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Filosofia per temi

Amore ed eros
Il concetto
Il termine amore, derivato ovviamente dal latino amor oris, traduce due distinti termini greci, eros e filia (da philein, amare), che costituiscono le radici etimologiche delle due accezioni principali di questa parola. Filia, come tendere verso ci che si desidera e non si possiede, ha originariamente un significato molto simile a eros, ma se ne distanzia poi progressivamente, perdendo la connotazione del pathos, del sentimento, per assumere un significato di vicinanza con, di amicizia, piuttosto che di amore. Ritroviamo questo significato in espressioni del tipo amore del bello, o amor di patria, ecc., dove il riferimento alla passione molto indiretto. Il cristianesimo aggiunge un ulteriore significato, lamore inteso come agpe, caritas, il vero amore, spiritualizzato, verso Dio e verso il prossimo. Nella tradizione cristiana, lamore quello di Dio per luomo, che culmina nellincarnazione, quello delluomo per Dio, fino allascesi mistica, e quello dell'uomo per il prossimo, il nuovo comandamento dato da Cristo.

Il problema
Eros, personificato nella mitologia classica come il dio dellamore, visto prima di tutto come la forza vitale che anima lintero cosmo. Considerato nellantichit un dio primigenio (non generato), in epoca classica perde progressivamente il significato cosmogonico per essere riferito al sentimento che lega due persone, e parallelamente diviene un dio minore, figlio di Ermes e Afrodite. Questi due significati, come forza cosmica e come sentimento individuale, permangono nella letteratura e nella filosofia greche, anche se il primo va perdendosi da Platone in poi, riemergendo nel neoplatonismo e da qui passando al naturalismo rinascimentale. Sul piano individuale, lamore ovviamente una passione, ma una passione particolare. In Platone, ad esempio, che considera in genere negative le passioni, in quanto legate al corpo e nemiche dellanima che da esse deve purificarsi, lamore, leros, considerato positivo. Lamore che conduce verso il mondo delle idee diventa nel neoplatonismo (Plotino), e di qui nel cristianesimo, lamore come unione mistica con Dio. In questa direzione, sia nel neoplatonismo rinascimentale che nel romanticismo, l'amore stato visto come la forza che consente il superamento dell'individualit per ricongiungersi con il tutto, inteso come natura o come assoluto. Da Platone in poi, l'amore collegato alla bellezza, unendo il piano estetico con quello morale e, soprattutto, il mondo sensibile con quello trascendente. Il denominatore comune a queste diverse accezioni lassociazione dellamore con lunione, fisica o spirituale, intesa, in Platone, nel neoplatonismo e poi nel romanticismo, anche come superamento della particolarit e ricongiungimento con il divino o con lassoluto. A questi significati, si aggiunge a partire dal Seicento quello di passione, di impulso inconscio, significato che andr definendosi nellOttocento fino a diventare centrale con Freud. A partire da Hume e con sempre maggiore importanza, infine, lamore stato considerato un impulso naturale che spinge gli uomini ad associarsi con i propri simili e dunque come il fondamento della societ. Questa accezione verr sviluppata da Rousseau e poi dal romanticismo, costituendo una importante componente della nozione di popolo, inteso come comunit legata da vincoli non solo contrattualistici, ma storici, culturali e affettivi.

Le tesi principali
1. Lamore come forza che ci spinge verso realt superiori
una tesi declinata in modi diversi lungo la storia del pensiero filosofico. Per Platone lamore porta a riconoscere nella bellezza sensibile la manifestazione dellidea del bello, spingendoci dunque verso il mondo delle idee. Questa interpretazione torna nel neoplatonismo rinascimentale e viene fatta propria, con sfumature diverse, anche dal Romanticismo e dallIdealismo. In tutti questi casi, lamore nobilita lanimo umano, spinge a superare i propri limiti, esprime la tensione verso linfinito e lassoluto.

2. Lamore come passione


A partire dal Seicento si incomincia a studiare lamore come una delle passioni che caratterizzano la psiche umana, da studiare nei meccanismi che le regolano e non da giudicare in modo negativo o positivo. Si tender a spiegare le passioni a partire dallistinto di conservazione di s, fino a tentare, nel Settecento, le prime spiegazione biologiche e fisiologiche.

