoverisce. Ecco perché il sangue che passa nelle vene
della grande circolazione non possiede ossigeno, perché ceduto nella respirazione tessutale.
La respirazione cellulare si realizza nelle cellule che costituiscono i tessuti, le quali entrano in rapporto con
il liquido del tessuto connettivo. Anche qui c’è una barriera, la membrana cellulare, ancora più sottile che
separa il liquido intracellulare dal liquido extracellulare (connettivale). Questo si è arricchito di ossigeno,
nell’intracellulare ossigeno non ce n’è: avviene il passaggio di ossigeno che viene usato dalla cellula per la
maggior parte dei processi (che utilizza ATP e quindi energia). Le cellule, nel lavorare, producono anidride
che passa nel connettivale e poi nel sangue. Però questa volta gli scambi procedono in senso inverso: anti-
ematosi. L’ematosi avviene nel capillari della piccola circolazione che si trovano solo nel polmone, l’anti-
ematosi avviene al livello del capillari della grande circolazione che si trovano ubiquitariamente negli
organi. (In linea di massima abbiamo due situazioni: 1 nel polmone e 1 negli organi.)

Le VIE AEREE sono formate da una serie di organi cavi, cavità mucose o organi mucosi con parete spessa e
la loro funzione è il trasporto di gas (aria). Queste si distinguono in superiori di cui fanno parte: cavità nasali
e rinofaringe (parte nasale della faringe), e inferiori di cui fanno parte: condotto laringo-tracheale e bronchi
che, dalla biforcazione della trachea, si dirigono ai polmoni al cui interno si distribuiscono con vari ordini di
rami.
L’apparato respiratorio, contrariamente a quello circolatorio sanguigno che è ubiquitario, ha una
rappresentazione circoscritta entro specifiche regioni (le vie aeree si trovano nella testa, nel collo, nel
torace).
Il primo organo cavo delle vie aeree, in ordine prossimo distale, è il NASO perché è più vicino nella
comunicazione con l’esterno. Posto nella regione facciale della testa è un rilievo impari mediano a forma di
piramide, e si chiama piramide nasale o naso esterno ed è dotato di scheletro osteocartilagineo.
Esternamente è coperto da cute e internamente è rivestito da membrana mucosa chiamata respiratoria (i
peli del naso si chiamano vibrisse). In corrispondenza della base presenta due aperture ovalari che ne
permettono la comunicazione con l’esterno, le NARICI.
La cavità nasale è pari, di fatto il SETTO NASALE (impari mediano) divide questa in due parti simmetriche
ciascuna delle quali presenta una parte anteriore che prende il nome di vestibolo nasale con pareti
cartilaginee, caratterizzato da uno scheletro molle e tappezzato da cute (l’orecchio esterno è cartilagineo),
ed una posteriore, la cavità nasale ossea con pareti ossee e tappezzata da mucosa respiratoria. Ogni cavità
nasale presenta un orifizio pari posteriore attraverso cui comunica con la faringe chiamato COANA.
Le vie aeree iniziano pari ma già al secondo ordine diventano impari.
In ordine prossimo distale quindi il primo organo è il naso, il secondo è la faringe.
Anche la FARINGE è un organo cavo, impari, che si trova nello spazio viscerale del collo in posizione impari
mediana, occupa tutta la parte superiore ed è disposta con un asse verticale, scende dietro la regione
facciale della testa e dietro la cavità orale, con cui comunica. Presenta delle pareti fatte a strati, il primo
strato è una membrana mucosa: che è robusta e si chiama mucosa alimentare in grado di sopportare le
sollecitazioni degli alimenti.
Lo strato che si trova all’esterno è una tonaca connettivale (avventizia) e lo strato medio è formato da
tonaca muscolare (come il cuore che ha il miocardio), il tessuto è muscolare striato come i muscoli.
La faringe è sviluppata in lunghezza e inferiormente (distalmente) non c’è un limite, perché comunica con 2
organi cavi, posti sullo stesso piano ma appartenenti a due apparati distinti, la laringe anteriormente
attraverso l’orifizio adito-faringeo, e l’esofago posteriormente attraverso l’orifizio esofageo; chiaramente
quando la faringe continua, le vie si separano definitivamente. Quindi la faringe appartiene all’apparato
respiratorio e al digerente obbligatoriamente (è il 2 organo del canale alimentare). Anche la cavità buccale
consente il transito dell’aria verso la faringe, poiché questa comunica con la bocca attraverso l’istmo delle
fauci, e convoglierà poi l’aria introdotta, sia con il naso che con la bocca, nella laringe. Ecco perché la bocca
può servire come organo delle vie aeree, per esempio quando le cavità nasali sono chiuse per un processo
infiammatorio. Dato che il naso comunica con la faringe il soggetto può alimentarsi attraverso un sondino
che lo si fa passare nel naso e lo si fa arrivare nello stomaco.
Durante la deglutizione l’orifizio adito-laringeo deve essere chiuso altrimenti il bolo passa nella laringe,
questa essendo ostruita impedisce il passaggio dell’aria. Questo orifizio si chiude perché c’è l’epiglottide,
una membrana, che abbassandosi lo chiude. Normalmente è aperto perché sono più frequenti gli atti
respiratori della deglutizione.
La LARINGE (o organo di fonazione) è formata da una membrana mucosa, nella parte più interna, che si
continua in alto con la mucosa faringea e in basso con la mucosa della trachea; nello strato esterno
abbiamo una tonaca avventizia; lo strato intermedio è particolare: formato da cartilagine (stesso tessuto
del naso esterno) che conferisce rigidità e una forma propria all’organo (ciò è importante perché consente
alla laringe di mantenere la sua pervietà), ed è presente anche tessuto muscolare striato che si contrae e
permette il movimento delle cartilagini faringee. La laringe modifica la sua forma, e nella sua cavità ci sono
due sporgenze (una sporgenza pari a destra e sinistra) chiamate Corde Vocali. Quando la laringe si sposta, le
corde vocali si avvicinano o si allontanano, e le vibrazioni dell’aria producono suoni diversi durante
l’espirazione. Non è un semplice passaggio d’aria ma anche di produzione di suoni (organo di fonazione).
E’ il terzo organo delle vie aeree in ordine prossimo distale e il primo della fonazione.
Continuando in ordine prossimo distale la laringe si continua con la TRACHEA presente sempre nel collo,
nello spazio viscerale. È una struttura cilindrica cava, membranosa, cartilaginea. Costituita da membrana
mucosa, il cui epitelio prismatico è dotato di ciglia e presenta cellule mucipare. La mucosa tracheale si
continua con quella bronchiale e la sua funzione è di liberare le vie aeree dal pulviscolo che introduciamo
con l’aria che inspiriamo. È situata dinanzi all’esofago e si estende dal margine inferiore della laringe,
attraversa il mediastino per metà della sua altezza perché poi termina biforcandosi nei due grossi bronchi
ciascuno dei quali è destinato ad un polmone. Le pareti tracheali sono rinforzate dalla presenza di una serie
di anelli cartilaginei uniti da legamenti anulari conformati a C, sono privi di articolazioni.
Procedendo troviamo i due grossi BRONCHI che originano dalla biforcazione tracheale (a questo punto le
vie aeree diventano di nuovo pari e ci restano) e differiscono di poco tra di loro perché il bronco destro è
più corto, più ampio rispetto al sinistro. Ciascun bronco penetra nel polmone corrispondente, a livello
dell’ILO, e si suddivide in un gran numero di bronchi più piccoli chiamati bronchioli fino ad arrivare alla 16°
generazione dove si hanno poi gli ALVEOLI a livello dei quali avvengono gli scambi gassosi (costituiti da
epitelio pavimentoso semplice perché la parete è molto sottile costituita da endotelio fatto da cellule dette
pneumociti). I bronchi hanno la stessa struttura della trachea.
Procediamo e terminiamo con i POLMONI, questi avvolti dalle pleure hanno una forma conica. Il tessuto
polmonare è costituito da tutte le diramazioni dell’albero bronchiale, oltre che da vasi sanguigni e linfatici,
fibre nervose. Il polmone destro è più cospicuo e ampio del sinistro e due scissure lo dividono in 3 lobi:
superiore, medio e inferiore. Il polmone sinistro è più alto del destro ma più piccolo e ristretto in quanto
qui vi è una maggiore impronta cardiaca dal momento che il cuore sporge più verso sinistra. È diviso da una
scissura in 2 lobi: superiore e inferiore e qui è presente l’incisione polmonare che accoglie l’apice del cuore.
Ciascun lobo presenta svariati lobuli, in ciascuno dei quali penetra un bronchiolo terminale che a sua volta
raggiunge gli alveoli dove poi si realizzano gli scambi gassosi (nella sacca alveolare).
La MUCOSA RESPIRATORIA è fragile e si trova per tutte le vie aeree tranne nel vestibolo nasale e nella
faringe, che è di tipo alimentare. È un epitelio prismatico pseudostratificato cigliato che depura l’aria in
quanto questa deve contenere solo gas. Sembra a più strati ma non lo è e ciò dipende dal fatto che le
cellule (cellule caliciformi mucipare) presentano altezza diversa ma tutte si appoggiano sulla membrana
basale. Le cellule più alte sono presentano ciglia vibratili, cioè degli organuli mobili che creano correnti di
muco. Oltre alla funzione di rivestimento, ha anche quella di riscaldare e umidificare l’aria che inspiriamo.
Presenta un’attività di clearance muco-ciliare permettendo di filtrare l’aria inspirata prima che questa
raggiunga l’aria respiratoria per mezzo del muco che arresta il pulviscolo atmosferico e del movimento delle
ciglia che lo convoglia verso l’esterno. Purtroppo le polveri sottili possono sfuggire al muco, arrivare e
rimanere per sempre negli alveoli provocando irritazione che può portare all’insorgenza di stati
infiammatori o di tumori.
Un paziente da rianimare è un paziente che ha un arresto della circolazione ma anche della respirazione; se
quel soggetto ha avuto quell’arresto che si è prolungato per più di cinque minuti non deve essere rianimato
perché un’eventuale rianimazione, rianimerebbe le cellule nervose che non funzionano più, quindi si
andrebbe in contro ad uno stato di vita vegetativa.

