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PEDAGOGIA SPECIALE PER L’INFANZIA E LABORATORIO LEZ.

5 18/11/20
L’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS, istituita nel 1948 con sede a Ginevra, è l’Agenzia delle
Nazioni Unite, specializzata per le questioni sanitarie e vi aderiscono 194 Stati Membri di tutto il mondo
divisi in 6 regioni (Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo Orientale, Pacifico Occidentale e Sud-Est
Asiatico).
L’Italia ha aderito ufficialmente all’OMS in data 11 aprile 1947. Secondo la Costituzione dell’OMS, l’obiettivo
dell’Organizzazione è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di
salute", definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente
“assenza di malattie o infermità”.
Per raggiungere questo fondamentale obiettivo, l’OMS si avvale dei suoi Organi di Governo ("Governing
Bodies"): il Segretariato, l’Assemblea Mondiale ed il Consiglio Esecutivo, nonché dei 6 uffici regionali in cui è
articolata, dei propri uffici dislocati negli Stati Membri e dei centri collaboratori che supportano le sue
attività
L’OMS è l’organismo di indirizzo e coordinamento in materia di salute all’interno del sistema delle Nazioni
Unite. Tra le altre funzioni, è impegnata a fornire una guida sulle questioni sanitarie globali, indirizzare la
ricerca sanitaria, stabilire norme e standard e formulare scelte di politica sanitaria basate sull’evidenza
scientifica; inoltre, garantisce assistenza tecnica agli Stati Membri, monitora e valuta le tendenze in ambito
sanitario, finanzia la ricerca medica e fornisce aiuti di emergenza in caso di calamità. Attraverso i propri
programmi, l’OMS lavora anche per migliorare in tutto il mondo la nutrizione, le condizioni abitative,
l’igiene e le condizioni di lavoro.
L’OMS si trova oggi a operare in un contesto sempre più complesso e in rapido cambiamento, in cui i confini
d’azione della sanità pubblica sono diventati più fluidi, estendendosi ad altri settori, che hanno un impatto
sulle prospettive e sui risultati in ambito sanitario. La risposta dell’OMS a queste sfide si articola in
un’agenda di sei punti:

 due obiettivi di salute: promuovere lo sviluppo e incrementare la sicurezza sanitaria;

 due necessità strategiche: potenziare i sistemi sanitari e mettere a frutto la ricerca, le informazioni
e le evidenze scientifiche;

 due approcci operativi: intensificare i partenariati e migliorare la performance.

APPUNTI: Nel 2001 c’è stato un documento che ha modificato profondamente il campo relativo ai soggetti
portatori di minorazioni.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è un istituto specializzato dell’ONU per la salute, fondata il
22 luglio 1946 ed entrata in vigore il 7 aprile 1940, dagli Stati Uniti, Brasile, Turchia, Messico, Francia,
Australia ecc. Con sede a Ginevra (Svizzera). Il direttore generale è Tedros Adhanom. Tale documento ha
un’importanza mondiale, dato che questo organismo si pronuncia a nome di 196 paesi. In questi ultimi
tempi si parla molto di tale organizzazione, perché è un organismo che si occupa dell’intero stato di salute
del mondo, dato che i 194 stati membri rappresentano in gran parte il mondo. Per la pedagogia speciale
tale organismo è fondamentale, soprattutto in riferimento ai sei punti citati.

L’acronimo ICF sta ad indicare la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute e fa parte della più ampia famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità). Il testo dell’ICF è stato approvato dalla 54° World Health Assembly (WHA) il 22
Maggio 2001, come revisione della Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e
degli Handicap (ICIDH) pubblicata nel 1980. Il suo utilizzo è stato Stato raccomandato agli Stati Membri e
risulta accettata come Classificazione delle Nazioni Unite; per tale motivo viene utilizzata per la difesa dei
diritti umani. L’ICF è stata pubblicata con una prima traduzione in Italia nel 2002, mentre dal 2009 si è resa
disponibile una versione on-line.
A COSA SERVE: L’ICF è una classificazione che mira a descrivere lo stato di salute delle persone in relazione
ai loro ambiti (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere tutte quelle difficoltà che nel contesto di
riferimento possono causare difficoltà.
L’ICF descrive le situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto
ambientale evidenziando l’unicità di ogni persona piuttosto che mettere in risalto la sua salute o la sua
disabilità. La classificazione è uno strumento importantissimo dalle molteplici funzioni:

 garantisce uno standard per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlata. In
questo modo la comunicazione tra i vari professionisti diventa univoca e sempre comprensibile;

 permette di produrre una reportistica e di raccogliere dati che possono essere scambiati anche tra


i vari Paesi delle Nazioni Unite;

 fornisce una base scientifica per la comprensione della salute intesa come interazione tra individuo
e contesto.

Questo ultimo punto in particolare interessa a noi tecnici delle costruzioni, perché ci aiuta nella
progettazione: conoscere e comprendere quali necessità hanno le persone, in base al loro stato di salute, ci
permette di produrre ambienti adatti e vivibili. L’ICF infatti può essere utilizzata in tutti quei sistemi che
hanno attinenza con la salute (previdenza, istruzione, lavoro…) e in quelli che si occupano delle modifiche
ambientali.

GLI OBIETTIVI DELL’ICF: La classificazione ICF sottolinea l’importanza di analizzare la disabilità facendo
riferimento ai molteplici aspetti che la denotano come esperienza umana universale, che tutti possono
vivere nel corso della loro esistenza. La disabilità infatti non è vista solo come un deficit ma piuttosto come
una condizione che va oltre la limitazione superando le barriere, sia mentali che architettoniche. L’ICF
propone dunque un’analisi dettagliata delle possibili conseguenze sociali della disabilità avvicinandosi con
umanità e rispetto alla condizione del disabile. L’importante innovazione introdotta dalla classificazione è
che essa analizza lo stato di salute degli individui ponendolo in relazione con l’ambiente circostante e
giungendo alla definizione di disabilità, intesa come una condizione di salute all’interno di un ambiente
sfavorevole.

APPUNTI ICF: È Molto indicativo perché questa classificazione che ha fatto l’OMS, non si riferisce ad un
disturbo o qualsiasi diversità strutturale funzionale, ma rapporta ciò ad uno stato di salute. Significa che
oggi abbiamo, da 20 anni circa, una classificazione di questo organismo autorevole che riguarda la salute,
non solo intesa dal punto di vista fisico, ma anche mentale e sociale. In quanto lo stato di benessere è
riferito anche all’ambiente in cui viviamo. La menomazione ad esempio non è più definita handicap. Tali
termini non esistono più dal 2001 perché indicano soltanto qualcosa che manca. Invece oggi usiamo il
termine di funzionamento, quando vogliamo capire fino a che punto un soggetto funziona, svolge le sue
funzioni rispetto all’ambiente che lo circonda. Prima del 2001, l’OMS aveva emesso anche un’altra
classificazione, che riguardava soltanto ciò che manca, le diversità in assoluto. Oggi questo rimane ma sono
relative all’ambiente nel quale ci troviamo. Quindi un soggetto che ha un funzionamento ridotto lo ha
anche a causa di quell’ambiente dove vive (non solo genetico).

L’ICF è diviso in 4 grandi funzioni. Queste riguardano sia le funzioni mediche/cliniche ma anche quelle
sociali e dell’apprendimento. Nella prima classificazione sono riportate le funzioni corporee, mentali,
sensoriali e dolore, della voce e dell’eloquio, sistema cardiovascolare ecc.
Le funzione che ci riguardano direttamente come soggetti interessati
all’apprendimento/formazione/educazione, all’espletamento del lavoro, sono le funzioni mentali,
sensoriali, della voce e neuromuscoloscheletriche per il movimento. Le altre riguardano la medicina. Queste
funzioni sono riportate e analizzate rispetto al disfunzionamento di un soggetto che è interessato
all’apprendimento. Per analizzare un soggetto che presenta dei deficit si fa riferimento a questa
classificazione. La classificazione b11420, ha una sua gerarchia. Ognuna di queste funzioni viene declinata a
sua volta in altre specificazioni. Le strutture corporee riguardano più la medicina. Noi queste non le
prendiamo in considerazione, ma la terza per noi è determinante. L’attività e partecipazione di un soggetto
in un dato ambiente, svolge delle attività valutate da un dato medico, che valuta il soggetto in difficoltà.

