il 25/09/2017
SENT. N
RG n. 304/2013
R.G. N
SEZIONE LAVORO
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa iscritta sul ruolo generale lavoro sotto il numero dordine 304 dellanno 2013
TRA
Firmato Da: NETTIS VITO FRANCESCO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 307212485d1e13a459b6eb1c042bbfb
Italcementi s.p.a.
assistita e difesa dagli avv. Francesco Amendolito, Paolo Santinoli e Damiana Lesce
- appellante -
assistiti e difesi dagli avv. Federico Gori , Vito Zaccaria e Aurelio Follieri
- appellata -
1. Con atto di citazione notificato il 20 gennaio 2005, Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese
Vincenzo e Caggese Anna Maria, eredi di Caggese Giuseppe, esponevano: che il de cuius aveva
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
lavorato alle dipendenze della Italcementi s.p.a., con sede in Bergamo, dal 1973 al 6 agosto 1997,
data del decesso; che la morte era stata causata da insufficienza polmonare in tumore polmonare,
shock settico e insufficienza cardiovascolare; che sin dal 1984 il defunto Caggese era affetto da una
grave patologia a carico dellapparato respiratorio; che il carcinoma metastatico polmonare era da
mettere in relazione con lattivit svolta dal Caggese nellarco di 25 anni presso la Italcementi,
prima di Foggia, poi di Guardiaregia e infine di Trento, ove lo stesso Caggese svolgeva il lavoro di
insaccatore di sacchi di cemento da 50 kg; che responsabile della morte del Caggese era la
Italcementi per non aver adottato le cautele necessarie a salvaguardare la salute del suo dipendente.
Tanto esposto, Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e Caggese Anna Maria,
convenivano in giudizio la Italcementi per sentirla condannare al risarcimento dei danni biologici,
2. Radicatosi il contraddittorio, la Italcementi deduceva: che il defunto Caggese non aveva mai
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svolto mansioni di insaccatore bens quelle di stivatore, consistenti nel caricare i camion con sacchi
di cemento da 50 kg.; che la morte del Caggese non era dipesa da patologia causalmente
ricollegabile allattivit lavorativa svolta; che, inoltre, la societ aveva posto in essere tutti i
comportamenti richiesti dallart. 2087 c.c., in quanto: a) in tutte le unit della societ presso cui
aveva prestato la sua opera il Caggese, erano in uso impianti di depolverazione e abbattimento
polveri, adeguati alle conoscenze tecniche dellepoca; b) tutti i dipendenti delle cementerie avevano
sempre fatto uso di mascherina protettiva per il viso; c) il Caggese era stato periodicamente
sottoposto a visite mediche; che lammontare del danno asseritamente patito dagli attori era
inferiore a quello allegato (.500.000,00); che la societ aveva stipulato con la Generali
Assicurazioni s.p.a. convenzione relativa alla responsabilit civile verso i prestatori di lavoro, estesa
Tanto dedotto, la convenuta chiedeva il rigetto della domanda e, nel contempo, chiamava in
che ai sensi dellart. 8 delle Condizioni Aggiuntive RCO lestensione spiega(va) i suoi effetti a
condizione che le richieste di risarcimento da parte del dipendente o dei sui aventi causa
pervengano allassicurato durante il tempo dellAssicurazione ovvero dalle ore 24 del 31.12.99;
che, essendo pervenuta la prima richiesta da parte di uno degli eredi del de cuius sin dal 5 ottobre
che il diritto vantato dalla Italcementi si era prescritto ex art. 2952 c.c., atteso che le prime richieste
di risarcimento erano state ricevute dalla Italcementi in data 5 ottobre 1998 e 24 luglio 2000, mentre
la denuncia del sinistro era stata inviata con missiva del 24 agosto 2001;
che la Italcementi era decaduta dallazione ex artt. 1913 e 1925 c.c. e 15 C.G.A per non aver dato
che lentit dellindennizzo in ipotesi dovuto non poteva essere determinata oltre i limiti del
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4. Disposto il mutamento di rito ex art. 426 c.p.c., il Tribunale, allesito dellistruttoria, con