L’APPARATO DIGERENTE: è un apparato viscerale, della vita vegetativa, e come tutti gli app. della vita
vegetativa sere a mantenere il corpo umano in condizioni necessarie affinché le cellule possano stare in un
ambiente idoneo, servono tutti per l’omeostasi. Ha una funzione che la richiama già il nome stesso
“digerente” esegue cioè la digestione.
Ciò che viene posto a digestione sono gli alimenti che provengono dall’esterno che possono essere solidi o
liquidi. La digestione riguarda gli alimenti allo stato solido, perché è come se quelli allo stato liquido fossero
già digeriti, in quanto la digestione consiste nella riduzione degli alimenti solidi ad una dimensione
molecolare. Dagli alimenti si devono ottenere semplici molecole. Quindi si va da una triturazione meccanica
che si svolge principalmente nella bocca con la masticazione. Nel corso della masticazione gli alimenti
vengono sminuzzati. Per arrivare ad un livello molecolare devono intervenire anche reazioni chimiche.
Per digestione, quindi, si intende l’insieme dei processi sia chimici che fisici che portano ad ottenere dagli
alimenti sostanze a piccolo peso molecolare. Qui finisce la digestione ma non la funzione dell’apparato
digerente perché queste sostanze ottenute devono essere assorbite, cioè devono passare all’interno del
corpo. Quindi si parla di assorbimento e l’assorbimento non ci può essere se non c’è una digestione (è la
conseguenza della digestione).
Negli alimenti non tutto è digeribile, ci sono parti che non possono essere digerite e quindi non possono
essere assorbite; queste sostanze prendono il nome di scorie alimentari. Scorie significa sostanze di rifiuto
infatti queste sostanze non vengono né digerite, né assorbite ma vengono eliminate quindi si parla di
escrezione. Quindi le funzioni dell’app. digerente sono: DIGESTIONE, ASSORBIMENTO, ESCREZIONE.
Il fine ultimo della digestione e dell’assorbimento è il mantenimento dell’omeostasi delle sostanze
nutritive, le stesse che compongono il corpo umano: sostanze organiche (lipidi, proteine, glicidi, acidi
nucleici) e sostanze inorganiche (ioni, sali, gas). Alcune sostanze nutritive servono da carburante perché le
cellule per ottenere energia bruciano carburante in presenza di ossigeno. L’ossigeno lo procura l’apparato
respiratorio, il carburante lo procura l’apparato digerente perché le sostanze che vengono bruciate sono
prodotti che derivano dall’alimentazione e sono soprattutto rappresentati da lipidi e glicidi. Quindi la
funzione delle sostanze nutritive è quella di fornire combustibile alle cellule.
Tutte le cellule hanno parti che si deteriorano, si consumano, si rompono, allora la cellula deve essere
riparata di continuo. Il materiale per ricostruirla viene in parte dalla cellula stessa e in parte dall’ambiente
esterno. Quindi un’altra funzione è questa.
L’altra funzione deriva dal fatto che ci sono alcune sostanze come le vitamine e gli aa essenziali che il corpo
umano non è in grado di produrre in maniera autonoma, in quanto non è provvisto di sistemi biochimici
che provvedono alla sintesi di queste sostanze, esse devono per forza provenire dall’esterno. La vera
funzione dell’apparato è questa: il turnover di queste sostanze nutritive.
Se queste sostanze nutritive non vengono apportate in maniera adeguata provocano la sofferenza
dell’organismo. Non è come nel caso dell’apparato respiratorio che inizia a partire in tempi brevi, ma lo fa
in tempi molto più lunghi. C’è una sofferenza perché le sostanze nutritive sono importanti per le cellule
quanto lo è l’ossigeno.
Escrezione e secrezione etimologicamente significano la stessa cosa cioè la produzione di materiale che
viene poi emesso all’esterno dagli elementi che lo hanno prodotto, ma sono due cose differenti.
Il termine escrezione anche se è sinonimo di secrezione è riferito soltanto alle sostanze di rifiuto, invece la
secrezione non è riferite alle sostanze di rifiuto, ma è riferito a ghiandole (esocrine ed endocrine) che hanno
la funzione di secernere sostanze che vengono poi utilizzate dal corpo umano.

Struttura: L’apparato digerente è costituito da: CANALE ALIMENTARE costituito da una serie di organi cavi
(cavità mucose: bocca, faringe, esofago, stomaco e intestino) e GHIANDOLE EXTRAMURALI annesse al
canale (ghiandole salivari maggiori, fegato, pancreas). Il canale alimentare di cui abbiamo studiato la prima
parte (fino all’esofago) è formato da una serie di organi uno di seguito all’altro, tutti organi cavi, tutte cavità
mucose.
Il canale alimentare è un tubo, tra i 7 e i 10 m, presenta una parete che delimita una cavità, un lume
rivestito da una membrana mucosa, e questa cavità è in collegamento con l’esterno attraverso 2 orifizi di
cui si compone il tubo: l’orifizio FORO-ORALE, delimitato dalle labbra, e l’ORIFIZIO ANALE (ANO). Il primo si
trova nella regione facciale della testa ed è impari, il secondo è localizzato nella regione inferiore del
tronco, ovvero nel perineo (la regione del perineo è divisa in anteriore e posteriore: perineo uro-genitale e
perineo anale). (Le cavità interne che comunicano con l’esterno sono dette CAVITÀ MUCOSE come: cavità
buccale, rettale, vaginale, mucosa della congiuntiva, e sono rivestite internamente da membrane mucose
che sono umide e mollicce sulla cui superficie è stratificato un liquido denso, il muco prodotto dalle
ghiandole extramurali. La comunicazione con l’esterno può essere sia diretta come nella bocca o indiretta
come nella faringe. Basta che ci sia una comunicazione con l’esterno e la cavità è mucosa)

Andando in ordine prossimo distale partiamo dall’orifizio orale.


Il percorso di questo canale è molto complicato e assume un andamento circunvoluto. In tanto a differenza
delle vie aeree, il canale ha entrambe le estremità che corrispondo ad orifizi naturali. Quindi ha due fori di
comunicazione con l’esterno, non come le vie aeree che avevano si due fori (le narici) ma appartenevano
allo stesso organo che era l’unico orifizio (l’orifizio orale può pure sostituirsi, ma in linea di massima è il
naso il primo organo delle vie aeree). Il flusso all’interno delle vie aeree era un flusso a senso unico
alternato o si fa l’inspirazione e l’aria fluisce in senso prossimo distale oppure si fa l’espirazione e l’aria
fluisce in senso disto-prossimale. Dalle narici entra e dalle narici esce.
In questo caso invece ci sono due orifizi, quindi è come se il flusso degli alimenti all’interno del canale
progredisca a senso unico: dalla bocca verso l’ano. Esiste una direzione, l’orifizio orale è l’orifizio prossimale
perché è la bocca l’orifizio da cui si introducono gli alimenti, mentre l’ano è l’orifizio distale perché di qui
fuoriescono le scorie degli alimenti dopo che i processi di digestione e assorbimento sono avvenuti.
Possiamo parlare di una successione prossimo-distale oppure oro-anale.
Tutto ciò vale in termini molto generali, perché ci sono casi in cui il flusso è invertito, procede in senso
inverso. Ad esempio, il vomito o il rigurgito sono situazioni para-fisiologiche in cui l’orifizio orale
rappresenta un orifizio di uscita piuttosto che d’entrata. Anche per l’ano vale la stessa cosa, può essere un
orifizio di entrata per i farmaci. Infatti tra le funzioni dell’apparato digerente c’è l’assorbimento di farmaci
che non sono sostanze nutritive, anche se alcuni farmaci hanno funzione di sostanze nutritive infatti
vengono fatte sostitutive.
I farmaci sono sostanze se si avvalgano degli stessi meccanismi con cui vengono assorbite le sostanze
nutritive.

Due sono le regioni corporee in cui si trovano gli orifizi naturali, una è la regione facciale cioè la regione
anteroinferiore della testa e l’altra è la regione perineale che è la regione inferiore del tronco (regione
compresa tra le radici delle cose). Quest’ultima regione in posizione anatomica non è facilmente accessibile
perché le cosce, che sono situate parallelamente tra loro, trasformano questa regione in una stretta fessura
orientata in modo sagittale (antero-posteriore).
La regione perineale la si può esplorare bene in posizioni differenti come la posizione ginecologica, in
quanto questa non appare più come una fessura stretta ma appare come una regione ampia a forma di
losanga (rombo con gli angoli posizionati uno superiormente, uno inferiormente, uno a destra e uno a
sinistra). Questa losanga (forma della regione perineale) può essere divisa in due triangoli uniti per la base:
un triangolo anteriore e un triangolo posteriore. Quello anteriore è caratterizzato dalla presenza di orifizi
appartenenti agli apparati urinario e genitale per cui è chiamato anche triangolo urogenitale. Quello
posteriore, che è quello che ci interessa perché presenta l’orifizio anale, è detto triangolo anale.
Il triangolo uro-genitale ha un aspetto interessante perché quando abbiamo parlato di apparato
circolatorio, respiratorio non abbiamo fatto differenze tra sesso maschile e femminile, abbiamo descritto
come se fosse uguale nei due sessi in quanto ci sono sì differenze ma non sono tali da essere facilmente
apprezzabili (non è presente un appariscente dimorfismo sessuale). Vedendo il triangolo uro-genitale
possiamo invece riscontrare delle differenze in quanto il triangolo anteriore è caratterizzato dalla presenza
dei genitali esterni mentre il perineo posteriore non presenta dimorfismo. Il perineo uro-genitale è una
delle regioni del corpo umano che presenza un ben definito dimorfismo sessuale.

Un aspetto rilevante del canale è la sua lunghezza. Se con uno strumento di misura andassimo a calcolare la
distanza lineare tra l’orifizio orale e l’ano potremmo notare delle variazioni in base all’altezza, ma
indicativamente potremmo definire tale distanza di circa un metro. Il canale alimentare è lungo da 7 a 10m.
Il fatto che a colmare la distanza di un metro c’è un tubo di nove metri indica che il tubo non ha un
percorso lineare (rettilineo) altrimenti sarebbe stato lungo un metro. È un percorso pieno di curve, e in
alcuni tratti formano una specie di matassa complicatissima. Qual è il motivo di questa lunghezza
esagerata? Noi introduciamo gli alimenti nella bocca e di qui progrediscono in direzione prossimo-distale.
Percorrendo il canale gli alimenti vengono digeriti, vengono frammentati prima e poi posti a digestione
chimica, operata da molecole che si chiamano enzimi (digestione enzimatica). Dopo che avvenuta la
digestione iniziano i processi di assorbimento. Il motivo per cui il canale è lungo è dovuto al fatto che la
superficie assorbente è massima, l’obiettivo è che tutte le sostanze nutritive devono essere assorbite, non
deve esserne persa nemmeno una. Di fatto, le dimensioni del tubo, la lunghezza, serve ad aumentare la
superficie interna dove avvengono i processi di assorbimento. Maggiore è questa superficie più accurati
sono i processi di assorbimento.
Ci sono casi in cui si ha un malassorbimento in cui vengono eliminate oltre alle scorie le sostanze nutritive,
ma questa non è una condizione fisiologica bensì patologica frequente; basta che la velocità del contenuto
aumenti e già questo rende meno efficienti i processi di assorbimento (es. con la diarrea si perde un sacco
di materiale, però questa non è una condizione normale ma patologica. Se un soggetto avesse sempre la
diarrea potrebbe avere deficit di apporto di sostanze nutritive. Nel colera la diarrea eccessiva provocava la
morte del paziente).
Se prendo una sostanza e la introduco nel canale alimentare (bocca), la sostanza fin quando sta nel canale
anche se si trova all’interno del corpo umano è come se fosse all’esterno. Le cavità mucose è come se
fossero ambiente esterno che si è introflesso nel corpo umano, ma è sempre esterno. Tutto ciò che è
contenuto nel canale è esterno. I processi di digestione che avvengono nel canale è come se avvenissero
all’esterno del corpo. Quando entrano all’interno? Quando dalla cavità passano nella parete dell’organo
cavo.
Quindi assorbimento significa passaggio dall’esterno (che si trova all’interno) di piccole molecole (dalle
proteine le sostanze che possono essere assorbite sono gli aa, dai lipidi invece gli acidi grassi semplici, cioè
sostanze costitutive delle macromolecole organiche) all’interno delle pareti del canale arrivando, poi, nel
sangue.
Le sostanze nutritive che sono state scisse, con la digestione, in molecole di piccolo peso molecolare sono
assorbite. (Cosa c’è nella membrana mucosa a diretto contatto con la cavità?) Le cellule dell’epitelio di
rivestimento sono a diretto contatto con la cavità perché le mucose sono fatte da un epitelio di
rivestimento da una tonaca propria. Quando le molecole passano nelle cellule epiteliali sono state
assorbite. Quando un soggetto per un qualsiasi motivo assume una sostanza tossica, il tossico assunto
penetra nel canale e fin qui non c’è nessun problema perché si può ricorrere alla lavanda gastrica ma
questo è possibile prima che è inizi l’assorbimento.
Una volta che la sostanza è stata assunta dalle cellule epiteliali, quindi assorbita (quindi le cellule epiteliali
assorbono), la stessa passa nei capillari sanguigni del canale alimentare, che sono capillari sanguigni che
appartengono alla grande circolazione, e quindi nel sangue.
Al canale alimentare arrivano arterie (della grande circolazione) che portano sangue che contiene ossigeno.
A livello dei capillari di questi organi, l’ossigeno esce da questi capillari e passa l’anidride carbonica ma
passa anche quanto è stato assorbito dal canale; motivo per cui cooperano l’apparato circolatorio e
l’apparato digerente. Le sostanze che sono state assorbite è ovvio che non rimangono tutte nel canale, ma
vengono messe a disposizione di tutte le cellule del corpo. Il sangue che esce dal canale alimentare che si è
impoverito di ossigeno e si è arricchito di anidride carbonica, si è anche arricchito dei prodotti
dell’assorbimento. L’apparato circolatorio è organizzato in modo tale che tutte le cellule del corpo siano
approvvigionate da sangue, e allora tutto il materiale assorbito dall’intestino è messo a disposizione delle
cellule.

