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-Terza tematica che riguarda il sistema integrato: dal punto di vista normativo e didattico.
Da dove scaturisce il sistema integrato? Nasce per la prima volta nel 2015, dalla legge della “buona scuola”.
LEGGE 13 luglio 2015, n.107. Nell’articolo 1 (comma 180-181), interessa la nascita del sistema integrato 0-6
anni. “Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge, uno o più decreti legislativi al fine di provvedere al riordino, alla semplificazione e alla codificazione
delle disposizioni legislative in materia di istruzione, anche in coordinamento con le disposizioni di cui alla
presente legge”. Secondo il comma 180, entro 18 mesi il Governo doveva pubblicare questi decreti
legislativi. Il comma 181 lettera e), diretto “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione
dalla nascita fino a sei anni, costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia, al fine di
garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco,
superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, nonché ai fini della
conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, della promozione della qualità dell'offerta
educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici e la partecipazione delle famiglie,
attraverso:[…]”. Questo sistema integrato è finalizzato a garantire ai bambini pari opportunità di
educazione.
Il sistema scolastico prevedeva prima del 2015 gli asili nido, la scuola dell’infanzia (materna), la scuola
primaria (elementare), la secondaria di primo grado (media), la secondaria di secondo grado (superiori).
Con la precedente riforma la scuola primaria e secondaria di primo grado sono state unite e costituiscono il
primo ciclo; il secondo ciclo è rappresentato dalla scuola secondaria di secondo grado (superiori). Questi
due cicli erano preceduti dagli asili nido e dalla scuola materna, invece dal 2015 sono stati unificati in un
unico sistema integrato. Oggi il percorso è diviso in tre segmenti: il sistema integrato, il primo ciclo
(primaria e primo grado = elementari e medie) e il secondo ciclo (superiori). Quindi prima del 2015 con la
legge 107, il sistema dell’asilo nido accoglieva i bambini da 0-3 anni e da 3-6 anni separatamente, la scuola
dell’infanzia (prima materna). A questi elementi seguivano la primaria, la media di primo grado e la
secondaria di primo grado. Con questa norma il nido e la prima infanzia si fondono e costituiscono il
sistema integrato 0-6 anni. La scuola primaria si fonde con la scuola secondaria di primo grado diventando
primo ciclo, e la scuola secondaria di secondo grado (liceo, istituiti tecnici e professionali) costituisce il
secondo ciclo.
Quali sono le ragioni sociali che hanno portato alla fusione dell’asilo nido e la scuola dell’infanzia?
“Al fine di garantire ai bambini pari opportunità di educazione”. Questo riferimento alle varie opportunità
dell’educazione, è previsto sia nella Costituzione Italiana, sia nella documentazione internazionale
(convenzioni dell’ONU ecc.). Perché le pari opportunità si debbano inseguire e conseguire già dai 0-6 anni, e
non dopo? E perché si riscontrano a questa età e non dopo? Le opportunità non pari (impari) si riscontrano
soprattutto dalla nascita, opportunità che vanno inserite con l’educazione/l’istruzione, essendo l’unico
strumento che consente di conseguire uno sviluppo, una maturazione, un percorso migliorativo che tende a
superare le diversità determinate dalla condizione sociale, familiari, bio-psichico-sociale; anche dalla
situazione di carattere individuale/personale. Prima di questa legge le pari opportunità costituivano un
obbiettivo da conseguirsi in gradi più avanzati, in quanto si riteneva che l’infanzia dovesse essere lasciata
alla spontaneità, creatività (ecc.), e non oggetto di recupero di svantaggi sociali. Quello che maggiormente
va tenuto in considerazione è garantire pari opportunità di educazione, gioco, ma anche istruzione e cura.
Com’è possibile che da 0-6 anni si possa parlare di istruzione? Per istruzione intendiamo l’acquisizione di
strumenti che consentono la gestione della vita quotidiana. Non si tratta di istruzione da intendersi come il
conseguimento degli elementi di base (leggere, scrivere, far di conto), ma qui si intende l’acquisizione delle
strutture di base che consento lo sviluppo dell’istruzione successiva (istruzione come strutturazione
mentale, e non acquisizione degli elementi dell’istruzione tradizionale).
Sulla cura educativa in genere, esiste un filone di studi, una tradizione in Italia (ma soprattutto in Germania)
dove il concetto di cura ha preso avvio attraverso i maggiori rappresentanti della corrente fenomenologica
esistenzialista. Cura vuol dire non solo di carattere assistenziale (o comunque medico clinico, dove fosse
necessario), ma soprattutto seguire le tendenze individuali soggettive di ciascun bambino e farlo sentire
integrato/inserito/seguito in tutti i suoi aspetti.
Nelle linee guide del 2012 troviamo il concetto di bisogni educativi speciali, lo ritroviamo anche in questa
legge. Questo sistema dal punto di vista sociale deve rispondere ai bisogni di tutti i sistemi educativi
durante l’infanzia. Questa legge introduce il concetto di contabilità tra la scuola, la famiglia e i figli. Questo
sistema è finalizzato alla conciliazione dei tempi di vita dell’esistenza, della cura e del lavoro dei genitori.