- degli interessi su tali importi da calcolarsi, anno per anno, sulle somme previamente devalutate al
c) poneva a carico della Italcementi il pagamento delle spese di lite, liquidate in .12.000,00 sia per
che i ricorrenti avevano prospettato la sussistenza della responsabilit della Italcementi sulla scorta
che la societ aveva opposto: che il Caggese era stivatore e non insaccatore; che essa aveva adottato
tutte le cautele del caso, installando gli impianti di depolverizzazione e abbattimento delle polveri,
polveri presenti nellambiente di lavoro non potevano aver causato la patologia contratta dal
Caggese; che questultimo era stato un forte fumatore e ci, probabilmente, era stata la causa della
malattia;
che, cos ricostruite le posizioni delle parti, la responsabilit della societ poteva ritenersi dimostrata
che, invero, i testi Barutta, Scandolo, DAdda e Pesola avevano confermato che il Caggese era
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stivatore, che nei reparti erano installati impianti di depolverizzazione e abbattimento polveri, che
tutti i dipendenti erano muniti di mascherina e venivano annualmente sottoposti a visita medica;
che, tuttavia, dalla documentazione agli atti non risultava eseguita alcuna visita nei periodi dal 1973
che era certo che i lavoratori fossero esposti a rischio di inalazione di polveri e che la societ ne era
a conoscenza, tant che con accordo sindacale del 12 giugno 1974 lItalcementi si era impegnata a
eseguire visite mediche annuali sul personale esposto, ad affidare a istituti universitari
lindividuazione dei rischi, a procedere a valutazioni ambientali sulla presenza di inquinanti, tra cui
polveri, a raccogliere i risultati delle rilevazioni in un registro istituito presso ciascun stabilimento e
a istituire un registro dei dati biostatistici, destinato a raccogliere le statistiche relative alle malattie
che non risultava provato che la societ avesse dato attuazione a tale accordo;
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RG n. 304/2013
che, in particolare, non risultava che il Caggese fosse stato sottoposto a visite annuali (cadenza
sicuramente rispettata solo dal 1990 in poi) e che la societ avesse istituito, tenuto e aggiornato il
che, a fronte di un ambiente di lavoro potenzialmente nocivo, che parte resistente si era impegnata
a monitorare e non ha monitorato, o comunque non ha provato di aver monitorato, non vi alcuna
possibilit di affermare che le misure di sicurezza indicate dai testimoni fossero idonee a
che, per tale motivo, poteva ritenersi sussistente una responsabilit ex art. 2087 c.c. della
Italcementi;
che lespletata CTU medico legale aveva accertato, da un lato, che esisteva un nesso eziologico tra
la patologia da cui era affetto il Caggese e lattivit lavorativa dal medesimo espletata e, dallaltro
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che il danno subito dal de cuius per danno biologico ammontava, alla data del decesso, giusta
che il danno subito dagli attori, iure proprio, era determinabile, sempre in base alle predette tabelle,
che la richiesta di risarcimento del danno patrimoniale andava rigettata perch non era stata offerta
che infondata era la domanda di manleva avanzata dalla Italcementi, atteso che la denuncia del
sinistro era stata fatta dalla convenuta soltanto il 4 settembre 2001, a fronte di richieste di
risarcimento pervenute in data 9 ottobre 1998 e 31 luglio 2000, sicch lItalcementi era incorsa nella
prescrizione annuale di cui allart. 2952 c.c., nella formulazione vigente prima della novella di cui
alla l. 166/2008;
che le spese processuali, determinate in .12.000,00 sia per gli attori sia per le Generali s.p.a.,
7. Appello principale:
sinteticamente riportate:
a) Il Tribunale ha ravvisato una responsabilit contrattuale, mentre la causa era stata iscritta a ruolo
B) contraddittoria motivazione
a) Il Tribunale, dapprima, ha affermato che era onere dei ricorrenti provare che lItalcementi aveva