L’apparato digerente non è formato solo dal canale alimentare ma appartengono anche organi ghiandolari
che si chiamano ghiandole extramurali (o extraparietali) annesse al canale.
Ci sono organi ghiandolari, sono gli organi parenchimatosi, cioè formati da un epitelio di tipo secernente e
precisamente sono ghiandole esocrine. Le ghiandole esocrine (hanno una esocrinia-secrezione esterna) che
sono annesse al canale, cioè collegate al canale attraverso i loro dotti escretori, sono ghiandole che
riversano il secreto nella cavità del canale (considerato come ambiente esterno); motivo per cui queste
ghiandole sono esocrine come le ghiandole cutanee, con la differenza che quest’ultime liberano il secreto
direttamente sulla superficie corporea esterna, mentre queste lo liberano su superfici corporee interne ma
che sono cavità mucose.
Nel canale alimentare non ci sono solo gli alimenti che arrivano dall’esterno ma ci sono anche le secrezioni
di queste ghiandole che serviranno ai processi di digestione, motivo per cui queste ghiandole extramurali
sono organi dell’apparato digerente.
Perché extramurali? Extramurale vuol dire aldilà delle mura. Il muro sono le pareti del canale (organi cavi).
Le ghiandole extramurali sono all’esterno del canale ma riversano il loro contenuto nella cavità del canale, il
che vuol dire che anche se sono all’esterno devono essere collegate con il canale attraverso il loro dotto
escretore, e quest’ultimo che versa il secreto nella cavità deve attraversare a tutto spessore le pareti del
canale.
Le ghiandole extramurali sono in tutto 8 e sono grossi organi ghiandolari, fegato e pancreas sono 2 delle 8;
3 sono pari.
Ci sono anche le ghiandole intramurali, da cui nascono le extramurali, che si trovano nello spessore della
parete, nella tonaca propria della membrana mucosa. Anch’esse sono ghiandole esocrine, solo che sono
piccole perché lo spessore della parete è di qualche millimetro. Proprio perché sono piccole e il canale è
lungo, queste ghiandole intramurali sono tantissime e danno un notevole contributo alla secrezione
all’interno del canale.
Dato che le ghiandole intramurali si trovano nel canale e sono componenti microscopici del canale, a livello
di classificazione le troviamo nella voce “canale alimentare”.

Adesso abbiamo tutti gli elementi per poter parlare di questo apparato.
In ordine prossimo-distale il primo organo è la BOCCA, organo impari mediano, che comunica direttamente
con l’esterno attraverso l’orifizio orale situato anteriormente. La cavità orale è delimitata lateralmente e in
avanti da guance e labbra, indietro comunica con l’orofaringe, in alto è chiusa dal palato (volta della bocca
che si distingue in duro e molle) e il suo pavimento è formato da lingua, regione sottolinguale e mandibola.
La lingua, essenziale per l’espressione verbale, è un tessuto muscolare che contiene i recettori gustativi,
partecipa alla masticazione alla deglutizione e ai processi digestivi, mediante movimenti che, spostando il
cibo, lo mantengono tra i denti. Le ghiandole linguali secernono muco che insieme alla saliva concorre a
lubrificare il cibo facilitando la deglutizione. Inoltre alla base della lingue ci sono delle masse di tessuto
linfoide, le tonsille, che svolgono funzioni simili a quelle dei linfonodi e proteggono l’organismo dalle
infezioni fungendo da filtri che impediscono la penetrazione dei microrganismi. Lo spazio limitato
all’esterno da labbra (queste due pieghe, una superiore e una inferiore, muscolo-membranose) e guance e
all’interno da arcate dentali e gengive è detto VESTIBOLO della bocca (cavità della parete facciale del
cranio, porzione posta all’esterno, anteriormente e sui lati, tra lo splancnocranio, labbra e guance). Sia
l’orifizio che la cavità boccale hanno una peculiarità per differenziarli dal naso e dalle cavità nasali, e cioè
che è una cavità che modifica la sua forma e le sue dimensioni tanto da far entrare alimenti di dimensioni
considerevoli grazie all’abbassamento della mandibola. Nella bocca è possibile la digestione completa solo
degli zuccheri (glucidi). Nella bocca avviene la masticazione, data dal movimento della mandibola, che porta
alla trasformazione degli alimenti solidi in piccole masse, particelle di piccole dimensioni che sono sfere
lisce, mollicce e deformabili, che prendono il nome di BOLO, il quale passerà nell’organo immediatamente
successivo alla bocca, ovvero la FARINGE. Si parla di prima fase della digestione che è meccanica, in quanto
gli alimenti sono stati solo sminuzzati/triturati e impastati con la saliva, non hanno subito processi a livello
chimico (anche se nella saliva ci sono enzimi che non agiscono).
La comunicazione tra la cavità boccale e la cavità faringea si chiama Istmo delle Fauci (nella parete
posteriore della cavità buccale e anteriore della faringe). Quando il bolo passa attraverso l’istmo delle fauci
inizia la deglutizione.
In un tempo molto breve, nell’ordine di qualche secondo, il bolo attraversa la faringe (dall’alto in basso),
attraversa l’ESOFAGO (dall’alto in basso) e arriva nello STOMACO, e qui si ferma.
Nella cavità boccale gli alimenti soggiornano per circa un minuto (dipende dal tipo d’alimento e
dall’accuratezza con cui il soggetto compie la masticazione), poi attraverso faringe ed esofago, in un paio di
secondi, arrivano allo stomaco.
Lo stomaco è caratterizzato da un cambiamento di forma del tubo, perché fino allo stomaco il canale ha
una forma tubulare, giunto allo stomaco il canale assume la forma di un sacco. Vi è quindi una violenta
dilatazione in quanto lo stomaco è un serbatoio. L’alimentazione non avviene di continuo ma ai pasti. Per
comodità il soggetto non si alimenta in continuazione ma lo fa ad intervalli regolari nel corso della giornata
nei quali assume maggior quantità di alimenti.
Allora è necessario che queste quantità di alimenti vengano accolti in una cavità adeguata. Tutti gli alimenti
che vengono introdotti durante il pasto rimangono in questo serbatoio dove subiscono i processi di
digestione.
Nello stomaco iniziano processi di digestione seria perché è pur vero che nella saliva ci sono enzimi ma
danno un contributo minimo in termini di digestione enzimatica.
Lo stomaco è così dilatato sia perché deve accogliere tutto il materiale, sia perché questo materiale deve
soggiornare a lungo nello stomaco (2-3-4-ore) perché è qui che devono avvenire le trasformazioni.

Anatomia topografica:
(Bocca  organo impari mediano che si trova nella regione facciale della testa, presentante una mucosa
alimentare.)
Procedendo in ordine prossimo distale, il secondo organo è la FARINGE, organo impari mediano che si trova
nella parte superiore dello spazio viscerale impari mediano del collo, presentante una mucosa alimentare.
Alla faringe fa seguito l’ESOFAGO, organo impari mediano, presentante una mucosa alimentare. È molto
lungo perché inizia facendo seguito alla faringe (la faringe si continua con due condotti: laringe e esofago).
L’esofago nel suo tratto iniziale si trova nello spazio viscerale impari mediano del collo, nella parte inferiore
posteriore, (nella parte inferiore anteriore c’è la laringe e la trachea) e poi scende arrivando nel torace.
L’esofago e la trachea sono due organi che appartengono a due apparati differenti, ma si trovano entrambi
nella parte inferiore dello spazio viscerale impari mediano del collo, trachea davanti ed esofago dietro, e
tutti e due nel procedere verso il basso si trovano nel mediastino.
La trachea si trova nel mediastino superiore (è l’ultimo organo del mediastino superiore) mentre l’esofago
si trova nel mediastino posteriore. Quindi l’esofago in un tratto scende nel mediastino posteriore dietro la
trachea (nel collo), però la trachea a un certo punto finisce quando questa si divide nei due rochi mentre
l’esofago continua a scendere. Nella parte inferiore l’esofago si troverà dietro spazio pericardico e scende
fin quando non arriva al diaframma e lo attraversa.
[Tra gli organi che attraversano il diaframma abbiamo l’aorta discendente toracica, l’esofago (entrambi si
trovano nel mediastino posteriore), la vena cava inferiore.]
L’esofago dopo l’attraversamento del diaframma arriva nella cavità addominale e va incontro ad una
dilatazione. Finisce l’esofago e inizia lo stomaco.

