Amore ed eros
Il concetto
Il termine amore, derivato ovviamente dal latino amor oris, traduce due distinti termini greci, eros e filia (da philein, amare), che costituiscono le radici etimologiche delle due accezioni principali di questa parola. Filia, come tendere verso ci che si desidera e non si possiede, ha originariamente un significato molto simile a eros, ma se ne distanzia poi progressivamente, perdendo la connotazione del pathos, del sentimento, per assumere un significato di vicinanza con, di amicizia, piuttosto che di amore. Ritroviamo questo significato in espressioni del tipo amore del bello, o amor di patria, ecc., dove il riferimento alla passione molto indiretto. Il cristianesimo aggiunge un ulteriore significato, lamore inteso come agpe, caritas, il vero amore, spiritualizzato, verso Dio e verso il prossimo. Nella tradizione cristiana, lamore quello di Dio per luomo, che culmina nellincarnazione, quello delluomo per Dio, fino allascesi mistica, e quello dell'uomo per il prossimo, il nuovo comandamento dato da Cristo.
Il problema
Eros, personificato nella mitologia classica come il dio dellamore, visto prima di tutto come la forza vitale che anima lintero cosmo. Considerato nellantichit un dio primigenio (non generato), in epoca classica perde progressivamente il significato cosmogonico per essere riferito al sentimento che lega due persone, e parallelamente diviene un dio minore, figlio di Ermes e Afrodite. Questi due significati, come forza cosmica e come sentimento individuale, permangono nella letteratura e nella filosofia greche, anche se il primo va perdendosi da Platone in poi, riemergendo nel neoplatonismo e da qui passando al naturalismo rinascimentale. Sul piano individuale, lamore ovviamente una passione, ma una passione particolare. In Platone, ad esempio, che considera in genere negative le passioni, in quanto legate al corpo e nemiche dellanima che da esse deve purificarsi, lamore, leros, considerato positivo. Lamore che conduce verso il mondo delle idee diventa nel neoplatonismo (Plotino), e di qui nel cristianesimo, lamore come unione mistica con Dio. In questa direzione, sia nel neoplatonismo rinascimentale che nel romanticismo, l'amore stato visto come la forza che consente il superamento dell'individualit per ricongiungersi con il tutto, inteso come natura o come assoluto. Da Platone in poi, l'amore collegato alla bellezza, unendo il piano estetico con quello morale e, soprattutto, il mondo sensibile con quello trascendente. Il denominatore comune a queste diverse accezioni lassociazione dellamore con lunione, fisica o spirituale, intesa, in Platone, nel neoplatonismo e poi nel romanticismo, anche come superamento della particolarit e ricongiungimento con il divino o con lassoluto. A questi significati, si aggiunge a partire dal Seicento quello di passione, di impulso inconscio, significato che andr definendosi nellOttocento fino a diventare centrale con Freud. A partire da Hume e con sempre maggiore importanza, infine, lamore stato considerato un impulso naturale che spinge gli uomini ad associarsi con i propri simili e dunque come il fondamento della societ. Questa accezione verr sviluppata da Rousseau e poi dal romanticismo, costituendo una importante componente della nozione di popolo, inteso come comunit legata da vincoli non solo contrattualistici, ma storici, culturali e affettivi.
Le tesi principali
1. Lamore come forza che ci spinge verso realt superiori
una tesi declinata in modi diversi lungo la storia del pensiero filosofico. Per Platone lamore porta a riconoscere nella bellezza sensibile la manifestazione dellidea del bello, spingendoci dunque verso il mondo delle idee. Questa interpretazione torna nel neoplatonismo rinascimentale e viene fatta propria, con sfumature diverse, anche dal Romanticismo e dallIdealismo. In tutti questi casi, lamore nobilita lanimo umano, spinge a superare i propri limiti, esprime la tensione verso linfinito e lassoluto.
Nel Romanticismo la riscoperta del sentimento conduce a una forte rivalutazione dellamore declinato sia come passione e sensualit, sia come la strada per una visione spirituale della natura e della vita in generale. Pi in particolare, lamore visto spesso come la forza che spinge lindividuo
a superare i propri limiti, la propria individualit, per ricongiungersi allinfinito, allassoluto. Questo motivo, particolarmente forte in Hlderlin, ben sintetizzato in uno degli scritti giovanili di Hegel, noto come il Frammento sullamore. Per Hegel, in questa fase del suo pensiero, la riunificazione con linfinito non pu essere conseguita n con lintelletto n con la ragione, perch il primo cristallizza la molteplicit (conosce il mondo come un insieme di realt indipendenti e separate) e la seconda separa il soggetto conoscente e loggetto conosciuto. Lunificazione pu essere invece raggiunta mediante lamore, che identificazione, compenetrazione, unione tra le cose e del soggetto con loggetto. Lunione degli amanti, che produce una nuova vita, la rappresentazione metaforica dellincontro tra finito e infinito, tra il singolo e lAssoluto. [Per approfondire, v. il brano di Hegel: Lamore come unificazione di finito e infinito].