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disatteso clausole contrattuali o norme di legge poste a salvaguardia della salute dei lavoratori e,
b) Il Tribunale, da un lato, ha affermato che lItalcementi non era tenuta a difendersi in relazione a
tutte le possibili misure preventive astrattamente utilizzabili e, dallaltro lato, dopo aver ritenuto
apoditticamente esistente un ambiente solo potenzialmente nocivo, ha statuito che non vi era
alcuna possibilit di affermare che le misure di sicurezza indicate dai testimoni fossero idonee a
indicare in concreto e dimostrare in che cosa si manifestata lomissione di tutela da parte del
concrete caratteristiche dellambiente di lavoro e risulta ignota, in ultima analisi, leffettiva entit
Ha errato il Tribunale nellescludere che le misure di sicurezza indicate dai testimoni fossero idonee
I testi hanno confermato: che il Caggese era stivatore; che tale mansione non esponeva il lavoratore
a contatti polverosi; che larea dove il Caggese prestava la sua attivit era isolata da quella dello
stabilimento vero e proprio; che lo stabilimento era attrezzato con efficienti sistemi di captazione
delle polveri che annullavano la polverosit nellaria; che tutti i dipendenti erano muniti di
mascherine.
erroneo.
Il Tribunale ha ritenuto che laccordo con le OO.SS. attesterebbe una nocivit dellambiente di
lavoro, ma non v alcuna prova n della presenza delle polveri, n della nocivit delle stesse.
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La violazione dellaccordo avrebbe potuto fondare un giudizio di responsabilit solo se fosse stato
dimostrato:
Quanto alle visite periodiche, sebbene manchino i referti relativi a tutti gli anni (spiegabile con il
decorso del tempo) rileva che le visite effettuate hanno sempre riscontrato la piena idoneit
lavorativa del Caggese e lassenza di qualsiasi patologia. In particolare, se negli anni 1984 e 1985
(per i quali v prova documentale delle visite) il Caggese era risultato idonee in perfette condizioni
di salute, certamente e a maggior ragione lo era negli anni precedenti; parimenti, se nelle visite
successive al 1990 il Caggese era risultato idoneo e in buona salute, necessariamente doveva esserlo
stato nel periodo precedente (1986 1989), per il quale non vera documentazione attestante
Quanto ai supposti mancati rilevamenti ambientali e allomessa istituzione dei registri di cui
allaccordo sindacale, non v prova alcuna che tali rilevazioni avrebbero potuto impedire il decesso
del Caggese.
La CTU espletata nel corso del giudizio di primo grado , sotto vari aspetti, carente ed errata
poich:
a) lo stato dellarte in materia medico-scientifica ha, a oggi, escluso ogni possibile correlazione tra
b) lassunto secondo il quale le patologie sofferte dal signor Caggese sarebbero ascrivibili al
c) il CTU di primo grado ha affermato che nel cemento Portland vi sono due elementi pericolosi per
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malamente citato il Trattato di Medicina del lavoro di V. Santorelli (pag. 393) dal quale emerge, al
pi, che nel cemento Portland v la presenza dellinnocuo sesquiossido di cromo e non del cromo;
peraltro, lassenza del sesquiossido di cromo confermata dalla scheda dati sicurezza (SDS) dei
d) il biossido di silicio, diversamente da quanto affermato superficialmente dal CTU, non presente
nelle polveri di cemento Portland, che contiene, invece, silicato tricalcico, silicato bicalcico e
e) il CTU ha dato scarsa importanza al fatto che il Caggese fu per un lungo periodo un forte
fumatore.
a) Il danno biologico personalissimo e intrasmissibile, sicch agli eredi compete, in astratto, solo il
b) in ogni caso, il risarcimento va liquidato secondo la tabella INAIL del danno biologico di cui al
riducendo, in maniera corrispondente, il danno risarcibile, con riferimento sia al danno iure
H) Violazione artt. 2043, 2056, 2934 e 2947 c.c. nonch artt. 1224 e 1227 c.c.