Il tempo di arrivare nella cavità addominale e si ha questo cambiamento: si passa da un tubo ad un sacco.
L’orifizio attraverso cui l’esofago comunica con lo stomaco si chiama CARDIAS. Questo orifizio normalmente
è chiuso, tranne durante la deglutizione in cui si apre un attimo prima dell’arrivo del bolo e poi si chiude
nuovamente, per due motivi: sia perché eventuale aria penetrata nell’esofago con la respirazione non entra
anche nello stomaco, sia perché nello stomaco, che è protetto da queste, ci sono sostanze molto corrosive
ed irritanti e quindi se dovessero risalire verso l’esofago, che non gode di questa protezione, potrebbero
avere un effetto altamente irritante. La chiusura è determinata dall’ipertono della mucosa muscolare,
questa si rilassa e si apre l’orifizio.
Purtroppo questo meccanismo che dovrebbe impedire il reflusso di materiale gastrico nell’esofago, in
alcuni soggetti, funziona non correttamente e questa condizione si chiama reflusso gastroesofageo.
All’esofago fa seguito lo STOMACO, organo presente nella cavità addominale. Fino allo stomaco sono stati
percorsi solo 50 cm del tubo digerente, per cui non è avvenuto niente: tutta la digestione e l’assorbimento
deve ancora avvenire.
L’addome: la cavità addominale è la cavità più ampia e complessa presente nel corpo umano. Questa è in
gran parte occupata dal canale dell’apparato digerente.
Come si divide la cavità addominale? Presenta un unico spazio sieroso, che la occupa quasi tutta, chiamato
spazio peritoneale e la sierosa si chiama peritoneo. Nella cavità addominale ci sono anche 2 spazi
connettivali che si trovano: uno dietro allo spazio peritoneale e si chiama spazio retroperitoneale (due
organi descritti nello spazio retroperitoneale sono aorta addominale e la vena cava inferiore. Questi non
sono gli unici organi che si possono trovare, ci sono anche i reni) e uno sotto, lo spazio sotto-peritoneale.
Siccome la cavità addominale è quasi totalmente occupata dallo spazio peritoneale, è ovvio che gli spazi
connettivali non saranno molto ampi, giusto l’interstizio compreso tra lo spazio peritoneale e le pareti
dell’addome. Lo spazio retroperitoneale, come indica la denominazione stessa, è uno spazio che si trova tra
lo spazio peritoneale (che gli sta davanti) e la parete posteriore della cavità addominale (che gli sta dietro).
Lo spazio sotto-peritoneale si trova tra lo spazio peritoneale (che sta sopra) e la parete inferiore
dell’addome (che sta sotto). La parete inferiore dell’addome si chiama diaframma pelvico. Così come la
parete superiore della cavità addominale si chiama diaframma, la parete inferiore si chiama diaframma
pelvico.
Lo stomaco è questo organo sacciforme un po’ incurvato su se stesso in modo tale che disegni una curva
con cavità che guarda verso destra, che occupa quasi metà della parte superiore dello spazio peritoneale, a
sinistra, e sulla cui superficie esterna vi è una tonaca sierosa. Dunque la parte superiore dello spazio
peritoneale potremmo dividerla in due metà, quella di sinistra che appartiene allo stomaco e quella di
destra che appartiene al fegato.
Si distinguono nello stomaco 3 parti principali: il FONDO parte più alta che si adatta alla conformità del
diaframma, il CORPO che fa seguito al fondo, è la porzione più estesa a livello della quale avviene la
digestione, e il PILORO che è la porzione finale, un orifizio inferiore che collega stomaco e intestino.
Lo stomaco è ricoperto da uno strato di mucosa che secerne muco, HCl e pepsinogeno, che insieme all’H2O
formano i succhi gastrici.
Nello stomaco avvengono intensi processi di digestione, ma questo ha anche una funzione assorbente in
quanto assorbe l’alcool ad esempio. Qui il bolo viene trasformato da uno stato solido a uno stato liquido
grazie alla liberazione, all’interno della cavità dello stomaco, di una sostanza molto irritante ossia l’acido
cloridrico (acido forte). Ci sono, nella parete dello stomaco, ghiandole che producono acido cloridrico che
viene riversato nella cavità e il bolo alimentare in contatto con esso si scioglie e diventa liquido.
Cambia il contenuto: nella bocca, nella faringe, nell’esofago normalmente non c’è nulla o al massimo un po’
di aria tranne quando durante la deglutizione passa il bolo. Nello stomaco invece è presente un contenuto
liquido a reazione fortemente acida che si chiama CHIMO.
Le ghiandole intramurali dello stomaco sono responsabili della produzione di enzimi digestivi e
intervengono soprattutto nella digestione delle proteine. Man mano che i processi digestivi nello stomaco
progrediscono, il materiale si fa via via più liquido per azione degli enzimi digestivi e fuoriesce dallo
stomaco progredendo in direzione prossimo distale verso l’intestino. Di fatto allo stomaco fa seguito
l’INTESTINO e i due sono in comunicazione attraverso l’orifizio inferiore dello stomaco, il PILORO. Questo è
sempre chiuso a causa di una valvola: la valvola pilorica. La sua apertura è data dalla pressione del chimo,
questo può così passare nell’intestino e poi si chiude da sola.
L’intestino è l’ultimo organo del canale alimentare ma anche il più lungo (perché con lo stomaco siamo
arrivati a 1,5 m del canale).
[Quando in anatomia si incontrano organi molto grandi, voluminosi, l’anatomista spezzetta l’organo]
L’intestino viene divido in due parti principali:
 Una prossimale che è quella che fa immediatamente seguito allo stomaco che somiglia sia per le
dimensioni che per l’aspetto a un tubo di gomma utilizzato per l’irrigazione. Questa prima porzione
più piccola anche se più lunga (4-6m) si chiama intestino tenue o piccolo intestino, che si raccoglie
in anse superficiali e si trova nella parte centrale ed inferiore dell’addome, è dove termina la
digestione e inizia l’assorbimento. Qui la sottomucosa si solleva in pieghe a decorso circolare e la
mucosa presenta varie estensioni chiamate villi, le cui cellule epiteliali presentano sulla parte
apicale sottili estensioni, i microvilli che aumentano la superficie di assorbimento dell’intestino. Le
molecole nutritive sono assorbite dalle pareti dei villi ed entrano nel sangue attraverso i capillari.
 L’altra porzione è più breve (1,5-1,8m) ma ha un calibro maggiore. Somiglia al copertone di una bici
grande (ha un diametro di 6-7cm) e si chiama intestino crasso unito al tenue dalla valvola
ileocecale.
L’intestino tenue a sua volta viene diviso in 3 segmenti, secondo un ordine prossimo-distale vi è:
 Una prima porzione piuttosto breve (25cm), il duodeno. È il primo tratto dell’intestino, quindi
quello che fa subito seguito allo stomaco e che riceve il chimo. Si trova nello spazio
retroperitoneale perché serve a ricevere le secrezioni di fegato e pancreas (vie biliari e dotti
pancreatici - La secrezione del fegato è la bile. La secrezione del pancreas è il succo pancreatico).
La secrezione del pancreas contiene quasi tutti gli enzimi digestivi delle proteine, dei lipidi e degli
acidi nucleici. Il succo pancreatico contiene anche bicarbonato che serve a tamponare l’acidità del
materiale che arriva nel duodeno proveniente dallo stomaco. La bile contiene sostanze importanti
per la digestione dei lipidi. Quindi nel duodeno arrivano tutti gli enzimi necessari ai processi di
digestione. Una volta che il duodeno riceve lo sbocco dei dotti, entra di nuovo nello spazio
peritoneale. Quindi il decorso nello spazio retroperitoneale è molto breve. Nello spazio peritoneale
troviamo la maggior arte dell’intestino tenue. L’andamento a matassa è dovuto a questo tratto di
intestino tenue che segue il duodeno e che assume questo aspetto circonvoluto. La porzione di
intestino tenue situata nella porzione inferiore dello spazio peritoneale si chiama intestino tenue
mesenteriale (digiuno: metà prossimale e ileo: metà distale)
 Vi è poi il digiuno
 e l’ileo: Entrambi si trovano nello spazio peritoneale, nello spazio inferiore. Nel digiuno prevale la
digestione, nell’ileo prevale l’assorbimento.
Cosa succede nell’intestino tenue? Inizia l’assorbimento.
Nel digiuno avvengono fenomeni di digestione perché ci sono tutti gli enzimi disponibili, mentre nella
porzione distale dove i processi di digestione sono pressoché ultimati, iniziano intensi fenomeni di
assorbimento.
All’interno dell’intestino tenue è contenuto un materiale liquido che si modifica man mano che procedono i
processi di digestione e assorbimento. Il materiale è neutro perché la secrezione del pancreas contiene,
oltre agli enzimi digestivi, anche il bicarbonato che si comporta come un tampone per il pH. Questo liquido
si chiama CHILO.
Quando si arriva all’ileo inizia poi un nuovo tratto, infatti è presente un orifizio che fa comunicare l’ileo con
il primo tratto dell’intestino crasso, ovvero con l’intestino cieco. Questo orifizio si chiama orifizio ileo-
cecale.
Attraverso questo orifizio passa un liquido, con scorie alimentari e prodotti di rifiuto, non ci sono più
sostanze nutritive (il fegato, con la bile, immette nell’intestino anche sostanza che devono essere
eliminate). L’H2O e i Sali minerali, introdotti bevendo o ottenuti dagli alimenti o da secrezioni come la
saliva, vengono assorbiti a livello dell’intestino crasso, mentre le sostanze nutritive vengono assorbite
dall’intestino tenue.
A questo punto inizia l’ultimo tratto dell’intestino, l’intestino crasso, che fa da cornice (contorno) alle anse
dell’intestino tenue (tubo che si attorciglia). C’è una prima porzione che decorre sul lato destro delle anse,
una seconda porzione che decorre al di sopra delle anse, una terza porzione che decorre a sinistra e
un’ultima porzione che decorre sotto le anse.
L’intestino crasso è diviso, in ordine prossimo-distale, in:
 (Intestino) Cieco: si trova nella parte inferiore destra dello spazio peritoneale;
 (Intestino) Colon: più lungo fa da cornice alle anse dell’intestino tenue;
 (Intestino) Retto: si trova nello spazio sotto-peritoneale, attraversa tutti gli strati per poi portarsi in
superficie e comunicare con l’esterno mediante l’orifizio anale.
All’intestino cieco segue la porzione destra del colon che si chiama colon ascendente (non ascende nulla, è
sempre lì, è il contenuto che progredisce al suo interno in senso ascendente), segue il tratto che passa
sopra le anse che si chiama colon trasverso, segue il tratto che sta a sinistra che si chiama colon
discendente e, infine, segue il tratto che passa sotto le anse che si chiama colon sigmoideo.
Il colon sigmoideo è l’ultimo tratto del colon perché poi c’è un brusco cambiamento di direzione che segna
il passaggio tra il colon e il retto. Quest’ultimo scende verticalmente dall’alto verso il basso, attraversa il
diaframma pelvico, attraversa il perineo e raggiunge lo sbocco in corrispondenza dell’ano.
La funzione del colon è quella di assorbire l’acqua, ciò comporta che man mano che si procede lungo il
crasso in direzione prossimo distale il contenuto si fa sempre più solido finché quando arriva nel retto
diventa solido.
Le composizioni chimiche degli alimenti e delle feci (materiale solido presente nel retto) sono differenti
anche se le feci derivano dagli alimenti, questo perché le sostanze nutritive e gran parte dell’acqua sono
state assorbite.
Qual è il ruolo dell’intestino retto? Anche il retto è un serbatoio perché la progressione del materiale
all’interno del canale e all’interno dell’intestino avviene di continuo. Continuamente si formano feci. La
funzione dell’intestino retto è di fungere da serbatoio in modo da raccogliere le feci, e quando queste
hanno raggiunto un determinato volume vengono eliminate tutte insieme ad intervalli di una/due volte al
giorno (compatibilmente con la vita di relazione).
Il processo che porta alla formazione delle feci, è un processo complesso che consta di processi di
digestione, assorbimento ed escrezione; con una sola parola questo processo si chiama alvo (alvo stitico,
alvo normale e alvo diarroico). Non bisogna confondere l’alvo ossia il processo che porta alla formazione
delle feci con l’eliminazione delle feci all’esterno. L’alvo avviene di continuo (h24 per tutta la vita) mentre
l’eliminazione è un processo discontinuo (avviene una volta o due nelle 24h). L’eliminazione delle feci si
chiama defecazione.

Le ghiandole extramurali sono 8 ma ne abbiamo viste solo due (fegato e pancreas entrambe annesse al
duodeno). Le altre ghiandole annesse al canale sono organi pari e sono le ghiandole salivari maggiori
annesse alla bocca. Dunque sono ghiandole extramurali che riversano il loro secreto nella cavità boccale e
sono: la parotide, la sotto-mandibolare (subito sotto la parotide) e la sotto-lingule. Queste (3 a destra e 3 a
sinistra) producono un secreto che si chiama saliva che serve a formare il bolo. Nella saliva è presente un
enzima attivo solo per i glucidi, l’amilasi salivare, infatti questi vengono digeriti subito e completamente.
La mucosa che riveste che riveste la lingua, mucosa linguale (organo del gusto), presenta dei recettori che
permettono di apprezzare il gusto degli alimenti. La mucosa che si trova sotto la lingua ha capacità
assorbenti, quindi un farmaco che viene posto sotto la lingua viene già assorbito da quella mucosa e quindi
in bocca.

