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TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE

PER LA CAMPANIA – NAPOLI


RICORSO
PER i sigg.ri:
1- VITIELLO GIUSEPPINA, …
2- ASCIONE VIRGINIA,…
3- PANARIELLO SALVATORE,…
4- SESSA OLGA, …
5- TRAVERSA GABRIELE,…
6- CUCINIELLO GIUSEPPINA, …
7- PELLEGRINO FILOMENA,…
8- CUCINIELLO ANNA, …
9- COZZOLINO ENRICO, …
10- BORGENNI MARIA ROSARIA…
11- FUSCO IMMA, ...
12- AGRETTO ROSA, …
13- GIORDANO ORSINI BRUNA, …
14- VITIELLO CONCETTA, ...
15- LANGELLA TERESA, …
16- FRANGIOSO RITA ANNA, …
17- CHIUSEL LUCA, ...
18- ASCIONE CIRO, …
19- MAGLIULO LUCIANO, …
20- COCCOLI ARCHETTA …
21- PANARIELLO CIRO, …
22- RAFFAELE RUSSO, …
23- MICHELE POLESE, …
i quali agiscono in proprio, nonché ex art. 9 del
T.U.E.L. facendo valere nel presente giudizio – in
qualità di elettori -le azioni ed i ricorsi di spettanza

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del comune di Torre del Greco (e da questo non
esercitate)
- RICORRENTI
NONCHE’ PER l’Unione Nazione Consumatori
(U.N.C.) Comitato territoriale di Torre del Greco in
p.l.r.p.t. avv. Antonio Cardella C.F. 95072900632
- RICORRENTE
tutti rapp.ti e difesi, in virtù di procura a margine al
presente atto, dagli avv.ti Gennaro Torrese, Luigi
Torrese e Raffaele Montefusco, tutti elett.te dom.ti
presso lo studio del primo in Napoli alla via Ugo
Niutta, 36
CONTRO il Ministero della Salute in persona del
Ministro p.t. dom.to ex lege presso l’Avvocatura
Distrettuale dello Stato in Napoli alla via Diaz, 11
- resistente
CONTRO la Presidenza del Consiglio dei Ministri in
persona del Presidente p.t. dom.to ex lege presso
l’Avvocatura Distrettuale dello Stato in Napoli alla
via Diaz, 11
- resistente
NONCHE’ la Regione Campania, in persona del
Presidente p.t. dom.to per la carica presso la sede
dell'ente sita in Napoli alla Via Santa Lucia n. 81
- resistente;
NONCHE’ il Presidente p.t. della Regione Campania
dott. Stefano Caldoro nella qualità di Commissario
ad acta per la prosecuzione del Piano di Rientro del
Settore Sanitario, domiciliato per la carica presso la
sede dell'ente sita in Napoli alla Via Santa Lucia n.

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81, nonchè ex lege presso l’Avvocatura Distrettuale
dello Stato in Napoli alla via Diaz, 11
- resistente;
NONCHE’ l’Azienda Sanitaria Locale di Napoli 3
SUD, in persona del legale rapp.te p.t. domiciliato
per la carica in Castellammare di Stabia al
C.so A. De Gasperi, 167

- resistente;
NONCHE’, ANCHE AI FINI DELLA INTEGRITA’
DEL CONTRADDITTORIO EX ART. 9 T.U.E.L. il
Comune di Torre del Greco in persona del Sindaco
p.t. dom.to per la carica in Torre del Greco alla p.zza
del Plebiscito, 1;
per l'annullamento
a) del decreto n. 49 del 27.9.2010 a firma del
Commissario ad acta per la prosecuzione del Piano
di Rientro del Settore Sanitario Dott. Stefano
Caldoro - pubblicato sul Bollettino Ufficiale della
Regione Campania n. 65 del 28.9.2010 - che ha
approvato, quale documento allegato, il Piano di
riassetto della rete ospedaliera e territoriale
(che annulla e sostituisce integralmente i documenti
approvati con i precedenti decreti commissariali n.
29/2010, 42/2010 e 46/2010), nella parte in cui
dispone che il Presidio Ospedaliero di Torre del
Greco “Agostino Maresca” sia “riconvertito”
“riclassificato” e “nuovamente destinato” in
struttura ospedaliera di tipo riabilitativo atto ad
ospitare la struttura polifunzionale per la salute

3
(S.P.S.); e viene, quindi, inserito tra quelli
suscettibili di interventi in termini di
dismissione/riconversione/riorganizzazione in
quanto non in grado di assicurare adeguati profili di
efficienza e di efficacia.
b) per quanto possa occorrere, del precedente
decreto n. 42 del 14.7.2010 a firma del
Commissario ad acta per la prosecuzione del Piano
di Rientro del Settore Sanitario Dott. Stefano
Caldoro - mai pubblicato che ha approvato, quale
documento allegato, il Piano di riassetto della rete
ospedaliera e territoriale (poi annullato e sostituito
integralmente per effetto del decreto n. 49/2010)
che aveva già sancito per il Presidio Ospedaliero di
T.Greco la misura di riconversione sopra descritta;
c) della nota del direttore U.O.C. di Pediatria e
Neonatologia degli Ospedali Riuniti del Golfo
Vesuviano del 30.10.2010 con la quale si sospende
il servizio di consulenza pediatria continuo 24h/24h
presso il P.O. A. Maresca di Torre del Greco;
d) della nota prot. 4735 del 18.11.2010 del Direttore
Sanitario degli Ospedali Riuniti “Golfo Vesuviano”
con il quale si dispone il blocco dei ricoveri di
urologia nel P.O. A. Maresca di Torre del Greco;
e) di ogni altro atto, preordinato, connesso e
consequenziale, (tutti non conosciuti nel
contenuto) comunque lesivo dei diritti dell'ente
comunale ricorrente tra cui:
- la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 24
luglio 2009 di commissariamento della Regione

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Campania ai sensi dell’art. 4 della legge n.
222/2007; e la successiva deliberazione del Cons.
Min. del 24 aprile 2010 di conferimento dei poteri
commissariali al nuovo Presidente della Regione
Campania dr. Stefano Caldoro;
- il definitivo parere del Tavolo Tecnico per la
Verifica degli adempimenti Regionali del 2
settembre 2010;
- e comunque di tutti gli altri atti, ugualmente ignoti
ai ricorrenti, con i quali l’ASL NA3 SUD sta
provvedendo a dare attuazione all’impugnato
provvedimento chiudendo i reparti di pediatria,
ostetricia, ginecologia e urologia,
previa sospensione
dell'efficacia dei citati provvedimenti e contestuale
inibizione a porre in essere azioni ulteriori
relativamente alla procedura de qua.
PREMESSA
• Il Presidio Ospedaliero "Agostino Maresca” di Torre
del Greco è un ospedale pubblico che da quasi 100
anni è situato in Torre del Greco al servizio delle
esigenze dell’intero comprensorio vesuviano.
Esso serve le esigenze di una vasta popolazione,
pari a circa 400.000 abitanti e che parte da San
Giorgio a Cremano e include Portici, Ercolano, San
Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco e Trecase.
Tale nosocomio è sempre stato in grado di fornire
tutti i servizi relativi all'assistenza ed alla cura dei
cittadini, specie il primo soccorso, garantendo un
livello di prestazioni largamente apprezzato

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dall'utenza.
Occorre infatti evidenziare che il P.O. A. Maresca
costituiva l’unico pronto soccorso e nosocomio
pubblico di riferimento per una zona ad altissima
densità abitativa quale l’area dei comuni vesuviani.
La facile accessibilità del plesso ospedaliero,
l’enorme bacino di utenza, la sua ubicazione al
servizio di un territorio sovraffollato, la vicinanza a
infrastrutture e collegamenti viari come quello del
nastro autostradale NA-SA, ha reso tale nosocomio
un riferimento solido e costante per la tutela della
salute di tutta la popolazione vesuviana.
Prima dell’approvazione degli atti impugnati, il
nosocomio torrese era inoltre dotato delle Unità
Operative Complesse di Medicina, Chirurgia, Salute
Mentale, Lungodegenza e Degenza post-acuzie, con
un totale di 134 posti letto complessivi, come
certificato dalla l.r. 16/2008.
In base agli accordi di programma sottoscritti ai
sensi dell’art. 5/bis del D.Lgs 30.12.1992 n. 502 e
ss. mm. E dell’art. 2 l. 23.12.1996 n. 662 l’Ospedale
Maresca era inoltre destinatario di fondi per €
8.340.778,92 finalizzati alla ristrutturazione delle
degenze chirurgiche, mediche, terapie intensive,
materno infantile, servizi generali e ambulatori.
Fondi, questi ultimi, individuati nella delibera di
Giunta Regionale n. 878 del 23.6.2006; e purtroppo
mai utilizzati (e quindi poi revocati) insieme a molti
altri nella Regione Campania - con decreto del
Ministro della Salute dell’8.7.2010.

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Orbene la legge regionale n. 16/2008- lungi dal
dimettere il nosocomio - prevedeva solo una
leggera riduzione del numero complessivo dei
posti letto che sarebbero dovuti divenire 115
dai 134 esistenti.
La medesima legge prevedeva il trasferimento di
alcune UU.OO. presenti nel P.O. Maresca
(otorinolaringoiatria e ortopedia) e il potenziamento
di altre – di eccellenza per il nosocomio torrese –
con l’aumento dei posti letto (gastroenterologia,
malattie del fegato, diabetologia).
La norma prevedeva anche il trasferimento del
punto nascita, neonatologia e pediatria presso il
P.O. di Boscotrecase, ma solo al completamento dei
lavori di tale struttura.
Il sistema previsto era quindi quello di un presidio
ospedaliero unico “Ospedali Riuniti del Golfo
Vesuviano” articolato sul plesso di Torre del Greco
“Ospedale A. Maresca” e sul plesso di Boscotrecase
“Ospedale Sant’Anna” come delineato con nota
prot. 30738 del 19.5.2008 dell’allora ASL Napoli 5.
Nel 2009 si procedeva – in ossequio alla richiamata
normativa regionale al trasferimento delle UU.OO. di
ortopedia e otorinolaringoiatria.
In conseguenza, il numero dei posti letti del P.O.
Maresca si riduceva a 98 nel mentre si era in attesa
del potenziamento previsto dalla stessa norma
regionale per portare il totale dei posti letto
disponibili a 115.
Nelle more, il piano di riassetto della rete

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ospedaliera oggi impugnato ha identificato quali
presìdi non in grado di assicurare adeguati profili di
efficienza e di efficacia tutte quelle strutture
pubbliche di ricovero per acuti che non
presentino almeno una dotazione di cento
posti letto.
Sicché, verificato che il P.O. Maresca aveva un
numero di posti letto inferiore a n. 100 (e ciòè n. 98
per i motivi detti innanzi) il nosocomio torrese è
stato destinato, dal Commissario ad Acta, a divenire
un centro di lungodegenza e un cronicario,
escludendolo dalla rete dell’emergenza.
Infatti, il Commissario ad acta per la prosecuzione
del Piano di Rientro del Settore Sanitario Dott.
Stefano Caldoro ha emanato il decreto n. 49 del
27.9.2010, avente a oggetto il riassetto della rete
ospedaliera e territoriale, con il quale ha incluso il
Presidio Ospedaliero Agostino Maresca di Torre del
Greco tra le strutture “riconvertite” “riclassificate” e
“nuovamente destinate” in struttura ospedaliera ad
indirizzo riabilitativo atta ad ospitare la struttura
polifunzionale per la salute (S.P.S.) la cui funzione è
descritta al punto E) del decreto n. 49.
Il punto E), emblematicamente, è intitolato
“dismissione delle strutture ospedaliere quale
strumento per il potenziamento della rete
territoriale”. E prosegue: “negli stabilimenti delle
strutture dismesse o riconvertite in ospedali con
funzione riabilitativa… le Aziende Sanitarie Locali
provvedono, utilizzando gli spazi a disposizione, ad

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offrire ai cittadini adeguate forme di assistenza
extraospedaliera incentrate sui sistemi di “cure
primarie” volte a garantire una più efficace presa in
carico dei nuovi bisogni di salute.
Pertanto – prosegue il decreto n. 49 laddove (come
nel caso del P.O. Maresca n.d.r.) “le condizioni
geografiche di non eccessiva dispersione territoriale
consentano l’aggregazione dei servizi e non
comportino una difficoltà di accesso per i cittadini,
vanno allocate piattaforme territoriali attrezzate
denominate “strutture polifunzionali per la salute”
(S.P.S.)”.
Essa costituisce, sempre a tenore del decreto
impugnato, un modo per integrare e facilitare i
percorsi e i rapporti tra servizi e i cittadini, restituire
alla popolazione una visione unitaria del concetto di
“salute”, sia come diritto di ogni cittadino, che come
interesse della comunità...
Nell’ambito delle S.P.S. possono essere pertanto
allocati:
a. ambulatori di prime cure e per le piccole urgenze
aperti nelle ore diurne, per piccoli interventi che
non necessitano di ricovero in ospedale;
b. la sede del coordinamento delle attività comuni a
tutti i medici di famiglia, sia che agiscano all’interno
sia che mantengano gli studi medici al di fuori della
ex struttura ospedaliera e per attività quali: raccolta
di dati epidemiologici, definizione di programmi e di
protocolli terapeutici, approfondimenti sui temi
specifici quali uso dei farmaci, interventi di