b) manca la prova del danno patito da ciascun erede. Soprattutto riguardo ai figli difetta la prova
della convivenza ovvero di assidue frequentazioni. Inoltre, riguardo a tutti gli eredi, manca la prova
c) il danno liquidato eccessivo sia perch non contenuto nel minimo secondo le stesse tabelle di
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Milano (.154.350,00) sia perch non ridotto in base al rischio da fumo;
d) gli interessi non vanno riconosciuti perch gli eredi hanno atteso ben sette anni prima di agire
giudizialmente.
a) Riguardo alla domanda di manleva, il Tribunale non ha considerato che con la lettera del 5
ottobre 1998, inviata dalla sola erede Caggese Anna Maria e non anche dagli altri eredi, non era
stata formulata alcuna richiesta risarcitoria. Lo stesso dicasi per la lettera datata 24 luglio 2000;
b) la polizza R.C.O., precedente a quella con le Generali, stipulata con la RAS (attivata dalla
Italcementi con la comunicazione del 21.8.2000) era partecipata in ragione del 50% dalle Generali
c) in ogni caso, pacifica lassenza di lettere sottoscritte dagli altri eredi e con riferimento a questi
8. Appello incidentale
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Il Tribunale non ha liquidato il danno da perdita del reddito per la prematura scomparsa del padre di
famiglia.
determinato in misura pari alla differenza tra il trattamento pensionistico pieno che il de cuius
avrebbe percepito e il minore importo erogato in via di reversibilit al coniuge superstite, pari sino a
9. Difesa Generali
a) Ai sensi dellart. 8 delle Condizioni Aggiuntive RCO lestensione spiega(va) i suoi effetti a
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condizione che le richieste di risarcimento da parte del dipendente o dei sui aventi causa
pervengano allassicurato durante il tempo dellAssicurazione ovvero dalle ore 24 del 31.12.99;
essendo pervenuta la prima richiesta da parte di uno degli eredi del de cuius sin dal 5 ottobre 1998
Al momento della stipula del contratto, inoltre, la Italcementi sapeva che il Caggese era deceduto e
che sarebbero state avanzate richieste risarcitorie. E tutto questo lha taciuto.
b) decadenza ex art. 1913 e 1915 c.c. e 15 C.G.A. per non aver la Italcementi dato tempestiva
Appello principale
Come gi sottolineato dal Tribunale con ordinanza resa in corso di causa, gli eredi Caggese avevano
agito sia iure proprio sia iure hereditatis, lamentando linosservanza, da parte della Italcementi,
quale datrice di lavoro del de cuius, degli obblighi di tutela delle condizioni lavorative.
In tal modo gli attori hanno invocato, implicitamente ma inequivocamente, la responsabilit ex art.
2087 c.c. della Italcementi, la quale, significativamente, su tale tema ha incentrato le proprie difese
12. Il secondo, terzo, quarto e quinto motivo (punto 7. lett, B, C, D, E) possono essere trattati
appellante.
Tuttavia, quel che maggiormente qui rileva che gli esiti della CTU espletata nel corso del presente
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grado del giudizio, disposta dalla Corte in conseguenza dei motivati rilievi mossi dallItalcementi
alle valutazioni espresse dal consulente di primo grado (sopra riassunti al punto 7. lett E), escludono
lesistenza di un nesso di causalit tra lattivit lavorativa espletata dal de cuius e la patologia che
ne ha determinato il decesso.