Perché con l’asilo e la scuola dell’infanzia non c’è la possibilità di conciliare da parte delle famiglie i tempi di
lavoro e cura? C’era, ma era ridotto. Il sistema integrato dovrà accogliere e favorire la conciliazione dei
tempi dei genitori con la cura dei figli, ma anche finalizzata alla promozione della qualità dell’offerta
formativa e qualità dell’offerta educativa. Con questa norma e il decreto legislativo 65 del 2017, la qualità
dell’offerta formativa sarà richiesta perché saranno previste per gli operatori il possesso di una laurea che
dovrebbe elevare la qualità dell’offerta educativa rispetto la tradizione, in cui la scuola dell’infanzia (a suo
tempo la materna) era condotta da insegnati che seguivano le scuole magistrali (3 anni dopo la terza media,
nel caso migliore) oppure assistenti che offrivano il loro aiuto. La qualità dell’offerta formativa è intesa
come qualità da farsi come soggetti educatori. L’ultimo obiettivo da conseguire con il sistema integrato è
quello della continuità tra i servizi educativi e scolastici, e la partecipazione delle famiglie. Per continuità si
intendeva un’offerta formativa che non fosse separata in più segmenti, ma che avesse una sua logicità,
continuità.
Erano esclusi i primi anni. Questo concetto ora viene preso anche per i primi anni, patendo dai 0 anni. A
questo punto era quel percorso continuativo che parte dai 0 anni fino al compimento degli studi,
includendo anche la partecipazione delle famiglie.
Dal punto 1.2 è prevista “La qualificazione universitaria e la formazione continua del personale dei servizi
educativi per l'infanzia e della scuola dell'infanzia”. La nostra laurea ci consente di inserirci proprio in
questo contesto dei servizi educativi per l’infanzia 0-3 anni, ma non in quello della scuola dell’infanzia
(formazione primaria). Il punto 1.3 afferma: “gli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi
educativi per l'infanzia e della scuola dell'infanzia, diversificati in base alla tipologia, all'età dei bambini e
agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del personale dei servizi educativi per l'infanzia e
dei docenti di scuola dell'infanzia, nonché il coordinamento pedagogico territoriale e il riferimento alle
Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, adottate con il
regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell’Università e della ricerca 16 novembre
2012, n. 254”, ci si organizza in maniera sistematica, non c’è più nulla di spontaneo. Questo costituisce il
primo segmento dell’istruzione del sistema scolastico italiano.
Punto 5: “L'approvazione e il finanziamento di un piano di azione nazionale per la promozione del sistema
integrato di cui alla presente lettera, finalizzato al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni”.
Punto 6: “La copertura dei posti della scuola dell'infanzia per l'attuazione del piano di azione nazionale per
la promozione del sistema integrato anche avvalendosi della graduatoria a esaurimento per il medesimo
grado di istruzione come risultante alla data di entrata in vigore della presente legge”
Punto 7: “la promozione della costituzione di poli per l'infanzia per bambini di età fino a sei anni, anche
aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi i poli per l’infanzia sono un aggregato di istituzioni che
possono aggregarsi alla scuola primaria, sia agli istituti comprensivi (si intende un istituto scolastico che
contiene sia una scuola primaria che una secondaria di secondo grado; sono chiamati istituti comprensivi
superiori, specificando l’istituto del secondo ciclco della scuola). Questo sistema integrato può integrarsi sia
con scuole dell’infanzia, ma anche istituti comprensivi superiori. Quindi è previsto per questo tipo di
sistema una possibilità aggregativa di vario genere (comma 181, lettere e).
Il gioco come movimento corporeo e attività mentale, emozionale) è così importante che deve costituire
un’opportunità in questa età? La risposta è si, poichè il gioco costituisce l’attività fondamentale dei processi
di apprendimento da 0-6 anni. Molti psicologi e filosofi hanno cercato idi fornire un risposta all’importanza
del gioco. Una prima risposta è stata data d un filoso inglese, ALBERT SPENSER (empirista inglese), vissuto
nell’800 (nato intono agli anni ’20 circa). Egli per quanto riguarda il gioco elaborò una teoria che definì
“teoria del surplus di energia”, cioè l’attività ludica non soltanto dell’essere umano, ma anche degli animali,
il giocare avrebbe lo scopo fisico, organico di bruciare le energie in surplus, cioè non impiegate e non
bruiate nella conduzione della vita quotidiana. Cioè vuol dire che un soggetto gioca per la sua
sovrabbondanza di energia che non brucia nella conduzione della vita normale. Spenser spiegò perché
giocano di più i bambini degli adulti e i vecchi: egli affermava che proseguendo con l’età si nota una
diminuzione dell’attività ludica, in quanto l’energia diminuisce ma soprattutto si esaurisce con l’impegno, il
lavoro, la lotta della sopravvivenza (dato che riguarda si animali che umani). Il gioco sarebbe soprattutto in
dati specie la presenza energia in abbondanza (l’insetto on gioca perché non ha grandi energie). Negli
animali superiori e quindi anche nell’uomo, molte riserve energetiche, rimangono inutilizzate e vengono
quindi consumate sotto forma di gioco. Questa prima concezione spiega un pò l’importa del gioco da 0-6
anni. I bambini di oggi però solo più alimentati rispetto a quelli di una volta.
