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Igiene

 Igiene generale: (formata dalla parola greca “Igea”, ossia la dea greca del benessere e della salute)
Inizialmente confuso e definita insieme al concetto di salute come “assenza di malattia e
malessere” era usata come branca dello studio medico per curare i pazienti e solo successivamente
viene coniata la definizione moderna di salute e igiene, concetti finalmente divisi, di “completo
benessere fisico, sociale e mentale” per la salute e di “scienza che promuove, mantiene e potenzia
lo stato di salute della comunità” per l’igiene; attualmente l’igiene è classificato come “scienza bio-
sanitaria che si occupa di potenziare i fattori utili alla salute e di allontanare o correggere i fattori
dannosi alla salute per conseguire ad uno stato di benessere fisico, mentale e sociale della
collettività”. Attualmente l’approccio più comune di vedere la salute e sanità umana è un approccio
definito “One Health”, che mira ad unificare la salute umana con il benestare ambientale ed
animale secondo un approccio di salute globale, descritto più avanti.
o Aspetto giuridico e istituzionale: la salute e l’igiene pubblica sono garantite nella Repubblica
Italiana dall’A.32 della Costituzione, che recita “La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dello individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite
agli indigenti”, e dalle SSN, detto anche Servizio Sanitario Nazionale ed insieme di enti che
assicura al cittadino tutte le prestazioni di prevenzione, cura ospedaliera e assistenza
primaria a cui ha diritto, mentre a livello globale dall’OMS, detto anche WHO o World
Health Organization ed agenzia che si propone di raggiungere da parte di tutte le
popolazioni globali il livello di salute maggiore possibile; a livello di prevenzione e controllo
della salute ed igiene pubblica sono istituiti l’ECDC, detto anche CECMI o Centro Europeo di
Controllo Malattie Infettive, con la branca italiana SIMI, detto anche Sistema di Sorveglianza
Malattie Infettive.
 OMS: è l’organismo di indirizzo e coordinamento in materia di salute all’interno del
sistema delle Nazioni Unite, attualmente capitanato da 195 nazioni ed in vigore dal
7/4/1948; presenta numerosi ruoli e funzioni tra cui fornire una guida sulle
questioni sanitarie globali, indirizzare la ricerca sanitaria, stabilire norme e standard
sull’igiene e salute pubblica, formulare scelte di politica sanitaria basate
sull’evidenza scientifica, garantire assistenza tecnica agli Stati Membri, monitorare
e valutare le tendenze in ambito sanitario, finanziare la ricerca medica e fornire
aiuti di emergenza in caso di calamità. Attraverso i propri programmi, l’OMS lavora
per migliorare in tutto il mondo la salute, la nutrizione, le condizioni abitative,
l’igiene e le condizioni di lavoro; a tale scopo esistono le varie strutture
organizzative regionali di controllo EURO, con sede a Copenaghen, AFRO, con sede
a Brazzaville, EMRO, con sede al Cairo, SEARO, con sede a New Delhi, AMRO, con
sede a Washington, e WPRO, con sede a Manila. Le strategie applicate dall’OMS
per arrivare ai suoi obbiettivi si basano sulle linee guida di rafforzare i processi di
partecipazione dei cittadini alla formulazione, implementazione e valutazione di
politiche che influiscono sulla promozione della salute, costruire ambienti che
supportano la promozione della salute tra cui scuole e contesti lavorativi,
sviluppare le abilità personali per meglio affrontare decisioni inerenti la salute
individuale e della comunità e riorientare i servizi sanitari sulla promozione della
salute, e non solo sulla cura.
 SSN: è l’insieme di enti ed organi nazionali italiani che concorrono al
raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini nato per garantire
la tutela della salute, diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della
collettività, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana;
l’organizzazione si basa sui concetti di responsabilità pubblica della tutela della
salute e di universalità ed equità di accesso ai servizi sanitari per fornire una
globalità di copertura sanitaria, secondo il piano sanitario nazionale in base alle
necessità assistenziali di ciascuno, e, secondo quanto previsto dai livelli essenziali di
assistenza o in breve LEA, vari finanziamenti pubblici attraverso la fiscalità generale
e la "portabilità" dei diritti in tutto il territorio nazionale e la reciprocità di
assistenza con le altre regioni.
Gli enti costituenti il SSN sono divisi in nazionali, principalmente rappresentati dal
CSS, Consiglio Superiore di Sanità, ISS, Istituto Superiore di Sanità, INAIL, Istituto
Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ASSR, Agenzia per i Servizi Sanitari
Regionali, IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ARPA, Agenzia
Regionale per la Protezione dell’Ambiente IZS, Istituti Zooprofilattici Sperimentali, e
AIFA, Agenzia Italiana Farmaco, e regionali, rappresentati principalmente dalle ASL,
Aziende Sanitarie Locali, e AO, Agenzie Ospedaliere, tutte capitanate dal MSAL,
Ministero della Salute.
 MSAL: l’organo amministrativo principale del SSN a cui sono attribuite le
funzioni statali per la tutela della salute; presenta quattro principali
funzioni tra cui il coordinamento del SSN tramite la predisposizione del
piano sanitario nazionale, la gestione della sanità veterinaria, la tutela della
salute nei luoghi di lavoro e l’igiene e sicurezza degli alimenti. Rappresenta
il punto di raccordo dello Stato Italiano con l’OMS e l’EMEA, Agenzia
Europea per la Valutazione dei Prodotti Medicinali. Attualmente il MSAL si
struttura in varie direzioni, coordinate da un segretario generale, tra cui la
direzione generale della prevenzione sanitaria, la direzione generale della
ricerca e dell’innovazione in sanità e la direzione generale dell’igiene e
della sicurezza degli alimenti.
 ARPA: l’organo del SSN a cui sono attribuite le funzioni statali per la tutela
dell’ambiente; presenta cinque principali funzioni tra cui il controllo di fonti
e di fattori di inquinamento dell'aria, dell'acqua, del suolo ed
elettromagnetico, il monitoraggio delle diverse componenti ambientali del
clima, della qualità dell'aria, delle acque e della caratterizzazione del suolo,
il controllo e vigilanza del rispetto delle normative vigenti e delle
prescrizioni contenute nei provvedimenti emanati dalle Autorità
competenti in materie ambientali, il supporto tecnico-scientifico,
strumentale ed analitico agli enti titolari con funzioni di programmazione e
amministrazione attiva in campo ambientale, lo sviluppo di un sistema
informativo ambientale che sia di supporto agli Enti istituzionali e a
disposizione delle organizzazioni sociali interessate,
 ASL e Dipartimento di prevenzione: gli organi del SSN a cui sono attribuite
le funzioni di assistenza sanitaria collettiva, di prevenzione e contenimento
delle malattie, di controllo e prevenzione delle malattie alimentari e di
tutela della salute collettiva e del patrimonio zootecnico da rischi
ambientali, alimentari e lavorativi; presentano varie principali funzioni tra
cui il controllo dell’igiene e sanità pubblica ed animale, la strutturazione del
SIAN, Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, il controllo dell’igiene
degli alimenti di origine animale, la prevenzione e sicurezza negli ambienti
di lavoro, l’organizzazione della medicina legale, la gestione del rischio
clinico e conseguente popolazione a rischio, l’organizzazione del
dipartimento di epidemiologia e promozione della salute e del
dipartimento dell’igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche.
Il piano sanitario nazionale è il principale strumento del SSN attraverso cui viene
programmata la sanità statale e vengono definiti gli obbiettivi da raggiungere
attraverso l’individuazione di strategie ed azioni per realizzare le prestazioni volute
del SSN, ha una durata triennale e viene predisposto dal governo vigente su
proposta del MSAL e varie ASL; attualmente nel piano sanitario sono riportati le
aree prioritarie di intervento, i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare
per il triennio di validità del piano, la quota capitaria di finanziamento per ciascun
anno di validità del piano, gli indirizzi finalizzati a orientare il SSN verso il
miglioramento continuo della qualità dell'assistenza, i progetti obiettivo da
realizzare anche mediante l'integrazione funzionale e operativa dei servizi sanitari e
dei servizi socio-assistenziali degli enti locali, le finalità generali e i settori principali
della ricerca biomedica e sanitaria, le esigenze relative alla formazione di base e gli
indirizzi relativi alla formazione continua del personale, le linee guida e i relativi
percorsi diagnostico-terapeutici allo scopo di favorire, lo sviluppo di modalità
sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale e di
assicurare l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza, i criteri e gli indicatori per
la verifica dei livelli di assistenza assicurati in rapporto a quelli previsti
Il LEA sono le prestazioni e i servizi che l’SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini,
gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, con le risorse
pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale e le tasse; queste prestazioni
sono divise in prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e
assistenza ospedaliera.
 Prevenzione collettiva e sanità pubblica: il primo servizio del Lea che
include le attività e prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della
comunità da rischi infettivi, ambientali, legati alle condizioni di lavoro e/o
correlati agli stili di vita; presenta sette aree di intervento, includendo
programmi ed attività volti a perseguire specifici obbiettivi di salute, tra cui
la sorveglianza e prevenzione di malattie infettive e parassitarie con
programmi vaccinali, la tutela della salute e sicurezza degli ambienti aperti
e confinati, la sorveglianza e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro, la tutela della salute animale ed igiene urbana veterinaria, la tutela
della sicurezza alimentare e della salute dei consumatori, la sorveglianza e
prevenzione delle malattie croniche con la promozione di stili di vita sani e
programmi organizzati di screening e l’organizzazione di attività mediche
legali per finalità pubbliche.
 Assistenza distrettuale: il secondo servizio del LEA che include le attività e
prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della comunità effettuate
sul campo; presenta numerose tipologie di assistenza locale tra cui
l’assistenza sanitaria di base, l’assistenza farmaceutica, l’assistenza
termale, l’assistenza specialistica ambulatoriale, l’assistenza notturna
continuata, l’assistenza emergenziale sanitaria territoriale coordinata dalla
centrale operativa 118, l’assistenza medica domiciliare, l’assistenza
sanitaria familiare, l’assistenza riabilitativa e relative strutture di
riabilitazione intensive o estensive, l’assistenza diagnostica terapeutica e
riabilitativa per persone con disturbi mentali, l’assistenza neuropsichiatrica
infantile e senile, l’assistenza al fine vita con cure palliative, e l’assistenza
diagnostica e terapeutica e riabilitativa contro le dipendenze a livello
individuale e collettivo. L’assistenza distrettuale è caratterizzata dal fatto di
svolgersi sul territorio, quindi non in regime di ricovero ospedaliero,
nell’ambito e sotto la responsabilità dei distretti, organismi costituiti
all’interno dell’ASL per la gestione di numerosi servizi in aree territoriali di
dimensioni limitate; il distretto è dotato, in genere, di autonomia nella
gestione delle risorse assegnate ed è diretto da un direttore di distretto.
 Assistenza ospedaliera: il terzo servizio del LEA che include le attività e
prestazioni volte a tutelare la salute e la sicurezza della comunità effettuate
in ambito ospedaliero e di pronto soccorso; presenta 8 aree di attività tra
cui il pronto soccorso, il ricovero ordinario per malati acuti, la riabilitazione
e lungodegenza post acuzie, le attività trasfusionali, i trapianti di cellule,
tessuti e organi, i centri antiveleni o CAV, il Day surgery e il Day hospital.