Lo Scheletro della testa: ha una parte chiamata NEUROCRANIO e una parte chiamata SPLANCNOCRANIO
che corrisponde al massiccio facciale e sono separati dalle linee ossee: dall’arcata sopraccigliare (sporgenza
anteriore dell’osso frontale) scendo all’arcata zigomatica e poi fino a dinanzi del padiglione auricolare fino a
giungere alla linea testa-collo. Il problema è come capire che esistono? Il neurocranio è grande e
comprende una cavità all’interno, dove sistemiamo l’encefalo. Al neurocranio distinguiamo una volta e una
base, sezionandolo secondo un piano orizzontale leggermente obliquo in basso e indietro. Le ossa della
volta sono un esempio tipico di ossa piatte; ritroviamo una base che è organizzata in una serie di fosse (dal
davanti all’indietro: fossa endocranica anteriore, endocranica media ed endocranica posteriore).
Nello splancnocranio abbiamo altre cavità: la cavità orbitale (cavità pari, una sorta di piramide
quadrangolare con una base anteriore e un apice posteriore e sta accogliendo l’occhio – bulbo oculare – ed
annessi); cavità nasale; cavità boccale.
Abbiamo dei muscoli intrinseci ed estrinseci: i primi hanno entrambi gli attacchi sulla testa, i secondi hanno
un attacco sulla testa e l’altro sull’osso. Gli intrinseci sono per esempio quelli mimici, quelli estrinseci sono
su ossa del cranio. I muscoli orbicolari estrinseci, hanno un attacco sull’osso e l’altro sul bulbo oculare.
Il tronco: la colonna vertebrale è una struttura formata da segmenti più o meno tutti uguali che si ripetono.
Le vertebre sono distinte nei vari segmenti. Vertebra tipo: non sono effettivamente tutte uguali, però ci
sono alcune caratteristiche comuni di base. E’ costituita da un corpo, anteriore, che è un segmento di
cilindro da cui dipartono posteriormente le ossa di tipo piatto (segmenti ossei) che si estendono
posteriormente e formano l’arco. Fori neurali? Canali vertebrali.
Dove si uniscono le due lamine, notiamo una sporgenza che si sta portando indietro (processo spinoso?); si
processo articolare superiore (verso l’altro), processo articolare inferiore (verso il basso), sono articolari
perché lavorano sulle vertebre sovrastanti o sottostanti.
Peduncolo? Ha un margine superiore concavo verso l’alto e uno concavo verso il basso.
Il canale vertebrale sui lati presenta dei fori, da non confondere con il foro vertebrale, questi sono laterali e
pari, sono fori intervertebrali. Il canale si costruisce per sovrapposizione delle vertebre, attraverso le
articolazioni, in più ci sono i legamenti.
La vertebra atlante non ha il corpo. La vertebra lombare ha un corpo voluminoso perché deve sorreggere il
peso, e il canale si è ristretto. Il canale vertebrale comunica con il sistema nervoso centrale: osserviamo un
orifizio (grande foro occipitale) e assicura la continuità del sistema nervoso centrale.
Le articolazioni estrinseche sono quelle che si realizzano tra le vertebre e le coste, al livello delle vertebre
toraciche. Articolazioni tra osso sacro ed ossa dell’anca (sacro-iliaca)
Muscoli spino-costali, spino-appendicolari (è un termine generico, dalla colonna all’appendice), muscoli del
cingolo?
Torace: ossa della gabbia toracica. Sterno, osso impari, piatto. Prende rapporto con le coste (12) che dalla 1
alla 10 prendono rapporto attraverso la cartilagine, le ultime due sono flottanti e non hanno legame.
Le prime 6 coste sono coste vere, le altre rimaste sono coste false.
Abbiamo le vertebre toraciche. Anche qui i muscoli sono estrinseci (muscolo pettorale, toraco-
appendicolare; toraco-addominali) ed intrinseci (come i muscoli intercostali-si trovano tra le coste).
Bacino: osso sacro, con le ossa dell’anca (ogni osso dell’anca si articola posteriormente con il sacro –
articolazione sacro-iliaca; anteriormente si collegano tra loro con l’osso sacro– sinfisi pubica - )
Arti: articolazione tra scapola e clavicola (osso lungo – osso piatto), la scapola a sua volta si articola con
l’omero (articolazione della spalla). Articolazione del gomito: l’omero si deve articolare con le ossa
dell’avambraccio (radio è laterale e ulna è mediale). Articolazione del polso: radio e ulna in epifisi distale,
con le ossa della mano – ossa del carpo (costituite in ordine prossimo distale da una serie di segmenti:
carpo – sono ossa corte, metacarpo – ossa lunghe, dita – falangi, ossa lunghe che sono 3 tranne il pollice).
Arto inferiore: cintura pelvica che collega il tronco con un appendice dell’arto inferiore. Abbiamo
un’articolazione dell’osso dell’anca (coxo-femorale: osso dell’anca che è una sfera cava che accoglie la testa
dell’osso lungo inferiore, è un’articolazione meno mobile della spalla).
Femore: epifisi distale che presenta un’articolazione del ginocchio (tibia e femore, la fibula no)
Articolazione caviglia: in successione tarso – ossa brevi, metatarso e falangi – come per la mano.

Il SISTEMA NERVOSO: è l’insieme degli elementi deputati alla ricezione degli stimoli, alla trasmissione
degli impulsi nervosi e all’induzione della contrazione muscolare.
Lo stimolo, meccanico o fisico, diventa impulso nervoso e viene condotto lungo la cellula nervosa oppure da
un neurone a un altro, attraverso un punto di contatto che è la Sinapsi.
Il SN si distingue in: SNC e SNP
 Il SNC comprende Encefalo contenuto nella scatola cranico e Midollo Spinale presente nel canale
vertebrale. Entrambi sono posti in corrispondenza dell’asse mediano del corpo. Il complesso
encefalo e midollo spinale è detto Nevrasse. È la componente del SN che riceve e integra le
informazioni provenienti dagli altri organi del corpo e dall'ambiente esterno ed elabora risposte
adatte per trasmetterle al resto dell'organismo. In altre parole, è una stazione di integrazione ed
elaborazione del segnale nervoso, e un centro di controllo delle attività del corpo umano.
Le strutture del SNC sono protette dalle strutture ossee dello scheletro (scatola cranica e vertebre),
dalle meningi (ripassarle: organizzazione cavitaria testa e tronco) e dal liquor (ripassarlo: dove si
parla di meningi)
 Il SNP è costituito dalla parte terminale del midollo spinale e dai Nervi Cranici (12 paia) e Spinali
(31 paia) periferici che collegano il SNC alla periferia (con cuore, muscoli, visceri, tegumentario). La
sua funzione è quella di trasmettere al SNC le informazioni provenienti dall’ambiente esterno
(tramite esterocettori) e da tutte la parti del corpo (tramite enterocettori e propriocettori) e di
inviare risposte ai muscoli scheletrici (tramite sistema nervoso somatico) e agli organi interni
(tramite sistema nervoso autonomo).
Il Tessuto nervoso è costituito da neuroni e da cellule gliali, e precisamente si parla di tessuti nervosi perché
possono essere diversi: ad es. le cellule di glia e neuroni cambiano, se studiamo il SNC o SNP o organi di
senso, o organi non nervosi ma che presentano tessuto nervoso in quanto tutti gli organi sono innervati
(come lo stomaco, raggiunti da nervi) – questa distinzione è soltanto morfologica.
I nervi connettono il centro con la periferia e viceversa.
Il SNC tramite il periferico controlla la periferia, e affinché ciò sia possibile è necessario che i collegamenti
tra periferia e SNC mediati dal periferico avvengano in doppio senso:
 Dalla PERIFERIA al CENTRO sono connessioni SENSITIVE o AFFERENTI o CENTRIPETE
 Dal CENTRO alla PERIFERIA sono connessioni MOTORIE o EFFERENTI o CENTRIFUGHE.
L’unità funzionale del SN è il NEURONE (o cellula nervosa): la sede di produzione e scambio delle
informazioni, è una cellula specializzata nel ricevere segnali, nell’integrarli e nel trasmettere l’informazione
integrata (l’impulso) o ad altri neuroni (tramite le sinapsi) o a organi effettori (muscoli, ghiandole). È
caratterizzato da:
 ECCITABILITÀ in quanto da esso parte l’impulso nervoso;
 CONDUCIBILITÀ in quanto l’impulso nervoso può propagarsi in un singolo neurone o essere
trasmesso ad un altro neurone.
I neuroni sono costituiti da un corpo, chiamato SOMA o pirenoforo, dal quale si irradiano numerosi
prolungamenti di lunghezza diversa, detti DENDRITI che trasportano l’impulso dalla periferia al corpo
cellulare (senso centripeto) ed un prolungamento unico e opposto ai dendriti, detto ASSONE (o fibra
nervosa) che origina dal Monticolo Assonico e che trasporta l’impulso dal corpo alla periferia (senso
centrifugo). Gli assoni possono o meno essere ricoperti da involucri concentrici della membrana delle
cellule di Schwann o degli oligodendrociti, chiamata Guaina Mielinica. Inoltre l’assone non è ricoperto per
tutta la sua lunghezza sia perché la sua parte terminale, costituita ramificazioni, non è rivestita e sia perché
ci sono dei punti, lungo esso, che sono privi di guaina e a contatto con il liquido interstiziale, sono i Nodi di
Ranvier (tale situazione riveste una notevole importanza per la conduzione dell’impulso elettrico definita
saltatoria).
La morfologia del corpo, dei dendriti e degli assoni può variare distinguendo i neuroni in vari tipi
morfologici:
1. NEURONI UNIPOLARI che possiedono un unico corpo e un unico prolungamento che dividendosi
origina un ramo centrifugo, il dendrite, e un ramo centripeto l’assone.
2. NEURONI BIPOLARI dotati di due processi, un dendrite e un assone che dipartono da due poli
opposti del corpo.
3. NEURONI MULTIPOLARI dotati di un singolo assone e dendriti multipli.
A costituire il SN, oltre ai neuroni, ci sono le CELLULE GLIALI ovvero un complesso di elementi specializzati
che non sono in grado di trasmettere gli impulsi nervosi ma forniscono sostegno, nutrimento e stabilità ai
neuroni.
Nel SNC queste cellule sono composte da: Cellule Ependimali cioè cellule epiteliali che tappezzano le cavità
ventricolari del cervello e del midollo spinale, Astrociti che formano la barriera ematoencefalica la quale
limita gli scambi tra sangue e tessuto nervoso, Microgliociti che svolgono funzioni macrofagiche, migrando
e proliferando in zone lesionate, e Oligodendrociti che formano le guaine mieliniche intorno ai nervi del
SNC.
Nel SNP le cellule gliali sono costituite da: Cellule di Schwann che formano le guaine mieliniche intorno al
SN, e Cellule Satelliti ovvero gruppi di corpi localizzati fuori il SNC e che formano il sostegno dei gangli
periferici (caratteristici del SNP Autonomo) e posti lungo le efferenti
Attraverso una classificazione funzionale il SN si divide in:
 SISTEMA NERVOSO SOMATICO o della vita di relazione (che ci mette in contatto con l’esterno) che
controlla gli apparati della vita di relazione e quindi quelli che controlliamo volontariamente come:
l’apparato tegumentario e locomotore. Gli organi di senso sono: la vista e l’udito e tatto.
 SISTEMA NERVOSO VISCERALE o AUTONOMO o della vita vegetativa (che ci mette in contatto con
l’ambiente interno) che controlla gli apparati della vita vegetativa e quindi quelli che non possiamo
controllare volontariamente come: respiratorio, cardiocircolatorio, ecc. Gli organi: gustativa e
olfattiva.
Nel SNC i CENTRI SOMATICI controllano apparati della vita di relazione (centri sentivi e motori), i CENTRI
VISCERALI controllano apparati della vita vegetativa.
Il SNP è costituito da nervi che inviano e ricevono impulsi di tipo somatico e viscerale.