3. Lamore come sessualit


Lamore legato anche ad eros, alla componente pi esplicitamente sessuale, gi nel Fedro di Platone, poi nellOttocento e infine e soprattutto con la psicoanalisi, sia nella versione classica di Freud, sia negli sviluppi pi recenti con Marcuse, Fromm, Reich. In questa prospettiva, lamore prima di tutto una pulsione organica (la libido), che ha per una forte valenza psichica, condizionando in misura rilevante la personalit cosciente e la dimensione inconscia, fino a determinare una serie di regolamentazioni sociali che tendono a incanalare e a rendere socialmente accettabile questo impulso.

4. Lamore come unione e come completamento di s


laspetto su cui pone laccento il Cristianesimo, ma anche altre religioni sottolineano limportanza del legame spirituale che viene stabilito grazie allamore. Esso pu riguardare diversi livelli: lunione con laltro individuo nel rapporto di coppia, dove si ha un completamento fisico e spirituale tra due persone; a livello di comunit o di popolo, il legame che stabilisce una solidariet profonda tra individui che si riconoscono simili per tradizioni, per mentalit, per valori ecc., tanto da spingere al sacrificio di s (morire per la patria, o per i propri fratelli, ecc.). A livello ancora pi astratto, si ha lidentificazione con lumanit nel suo insieme, o con la natura (come avviene nel Romanticismo e nellIdealismo), o con Dio, come afferma il misticismo.

Analisi delle tesi principali


1. Lamore come forza che ci spinge verso realt superiori
La parte principale del Simposio platonico occupata dal discorso di Socrate, che riferisce quanto udito da una sacerdotessa, Diotima. Ella narra la nascita di Eros, generato da un dio, Poros, e da una mendicante, Penia. Eros dunque non n dio n uomo, ma qualcosa di mezzo, un demone, metafora dell'amante che desidera ci che non ha e del filosofo che tende verso la sapienza ma non la possiede. Eros desiderio di bellezza e di bont da parte di chi, dato che le desidera, non le possiede. Esso un tendere verso, che nella prospettiva platonica significa tendere verso il mondo delle idee. Eros amore per la bellezza, che l'unica idea che si manifesta nel mondo visibile. Contemplandola, chi posseduto dall'eros passa dall'amore per le cose belle a quello per le istituzioni fino alla contemplazione del bello in s, dell'idea del bello. L'eros rappresenta dunque la tensione, la forza che conduce al superamento dei limiti del mondo visibile per giungere al mondo delle idee. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. I, Modulo 4, T17, Lamore come divina mania, T18, Il mito di eros e T19, La scala dellEros] Il motivo dellamore come impulso che spinge luomo a superare i propri limiti e la propria individualit per nobilitarsi, particolarmente importante in ambito umanistico-rinascimentale. Nella filosofia rinascimentale, in gran parte di ispirazione neoplatonica, leros spinge luomo a superare i propri limiti, fino a divenire simile a Dio, a indiarsi, come dice Ficino, o a identificarsi con Dio inteso come razionalit della natura, mens insita omnibus, come suggerisce Bruno. Marsilio Ficino, cui si deve la prima traduzione integrale in latino delle opere di Platone, considera come noto lanima, e quindi luomo, come copula mundi, punto di unione delluniverso, congiunzione della materia e dello spirito, di Dio e del mondo. Grazie alla presenza in s di questo principio divino luomo, in virt della tensione amorosa che appunto unione e congiunzione, pu farsi Dio. [Per approfondire, v. il brano: Ficino, Luomo destinato a diventare come Dio] Nel De gli Eroici furori Giordano Bruno riprende la teoria delleros come impulso ad elevarsi moralmente e intellettualmente, superando il mondo della quotidianit e del senso comune. La funzione delleros, gli eroici furori che spingono lindividuo a dimenticare se stesso per ricongiungersi con il tutto, viene esemplificata da Bruno mediante il racconto del mito di Atteone, il cacciatore che, inseguendo un cervo insieme ai propri cani, sorprende la dea Diana mentre sta immergendosi, nuda, nelle acque di un fiume. La contemplazione della divina bellezza lo fa uscire dal suo stesso essere e i cani, simbolo dei suoi pensieri, lo sbranano, liberandolo dalla prigione del corpo in modo da poter contemplare la verit. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. II, Modulo 1, Scheda p. 44, Il mito di Atteone come immagine degli eroici furori] Grazie ai furori eroici, luomo si identifica con Dio, partecipando allopera della creazione.
Bruno, Elogio dellhomo faber E (Giove) soggiunse che gli dei aveano donato a luomo lintelletto e le mani, e lavevano fatto simile a loro, donandogli facult sopra gli altri animali; la qual consiste non solo in poter operare secondo la natura ed ordinario ma, ed oltre, fuor le leggi di quella; acci, formando o possendo formar altre nature, altri corsi, altri ordini con lingegno, con quella libertade, senza la quale non arrebe detta similitudine, venesse ad serbarsi dio de la terra. Spaccio de la bestia trionfante, Dialogo terzo, in Dialoghi italiani, pp. 732-33.