 ECDC: è il sistema di sorveglianza e di risposta alle malattie formato da una rete di
controllo delle malattie infettive e una rete di sorveglianza epidemiologica
implementato di un sistema di allarme e di reazione alle emergenze per prevenire e
curare sul nascere le epidemie; il sistema si basa sulle segnalazioni dei medici sparsi
nel territorio che sono analizzate giornalmente e mensilmente dalle ASL locali, o dai
servizi appositi e specializzati per malattie speciali, epatiti virali, malattie
sessualmente trasmesse, malattie resistenti agli antibiotici e malattie vaccinabili. Il
sistema informativo struttura le malattie in 5 livelli totali: il primo livello è occupato
dalle malattie la cui segnalazione viene inviata entro 12h dalla diagnosi a causa
dell’entità della malattia che potrebbe causare serie implicazioni alla salute
nazionale, internazionale e mondiale per la severità dei quadri clinici medi; il
secondo livello è occupato da malattie la cui segnalazione viene inviata entro 24h
dalla diagnosi a causa della frequenza ed infettività media che la malattia presenta;
il terzo livello è occupato da malattie la cui segnalazione viene inviata entro 48h
dalla diagnosi a causa della particolare entità della malattie e delle sue particolari
vie di trasmissione; il quarto livello è occupato da malattie la cui segnalazione viene
inviata entro 24h dalla diagnosi a causa della frequenza ed infettività media che la
malattia presenta ma che non devono essere normalmente segnalate al MSAL e ISS
se non in caso di epidemia e focolai; il quinto livello è occupato dalle malattie
emergenti che non fanno parte di nessun altro caso la cui segnalazione viene
inviata annualmente e che ricadono nel quarto livello se sviluppano focolai e
carattere epidemico. La modalità di notifica delle malattie, il cui tempo limite varia
da 12 ore nel primo caso a indefinito nel quinto caso, segue sempre la stessa
procedura di analisi dei dati raccolti dalle ASL, invio dei dati al MSAL e ISS ed in caso
necessario all’OMS, invio dai dati all’ISTAT e iniziazione della procedura di cura e
contenimento.

 Malattie monofattoriali e multifattoriali: le malattie monofattoriali sono quelle patologie causate


unicamente dal contagio di un organismo patogeno infettivo o dall’esposizione a determinati fattori
ambientali. Le malattie multifattoriali sono quelle patologie causate dalla compresenza o
dall’esposizione in periodi di tempo variabili a più fattori ambientali, genetici e comportamentali;
tra queste sono inserite anche le malattie iatrogene, ossia quelle causate da comportamenti umani,
tra quali le malattie causate da fumo, alcool, droghe mediche e ricreative sia leggere che pesanti,
cure mediche chirurgiche e non, problemi psichiatrici e mentali curabili o non. Tutte le malattie
sono causate da fattori di rischio e/o da organismi patogeni: gli organismi patogeni, detti anche
agenti etiologici sono solitamente classificati come saprofiti, abitanti l’ambiente esterno l’ospite, e
patogeni, ulteriormente divisi in batterici, virali, micotici, protozoici e parassitari ed abitanti la
superfice o l’interno dell’ospite; i fattori ambientali sono solitamente classificati come
comportamenti e situazioni inquinanti, ossia quelle caratteristiche della zona che differiscono dal
normale stato delle cose, e possono trattarsi di fattori accidentali, senza causa specifica, psicologici,
con cause mentali, biologici, con cause microbiotiche e macrobiotiche, chimici, con cause chimiche
e industriali, fisiche, con cause luminose e sonore e comportamentali; tra i fattori ambientali
possono trovarsi anche fattori eziologici anormali, principalmente sotto forma di patogeni, e
predisposizioni genetiche specifiche al tipo di malattia. Qui sotto sono specificate solo le malattie
infettive e monofattoriali.
o Malattie virali: sono causate dai virus che sfruttano i motori cellulari per riprodursi
esponenzialmente; la struttura dei virus rimane per lo più costante, costituito da una
capsula proteica che riveste e protegge il genoma, che può essere DNA o RNA, e da una o
più proteine di riconoscimento per infiltrarsi nella cellula indisturbato, almeno inizialmente.
Le malattie virali sono trattabili solo tramite determinati farmaci e vaccini, essendo gli
antibiotici inutili alla denaturazione del genoma o delle proteine del virus.
o Malattie batteriche: sono causate dai batteri che trovano nell’ambiente biotico il luogo
adatto alla riproduzione; la struttura dei batteri varia, ma la costruzione principale è quella
di un procariote dotato di parete cellulare proteica o carboidratica, dividendosi in gram+ e
gram- a seconda dei composti che la compongono. Le malattie batteriche sono trattabili
con vaccini, medicine specializzate ed antibiotici generali; alcune malattie sono causate da
veleni e tossine prodotti dal batterio, che vengono trattati con vaccini e medicine
specializzate.
o Malattie micotiche: sono causate dai funghi che trovano nell’organismo il substrato adatto
alla riproduzione e crescita; la struttura di base dei funghi è tipicamente unicellulare o
coloniale. Le malattie micotiche sono trattabili con medicine specializzate ed antimicotiche.
o Malattie protozoiche: sono causate dai protozoi che trovano nell’ambiente biotico il luogo
adatto alla riproduzione; la struttura dei protozoi varia troppo per essere classificata, ma
mantengono tutti una struttura eucariote di base. Le malattie procariotiche sono trattabili
con vaccini, medicine specializzate ed antiprotozoiche.
o Malattie a trasmissione parassitaria: sono causate dal contatto con esseri parassitari, sia
ectoparassiti che endoparassiti, che diffondono involontariamente batteri, virus o protozoi
con cui sono in simbiosi o di cui sono vettori. Le malattie a trasmissione parassitaria sono
trattabili tramite rimozione del parassita e con vaccini, medicine specializzate ed antibiotici
generali a seconda dell’organismo trasmesso.
o Epidemiologia: è lo studio dell’origine, trasmissione, sviluppo e cronicità della malattia
monofattoriale, ossia lo studio delle caratteristiche delle malattie infettive e delle condizioni
che ne favoriscono o sfavoriscono la ricomparsa e lo sviluppo. Ci sono vari fattori per
descrivere le malattie, tra cui il periodo di incubazione, la durata del periodo contagioso, il
rapporto malattia-infezione, durata della malattia, letalità, frequenza di evoluzione cronica,
frequenza e durata dello stato di portatore e persistenza dell’immunità; tutti i fattori
indicano caratteristiche più o meno separate, con cui si possono classificare e caratterizzare
le malattie.
o Origine della malattia: processo studiato dall’epidemiologia rappresentante la zona e
l’origine del patogeno; il processo si divide in tre elementi base, chiamati sorgente, malato
e portatore.
 Sorgente: si intende l’organismo in cui gli agenti etiologici vivono e si moltiplicano,
rappresentato spesso da un organismo malato, ma anche da un portatore sano o
asintomatico, da animali e piante a contatto con l’uomo e dal terreno (questo
solamente nel caso dei microrganismi sporigeni come tetano e botulino); spesso la
sorgente risulta essere una specie diversa dall’uomo, principalmente animale,
all’inizio della diffusione di una nuova malattia e il meccanismo del passaggio da
animale all’uomo è detto zoonosi. Dalla sorgente il patogeno si diffonde attraverso
vari mezzi di trasmissione divisi in meccanici, se opzionali nella trasmissione, ed
obbligatori; i più diffusi sono la via aerea, usando l’aerosol particellare prodotto
dall’ospite come vettore biologico, la via fisica, usando il contatto con superfici
infette come veicolo meccanico, e la via corporea, usando il contatto con materiale
biologico infetto, come mucose, sangue e goccioline di saliva espulse con la tosse,
dell’ospite come vettore biologico. Il serbatoio di infezione rappresenta quella
specie o ambiente nel quale l’agente etiologico può riprodursi in condizioni
normali; un serbatoio è sempre sorgente di infezione, e può essere rappresentato
dalla stessa specie bersaglio dell’infezione, cosa che accade se l’ospite è l’unica
specie che il patogeno bersaglia, da un’altra specie animale o vegetale o da un
substrato inanimato.
 Portatore: si intende l’organismo in cui l’agente infettante è presente e presenta la
capacità di infettare, ma non presenta sintomi. Il portatore rappresenta una
condizione che può essere raggiunta in vari modi; le tipologie sono precoci, ossia
capaci di diffondere l’agente prima dell’inizio della malattia, convalescenti, ossia
capaci di diffondere dopo la fine della malattia, cronici, ossia capaci di diffondere
per lunghi periodi di tempo, a volte ripresentando la malattia, senza essere
debilitato dai sintomi dopo la prima guarigione dalla malattia, e sani, ossia
contraenti la malattia e capaci di diffondere senza presentare sintomi evidenti.
 Malato: si intende l’organismo in cui il patogeno è presente e presenta sia sintomi
che capacità infettante. Il malato presenta numerose varianti di intensità; i più
comunemente usati sono lieve, con bassa capacità infettante e sintomi di lieve
intensità, e grave, con alta capacità infettante e sintomi di grande intensità.
o Metodo di trasmissione: processo studiato dall’epidemiologia rappresentante il mezzo, la
velocità e le vie d’eliminazione del patogeno; il processo si divide due tipologie principali,
chiamate diretta ed indiretta.
 Trasmissione diretta: si intende il metodo di trasmissione che non prevede l’uso di
veicoli fisici o di vettori biologici terzi per infettare l’ospite; le malattie di questo
tipo sono solitamente trasmesse per via parenterale, tramite iniezioni con
strumenti infetti o fluidi infetti, e sessuale, dalla madre al feto o tra i due partner.
 Trasmissione indiretta: si intende il metodo di trasmissione che sfrutta un veicolo
fisico, principalmente aria, suolo, acqua o alimenti, o un vettore biologico, le
principali vie e tecniche di eliminazione del patogeno; nel caso del vettore biologico
il patogeno si annida proprio sugli scarti che vengono espulsi dall’ospite per tentare
di combattere l’infezione meccanicamente, dividendosi in obbligati, se
impossibilitati ad altri metodi di diffusione, e meccanici, se casualmente sono
diffusi tramite questo metodo.
 Vie di eliminazione: si intende quei metodi usati dal corpo dell’ospite per eliminare
o combattere l’infezione. I principali sono la cute, le mucose e il sangue; i patogeni
vengono eliminati dal corpo ospite tramite l’escrezione e/o la secrezione.
Solitamente se i patogeni non trovano un altro ospite dopo l’eliminazione,
muoiono dopo un lasso di tempo variabile, sia per l’agente usato che per
l’ambiente in cui si trovano; le vie di eliminazione sono solitamente l’apparato
digerente, usata dalle malattie oro-fecale con espulsione tramite feci e mucose
intestinali e colonizzazione tramite cibi e bevande contaminati, l’apparato
respiratorio, usata dalle malattie respiratorie con espulsione e contaminazione
tramite aerosol e particelle esalate o inalante, l’apparato escretore e/o
riproduttore, usata da malattie sessuali o renali con espulsione tramite urina o
prodotti sessuali e contaminazione tramite rapporto sessuale o contatto con liquidi
infetti, e transcutanea, usata da malattie varie con espulsione tramite ricambio
cellulare o sudore e contaminazione tramite contatto e via parenterale; la via di
eliminazione più facile e comune di trasmissione sono le gocce espulse con
l’aerosol che espiriamo o starnutiamo che permettono l’infezione anche solo con il
contatto nelle mucose boccali o nasali, che le portano verso i polmoni e i bronchi, a
cui seguono le feci, le mani e l’urina.
o Difesa dell’ospite: processo studiato dall’epidemiologia e dalla medicina generale
rappresentante la fase di attivazione delle risposte anti-patogene degli ospiti dopo essere
entrati a contatto con lo stesso; il processo si divide in specifico ed aspecifico.