Ai nuovi periti, dott. Giuseppe Labellarte (specialista i medicina preventiva dei lavoratori e
psicotecnica) e ing. Massimo La Scala (professor of Electrical Energy Sistem Dip. di Ingegneria
a) se, sulla base della documentazione disponibile ovvero da altra documentazione ufficiale,
tenendo conto delle specifiche mansioni espletate dal defunto Caggese Giuseppe, dellambiente di
lavoro e delle modalit di prestazione dellattivit lavorativa, come descritte dai testi escussi in
primo grado, se tra la patologia che ha condotto al decesso il Caggese e lattivit lavorativa
espletata nel corso degli anni, v, secondo criteri di certezza o di alta probabilit, un nesso causale;
del periodo di riferimento, linsorgenza e/o laggravamento (e in che misura) della malattia da cui
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particolare, se sia ascrivibile a visite mediche annuali non espletate dallazienda tra il 1973 e 1983 e
tra il 1986 e il 1989 e/o ai mancati rilevamenti ambientali e allomessa istituzione dei registri di cui
d) in caso di positiva risposta al precedente quesito, in che misura percentuale la patologia del
<<Al fine di rispondere ai quesiti posti dalla Corte di Appello di Bari, Sezione Lavoro,
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richiesta copia dei referti dellesame istologico su prelievo del 06.06.1997 e dellesame citologico
broncoaspirato del 09.06.1997, di cui si fa riferimento nella cartella clinica n. 14729, relativa al
Riuniti di Foggia, dal 28.05.1997 al 17.06.1997(il referto dellesame citologico broncoaspirato non
Inoltre, stata richiesta alla Italcementi s.p.a. copia del curriculum aziendale che evidenzi le
mansioni a cui il Caggese stato effettivamente adibito durante la propria attivit lavorativa, tutte le
indagini ambientali effettuate nel periodo di interesse nonch le schede di sicurezza dei prodotti
utilizzati e la tipologia dei dispositivi di protezione individuale utilizzati allepoca dei fatti.
successivamente reperita.
Lesame della documentazione sanitaria permette di rilevare che il signor Caggese Giuseppe era
verosimile neoplasia della testa del pancreas, in paziente con neoplasia polmonare Ds; HBsAg
positivit; gastrite cronica; diverticolosi del colon. Non erano completati gli accertamenti
diagnostici proposti dai sanitari della predetta struttura a causa delle dimissioni anticipate su
Invero, i primi sospetti di una patologia pancreatica risalivano al 24.06.1996, circa un anno prima
del predetto ricovero ospedaliero, quando il Caggese si rivolse alla Casa di Cura Villa Igea di
presso lIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, in data 25.06.1997, ed era
Sulla relativa cartella clinica sono inoltre indicate le seguenti informazioni cliniche:
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Il paziente stato ricoverato con il sospetto di duplice neoplasia, mediastinica e pancreatica. Gli
di interdipendenza fra le due neoplasie ed in particolare pare trattarsi di microcitoma con metastasi
ai linfonodi peripancreatici, condizionanti stenosi sulle vie biliari principali. stata quindi
instaurata terapia sintomatica (inserimento di protesi biliare autoespansibile tipo Schneider) con
Infine seguiva il ricovero presso la Divisione di Medicina della Casa Sollievo della Sofferenza di
San Giovanni Rotondo dal 04 al 05.08.1997 (diagnosi: Neoplasia polmonare maligna; shock). Il
Scopo dei questa consulenza tecnica quello di evidenziare un eventuale nesso causale tra la/e
patologia/e che ha/hanno determinato il decesso del Caggese e lattivit lavorativa esercitata.
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Per quanto attiene alla prima, lesame istologico eseguito deponeva per un carcinoma polmonare
Appare chiaramente dalle considerazioni innanzi riportate, formulate dallo stesso Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, che la diagnosi di probabilit, non di certezza. In
particolare, per quanto riguarda la neoformazione evidenziata a livello pancreatico, non stata mai
stabilita lorigine, ovvero se trattavasi di tumore primitivo o di metastasi, in quanto non stato mai
data 22.07.1997. Tuttavia, nella diagnosi di dimissione dellIstituto Nazionale per lo Studio e la
Cura dei Tumori di Milano, la neoplasia riscontrata a livello pancreatico fu interpretata come
secondaria a quella primitiva polmonare, sia pure in base a criterio di probabilit e non di certezza.
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La sospetta neoplasia a livello tiroideo non avr mai un definitivo inquadramento nosologico.