Una seconda visione del gioco è stata avanzata da un grande psicologo americano comportamentista,
Stanley Hall, molto vicino alle teorie rivoluzionistiche di Charles Darwin. La sua teoria del gioco è stata
definitiva “teoria della ricapitolazione”. Stando a questa teoria il bambino giocando ripercorre nel suo
sviluppo individuale le tappe essenziali dell’evoluzione ella specie, o meglio afferma che nella vita
embrionale lo sviluppo dell’essere umano passa attraverso tuti gli stati evolutivi (protozoico-> umano); il
feto umano viene in un liquido come il pesce. Attraverso il gioco il bambino recupera la storia della specie
umana allo stesso modo in cui l’embrione ripete quella dei suoi antenati. Le esperienze die questi ultimi
vengono riprodotti da bambino proprio attraverso il gioco (es. gioco con l’acqua: bambino ritorna allo stato
embrionale; arrampicata sugli albero: stato dei primati, pesca caccia; gioca a costruire capanne: fasi delle
prime costruzioni di palafitte ecc.). Nel gioco il bambini ricapitola le fasi attraversate dall’uomo dalle prime
ere in poi (quasi forme di archetipi di modelli e strutture mentali che porterebbe filogeneticamente dalla
nascita in poi). Il bambino da 0-6 anni farebbe questi giochi secondo questi schemi perché ritornerebbe a
queste fasi che l’uomo ha vissuto migliaia di anni fa.
Secondo il professore la teoria della riproduzione è affascinante, ma come è noto i bambini oggi non sono
esseri selvaggi in miniatura.
Una terza concezione del gioco è quella di uno psicobiologo, Karl Gross (vissuto nella seconda metà
del’800), visto come gioco come pre-esercizio/preparazione/tentativo delle attività che si compiono da
adulto. L’attività ludica secondo Karl Gross è un esercizio indispensabile alla maturazione di alcune attività
motorie e mentali, cioè un esercizio secondo il quale il gioco prepara e predispone strutture innate a
svolgere attività più complesse di quella originaria. In altre parole chi gioca si esercita, si prepara, si
perfezione in relazione alle sue strutture che in inizialmente sono ancora in erba e che invece nella vita
successiva ai 0-6 anni vengono poi utilizzate per la condizione della vita in genere (lavora, sport ecc.). Chi
gioca si prepara per fare da adulti l’attività che la vita gli ritiene; quindi sviluppare le strutture corporee e
mentali che successivamente gli consentono un’attività più complessa, gratificante. Questo Karl Gross
secondo il prof attribuisca al gioco una funzione credibile, il fatto che da bambini giochiamo perché
imitiamo le attività degli adulti per prepararci a svolgere le funzioni da adulto.
Il gioco è l’attività che consente 0-6 anni di divenire poi adulti; il tipo di attività che si svolge a quell’età getta
le basi della vita futura.
Una quarta concezione del gioco è possibile attribuirla agli psicanalista poiché il gioco (secondo Freud ma
anche la figlia e per i suoi seguaci) hanno ritenuto che il gioco ha la funzione catartica, di liberazione delle
emozioni più profonde ed istintive. Il gioco secondo questa posizione principalmente freudiane e ortodossa
avrebbe la funzione di liberare il bambino dalle emozioni più istintuali e profonde. Se per esempio come
afferma la stessa Anna, il bambino ha paura del lupo, gioca ad essere lupo perché vuole liberarsi
dell’emozione del profondo istintuale della paura del lupo. Quindi si identifica con il lupo, con l’animale in
questo modo potrà meglio liberarsene. Quanto il bambino invece gioca ad essere il padre o la madre, non
er aura ma si indentifica per recuperare alcuni sentimenti che poi saranno parte della sua vita futura, della
sua professionalità futura.
Queste 4 concezioni storicamente note. Il professore ritiene che la posizione di Spencer, partendo da
questo concetto delle energie in più ci possiamo collegar con il pensiero di Karl Gross, forse per svolgere
delle attività ce imitano l’adultità, liberandoci da emozioni negative di cui abbiamo paura e vogliamo
rimuovere. Le atre concezioni vengono viste più sotto un aspetto storicizzabile.
(Audio 1.50) Circa l’ultimo concetto è che in questa fascia d’età questo segmento dovrebbe contribuire il
raggiungimento dell’uguaglianza di relazione, sia ambientali, familiari e sociali. In quelle familiari è
necessario recuperare una parità di opportunità perché ci sono molti che hanno una relazionalità familiare
problematica, addirittura assente. E quindi lo sviluppo e le conseguenze di una relazionalità costruttiva
ludica affettiva piena di riconoscimento, comprensione affetto della famiglia, il sistema lo recupererebbe. La
relazionalità con i pari soprattutto in passato non era pari. La relazionalità con culture diverse.
La pari opportunità relazionare deve essere presa in seria considerazione perché in queste strutture questo
sistema dovrebbe essere garantito.