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LA COSTITUZIONE ITALIANA.
La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato
italiano, e si posiziona al vertice della gerarchia delle fonti nell'ordinamento giuridico
della Repubblica. Considerata una costituzione scritta, rigida, lunga, votata,
compromissoria, laica, democratica e tendenzialmente programmatica, è formata da
139 articoli e da 18 disposizioni transitorie e finali.
Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo
provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, ed entrata in
vigore il 1º gennaio 1948, ne esistono quattro originali: uno presso l'archivio storico
della Presidenza della Repubblica Italiana, uno presso l'archivio storico della
Camera dei deputati, uno presso l'Archivio Centrale dello Stato e uno presso la
biblioteca del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università del Salento.
Le tre domande
La psicologia dello sviluppo tenta di dare una risposta a tre domande fondamentali:
"Quando", "Come" e "Perché".
Quando
Si riferisce al processo continuo di cambiamento che è la caratteristica dell’infanzia.
L’obiettivo è quello di creare e classificare delle fasce d’età in cui la maggior parte
dei bambini acquisisce determinate abilità e capacità (come ad esempio quando i
bambini iniziano a parlare, oppure quando i bambini iniziano a camminare).
Come
Si indaga sui modi del comportamento e quindi come il bambino si relaziona ed
entra in contatto con il mondo esterno (ad esempio come riescono i bambini a creare
un gruppo).
Perché
Riguarda la spiegazione dello sviluppo e quindi cerca di comprenderne le cause (ad
esempio perché alcuni bambini sviluppano una capacità a due anni e altri a tre).
Psicologia dell’apprendimento.
La nascita della psicologia dell’educazione risale ai primi anni del XX sec, quando
sono state pubblicate le prime opere di Thorndike. Dai primi decenni, quindi, la
psicologia dell’educazione/istruzione è un terreno di studio finalizzato a rendere più
appropriati ed efficienti i rapporti tra apprendimento, processi e contesti di istruzione.
Psicologia dell’educazione.
La psicologia dell'educazione, nata agli inizi del XX secolo, è una branca della
psicologia che studia sia i processi di apprendimento, che coinvolgono l'individuo e il
suo sviluppo, sia i processi di insegnamento nelle scuole, ovvero le istituzioni
educative nelle quali si trasmettono conoscenze socialmente rilevanti,
comportamenti, abitudini, valori e norme, attraverso strumenti e metodologie di
valutazione, didattica, formazione delle classi, ecc.
Si occupa di individuare quei fattori legati all'ambiente di apprendimento che rendono
più o meno facile l'apprendimento, la motivazione, il benessere dell'individuo o del
gruppo impegnato nel processo educativo e dei quali le istituzioni educative devono
tener conto nella stesura del progetto educativo.
SOSTEGNO.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
Art. 34. La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto
anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
ICF
L’ICF si delinea come una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute
delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al
fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale di riferimento possono
causare disabilità.
Non vengono invece classificati i fattori personali (sesso, razza, età, educazione
stile di vita etc...) a causa della loro grande variabilità culturale e sociale.
LEGGE 3 MARZO 2009
2. L'Osservatorio è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri ovvero dal
Ministro delegato per la famiglia e le disabilità. I componenti dell'Osservatorio sono
nominati, in numero non superiore a quaranta, nel rispetto del principio di pari
opportunità tra donne e uomini.
Il 4 agosto 2009 il Miur ha diffuso le Linee guida per l’integrazione scolastica degli
alunni con disabilità. L’obiettivo delle direttive impartite non è quello di introdurre
variazioni nella legislazione vigente, ma di fornire agli operatori scolastici una
visione organica della materia che possa orientarne i comportamenti nella direzione
di una loro più piena conformità ai principi dell'integrazione.
NOTA MIUR 4 AGOSTO 2009.
Nella disamina il Miur individua anche una serie di criticità emerse in questi ultimi
anni nella pratica quotidiana del fare scuola ed a tale fine propone possibili soluzioni
per orientare l’azione degli Uffici Scolastici Regionali, dei Dirigenti Scolastici e degli
Organi collegiali, nell’ambito delle proprie competenze.
La prima parte delle Linee Guida si sviluppa in una panoramica sui principi generali,
sia della legislazione nazionale, sia internazionale, concernenti l’integrazione
scolastica.
Il Decreto legislativo 66/17 ha dato attuazione a una delle deleghe contenute nella
legge 107/15 e interviene in materia di inclusione scolastica degli studenti con
disabilità.