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educazione alla salute dei cittadini… (i punti
sospensivi sono del decreto n.d.r.);
c. la sede della attività di continuità assistenziale;
d. la sede delle attività di P.S.A.U.T. (emergenza
territoriale–118)
f. ambulatori medici specialistici con aree e orari
adeguati, parametrati sulla base delle esigenze
della popolazione, e che utilizzano specialisti
convenzionati;
g. ambulatori di radiologia e laboratori di analisi;
h. la sede del coordinamento delle cure domiciliari;
i. le strutture di degenza territoriale (Ospedale di
Comunità, Residenza Sanitaria, Centro dei disturbi
alimentari, hospice, ecc.);
j. i servizi socio-sanitari che possono essere
variamente rappresentati dei diversi bisogni dalle
comunità in funzione dei vincoli di programmazione.
Di fatto, al di là delle parole, la realtà è che la
trasformazione del P.O. Maresca in “struttura
polifunzionale per la salute” (S.P.S.) comporta di
fatto la cessazione di ogni funzione ospedaliera e di
primo soccorso e la perdita del punto nascita di
Torre del Greco, città più grande per popolazione e
territorio della fascia costiera costiera vesuviana e
quarta città della Campania.
Infatti lo stesso decreto impugna toglie al riguardo
ogni dubbio: la nuova destinazione dell’(ex)
complesso ospedaliero, comporta la cancellazione
del P.O. Maresca dalla rete delle emergenze e la
chiusura dei reparti dell’Ospedale e in particolare:

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1) Disattivazione punti nascita: a tenore del decreto
impugnato la “riorganizzazione programmata dei
punti nascita prevede per il P.O. Maresca di Torre
del Greco la disattivazione del punto nascita che
confluirà nel presidio di Boscotrecase. Per effetto di
questo trasferimento il punto nascita del presidio
ospedaliero di Boscotrecase, con un numero di parti
inferiore a 500, è programmato per assorbire
l’utenza che affluiva al P.O. Maresca.
2) Trasferimento della unità operativa e del reparto
gastroenterologia e di endoscopia digestiva (reparto
di eccellenza del Maresca) presso la attivanda
Azienda Ospedaliera Ospedale del Mare e,
provvisoriamente, nelle more dell’attivazione della
nuova Azienda ospedaliera, presso il presidio
ospedaliero Loreto mare. Lo stesso decreto
impugnato prende atto che tale U.O. è “dotata di
specifiche professionalità e comprovata esperienza
nella gestione delle urgenze di riferimento per tutta
la regione.
3) trasferimento dell’U.O. di urologia presso il P.O.
San Gennaro di Napoli per poi confluire nella nuova
Azienda Ospedale del Mare.
4) la chiusura del U.O. di cardiologia e dell’U.T.I.C.
(Unità terapia intensiva coronaria): infatti il decreto
impugnato prevede che “le attuali unità operative
per acuti confluiranno nell’ospedale di Boscotrecase
che è individuato quale spoke della rete
cardiologica.
Tali misure ai danni del plesso sanitario sopra

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menzionato - e, di conseguenza, di tutta la
popolazione del circondario vesuviano - era già stata
adottata nel documento allegato al precedente
decreto n. 42/2010 (poi annullato e sostituito
integralmente da quello di cui al decreto n.
49/2010).
Successivamente, l’ASL NA3 SUD, con le
deliberazioni pure impugnate ha approvato a dare
attuazione alle previste dismissioni delle Unita
Operative.
Tanto premesso, i ricorrenti (cittadino elettori di
Torre del Greco) in proprio nonchè in surroga ex art.
9 del T.U.E.L., - facendo così valere nel presente
giudizio le azioni ed i ricorsi di spettanza di detto
ente e da questi non esercitati), a mezzo dei
sottoscritti procuratori, rilevano che il decreto
commissariale n. 49/2010 e il documento allo stesso
allegato (vale a dire, il Piano di riassetto della rete
ospedaliera e territoriale), nonché gli altri atti
impugnati, sono palesemente illegittimi e chiedono,
pertanto, che vengano annullati alla luce di
ciascuno dei seguenti motivi di
DIRITTO
In via preliminare
1) Osservazioni sulla legittimazione
processuale e sull'interesse dei ricorrenti a
ricorrere ex art. 100 c.p.c.
In via preliminare e nel rito, anche alla luce della
rappresentazione delle circostanze di fatto sopra
articolate, si premettono alcune considerazioni ai

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fini della dimostrazione della sussistenza del
presupposto di interesse di cui 100 c.p.c. da parte
dei soggetti agenti e della ricorrente Unione
Consumatori.
DELLA LEGITTIMAZIONE PROCESSUALE DEI
SINGOLI RICORRENTI IN PROPRIO: i singoli
ricorrenti sono cittadini, ed elettori, di Torre del
Greco e agiscono nel presente giudizio in proprio
avendo l’interesse qualificato acché nella propria
città continui ad esistere e ad operare un nosocomio
ospedaliero e un presidio d’urgenza.
Agiscono altresì in surroga del comune di Torre del
Greco ex art. 9 del T.U.E.L. facendo valere quindi
anche le azioni e i ricorsi di spettanza di detto ente
locale, il quale aveva piena legittimazione ad agire
innanzi a codesto Tribunale Amministrativo al fine di
tutelare la persistenza della piena operatività
dell’Ospedale cittadino e l’effettività delle
prestazioni del servizio sanitario in favore dei suoi
cittadini e residenti; in sintesi il generalissimo diritto
alla salute e alla vita.
In via preliminare, preme sottolineare che, in
fattispecie di tal genere, la posizione legittimante di
un'Ammmistrazione comunale è da rinvenirsi
proprio nella sua qualità di ente esponenziale degli
interessi generali della comunità locale, tra i quali
assume indubbia consistenza quello alla
conservazione della consistenza organizzativo-
funzionale di strutture sanitarie locali che assicurino
la più tempestiva ed efficace risposta alle esigenze

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di tutela del diritto alla salute della popolazione
rappresentata, anche in considerazione della
relativa lontananza e della difficoltà di rapido
ricovero presso altre strutture sanitarie (cfr.
Consiglio di Stato, Sezione IV, 29 aprile 2002 n.
2281, che conferma TAR Veneto, 12 aprile 2000 n.
922) e della scomparsa sul territorio cittadino di un
ospedale.
Non può infatti dubitarsi che i Comuni siano soggetti
istituzionali direttamente o indirettamente partecipi
della programmazione sanitaria generale, in senso
ampio.
Già l'art. 55 comma 3 della Legge 23.12.1978 n.
833 (istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale)
stabiliva che le Giunte regionali, nel predisporre i
Piani sanitari regionali triennali (come momento e
strumento di attuazione dei Piani sanitari nazionali
triennali) adottassero "... la procedura prevista nei
rispettivi statuti per quanto attiene alla
consultazione degli enti locali e delle altre istituzioni
ed organizzazioni interessate ".
L'art. 1, comma 3, del D. Lgs. 30/12/19992 n. 502 -
come sostituito dall'art. 1 del D. Lgs. 19/06/1999 n.
299 - nel definire il Piano sanitario regionale come
"... piano strategico degli interventi per gli obiettivi
di salute e il funzionamento dei servizi per
soddisfare le esigenze specifiche della popolazione
regionale anche in riferimento agli obiettivi del
Piano sanitario nazionale" — ha ribadito che le
Regioni "... adottano o adeguano i Piani sanitari

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regionali prevedendo forme di partecipazione delle
autonomie locali, ai sensi dell'art. 2 comma 2 bis,
nonché delle formazioni sociali private non aventi
scopo di lucro, impegnate nel campo dell'assistenza
sociale e sanitaria, delle organizzazioni sindacali
degli operatori sanitari pubblici e privati e delle
strutture accreditate dal Servizio Sanitario
Nazionale ".
Ma già l'art. 3, comma 14 del D. Lgs. n. 502/1992 -
come sostituito dall'art. 4 del D. Lgs. 7.12.1993 n.
517 - aveva stabilito forme di partecipazione
differenziata degli enti locali minori alla
programmazione sanitaria regionale, nelle sue
articolazioni sub-regionali e locali (nei Comuni
coincidenti con l'ambito territoriale dell'Unità
Sanitaria Locale ed al fine di "... corrispondere alle
esigenze della popolazione" è affidato al Sindaco di
definire le linee di indirizzo per l'impostazione
programmatica dell'attività, esaminare il bilancio
pluriennale di previsione e quello di esercizio,
rimettere alla Regione le relative osservazioni,
verificare l'andamento dell'attività e contribuire alla
definizione dei piani programmatici, trasmettendo le
proprie valutazioni e proposte al Direttore Generale
dell'US.L. e alla Regione; tali attribuzioni in caso di
UU.SS.LL. sovracomunali o infracomunali sono
assegnate invece ad apposito organismo, la
Conferenza dei Sindaci e/o dei Presidenti delle
circoscrizioni di riferimento territoriale, tramite
propria rappresentanza e con modalità di esercizio

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demandate alla normativa regionale).
Ed ancora, il comma 2 bis dell'art. 2 del D. Lgs. n.
502/92 - come introdotto dall'art. 2 del D. Lgs. n.
299/99 - ha istituito un ulteriore organo collegiale,
denominato Conferenza Permanente per la
programmazione sanitaria e socio-sanitaria
regionale, composto fra gli altri dal Sindaco del
Comune in caso di AA.UU.SS.LL. di ambito
interamente comunale, dal Presidente della
Conferenza dei Sindaci per le AA.UU.SS.LL.
sovracomunali e dal Sindaco o dai Presidenti di
circoscrizione per le AA.UU.SS.LL. irrfracomunali,
oltre che da rappresentanti delle associazioni
regionali delle autonomie locali, con funzioni di
consulenza obbligatoria sul progetto di Piano
sanitario regionale e di partecipazione alla verifica
degli strumenti di pianificazione sottostanti (piani
attuativi locali).
Mentre il successivo comma 2 quinquies - del pari
introdotto dall'art. 2 del D. Lgs. n. 299/99 - ha
demandato alla normativa regionale di fissare i
rapporti tra programmazione regionale e
programmazione attuativa locale, ivi comprese "...
le modalità della partecipazione degli enti locali
interessati".
Orbene, la Regione Campania, in attuazione delle
previsioni contenute nel D. Lgs. n. 502/92, ha
dettato con legge del 3.11.1994 n. 32 disposizioni in
materia di riordino del Sistema Sanitario Regionale
finalizzato alla tutela e alla promozione della salute

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psico-fisica, prevedendo sin dall'art. 3 che i Comuni
(tramite il Sindaco o la Conferenza dei Sindaci)
rientrano tra i soggetti istituzionali cui è affidata la
realizzazione delle finalità e degli obiettivi di cui alla
legge regionale.
Ancora, all'art. 20 è statuito che agli organi
rappresentativi dei Comuni spetta "... provvedere
alla definizione, nell'ambito della programmazione
regionale, delle linee di indirizzo per
l'impostazione... esaminare il bilancio pluriennale di
previsione ed il bilancio di esercizio e rimettere alla
Giunta regionale le relative osservazioni... verificare
l'andamento generale dell'attività segnalando al
Direttore Generale e alla Giunta regionale
valutazioni e proposte anche con la finalità di
assicurare l'adeguata erogazione delle prestazioni
previste dai livelli uniformi di assistenza...
contribuire alla definizione dei piani attuativi
programmatici dell’Azienda Sanitaria Locale
trasmettendo al Direttore Generale e alla Giunta
regionale valutazioni e proposte ".
Infine, l'art. 31, nello stabilire che la Giunta
regionale sovraintende all'attuazione del Piano
Sanitario Regionale, prevede espressamente che "...
a tal fine, recepisce osservazioni e valutazioni dei
Sindaci o dei Comitati di rappresentanza delle
Conferenze dei Sindaci".
Dal rapido excursus normativo che precede, si
evince dunque che le Amministrazioni comunali, in
via diretta (per le AA.SS.LL. di ambito coincidente

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con quello del Comune o di ambito infracomunale) o
in via indiretta per il tramite della Conferenza dei
Sindaci (per le AA.SS.LL. di ambito sovracomunale),
sono portatrici di interessi istituzionali qualificati di
tipo partecipativo in ordine al processo di
programmazione sanitaria regionale.
Non può dunque porsi in dubbio che esse abbiano
piena legittimazione attiva in ordine all'impugnativa
di atti della programmazione sanitaria regionale
anche, e soprattutto, in quanto facciano valere la
supposta lesione dell'interesse istituzionale alla
partecipazione al procedimento relativo all'adozione
dei suddetti atti.
Come logico ed ulteriore corollario della positiva
ricognizione della sussistenza del segnalato
interesse istituzionale qualificato in ordine al
processo di programmazione sanitaria regionale,
non può dubitarsi che le Amministrazioni comunali,
in quanto enti esponenziali degli interessi generali
della comunità locale - e quindi, tra di essi, anche di
quelli attinenti ad una organizzazione sanitaria in
grado di garantire, al livello migliore di efficacia ed
effettività, il diritto alla salute della popolazione
insediata nel territorio comunale - abbiano piena
legittimazione processuale in ordine all'impugnativa
degli atti che incidano sugli assetti organizzativi
delle strutture sanitarie allocate nel territorio
comunale, senza che possa assumere alcun rilievo
ostativo la circostanza che tali strutture servano
anche la popolazione di altri Comuni, essi pure