Emerge chiaramente dallo studio dettagliato della documentazione sanitaria che non si avuta la
possibilit di appurare lesatta diagnosi del complesso patologico a causa delle difficolt insorte
durante lesecuzione degli accertamenti e del rapido evolvere della patologia che ha condotto al
decesso.
Gli ambienti di lavoro praticati dal Caggese alle dipendenze della Italcementi s.p.a. erano
rappresentati dai luoghi ove il cemento in polvere, prodotto dalla stessa azienda, confezionato in
sacchi in carta a doppio o triplo foglio, del peso di Kg 50 e in epoca pi recente di Kg 25 ciascuno,
era immagazzinato per essere caricato su mezzi di trasporto e inviato alle varie sedi di destinazione.
La mansione di stivatore, esercitata dal lavoratore in causa dal 20.10.1973 al 1994, consisteva nel
provvedere proprio al carico del prodotto finale dellazienda, confezionato in sacchi in carta e
A tale proposito necessaria la seguente precisazione sulle polveri. Dal punto di vista della
medicina occupazionale, le polveri vanno distinte nei due gruppi: polveri inerti, non fibrotiche, e
polveri pneumoconiotiche. Questultimo gruppo interessa i due principali tipi di particolato: silice
libera e asbesto.
Le patologie che possono derivare dallesposizione a queste due polveri fibrogene sono
rispettivamente rappresentate dalla silicosi e dallasbestosi, note per la loro prognosi infausta. La
esposizioni notevolmente elevate, indussero lINAIL a istituire due distinte gestioni specifiche per
ciascuna di queste due malattie professionali, alle quali facevano capo le aziende che presentassero i
relativi rischi di esposizione da parte dei loro dipendenti, con lobbligo di versare un sovrappremio
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1124/1965. Caratteristica singolare, prevista da ognuna delle gestioni speciali, il riconoscimento
della cosiddetta rendita di passaggio ai lavoratori riscontrati affetti da una delle suddette tecnopatie.
dello stipendio percepito dal lavoratore a condizione che questi abbandoni la propria occupazione,
avendo il tempo necessario al fine di trovare un altro posto di lavoro che non presenti il rischio
silicotigeno o asbestogeno.
Lazienda Italcementi s.p.a. rientra tra i datori di lavoro obbligati al suddetto sovrappremio, in
presenza di postazioni di lavoro a rischio da polveri fibrotiche, silice libera cristallina, atteso che la
produzione di cemento presente tra le lavorazioni elencate (Tabella allegato 8, lettera d, D.P.R. n.
Nel caso in esame sono invocati in particolare due fattori di rischio, con potenzialit cancerogena,
1) SILICE
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allasbestosi, non riportata nella tabella delle malattie professionali, essendo entrambe
Limite per il posto di lavoro (VLP, TLV-TWA) = 0.05 mg/m3 di SiO2 per 40 anni lavorativi; tale
limite sicuramente valido per gli anni di interesse dellindagine in corso stato successivamente
ridotto nel 2010 dalla American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH)
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opacit prevalentemente rotondeggianti, sfumate, di bassa densit, distribuite simmetricamente; in
fase iniziale per lo pi localizzate nei campi superiori (rinforzo della trama broncovasale);
ingrandimento dei linfonodi ilari; talvolta calcificazioni a guscio duovo uovo (tipiche ma non
esclusive);
tendenza alla confluenza delle piccole opacit (segni di iperdiafania da enfisema centrolobulare)
Inoltre, nella tabella delle malattie professionali di cui al D.M. del 9 aprile 2008 (Decreto del
Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale Nuove tabelle delle malattie professionali
Si evince pertanto che il tumore del polmone non esplicitamente elencato nella tabella di cui al
Il tumore polmonare per riportato nella tabella ex art. 139 (I.1.02 e I.1.03), che elenca una serie
di tecnopatie, comprese la malattie tabellate, nonch le malattie non tabellate, tuttavia correlate al
lavoro.