Il Decreto parte da una affermazione che è in linea con gli assunti della legge 517
del 1977: l’inclusione scolastica riguarda le alunne e gli alunni, gli studenti e le
studentesse con disabilità a cui deve essere assicurata una identità culturale,
educativa, progettuale sia a livello di organizzazione scolastica che di curricolo
formativo.
Il Decreto affronta il tema della continuità didattica, proponendo alle scuole due
soluzioni:
• il dirigente scolastico può affidare ai docenti dell’organico dell’autonomia, titolari su
posto comune ma in possesso del titolo di specializzazione, lo svolgimento di attività
di sostegno;
• il dirigente scolastico può proporre ulteriori contratti a tempo determinato ai
supplenti che abbiano avuto una supplenza sul sostegno nell’anno precedente.
Infine la norma interviene anche sulla permanenza del personale docente nel ruolo
del sostegno, confermando l’obbligo dei 5 anni prima di poter chiedere il passaggio
su cattedra o posto comune.
Quale il percorso per individuare eventuali soggetti con DSA? Poiché, come
abbiamo visto, il disturbo specifico di apprendimento si evidenzia in modo particolare
durante il percorso scolastico (fine scuola infanzia-inizio scuola primaria: l’intervento
tempestivo è sempre vantaggioso, anche se la diagnosi, con relativa certificazione,
non potrà essere formulata prima della seconda classe di scuola primaria!), può
essere la scuola a segnalare eventuali problemi alla famiglia che può rivolgersi alle
strutture sanitarie preposte. La certificazione diagnostica di DSA viene consegnata
alla famiglia (o allo studente se maggiorenne) che a sua volta la consegna alla
scuola. In questo modo si attiva il percorso che porta alla predisposizione di misure
adeguate sul piano didattico.
Linee guida
Gli alunni con BES non sono tutti uguali. Si possono raggruppare, infatti, in due
categorie principali:
BES senza certificazione clinica – fanno parte di quest’area gli alunni soggetti
a svantaggio socioeconomico, gli alunni provenienti da altri paesi con scarsa
conoscenza di lingua e cultura italiana e gli alunni in attesa certificazione
Dopo aver capito cosa sono i BES, bisogna analizzare la legge per comprendere il
tipo di approccio che gli insegnanti devono mettere in auto per aiutare i propri alunni.
Qui sotto, le misure da adottare in base al tipo di problematica degli alunni con BES:
alunni con disabilità certificata dalla legge 104 del 1992 – assegnazione di
supporti come l’insegnante di sostegno e l’assistente per l’autonomia e la
comunicazione e redazione del PEI (piano educativo individualizzato)
Il PDP è stato introdotto con la legge del 2010 ed è obbligatorio per gli alunni con
DSA e facoltativo per gli alunni con BES. In cosa consiste? In un piano che contiene
la valutazione delle abilità dell’alunno, le strategie didattiche da adottare, gli
strumenti compensativi da utilizzare, gli obiettivi di apprendimento e il patto con la
famiglia. Il PDP viene redatto dal consiglio di classe e diventa esecutivo con la firma
della famiglia, dei docenti e del dirigente scolastico.
Il PEI, invece, è un documento progettuale redatto dai docenti, dall’insegnante di
sostegno, da figure sociosanitarie e dalla famiglia. Il documento contiene la lista di
tutte le attività didattiche, gli obiettivi di apprendimento attesi, il metodo didattico e gli
strumenti educativi da adottare, i criteri di valutazione delle attività e l’indicazione dei
rapporti tra scuola e contesto extra scolastico.
In casi specifici gli insegnanti possono applicare anche delle misure dispensative,
vale a dire sollevare gli allievi dallo svolgimento di determinati compiti. Queste
misure, però, non devono incidere sulla qualità del percorso di formazione.
Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri – febbraio 2014;
Non mancano, infine, richiami alla formazione dei docenti ed alla necessità che il
tema dell’inserimento degli alunni stranieri sia affrontato in un’ottica di interculturalità
ed entro una logica di costruzione di reti anche non solo strettamente territoriali.
Le Linee di indirizzo 2023 – disponibili sul sito del Ministero dell’istruzione e del
merito, nella notizia dedicata - sono suddivise in tre capitoli: il primo introduce il
tema, soffermandosi sulle caratteristiche dell’adozione, sul vissuto comune degli
studenti adottati e sulle aree critiche; il secondo e il terzo si concentrano,
rispettivamente, sulle buone prassi e sui ruoli delle istituzioni e dei soggetti coinvolti
(Ministero dell’istruzione e del merito, Commissione per le adozioni internazionali,
Uffici scolastici regionali, dirigenti scolastici, insegnanti referenti, docenti, famiglie).
CTS