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semmai legittimati a proporre a loro volta
l'impugnativa.
Le osservazioni che precedono sono, peraltro,
confortate dagli orientamenti generali e specifici
della giurisprudenza amministrativa, che in più
occasioni ha avuto modo di precisare che:
• il Comune, in quanto ente esponenziale degli
interessi generali della collettività "... tra i quali è da
ritenersi ricompreso quello all’erogazione — anche
sotto il profilo strettamente burocratico – del
servizio pubblico relativo all'amministrazione del
servizio di sanità pubblica nel senso più consono
agli interessi della collettività, è legittimato ad
impugnare un provvedimento regionale di
organizzazione sanitaria ..." (cfr. TAR Puglia, Bari,
Sezione 2, 13 maggio 2002 n.2287);
"Il Comune è legittimato ad impugnare
provvedimenti di riorganizzazione sanitaria lesivi
degli interessi dei cittadini della comunità locale di
cui è ente esponenziale, e anche dei soggetti che vi
dimorano anche temporaneamente, ed anche di
comunità montana i cui appartenenti gravitano su
struttura sanitaria soppressa, ed è portatore di un
interesse diretto ed attuale all'annullamento di tali
provvedimenti" (cfr. TAR Veneto, 12 aprile 2000 n.
922; confermata da Consiglio di Stato, Sezione TV,
29 aprile 2002 n. 2281).
"In forza delle attribuzioni del Comune in materia
sanitaria a norma dell'art. 13, secondo comma,
della Legge 23 dicembre 1978 n. 833, l'Ente locale

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deve ritenersi legittimato ad impugnare un atto
regionale che incìda direttamente sull'interesse
della comunità, indipendentemente dalla
legittimazione attiva eventualmente spettante nei
confronti del medesimo atto all'Unità Sanitaria
Locale lesa dal provvedimento " (cfr. TAR Puglia,
Bari, 26 aprile 1993 n. 39);
“Il Comune è legittimato a ricorrere in sede
giurisdizionale contro atti che si assumono lesivi di
situazioni sostanziali, che si ricollegano alla
posizione istituzionale del Comune quale Ente
pubblico territoriale, e quindi ogniqualvolta
l'illegittimità dell'atto sì traduca concretamente
nella perdita di utilità riferibili al Comune, sìa come
Ente amministrativo sia come Ente esponenziale "
(cfr. Consìglio dì Stato, Sezione IV, 5 settembre
1990 n. 630; TAR Friuli Venezia Giulia, 30 gennaio
2001 n. 32, TAR Sardegna, 10 luglio 2001 n. 778).
Alla stregua dei rilievi che precedono, risultano
assolutamente sussistenti nella fattispecie de qua la
legittimazione processuale attiva e l'interesse ad
agire del ricorrente Comune di Torre del Greco, e
quindi dei suoi cittadini in proprio e in surroga ex
art. 9 T.U.E.L., avverso il provvedimento regionale
che ha decretato la riconversione del Presidio
Ospedaliero “Agostino Maresca” di Torre del Greco
in una struttura polifunzionale per la salute (S.P.S.)
con compiti e funzioni da definire nel dettaglio nel
Piano attuativo aziendale, sancendo
sostanzialmente la dismissione del nosocomio

20
torrese.
DELLA LEGITTIMAZIONE PROCESSUALE DELLA
UNIONE CONSUMATORI: al riguardo è necessario
precisare che, l’associazione ricorrente è organismo
rappresentativo ed esponenziale dei consumatori
operanti nell’ambito del comprensorio vesuviano e
degli interessi che ad essi fanno capo. Protezione,
informazione, formazione, tutela dei consumatori,
costituiscono i fini istituzionali dell’associazione, a
tutela della posizione dei singoli associati e dei
consumatori.
Il mantenimento dell’Ospedale Maresca nel territorio
di Torre del Greco, che gli atti impugnati hanno
illegittimamente trasformato in “struttura
polifunzionale per la salute” (S.P.S.) dimostra in
tutta evidenza la integrazione dell'interesse
dell’associazione ricorrente – nell’esplicazione delle
sue facoltà di legge e dei propri obiettivi statutari di
salvaguardia dei consumatori del “prodotto salute”
e del “diritto alla salute” - all'impugnazione degli
atti impugnati, con conseguente riscontro del
presupposto processuale, prescritto dall'art. 100
c.p.c.
Gli atti impugnati inoltre incidono direttamente e in
maniera negativa nella sfera dei “consumatori” del
prodotto salute.
E’ evidente pertanto l’interesse processuale della
ricorrente associazione ad impugnare gli atti
amministrativi che essa assume illegittimi al fine
della tutela – secondo la propria funzione

21
istituzionale – degli interessi collettivi degli utenti e
dei consumatori pregiudicati dalla chiusura
dell’Ospedale Maresca e al fine dell’ottenimento
della formale censura in sede giudiziale dei
provvedimenti impugnati.
Questi ultimi si palesano ex se viziati da violazione
di legge, direttamente afferenti la posizione degli
Enti pubblici emanatori degli atti, che hanno agito in
dispregio della normativa sostanziale, oltre che della
normativa in materia di procedimento
amministrativo, come si dirà puntualmente nei
successivi motivi di ricorso.
In definitiva, riguardo a tali atti, infatti, il ricorso
dell’Unione Consumatori risulta pertinente ai fini
statutari dell'associazione in quanto rivolta alla
tutela dell'interesse degli utenti del "servizio salute”
(cfr. TAR Campania Napoli sez. V 25.6.2002 n.
3752).
NEL MERITO
1) Violazione e falsa applicazione degli artt.
117 e 120 della costituzione nonché dell’art. 8
della legge n. 131/2003 . Violazione della
legge reg. 16/2008 – Violazione dell’art. 4
della legge n. 222/2007 nonchè della legge n.
191/2009. Difetto dei presupposti di diritto.
Incompetenza.
Il Presidente della Regione Campania – nella riferita
qualità di Commissario Governativo – ha esercitato i
poteri sostitutivi conferitigli addivenendo ad un
riassetto della Rete Ospedaliera e Territoriale che

22
prevede la dismissione del P.O. Maresca di Torre del
Greco. Detta determinazione commissariale – come
si è detto in punto di fatto - collide con la legge
regionale n. 16/2008 - che confermando
l’importanza strategica del nosocomio e lungi dal
dismetterlo - prevedeva solo una minima riduzione
del numero complessivo dei posti letto (che
sarebbero dovuti divenire 115 dai 134 esistenti).
Al fine di legittimare ciò il Commissario ha decretato
la “conseguente rimozione della LR 16/2008
nella parte in cui disciplina la ristrutturazione
della rete ospedaliera e di tutti i
provvedimenti in contrasto con il presente
decreto”.
Detta determinazione è illegittima; la medesima
invero non è assistita da preventivi atti di
conferimento dei poteri idonei a consentire
all’Autorità Amministrativa Commissariale di
abrogare e/o disapplicare atti aventi rango di legge
(sia pure sub primaria).
- In primo luogo, quanto al procedimento
governativo di commissariamento, si deve rilevare
che entrambe le deliberazioni del Consiglio dei
Ministri citate in epigrafe – con le quali si è
provveduto alla preposizione commissariale (e di cui
si ribadisce non si conosce il contenuto) – sono
illegittime poichè non risulta che alle relative
riunioni del C.d.M. abbia partecipato anche il
Presidente della Giunta Regionale della Campania,
cosi come previsto dall’art. 8 comma 1° della legge

23
n. 131/2003. Non risulta altresì che gli atti di
preposizione siano stati adottati su proposta del
Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto
con il Ministro della Salute, sentito il Ministro per gli
affari regionali e le autonomie locali (così come
previsto dalla legge n. 222/2007).
Aggiungasi che i poteri commissariali in questione
sono stati affidati e/o esercitati da autorità
incompetente ovvero incompatibile. Ed infatti,
essendo stato all’uopo preposto il Presidente p.t.
della Giunta Regionale della Campania, i
provvedimenti di preposizioni e gli atti
conseguentemente adottati dal Commissario
collidono con la disposizione di cui all’art. 4 della
legge n. 222/2007 secondo cui “La nomina a
commissario ad acta e' incompatibile con
l'affidamento o la prosecuzione di qualsiasi incarico
istituzionale presso la regione soggetta a
commissariamento.
Cosicché il soggetto in carica non poteva essere
designato in quanto già ricopriva la carica di
Presidente della Giunta Regionale; ciò vizia anche
derivativamente gli atti impugnati. In ogni caso gli
atti dal Commissario devono altresì ritenersi inficiati
da incompetenza in quanto il suddetto Commissario
ha mantenuto la carica istituzionale ricoperta in
spregio alla disposizione di legge innanzi riferita.
- Nel merito si deve invece rilevare che gli atti
impugnati sono illegittimi poiché il vigente
ordinamento giuridico non demanda direttamente

24
all’Autorità di Governo il potere (sia potere
sostitutivo) di annullare, abrogare, disapplicare gli
atti normativi regionali aventi valore e forza di
legge.
Siffatto potere non è direttamente contemplato né
dall’art. 120 della Costituzione; né dalla relativa
disposizione di attuazione di cui all’art. 8 della legge
n. 131/2003; né tantomeno dall’art. 4 delle legge n.
222/2007.
Al riguardo deve invero rilevarsi che l’art. 120 della
Costituzione demanda direttamente ed unicamente
al “Governo il potere di sostituirsi ad organi della
Regione …. quando lo richiedano la tutela dell’unità
giuridica ed economica ed in particolare la tutela
dei livelli essenziali delle prestazioni…”.; senza
alcuna compartecipazione o concorso del
Parlamento.
Da ciò discende che l’ambito dei poteri
commissariali non possa ovviamente eccedere quelli
governativi; e quindi non possa estendersi – in
ossequio a generalissimi principi di rispetto di
gerarchia delle fonti – a qualsivoglia attività che
abbia incidenza diretta su atti normativi aventi
valore e forza di legge regionale (quale la
rammentata legge n. 16/2008).
In contrario avviso, non può essere di certo opposta
la previsione contenuta nell’art. 4 della legge n.
222/2007 secondo cui il Governo “diffida la regione
ad adottare entro quindici giorni tutti gli atti
normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali

25
idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi
previsti nel Piano”, poiché, alla stregua di quanto
premesso, detto riferimento agli atti normativi non
può che riferirsi alle fonti secondarie (ovverosia al
potere regolamentare, la cui competenza è peraltro
attribuita alle regioni in via esclusiva nelle materie
di legislazione concorrente a mente dell’art. 117, 6°
comma Cost.).
A tutto concedersi, potrà al massimo ritenersi che il
potere governativo commissariale di incidere su atti
aventi valore e forza di legge (sia pure sub-primaria)
possa intervenire solamente allorquando il
medesimo sia esercitato (ed esercitatile) con atti di
pari valore; e quindi con il concorso preventivo o
successivo del Potere Legislativo. Indi a mezzo di
Decreti Legislativi assistiti da legge di delega,
ovvero da decretazione di urgenza soggetta a
ratifica; ovvero anche con le ordinarie procedure di
cui alla legge di Finanza pubblica n. 196/2009, ed in
particolare all’art. 8 comma 2, ed art. 10 comma 2-
lett f), che dettagliano il Patto di Stabilità interno e
le sanzioni a carico degli enti territoriali “nel caso di
mancato rispetto di quanto previsto dal Patto”.
Tutte attività che nella specie non risultano
intervenute e che, quindi, non possono legittimare il
potere governativo e l’attività commissariale nella
specie illegittimamente esercitata.
Ad ulteriore suffragio di quanto si qui sostenuto non
sembra inutile rammentare che, a mente dell’art.
120 ult. co. Cost. e dell’art. 8 delle legge n.