 Aspecifico: si intende la difesa passiva, senza un attivo controllo umorale da parte
dell’organismo infetto e mancante di specificità per un singolo agente etiologico; i
principali metodi applicati sono barriere fisiche, come cute e mucose, o risposte
meccaniche, come secrezioni varie e la risposta infiammatoria, o antagonismo
biologico, come la competizione per lo spazio dei batteri simbionti con i patogeni.
 Specifico: si intende la difesa attiva, con un attivo controllo umorale da parte
dell’organismo infetto e specificità per un singolo agente etiologico; il principale
metodo applicato è l’immunità, attuata dal sistema immunitario generale e
specifico. Il meccanismo di specificità sfrutta la presenza di antigeni, molecole utili
all’organismo per riconoscere il self e non-self, sul corpo del patogeno per creare
degli anticorpi, enzimi specializzati nell’attacco di un singolo composto organico o
inorganico, atti a distruggere tale antigene; tale meccanismo è sia endogeno,
attaccando le cellule tumorali mutate prive dell’antigene corretto, sia esogeno,
attaccando le cellule esterne al corpo non simbiotiche. La difesa specifica si divide
in innata, se viene presentata anche prima di aver contratto il patogeno per la
prima volta, acquisita, se viene presentata dopo aver contratto il patogeno per la
prima volta ed essere sopravvissuti, e cellulomediata, se attuata su qualsiasi tipo di
infezione attraverso i macrofagi, le cellule NK o i linfociti T. L’immunità può essere
passiva o attiva, rispettivamente se il corpo non produce da se o produce
autonomamente anticorpi, e in entrambi i casi può essere naturale, con il recupero
da una malattia o trasferimento placentare, o artificiale, con vaccinazione e
trasfusione di anticorpi.
 Gli anticorpi: detti anche immunoglobuline, sono enzimi prodotti dai
linfociti con lo scopo di legare l’antigene patogeno e distruggerlo; gli
anticorpi si dividono in IgA, IgD, IgE, IgG e IgM, ognuno con la sua catena di
base e con funzioni e concentrazioni nel sangue diverse, le più diffuse sono
le IgG e le meno diffuse sono le IgM.
 Fattori propri: si intende quelle abitudini, caratteristiche fisiche e condizioni
socioeconomiche proprie dell’organismo che gli altri esseri della specie non
presentano che possono influire sulla difesa dai patogeni, sia positivamente che
negativamente; i principali fattori sono costituzione, etnia, sesso ed età, abitudini di
vita, malattie pregresse ed ereditate, alimentazione con gli stati morbosi cronici
associati, terapie cortisoniche e attività lavorative.
 Fattori ambientali: si intende quelle caratteristiche proprie dell’ambiente
circostante l’organismo infetto che possono influire sulla difesa dai patogeni, sia
positivamente che negativamente; i principali fattori ambientali sono le condizioni
meteo, l’idoneità del patogeno all’ambiente e alle sue variazioni, l’affollamento, la
tipologia di abitazione, attività lavorativa e l’educazione sanitaria media.
o Sviluppo della malattia: Processo studiato dall’epidemiologia rappresentante la fase in cui il
patogeno si instaura e si sviluppa in abbondanza e capacità infettiva nell’ospite; il processo
si divide in 4 passaggi base, chiamati rispettivamente contaminazione, colonizzazione,
infezione e malattia.
 Contaminazione: si intende l’evento di contatto, solitamente occasionale, a livello
di mucosa o cute con un microorganismo infettivo o parassitico ma senza risultare
in una proliferazione o sviluppo di esso; solitamente se la malattia non supera
questo stadio gli organismi patogeni o parassitari sono destinati a morire senza
riuscire ad impiantarsi nella zona di contatto.
 Colonizzazione: si intende l’evento di contaminazione che sviluppa proliferazione
dei microorganismi e la persistenza di essi nella zona contaminata; presenta
solitamente poca o nulla risposta immunitaria e quasi nessun segno clinico di
malattia, e non presenta capacità infettive oltre l’ospite colonizzato.
 Infezione: si intende l’evento di colonizzazione che permette una rapida
proliferazione dei microorganismi e la loro attivazione metabolica celere;
solitamente l’infezione avviene durante periodi di deficit immunitario o durante
contatto prolungato o massiccio con il microorganismo, detti patogeni perenni od
opportunisti. L’infezione solitamente si estingue autonomamente dopo la completa
eliminazione del microorganismo e la comparsa di immunità specifica, anche se
alcune malattie sono croniche e/o autoimmuni; tra l’infezione e la vera comparsa
della malattia e i suoi sintomi passa del tempo, variabile a seconda della malattia e
della quantità di patogeni colonizzanti iniziali, detto periodo d’incubazione.
 Malattia infettiva: si intende l’evento di infezione che viene contrastato da risposte
immunitarie, come aumento di globuli bianchi e di linfociti, e contrassegnato dalla
presenza di sintomi, quali febbre e malori generali generati dai danni creati dal
patogeno; solitamente la malattia si presenta con i sintomi dopo il periodo di
incubazione, ma può capitare che la malattia non presenti sintomi anche se il
patogeno ha raggiunto i livelli critici di infettività risultando un’infezione
asintomatica. Alcune malattie infettive possono essere latenti, come l’herpes, e
nascondersi nell’organismo senza presentare sintomi d’infezione o essere rilevabili
esternamente per poi riemergere anche a distanza di anni.
o Emergenza e diffusione malattie: Processo studiato dall’epidemiologia rappresentante la
comparsa di nuove malattie e la ricomparsa di malattie scomparse; il fenomeno si
diversifica a seconda di quanti e quali serbatoi presenta la malattie e dal tipo di patogeno:
nel caso l’uomo sia il solo serbatoio, la malattia si potrà diffondere solo infettando nuovi
ospiti e il numero di immuni, ossia i sopravvissuti all’infezione, presentano l’ostacolo
principale alla diffusione diminuendo mano a mano il numero di possibili ospiti nella
popolazione, fenomeno chiamato effetto gregge ed usato anche durante le campagne
vaccinali per prevenire la comparsa della malattia o ridurne i numeri. Durante la diffusione
di una malattia infettiva si parla di incidenza, il numero di nuovi casi in un lasso di tempo, e
prevalenza, il numero d casi totali in un determinato tempo scelto ancora attivi; la
morbosità prende in considerazione sia l’incidenza che la prevalenza e diminuisce con le
morti e le guarigioni; l’incidenza si divide in incidenza cumulativa, ossia il rapporto tra i
nuovi portatori contagiati e il numero totale di possibili nuovi portatori in un lasso di
tempo, e il tasso d’attacco, ossia il tasso di incidenza che prende in esame i casi sviluppatisi
in un dato episodio indipendentemente dalla durata dello stesso; la prevalenza è
influenzata positivamente dall’incidenza, dalla durata della malattia e dalla bassa letalità,
mentre è influenzata negativamente dalla guarigione dei malati, dalla diminuzione di nuovi
casi e dall’alta letalità, il tutto secondo la formula P=I*D, ossia prevalenza uguale a
incidenza per durata.
 Sporadicità: si intende la diffusione del patogeno in una popolazione in cui il
patogeno non è presente da lungo tempo e senza tendenza alla diffusione; i casi
sono solitamente incostanti, isolati, sia dagli altri casi che da soggetti sani, e non
hanno legami tra di loro.
 Endemia: si intende la diffusione del patogeno in una popolazione in cui il patogeno
è sempre presente ed è caratterizzata da un’assenza dell’immunità di gregge e da
un equilibrio costante tra sani e malati; i casi sono costanti, isolati nella
popolazione in esame e variano poco nel tempo.
 Epidemia: si intende la diffusione esplosiva del patogeno in una popolazione in cui
il patogeno era prima assente o endemico, in tal caso è endemo-epidemica, ed è
caratterizzata da una vita medio-breve dell’infezione e da un numero di malati
eccedente le aspettative; i casi sono pressoché simultanei e variano enormemente
nel tempo, principalmente presentando un picco iniziale di infezione, ossia quando
la popolazione è più suscettibile all’infezione del patogeno, e un calo di morbosità e
incidenza con il tempo fino ad annullarsi, ossia quando la popolazione ha
sviluppato la massima resistenza all’infezione a causa dell’effetto gregge. Un
outbreak infettivo è l’evento epidemiologico che consegue l’infezione, ossia
l’epidemia effettiva; tramite l’analisi di campioni di tessuto o mezzo infettivo,
amplificati da PCR in laboratorio, vengono stabiliti i gradi di parentela tra le
malattie e se sono ceppi diversi o stesso ceppo.
 Epidemiologia: nello studio di un’epidemia vanno distinte molte cose, tra
cui la condizione ambientale e della popolazione, la tipologia di patogeno e
il suo rateo comune di mutazione e il caso indice. Il caso indice, o paziente
zero, va distinto dagli altri casi per trarre l’origine dell’epidemia e della
catena epidemica, portando a una migliore conoscenza dell’andare della
malattia; la condizione ambientale, tra cui l’inquinamento sia sonoro sia
chimico e il sovraffollamento, e della popolazione, tra cui la presenza di
malati cronici, quindi più deboli, e di immunodepressi, vanno tenuti
presenti nello studio della diffusione dell’epidemia in quanto influenzano il
rapporto tra resistenza, ossia quanto la popolazione si oppone alla
diffusione del patogeno, e recettività, ossia la vulnerabilità generale della
popolazione all’agente etiologico, di una popolazione al patogeno;
l’origine, tipologia e metodo preferito di trasmissione del patogeno vanno
tenuti presenti nello studio di una epidemia in quanto influenzano il rateo
di diffusione e il metodo di prevenzione della malattia, oltre che
evidenziare eventuali cure e metodi preventivi.
 Studi epidemiologici: sono studi sia sperimentali che osservazionali: gli
studi sperimentali sono effettuati sul campo sia come sperimentazioni
cliniche, indagini mirate a comprendere l’efficacia di un trattamento su una
popolazione malata, sia come interventi preventivi, indagini mirate a
verificare l’efficacia nella prevenzione della rimozione di un fattore
ambientale o comportamentale su una popolazione sana; gli studi
osservazionali sono divisi in trasversali, ossia dati scaturiti da analisi
trasversali del fenomeno infettivo e di prevalenza di fenomeni in una
popolazione malata in relazione alle caratteristiche e fattori di rischio
presenti, caso-controllo, ossia dati dalla comparazione tra soggetti sani e
malati in relazione ai vari fattori di rischio rilevati, e longitudinali, incidenza
della malattia su esposti e non esposti ai vari fattori di rischio in relazione al
suo andamento passato e futuro nel tempo; gli studi descrittivi o ecologici
sono effettuati sul campo con dati correnti per comprendere diffusione e
distribuzione dei fenomeni morbosi in relazione a tempi e luoghi di
diffusione diversificati.
 Curva epidemica: è il grafico rappresentante la diffusione, incidenza e
morbosità di un’epidemia sulla base dei dati raccolti durante la sua
diffusione; la curva del grafico è calcolata secondo algoritmi biostatistici
precisi, che mettono in rapporto i nuovi casi e la quantità di immuni nella
popolazione, e sulla base della frequenza assoluta dei casi (cosa che porta
anche a imprecisioni se i dati sono errati, come successo con il SARS-CoV2).
Durante lo studio di un’epidemia si usano la frequenza assoluta per creare
una curva epidemica, rappresentando l’andamento assoluto fino a quel
momento dell’epidemia, e la letalità per vedere la gravità dei casi nel corso
dell’epidemia; nella frequenza assoluta sono contenuti indirettamente il
dato di prevalenza e morbosità, che misura il numero di casi di una malattia
in un determinato tempo, di incidenza, che descrive l’incremento dei casi in
un determinato tempo, e di efficacia delle cure e misure preventive, che
indicano quanto nel tempo la letalità, morbosità ed incidenza siano
diminuite rispetto al normale corso indisturbato della malattia previsto.