Nel Romanticismo la riscoperta del sentimento conduce a una forte rivalutazione dellamore declinato sia come passione e sensualit, sia come la strada per una visione spirituale della natura e della vita in generale. Pi in particolare, lamore visto spesso come la forza che spinge lindividuo

a superare i propri limiti, la propria individualit, per ricongiungersi allinfinito, allassoluto. Questo motivo, particolarmente forte in Hlderlin, ben sintetizzato in uno degli scritti giovanili di Hegel, noto come il Frammento sullamore. Per Hegel, in questa fase del suo pensiero, la riunificazione con linfinito non pu essere conseguita n con lintelletto n con la ragione, perch il primo cristallizza la molteplicit (conosce il mondo come un insieme di realt indipendenti e separate) e la seconda separa il soggetto conoscente e loggetto conosciuto. Lunificazione pu essere invece raggiunta mediante lamore, che identificazione, compenetrazione, unione tra le cose e del soggetto con loggetto. Lunione degli amanti, che produce una nuova vita, la rappresentazione metaforica dellincontro tra finito e infinito, tra il singolo e lAssoluto. [Per approfondire, v. il brano di Hegel: Lamore come unificazione di finito e infinito].

2. Lamore come passione


Una delle caratteristiche comuni alla filosofia del Seicento lo studio meccanicistico delle passioni, ricondotte a impulsi primari (in particolare quello di conservazione di s) dai quali possono essere derivate con metodo deduttivo. Questa prospettiva accomuna pensatori per altri aspetti molto diversi, come Hobbes, Cartesio e Spinoza. Letica prescrittiva, sostenuta da Platone, da Aristotele e dal cristianesimo, intesa come determinazione del bene da cui derivano norme per il comportamento, lascia il posto a quella descrittiva, indirizzata a spiegare il comportamento senza indicazioni normative, ma individuandone le cause oggettive. Consideriamo, ad esempio, come Hobbes analizza le passioni e quindi anche lamore. Le passioni vengono intese come moto di sostanze interne al corpo e ricondotte allistinto fondamentale di conservazione di s. Ci che lo favorisce viene detto piacere e in riferimento alloggetto che lo provoca si prova amore. Lanalisi delle passioni meccanica, ricondotta interamente a cause efficienti, e in essa non ha spazio la volont. [Per approfondire, v. il brano di Hobbes: Lanalisi meccanicistica della morale] Non molto distante da quella di Hobbes la posizione di Cartesio in merito alle passioni, nonostante la profonda differenza tra i due filosofi sulle questioni di fondo. Anche per Cartesio tutte le passioni possono essere ricondotte al principio della conservazione del proprio essere e dedotte da quelle originarie, sei in tutto, tra cui lamore e lodio. Lanalisi di Cartesio per relativa al comportamento del corpo, della res extensa, aspetto per il quale luomo non differisce dagli animali ed entrambi sono simili ai meccanismi artificiali costituiti da leve e da pulegge, in cui lapparente spontaneit dei movimenti deriva da semplici rapporti di causa ed effetto. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. II, Modulo 3, T8, Le passioni fondamentali e la loro connessione] Bisogna per aggiungere che Cartesio va oltre questa analisi nel momento in cui riconosce la possibilit di una interazione tra spirito e corpo, tra res cogitans e res extensa, ammettendo la possibilit che la prima modifichi il comportamento. Ci avviene, tuttavia, non negando il meccanicismo delle reazioni, ma condizionando il meccanismo che determina tali reazioni, mediante la sedimentazione di abitudini per cui, ad esempio, allo stimolo del pericolo corrisponda la reazione automatica del coraggio piuttosto che quella della fuga. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. II, Modulo 3, T9, Limportanza dellabitudine] Simile, pur nella differenza profonda sul piano filosofico generale, la posizione di Spinoza. Anchegli analizza in profondit la derivazione delle diverse passioni dallimpulso verso la conservazione di s, deducendole luna dallaltra. Ci che pu essere dedotto anche, di conseguenza, spiegato e non pu essere diversamente da com. Siamo quindi anche in questo caso in presenza di unetica descrittiva. Ad esempio, Spinoza parla in questi termini dellamore: l'amore non niente altro che la letizia accompagnata dall'idea di una causa esterna; e l'odio niente altro che la tristezza accompagnata dall'idea di una causa esterna. Vediamo poi che chi ama necessariamente si sforza di avere presente e di conservare la cosa che ama; e che, al contrario, chi odia si sforza di allontanare e distruggere la cosa che odia (Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico, prop. 13, scolio, p. 145). [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. II, Modulo 3, T10, lo studio geometrico delle passioni e T11, Passioni e affetti] Anche Spinoza introduce a un diverso livello la possibilit di controllare le passioni, non, per, per modificarle, ma per non subirle passivamente a livello intellettuale. Le analisi dei tre filosofi considerati possono essere ricondotte ad uno schema argomentativo unitario:

1. LISTINTO DI CONSERVAZIONE e di accrescimento del proprio essere, la causa primaria del comportamento. 2. Ci che lo favorisce provoca piacere 3. Ci che lo ostacola provoca dolore 4. Verso le cause (vere o presunte) del piacere proviamo AMORE 5. Verso le cause (vere o presunte) del dolore proviamo ODIO

3. Lamore come sessualit


Il romanticismo riscopre lamore come sentimento ma laspetto sessuale, per quanto presente (il romanzo di Schlegel, Lucinda, suscit un vero scandalo proprio per questo motivo) in genere subordinato, soprattutto in ambito filosofico, allelevazione spirituale e allunione con lassoluto.

Sessualit e dimensione esistenziale in Kierkegaard


La reazione allidealismo e il recupero del piano esistenziale segna anche un nuovo interesse per lamore come sensualit e come sessualit, che diventano in Kierkegaard vere e proprie categorie dellesistenza. Una delle opere pi note di Kierkegaard, Aut-aut, descrive, tra le varie figure che rappresentano i diversi stadi dellesistenza, quella del seduttore, impersonato da Don Giovanni, il leggendario seduttore al quale, secondo Kierkegaard, solo la musica di Mozart riuscita a dare espressione adeguata. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. III, Modulo 4, T5, La seduzione e la sensualit] La sensualit di Don Giovanni limmediato-erotico, vivere il momento, senza progettualit, senza poter proiettare il momento nel futuro. Don Giovanni vive nello stato danimo. La sua sensualit non peccato perch manca in lui la coscienza individuale, la consapevolezza che indispensabile per poter parlare di peccato. [Per approfondire, v. il brano di Kierkegaard: La sensualit di Don Giovanni] Don Giovanni considerato da Kierkegaard come la figura-simbolo dello stadio estetico, proprio di chi si lascia vivere, senza organizzare la propria vita intorno a progetti, a valori stabili, alla responsabilit che caratterizzano laltro stadio, quello etico, di cui simbolo il marito e padre di famiglia, che assume un proprio ruolo nella societ, i propri doveri verso gli altri. Lo stadio etico si distingue da quello estetico in quanto si riconosce nella durata, assume la responsabilit delle proprie scelte e le considera parte di una dimensione temporale che la propria esistenza. Detto in altri termini, il marito, che rappresenta lo stadio estetico, vive lamore (come matrimonio) come parte del proprio progetto di vita, mentre il seduttore vive ogni momento come unico e privo di continuit, svincolato da ogni progetto e da ogni prospettiva. [Per approfondire, v. il brano di Kierkegaard: Lo stato danimo come dimensione del seduttore] Se in Don Giovanni la sensualit non una scelta, ma un modo di vivere non associato alla consapevolezza, altra funzione, nellanalisi di Kierkegaard, ha la sessualit, simboleggiata dal peccato originale inteso come laprirsi, di fronte ad Adamo e ad Eva, della possibilit di decidere, della possibilit di scegliere, e quindi della responsabilit morale. [Per approfondire, v. il brano di Kierkegaard: Le conseguenze del peccato originale] Nel momento in cui l'essere umano diventa uomo, cio soggetto morale responsabile delle proprie scelte, si pu parlare di sessualit. Infatti, con la possibilit di scegliere l'uomo prende coscienza della duplicit della propria natura e solo allora pu scegliere tra la propria natura corporea, istintuale, legata alla sessualit, e quella spirituale. La natura materiale legata alla storia, al divenire, all'esistenza dell'uomo, che per Kierkegaard caratterizzata da contraddizioni irrisolte, da angoscia e disperazione, dalle quali si esce solo mediante il "salto mortale" nella fede.