1. LISTINTO DI CONSERVAZIONE e di accrescimento del proprio essere, la causa primaria del comportamento. 2. Ci che lo favorisce provoca piacere 3. Ci che lo ostacola provoca dolore 4. Verso le cause (vere o presunte) del piacere proviamo AMORE 5. Verso le cause (vere o presunte) del dolore proviamo ODIO
Conviene tuttavia ricordare brevemente gli aspetti principali messi in luce da Freud per quanto riguarda il nostro tema. La psicoanalisi, dopo essere stata ignorata a lungo dalla cultura ufficiale, si impone allattenzione internazionale con lopera Tre saggi sulla sessualit infantile (1905), che suscita una vasta eco per limportanza che Freud vi d alla sessualit nel bambino. Egli individua quattro stadi principali nello sviluppo sessuale: lo stadio orale, quello anale, quello fallico e infine quello genitale, che rappresenta la sessualit adulta, orientata alla procreazione. Il primo stadio caratterizza i primi due anni della vita del bambino, il secondo va dai due ai quattro anni circa e il terzo prosegue fino ai sei-sette anni. Linfanzia dunque caratterizzata da tre distinte fasi della sessualit, non orientate alla procreazione ma al conseguimento del piacere. Lo sviluppo sessuale non sempre lineare. Pu succedere che lindividuo si arresti a una di queste fasi o che vi regredisca. Avremo allora le perversioni sessuali, che ripropongono in et adulta, e con tutta la carica libidica delladulto, uno degli stadi precedenti, indirizzando la sessualit verso mete diverse dal rapporto genitale. In generale, invece, la terza fase caratterizzata dal complesso edipico, per il quale il bambino si sente attratto dal genitore di sesso opposto e avverte come rivale quello del suo stesso sesso, con sentimenti inconfessabili e inconsci di ucciderlo. La repressione di questi sentimenti allorigine della nascita del Super-io, il cui compito primario quello di controllare la sessualit indirizzandola verso forme socialmente accettabili e non aggressive. Freud concepisce la sessualit come un bisogno che chiede di essere soddisfatto, determinando di conseguenza dei comportamenti orientati in questo senso. Egli parla perci di pulsione sessuale, collegandola al concetto della libido, traducibile approssimativamente come desiderio sessuale. [Per approfondire, v. il brano di Freud: La libido] Sia a livello individuale che a livello sociale, la dinamica che si stabilisce contraddittoria: la repressione sessuale necessaria per garantire la pacifica convivenza con gli altri e la stessa sicurezza dellindividuo, ma proprio questa inevitabile repressione impedisce alluomo di realizzare compiutamente la propria natura, condannandolo allinfelicit e generando nevrosi. Nelle ultime opere Freud attribuisce alla sessualit, ad Eros, una funzione centrale che va al di l della psiche individuale, coinvolgendo lintera storia della civilt. Eros che tiene uniti gli esseri umani, spingendoli a fondare comunit sempre pi ampie. Alla pulsione erotica se ne affianca per unaltra, diametralmente opposta, la pulsione di morte. [Per approfondire, v. il brano di Freud: Eros e Thanatos] Eros e Thanatos, amore e morte (istinto di morte, cio aggressivit), entrambi presenti in ogni uomo e in ogni civilt, determinano con la loro dialettica la storia dellindividuo e la storia dell'uomo, caratterizzate dal bisogno di amore e dal bisogno degli altri, ma al tempo stesso da un profondo egocentrismo e da unaggressivit naturale che pu essere controllata dal Super-io e manifestarsi come competizione, o pu emergere nel sadismo e nella guerra. Come a livello individuale il Superio reprime le pulsioni garantendo l'autocontrollo, cos a livello sociale la civilt elabora una serie di meccanismi per reprimere le pulsioni naturali, in modo da garantire la sicurezza dei singoli. La tesi di fondo di Freud che la civilt impone la repressione dell'aggressivit e il controllo della pulsione sessuale, incanalandola in forme socialmente accettabili. Questa condizione indispensabile per garantire la convivenza pacifica, data la natura egocentrica e aggressiva dell'uomo. [Per approfondire, v. il brano di Freud: Laggressivit parte della natura umana] La conclusione cui Freud perviene che, per garantirsi la sicurezza, l'uomo deve