 Pandemia: si intende la diffusione esplosiva del patogeno in una specie in cui era
prima assente o endemico, in tal caso è endemo-pandemico, su scala mondiale ed
è caratterizzata da una vita medio-breve dell’infezione e da un numero di malati
esorbitante per gli standard della malattia; i casi sono pressoché simultanei e
variano enormemente nel tempo, principalmente presentando un picco iniziale di
infezione e un calo di infettività a causa dell’effetto gregge.
 Patogeno: microrganismo infettivo dannoso per l’organismo ospite; presenta contagiosità o
infettività, ossia la capacità di infiltrarsi nell’organismo e di colonizzarlo, patogenicità, ossia la
capacità di creare danni e ripercussioni dalle attività metaboliche e di riproduzione, e virulenza, la
violenza con cui si manifestano i sintomi. I patogeni si dividono in parassiti obbligati, se hanno
bisogno dell’ospite per sopravvivere e riprodursi, e facoltativi, se possono vivere
indipendentemente dall’ospite; gli organismi patogeni, coloro che instaurano un rapporto dannoso
per l'ospite per trarne vantaggio, possono venire classificati come perenni, se non presentano altri
stati, od opportunisti, se normalmente sono commensali o saprofiti ma risultano patogeni quando
le difese immunitarie e/o le condizioni ambientali naturali vengono meno; i patogeni si dividono in
labili, se presentano basse resistenze all’ambiente esterno l’ospite e/o poca capacità competitiva
vitale, resistenti, se presentano medie resistenze all’ambiente esterno l’ospite, e molto resistenti,
se presentano alte resistenze all’ambiente esterno l’ospite, ricordando che la resistenza di un
patogeno dipende solamente dalla specie e non dal dominio d’appartenenza.
o Contagiosità: capacità di trasmettere e stabilire un’infezione da un organismo infetto, che
tenta di liberarsi del patogeno, a un altro organismo sano attraverso le vie di trasmissione
proprie dell’agente etiologico; tale caratteristica viene modulata da resistenza all’ambiente
del patogeno, dalla capacità di bypassare le barriere dell’organismo bersaglio, dalla
quantità degli stessi nel mezzo di trasmissione o carica infettante minima per il contagio,
dall’eventuale necessità del patogeno di passare ad ospiti differenti per eseguire cicli vitali
e cicli riproduttivi e dalle caratteristiche specifiche dell’agente etiologico quali forme
vegetative ed eventuali spore di diffusione non parassitiche. I gradi di contagiosità si
dividono in nulla, come tetano e botulino che non presentano un metodo di diffusione
sicuro da ospite ad ospite oppure non presentano il parassitismo come metodo di
riproduzione e la malattia è solo una conseguenza del contatto tra l’ospite e l’organismo,
bassa, come rabbia, lebbra e candida che presentano metodi di diffusione casuali e con
scarse probabilità di successo o estremi casi di virulenza eccessiva con morte del soggetto
infetto prima del passaggio, ed alta, come ebola, malaria, influenza e malattie emorragiche
che presentano validi e sicuri metodi di trasmissione.
o Patogenicità: l’insieme delle caratteristiche e comportamenti che portano il patogeno ad
avere la capacità di aggredire l’ospite e di colonizzarlo ed infettarlo; tale caratteristica viene
modulata dall’invasività del microorganismo, dalla tossigenicità dell’agente eziologico e
dalla capacità citopatica, usata principalmente dai virus, del patogeno.
 Invasività: capacità di diffusione all’interno dell’ospite dell’agente eziologico.
 Tossigenicità: capacità di produzione di tossine pur restando fissi in un ambiente
singolo dell’ospite. Le tossine prodotte si dividono in endotossine, che richiedono la
morte del patogeno per il rilascio, ed esotossine, che sono rilasciate normalmente
dal patogeno: le endotossine vengono prodotte dal microrganismo, solitamente un
batterio gram-, per difesa e sono strutture lipidiche unite al lipide A, un
liposaccaride LPS della membrana, a cui rimangono attaccate fino alla morte del
patogeno; sono sostanze solitamente estremamente termostabili ed antigeniche,
che non possono essere convertite in tossoidi, ossia tossine che sono state
trasformate per avere la stessa reazione ma non mostrare sintomi della tossina
vera, ma possono essere degradate da superossidi e perossidi; sono solitamente
nominate a seconda della specie d’origine. Le esotossine vengono prodotte dal
microrganismo, solitamente un batterio gram+ o gram-, per funzioni metaboliche,
risultando iperspecifiche, o come scarto e sono strutture proteiche varie con forma
tipicamente enzimatica; sono solitamente estremamente termolabili ed
antigeniche che possono essere convertite in tossoidi e possono essere degradate
da superossidi e perossidi; sono nominate a seconda della specie d’origine e
raggruppate in varie categorie tra cui neurotossine, intaccanti il SN, ed
enterotossine, intaccanti l’intestino.
o Virulenza: capacità di un microrganismo di manifestare a massimo regime la sua
patogenicità, causando una malattia più o meno grave; tale caratteristica viene modulata
dalle caratteristiche specifiche del patogeno e dalla prestanza delle difese dell’ospite.
o Malattie emergenti: patologie in rapido aumento infettivo nell’ultimo ventennio sia per
incidenza e diffusione geografica sia per morbosità in popolazioni isolate o in ambiente
globale; tra queste vi sono il Morbo di Lyme, HIV, l’influenza aviaria, la MERS-CoV, i SARS-
CoV-1 e SARS-CoV-2, alcune infezioni tropicali/subtropicali tra cui encefalite west-Nile o
WNE, malattia di Chikungunja, varie febbri emorragiche ed Ebola, infezioni del paziente
fragile ed infezioni associate all’assistenza sanitaria tra cui la legionella. Le malattie
emergenti si classificano tra sconosciute, se non erano mai state identificate dalla comunità
scientifica e spesso presentanti grande impatto sulla salute della popolazione infetta, e già
conosciute, se erano già state identificate dalla comunità scientifica ma non erano tipiche
della regione analizzata; spesso, attualmente si stima rappresentino il 75% di tutte le
malattie emergenti, le malattie emergenti insorgono tramite zoonosi di patogeni
preesistenti nel mondo animale o tramite evoluzione e modificazione di altre malattie; altri
fattori che influenzano l’insorgenza delle malattie sono mutazioni, principalmente tramite
ricombinazioni genetiche e sviluppi di caratteristiche biologiche nuove, modificazioni
ambientali e della biodiversità della zona, principalmente tramite la diffusione maggiorata
di vettori biologici, specialmente insetti, a causa del cambiamento climatico e
dell’urbanizzazione o deforestazione di zone selvagge.
o Malattie riemergenti: patologie la cui morbosità ed incidenza erano in calo costante o nulle,
ma che nell’ultimo tempo sono riaumentate ad un livello non ignorabile dalla sanità
pubblica e mondiale; tra queste vi sono le varie tubercolosi, la difterite, le enteriti e
tossinfezioni alimentari, il colera, la peste ed altre malattie antiche. I fattori che possono
portare all’insorgenza di malattie riemergenti ed emergenti sono soprattutto sociali, tra cui
povertà, malnutrizione, crescita e densità di popolazione, urbanizzazione e deforestazione,
inquinamento della ecosfera, cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione,
uso improprio di antibiotici, movimenti eccessivi, promiscuità aumentata tra uomo e
animali in condizioni inadeguate, guerre territoriali e civili, insufficienza di fondi sanitari e
personale sanitario non addestrato o inefficiente o insufficiente.
 Vaiolo: classificato per la prima volta nel 1796 da Edward Janner, era una delle
malattie più mortali e diffuse dell’essere umano; la caratteristica principale del
vaiolo rispetto ad altre malattie simili era la sola presenza dell’uomo come
serbatoio di infezione per il determinato ceppo che lo infettava. La prima cura è
stata sviluppata con il primo vaccino, che porta allo sradicamento in Europa nel
1953 e nel mondo nel 1977, con ‘ultimo caso registrato in Somalia; anche se
attualmente estinto, sono conservate delle riserve del virus in laboratori di
massima sicurezza per scopi scientifici e ogni paese del mondo presenta delle
riserve di vaccino abbastanza grandi per sviluppare un’immunità di gregge in caso si
ripresentasse magicamente. Attualmente è una delle poche malattie eradicate nel
mondo.
 Colera: Classificato per la prima volta nel 1854 da Filippo Pacini, è una malattia
estremamente debilitante e mortale per l’uomo; la caratteristica principale del
colera rispetto ad altre malattie simili è la presenza di oltre 200 virioni diversi
causanti la stessa malattia e tutti intercambiabili tra di loro, rendendo il vaccino
inefficace e difficile sintetizzare medicine specializzate anche solo teoricamente.
Nonostante la presenza di cure specializzate, non si è ancora trovato un vaccino
efficace contro il batterio multi-resistente; attualmente è diffuso in Indocina, India,
Indonesia ed Africa, soprattutto nella zona sub-sahariana e nelle zone urbanizzate
in via di sviluppo, e si sta diffondendo in Yemen, con casi sporadici anche
nell’Europa mediterranea a causa dell’inquinamento e dell’immigrazione.
o Influenza: una malattia infettiva monofattoriale respiratoria ad eziologia virale
caratterizzata da esordi bruschi, con un periodo di incubazione tra le 24h e i 5/6d, di
sintomi come febbre alta, brividi, mal di gola, mialgia, tosse, rinite, faringite, cefalea e
malessere corporeo generale con a volte ripercussioni ulteriori alla malattia come miosite,
miocardite, pericardite, mioglobinuria, depressione midollare e CNS, tra cui encefalite,
sindrome di Reye, sindrome di Guillain-Barré e mielite trasversa, fino alla polmonite virale
con esito anche fatale (fun-fact, circa il 10% delle polmoniti è causato da complicanze
dell’influenza, siano esse di origine virale o batterica); L’influenza fa parte delle
paninfluenze, tra cui si trovano anche il rinovirus, il virus respiratorio sinciziale, la
parainfluenza e l'adenovirus, ossia un gruppo di malattie infettive respiratorie ad eziologia
virale dalle caratteristiche e sintomi simili, tra cui vi sono almeno la febbre, un sintomo
respiratorio, come tosse, rinorrea o faringodinia, e un sintomo sistemico, come cefalea o
brividi. Viene diagnosticata attraverso la raccolta di campioni respiratori appropriati,
solitamente tramite tampone o estrazione di mucose e secrezioni nasali, rinofaringee o
tracheali, che verranno analizzati con test microbiologici effettuati tramite RT-PCR; in
ambito clinico, e quindi per verificare più velocemente la presenza del patogeno
influenzale, vengono eseguiti dei test diagnostici rapidi, che perdono di precisione,
sensibilità e affidabilità rispetto ai test microbici per RT-PCR.