Tale tabella basata sullobbligo posto a carico di qualsiasi medico, anche nel sospetto di un nesso
di causalit tra lavoro esercitato e malattia elencata. Lobbligo consiste nella segnalazione della
patologia in causa allINAIL e alla ASL competente, servizio di prevenzione e sicurezza negli
ambienti di lavoro.
elementi per i futuri aggiornamenti della tabella delle malattie professionali adottata dallINAIL.
Per comprendere quanto sia complessa la questione riguardante il potere cancerogeno legato
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allesposizione a silice cristallina, si riportano i seguenti pareri.
NellOttobre del 1996, un gruppo di lavoro della IARC, con una decisione sofferta e presa a
maggioranza, classifica la silice cristallina tra i tra cancerogeni per luomo (Gruppo 1)
comparti industriali [Variabilit: diversi tipi di silice, reattivit di superficie, fattori esterni]
Alla decisione, pur controversa, presa nel 1997 dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC) di classificare la frazione respirabile della silice cristallina (RCS) come un
carcinogeno di gruppo 1 per lUomo, sono seguite numerose indagini epidemiologiche in diversi
ambiti industriali, meta-analisi, reviews giunte per a conclusioni non sempre univoche. Ad
esempio alcuni studi indicano un aumentato rischio di neoplasia polmonare a seguito di esposizione
alla silice, altri restringono tale associazione agli individui con silicosi e altri ancora non
Sulla base di tali osservazioni appare condivisibile lopinione degli autori che la labile relazione
Il RISCHIO si incrementa :
Sempre la IARC a proposito del rapporto tra SILICE E CANCRO afferma che:
esiste una sufficiente evidenza di cancerogenicit, sia nelluomo che nellanimale, per la silice
esiste una limitata evidenza in sperimentazioni animali per la tridimite - gruppo 2B;
ed una inadeguata evidenza di cancerogenicit nelluomo per silice amorfa, terra di diatomee
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la cancerogenicit non stata rilevata in tutte le realt industriali esaminate
Nel 2003 lo Scientific Committee for Occupational Exposure Limits (SCOEL) dellUnione Europea
respirabile la silicosi;
c una sufficiente evidenza per concludere che il rischio relativo di tumore del polmone
incrementato in soggetti con silicosi (e apparentemente, non in soggetti senza silicosi esposti a
polvere di silice);
dal momento che non possibile identificare una chiara soglia per lo sviluppo
il ruolo cancerogeno della silice - di per s in assenza di silicosi ancora incerto le evidenze
non sono convincenti per meccanismo fisico-chimico diretto di genotossicit indotta dalla silice
Nelle Linee Guida di Pratica Clinica Basata sullEvidenza dellAmerican College of Chest
Physicians del 2007, viene semplicemente affermato: Levidenza sullesposizione alla silice, in
assenza di valutazione della presenza di silicosi, meno chiara. Nel 1997, la IARC ha classificato la
silice cristallina come un carcinogeno per luomo; tuttavia ci sono dubbi da parte di alcuni circa la
sua carcinogenicit e sul ruolo dellesposizione a silice rispetto a quello della fibrosi nei soggetti
con silicosi.
Nel documento Esposizione a silice e rischio di neoplasia polmonare: documento di consenso del
Direttivo Nazionale della Societ Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII)
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La silice cristallina, come quarzo o cristobalite, inalata da fonti lavorative stata classificata nel
gruppo 1 dalla IARC ma non correntemente inclusa nella direttiva UE sui cancerogeni. In
particolare, Gamble nel commentare le conclusioni IARC fondate sui 10 maggiori studi su silice
cristallina e cancro polmonare, propone la metanalisi di 18 studi per complessivi 2000 casi di
esposizione a silice, contrariamente a quanto concluso da IARC praticamente sugli stessi dati.