26
131/2003, il potere sostitutivo del Governo e quello
commissariale debbono essere esercitati “nel
rispetto del principio di sussidiarietà e di leale
collaborazione”. E che, al riguardo, la Corte
Costituzionale ha sempre ritenuto che “ l’esercizio
dell’attività legislativa sfugge alle procedure di leale
collaborazione” (cfr. sentt. N. 401/2007 e
159/2008).
Aggiungasi, da ultimo, che a mente dell’art. 120
della Cost., i poteri sostitutivi sono esercitabili dal
Governo “…in particolare a tutela dei livelli
essenziali delle prestazioni…” di cui al precedente
art. 117, comma 2 lett. m). Cosicché - esattamente
all’opposto di quanto accaduto nella vicenda che ci
occupa ove sono stati sottratti primari servizi
sanitari al loro naturale bacino di utenza – detti
poteri possono intervenire unicamente al fine di
integrare i livelli essenziali eventualmente carenti;
ma giammai non nel senso di ridurre i servizi già
messi a disposizione dalla Regione.
2) Violazione e falsa applicazione dell'art. 32,
comma 1, della Costituzione. Eccesso di potere
per violazione del diritto alla salute e alla vita
dei cittadini. Violazione e falsa applicazione
della D.G.R.C. n. 460/07. Eccesso di potere per
contraddittorietà con i principi stabiliti nel
Piano di rientro dal disavanzo e di
riqualificazione e razionalizzazione del
Sistema Sanitario Regionale - Illogicità ed
irrazionalità manifeste, travisamento ed

27
erronea valutazione dei fatti, sviamento.
Il nuovo riassetto della rete ospedaliera e territoriale
sancito dall'impugnato decreto regionale n. 49/2010
- nella parte in cui viene stabilita la riconversione
del Presidio Ospedaliero di Torre del Greco in una
struttura polifunzionale per la salute (S.P.S.), con
funzioni e competenze del tutto indefinite - si pone
in aperto contrasto con il principio, di indubbia
valenza costituzionale, relativo alla tutela del diritto
alla salute di tutta la popolazione residente nell’area
vesuviana.
La misura prevista nei confronti della citata
struttura sanitaria è stata adottata sulla base di
meri calcoli ragionieristici, peraltro erronei, in
maniera indiscriminata e soprattutto senza tenere in
debito conto le particolarità legate alla situazione
geografica e territoriale dei luoghi in cui si
ripercuoterebbero gli effetti del provvedimento che
si impugna a mezzo del presente atto.
Infatti, bisogna necessariamente ancora evidenziare
che l'eventuale chiusura di tale plesso ospedaliero
priverebbe la comunità locale, ex abrupto, dell'unica
struttura sanitaria pubblica raggiungibile presente
su un territorio popolarissimo, con inevitabili e non
indifferenti ripercussioni negative per tutti i soggetti
bisognosi di cure mediche, anche in considerazione
della relativa lontananza da altri centri importanti e
della conseguente difficoltà di rapido ricovero
presso altre strutture.
E' opportuno a tal proposito rimarcare che il

28
provvedimento regionale in questa sede contestato
prevede la dismissione del nosocomio di Torre del
Greco in favore dell’ospedale di Boscotrecase
(struttura da un trentennio in corso di realizzazione
e della quale solo di recente è stata aperta un’ala) e
dell’Ospedale del Mare, struttura al momento
ancora in corso di realizzazione.
L'eventuale attuazione della programmazione
regionale comporterà quindi che i pazienti di questo
territorio dovranno convergere presso gli Ospedali di
Boscotrecase per le emergenze acute e i parti e
verso Napoli, in un nosocomio non ancora realizzato
per le Unità Operative dismesse dall’Ospedale
Maresca, con prevedibili disagi e pregiudizi derivanti
dai tempi di percorrenza e, in particolare, dalla
orografia del territorio.
Si evidenzi che l’eliminazione dal Maresca del
Pronto Soccorso priva un territorio enormemente
inurbato e densamente popolato (si pensi che Portici
ha una delle più alte densità abitativa del mondo) a
vantaggio di un centro di primo soccorso e per il
ricovero di acuti sito in Boscotrecase in un
nosocomio distante e raggiungibile, come si
dimostrerà in seguito, unicamente attraverso la
percorrenza di strade tortuose ed impervie.
L’accesso a tale nosocomio non è servito da
infrastrutture che non sono nemmeno in corso di
progettazione.
Alla luce di tanto, non è difficile arrivare alla
conclusione che con la dismissione del Presidio

29
Ospedaliero "Agostino Maresca” il diritto alla salute,
quale diritto primario all'assistenza sanitaria, di una
fetta consistente della popolazione vesuviana
(parliamo di circa 400.000 persone) arriverebbe ad
essere totalmente negato.
Come meglio si argomenterà in seguito, in caso di
emergenza acuta come ictus o infarto il P.O.
Maresca era raggiungibile in pochi minuti da tutta
l’area vesuviana per essere posto in modo
strategico fuori dai centri urbani e servito da una
viabilità dedicata.
Il P.O. di Boscotrecase, come si dimostrerà, è privo
di collegamenti e infrastrutture ed è raggiungibile
percorrendo una serie di stradine fuori mano.
Occorrono numerosi minuti per essere raggiunto già
in condizioni normali, che si complicano in caso di
pioggia.
Sicché un paziente cd. “acuto” (infarto in corso,
ictus o politraumatizzato) rischia di giungere già
cadavere nell’ospedale di Boscotrecase che –
peraltro – come si dirà in seguito è allocato in una
struttura così piccola che non è munito nemmeno
della T.A.C. (presente invece al P.O. Maresca).
Si ricorda che l'art. 32 della Costituzione italiana, nel
sancire la tutela della salute come "diritto
fondamentale dell'individuo ed interesse della
collettività", di fatto obbliga lo Stato e gli Enti
pubblici preposti a promuovere ogni opportuna
iniziativa e ad adottare precisi comportamenti
finalizzati alla migliore tutela possibile della salute

30
in termini di generalità e di globalità, atteso che il
mantenimento di uno stato di completo benessere
psico-fisico e sociale costituisce, oltre che diritto
fondamentale per l'uomo (per i valori di cui lo stesso
è portatore come persona), anche preminente
interesse della collettività per l'impegno ed il ruolo
che l'uomo stesso è chiamato ad assolvere per lo
sviluppo e la crescita della società civile.
Parimenti costituisce violazione del diritto alla salute
del cittadino la modifica, in negativo, dei livelli di
assistenza pubblica raggiunti specie ove tali
modifiche costituiscano un peggioramento dei livelli
assistenziali prima raggiunti.
Inoltre, sul piano della rilevanza giuridica, la salute
si configura come valore costituzionale supremo,
per cui, se la tutela di esso non può non subire i
condizionamenti che lo stesso legislatore incontra
nel distribuire le risorse finanziarie delle quali
dispone, tuttavia - così come acclarato da
giurisprudenza e dottrina dominanti - le esigenze
della finanza pubblica non possono assumere, nel
bilanciamento degli interessi, un peso tale da
determinare la compressione del nucleo irriducibile
del diritto alla salute, protetto dalla Costituzione
come ambito inviolabile della dignità umana.
Pertanto, concorderà 1'On.le Tribunale
amministrativo adito che gli obiettivi posti a base
del Piano di Rientro del Settore Sanitario di cui alla
D.G.R.C. n. 460/07 (risparmio della spesa,
contenimento dei costi, ecc.), per quanto

31
condivisibili ed apprezzabili nonché da perseguirsi
ed attuarsi con tutti i mezzi possibili, non possono e
non devono in alcun modo andare ad incidere sul
diritto alla salute e sui livelli di assistenza sanitaria
forniti quale diritto primario all'assistenza sanitaria
ed al ricevimento di adeguate prestazioni mediche.
Viceversa, essi devono essere raggiunti tenendo
contestualmente sempre presente la richiesta di
servizi sanitari nelle diverse aree territoriali della
Regione, nonché garantendo l'erogazione di quel
livello di cure minime che rappresenta diritto
inviolabile di ogni singolo cittadino (sia egli di
Napoli, di Salerno o dell'Irpinia).
Invece, con l'adozione del provvedimento di
riconversione del Presidio Ospedaliero "Agostino
Maresca", sicuramente la Regione Campania non ha
dimostrato particolare attenzione e sensibilità alla
richiesta di prestazioni proveniente dalla
popolazione del territorio vesuviano e in particolare
di Torre del Greco e delle zone limitrofe, il cui diritto
alla salute rischia seriamente in tal modo di essere
svilito ed oltraggiato oltre misura.
3) Segue: Violazione e falsa applicazione
dell'art. 32 comma 1 della Costituzione.
Eccesso di potere per violazione del diritto alla
salute dei cittadini. Violazione e falsa
applicazione dell'art. 44 comma 2 della
Costituzione. Eccesso di potere per disparità
di trattamento - Illogicità ed irrazionalità
manifeste, travisamento ed erronea

32
valutazione dei fatti, sviamento.
Il piano di dismissione dell’Ospedale Maresca fonda
sul presupposto – erroneo e assolutamente privo di
addentellato con la realtà – che sia in procinto di
aprire l’Ospedale del Mare e che sia attivo e
perfettamente funzionante l’Ospedale Sant’Anna di
Boscotrecase.
Infatti il piano prevede che alla chiusura
dell’Ospedale Maresca consegua il trasferimento
delle unità operative verso tali nuovi nosocomi.
Su tale presupposto erroneo e su tale travisamento
dei fatti, il territorio vesuviano viene privato del suo
Ospedale di riferimento in favore di realtà che si
assume ragionevolmente vicine, più moderne e
meglio attrezzate e che validamente dovrebbero
sostituire e migliorare i servizi resi finora dal P.O.
Maresca. Ciò nelle intenzioni del Commissario ad
acta e dell’autore del piano sanitario impugnato con
il presente atto.
La realtà è del tutto diversa!
L’Ospedale del Mare, che sta sorgendo nell’area di
Napoli Sud (Ponticelli) è ben lontano dalla sua
apertura.
Il dott. Zuccatelli, sub-commissario alla sanità
campana e autore del piano sanitario fatto proprio
dal commissario ad acta nel decreto impugnato, il
1°.8.2010 ha dichiarato alla stampa: “il nostro
obiettivo è rendere operativo entro 4 anni
l’Ospedale del Mare” (cfr. intervista rilasciata al
Corriere del Mezzogiorno

33
http://www.napolionline.org/new/piano-sanitario-
ospedale-del-mare-al-via-tra-4-anni).
Tale ipotesi è a dir poco ottimistica, stante i
rallentamenti che sta subendo la realizzazione
dell’imponente opera pubblica. In ogni caso, nella
più rosea delle aspettative, l’Ospedale del Mare sarà
operativo dal 2014.
Ciononostante – e sebbene tale ospedale sia
destinato a divenire il punto di riferimento
dell’assistenza ospedaliera nell’area di Napoli sud e
del vesuviano - le Unità Operative esistenti al
Maresca sono state, con il decreto impugnato,
immediatamente trasferite… all’Ospedale del Mare,
rectius in altre strutture ospedaliere napoletane in
attesa dell’apertura – se tutto va bene nel 2014 –
del nuovo polo ospedaliero di Ponticelli.
E’ evidente il paralogismo contenuto nell’atto
impugnato: esso afferma di mirare ad assicurare ai
cittadini vesuviani un livello di assistenza
ospedaliera più elevato rispetto a quello erogato dal
P.O. Maresca attraverso lo spostamento immediato
delle Unità Ospedaliere nell’Ospedale del Mare, e,
tuttavia, nelle more dell’apertura dello stesso – le
Unità Operative vengono dislocate in distanti
nosocomi napoletani e ciò… in attesa (che durerà
almeno 4 anni) dell’apertura dell’ospedale del Mare.
Sicché si è proceduto e si sta procedendo al
trasferimento della unità operativa e del reparto
gastroenterologia e di endoscopia digestiva (reparto
di eccellenza del Maresca) presso il presidio

34
ospedaliero Loreto mare.
Parimenti il reparto di urologia è stato trasferito
presso il P.O. San Gennaro di Napoli.
In conseguenza, il territorio vesuviano e i comuni da
San Giorgio a Creamano a Torre del Greco sono
rimasti assolutamente sguarniti delle Unità
Operative prima attive sul territorio.
Sempre il decreto impugnato sposta altre Unità
Operative presso il “nuovo” ospedale Sant’Anna di
Boscotrecase struttura che viene definita
“baricentrica”.
Orbene il “nuovo” ospedale Sant’Anna di
Boscotrecase è un nosocomio in costruzione da oltre
cinquant’anni, ideato all’epoca per sostituire il
fatiscente ospedale di Torre Annunziata.
I lavori sono ancora in corso e del “nuovo” Ospedale
è attualmente aperta una sola ala, in una situazione
di precarietà assoluta già lamentata allorché il
“nuovo” nosocomio sostituire solo quello di Torre
Annunziata.
In tale ospedale – nato tra già gravi difficoltà - è
stato trasferito il punto nascita e quindi la
neonatologia e la pediatria presenti al Maresca e lì è
stata trasferita la U.O. di cardiologia e l’U.T.I.C.
(Unità terapia intensiva coronarica) e le attività di
urgenza/emergenza (il cd. Pronto Soccorso).
Il P.S.R., tuttavia, prevede ben 167 posti letto
nel territorio vesuviano da allocarsi nel P.O. di
Boscotrecase (cfr. pag. 135 tabella decreto
impugnato).