Attività e partecipazione [min.20].


La terza classificazione è per noi fondamentale, perché se un soggetto ha problemi, li ha sicuramente in uno
di questi aspetti del funzionamento. La commissione che valuterà il soggetto menomato deve dirci se tale
soggetto è in grado di apprendere, se sa comunicare, se è in grado di muoversi, se cura la propria persona,
se nella famiglia ha dei comportamenti regolari ecc.
Questa terza categoria nelle diagnosi funzionale è quella maggiormente presa in considerazione.
I fattori ambientali considerati: prodotti e tecnologia, ambiente naturale e cambiamenti apportati
dall’uomo all’ambiente, supporto e relazioni ecc.
Come valuta una commissione una funzione? A ciascun individuo può essere associato uno o più
qualificatori che quantificano il suo “funzionamento”, assumendo diversi valori al seconda della condizione
del soggetto.
Si può dire che non si ha nessuna menomazione quando dallo 0 al 4% il suo funzionamento non presenta
rilevanti disfunzioni. Se non ha nessun problema secondo questa percentuale è classificato come “nessuna
menomazione”; e così via. Tali indicazioni arrivano a noi educatori. Il problema va visto soprattutto
dall’aspetto del riconoscimento della menomazione.

-Questo decreto legislativo 13 aprile 2017, n.66.


Qual’ è la procedura con la quale si indentifica un soggetto portatore di svantaggio ai fini dell’inclusione
scolastica?
Si parte dalle commissione mediche. Questo decreto modifica la legge 104. Oggi questo decreto è del 2017
e attualmente in vigore, ci dà l’iter che bisogna rispettare, nel caso in cui ci troviamo in una qualsiasi
struttura, di fronte un soggetto che dà segnali di diversità; bisogna rivolgersi ad una commissione attraverso
questo iter. La domanda deve farla il responsabile di questa struttura nel quale si trova tale soggetto, ai
sensi di questo decreto 616 del 2017 art. 5, che aggiorna la legge 104 del 92. Tale decreto riporta nel suo
iter la procedura che si deve mettere in atto da parte di dirigenti/responsabili delle strutture e gli organismo
(imp, asl ecc.). Art. 12 il comma 5. Oggi abbiamo una normativa (616/2017) che modifica l’iter riguardo la
certificazione della disabilità. Questo iter segnato dalla legge 104 è modificato in questi termini: nella
commissione che deve redigere la diagnosi funzionale, nella negazione di un profilo di funzionamento, cioè
redatta la diagnosi da questa commissione, torna nella struttura cooperativa e con l’ausilio di questa
diagnosi si deve redigere un profilo di funzionamento. Tale profilo che ricompare la diagnosi funzionale, è
composto da un profilo che contenga sia i problemi di disfunzionamento, ma soprattutto le funzionalità di
funzionamento. Tale documento si chiama “profilo di funzionamento”, perché il soggetto della disabilità
deve avere tale documento che copia anche sia alla struttura che alla famiglia, che va aggiornato di
modificazione in modificazione. Es. all’inizio dell’anno scolastico, prendendo come riferimento un inizio, il
soggetto che attraverso la scolarizzazione/istruzione modica il suo status, va registrato in questo profilo di
anno in anno. Questo profilo comincia sin dalla scuola dell’infanzia e non appena questo soggetto viene
iscritto al passaggio alla scuola primaria, deve essere trasferito al dirigente della scuola dell’infanzia a quello
della primaria (spesso sono gli stessi nelle scuole paritarie), ma anche successivamente alle scuole
successive. Un soggetto portatore di minorazione ha una sorta di cartella clinica che parte sin dall’inizio
della rilevazione del suo problema sino alla fine della scolarizzazione. Art. 5 punto b). Il profilo di
funzionamento contiene tutte le potenzialità di questo soggetto e sulla base di questo si parla di PEI, piano
educativo individualizzato. La scuola deve poi progettare, organizzare, strutturare le attività sulla base di
questi soggetti. Oggi soggetto ha il PEI. Art. 7. Il consiglio di classe sulla base di questa documentazione
deve redigere il Pei, elaborato e approvato dai docenti e il consiglio, con la partecipazione delle persone
che seguono i diretti interessati, spesso sono coinvolti anche i genitori. Un soggetto portatore di disabilità
ha una documentazione di questo tipo. Questo è l’iter per la certificazione di un soggetto portatore di
minorazione.