 Patogeno: è un agente eziologico della classe virale; presenta una struttura e
caratteristiche tipicamente virali: dotato di un involucro lipidico esterno con
strutture proteiche di hemoaglutinina, o HA, e neuroamminidasi, o NA, e una
capsula proteica interna di proteine di matrice M1 e M2 dalla forma sferica o
filamentosa; il genoma è a base RNA, tipicamente a polarità negativa e costituito da
un unico filamento, ed è composto da 8 segmenti nelle varianti A e B, specificato
più avanti, e 7 nella variante C; presenta un core di nucleoproteine associate
ognuna a un filamento di RNA, formando i ribonucleoproteine; la replicazione è
nucleare, entrante nella cellula usando le HA e fuoriuscendone senza danneggiarla
tramite le NA; carattere di diffusione epidemico. Le varianti sono dettate dalla
mutazione delle proteine matrice della capsula, e si dividono in varianti A, la
principale catena di mutazioni e classificato secondo le variazioni in struttura delle
proteine HA e NA, B, la seconda catena di mutazioni presente solo nell’uomo, e C,
la terza catena di mutazioni presente solo nell’uomo e dalla capacità virale ridotta,
che vengono classificate con un nome formula: tipologia(A-B-C)/luogo di
isolamento/numero ceppo/anno di isolamento(subtipo di virus tramite antigeni Hx
e Nx); attualmente le varianti in circolazione sono i sottotipi A(H1N1) e A(H3N2),
variante di tipologia A con tipo “H” e “N” di antigeni virali tra cui la proteina spike, e
i sottotipi Yagamata e Vittoria, variante di tipologia B senza proteine HA e NA
associate.
Si trasmette principalmente per vie respiratorie, usando droplet e aerosol espirato, con
viremia sanguigna rara ma possibile, e si replica nell’epitelio polmonare con distruzione
cellulare; il periodo di contagiosità, principalmente tramite viral-shedding nelle secrezioni
polmonari e brachiche, dura dalla prima giornata mostrante i sintomi fino circa 7/10d dopo
la loro scomparsa. Il suo comportamento epidemico o pandemico dipende dal
riassortimento genetico che avviene nella zoonosi tra la specie aviana di partenza e l’uomo,
processo pandemico che avviene solo per la variante A, e dalle mutazioni che gli antigeni
del virus subiscono nel periodo tra le pandemie per ricombinazione genica durante la
riproduzione nell’ospite infetto, processo epidemico che avviene sia per la variante A che B;
i riassortimenti prevedono un adattamento del virus ad una nuova specie, mentre le
ricombinazioni, che avvengono sia negli aviani che nell’uomo che in specie terze come
maiali ed altri animali d’allevamento, prevedono l’unione di due varianti già esistenti per
creare un genoma misto con antigeni distinti dai due parenti, totalizzando così circa 256
varianti possibili con le 8 paia di segmenti presenti nei due virus; un esempio del
meccanismo si ha con l’influenza spagnola H1N1 che nell’epidemia spagnola del 18 si
diffonde tramite riassortimento nell’uomo e risulta identica a quella nel serbatoio aviano
dell’epoca, mentre nell’epidemia asiatica del 57 lo stesso virus si è ricombinato con un altro
virus circolante nei volatili e ha creato il tipo H2N2, mentre l’epidemia di Hong Kong del 68
si crea da un terzo virus degli aviani che si ricombina geneticamente al precedente virus
formando il tipo H3N2. L’influenza provoca circa 1.000.000.000 di casi annuali, 50.000.000
in Europa durante la stagione invernale, di carattere epidemico o pandemico, di cui circa 3-
5.000.000 sono casi gravi, e circa 290-650.000 decessi tra i pazienti più anziani, soprattutto
sopra i 65 anni, e deboli; molte volte l’influenza crea dei problemi ulteriori alla semplice
malattia, come lo sviluppo di polmoniti e altri effetti collaterali interagendo con diabete,
aumentando lo zucchero sanguigno causando potenzialmente iperglicemia o chetoacidosi
diabetica, e gestazioni, causando complicanze soprattutto nelle fasi iniziali della gestazione
e durante il parto con possibile aborto spontaneo o prematuro, ed è una delle poche
infezioni che, indipendentemente dallo stile di vita e dal luogo in cui ci si trova, un individuo
sperimenta più volte nella sua vita. Tutti i medici, sia che siano ospedalieri che di medicina
generale che provati o pediatri, sono tenuti a segnalare al servizio di igiene pubblica
qualsiasi caso di malattia infettiva e diffusione reale o sospetta di cui sia a conoscenza,
formando così una rete di sorveglianza epidemiologica che importa i dati in un sistema di
raccolta ed analisi dei dati per una risposta efficace ed immediata; i medici sentinella, una
piccola porzione dei medici che aderisce al piano delle reti sentinella, sono adibiti a
notificare tutti i casi di influenza diagnosticati, ma anche di altre ILI, malattie simil-influenza,
ad alta incidenza ma bassa frequenza, attraverso tampone alla rete. I vaccini tetravalenti,
raccomandati dall’OMS ogni febbraio per la stagione invernale successiva, presentano due
tipi A, variante H1N1 e H3N2, e due tipi B e sono di tipo split, o a frammenti contenenti
parti disattivate del virus, e a subunità, contenenti solo gli antigeni del virus; il vaccino è
consigliato a tutti i soggetti di età superiore ai 2 anni, sotto la quale non è consigliato a
causa della insufficiente immunità del corpo, ed è consigliato alle fasce più vulnerabili della
società, tra cui gli operatori sanitari e i loro associati sia medici che non, seguiti da donne in
gravidanza, anziani e coloro già malati di patologie di base debilitanti, bambini di età
consona al vaccino.
 Influnet: è il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica
dell’influenza. InfluNet è coordinata dall’ISS con il sostegno del MSAL; la rete si
avvale del contributo dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, dei
referenti presso le ASL e le regioni e della rete dei laboratori di riferimento
regionale per l’influenza. Si articola nella sorveglianza epidemiologica, che ha
l'obiettivo di determinare l'inizio, la durata e intensità dell'epidemia stagionale, e
nella sorveglianza virologica, che ha come obiettivo il monitoraggio della
circolazione dei diversi tipi, nonché sottotipi, di virus influenzali. La raccolta e
l’elaborazione dei dati è effettuata dall’ISS che provvede all’elaborazione a livello
nazionale e produce un rapporto settimanale epidemiologico e virologico. Le
indagini virologiche sui campioni biologici raccolti vengono eseguite dai laboratori
facenti parte della rete InfluNet e dal Centro Nazionale per l’Influenza, o NIC,
dell’ISS.
o Epatite B: una malattia infettiva monofattoriale specie-specifica ad eziologia virale, ossia
con serbatoio e sorgente solo l’essere umano e nessun’altra specie, caratterizzata da esordi
variabili, con un periodo di incubazione tra i 45d e i 180d, con una media di 120d, di
sintomi come febbre, debolezza, ittero, nausea con alta probabilità di sviluppare la malattia
asintomatica in età infantile e la possibilità, che aumenta se contratta in età giovanile o
infantile, di presentare ripercussioni ulteriori alla malattia come maggiori probabilità, fino a
200 volte in più, di tumore al fegato, epatocarcinoma, cirrosi ed insufficienza epatica e la
possibilità, che aumenta se in età giovanile e infantile fino al 90% nei neonati che sono
infettati da una madre positiva, di sviluppare cronicità alla malattia (fun-fact, più l’età
avanza e maggiori sono le probabilità di sviluppare un’epatite acuta, ma in questi casi la
malattia dura solo 6 mesi e poi guarisce del tutto, lasciando al 10% di possibilità di
sviluppare la malattia asintomatica e/o cronica). Viene diagnosticata attraverso la raccolta
di campioni appropriati, solitamente tramite tampone o raccolta di liquidi e secrezioni
generali del corpo ma principalmente sangue o saliva, che verranno analizzati con test
microbiologici effettuati tramite RT-PCR e altri metodi di verifica proteica.
 Patogeno: è un agente eziologico della classe virale; presenta una struttura e
caratteristiche tipicamente virali: dotato di un involucro pericapsidico di HBsAg,
proteina strutturale antigene, e una capsula proteica interna di proteine di matrice
HBcAg, proteina strutturale antigene, e HBeAg, proteina solubile antigene, dalla
forma sferica o filamentosa; il genoma è a base DNA, tipicamente a polarità
negativa e costituito da due filamenti parzialmente accoppiati, ed è strutturato in
una forma circolare, similmente a quello batterico; la replicazione è plasmatica,
entrante nella cellula usando strutture specializzate e fuoriuscendone senza
danneggiarla; carattere di diffusione epidemico. Non presenta varianti diffuse
nell’uomo, nonostante sia strettamente imparentato con HCV e HIV; durante la
replicazione l’epatite B produce HBsAg, un antigene superficiale, e HBaAg, un
antigene del core proteico, che vengono liberati nel sangue e HBcAg, un antigene
del core proteico, che non viene liberato nel sangue in quantità elevate.
Si trasmette per contatto, tramite fluidi dell’ospite infetto di qualsiasi provenienza, tra cui
sperma, prodotti vaginali, sangue, saliva e aerosol, e tramite trasmissione accidentale con
veicoli infetti, tra cui aghi, emodialisi, interventi chirurgici, terapie odontoiatriche e
trasfusioni, e trasmissione verticale durante il parto o tramite contatto di materiale infetto
fino a 6 mesi dopo la sua infezione prima, a temperatura ambiente di circa 20°C; il periodo
di contagiosità dura da 30-60d, più facile negli uomini che nelle donne, prima dello sviluppo
della malattia fino ad anni dopo il suo termine per i portatori cronici o sani. La sua
patogenesi cronica si divide in attiva, inattiva e acuta: l’epatite cronica attiva, come in
generale l’infezione da epatite-B acuta, presenta alti livelli nel siero infettante di HbsAg,
HBeAg e HBV-DNA ma presenta anche attività immunitaria, evidenziata dalla presenza di
anti-HBcAgG nel siero, non abbastanza forte da impedire la replicazione del patogeno a
livello epatico e causando, in larga misura come condizione immunopatologica e non come
diretta conseguenza del virus, una lieve necrosi epatica; mentre la condizione cronica non
presenterà mai lo stadio termine dell’infezione e rimarrà priva degli anticorpi specializzati,
al termine dell’infezione e durante gli stadi intermedi e finali della malattia l’infezione acuta
presenta nel siero alti livelli di anti-HBcAgM, anti-HBsAg, anti-HBeAg e nessuna traccia di
HBV-DNA. L’epatite-B ha un tasso di incidenza estremamente basso, così come una
morbosità molto inferiore ad altre malattie virali, vedi influenza, ma presenta un tasso di
cronicità molto elevato; attualmente nel mondo sono presenti circa 325.000.000 di malati,
di cui 257.000.000 malati cronici, con circa 1.300 morti all’anno direttamente a causa del
malanno e circa 887.000 morti a causa di conseguenze dirette o indirette della malattia
infettiva; il problema presentato da un’infezione d’epatite-B è l’inconsapevolezza che
l’infezione asintomatica cronica presenta, portando al 10% i malati inconsapevoli stimati
attualmente nel mondo; in Italia, grazie alla diffusione del vaccino e a campagne anti-HBV
estensive, l’incidenza è scesa nel tempo da 3.500 nuovi casi all’anno all’introduzione del
vaccino obbligatorio, formato principalmente da vaccini plasma-derivati, ossia usanti il DNA
presente nel sangue degli infetti, e ricombinanti, ossia usanti lieviti modificati per produrre
HBsAg disattivato, fino a 0.6 casi ogni 100.000 abitanti e solo 600.000 malati cronici
attualmente presenti sul territorio e molti di questi casi sono tra le popolazioni immigrate
nel paese, principalmente dall’est-Europa e dall’Africa, e la maggior parte dei nuovi casi è
nella popolazione maschile di mezz’età. L’immunità contro HBV è dettata dalla presenza di
più di 10mUI/mL di sangue degli anticorpi anti-HBsAg, sia dopo l’infezione che dopo un
vaccino, analisi fatta 2 mesi dopo l’iniezione; tale quantità è associata a una memoria
immunologica a lungo termine, tipicamente almeno 15 anni, e le eventuali infezioni dopo il
vaccino non presentano significato clinico e la non risposta all’immunizzazione è
principalmente dovuta ad età avanzata, obesità, insufficienza renale, epatopatia cronica,
immunoinsufficienza e immunosoppressione e resistenza genetica innata, ed anche in
questi casi si risolve solitamente aumentando la dose vaccinale o tramite vaccinazione con
proteine codificate della regione pre-S del genoma virale (anche i neonati possono essere
immunizzati tramite vaccino, differentemente da molti altri; in caso di nascita da madre
positiva si deve somministrare il vaccino nelle prime 24h di vita insieme agli anticorpi già
specializzati, e successivamente rivaccinare il neonato a 0, 1 e 6 mesi a partire dall’8°
settimana di vita).