35
Ebbene il presidio ospedaliero di
Boscotrecase, ad oggi, può contare –
ufficialmente – solo su 98 posti letto (che nella
realtà dei fatti sono, però, meno di 90).
E’ lo stesso Commissario Straordinario dell’ASL NA3
Sud a certificare questo dato allorché nel suo
provvedimento n. 1053 di poco precedente
all’emissione dell’atto impugnato dichiara in
relazione al P.O. di Boscotrecase: “le tabelle del
decreto 42 prevedono per il Presidio una
dotazione complessiva di 167 posti letto. Tale
capienza allo stato non risulta disponibile, ma
è condizionata al completamento del
Presidio… la più recente rilevazione interna
stima la capienza di 90 posti letto.
Tra i reparti di nuova istituzione previsti – e
per i quali non esiste disponibilità di spazi – si
registra il Servizio psichiatrico di diagnosi e
cura (S.P.D.C.) la neonatologia e la
gastorenterologia.
La dotazione definitiva prevista dal decreto è
di 167 posti letto, per l’attivazione dei quali è
INELUDIBILE il completamento
dell’Ospedale”.
Pertanto illogica e paradossale è la decisione
contenuta nel P.S.R. e nell’atto impugnato che lo
attua, di chiusura dell’Ospedale Maresca attraverso
la sua riconversione in struttura di riabilitazione.
Infatti, a fronte di un fabbisogno di posti letto
fissato dallo stesso decreto in 167 posti letto,

36
mancano - ad oggi - oltre 70 posti letto che
non sono disponibili presso l’Ospedale di
Boscotrecase e che non saranno disponibili né
nel breve né medio periodo.
Sicché mentre l’atto impugnato dichiara che per
mantenere il livello di efficienza sanitaria,
contemperando le esigenze di bilancio e
programmazione, al territorio vesuviano bastino 167
posti letto di fatto, con la chiusura del Maresca, si
negano ai cittadini di Torre del Greco e dell’area
vesuviana i 167 posti letto.
O meglio – ancora una volta – nelle pie intenzioni
dell’estensore del P.S.R. – i 70 posti letto mancanti
dovrebbero ricavarsi con il completamento del P.O.
Sant’Anna di Boscotrecase, completamento che –
attualmente – non è nemmeno in mens Dei.
E’ la delibera del Commissario Straordinario n. 1053
dell’ASL NA3 Sud a certificare la necessità di
completare il P.O. di Boscotrecase “dove al
momento non è possibile allocare alcuna
attività”.
E’ evidente il corto circuito logico del decreto
impugnato esso infatti:
- in relazione alla popolazione servita certifica la
necessità che il territorio vesuviano abbia un certo
numero di posti letto (167);
- chiude tuttavia l’Ospedale di riferimento per le
emergenze sul territorio (il Maresca di Torre del
Greco) spostando polo nascite, cardiologia e pronto
soccorso all’Ospedale di Boscotrecase;

37
- smembra le Unità Operative del Maresca su varie e
diverse aziende sanitarie;
- il tutto con il risultato finale di lasciare il territorio
con circa 70 posti letto in meno rispetto a quelli
previsti.
Stante la necessità, sancita dallo stesso atto
impugnato, della disponibilità di 167 posti letto,
appare del tutto illogica e irragionevole la scelta di
chiudere il P.O. Maresca di Torre del Greco mentre
la somma dei posti letto attualmente disponibili a
Boscotrecase e quella dei posti letto a regime al
Maresca consentiva agevolmente di coprire il
fabbisogno di 167 posti letto necessari.
Peraltro, con evidente disparità di trattamento, il
provvedimento impugnato provvede in maniera
diversa in situazioni identiche.
Ci si dilungherà in seguito sul tema del “due pesi e
due misure”. Basti in questa sede indicare il caso
emblematico dell’ospedale di Marcianise che,
nonostante i suoi attuali ottantaquattro posti letto
(cfr. documento allegato n. 1, pag. 84), è stato
"salvato" dai tagli del Piano impugnato in quanto
accorpato a quello di Maddaloni (cfr. documento
allegato n. l,pag. 117).
Si legge, infatti, che "il presidio ospedaliero di
Maddaloni e quello di Marcianise continueranno a
svolgere le loro funzioni fino alla completa
ristrutturazione di quest'ultimo che sarà destinato
ad ospitare anche le unità operative di Maddaloni"
(cfr. documento allegato n. l,pag. 117).

38
Quello che è concesso a Maddaloni e Marcianise, è
in maniera “perversa” e illegittima negato a Torre
del Greco e all’intera cinta vesuviana.
4) Violazione e falsa applicazione del D.P.R. n.
4 del 14.1.1997 e della l.r. 24.12.2003 n. 28: la
normativa in epigrafe istituisce in Italia l’istituto
dell’accreditamento istituzionale, indicando i
requisiti strutturali e organizzativi minimi per
l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle
Strutture pubbliche e private. Il decreto lascia
inoltre alle regioni la competenza di determinare gli
standards di qualità che costituiscono requisiti
ulteriori per l’accreditamento di Strutture pubbliche
e private già in possesso dei requisiti minimi per
l’autorizzazione. Con la norma pure in epigrafe la
Regione Campania ha dettato le norme per
l’accreditamento delle strutture pubbliche e private.
Il P.O. di Boscotrecase non è – al momento – tra le
strutture munite di accreditamento sanitario.
5) Segue: ulteriori profili di manifesta
illogicita’ e irragionevolezza: il P.R.S. approvato
con l’impugnato provvedimento dichiara di dover
coniugare esigenze di contenimento della spesa
sanitaria e di razionalizzazione delle strutture con la
realizzazione di un sistema sanitario più efficiente e
maggiormente rispondente alle esigenze del
cittadino.
Se questi sono i presupposti dell’atto impugnato,
essi vengono smentiti nella sostanza dei
provvedimenti contenuti.

39
Infatti le scelte compiute, in relazione alla
dismissione del Maresca e al trasferimento
all’Ospedale di Boscotrecase delle sue unità
operative e di pronto soccorso, dimostrano la loro
inadeguatezza a raggiungere gli obiettivi prefissati e
la loro assoluta antieconomicità.
Si consideri il polo maternità, chiuso al Maresca e
accorpato a quello di Boscotrecase.
Prima dell’accorpamento, al Maresca di Torre del
Greco avvenivano circa 400 parti all’anno mentre a
Boscotrecase circa 350.
Lo scopo dell’accorpamento è stato di creare un
polo nascita dal (almeno) 500 parti l’anno, cifra -
quest’ultima – ritenuta minima per dare economicità
ed efficienza a un punto nascita.
Orbene al Maresca erano disponibili, prima del
trasferimento del polo matenità, 18 posti letto +
due posti per il day ospital.
Presso il presidio di Boscotrecase i posti letto sono
ufficialmente 14 + 2 di day ospital ma, in realtà,
appena 12 totali.
Si dovrebbe quindi immaginare che il polo maternità
di Boscotrecase, creato per volontà degli atti
impugnati dopo lo smantellamento di quello del
Maresca, sia fornito, almeno, di 32 posti letto
complessivi, pari alla somma di quelli di quelli prima
esistenti al Maresca (n. 20 P.L.) sommati a quelli
esistenti al P.O. di Boscotrecase (n. 12 P.L.).
Non è così, putroppo, perché in realtà non si è avuto
un accorpamento del polo maternità, ma – di fatto –

40
la semplice soppressione di quello del Maresca.
Infatti i posti letto disponibili nel “polo maternità”
del P.O. di Boscotrecase sono e rimangono quelli
che c’erano prima della soppressione della struttura
di Torre del Greco ovvero 12 posti letto.
Sicché al di là delle premesse, poi smentite nei fatti,
dell’atto impugnato, una utenza di circa 400.000
abitanti che prima poteva contare su 32 posti letto
maternità viene oggi – per effetto dell’impugnato
provvedimento - indirizzata tutta su una struttura
che ha appena 10/12 posti letto.
E si pretende – con evidente irragionevolezza – che
il P.O. di Boscotrecase che - con appena 10/12 posti
letto riusciva a malapena a gestire 350 parti l’anno -
possa oggi, dopo la chiusura del punto nascita
dell’Ospedale Maresca, far fronte a 750 parti l’anno
(i 400 assicurati dal Maresca oltre i 350 di
Boscotrecase).
E’ lo stesso Commissario Straordinario dell’ASL NA3
Sud a certificare questo dato allorché nel suo
provvedimento n. 1053 del settembre 2010 dichiara
in relazione al P.O. di Boscotrecase:
Tra i reparti di nuova istituzione previsti – e
per i quali non esiste disponibilità di spazi – si
registra il Servizio psichiatrico di diagnosi e
cura (S.P.D.C.) la neonatologia e la
gastorenterologia.
La dotazione definitiva prevista dal decreto è
di 167 posti letto, per l’attivazione dei quali è
INELUDIBILE il completamento

41
dell’Ospedale”.
***
Orbene, in una tale situazione anche la stima
economica risulta del tutto falsata con buona
pace dei fini ultimi del provvedimento che è di
tagliare i costi della sanità.
Infatti una situazione come quella delineata (12
posti letto per 750 parti annui) impone la
presenza costante di una unità mobile
dedicata al trasferimento delle pazienti,
stante sia l’urgenza di intervenire (donne
gravide e/o patologie ginecologiche gravi) e
stante l’impossibilità materiale del ricovero
per l’esiguo numero di posti letto.
E ciò richiede già oggi all’interno dell’ambulanza la
presenza di unità operative specifiche sottratte al
servizio nel presidio ospedaliero e con costi di
aggravio e soprattutto un aumento dei rischi per le
pazienti afferite.
E anche questo in barba sia al diritto alla salute dei
pazienti che ai principi di economia e di risparmio
nella spesa sanitaria sbandierati nel provvedimento
impugnato!
E non vi è speranza che i posti letto per ostetricia e
ginecologia possano aumentare, nel breve o nel
medio periodo. Non si tratta di un disagio
momentaneo, poiché – come detto – non è dato
conoscere quando sarà completata l’ala in
costruzione dell’ospedale di Boscotrecase!
Sempre per evidenziare la irrazionalità delle scelte

42
operate, varrà la pena evidenziare che il Maresca
vantava un nido maggiormente attrezzato, più
capiente e appena di recente completamente
ammodernato, con un numero di parti, di ricoveri e
di posti letto maggiori rispetto al Sant’Anna di
Boscotrecase.
Orbene razionalità voleva che fosse proprio il P.O.
Maresca fosse il naturale candidato a costituire il
polo maternità-pediatrico previsto dal P.R.S. e
voluto dal provvedimento impugnato potendo offrire
– anche grazie ai posti letto liberatisi con il
trasferimento delle UU.OO. di ORL e ortopedia, un
numero di posti letto congruo alle necessità delle
partoriente.
Invece – del tutto irrazionalmente – anche nel caso
del nido, dichiarati gli scopi iniziali, essi sono stati
travisati completamente nella realizzazione,
chiudendo il nido di Torre del Greco e invitando la
popolazione a recarsi presso il P.O. Boscotrecase
assolutamente non idoneo, né adeguato.
Ancora una volta, anche dal punto vista economico
la scelta appare del tutto irrazionale: non è dato
comprende il motivo per cui un nido come quello del
P.O. Maresca da poco ristrutturato ed
all’avanguardia deve cedere il posto a un nido
arretrato ed angusto.
Quanto costerà adeguare il nido del P.O. di
Boscotrecase agli standard che il Maresca già aveva
all’atto della dismissione?
Quanto costerà adeguare il nido del P.O. di

43
Boscotrecase alle esigenze della utenza (si stima il
passaggio da 350 parti attuali a 750 dopo
l’accorpamento)?
E – soprattutto – quanto costerà il continuo
movimento di ambulanze e del connesso personale
medico e paramedico per spostare le degenti che i
12 posti letto del P.O. di Boscotrecase?
E soprattutto: quanto costerà alle casse pubbliche
l’inevitabile esodo delle partorienti verso le cliniche
convenzionate invogliate alla scelta del privato in
convenzione per evitare di finire in un nosocomio
del tutto inadeguato?
***
Insieme al nido, il decreto impugnato, dispone lo
spostamento anche del reparto di pediatria.
Il sistema è sempre lo stesso: sopprimere quanto
esistente a Torre del Greco e indicare all’utenza il
P.O. di Boscotrecase, riducendo il numero di posti
letto disponibili in barba alla dichiarata necessità di
167 posti letto sul territorio.
L’esito è parimenti paradossale.
Orbene il P.O. Maresca era fornito di 5 posti letto in
pediatria, ovvero cinque stanze singole con servizio
igienico in camera tutte di recente sistemate e rese
più confortevoli e accoglienti per i bambini con
disegni e decorazioni a norma.
Le cinque stanze singole consentivano ai genitori
dei bambini una presenza affettuosa e costante.
All’occorrenza, in situazioni di emergenza, il
Maresca poteva raddoppiare i posti letto in 10,

44
aggiungendo un letto in ogni camera della pediatria.
Nel P.O. di Boscotrecase vengono dichiarati ben 14
posti letto, ma ciò, forse, solo quando l’ospedale
sarà completato.
Al momento i posti letto della pediatria sono
4, ovvero due stanze con due lettini con bagni
in comune. Il nuovissimo Ospedale di
Boscotrecase, ideato nel 1960 ha stanze con il
bagno in comune. Il P.O. Maresca – di recente
ristrutturato – aveva il bagno in camera.
Essendovi solo camere in comune, nel P.O. di
Boscotrecase, rebus sic stantibus non è possibile,
come era invece per il P.O. Maresca, separare i
bimbi con patologie diverse e trasmissibili.
Inoltre, allo stato per mancanza di locali, nel reparto
pediatria del P.O. di Boscotrecase è impossibile
assicurare l’assistenza per il Snagis, che invece
avveniva regolarmente al Maresca.
Non vi sono locali disponibili nell’angusto P.O. di
Boscotrecase: quanto costerà trasferire ed
attrezzare in altro piano il reparto pediatria (che al
Maresca di Torre del Greco esisteva già?).
Non è questa una scelta in evidente contrasto alla
esigenza dichiarata nel provvedimento impugnato di
razionalizzare la spesa ospedaliera?
Della realtà di fatto, appena narrata, teneva ben
conto la L.R. 16 del 28.11.2008 recante “misure
straordinarie di razionalizzazione e
riqualificazione del sistema sanatario
regionale per il rientro del disavanzo”.