La sessualit come pulsione primaria: Freud e Marcuse


Lamore (eros) considerato da Freud come la pulsione fondamentale, quella che influisce maggiormente sulla formazione della personalit. La teoria della sessualit uno dei cardini della psicoanalisi e come tale riguarda tutta lopera di Freud. Non laffronteremo qui in questo senso ampio, ma restringeremo la trattazione alla teoria freudiana dellEros come pulsione naturale di base.

Conviene tuttavia ricordare brevemente gli aspetti principali messi in luce da Freud per quanto riguarda il nostro tema. La psicoanalisi, dopo essere stata ignorata a lungo dalla cultura ufficiale, si impone allattenzione internazionale con lopera Tre saggi sulla sessualit infantile (1905), che suscita una vasta eco per limportanza che Freud vi d alla sessualit nel bambino. Egli individua quattro stadi principali nello sviluppo sessuale: lo stadio orale, quello anale, quello fallico e infine quello genitale, che rappresenta la sessualit adulta, orientata alla procreazione. Il primo stadio caratterizza i primi due anni della vita del bambino, il secondo va dai due ai quattro anni circa e il terzo prosegue fino ai sei-sette anni. Linfanzia dunque caratterizzata da tre distinte fasi della sessualit, non orientate alla procreazione ma al conseguimento del piacere. Lo sviluppo sessuale non sempre lineare. Pu succedere che lindividuo si arresti a una di queste fasi o che vi regredisca. Avremo allora le perversioni sessuali, che ripropongono in et adulta, e con tutta la carica libidica delladulto, uno degli stadi precedenti, indirizzando la sessualit verso mete diverse dal rapporto genitale. In generale, invece, la terza fase caratterizzata dal complesso edipico, per il quale il bambino si sente attratto dal genitore di sesso opposto e avverte come rivale quello del suo stesso sesso, con sentimenti inconfessabili e inconsci di ucciderlo. La repressione di questi sentimenti allorigine della nascita del Super-io, il cui compito primario quello di controllare la sessualit indirizzandola verso forme socialmente accettabili e non aggressive. Freud concepisce la sessualit come un bisogno che chiede di essere soddisfatto, determinando di conseguenza dei comportamenti orientati in questo senso. Egli parla perci di pulsione sessuale, collegandola al concetto della libido, traducibile approssimativamente come desiderio sessuale. [Per approfondire, v. il brano di Freud: La libido] Sia a livello individuale che a livello sociale, la dinamica che si stabilisce contraddittoria: la repressione sessuale necessaria per garantire la pacifica convivenza con gli altri e la stessa sicurezza dellindividuo, ma proprio questa inevitabile repressione impedisce alluomo di realizzare compiutamente la propria natura, condannandolo allinfelicit e generando nevrosi. Nelle ultime opere Freud attribuisce alla sessualit, ad Eros, una funzione centrale che va al di l della psiche individuale, coinvolgendo lintera storia della civilt. Eros che tiene uniti gli esseri umani, spingendoli a fondare comunit sempre pi ampie. Alla pulsione erotica se ne affianca per unaltra, diametralmente opposta, la pulsione di morte. [Per approfondire, v. il brano di Freud: Eros e Thanatos] Eros e Thanatos, amore e morte (istinto di morte, cio aggressivit), entrambi presenti in ogni uomo e in ogni civilt, determinano con la loro dialettica la storia dellindividuo e la storia dell'uomo, caratterizzate dal bisogno di amore e dal bisogno degli altri, ma al tempo stesso da un profondo egocentrismo e da unaggressivit naturale che pu essere controllata dal Super-io e manifestarsi come competizione, o pu emergere nel sadismo e nella guerra. Come a livello individuale il Superio reprime le pulsioni garantendo l'autocontrollo, cos a livello sociale la civilt elabora una serie di meccanismi per reprimere le pulsioni naturali, in modo da garantire la sicurezza dei singoli. La tesi di fondo di Freud che la civilt impone la repressione dell'aggressivit e il controllo della pulsione sessuale, incanalandola in forme socialmente accettabili. Questa condizione indispensabile per garantire la convivenza pacifica, data la natura egocentrica e aggressiva dell'uomo. [Per approfondire, v. il brano di Freud: Laggressivit parte della natura umana] La conclusione cui Freud perviene che, per garantirsi la sicurezza, l'uomo deve reprimere la propria natura istintuale, rinunciando per in questo modo, necessariamente, alla propria felicit. L'analisi freudiana ripresa da Herbert Marcuse in uno dei suoi saggi pi noti: Eros e civilt. Pur condividendo molti aspetti della teoria freudiana, Marcuse la considera una descrizione della sessualit come vissuta nella societ capitalistica, situando quindi storicamente la repressione delle pulsioni, in particolare di quella sessuale, invece di considerarla una necessit ineliminabile della civilt. possibile, suggerisce Marcuse, immaginare una societ non repressiva, dove l'eros e la creativit predominino su thanatos e sull'aggressivit. Marcuse esprime questa prospettiva in