 Prevenzione e cura delle malattie: l’intervento medico di prevenzione, controllo e cura delle
malattie si basa su tre livelli di intervento sanitario tipicamente chiamati primario, secondario e
terziario; la prevenzione si basa sul concetto di “prevenire è meglio che curare” in tutti i suoi stadi. .
Per farla breve la primaria diminuisce l’incidenza della malattia, la secondaria riduce la mortalità, la
terziaria riduce la cronicità recidività ed invalidità post-malattia.
o Prevenzione primaria: il primo step di protezione sanitaria. Prevede la protezione
preventiva, o prevenzione primaria, dell’ospite dalle malattie bloccando sul nascere
l’infezione e la comparsa di sintomi delle malattie cronico-degenerative che si prefissa di
curare, tramite programmi mirati a diminuire i fattori di rischio e aumentare i fattori
protettivi, inducendo comportamenti positivi, stili di vita sani e potenziando le immunità
naturali dell’organismo; la prevenzione primaria prevede l’attuazione di programmi per
evitare l’infezione di altri elementi sani della popolazione e di isolare i casi già infetti e le
sorgenti dal resto agendo sull’ambiente fisico e sociale e sui comportamenti abitudinari; la
prevenzione primaria prevede l’attuazione di programmi mirati a prevenire, monitorare e
di valutazione epidemiologica il fenomeno delle dipendenza, sia da droghe leggere che
pesanti. Spesso alcuni comportamenti e fattori protettivi esterni risultano essere
concomitanti se non produttori di fattori di rischio per altre malattie, e viceversa.
 Fattore di rischio: indica un qualsiasi agente, sia biologico che ambientale che
antropico, che aumenta la probabilità di infezione o di morte in confronto ad una
popolazione priva di tale caratteristica; il fattore di rischio è un agente non casuale
ed indicatore di probabilità, associato alla già esistente probabilità che la malattia
già presenta, che non impone nessuna limitazione alla comparsa o alla prevenzione
della malattia associata in caso sia assente e tale che la sua presenza, da solo o in
concomitanza con altri fattori di rischio, aumenta il rischio di infezione,
complicanze e morte nel soggetto.
 Fattore protettivo: indica un qualsiasi agente, sia biologico che ambientale che
antropico, che aumenta le probabilità di guarigione o di prevenzione in confronto
ad una popolazione priva di tale caratteristica; il fattore protettivo è un agente non
casuale ed indicatore di probabilità, associato alla già esistente probabilità che la
malattia già presenta, che non impone nessuna limitazione alla comparsa o alla
prevenzione della malattia associata in caso sia assente e tale che la sua presenza,
da solo o in concomitanza con altri fattori protettivi, diminuisce il rischio di
infezione, complicanze e morte nel soggetto.
 Fattore relativo: indica un qualsiasi agente, sia biologico che ambientale che
antropico, che aumenta la probabilità si verifichi una malattia o guarigione
relativamente ai soggetti non esposti; tale ragionamento si basa sul rapporto tra
benefici e malefici che l’agente causa, per cui se esso è maggiore di 1 è un fattore di
rischio, mentre se è minore di 1 è un fattore protettivo e se risultasse neutro il
fattore non sarebbe rilevante alla malattia.
o Prevenzione secondaria: il secondo step di protezione sanitaria. Prevede la diagnosi
precoce e soppressione quanto possibile della malattia e dei sintomi per evitarne la
diffusione nella popolazione e lo sviluppo nell’organismo analizzato evitando quindi la
manifestazione dei sintomi e minimizzando il periodo contagioso dell’ospite; la prevenzione
secondaria è la principale forma di difesa contro tumori, sia benigni che maligni, e contro la
diffusione delle epidemie infettive; la prevenzione secondaria non è attuabile nella sua
forma completa nella maggior parte dei casi di malattia infettiva, a causa del loro periodo di
incubazione breve e della facilità di sviluppo di sintomi, per cui viene attuato lo screening
con lo scopo di trattare la malattia sia in fase preclinica che in fase sintomatica.
 Trattamento del cancro e MCV: sono attuati nella prevenzione secondaria
attraverso la modificazione di fattori rischio ed abitudini malsane; il principale
motivo dell’attuazione della prevenzione secondaria e non primaria è la presenza
costante dello sviluppo della malattia nonostante le precauzioni, quindi viene
effettuato un controllo sulla “fase di incubazione” delle malattie per ritardare il più
possibile la loro comparsa e i loro sintomi associati. Nelle MCV i fattori rischio
controllati sono principalmente condizioni fisiche, sociali e abitudini, tra cui fumare,
l’obesità e relative ipertensione arteriosa e ipercolesterolemia, la sedentarietà, lo
stress lavorativo e sociale, il diabete mellito e lo stile di vita generale; nei soggetti
che presentano malattie coronariche o altre malattie aterosclerotiche si usano
tecniche di soppressione dei sintomi per ritardare e ridurre la progressione della
malattia e per ridurre il rischio di ulteriori eventi ischemici non fatali e la morte
coronaria. Nella prevenzione e cura dei tumori i fattori rischio controllati sono
principalmente condizioni fisiche, sociali e abitudini, tra cui fumare, assunzione
eccessiva d’alcool, esposizione a radiazioni eccessive anche solari, sedentarietà, lo
stress lavorativo, l’esposizione ad agenti infettivi vari, l’obesità e relativa dieta
sbilanciata, l’inquinamento generale dell’ambiente di vita; nell’attuazione di tali
accortezze circa il 30-40% dei tipi di cancro è evitabile e/o curabile se avvistato con
diagnosi precoce.
 Screening: indica un atto di natura clinico-diagnostico che ha come obiettivo la
scoperta e la guarigione dei casi di malattia prima che essi si manifestino
clinicamente; consiste nella diagnosi precoce delle malattie o di condizioni a rischio
seguita dall'immediato intervento terapeutico per interrompere o rallentarne il
decorso. Lo screening è attuato a livello della popolazione per individuare
preventivamente la presenza di malati e di fattori di rischio diffusi; la metodologia .
o Prevenzione terziaria: il terzo e ultimo step di protezione sanitaria. Prevede la cura totale
della malattia manifestata, dalla riduzione degli effetti negativi immediati e successivi della
malattia di ogni origine, compresi i sintomi e clinici ove e quando possibile, allo stop della
progressione della malattia con lo scopo di evitare a tutti i costi la cronicità della malattia
quando possibile; la prevenzione terziaria prevede il controllo dei sintomi delle malattie
croniche, impedendo la sua facile ricomparsa e la sua cura veloce nel caso sia impossibile la
prima, e la prevenzione della comparsa e ricomparsa delle malattie auto-fattori rischio
come infarti ed ictus; la prevenzione terziaria prevede anche la cura di malattie sociali e
cliniche, tramite miglioramenti dell’ambiente di vita e sulla qualità di vita del soggetto.
 Fattori rischio non modificabili: molte malattie dipendono da fattori non
modificabili, tra cui età, sesso e propensione genetica. Alcuni fattori protettivi
possono coesistere con fattori di rischio di altre malattie o della stessa malattia. Le
condizioni sociali e mediche in cui vive il soggetto influenzano i fattori di rischio e i
fattori protettivi.
o PNP: piano nazionale della prevenzione: un organo coordinato dal Ministero della salute,
attua misure preventive per il controllo e cura di: rischio cardiovascolare, recidive degli
eventi cardiovascolari, complicanze del diabete, obesità, screening oncologici, vaccinazioni,
incidenti stradali, infortuni sul lavoro, incidenti domestici; particolare attenzione viene fatta
sulle malattie infettive di morbillo, rosolia, malattie invasive batteriche, infezioni
sessualmente trasmesse come HIV/AIDS, TBC e malattie emergenti varie, principalmente
tramite zoonosi.
 Demografia sanitaria: (formata dalle parole greche “demos”, ossia popolo, e “grafia”, ossia
scrittura) Attualmente la demografia si definisce come lo “studio della struttura e sviluppo di una
popolazione nel tempo”. La forma di studio principale sono le piramidi d’età, rappresentazioni
grafiche della distribuzione della popolazione lungo la fascia d’età; attualmente una tendenza
standard dei paesi sviluppati è la stagnazione del numero totale di persone e l’invecchiamento
generale medio, mentre le parti del mondo meno tecnologicamente avanzate presentano una
crescita molto più elevata della popolazione. Altri indicatori dello stato demografico di una
popolazione sono la curva di lexis, indicante il numero di decessi totali ed evitabili, il potenziale
riproduttivo, indicante la capacità riproduttiva media della popolazione, e la mortalità, indicante la
percentuale di morti sulla popolazione per età e dipendente da fattori biologici e contesto
ambientale e sanitario; spesso in demografia si usano tali indici per definire la qualità della vita,
divisa in Daly, ossia l’attesa di vita corretta per disabilità che indica l’impatto di una malattia nella
popolazione riflettendo l’ammontare di vita in piena salute persa per qualsiasi causa, e Qaly, ossia
l’attesa di vita corretta per qualità che indica la lunghezza della vita in termini di anni guadagnati e
di qualità della vita durante l’anno, ed entrambe vengono intaccati dall’incidenza delle malattie,
ossia il numero di nuovi casi nel lasso di tempo, e dalla morbosità, ossia il numero di casi totali nel
tempo misurato attivi e non guariti.
o Rapporto salute-ambiente: solitamente complicato, con molte variabili modificabili e
immodificabili, tra cui sesso, propensione genetica, età, lavoro, ambiente sociale, ambiente
di vita, condizioni sanitarie pregresse ed attuali, stress emotivo e sociale, isolamento
psicologico e fisico, etc. In questa definizione l’ambiente è l’insieme dei fattori fisici ed
antropici che caratterizzano la zona di vita dell’organismo, tra cui ambiente
socioeconomico e inquinamento, e la salute di un individuo è la completa salute sociale,
economica, fisica e mentale dell’organismo. Nel rapporto l’azione dell’uomo porta
sicuramente a conseguenze gradite e sgradite, tra cui la comparsa di malattie
completamente antropiche, come la malattia di minamata a causa del mercurio emesso in
mare e il morbo di Itai-Itai, e la diffusione di malattie emergenti e riemergenti in tutto il
globo; da qui si sviluppa la dichiarazione di parma, che dichiara la connessione tra
comportamento umano e salute ambientale, comprende il suo valore e promuove la
valutazione e controllo di quei fattori di rischio ambientali che possono influenzare la salute
della popolazione; la strategia globale per aumentare la salute umana comprende il
miglioramento della salute ambientale, collegata alla salute fisica e psichica umana tramite
fattori difficilmente identificabili.