L’ENCEFALO (significa tutto quello che è contenuto nella scatola cranica, nel neurocranio) è una complessa
struttura nervosa presente nella scatola cranica, nella cavità del neurocranio, protetto dalle sue pareti
ossee. Si trova nello spazio subpiale (in quanto si trova sotto la meninge che si chiama pia madre che
aderisce completamente alla superficie e quindi nello spazio subpiale-spazio occupato dal SNC). Svolge
funzioni essenziali per la vita del soggetto tra cui: controllare tutte le attività fisiologiche che avvengono
nell’organismo, coordinare le attività motorie e controllare i processi motori. È costituito da una parte
inferiore che prende il nome di TRONCO ENCEFALICO e CERVELLETTO, e da una parte superiore che
sarebbe il CERVELLO oppure prosencefalo. (RIPASSARE SU FISIOLOGIA)
Quindi è costituito da: CERVELLO, TRONCO
ENCEFALICO, CERVELLETTO.
Il tronco encefalico è costituito in successione infero-
superiore da tre parti che sono: il bulbo, il ponte e il
mesencefalo.
Posteriormente rispetto al bulbo e il ponte abbiamo il
cervelletto. Queste tre parti tutte insieme (bulbo,
ponte e cervelletto) hanno la stessa origine
embriologica, ecco perché vengono prese insieme e
vengono indicate come Rombencefalo (solo per un
motivo embriologico), mentre da un punto di vista di
descrizione anatomica invece parliamo del tronco
costituito dal bulbo, dal ponte e dal mesencefalo (ha un’altra origine biologica per cui viene considerato
separato).
Il Cervello è costituito da formazioni pari, in quanto esiste un EMISFERO DESTRO e un EMISFERO SINISTRO, i
cosiddetti EMISFERI CEREBRALI. Ogni emisfero è un semi-ovoide perché ha una sporgenza anteriore che è il
polo frontale (in rapporto con l’osso della fronte), un polo occipitale (posteriormente) e un polo che è
inferiore che è il polo temporale. Gli emisferi formano, nel complesso, il Telencefalo (cioè encefalo
terminale) e tra i due emisferi si trova il Diencefalo.
Il DIENCEFALO è costituito da: Talamo, Ipotalamo e Subtalamo. C’è una parte impari che è l’epitalamo
(sopra al talamo).
Il TELENCEFALO è costituito dai due emisferi celebrali che sono tra loro collegati da una sostanza bianca che
è chiamata Corpo Calloso.
Dal punto di vista istologico l’encefalo è costituito da una Sostanza Bianca costituita da fibre nervose
mieliniche che si allontanano dal corpo cellulare, e da una Sostanza Grigia costituita da corpo cellulare,
dendriti e cellule gliali. Questa si trova alla periferia dell’encefalo, in corrispondenza della Corteccia
Cerebrale.
La distribuzione di sostanza grigia e sostanza bianca non è uguale in tutte le parti del sistema nervoso,
cambia da una regione all’altra, l’importante è sapere che i tessuti nervosi si organizzano a darci la grigia
alla bianca.
L’encefalo (superiore-cervello) è contenuto in un sistema di cavità le cui pareti sono tappezzate da cellule
ependimali, dette VENTRICOLI CEREBRALI. Tali cavità sono colmate dal LIQUIDO CEFALO-RACHIDIANO (o
CEREBRO-SPINALE o LIQUOR - prodotto a partire dal sangue). Questi ventricoli sono:
 I Ventricoli LATERALI: che sono il PRIMO e il SECONDO VENTRICOLO che corrispondono
rispettivamente all’emisfero destro e al sinistro;
 Il TERZO Ventricolo che è impari e corrisponde alla cavità del diencefalo;
 Il QUARTO Ventricolo che è più basso e posteriore rispetto al terzo ventricolo, e si estende tra il
tronco encefalico (ponte e bulbo) che gli risiede davanti, e il cervelletto che gli risiede dietro. È la
cavità del Romboencefalo.
Tra il terzo e il quarto ventricolo è presente un acquedotto chiamato Acquedotto Cerebrale.
(Qual è il significato di queste cavità che caratterizzano il SNC?) In queste cavità viene prodotto e
conservato il LIQUIDO CEFALO-RACHIDIANO (o CEREBRO-SPINALE o LIQUOR) il quale ha una funzione
meccanica per ammortizzare gli urti contro le pareti ossee ma è probabile che abbia altre funzioni che noi
non conosciamo. Essenzialmente va a proteggere le strutture del SNC. Viene prodotto a partire dal sangue,
infatti ciuffetti di capillari, i plessi corioidei rivestiti dalla glia, esplodono nella cavità del ventricolo.
Questi plessi corioidei li avremo nei ventricoli laterali, nel terzo ventricolo e nel quarto ventricolo, non ci
saranno nell’acquedotto perché questo è un canale che fa comunicare il terzo e il quarto ventricolo. Se
trovo i plessi corioidei in tutti i ventricoli vuol dire che i liquor è prodotto in tutti i ventricoli.
Partendo dai ventricoli laterali, viene prodotta una prima quantità di liquor. Questo passa nel terzo
ventricolo aggiungendosi al liquor prodotto qui. Poi il liquor, attraverso l’acquedotto scende nel quarto
ventricolo dove si produce altro liquor. Questo liquor però non può restare in sede perché creerebbe uno
scompenso: si dilaterebbero i ventricoli e il SNC ne soffrirebbe.
Pertanto il liquor, dal quarto ventricolo, passa nello spazio subaracnoideo attraverso 3 fori: due laterali
(pari) e uno mediano. È qui che viene assorbito, precisamente la sede corrisponde alla volta del cranio dove
ci sono delle sporgenze dell’aracnoide, chiamate granulazioni aracnoidee, all’interno di un vaso venoso che
si trova in corrispondenza della volta del neurocranio. Questo vaso che si trova sul piano sagittale mediano
prende il nome di seno sagittale superiore. Si chiama seno e non vena perché si trova nella dura madre. Il
liquor viene prodotto continuamente e continuamente deve essere riassorbito, altrimenti si accumula e
comprime il SNC. Siamo partiti dal liquor prodotto dal sangue circolante e stiamo tornando al sangue
circolante perché il liquor è riassorbito da esso.

Dunque abbiamo posizionato il SNC sotto la pia, se vedo questa immagine relativa agli emisferi celebrali
visti in una sezione frontale, si osserva la presenza in superficie del tegumento, poi l’osso, poi la DURA
MADRE, l’ARACNOIDE, e la PIA MADRE che aderisce alle superfici degli emisferi, e già da questo disegno si
può osservare una diversa distribuzione di sostanza grigia e sostanza bianca. Quindi l’organizzazione di
massima degli organi del SNC è questa: c’è la pia, poi la sostanza grigia e la sostanza bianca, e poi c’è la glia
che riveste la cavità che si trovano dentro il SNC.
Secondo una sezione sagittale mediana vediamo l’emisfero destro (non vedo il sinistro). Il corpo calloso
viene tagliato. Partendo dall’alto, scendendo mi trovo il diencefalo che è la parte che sta profondamente
tra i due emisferi. Il diencefalo è formato da parti pari e quindi, secondo una sezione sagittale mediana non
si vede tutto l’encefalo ma solo la parte destra che è costituita da: Talamo dx, Ipotalamo dx e Subtalamo dx.
Il talamo è la parte più profonda che non si riesce a vedere (qui lo vediamo perché c’è una sezione) se
abbiamo l’encefalo in toto. L’ipotalamo sta sotto al talamo.
Scendendo troviamo il mesencefalo (siamo entrati nel tronco), il ponte e il bulbo. Dietro rispetto al ponte e
al bulbo troviamo il cervelletto. Scendendo, l’encefalo è finito, ed entriamo nel midollo spinale.

Così come nell’albero c’è il tronco, questo tronco si sviluppa


verso l’alto e ci dà il diencefalo, ma non lo vediamo perché è
coperto dalla chioma di quest’albero che sarebbe il
telencefalo (i due emisferi collegati dal corpo calloso).
Vedendo dall’alto l’encefalo non vedo nulla se non i due
emisferi celebrali. Posso dire che vedo un ovoide che viene
separato sul piano sagittale mediano in due metà, e in mezzo
ho uno spazio che si chiama fessura interemisferica.
Nell’intero encefalo si riesce a vedere il cervelletto.
Anteriormente mettiamo prima il bulbo, poi il ponte, il
mesencefalo non si riesce a vedere.
L’unica parte apprezzabile dal diencefalo in una veduta
dall’esterno e inferiormente è l’ipotalamo.

Da una veduta laterale (in questo si può apprezzare


l’emisfero di sinistra), si può apprezzare la prosecuzione
del midollo spinale (che è stato tagliato), con bulbo e il
ponte; il mesencefalo, invece, non è visibile, perché
l’emisfero si è sviluppato anche lateralmente ed
inferiormente, coprendolo. Posteriormente, vediamo il
cervelletto e superiormente l’emisfero SX del telencefalo.
Di questo semi-ovoide è possibile riconoscere diverse
sporgenze ovvero i poli: frontale, temporale e occipitale (prendono il nome delle ossa con cui entrano in
rapporto).

Con una sezione sagittale mediana di un encefalo, in


seguito al taglio in corrispondenza del solco che separa i
due emisferi, vediamo il relativo emisfero, con polo
frontale, polo occipitale e intravediamo il polo
temporale, e il corpo calloso. Poi intravedo il ventricolo
laterale, che attraverso un foro comunica con la cavità
del terzo ventricolo, quindi si osserva il talamo e
l’ipotalamo.
Scendendo nel mesencefalo notiamo che l’acquedotto
non si vede perché è piccolissimo e si trova esattamente
sul piano sagittale mediano. Vediamo però la cavità
corrispondente al quarto ventricolo: quindi cervelletto
posteriormente, ponte e bulbo anteriormente e poi ce ne andiamo nel midollo spinale. (Emisfero destro
nell’immagine)

Guardando questa immagine (non quelle di sopra) ci si può rendere conto che tutto il SNC è costituito da
sostanza grigia e sostanza bianca. Guardando l’emisfero superficiale notiamo che è più scuro e quindi
evidentemente sarà composto da sostanza grigia. Al di sotto della sostanza grigia c’è la sostanza bianca.
Andando profondamente nell’emisfero c’è di nuovo dell’altra sostanza grigia. Ciò significa che la grigia e la
bianca non si dispongono in maniera uguale al livello del SNC ma hanno una disposizione che cambia a
seconda delle regioni.
Guardando la sezione orizzontale della testa, in cui avevamo tagliato i due emisferi vediamo la sostanza
grigia in superficie (corteccia celebrale).
La sostanza grigia nella specie umana è molto sviluppata così da non trovare più spazio e quindi si è dovuta
ripiegare, tanto è vero che la superficie dell’emisfero è caratterizzata da una serie di pieghe (circonduzioni)
e solchi tra le pieghe.
Queste pieghe si sono formate in un ordine uguale per tutti. Ogni circonduzione (piega) ha il suo nome che
è uguale per tutti i soggetti (così come per i solchi) in modo che il radiologo se deve diagnosticare una
patologia che si trova in quel punto può utilizzarne quel nome.
Nella sezione del cervelletto vediamo che esso ha una sostanza grigia in superficie quindi anche lui ha una
corteccia. Poi ha anche una sostanza bianca profondamente.
Nel tronco è difficile dire dove sta la grigia e la bianca in quanto c’è una situazione un po’ più confusa.