forma metaforica. Il capitalismo dominato dall'efficienza, dal principio di prestazione, simboleggiato da Prometeo. Ad esso occorre sostituire la gioia dell'amore e l'accettazione della propria fisicit, simboleggiate da Narciso, e la creativit dell'arte, rappresentata da Orfeo. [Per approfondire, v. il brano di Marcuse: Orfeo e Narciso: la funzione liberatrice della sensualit e dell'arte] In questa nuova prospettiva, la sessualit perde le proprie connotazioni aggressive e diviene Eros, principio di unificazione che trasforma la societ (unione fondata sulla costrizione e sulla repressione degli istinti) in comunit (unione fondata sul rapporto sensuale e affettivo con gli altri) e viene superato il contrasto tra Eros e ragione. [Per approfondire, v. il brano di Marcuse: Eros, individuo e societ] Nell'utopia marcusiana, l'istinto sessuale risulta comunque sublimato, nel senso freudiano del termine, ma non represso. L'istinto sessuale non trova libera espressione, ma si trasforma in Eros, quasi in senso platonico, divenendo la pulsione che spinge l'individuo verso gli altri e al tempo stesso la forza che ne ridisegna la personalit, superando la dicotomia ragione / passioni e ponendo la ragione al servizio del libero gioco della creativit. La prospettiva tratteggiata da Marcuse sottolinea due aspetti importanti dell'amore: 1. esso pu essere liberato dalla componente aggressiva, sadico-masochistica, esaltandone le potenzialit di coesione sociale, fino alla fusione affettiva suggerita dal termine comunit; 2. l'eros, come inteso da Marcuse, pu conciliare, a livello di personalit individuale, le componenti contrapposte rappresentate dalla ragione e dalle passioni, dall'anima e dal corpo, conducendo ad una accettazione della naturalit che comprenda in s anche l'aspetto razionale. L'amore inteso come superamento delle scissioni, sia di quella dell'individuo verso gli altri, sia di quella dell'individuo con se stesso. Tra questi due piani sussiste una stretta relazione, perch solo una societ liberata dal principio di prestazione pu consentire lo sviluppo di una personalit non repressa.

