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Kierkegaard tratta del tempo nella parte in cui descrive l'uomo estetico, che costituisce la prima delle tre

sfere in cui la vita umana pu venirsi a trovare, seguita da quella etica e da quella religiosa. Dell'uomo estetico propria l'incapacit di programmare e ricordare, poich non pensa al futuro n al passato: egli vive nell'orizzonte della possibilit infinita, poich non ha scelto se stesso infinitamente. Ne deriva una personalit frammentata, una parcellizzazione dell'individualit. Nel momento in cui ne prende coscienza, l'uomo estetico non pu pi rimanere in questo stadio "innocentemente": egli pu operare la scelta della sua personalit, ed in questo caso si trova gi nello stadio etico, oppure pu tentare di salvarsi dalla disperazione pi assoluta attraverso la ripetizione infinita dello stesso gesto (la seduzione) per dare una parvenza di stabilit e di continuit alla sua vita. Per l'uomo estetico ogni atto come se fosse eterno, egli non ha memoria nel senso che non ha presenti alla mente n il passato n il futuro, poich egli nel momento, si perde totalmente nello stato d'animo senza essere in grado di controllarlo. Nel suo agire non c' un principio e una fine, ma ogni momento ha valore per se stesso, e non in funzione di un futuro che ne sar effetto e di un passato che ne causa. Una concezione ciclica del tempo, propria in Kierkegaard dell'uomo estetico e contrapposta a quella lineare dell'uomo etico, presente e anzi centrale nel pensiero di Nietzsche, solo che per quest'ultimo se si vuole vivere bisogna dimenticare tutto e l'unico uomo felice al mondo quello assolutamente inconsapevole, che ha una concezione a-storica, non lineare del tempo proprio come il don Giovanni di Kierkegaard. Questo pensiero espresso nella dottrina dell'eterno ritorno dell'uguale, secondo cui ogni attimo deve essere vissuto per se stesso, come se dovesse ritornare per l'eternit, non come semplice anello di una catena di cause ed effetti in cui solo il termine d senso a tutto il resto. Ogni attimo quindi gi perfetto cos com', tanto che il motto cui lo spirito libero fa riferimento : Divieni quello che sei. A questo punto, sembra sussistere un dualismo irrisolvibile tra quello che ho chiamato tempo lineare, o oggettivo, o della storia, e quello che invece ho chiamato tempo ciclico, o soggettivo, o della natura; tuttavia, se, come osservavo all'inizio, anche la concezione soggettiva del tempo determinata culturalmente e socialmente, e quindi storicamente, bisogna ammettere che entrambe le dimensioni stanno tra loro in una relazione di reciproco scambio e influenza. A questo proposito credo sia significativo il fatto che in ogni autore che si occupa del tema del tempo sia presente anche il recupero della tradizione, la valorizzazione del passato e l'importanza della memoria, per cui la concezione che il soggetto ha del tempo non mai slegata dal rapporto con la storia (individuale, ma anche, e soprattutto, collettiva). Cos, in Kierkegaard, l'uomo etico, avendo scelto se stesso infinitamente ed essendo ci che divenuto, ha presente alla mente il proprio passato e da esso impara in vista del proprio futuro; e persino Nietzsche, nel paragrafo della Gaia Scienza intitolato Agi e Ozio, dice che i nostri antenati ci hanno insegnato ad avere una fede e a fare sacrifici per essa, e noi dobbiamo essere all'altezza del nostro passato. Allo stesso modo James Joyce, che nelle sue opere rappresenta attraverso il monologo interiore il flusso di coscienza dei personaggi e il tempo ne risulta incredibilmente dilatato o ristretto, rivelando quindi una percezione da parte dei personaggi del tutto diversa da quello che considerato il suo computo oggettivo, utilizza per anche il mithical method, una sorta di sintesi del passato collettivo in cui tutte le lingue si mescolano e si fondono insieme per dar vita ad un nuovo idioma. (se dovessi collegarlo con inglese!) Io adoro Kirkeegard!! Solo che non sono riuscita a collegarlo nella mia tesina.. uffps. Qui parla del tempo non so se ti va bene ma il migliore che ho trovato
2 anni fa

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