45
Orbene la tavola 20 della L.R. appena richiamata
prevedeva sì la chiusura del punto nascita, della
neonatologia e della pediatria e la loro confluenza
nel P.O. di Boscotrecase. Ma tale trasferimento era
previsto – correttamente – solo “al
completamento dei lavori che interessano il
P.O. di Boscotrecase”.
Il decreto impugnato – senza raziocinio – dispone il
trasferimento immediatamente.
Orbene l’apertura dell’unica ala disponibile del P.O.
di Boscotrecase è avvenuta il 30.9.2006 e - da allora
- alcun nuovo locale è stato reso disponibile,
essendo il resto del nosocomio ancora in fase
(piuttosto arretrata) di realizzazione e
completamento.
Nel novembre 2008 la L.R. 16 prendeva atto di tale
situazione di incompletezza del P.O. di Boscotrecase
ritenuto incompatibile con l’accorpamento del nido,
del punto nascita e della pediatria.
Eppure – nonostante questo dato acclarato – il
provvedimento impugnato, con effetto immediato e
senza ragionevolezza e con sprezzo della salute dei
bambini e delle partorienti, ha imposto il
trasferimento (rectius la chiusura dei corrispondenti
reparti del P.O. Maresca) indicando all’utenza
l’incompleto e privo di requisiti P.O. di Boscotrecase.
***
La assoluta precarietà che regna nel P.O. di
Boscotrecase e la repentina necessità di creare
spazi per le Unità Operative eliminate dal P.O.

46
Maresca è dimostrata da altri fatti.
Mentre al Maresca i reparti ginecologia ed ostetricia,
neonatologia e pediatria erano rigorosamente
separati come per legge e come le norme di
comune esperienza in materia di igiene insegnano,
attualmente al P.O. di Boscotrecase i degenti della
pediatria e della ostetricia –ginecologia sono nella
stessa corsia!
Tale situazione è foriera di arrecare gravi rischi di
contagio: il reparto di Ostetricia insieme a quello di
Pediatria (bimbi in età scolare) hanno un’unica porta
di ingresso, con possibile trasmissione di patologie
pericolose dai bambini alle gestanti che possono
trasmetterle ai feti.
Solo dopo varie segnalazioni dei comitati spontanei
di lotta si è ritenuto di ovviare a tale rischio con la
sistemazione di un infisso. Tuttavia la porta
principale di accesso è sempre unica per cui il
bimbo-paziente per raggiungere il suo posto letto
deve necessariamente attraversare la corsia di
Ostetricia e, come è noto, batteri e virus non
bussano alla porta!
***
Il nuovo sistema delineato rivela la sua irrazionalità
anche per la gestione della diagnostica.
Al P.O. Maresca esistevano un efficiente reparto che
attendeva di essere solo ristrutturato con poca
spesa e con fondi – come evidenziato - già stanziati.
Tale reparto era in grado di effettuare le necessarie
indagini diagnostiche a suffragio di una patologia o

47
a corredare l’iter preintervento delle pazienti.
Un tale reparto, ad oggi, non esiste nel nosocomio
di Boscotrecase.
Sicché il provvedimento impugnato ha creato una
situazione paradossale e sicuramente
antieconomica.
Come detto nel P.O. di Boscotrecase è stato allocato
anche il Pronto Soccorso dopo la soppressione di
quello del Maresca.
Orbene per il paziente che si reca al P.O. di
Boscotrecase in pronto soccorso o anche per un
normale ricovero, allorché si ravvisa la necessità di
effettuare approfondite indagini, viene collocato su
un’ambulanza privata, ma a spese pubbliche, e
trasportato al P.O. Maresca dove esiste la T.A.C. e
dove possono essere effettuati gli esami
ematochimici e/o di biologia molecolare.
Al termine di tali accertamenti, sempre a bordo
della stessa ambulanza privata e a spese pubbliche,
il paziente fa ritorno al P.O. Sant’Anna di
Boscotrecase.
Questo “turismo ospedaliero” è un costo altissimo
ove si consideri che per pazienti critici lo
spostamento – già rischioso per la vita del malato –
comporta la presenza a bordo di personale non solo
paramedico ma anche medico in grado di
intervenire in caso di necessità.
E – si ribadisce – non si tratta di un disagio
momentaneo dovuta alla transizione tra nosocomi –
il disagio è a tempo indefinito poiché nel P.O. di

48
Boscotrecase non è nemmeno prevista una data di
apertura di nuovi locali che potrebbero sopperire
alle esigenze dei degenti.
A parte i maggiori costi economici di tali disfunzioni,
ancora una volta gli unici beneficiari di tale
paradossale situazione saranno le strutture
convenzionate (sul territorio ve ne è una sola, per la
verità e anche di modestissime proporzioni) cui
l’utenza si rivolgerà inevitabilmente e ciò
esattamente contro l’idea portante del
provvedimento impugnato di riduzione della spesa
sanitaria.
Gli spazi nel P.O. di Boscotrecase sono così ristretti
che non idonei sono la medicherai e gli alloggi per il
personale sanitario e parasanitario per
l’intensificarsi del lavoro dopo la chiusura del P.O.
Maresca di Torre del Greco.
E’ quindi un fatto che il plesso ospedaliero di
Boscotrecase non è attualmente in grado di
sostituirsi al Maresca per carenze tecniche palesi e
lacune di attuazione di alcune importanti prestazioni
sanitarie.
SEGUE: alle intrinseche criticità economiche,
logistiche e di capacità del P.O. di Boscotrecase di
assorbire l’impatto di una utenza di oltre 400.000
abitanti si aggiungono altri fattori che dovevano
indurre a una più meditata e razionale delibera sulla
sorte del P.O. Maresca di Torre del Greco.
E’ bene evidenziare che il P.O. di Boscotrecase
venne inaugurato il 30.9.2006 e nasceva, all’origine,

49
come ospedale che doveva sostituire quello
fatiscente di Torre Annunziata che da circa 140 anni
offriva ai cittadini di Torre Annunziata i servizi
sanitari fondamentali.
Questa nuova struttura ha ben meritato – in
numerose interpellanza parlamentari e sulla
pubblicistica locale - l'appellativo di «ospedale
fantasma» visto che i lavori per la sua realizzazione
furono avviati nel 1965, interrotti nel 1972, ripresi
nel 1984 e poi ancora bloccati, ricominciati e
bloccati di nuovo nel 2002, con evidente danno per
il bilancio e la sanità pubblici.
Il risultato è l’apertura di un nuovo ospedale ma di
vetusta concezione: si consideri che i bagni sono in
comune e non in camera.
Non esiste in relazione al P.O. di Boscotrecase uno
studio sulla sua adeguatezza strutturale alle
normative antisismiche e un certificato di agibilità,
essendo l’ospedale non ancora completato.
Il nosocomio di Boscotrecase insiste a pochi km da
Terzigno e dalle discariche e già quest’estate i
pazienti denunciavano il poco salubre olezzo che
investiva la zona.
***
Il provvedimento impugnato cancella il P.O. del
Maresca dalla rete dell’eemergenza, il che significa
la chiusura – già avvenuta nelle more – del Pronto
Soccorso in favore del P.O. di Boscotrecase.
Orbene in caso di emergenza acuta come ictus o
infarto o di politrauma il P.O. Maresca era

50
raggiungibile in pochi minuti da tutta l’area
vesuviana (400.000 residenti) per essere posto tale
presidio in modo strategico in maniera baricentrica,
al di fuori fuori dai centri urbani e servito da una
viabilità appositamente dedicata.
Il P.O. di Boscotrecase, una vera cattedrale
incompleta nel deserto, è privo di
collegamenti e infrastrutture ed è
raggiungibile percorrendo una serie di
stradine fuori mano.
Occorrono numerosi minuti per raggiunto il P.O. di
Boscotrecase già in condizioni normali, che si
complicano in caso di pioggia.
Sicché un paziente cd. “acuto” (infarto in corso,
ictus o politraumatizzato) rischia di giungere già
cadavere nell’ospedale di Boscotrecase.
Le difficoltà nascono già all’uscita del casello Torre
Annunziata Sud ove – dopo la morte per
affogamento sotto un cavalcavia di un automobilista
che cercava di uscire a quella uscita - vi è oggi un
cavalcavia con semaforo che segnala il possibile
allagamento e quindi l’impraticabilità dell’uscita.
Detti semafori sono legati al sistema di smaltimento
delle acque piovane che nel caso di eccessiva
intensità interdicono l’uscita.
In caso di allagamento il semaforo impedisce
l’uscita dal nastro autostradale e il malcapitato
utente del pronto soccorso di Boscotrecase deve
uscire alla prossima uscita autostradale: quella di
Pompei con perdita di tempo prezioso che potrebbe

51
risultare determinante per la salute e la vita stessa
del paziente trasportato.
Nel caso di abilitazione dell’uscita di Torre
Annunziata Sud (semafori verdi) il percorso
prosegue in direzione Nord su Via del Principio.
A poche centinaia di metri dall’uscita
dell’autostrada si trova un restringimento della sede
stradale che consente il passaggio di una sola
macchina per volta (foto 3 relazione ing. Traversa),
comportando il blocco del mezzo di soccorso nel
caso di passaggio di altre vetture circolanti nel
senso opposto.
Subito dopo viene l’area di sosta antistante il
Cimitero di Torre Annunziata (Largo Cimitero), che
consente lo stazionamento di poche autovetture che
può provocare il rallentamento del mezzo di
soccorso.
Inutile dire che nel caso di giorni festivi o prefestivi
o addirittura nei giorni delle festività più importanti
dell’anno, il percorso programmato non può essere
proprio preso in considerazione per gli eccessivi
tempi di percorrenza.
Infine, si prosegue su Via Sepolcri, per circa 50 m e
per via Cola fino all’ingresso del presidio di
Boscotrecase in via Lenza.
Nel caso poi di uscita a Pompei l’utente viene
immesso su una rete di strade interne a traffico
intenso, aumentando i tempi di percorrenza
(percorso 2 della relazione ing. Traversa).
Utile evidenziare l’assoluta inesistenza di idonea

52
cartellonistica e indicazioni stradali per raggiungere
quanto più velocemente il Presidio.
Peraltro la strada di accesso all’ospedale non è
munita di certificazione di collaudo.
Inoltre la struttura di Boscotrecase è pochissimo
servita da mezzi pubblici (una sola linea con poche
corse) di trasporto locale e da nessun servizio
intercomunale e ciò rende difficile - se non
impossibile - l’affluenza all’Ospedale dei familiari dei
degenti.
6) Eccesso di potere per disparita’ di
trattamento: da quanto evidenziato emerge che
l’impugnato provvedimento, non solo non arrecherà
lo sviluppo della qualità complessiva delle
prestazioni dei livelli di governo, ma condurrà alla
violazione del principio del pieno rispetto della
dignità della persona con la negazione delle
prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, cioè delle
attività finalizzate alla promozione della salute, alla
prevenzione, individuazione, rimozione e
contenimento di esiti degenerativi o invalidanti di
patologie congenite ed acquisite.
Il comportamento della Regione Campania è ancor
di più deprecabile - e, proprio per questo,
assolutamente illegittimo - alla luce del fatto che
altri presidi ospedalieri sono stati "salvati" dai tagli
del decreto n. 49/2010 e dalle varie misure di
dismissione/riconversione in esso previste, proprio
per effetto delle particolari condizioni del territorio
sul quale risultano allocate le strutture.

53
Per questi il provvedimento impugnato è prodigo di
deroghe alla rigida applicazione degli indicatori
previsti nel Piano, quanto avaro a concederne
alcuna per l'Ospedale di Torre del Greco, pur in
presenza della sua peculiare collocazione
geografica.
Infatti, il Piano di riassetto della rete ospedaliera
identifica quali presìdi non in grado di assicurare
adeguati profili di efficienza e di efficacia tutte
quelle strutture pubbliche di ricovero per acuti che
non presentino almeno una dotazione di cento posti
letto (assoggettando le stesse alle varie misure di
dismissione/ riconversione/ riorganizzazione
stabilite).
Orbene l’ospedale Maresca aveva un numero di
posti letto superiore a 100 e ciò nonostante ne è
stata disposta la “riconversione”.
Ancora la legge regionale 16/2008 calcolava in 126 i
posti letto disponibili presso il nosocomio torrese
(cfr. tavola 20) e li riduceva a 115 disponendo lo
spostamento del punto nascita e della cardiologia
solo dopo il completamento dell’ospedale di
Boscotrecase (evento non ancora verificato).
Ciò posto lo stesso provvedimento impugnato
consente ai nosocomi ubicati sulle isole di sfuggire
alla predetta regola.
Sia l'Ospedale "Capilupi" di Capri (con i suoi diciotto
posti letto) che quello "Rizzoli" di Ischia (con i suoi
settantatre posti letto), così come l'Ospedale Civile
"G. Scotto" di Procida (con i suoi nove posti letto),