4. Lamore come unione e completamento di s


La conclusione cui perviene Marcuse sottolinea un aspetto dell'amore messo in luce da molti filosofi: l'eros inteso come forza che spinge l'individuo verso gli altri, sia a livello individuale che sociale. Nel Simposio platonico, un racconto mitico, narrato da Aristofane, sottolinea in particolare la prima componente, lamore come completamento di s in unaltra persona. Nel mito platonico, i predecessori della specie umana erano individui duplici, composti dallunione di due uomini, oppure di due donne, o ancora di un uomo e di una donna. Erano tanto potenti che osarono sfidare Giove, come avevano fatto i Giganti. Giove non voleva sterminarli, ma desiderava al tempo stesso ridurne la protervia. Trov la soluzione facendo di ogni individuo due met separate, ognuna con due sole gambe e due sole braccia: il segno della ferita ancora visibile ed costituito dallombelico. Da allora, ogni met vaga cercando la met originaria, per diventare di nuovo un essere completo, e quando la trova la riconosce istintivamente e si lega ad essa per sempre. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. I, Modulo 4, T16, Lamore come completamento] L'amore come unione profonda, come fusione tra due individui uno dei motivi centrali del romanticismo e lo ritroviamo anche in Hegel, nella cui opera possiamo seguire il definirsi di due accezioni, entrambe basate sull'amore come forza unificante: l'amore come unione tra due persone, l'amore come sentimento di identificazione con gli altri che fa dello Stato non una semplice unione basata sul contratto, ma una unificazione che d luogo a una comune identit, a una realt spirituale sovraindividuale. Uno degli scritti giovanili, risalente al 1800 ma pubblicato, con gli altri, solo nel 1907 da Hermann Nohl, noto come Frammento sull'amore, di cui abbiamo parlato discutendo la tesi 1, perch lamore visto anche come forza che spinge verso linfinito, lassoluto. Hegel torner a parlare dellamore nella filosofia dello spirito, considerandolo questa volta come unione tra i componenti della famiglia prima, e tra i cittadini dello Stato ad un livello pi generale. L'amore fa dei diversi membri della famiglia una sola unit, una sola persona anche in senso giuridico, per cui la famiglia come tale pu agire, decidere, stabilire contratti, ecc. [Per approfondire, v. il brano di Hegel: La famiglia] Come nella famiglia, anche nello Stato si realizza un'unione tra i diversi membri in un'unica sostanza, mediante l'ethos, che equivale all'amore con una valenza universale. Lo Stato scrive Hegel - la sostanza etica consapevole di s, - la riunione del principio della famiglia e della societ civile; la medesima unit, che nella famiglia come sentimento dell'amore, l'essenza dello Stato; la quale per, mediante il secondo principio del volere che sa ed attivo da s, riceve insieme la forma di universalit saputa. Questa, come le sue determinazioni che si svolgono nel sapere, ha per contenuto e scopo assoluto la soggettivit che sa; cio vuole per s questa razionalit. (Enciclopedia delle scienze filosofiche, p. 503) Mediante questa dinamica, l'individuo supera la propria individualit, identificandosi con una sostanza comune e raggiungendo la dimensione dell'universalit. [Per approfondire: Il pensiero plurale, Vol. III, Modulo 2, T11, Lo Stato come dimensione autentica del singolo] Il motivo dell'amore come unificazione centrale nella tradizione cristiana. Proponiamo in chiusura un brano di Simone Weil (1904 - 1977) che presenta in rapida e intensa sintesi il motivo dell'amore come unificazione sia sul piano umano che nell'esperienza religiosa. Dio crea se stesso e si conosce perfettamente allo stesso modo in cui noi costruiamo e conosciamo miserevolmente degli oggetti fuori di noi. Ma prima di tutto Dio amore. Prima di tutto Dio ama se stesso. Quest'amore, questa amicizia in Dio la Trinit. Tra i termini uniti da questa relazione di

amore divino, c' qualcosa di pi che una vicinanza: c' vicinanza infinita, identit. Ma a causa della creazione, dell'incarnazione e della passione, c' anche una distanza infinita. La totalit dello spazio, la totalit del tempo interpongono il loro spessore e pongono una distanza infinita fra Dio e Dio. Gli amanti e gli amici desiderano due cose: di amarsi al punto di entrare l'uno nell'altro e diventare un solo essere e di amarsi al punto che la loro unione non ne soffra quandanche fossero divisi dalla met del globo terrestre. Tutto ci che l'uomo desidera invano quaggi, perfetto e reale in Dio. Tutti i nostri desideri impossibili sono il segno del nostro destino e diventano buoni per noi proprio nel momento in cui non speriamo pi di realizzarli. L'amore fra Dio e Dio, che esso stesso Dio, questo legame che possiede una virt duplice; questo legame che unisce due esseri al punto che essi non sono pi separabili e sono realmente un essere solo; questo legame che annulla la distanza e trionfa della separazione infinita. L'unit di Dio, in cui sparisce ogni pluralit, e l'abbandono in cui crede di trovarsi Cristo pur non cessando d'amare perfettamente il Padre, sono due forme divine dello stesso Amore, che Dio stesso. Dio essenzialmente amore al punto che l'unit, la quale in un certo senso la sua stessa definizione, un semplice effetto dell'amore. (S. Weil, L'amore di Dio, Roma, Borla, 1978, pp. 171-172)

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