o Impatto umano: L’inquinamento prodotto dall’uomo presenta come effetti circa 7.000.000
di morti premature l’anno causate dall’avvelenamento ambientale esterno, un totale del
24% delle malattie e 23% delle morti naturali causate dall’inquinamento dell’ambiente
interno e un terzo delle malattie infantili sono dovute a fattori ambientali fuori controllo; gli
effetti si accentuano se prendiamo in considerazione tutte le complicanze alla salute degli
infanti e degli anziani che l’inquinamento ambientale causa e se si considerano anche tutte
le morti e i danni causati dal cambiamento climatico e dalle inondazioni e ondate di calore
da esso causate. Se l’ambiente non è sano, la nocività di esso aumenta per la salute umana
tramite inquinamento aereo e acustico, sostanze chimiche e radiazioni, condizioni di vita e
lavorative pessime; per prevenire malattie e danni alla salute l’OMS ha identificato
l’informazione sulla salute ambientale e la comunicazione del rischio e la gestione delle
risorse naturali come il principale metodo di prevenzione.
o One health: un metodo per condurre una solute collettiva e globale in grado di aumentare
sé stessa prevenendo molte malattie offrendo un nuovo modo di agire sulla salute umana
migliorando in contemporanea la salute ambientale e animale; l’approccio di base è basato
su un lavoro collaborativo, multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i
rischi potenziali o esistenti alla salute globale. L’ambiente si trova attualmente in uno stato
di degrado completo, presentando un’elevata potenzialità di danno nei confronti degli
esseri viventi; attualmente vi sono vari fattori ambientali, principalmente intaccanti il
benestare del suolo e dell’aria e tra cui si trovano i vari fattori demografici,
l’urbanizzazione, le abitazioni, i microorganismi e gli alimenti, che fanno parte del
complesso modello eziologico delle patologie attuali, principalmente di tipo cronico, contro
cui l’unica prevenzione possibile è primaria; le sostanze inquinanti nell’ambiente si
muovono trai i suoi componenti e si accumulano prima in vegetali e successivamente in
animali, trasformandosi numerose volte con la capacità di produrre composti più tossici e
pericolosi degli originari.
o Mutamenti climatici: i microorganismi, soprattutto patogeni e parassiti, si stanno
modificando per rispondere ai cambiamenti climatici che l’inquinamento sta causando; tali
mutamenti sono estremamente dannosi per la salute globale, sia essa umana o ambientale.
Per i soli mutamenti climatici si stima una media di 250.000 morti all’anno dovute a
malnutrizione, disidratazione e stress da caldo; i danni non sono solo alla salute fisica ma
anche socioeconomica, prevedendo un aumento tra i 2-4.000.000.000 di dollari a
infrastrutture e servizi secondari, quindi ignorando l’agricoltura e allevamento, i servizi
sanitari di base e l’acqua, ed un aumento esponenziale dei conflitti e delle migrazioni nel
globo tra il 2030-50. Sempre più patogeni di qualsiasi tipo stanno effettuando spillover, o
zoonosi, all’uomo a causa dei cambiamenti di habitat dei loro vettori o a causa di contatto
umano ravvicinato e costante; tra i principali effetti del cambiamento climatico si trovano
batteri e virus, che aumentano la loro diffusione e la loro capacità infettante, come il Covid-
19, il virus Zica e la malaria ed i funghi, che si sono adattati al cambiamento climatico
aumentando la loro resistenza alla temperatura media e sono riusciti a infettare con
colonie il corpo umano e il cibo, come la candida auris, che adesso riesce a sopravvivere e
combattere il sistema immunitario umano. Il cambiamento climatico non aumenta solo la
diffusione dei patogeni ma ne potenzia anche i sintomi da infezione, comportandosi come
un fattore di rischio, e aumentando la probabilità di sviluppare cronicità e conseguenze
secondarie; c’è anche da dire che con l’avvento di numerose pandemie, principalmente
grazie al lockdown del covid-19, l’inquinamento dovuto a Pm10, o polveri sottili, gas serra e
NO2 nell’atmosfera è diminuito drasticamente, tanto che si sospetta che se i livelli si fossero
mantenuti più a lungo si sarebbero prevenute circa 50-100.000 morti per inquinamento
secondo i calcoli di CICERO, il Center for International Climate and Environment Research.
 Agenda 21: un accordo internazionale per la preservazione della salute ambientale
e per una transizione ecologica nella produzione industriale. Presenta 4 capitoli
principali: dimensioni sociali ed economiche: povertà̀ , sanità, ambiente, aspetti
demografici, produzione, ecc.; conservazione e gestione delle risorse: atmosfera,
foreste, deserti, montagne, acqua, prodotti chimici, rifiuti, ecc.; rafforzamento del
ruolo dei gruppi più̀ significativi: donne, giovani, Ong, agricoltori, sindacati.; metodi
di esecuzione: finanze, istituzioni. in particolare, l’articolo 28 dichiara la necessità di
comunicazione tra i vari strati della società e della produzione e della legge per
sviluppare strategie realistiche e funzionanti sullo sviluppo sostenibile;
precisamente dice questo: «Ogni autorità̀ locale deve aprire un dialogo con i propri
cittadini, con le associazioni e con le imprese private ed adottare una Agenda 21
Locale. Attraverso la consultazione e la costruzione di consenso, le autorità̀ locali
possono imparare dalla comunità̀ locale e dalle imprese e possono acquisire le
informazioni necessarie per la formulazione delle migliori strategie. Il processo di
consultazione può aumentare la consapevolezza delle famiglie sui temi dello
sviluppo sostenibile. I programmi, le politiche e le leggi assunte
dall'amministrazione locale potrebbero essere valutati e modificati sulla base dei
nuovi piani così adottati. Queste strategie potrebbero essere utilizzate anche per
supportare le proposte e per accedere a finanziamenti locali, regionali, nazionali e
internazionali».
 Protocollo di Kyoto: un accordo internazionale per la preservazione della salute
ambientale e per una transizione ecologica nella produzione industriale. Presenta
solo un punto chiave: Impegno di gran parte dei paesi industrializzati a ridurre le
emissioni di alcuni gas ad effetto serra. Il protocollo si impone come strumento
sovranazionale per combattere i cambiamenti climatici, imponendo ai paesi
industrializzati di ridurre le emissioni di almeno il 5% dei valori del 1990 entro il
2012; non sto a precisare che non è servito a nulla.
 COP26: Presenta 4 capitoli principali: azzerare le emissioni nette a livello globale
entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C per
accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, ridurre la deforestazione,
accelerare la transizione verso i veicoli elettrici e incoraggiare gli investimenti nelle
rinnovabili; adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali per
proteggere e ripristinare gli ecosistemi, costruire difese, sistemi di allerta,
infrastrutture e agricolture più resilienti per contrastare la perdita di abitazioni,
mezzi di sussistenza e persino di vite umane; mobilitare i finanziamenti delle
istituzioni finanziarie internazionali per liberare le migliaia di miliardi di dollari che
la finanza pubblica e quella privata dovranno impiegare per raggiungere zero
emissioni nette globali; collaborare per finalizzare il “Libro delle Regole” di Parigi,
ossia le regole dettagliate necessarie per rendere pienamente operativo l’Accordo
di Parigi, ed accelerare le attività volte ad affrontare la crisi climatica rafforzando la
collaborazione tra i governi, le imprese e la società civile
 Inquinamento aereo: Ogni modificazione dell’aria atmosferica, dovuta alla introduzione nella stessa
di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per
la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o
compromettere gli usi legittimi dell’ambiente. La storia dell’inquinamento atmosferico risale alla
scoperta e utilizzo del fuoco, che con i suoi fumi inquinava l’area attorno al focolare; le prime
documentazioni dell’inquinamento e dei suoi effetti di carattere scientifico risale ai carotaggi dei
ghiacci del 1200 dove si evidenzia il passaggio dalla combustione del legno a quella del carbone, che
causa un alto tasso di inquinamento aereo nella Londra rinascimentale tale che il re si trova
costretto a controllare l’uso del minerale da parte dei fabbri per diminuire la fuliggine presente; i
primi veri studi scientifici risalgono al 1666 in cui viene pubblicato un articolo riguardante
l’inquinamento eccessivo a Londra e la necessità di piantare alberi per purificare l’aria dal fumo,
con vari aneddoti sullo scambio di inquinanti tra Inghilterra e Francia, sulla dislocazione delle
industrie inquinanti e sull’utilità dei camini alti; altri studi del 1700 e 1800 riportano altri articoli
sull’acidità delle piogge e degli effetti sulla salute delle emissioni delle fonderie e successivamente
dei motori, portando in un secondo momento di azioni per abbattere le emissioni di fumo dei
motori a vapore di circa il 95% e di richieste alle industrie di applicare strumenti idonei per
affrontare le emissioni inquinanti; nel 20° secolo le sostanze inquinanti emesse aumentano e
cambiano origine da carbone a petrolio e gas, aumentano anche però le regolamentazioni sulle
emissioni e aumenta la diluizione della zona inquinata e inquinante; si arriva poi ai giorni attuali e
alla storia contemporanea, con le varie conferenze, tra cui quella di Stoccolma e di Parigi, e le
agende ecologiche e i protocolli. L’inquinamento attuale è principalmente urbano, generato da
impianti di riscaldamento e dai trasporti risultando molto omogeneo su vaste aree e caratteristico
di determinate fasce orarie, ed industriale, generato dall’attività industriale risultando molto
eterogeneo, ad alta intensità e localizzato in piccole aree e caratteristico di cicli eterogenei;
l’inquinamento si divide in primario, se generato direttamente dalla fonte ed emesso
nell’atmosfera, e secondario, se derivato da reazioni successive all’emissione con trasformazione e
combinazione delle sostanze emesse.
o Mortalità: dall’inquinamento deriva una mortalità evitabile dovuta alla presenza di PM10 e
PM2.5, ossia le polvere sottili, biossido di azoto e ozono; la mortalità è diffusa in tutta
l’Europa occidentale e centrale, gli USA e la Cina, con attualmente in Italia circa 49.900
morti dovuti ai PM2.5, 10.640 morti dovuti all’NO 2 e circa 3.170 morti dovuti all’ozono.
o Inquinanti: si dividono in contaminanti generali, ossia una qualsiasi addizione all'ambiente
che ne causa una deviazione della composizione geochimica media indipendentemente
dalle specifiche proprietà chimiche o fisiche, e inquinanti, ossia un qualsiasi contaminante
responsabile di effetti nocivi all’ambiente, inteso in senso lato sia effetti squisitamente
antropici sia quelli ambientali e/o naturali, o una qualsiasi sostanza estranea alla normale
composizione dell’aria atmosferica o in concentrazioni superiori ai valori normali che,
alterando l’ambiente naturale dell’uomo, risulti nociva; le sostanze inquinanti si dividono a
loro volta in chimici, se di natura molecolare o minerale come N 2O3, SO2 e CO2, ozono,
idrocarburi, radon, aldeidi, fumi, nebbie, polveri sospese e sedimentabili ed aerosol, e non
chimiche, se di origine comportamentale come suoni e rumori. Le fonti d’origine delle
sostanze inquinanti sono varie e presentano un’emissione, ossia la quantità di agente
inquinante emessa a livello dell’origine con annesse velocità d’uscita, temperatura, altezza
del camino d’emissione e clima medio, ed immissione, ossia la quantità d’agente
inquinante a livello del suolo circostante; esse si dividono in naturali, ossia biologiche, come
l’attività di piante ed animali, e non biologiche, come l’attività vulcanica, l’erosione ed
incendi naturali, e in artificiali, ossia industriali.