54
sono stati mantenuti in vita e per essi nessuna delle
misure previste dal Piano di riassetto è stata
adottata (cfr. documento allegato n.l,pagg. 131 e
133).
Sia chiaro che si ritiene del tutto giusta e legittima
la scelta di non decretare la chiusura di alcuno dei
predetti presidi, riconoscendo tutti gli svantaggi e le
criticità che può presentare un'isola.
Quello però che si obietta è che il medesimo
trattamento non sia stato riservato a un ospedale
importante eccome il Maresca con i suoi 126 posti
letto, punto di riferimento per 400.000 persone, al
centro del comprensorio, facilmente raggiungibile
per “accorpare” il tutto in un ospedale in
costruzione, difficilmente raggiungibile, non servito
da infrastrutture.
Innegabile, quindi, che la disparità di trattamento
appena illustrata rappresenta un ulteriore vizio di
legittimità dell'atto amministrativo impugnato.
7) Violazione e falsa applicazione dell'art. 32,
comma 1, della Costituzione - Eccesso di
potere per violazione del diritto alla salute dei
cittadini - Difetto di coordinamento,
irrazionalità manifesta.
Da quanto rilevato innanzi emerge che il Piano di
riassetto della rete ospedaliera e territoriale è
basato solo sui tagli e non prevede una reale e
efficiente alternativa ai servizi resi dal P.O. Maresca.
Innanzitutto, preme sottolineare come la decretata
riconversione del citato ospedale in una struttura

55
polifunzionale per la salute (SPS) rappresenti niente
altro che una sostanziale dismissione del
nosocomio.
Infatti, non viene fatto il benché minimo accenno a
quelle che dovranno essere le funzioni di tale nuova
struttura, limitandosi il decreto a prevedere che le
stesse "saranno pianificate nel dettaglio nel Piano
attuativo aziendale" (cfr. documento allegato n.
l,pag. 109).
E' dato leggere unicamente che "la SPS si identifica
con una sede fisica e rappresenta un centro attivo e
dinamico della comunità locale per la salute ed il
benessere, in grado di raccogliere la domanda dei
cittadini e di organizzare la risposta nelle forme e
nei luoghi appropriati" (cfr. documento allegato n.
l,pag. 19).
Questo lascia intendere che tale modello si
concretizzerà in niente di più di un piccolo
ambulatorio, di fatto inadeguato a fornire concreta
assistenza al paziente (finanche nella misura
minima di cure necessarie) e con l'unico compito di
indirizzare i soggetti bisognosi di assistenza
sanitaria presso le altre strutture all'uopo attrezzate.
Quasi superfluo rilevare che, così decretando, il
Commissario ad acta ha dimostrato di non tenere
minimamente in considerazione non solo il diritto
alla salute della popolazione di Torre del Greco e
dell’area di riferimento dell’ospedale Maresca
(400.000 cittadini) e dintorni, ma addirittura lo
stesso diritto alla vita e alla sopravvivenza.

56
Si è altresì costretti a constatare che in un piano di
riassetto della rete ospedaliera che prevede la
chiusura di diversi presidi ospedalieri - con
conseguente necessità di dover continuare a
garantire il bisogno di salute dei pazienti dei
nosocomi dismessi - non vi è una sola parola spesa
in riferimento alla rete dell'emergenza-urgenza.
Sarebbe stato sicuramente opportuno - anzi,
necessario - che il predetto provvedimento fosse
stato accompagnato da un adeguato Piano di
emergenza assistenziale.
Prima di provvedere ai cc.dd. tagli, il Commissario
ad acta si sarebbe dovuto adoperare per far sì che,
all'indomani della chiusura degli ospedali indicati, il
bisogno di salute della gente avesse potuto
continuare a ricevere le stesse risposte in termini di
qualità e di adeguatezza delle prestazioni sanitarie.
Purtroppo, quanto previsto nel Piano di riassetto non
assicura nulla di tutto ciò.
8) Eccesso di potere per difetto di motivazione
e disparità di trattamento - Contraddittorietà
con i principi stabiliti nel Piano di rientro dal
disavanzo e di riqualificazione e
razionalizzazione del Sistema Sanitario
Regionale - llogicità ed irrazionalità
manifeste, travisamento ed erronea
valutazione dei fatti, sviamento.
Il criterio previsto dal Piano e posto alla base della
riorganizzazione delle rete ospedaliera campana è
quello della ed. congruità dimensionale.

57
La congruità dimensionale di una struttura pubblica
di ricovero per acuti è stata valutata in almeno
cento posti letto, mentre quella di una struttura
pubblica di ricovero di tipo riabilitativo e/o
lungodegenziale è stata valutata in un numero di
posti letto non inferiore ad ottanta e non superiore a
duecento (cfr. documento allegato n. l,pag. 12).
Orbene l’Ospedale Maresca secondo la legge
regionale 16/2008 aveva 134 posti letto che, a
regime di tale legge, dovevano scendere a 115.
Nel 2009, in ossequio a tale normativa regionale
vennero dismessi i reparti di ortopedia e
traumatologia (n. 14 P.L.) e di otorinolaringoiatria
(n. 12 P.L.) ma non si provvide invece all’aumento
dei posti letti previsto dalla stessa legge (25
gastroenterologia, 13 diabetologia, 13 malattie del
fegato).
Sicché allorché si calcolarono i posti letto del
Maresca per redigere il PSR si valutò che esso aveva
solo 98 posti letto (ovvero 134 meno i 14 di
traumatologia e 12 di otorinolaringoiatria).
Da qui la constatazione che il Maresca era privo dei
100 posti letto e la draconiana decisione di
provvedere alla sua dismissione.
Sulla base di tale criterio, il Presidio Ospedaliero
"Agostino Maresca”, con i suoi attuali 98 posti letto
e una potenzialità di oltre 150 posti letto, è stato
automaticamente ricompreso nell'elenco di quelle
strutture non in grado di assicurare adeguati profili
di efficienza e di efficacia, venendo

58
conseguentemente fatto oggetto della misura di
riconversione più volte richiamata (cfr. documento
allegato n. l,pagg. 13 e 109).
In primis, preme sottolineare che dalla lettura del
documento contestato non è dato minimamente
evincere quale sia stato il procedimento e/o l'iter
logico che abbia portato ad indicare la soglia
dimensionale di cento posti letto quale requisito
minimo ai fini della congruità richiesta, nonché
punto di discrimine nella valutazione circa la
virtuosità o meno di una determinata struttura
sanitaria in termini di efficienza e di efficacia.
Da questo punto di vista, pertanto, si rileva un
palese difetto di motivazione del documento
allegato al decreto di emanazione regionale allorché
per il caso del Maresca non si tiene affanto conto
che la riduzione dei posti letto era stata dovuta alla
dismissione di reparti voluta dalla l.r. 16/2008 senza
che si fosse proceduto all’incremento dei posti letto
per altri reparti sempre prevista dalla stessa legge
regionale.
Circostanza ancor più grave però - e sicuramente
più determinante ai fini dell'invocata declaratoria di
illegittimità del provvedimento impugnato -risulta
essere quella relativa al fatto che il predetto criterio
della congruità dimensionale non è stato applicato
uniformemente su tutto il territorio regionale,
determinando di fatto una inaccettabile disparità di
trattamento tra alcune strutture, che sono state
oggetto di misure di dismissione e/o riconversione

59
e/o riorganizzazione, ed altre che - attraverso
operazioni e soluzioni a dir poco discutibili - hanno
invece inspiegabilmente conservato lo status di
Presidio Ospedaliero.
Così si è costretti a prendere atto che per l'Ospedale
"San Giuseppe e Melorio" di Santa Maria Capua
Vetere - che presenta attualmente ottantasette posti
letto (cfr. documento allegato n. 1, pag. 85) - è stato
previsto un innalzamento della sua dotazione a
centoventuno posti letto (cfr. documento allegato n.
1, pagg. 117 e 120) - attraverso l'assorbimento del
Presidio Ospedaliero "F. Palasciano" di Capua,
dotato attualmente di trentotto posti letto (cfr.
documento allegato n. 1, pag. 84) - con il
sostanziale mantenimento di tutte le specialità (cfr.
documento allegato I, pagg. 85 e 120).
In questa maniera è stata di fatto garantita la
"sopravvivenza" di tutti e due i nosocomi (entrambi
con una congruità dimensionale inferiore alla soglia
minima prevista dal Piano), dal momento che il
Presidio Ospedaliero di Capua è stato
semplicemente trasferito in un plesso distante solo
pochi chilometri da quello attuale (e non dismesso).
L'Ospedale di Marcianise, nonostante i suoi attuali
ottantaquattro posti letto (cfr. documento allegato
n. 1, pag. 84), è stato parimenti "salvato" dai tagli
del Piano in quanto accorpato a quello di Maddaloni
(cfr. documento allegato n. l,pag. 117).
Si legge, infatti, che "il presidio ospedaliero di
Maddaloni e quello di Marcianise continueranno a

60
svolgere le loro funzioni fino alla completa
ristrutturazione di quest'ultimo che sarà destinato
ad ospitare anche le unità operative di Maddaloni"
(cfr. documento allegato n. l,pag. 117).
Naturalmente, sul processo di ristrutturazione e sui
suoi tempi di attuazione non è dato leggere nulla di
particolarmente rilevante.
Tutto quindi lascia presagire che, per chissà quanti
altri anni ancora, la situazione degli Ospedali di
Maddaloni e Marcianise resterà assolutamente
identica a quella odierna e le sedi dei rispettivi
presidi quelle attuali.
Anche per l'Ospedale di San Felice a Cancello è
stato immotivatamente previsto un aumento
dell'attuale dotazione di posti letto, da
sessantaquattro (cfr. documento allegato n. 1, pag.
85) ad ottanta (cfr. documento allegato n. 1, pag.
120).
Mentre il P.O. Maresca viene chiuso per
mancanza di 2 posti letto (98 su 100
necessari).
Il presidio di San Felice a Cancello è stato
riconvertito in una struttura ospedaliera ad indirizzo
riabilitativo (cfr. documento allegato n. 1, pag. 117)
e, pur perdendo le unità principali, attraverso tale
operazione ha potuto conservare quelle di Geriatria
e Lungodegenza (cfr. documento allegato n. l,pag.
120).
L'innalzamento di posti letto – negato al Maresca - è
stato decretato anche per i Presidi Ospedalieri "De

61
Luca e Rossano" di Vico Equense (da ottantasette a
centotre - cfr. documento allegato n. 1, pagg. 98 e
135) e "S.M. della Misericordia" di Sorrento (da
ottantotto a cento - cfr. documento allegato n. 1,
pagg. 99 e 136), che hanno mantenuto le stesse
Unità Operative e sono stati rispettivamente
riconfermati in strutture di I e II livello della rete
dell'emergenza (il Presidio Ospedaliero di Sorrento è
stato individuato anche quale spoke della rete
cardiologica) (cfr. documento allegato n. 1, pag.
125).
Si è provveduto a "salvare" anche l'Ospedale di
Gragnano (cfr. documento allegato n. 1, pag. 98)
che, con i suoi attuali sessantasei posti letto
(largamente al di sotto della soglia minima
stabilita), è stato individuato quale plesso del
Presidio Ospedaliero di Castellamare di Stabia,
conservando le Unità Operative di Medicina e
Geriatria (cfr. documento allegato n. l,pagg. 125 e
135).
Mentre anche una tale – ragionevole - soluzione è
stata esclusa per l’Ospedale Maresca che già era un
presidio ospedaliero unico “Ospedali Riuniti del
Golfo Vesuviano” articolato sul plesso di Torre del
Greco “Ospedale A. Maresca” e sul plesso di
Boscotrecase “Ospedale Sant’Anna” come delineato
con nota prot. 30738 del 19.5.2008 dell’allora ASL
Napoli 5.
Non risulta essere stato assoggettato ad alcuna
misura prevista dal Piano di riassetto e

62
riorganizzazione neanche l'Ospedale "Andrea
Tortora" di Pagani, nonostante la sua attuale
dotazione di quarantacinque posti letto (cfr.
documento allegato n. l,pag. 101).
Per tale struttura è stata infatti prevista
l'annessione, quale plesso, al Presidio Ospedaliero
"Umberto I" di Nocera Inferiore (cfr. documento
allegato n. l,pag. 138).
L'Ospedale di Roccaspide, con i suoi sessantasei
posti letto (cfr. documento allegato n. 1, pag. 102),
è stato fatto confluire - unitamente ai Presidi
Ospedalieri di Oliveto Citra, Eboli e Battipaglia - in
una unica struttura ospedaliera (che sarà
denominata Presidio Ospedaliero Unico della Valle
del Sele), allo stato però inesistente in quanto la
sua realizzazione è da prevedersi nel programma di
interventi per l'edilizia sanitaria ex art. 20 Legge n.
67/88 (cfr. documento allegato n. l, pagg. 139 e
141).
Ciò vuol significare che, per almeno una decina
d'anni (a voler essere ottimisti), l'Ospedale di
Roccaspide continuerà ad operare nella sua attuale
sede e con l'attuale dotazione di posti letto.
Infine, la dotazione dell'Ospedale "Martiri di Villa
Malto" di Sarno è stata aumentata da novantuno
(cfr. documento allegato n. 1, pag. 103) a centodieci
posti letto (cfr. documento allegato n. 1, pag. 142) e
nella sua struttura sono state fatte confluire le Unità
Operative per acuti del Presidio Ospedaliero "Mauro
Scarlato" di Scafati, riconvertito a sua volta in