MIDOLLO SPINALE: Il passaggio immaginario fra neurocranio e canale vertebrale segna il passaggio fra
encefalo e midollo spinale, contenuti rispettivamente in queste cavità; questo punto di passaggio si chiama
grande foro occipitale, foro che si trova nel neurocranio. Il MIDOLLO SPINALE ha una struttura cilindrica
(lungo circa 45cm) e si trova nel canale vertebrale sotto la pia madre. Ha, inoltre, una struttura
metamerica, termine che, in generale, indica un organo formato da segmenti (pezzettino di midollo dal
quale emerge una coppia di nervi spinali) che si ripetono più o meno uguali. I segmenti, o metameri, del
midollo spinale, simili fra loro e chiamati anche mielomeri o neuromeri, sono 31 e sono distinti in: 8
cervicali (indicati con la C e il numero da 1 a 8: C1, C2, ..), 12 toracici (T1-T12), 5 lombari (L1-L5), 5 sacrali
(S1-S5), 1 coccigeo (Co1).
(Perché ci sono questi segmenti?: Questi segmenti sono presenti perché ogni segmento corrisponde
all’emergenza di una coppia di nervi spinali.)
Un mielomero (o neuromero), in particolare, è un segmento di midollo corrispondente all’emergenza di
una coppia di nervi spinali. Quindi, per esempio, parlando del mielomero C1, da esso emergerà una coppia
di nervi cervicali, uno a destra ed uno a sinistra, ovvero la prima coppia di nervi spinali, e così via a
scendere. Avendo, quindi, 31 mielomeri, avremo di conseguenza 31 coppie di nervi spinali che sono nervi
misti composti sia da fibre motrici che da fibre sensoriali.
Il midollo ha un diametro latero-laterale più o meno sempre uguale, poiché ci sono punti in cui si presenta
più largo e viceversa. All’incirca da C5 a T1, notiamo il primo rigonfiamento cervicale, mentre da L1 fino a
S3-S4, troviamo il rigonfiamento lombo-sacrale. La presenza di questi rigonfiamenti è dovuta al fatto che,
proprio da essi, nascono rispettivamente i nervi diretti all’arto superiore (dal primo rigonfiamento) e i nervi
diretti all’arto inferiore (dal secondo rigonfiamento). Quindi, questo vuol dire che in queste porzioni di
midollo, la sostanza grigia sarà più rappresentata di quanto lo sia negli altri segmenti (per esempio, a livello
toracico), dove infatti il midollo è più “stretto”. Anche nel midollo spinale è presente sostanza bianca e
sostanza grigia, ma con una disposizione opposta rispetto al cervello. La sostanza bianca si trova
esternamente e quella grigia internamente ed è disposta ad ala di farfalla le cui estremità formano
rispettivamente corna posteriori, anteriori e laterali. A quelle posteriori e a parte delle laterali arrivano fasci
di fibre nervose che trasportano impulsi sensoriali provenienti dagli organi e destinati al cervello. Da quelle
anteriori partono fibre che portano impulsi motori alle ghiandole e ai muscoli. Al centro di questa farfalla è
presente un canale che contiene il liquor.
Aprendo il canale vertebrale si possono notare i residui ossei sui lati e dentro il midollo. Questo non occupa
tutto il canale vertebrale in quanto si ferma in corrispondenza del corpo della seconda vertebra lombare.
Quindi è più “corto” del canale vertebrale e anche del rachide (colonna vertebrale) infatti le vertebre sono
33 (cervicali, lombari, sacrali e coccigee) mentre i segmenti sono 31 anche se ci sarebbero delle variabilità
individuali (ci possono essere soggetti che hanno due o tre paia di nervi coccigei). Quindi, essendo il midollo
più “corto” rispetto alla struttura del rachide, pur avendo distinto nel midollo gli stessi segmenti che
ritroviamo nelle vertebre, non c’è una corrispondenza fra midollo spinale e vertebre.
Si parla, quindi, di un’apparente risalita del midollo poiché, durante lo sviluppo fetale, c’è una perfetta
corrispondenza fra midollo spinale e canale vertebrale; poi, però, le ossa si accrescono maggiormente
rispetto alla sostanza nervosa: per questo si parla di apparente risalita (non è una risalita vera e propria,
semplicemente il midollo cresce meno rispetto all’osso). Questa caratteristica interessa, in particolare, il
decorso dei nervi: infatti, i nervi spinali pari devono passare fra una vertebra e l’altra per uscire dal canale e
andare verso la periferia e per poterlo fare devono prendere dei fori che si trovano sui lati del canale
vertebrale i fori intervertebrali.
Per quanto riguarda il nervi cervicali, essi possono procedere orizzontalmente ed uscire dal rispettivo foro; i
nervi più caudali, invece, per poter uscire dal canale vertebrale assumeranno un andamento obliquo che
permetterà loro di trovare il rispettivo foro d’uscita fra le vertebre (questo perché, appunto, non c’è
corrispondenza fra midollo spinale e canale vertebrale). L’obliquità si accentua quando si arriva a livello
lombare e sacrale in quanto il midollo è finito ma i nervi continuano a scendere verso il basso.
Una differenza fra neuromeri e vertebre è nel numero. Grossomodo, c’è corrispondenza, ma possiamo
notare che, mentre le vertebre cervicali sono 7, i nervi cervicali sono 8 questo perché il primo paio di nervi
cervicali se ne esce tra il cranio e la prima vertebra, quindi alla fine i nervi cervicali diventano otto. Se
fossero stati sette sarebbero usciti tra la prima e la seconda, tra la seconda e la terza, e così via.

Il SN PERIFERICO è dato da 12 paia di nervi cranici (emergono dall’encefalo) e 31 paia di nervi spinali che
emergono dal midollo. Siccome il midollo è organizzato molto più facilmente delle altre parti del SNC in
quanto ha dei segmenti che più o meno si rivedono tutti uguali, la conclusione è che io posso prendere
questo midollo e dividerlo in 31 segmenti in cui ognuno di essi corrisponde all’emergenza di una coppia di
nervi spinali.

Quindi il midollo durante l’accrescimento dell’individuo sembra che risalga tanto è vero che a fine
accrescimento si ferma in corrispondenza del corpo della seconda vertebra lombare, ma sotto trovo tutti i
nervi che stanno raggiungendo tutti i fori di uscita.
Tutte queste fibre al di sotto del canale vertebrale formano la cosiddetta CAUDA EQUINA (coda di cavallo),
così chiamata perché i peli del cavallo sono tutti paralleli tra loro, in questo caso i peli sarebbero i nervi che
stanno scendendo obliquamente per raggiungere la via d’uscita, e che segna la fine del midollo spinale.
Nel midollo, a differenza del cranio, c’è spazio epidurale ma non spazio subaracnoideo (la dura e
l’aracnoide sono fuse). I nervi spinali emergono con una radice anteriore, MOTORIA, e una posteriore
SENSITIVA, su cui si trova un rigonfiamento chiamato ganglio sensitivo, e queste due si uniscono a formare
il nervo.

Nell’ambito del SNC dobbiamo distinguere: CENTRI INFERIORI e CENTRI SUPERIORI che permettono un
collegamento con la periferia.
Funzionalmente abbiamo distinto il SN in sistema nervoso somatico cioè quello della vita di relazione che
rappresenta il settore volontario che regola l’apparato tegumentario, l’apparato locomotore e in sistema
nervoso viscerale o autonomo che regola tutti gli altri apparati.
Mettendo insieme i due aspetti (cioè la spiegazione morfologica e quella funzionale) ne consegue che
abbiamo dei centri del sistema nervoso somatico e dei centri del sistema nervoso viscerale.
I quali centri sono MOTORI e SENSITIVI cioè che ricevono l’informazione periferica che conterrà delle fibre
MOTRICI somatiche e delle fibre SENSITIVE somatiche, ma conterrà anche delle fibre MOTRICI viscerali e
fibre SENSITIVE viscerali.
I Centri Inferiori (somatici e viscerali), ossia i centri che sono collegati direttamente con la dura, sono il
MIDOLLO SPINALE e il TRONCO ENCEFALICO. Si collegano direttamente alla periferia (anche se ci sono due
eccezioni che riguardano il nervo ottico e il nervo olfattivo in quanto il nervo ottico è in rapporto con il
diencefalo mentre il nervo olfattivo è in rapporto con l’emisfero) attraverso i nervi che assicurano un
collegamento afferente ed efferente (a doppia senso). (Che significa che sono collegati?) Collegati nel senso
che da lì emergono i nervi, infatti dal midollo emergono i nervi spinali e dal tronco emergono i nervi cranici.
I nervi rappresentano la connessione tra questi centri e la periferia. Si può parlare di un versante somatico
cioè prendo il midollo spinale e qui posso avere un centro inferiore somatico, che entrando nel sistema
nervoso periferico è collegato con la periferia somatica cioè apparato tegumentario e apparato locomotore.
Questo collegamento con la periferia somatica può essere in ingresso cioè l’informazione parte dalla
periferia somatica e arriva al centro quindi è un’informazione sensitiva somatica.
Andando sul versante motorio ho il centro che nel midollo sarà motore somatico inferiore che collega la
fibra motrice somatica del nervo e se ne va alla periferia somatica (muscolatura striata).
Lo stesso nel versante viscerale: ho un centro inferiore che può essere somatico o viscerale, oppure può
essere sensitivo o motore.
I Centri Superiori sono CERVELLETTO e il PROSENCEFALO. Questi non hanno dei nervi che li collegano
direttamente con la periferia ma fanno collegamento tramite i centri inferiori con cui sono collegati in
doppio senso. Così come per i centri inferiori anche per quelli superiori vi è un centro motore somatico e
sensitivo somatico, motore viscerale e sensitivo viscerale.
Tramite centro inferiore vuol dire che se sono sul versante sensitivo l’informazione dal centro inferiore
arriva al centro superiore, se sono sul versante motorio avrò il contrario cioè parte dal centro superiore e
arriva a quello inferiore.
Il midollo spinale da un punto di vista sensitivo riceve informazioni mentre dal punto di vista motorio
manda le informazioni.
Come fa dal punto di vista sensitivo? Dal punto di vista sensitivo, ad esempio, si prende l’informazione con
il tegumento dei polpastrelli in quanto toccando la superficie del tavolo se ne apprezzano le caratteristiche,
in quanto ci sono dei recettori.
I recettori sono dispositivi anatomici, situati alla periferia del corpo con forma, struttura e funzione di vario
tipo ma tutti accumunati da una caratteristica funzione: su di essi agiscono gli stimoli. Apprezzano lo
stimolo fisico, meccanico, chimico e lo trasformano in uno elettrico. Lo stimolo può essere di diversa natura
e deve avere determinate caratteristiche quali e quantitative. Deve essere specifico per il recettore. Inoltre
deve essere ADEGUATO al tipo di recettore con caratteristiche qualitative adeguate, ed EFFICACE cioè
quantitativamente adeguato al tipo di recettore, deve quindi raggiungere il livello soglia affinché il
recettore risponda. Quando lo stimolo presenta tutte queste caratteristiche da fisico, meccanico o chimico
viene trasformato in elettrico. Dal punto di vista funzionale si distinguono recettori SOMATICI e VISCERALI.
Quelli somatici si dividono a loro volta in Esterocettori e Propriocettori: i primi sono i recettori tattili,
dolorifici e termici (come quelli che troviamo nel tegumento); i propriocettori si trovano nell’apparato
locomotore in senso lato (che comprende ossa, articolazioni e muscoli) e ci permettono di apprezzare la
posizione del corpo nello spazio ed i suoi movimenti (senso cinestetico). L’esterocezione, inoltre, si divide in
generale (recettori tattili) e speciale (recettori uditivi e visivi); anche per la propriocezione distinguiamo
una generale (dell’apparato locomotore) ed una speciale (dell’equilibrio, recettori dell’orecchio interno).
Quelli viscerali, chiamati anche INTROCETTORI, prendono informazioni dall’ambiente interno e sono
presenti in tutti gli altri apparati anche nei vasi. Anche in questo caso, distinguiamo una introcezione
speciale, ovvero recettori dell’olfatto nella mucosa olfattiva e recettori gustativi nei calici gustativi
(prevalentemente nella lingua), e generale con informazioni generali sui visceri.
Quindi anche la sensibilità si può distinguere in generale: esterocettiva, propriocettiva e introcettiva; e
speciale e quindi rispettivamente: vista e udito, equilibrio, gusto e olfatto.
L’impulso nervoso, ottenuto dai recettori, decorre in una fibra del sistema nervoso periferico (nervi) che
porta l’informazione al sistema nervoso centrale. La fibra dipende dal corpo del neurone e questo neurone
viene chiamato NEURONE SENSITIVO PRIMARIO (neurone di primo ordine). Questo neurone di primo
ordine di solito si trova nei gangli.
Il termine GANGLIO significa rigonfiamento quindi il ganglio è un rigonfiamento che si trova nel sistema
nervoso periferico lungo il decorso di un nervo. In questo ganglio c’è il corpo del neurone da cui dipende la
fibra che è andata a contattare il recettore. Quindi significa che l’informazione in periferia è diventata un
impulso elettrico andando prima incontro al neurone di primo ordine. Successivamente prosegue e va al
neurone di secondo ordine, e così via.
Quindi avremo i neuroni che si trovano nei gangli che sono neuroni primari e poi neuroni post primari che
possono essere inferiori e superiori (nel tronco oppure nel midollo). L’informazione arriva alla corteccia
celebrale attraverso i neuroni post gangliari.