o Effetti sulla salute: principalmente causa problemi respiratori, tra cui disturbi acuti artificiali
e un aumento, sia in potenza che in diffusione, delle malattie respiratorie e aumentata
possibilità di sviluppare bronchite cronica con relativa mortalità infantile e senile; i
principali segni degli effetti degli agenti inquinanti sono l’arrossamento mucose
congiuntivali e lacrimazione, irritazione mucosa nasale e tracheobronchiale, ipersecrezione
mucosa e difficoltà respiratoria che sono causati principalmente da ossidanti, aldeidi e
idrocarburi. Un grande inquinamento locale può portare a un’inversione termica del clima,
anche pesante se in quantità sufficienti, e d a una stabilità straordinaria del clima,
compresa l’assenza di vento e la presenza di nebbia grigia da smog; tali effetti si sono
verificati nelle grandi città industrializzate, come Londra e Donora, con gravi danni alle vie
respiratorie dei residenti e la morte di molti malati cronici di bronchite e di infanti, con
successiva evacuazione per evitare un’epidemia dovuta all’inquinamento presente; sono
presenti anche altri esempi nella storia che hanno portato a misure drastiche nella politica
ecologica globale, come Cernobyl e Pripyat che hanno emanato per mesi fumi radioattivi su
tutta l’Europa, i pozzi petroliferi del Kuwait che prendendo fuoco hanno bruciato ed
emesso nel mare ed aria 1.000.000 barili di petrolio e CO 2, Seveso e le sue industrie di
triclorofenolo, un componente per diserbanti, che incendiandosi hanno prodotto diossina,
Fukushima che distruggendosi ha liberato il suo nocciolo radioattivo e i relativi fumi tossici.
o Studi epidemiologici: vari studi nel tempo hanno dimostrato che l’inquinamento è un
fattore di rischio globale per tutte le complicazioni respiratorie: studi recenti indicano come
nelle città più inquinate, rispetto alle meno inquinate, il rischio di tumore polmonare
aumenti di 1.36 volte, mentre non vi erano evidenze legate ad inquinamento particellare
legato a concentrazioni superiori di PM2.5; è stato dimostrato che gli effetti delle sostanze
variano a seconda del sesso, con gli uomini maggiormente affetti nei luoghi inquinati da
PM10, ozono e anidride solforosa, mentre le donne nei luoghi inquinati da anidride
solforosa e nitrosa. Il vettore principale è il vento, e come tale la distribuzione delle
sostanze inquinanti dipende dalla dimensione, le particelle più gradi cadono da sole mentre
quelle piccole hanno bisogno della pioggia causando quindi le piogge acide, pioggia a PH
minore di 5.6, e dal gradiente termico, causando un’inversione termica quando la
temperatura del suolo diminuisce rispetto alla temperatura della troposfera bloccando lo
smog nella zona sottostante, dividendosi in da stasi, tipica delle zone calde e montuose
generando smog ossidante, e da radiazione, tipica delle zone fredde e piane generando
smog riducente.
 Piogge acide: effetti su vegetazione, distruggendo il suolo su cui crescono e le
piante stesse a causa dell’accumulo di ossidi di azoto e quindi acidi nitrici nelle
foglie, acque dolci generali, modificandole il PH e uccidendone l’ecosistema
lentamente.
 Particolato: diviso in PM10, particelle di 10 micrometri che contaminano le mucose
polmonari e tracheali, e PM2.5, particelle di 2.5 micrometri che entrano nel flusso
sanguigno, e causano problemi cronici cardiovascolari e respiratori, oltre al cancro
ai polmoni, sul lungo andare; i danni sono costanti a qualsiasi concentrazione,
anche se non è stato verificato un peggioramento ad alte concentrazioni.
 Ozono: nonostante sia utile ed attualmente, con la diminuzione di emissioni di
sostanze anti-ozono si stia riprendendo il cappotto esterno alla Terra, esso è nocivo
per la salute in concentrazioni marcate causando problemi respiratori e
inasprimento delle patologie respiratorie preesistenti.
 Inquinamento indoor: ogni modificazione dell’ambiente circostante, definito come la zona
confinata da barriere utile al fine di vita e di lavoro non industriale con enfasi su dimora, svago e
trasporto, dovuta alla introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con
caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità
dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambente;
a tal fine si definisce un ambiente confinato se è stato modificato con processi costruttivi per
modellare il preesistente ambiente, spesso con l’aggiunta di servizi ed arredi, ad un uso specifico e
con percorsi artificiali. L’inquinamento indoor dipende dalla tipologia di ambiente, estremamente
variabile in forma, uso e dimensioni, dal numero e variabilità degli utenti dell’ambiente e dalla
variabilità e quantità di sorgenti inquinanti.
o Mortalità: dall’inquinamento deriva una mortalità evitabile dovuta alla presenza di umidità
incontrollata, fumo di tabacco attivo e passivo, radon, allergeni non diluiti, monossido di
carbonio e benzene; la mortalità è diffusa in tutto il mondo con attribuibili circa il 31% delle
inabilità, il 13% dei casi d’asma e il 4.6% delle morti.
o Inquinanti: si dividono in chimici, se di origine molecolare come ossidi, ozono, IPA, PM10 e
PM2.5, fisici, se di origine ambientale come radon, illuminazione, rumore e clima, e
biologici, se di origine biologica come i patogeni e gli allergeni animali; gli inquinanti chimici
si dividono a loro volta, secondo la IARC o agenzia internazionale sulla ricerca sul cancro, in
A1, se carcinogeni sull’essere umano per dati scientifici ed epidemiologici, A2, se
carcinogeno sugli animali da esperimento ma non verificato sugli umani, A3, se carcinogeno
sugli animali da esperimento senza dati a favore di effetti negativi sull’uomo, A4, se non
classificabile come carcinogeno su animali o sull’essere umano secondo dati esistenti, e A5,
se non carcinogeno sull’essere umano per dati scientifici ed epidemiologici. Tutti gli agenti
inquinanti vengono classificati secondo il ACGHI in cancerogeni, mutageni, sensibilizzanti,
irritanti e innocui, e tutti quegli elementi possono essere assorbiti tramite la cute integra.
Gli inquinanti si dividono in VOC, composti organici volatili come idrocarburi leggeri e altri
loro derivati come formaldeide o metanale, aldeide emesso da tappezzerie, moquette e
resine per il legno e compreso tra i 10-50 ug/m 3 con picchi negli edifici prefabbricati e
appartamenti con mobiliatura recente, benzene, arene emesso dalla combustione
incompleta di carbone, gas o rifiuti e da vari prodotti di consumo, tra cui sigarette, e
materiali da costruzione e colle e compreso tra i 6-73 ug/m3, e IPA, di origine ed uso
sconosciuto e compresi tra i 10-20 ng/m3, aventi effetti che prevedono modificazione
neuropsicologiche ed irritazione nasale, degli occhi e dei polmoni con in casi estremi
infiammazione, edema polmonare, coma e morte; il radon è un gas privo di colore ed
odore, deriva dal decadimento dell’uranio e presenta livelli di radioattività variabili, è
diffuso in tutto il mondo sia nel terreno che nell’aria e causa cancro ai polmoni, in Italia
circa 4.000 all’anno sono dovuti al radon. Il fumo di tabacco, formato dal fumo della
sigaretta che brucia, o sidestream, e dal fumo esalato dal fumatore stesso, o mainstream, è
formato da tabacco bruciato, catrame, ossidi di carbonio, nicotina, particolato di carta,
formaldeide e altri minori componenti VOC, tra cui ammoniaca, fenoli e benzopirene, causa
malattie respiratorie acute e gravi casi di malattie croniche e tumori ai polmoni, trachea,
laringe, bocca e altri problemi cardiovascolari e asma, con principale enfasi sui bambini e
sui familiari di chi fuma, che assorbono fumo passivo costantemente, il fumo sidestream
che costituisce circa il 90% del fumo totale della sigaretta, e sviluppano malattie ischemiche
al cuore, tumori polmonari, asma, otite acuta, infezioni anche croniche e morte improvvisa
nei casi di lattanti mentre alle donne incinta presenta la possibilità elevata di abbassare il
peso medio di un feto che si trova già affetto da nicotina. Il monossido di carbonio è un gas
incolore, inodore e insapore più leggero dell’aria media che causa ipossia dovuta alla sua
reazione irreversibile naturalmente con l’emoglobina e causa anche se più del 5% della Hb
è legata cefalea, vomito, vertigini, sonnolenza invincibile, rilassamento muscolare, edema
polmonare, e se si raggiunge più del 50% dell’Hb legata coma e morte con effetti cronici
cardiovascolari, neurocomportamentali e perinatali, dovuti soprattutto al fumo passivo.
o Effetti sulla salute: causa principalmente un calo di performance nella produttività,
diminuisce l confort dell’ambiente e compromette in vari modi la salute dei soggetti
sensibili; i principali ambienti indoor inquinati sono le scuole, nei quali allergeni e le allergie
collegate aumentano fino al 22.6% in frequenza e presenza, la casa, nelle quali
l’inquinamento atmosferico fa velocemente intrusione e circola fumo passivo, e gli
ambienti lavorativi generali, stessi motivi precedenti; i principali segni dell’inquinamento
sono vari e passano dalla contaminazione di sangue ed urine a malessere generale ed a
seconda del segno osservato ed analizzato si trova un metabolita diverso da verificare, che
sono standardizzati secondo vari valori di riferimento, indicanti il livello medio di
pericolosità con un’esposizione di 8h giornaliera, che possono non valere per il soggetto in
questione. L’inquinamento presenta anche la SBS, o sindrome da edificio malato, se le
condizioni aeree interne all’edificio sono a livelli tali che la permanenza al suo interno
genera dei malesseri nella persona; il principale indicatore della sindrome è l’anidride
carbonica, che se permane a livelli troppo elevati indica un cattivo arieggiamento della
struttura. Dall’inquinamento indoor deriva anche la BRI, sindrome caratterizzata da tosse,
costrizione al petto, febbre, brividi e dolori muscolari; la BRI è clinicamente provata e le sue
cause sono molteplici, compresa una malattia non dovuta all’inquinamento, ma
generalmente i sintomi si accentuano in situazioni inquinate; nella maggior parte dei casi il
problema era la cattiva ventilazione dell’edificio, soprattutto negli edifici nuovi, il 30% di
essi, che presentano alte emissioni di benzene ed altri areni.
 Benessere termico: deriva dalla condizione in cui il corpo deve spendere meno
energia per mantenere la sua temperatura di regime, trovandosi in omeotermia
con l’ambiente; ciò dipende dalla temperatura dell’aria, dall’umidità, dalla velocità
dei venti e dal calore radiante della zona. I benessere è indicato da un PMV, il voto
medio previsto per la sensazione di benessere termico, e da un PPD, la percentuale
prevista di insoddisfatti, con il voto migliore essere 0, con il 5% di insoddisfatti; è
considerato ottimale un voto tra -0.5-+0.5 con meno del 10% di insoddisfatti.
 Qualità dell’aria: calcolata tramite la formula del cubo d’aria C=K/(m-q), con C la
quantità d’aria necessaria in un’ora per respirare comodamente, K la CO2 espirata
nell’ora, m il limite di CO2 possibile e tollerabile dal corpo e q la quantità presente
media nell’ora; con questa formula si possono calcolare le percentuali di
insoddisfatti della qualità aerea.
 Patogeni e inquinanti biologici: sono principalmente acari, abitanti polveri e vestiti,
pareti, tubazioni e carta, con la sfortunata abilità di essere allergenici per molte
persone, con conseguenze anche di asma, congiuntivite ed eczema nei casi gravi;
miceti, abitanti di tutto l’ambiente inorganico della zona soprattutto se umido e
stagnante con la capacità di colonizzare tessuti e mucose del corpo o di espelle
spore allergeniche causando candida, polmonite, bronchite asmatiforme,
aspergilloma, ed altre malattie; virus e batteri dalle capacità già descritte

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