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1. INTRODUZIONE
«L’uomo civilizzato del ventesimo secolo è tutto nella testa»1, col rischio di
accostarsi e approcciarsi alla realtà solo attraverso il pensiero e i frutti del pensiero, le
idee, e perdendo il contatto con quelle parti del Sè che emergono sotto forma di grido
nella patologia.
La differenza tra la terapia gestaltica e la maggior parte degli altri tipi di psicoterapia è in
sostanza che noi non analizziamo nulla. Noi integriamo. Quel che cerchiamo di evitare è
precisamente il vecchio errore di confondere la comprensione con la spiegazione. Se
spieghiamo, se interpretiamo, questo può essere senz’altro un giuoco intellettuale
interessantissimo, ma è sempre un’attività sostitutiva, e un’attività sostitutiva è peggio che
non far niente2.
1 A. BRAMUCCI, Il gruppo e la psicoterapia della ‘Gestalt’: storia e tematiche, Studi Urbinati 68, 1998, 853.
2 F.S. PERLS, La terapia gestaltica. Parola per parola, Roma 1980, 75.
1
Con questa apostrofe Perls intende mettere in guardia dal rischio, tutto
occidentale, di concentrarsi esclusivamente sull’intelletto, quasi fosse l’unica facoltà
dell’individuo, e invita a spostarsi sulla comprensione, per uscire dalla testa per
potersi riappropriare di tutte quelle facoltà di cui l’uomo è stato privato. Con questo
non si vuole sacrificare il pensare a favore del sentire ma aiutare ad appropriarsi di
tutte quelle parti che sono state per lungo tempo taciute e soffocate. «Nella terapia
della Gestalt si cerca di giungere ad una integrazione dei diversi livelli
dell’esperienza umana - cognitiva, corporea, sensoria, emotiva, immaginativa - senza
privilegiarne qualcuno in particolare»3.
4. IL PROCESSO E IL SET
4 Ibidem, 859.
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domanda relativa alla richiesta di aiuto, le problematiche e difficoltà relazionali, la
sintomatologia, nonché la valutazione delle capacità metacognitive, il contesto
sociale e familiare in cui il singolo è inserito. In seguito il terapeuta-conduttore si
confronterà con altri colleghi psicoterapeuti di differenti approcci teorici e
metodologici, educatori, psichiatri appartenenti alla medesima istituzione, per poter
decidere insieme il tipo di percorso e se il format gruppo potrà effettivamente, on
base alle indagini fatte, essere di aiuto allo specifico paziente. Infatti, sebbene la
conduzione spetterà ad un solo conduttore ad orientamento gestaltico, il progetto
terapeutico prevede lo scambio, la collaborazione e il supporto di diverse figure che
periodicamente verranno coinvolte e aggiornate circa il processo terapeutico
gruppale.
7 V. CONTE, La modalità relazionale narcisistica nella postmoderni e il lavoro terapeutico in Gestalt Therapy, GTK 4,
Ragusa 2013, 29.
8 A. SICHERA (2001), A confronto con Gadamer: per una epistemologia ermeneutica della Gestalt, in M. SPAGNUOLO
LOBB (ed.), La Psicoterapia della Gestalt. Ermeneutica e clinica, Milano, 17-41.
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3. Contatto attivo tra i partecipanti grazie al quale si sperimentano somiglianze e
differenze con gli altri;
4. Rappresentare quanto accade tramite “esperimenti” attivi ed “esercizi” di gruppo.
Gli esercizi sono progettati e pensati prima dal terapeuta; gli esperimenti nel
gruppo invece vengono costruiti in base a quanto accade nel gruppo nel momento
presente (ad es. se un componente racconta un sogno il conduttore può chiedere a
diversi partecipanti di mettere in scena il sogno e rivestirsi dei panni dei diversi
personaggi e/o dei diversi vissuti, sentimenti, oggetti, animali che emergono dal
racconto). La rappresentazione e la possibilità del protagonista di potersi parlare
con diverse parti di sé si apprende pian piano ad entrare in contatto con e proprie
rappresentazioni interne.
9 A. BRAMUCCI, Il gruppo e la psicoterapia della ‘Gestalt’: storia e tematiche, Studi Urbinati 68, 1998, 865.
10 Ibidem.
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proprio sistema schelerico-muscolare, il modo di respirare, se sta vicino o
lontano dagli altri, qual’è la distanza dal terapeuta, se è alla ricerca di un
contatto fisico, se è un isolato etc.
La scena iniziale (ed in ogni seduta ci sono continuità e differenze) è quindi un
set animato, dove la persona attraverso il corpo ed i suoi movimenti lancia
frecce - come dice Erving Polster - e così può iniziare la relazione
terapeutica11.
5. CONCLUSIONI
Ibidem.
11
G. FRANCESETTI, Il disturbo ossessivo-compulsivo: una esplorazione fenomenologia e gestaltica, Quaderni di Gestalt,
12
XXX, n. 1/2017, 76.
7
BIBLIOGRAFIA
BRAMUCCI A., Il gruppo e la psicoterapia della ‘Gestalt’: storia e tematiche, Studi
Urbinati 68, 1998.