Questo documento ha determinato la nascita di gruppi per l’inclusione scolastica. Dal 2017 ogni ufficio
scolastico regionale ha un GLIR (art. 9), cioè un gruppo di lavoro inter istituzionale (tutte le strutture che
riguardano il processo clastico: la scuola, l’asl, il medico di base ecc.), che si riunisce per esaminare
l’andamento della regione. A supporto di questi gruppi ci sono anche reti di scuole che si riuniscono per la
realizzazione di piani per la formazione del piano scolastico. Quindi si costituiscono una serie di reti di
scuole ad esempio di Cassino, fanno una rete con una accordo ben preciso, e si occupano e studiano il da
farsi su soggetti minorazioni.
In tali situazione bisogna far riferimento a questo iter. Lo scopo è la stesura di una diagnosi funzionale,
redatta tenendo conto dell’CF. Non si può agire diversamente nel momento in cui si aderisce all’OMS e
l’ICF, tutta la documentazione deve essere spesa secondo questo documento. La diagnosi funzionale della
commissione arriva al dirigente dell’organizzazione scolastica, il quale insieme ai docenti della classe stende
un profilo funzionale di questi soggetti. Tale profilo riporta tutte le caratteristiche elencate e i contenuti del
profilo consentono di stendere un PEI (piano educativo individualizzato). In questo piano sono riportate
tutte le disfunzioni, ma soprattutto le possibilità di funzioni, rispetto ad ogni categoria (sensoriale,
apprenditiva ecc.). Deve redigere un programma didattico tenendo conto di queste potenzialità. Se il
soggetto mostra di avere più potenzialità ad. es. della calcolo rispetto alla lettura, non significa che non si
lavora abbastanza su quest’ultima, ma significa che bisogna lavorare ad un programma di recupero in tale
materia. Il PEI è un programma che anche periodicamente deve prevedere degli insegnamenti veri e propri,
ma per questo c’è anche l’insegnante di sostegno e curricolare. Questi insegnamenti vanno valutati. Tale
valutazione deve tener conto anche di misure dispensative. Nel PEI bisogna scrivere che se il soggetto ha
disturbi in DSA, è chiaro che nel PEI deve essere riportato; nella valutazione se è previsto dobbiamo anche
applicare delle misure dispensative. Es. se è dislessico non è possibile valutare il soggetto facendolo
leggere. Ma lo si valuta ad esempio facendolo leggere in forma privata e non in presenta di altri soggetti. In
poche parole si cercano delle modalità per permettere al soggetto di recuperare e incrementare quelle
mancanze, attraverso attività diverse. Nel processo di insegnamento/apprendimento dobbiamo utilizzare
degli strumenti compensativi. Per esempio se il soggetto è ipovedente, uno strumento che compensa la sua
ridotta capacità di visibilità può essere il linguaggio Braille.
I dati di cui disponiamo sono del 2016/2017.

Dati Miur.

La differenza tra paritaria e non paritaria. La scuola statale paritaria: riconosciuta dallo stato per cui è
statale; gestita privatamente ma riconosciuta dallo stato a tutti gli effetti. Quindi che i frequenta la scuola
paritaria è riconosciuto. La scuola non paritaria: è privata e non è riconosciuta per lo svolgimento dei titoli.
Per cui se si frequenta un anno in tale scuola, per far riconoscere quell’anno deve sottoporsi a degli esami
nella statale.

-Forme di disabilità maggiormente diffuse: tavola 4.

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