L’attività dei visceri, del cuore è un’attività che noi non controlliamo, però le informazioni dei centri di come
sta lavorando il miocardio arrivano attraverso un neurone di primo ordine, poi al neurone di secondo
ordine e poi ai centri superiori.

Sul versante motorio controlliamo la periferia motoria somatica e viscerale. Così come sul versante
sensitivo in periferia trovo i recettori, l’analogo sul versante motorio si chiama effettore.
L’effettore sarebbe l’elemento su cui si scarica l’informazione che sta uscendo dal SNC e attraversa la
periferia. Gli effettori sono diversi se sto parlando di somatico e viscerale.
Gli effettori somatici, quindi volontari, sono le fibre muscolari striate cioè muscoli scheletrici, muscoli
pellicciai, laringe, lingua, faringe, gli sfinteri (tutta muscolatura che controlliamo volontariamente).
Gli effettori viscerali sono le ghiandole esocrine ed endocrine, le cellule del miocardio e la muscolatura
liscia dovunque si trovi.
Essendoci quindi dei centri inferiori e dei centri superiori, neuroni possono essere classificati in NEURONI
SENSITIVI (Somatici e Viscerali) e MOTORI (Somatici e Viscerali).
I sensitivi si suddividono in: PRIMARI (periferici) che si trovano in periferia o in gangli sensitivi, intercalati sul
decorso di nervi spinali o cranici) e POST-PRIMARI (inferiori e superiori). I primari controllano
perifericamente un recettore, oppure essi stessi possono comportarsi da recettore quando si trovano
direttamente in periferia (solo in due casi questo accade, quindi non c’è il ganglio). Trasportano impulsi
sensitivi in senso centripeto, verso il SNC, dove contattano i post-primari.
I motori si suddividono in inferiori (o radicolari), che possono essere sia somatici che viscerali, e superiori (o
sopraradicolari) che possono essere sia somatici che viscerali.
Si deve fare una precisazione tra i neuroni inferiori, distinguendo somatici e viscerali.
I neuroni motori SOMATICI inferiori si trovano nella sostanza grigia del midollo spinale e del tronco
encefalico. Questi neuroni hanno la caratteristica di contattare direttamente attraverso il nervo spinale
l’effettore somatico (la fibra muscolare striata).
Sul versante viscerale c’è una piccola differenza: i neuroni motori inferiori VISCERALI si trovano anch’essi
nel midollo spinale e nel tronco, e mandano il loro prolungamento con il nervo spinale che, però, non arriva
a contattare direttamente gli effettori viscerali (muscolatura liscia, miocardiociti, ecc..) ma si interrompono
in un ganglio (questo ganglio è diverso da quello di prima che era sensitivo, ha un significato di motore
viscerale) ne consegue che abbiamo un primo neurone motore che si trova nella sostanza grigia, il neurone
viscerale motore pre-gangliare. Da questo neurone viscerale motore pre-gangliare parte una fibra che
entra nel nervo spinale chiamata fibra pre-gangliare. Questa fibra raggiunge il ganglio chiamato ganglio
viscerale.
C’è una parasinapsi perché nel ganglio trova un neurone post-gangliare (neurone motore viscerale post-
gangliare) dal quale nasce la fibra post-gangliare che contatta direttamente l’effettore.
Quindi c’è uno step in più cioè il ganglio viscerale, il quale non è presente nel versate somatico, ciò vuol
dire che c’è una sinapsi in più.

Abbiamo visto un versante sensitivo e un versante motorio sia dal punto di vista somatico che viscerale.
Abbiamo visto che funzionano alla stessa maniera tranne che per il versante motorio del viscerale in cui c’è
il ganglio viscerale.

I due versanti, sensitivo e motore, sono collegati? Si.


Il SN può funzionare con CIRCUITI NERVOSI COMPLESSI che collegano tra loro neuroni inferiori e superiori,
si estendono entro ampi territori del SNC compresi i centri superiori, oppure con CIRCUITI NERVOSI
SEMPLICI come il RIFLESSO. Un riflesso va al di là della nostra volontà. Nel riflesso sono collegati neuroni
che stanno nei centri inferiori (nel tronco o nel midollo) il che significa che viene stimolato un recettore x
qualunque. Questo recettore ha la capacità di trasformare lo stimolo in impulso nervoso che viaggia
attraverso i centri, sono fuori dal sistema nervoso centrale. Questo rappresenta il neurone sensitivo di
primo ordine, quello che si trova nei gangli sensitivi. L’informazione entra nel SNC e contatta il neurone
motore inferiore che direttamente scarica sull’effettore.
Es. Quando tocchiamo la fiamma togliamo l’arto immediatamente. Quando tocchiamo la fiamma il
recettore viene stimolato e l’impulso viaggia verso il SNC, ha fatto la sinapsi sul neurone motore il quale
scarica sul muscolo e quindi togliamo l’arto.
In base a cosa posso dire che il riflesso avviene nel settore somatico? Perché se fosse stato sul settore
viscerale ci sarebbe stato il ganglio viscerale.

Per quanto riguarda le vie nervose Quando tocco il tavolo i recettori trasformano lo stimolo meccanico in
un impulso nervoso. Raggiungo il neurone di primo ordine, raggiungo il neurone di secondo ordine, da lì
proseguo fino a che la via finisce. Le informazioni sensitive (perché in questo caso ho apprezzato le
caratteristiche del tavolo) vengono rimandate ai circuiti motori. Ho un neurone motore superiore che
controlla un neurone motore inferiore che controlla in questo caso direttamente l’effettore perché sono sul
versante somatico.

Le vie sensitive (o ascendenti) possono essere somatiche o viscerali. (le vie motorie o discendenti)
Le vie somatiche possono essere distinte in ESTEROCETTIVE e PRO-RECETTIVE. Le vie esterocettive (che
mettono in rapporto con l’esterno) comprendono l’esterocezione generale, il tatto, oppure l’esterocezione
speciale cioè vista e udito. Per quanto riguarda la via pro-recettiva vi è quella generale Artrostesia e
Chinestesia, e una via di pro-recezione speciale è l’Equilibrio.
L’ARTROSTESIA è la sensibilità ai movimenti in cui prendiamo in considerazione le articolazione.
La CHINESTESIA è la sensibilità al movimento.
L’EQUILIBRIO dà informazioni di posizione della testa e del corpo nello spazio.
La sensibilità viscerale può essere GENERALE (arriva al cuore, allo stomaco, all’intestino, ai visceri in senso
lato) e speciale. La sensibilità viscerale SPECIALE comprende il gusto e l’olfatto con le varie vie.
I centri di integrazione, sul versante somatico, in cui queste vie devono arrivare sono la corteccia celebrale
e corteccia cerebellare. Sul versante viscerale il centro di integrazione principale è l’ipotalamo.

Il sistema nervoso periferico è costituito da nervi che a loro volta sono costituiti da assoni e gangli.
I gangli possono essere di natura sensitiva o di natura motoria solo quando sono viscerali (non esistono
gangli motori somatici!).
I NERVI sono un insieme di assoni che collegano il SNC alla periferia. Da un punto di vista morfologico
possono essere nervi SPINALI o nervi CRANICI.
Da un punto di vista funzionale possono essere sensitivi (se hanno solo fibre sensitive), motori (se hanno
solo fibre motorie), misti (se hanno fibre sensitive e motorie).
I nervi spinali sono tutti misti il che significa che contengono fibre motrici e sensitive, sono 31 paia e si
distribuiscono a tronco e arti.
I nervi cranici sono più complessi. Sono 12 paia e non sono tutti uguali. Queste 12 paia di nervi collegano
l’encefalo in toto con organi che si trovano prevalentemente nella testa e in minima parte anche nel tronco.
Li possiamo distinguere dal punto in cui li vediamo emergere. Di queste 12 paia di nervi: il 12°,11°,10°,9°
emergono dal bulbo. L’8°,7°,6°,5° vengono considerati del ponte. Il 4° e 3° del mesencefalo. Il 2° è del
diencefalo e il 1° è del telencefalo.
Questi due fanno cadere la classificazione di centri inferiori collegati direttamente con la periferia e centri
superiori non collegati con la periferia perché ci troviamo di fronte a centri superiori (diencefalo e
telencefalo da cui stanno emergendo dei nervi) e questi sono collegati con la periferia. Questa è
un’eccezione alla regola generale.

I nervi bulbari sono:


Il 12° chiamato IPOGLOSSO che è un nervo motore somatico.
L’11° chiamato ACCESSORIO, nervo motore.
Il 10° chiamato VAGO, nervo misto che controlla un territorio che sta nel tronco; è così lungo che dal bulbo
dove emerge arriva fino nell’addome perché controlla i visceri che sono lì.
Il 9° chiamato GLOSSOFARINGEO, nervo misto.

I nervi pontili sono:


L’8° chiamato VESTIBOLOCOCLEARE (vestibolo: prende la vestibolocezione – cocleare: prende l’udito) ed è
un nervo sensitivo speciale.
Il 7° chiamato FACIALE, nervo misto.
Il 6° chiamato ABDUCENTE, nervo motore.
Il 5° chiamato TRIGEMINO, nervo misto.

I nervi mesencefalici sono:


Il 4° chiamato TROCLEARE che è un nervo motore.
Il 3° chiamato OCULOMOTORE, nervo motore.

Il nervo diencefalico è: il 2° chiamato OTTICO ed è un nervo sensitivo speciale.

Il nervo telencefalico è: il 1° chiamato OLFATTIVO ed è un nervo sensitivo speciale.

Gli ORGANI DI SENSO sono organi non nervosi, caratterizzati dalla presenza di un elevato numero di
recettori, che registrano stimoli specifici, e da una ricca innervazione di fibre sensitive e talora di neuroni.
Questi sono: bulbo oculare (o occhio-nervo ottico, 2°), l’orecchio (nervo stato-acustico, 8°), la lingua (nervo
facciale,7°) e il naso (nervo olfattivo, 1°) (l’apparato tegumentario se consideriamo il tatto ma fa parte della
sensibilità generale). Questi quattro organi hanno sensibilità speciali.
Prendendo in considerazione l’occhio troviamo i neuroni, con funzione recettoriale, nella retina. Questi
neuroni mandano l’informazione al nervo ottico (2°nervo).
Nell’orecchio ci sono delle cellule uditive che recepiscono il senso dell’udito. L’informazione deve andare
nel nervo Stato-Acustico. Il fatto che si chiami stato-acustico ci fa capire che in realtà i nervi sono due: uno
prende l’informazione relativa all’udito mentre l’altro (il vestibolare o stato) prende le informazioni relative
all’equilibrio. Quindi ci saranno delle cellule a livello dell’orecchio interno che funzionano come recettore
dell’equilibrio.
Nella lingua ci sono i calici gustativi, della mucosa linguale, in cui ci sono cellule che prendono
l’informazione e la rimandano al nervo faciale (questo è il più importante, ma in realtà ci sono più nervi).
I neuroni olfattivi si trovano nella mucosa che riveste le cavità nasali sulla volta, sono dei neuroni che
prendono l’informazione dell’olfatto e la rimandano al nervo olfattivo (1° nervo).

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