reprimere la propria natura istintuale, rinunciando per in questo modo, necessariamente, alla propria felicit. L'analisi freudiana ripresa da Herbert Marcuse in uno dei suoi saggi pi noti: Eros e civilt. Pur condividendo molti aspetti della teoria freudiana, Marcuse la considera una descrizione della sessualit come vissuta nella societ capitalistica, situando quindi storicamente la repressione delle pulsioni, in particolare di quella sessuale, invece di considerarla una necessit ineliminabile della civilt. possibile, suggerisce Marcuse, immaginare una societ non repressiva, dove l'eros e la creativit predominino su thanatos e sull'aggressivit. Marcuse esprime questa prospettiva in
forma metaforica. Il capitalismo dominato dall'efficienza, dal principio di prestazione, simboleggiato da Prometeo. Ad esso occorre sostituire la gioia dell'amore e l'accettazione della propria fisicit, simboleggiate da Narciso, e la creativit dell'arte, rappresentata da Orfeo. [Per approfondire, v. il brano di Marcuse: Orfeo e Narciso: la funzione liberatrice della sensualit e dell'arte] In questa nuova prospettiva, la sessualit perde le proprie connotazioni aggressive e diviene Eros, principio di unificazione che trasforma la societ (unione fondata sulla costrizione e sulla repressione degli istinti) in comunit (unione fondata sul rapporto sensuale e affettivo con gli altri) e viene superato il contrasto tra Eros e ragione. [Per approfondire, v. il brano di Marcuse: Eros, individuo e societ] Nell'utopia marcusiana, l'istinto sessuale risulta comunque sublimato, nel senso freudiano del termine, ma non represso. L'istinto sessuale non trova libera espressione, ma si trasforma in Eros, quasi in senso platonico, divenendo la pulsione che spinge l'individuo verso gli altri e al tempo stesso la forza che ne ridisegna la personalit, superando la dicotomia ragione / passioni e ponendo la ragione al servizio del libero gioco della creativit. La prospettiva tratteggiata da Marcuse sottolinea due aspetti importanti dell'amore: 1. esso pu essere liberato dalla componente aggressiva, sadico-masochistica, esaltandone le potenzialit di coesione sociale, fino alla fusione affettiva suggerita dal termine comunit; 2. l'eros, come inteso da Marcuse, pu conciliare, a livello di personalit individuale, le componenti contrapposte rappresentate dalla ragione e dalle passioni, dall'anima e dal corpo, conducendo ad una accettazione della naturalit che comprenda in s anche l'aspetto razionale. L'amore inteso come superamento delle scissioni, sia di quella dell'individuo verso gli altri, sia di quella dell'individuo con se stesso. Tra questi due piani sussiste una stretta relazione, perch solo una societ liberata dal principio di prestazione pu consentire lo sviluppo di una personalit non repressa.
amore divino, c' qualcosa di pi che una vicinanza: c' vicinanza infinita, identit. Ma a causa della creazione, dell'incarnazione e della passione, c' anche una distanza infinita. La totalit dello spazio, la totalit del tempo interpongono il loro spessore e pongono una distanza infinita fra Dio e Dio. Gli amanti e gli amici desiderano due cose: di amarsi al punto di entrare l'uno nell'altro e diventare un solo essere e di amarsi al punto che la loro unione non ne soffra quandanche fossero divisi dalla met del globo terrestre. Tutto ci che l'uomo desidera invano quaggi, perfetto e reale in Dio. Tutti i nostri desideri impossibili sono il segno del nostro destino e diventano buoni per noi proprio nel momento in cui non speriamo pi di realizzarli. L'amore fra Dio e Dio, che esso stesso Dio, questo legame che possiede una virt duplice; questo legame che unisce due esseri al punto che essi non sono pi separabili e sono realmente un essere solo; questo legame che annulla la distanza e trionfa della separazione infinita. L'unit di Dio, in cui sparisce ogni pluralit, e l'abbandono in cui crede di trovarsi Cristo pur non cessando d'amare perfettamente il Padre, sono due forme divine dello stesso Amore, che Dio stesso. Dio essenzialmente amore al punto che l'unit, la quale in un certo senso la sua stessa definizione, un semplice effetto dell'amore. (S. Weil, L'amore di Dio, Roma, Borla, 1978, pp. 171-172)