63
Presidio Ospedaliero ad indirizzo riabilitativo (cfr.
documento allegato n. 1, pagg. 103,138 e 142).
Anche in tale situazione è dato registrare un
sensibile innalzamento del totale dei posti letto delle
due strutture, che è passato addirittura da
duecentouno a duecentoquaranta.
Tale excursus dimostra in maniera chiara ed
inequivocabile che il rigido criterio della
congruità dimensionale non è stato applicato
con uniformità ed equità nei confronti di tutte
le strutture ospedaliere della Regione
Campania e che molte di queste - che, per le
loro specifiche caratteristiche, avrebbero
dovuto subire le misure di dismissione e/o di
riorganizzazione previste - hanno invece
usufruito di inaccettabili ed ingiustificabili
trattamenti di favore (accorpamenti,
annessioni, trasferimenti di sede palesemente
"fittizi", riconversioni in strutture riabilitative
con mantenimento delle specialità ed
innalzamento dei posti letto, addirittura
confluenze in nuovi Presidi Ospedalieri ancora
da realizzare o rectius "la cui realizzazione è
da prevedersi.."), allo scopo precipuo di
evitare i tagli del Piano.
Invece, l’ospedale Maresca che ancora nel
novembre 2008 era abbondantemente nella soglia
minima richiesta (ovvero 126 posti letto), è stato
spogliato nel 2009 di due reparti (ortopedia e
otorinolaringoiatria) giungendo a 98 posti letto,

64
senza però beneficiare dell’implementazione
prevista di nuovi posti letto per i suoi reparti di
eccellenza (primo tra tutti gastroenterologia).
E sulla base di tale depredamento, si è provveduto
alla sua chiusura come ospedale inutile e
antieconomico!
Sicché la legge 16/2008 che intendeva valorizzare le
eccellenze delle strutture del Maresca
aumentandone i posti letto e salvaguardano il
nosocomio torrese come punto di primo soccorso, si
è rivelato il grimaldello per giungere allo
smantellamento dell’ospedale torrese a vantaggio
del vicino MA INACCESSIBILE nosocomio di
Boscotrecase.
Questa circostanza, che emerge per tabulas,
connota indubbiamente di ulteriori profili di
illegittimità l'intero documento allegato al decreto n.
49/2010.
Tra l'altro, queste soluzioni "di comodo",
artatamente congetturate al fine unico sopra
illustrato, fanno sì che il comportamento della
Regione Campania si ponga in aperto contrasto,
oltre che con il principio di parità di trattamento
(quanto mai basilare in una comunità democratica,
in quanto diretta emanazione delle prescrizioni in
tema di uguaglianza formale e sostanziale sancite
dall'art. 3 della nostra Carta costituzionale), anche
con gli obiettivi cristallizzati nel Piano di rientro dal
disavanzo e con le linee-guida nello stesso illustrate.
Tutte le operazioni descritte, infatti, non sono

65
sicuramente compatibili con quei principi di
risparmio della spesa e di contenimento dei costi
che il Sistema Sanitario Regionale si trova in questo
momento a dover rispettare in maniera rigorosa e
scrupolosa.
Si è illustrato in precedenza come si sia provveduto
ad incrementare di nuove attività (tra tutte, la
riabilitazione) diverse strutture ospedaliere che si è
voluto "salvare" dalle previsioni del Piano di
riassetto ospedaliero.
Ebbene, è giusto che si sappia a tal proposito che il
dare avvio ad una attività di riabilitazione in un
vecchio plesso ospedaliero richiede una serie non
indifferente di investimenti, che vanno
dall'adeguamento delle strutture e dall'acquisto di
macchinari nuovi (e il riferimento a questi due
aspetti non si può ignorare l'attuale mancanza di
fondi) all'assunzione di personale specializzato (al
cui riguardo giova ricordare che in questo momento
vige un divieto assoluto di procedervi per tutte le
strutture sanitarie campane).
A maggior ragione, non possono essere ritenuti
rispettosi dei principi di risparmio della spesa e di
contenimento dei costi la ristrutturazione di un
Presidio Ospedaliero, l'accorpamento di un plesso
ad un altro, addirittura la realizzazione di un nuovo
grande Ospedale (come quello previsto "della Valle
del Sele").
Ecco, quindi, la palese contraddittorietà ed
incoerenza del documento impugnato.

66
Il decreto n. 49/2010, adottato nell'ottica ed in
prosecuzione di un Piano di rientro dal disavanzo,
qualora effettivamente attuato non porterà alcun
risparmio della spesa ospedaliera bensì addirittura
un inevitabile aumento della stessa.
La verità è che mentre si risparmierà qualche
centesimo con la chiusura di alcuni presidi, vi sarà
di contro un innalzamento notevole di costi in
riferimento a quelle strutture che - come visto - per
essere "salvate" sono state incrementate di attività
sanitarie nuove.
Tutto ciò fa sì che il provvedimento sancito a carico
dell'Ospedale "Agostino Maresca” di Torre del Greco
si manifesti ancor più iniquo e discriminatorio e che
la cittadinanza del comprensorio vesuviano veda in
tal modo aggiungersi al danno la beffa.
In poche parole, sembra proprio che il sacrificio
richiesto all'intero Sistema Sanitario Regionale sia
stato alla fine pagato solo dal Presidio Ospedaliero
di Torre del Greco, meno “politicamente” protetto e
i cui costi tra l'altro sono assolutamente ininfluenti
rispetto a tutta la spesa sanitaria regionale.
Quanto appena esposto dimostra che il Piano di
riassetto della rete ospedaliera e territoriale non è
valido tecnicamente, è illogico ed irrazionale, oltre
che contraddittorio ed incoerente.
Quindi non può non essere considerato
assolutamente illegittimo, anche sulla scorta delle
argomentazioni di cui al presente paragrafo.
9) Violazione e falsa applicazione dell'art. 2

67
del D. Lgs. n. 502/92 e successive modifiche
ed integrazioni - Violazione e falsa
applicazione degli artt. 3, 20 e 31 della Legge
regionale n. 32 del 3/11/1994 -Violazione e
falsa applicazione delle norme di
partecipazione di cui alla Legge n. 241/90.
Alla luce di quanto illustrato al primo punto del
presente ricorso e della normativa nazionale e
regionale ivi richiamata, si obietta che il
Commissario ad acta per la Sanità, nel definire il
Piano di riassetto della rete ospedaliera e territoriale
campana, avrebbe dovuto prevedere il
coinvolgimento di tutti quegli enti e soggetti
istituzionali e non (Sindaci delle Aziende Sanitarie
Locali di riferimento, Conferenze dei Sindaci e/o dei
Presidenti delle circoscrizioni di riferimento
territoriale, Conferenza permanente per la
programmazione sanitaria e socio-sanitaria
regionale, organizzazioni sindacali degli operatori
pubblici e privati e delle strutture accreditate dal
Servizio Sanitario Nazionale, formazioni sociali non
aventi scopo di lucro, enti di varia natura impegnati
nel campo dell'assistenza sociale e sanitaria, ecc.)
che avrebbero potuto partecipare in via consultiva
al processo di nuova programmazione ospedaliera
regionale e avrebbero potuto porre in luce elementi
di peculiare rilievo ai fini di una più equa e corretta
riorganizzazione della situazione ospedaliera.
Ma anche sotto questo profilo il provvedimento
impugnato si presenta palesemente contra ius.

68
In via cautelare
I ricorrenti, in proprio e nella spiegata qualità
chiedono, inoltre, l'adozione di ogni misura
cautelare idonea ad inibire la cessazione dell’attività
del P.O. Maresca di Torre del Greco.
Dette misure sono giustificate, per quanto riguarda
il requisito del fumus boni iuris, dai vizi di legittimità
sopra esposti con i motivi del ricorso. Quanto invece
al requisito del periculum in mora, basti considerare
gli effetti devastanti che l'eventuale attuazione del
provvedimento regionale avrebbe su tutto il
territorio vesuviano e su Torre del Greco in
particolare.
La popolazione di queste zone si ritroverebbe
improvvisamente priva dell'unica struttura
ospedaliera di riferimento, senza che nel frattempo
sia stata predisposto un altro centro sanitario
attrezzato quantomeno a fronteggiare le richieste di
emergenza e di prime cure.
Si è in particolare evidenziato nel terzo motivo
di ricorso come il P.S.R. preveda ben 167 posti
letto nel territorio vesuviano, mentre ado oggi
con la soppressione del PO Maresca il bacino
di utenza possa contare solo su 98 posti letto
(tanti sono infatti quelli ufficialemte in carico
al presidio ospedaliero di Boscotrecase, (che
nella realtà dei fatti né ha, però, meno di 90).
E’ poi veramente incredibile immaginare di
eliminare un Pronto Soccorso e la unità terapia
intensiva coronaria in una città che da sola presenta

69
nove Circoli Didattici di Scuola di I e II grado!
Lo stesso personale in servizio presso il plesso
ospedaliero si troverebbe in una situazione di
assoluta incertezza e precarietà anche dal punto di
vista lavorativo e professionale, dal momento che -
come visto - non risulta essere stata adottata dagli
organi preposti alcuna misura a salvaguardia delle
risorse umane attualmente impiegate.
Tali elementi concorrono senza ombra di dubbio a
configurare il danno grave ed irreparabile che
giustifica la concessione della misura cautelare
idonea ad assicurare in via interinale gli effetti della
decisione sul ricorso ai sensi dell'alt. 55 del D. Lgs.
n. 104 del 2010, quale la sospensione dell'efficacia
del decreto commissariale n. 49/2010.
P. Q. M.
Si conclude per l’integrale accoglimento del ricorso.
Voglia, invero, l'On.le T.A.R adito, accertati i vizi di
legittimità sopra enunciati, accogliere il ricorso e,
per l'effetto annullare il decreto commissariale n.
49/2010 e tutti gli altri provvedimenti impugnati.
In via cautelare, disporre, quale misura interinale
più idonea per la tutela della situazione giuridica
soggettiva fatta valere dall'ente ricorrente, la
sospensione dell'efficacia del decreto regionale
commissariale n. 49/2010 e degli altri
provvedimenti impugnati, nonché la contestuale
inibizione a porre in essere ulteriori azioni attuative
della procedura; ovvero ogni altra misura cautelare
idonea ad inibire la cessazione dell’attività del P.O.

70
Maresca di Torre del Greco
Con vittoria di spese ed onorari di lite.
Avv. Luigi Torrese

Avv. Raffaele Montefusco

Avv. Gennaro Torrese

Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele


Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Comune di Torre
del Greco, in persona del legale rappresentante p.t.,
presso la sede dell’Ente in Torre del Greco, Piazza del
Plebiscito - Pal. Baronale - c.a.p. 80059 - mediante
spedizione effettuata con plico postale racc. a/r atti
giudiziari n. 76397190227-8 il 26.11.2010
dall’Ufficio Postale di Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

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Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Presidenza del
Consiglio dei Ministri in persona del Presidente p.t.
dom.to ex lege presso l’Avvocatura Distrettuale dello
Stato in Napoli alla via Diaz, 11- mediante spedizione
effettuata con plico postale racc. a/r atti giudiziari n.
76397190225-6 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di
Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

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Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Ministero della
Salute in persona del Ministro p.t. dom.to ex lege
presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato in Napoli
alla via Diaz, 11- mediante spedizione effettuata con
plico postale racc. a/r atti giudiziari n. 76397190226-
7 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

73
Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Ministero dell’
Economia e Finanze in persona del Ministro p.t.
dom.to ex lege presso l’Avvocatura Distrettuale dello
Stato in Napoli alla via Diaz, 11- mediante spedizione
effettuata con plico postale racc. a/r atti giudiziari n.
76397190220-0 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di
Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

74
Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso alla Regione
Campania, in persona del Presidente p.t. dom.to per la
carica presso la sede dell'ente sita in Napoli alla Via
Santa Lucia n. 81- mediante spedizione effettuata con
plico postale racc. a/r atti giudiziari n. 76397190224-
5 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

75
Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Presidente p.t.
della Regione Campania dott. Stefano Caldoro
nella qualità di Commissario ad acta per la
prosecuzione del Piano di Rientro del Settore Sanitario,
domiciliato per la carica presso la sede dell'ente sita in
Napoli alla Via Santa Lucia n. 81- mediante spedizione
effettuata con plico postale racc. a/r atti giudiziari n.
76397190223-3 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di
Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

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Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Presidente p.t.
della Regione Campania dott. Stefano Caldoro
nella qualità di Commissario ad acta per la
prosecuzione del Piano di Rientro del Settore Sanitario,
domiciliato ex lege presso l’Avvocatura Distrettuale
dello stato in Napoli alla Via A. Diaz n. 11- mediante
spedizione effettuata con plico postale racc. a/r atti
giudiziari n. 76397190219-8 il 26.11.2010
dall’Ufficio Postale di Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

77
Relata di Notifica: Io sottoscritto Avv. Raffaele
Montefusco, con Studio in Torre del Greco (Na) alla Via
Positano n. 5 - c.a.p. 80059 - giusta autorizzazione del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata
di cui alla Legge 21 gennaio 1994 n. 53 deliberata in
data 20.03.2006 (delib. 185/2006) ho notificato copia
conforme del presente ricorso al Azienda Sanitaria
Locale di Napoli 3 SUD, in persona del legale rapp.te
p.t. domiciliato per la carica in Castellammare di Stabia
alla Corso A. De Gasperi 167 - mediante spedizione
effettuata con plico postale racc. a/r atti giudiziari n.
76397190222-2 il 26.11.2010 dall’Ufficio Postale di
Torre del Greco.
Numero repertorio notifiche 300
Avv. Raffaele Montefusco

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