La SLC (n.d.r. Silice Libera Cristallina) classificata agente cancerogeno certo dalla IARC (IARC
2009) e, sebbene questa classificazione sia stata contestata da alcuni, nessuno ormai mette in dubbio
discussione, non tanto il potere cancerogeno, quanto la definizione del meccanismo dazione che
conclusioni relative alla cancerogenit della silice cristallina cos come evidenziato dallanalisi del
volume 100 C Monografie IARC 2012. Infatti la IARC, in relazione al tumore del polmone, proprio
partendo dal fatto che non tutti gli studi alla base della monografia IARC 1997 avevano dimostrato
anche un riassunto di 8 metanalisi pubblicate riguardanti il cancro del polmone (peraltro solo una
presenza di silicosi come un biomarcatore della alta esposizione a polvere di silice cristallina.
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- Vi sufficiente evidenza nelluomo della carcinogenicit della silice cristallina nella forma di
quarzo.
- Vi limitata evidenza negli animali da esperimento della carcinogenicit della tridimite e della
cristobalite.
- La silice cristallina nella forma di quarzo o cristobalite pu essere cancerogena per luomo.
Si rimette integralmente la lettera trasmessa al Presidente SIMLII, da parte dei due membri di diritto
allinterno del Consiglio Direttivo, a seguito della presa di posizione dello stesso sul rapporto
diretto silice/cancro:
In relazione al documento SIMLII, nella sua ultima versione del dicembre 2011, non si pu non
concordare sulla complessit della problematica silice-cancro, anche evidenziata dalla presenza
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
della silice cristallina nel gruppo 1 della IARC e dalla contemporanea assenza di tale sostanza tra i
cancerogeni nella lista UE, nonch dal ruolo svolto dallentit della esposizione e dalle
caratteristiche chimico-fisiche delle particelle di silice, come suggerito anche dai dati sperimentali
nellinduzione del tumore. Si era pertanto ritenuto, da parte dellInail, che non fosse opportuno un
position paper della Societ in assenza della pubblicazione integrale del volume 100 della IARC,
stato ora possibile esaminare la pubblicazione integrale (volume 100C Monografie IARC) che, in
relazione al tumore del polmone, proprio partendo dal fatto che non tutti gli studi alla base della
monografia IARC 1997 avevano dimostrato un eccesso di cancro del polmone negli esposti a
cancro del polmone (peraltro solo una delle metanalisi includeva studi che consideravano il
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rapporto dose/risposta) e considerata la presenza di silicosi come un biomarcatore della alta
In considerazione del ruolo svolto dallentit della esposizione e dalle caratteristiche chimico-
fisiche delle particelle di silice (che ne determinano la cancerogenicit) lo studio stato incentrato
pietrisco), sono stati esaminati i fattori di confondimento, sono stati studiati altri eventuali
organi-bersaglio (stomaco, apparato digestivo, esofago, rene, laringe) mentre, per quanto riguarda
il cancro negli animali da esperimento, sono stati essenzialmente considerati sufficienti gli studi
riportati nella Monografia IARC del 1997, nonch ipotizzati i meccanismi di azione della
Per quanto riguarda questultimo aspetto sono stati proposti 3 meccanismi di azione studiati nei
ratti.
Il primo, partendo dalla inalazione di silice cristallina, vede il coinvolgimento dei macrofagi con
citochine, fattori ossidanti, danno epiteliale con proliferazione ed infine alterazioni genetiche e
Peraltro non possono, a parere del gruppo di lavoro della IARC, essere esclusi altri due meccanismi,
che consistono: il primo nellazione extracellulare dei radicali liberi derivanti dallazione della silice
cristallina che successivamente inducono danno cellulare con proliferazione cellulare dellepitelio,
il secondo basato sullazione diretta della silice cristallina che, inglobata dalle cellule, determina la
Comunque a tuttoggi non possibile riconoscere con certezza quale di questi meccanismi sia
- Vi sufficiente evidenza nelluomo della carcinogenicit della silice cristallina nella forma di
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quarzo o di cristobalite. La silice cristallina nella forma di quarzo o di cristobalite pu causare
quarzo.
- Vi limitata evidenza negli animali da esperimento della carcinogenicit della tridimite e della
cristobalite.
- La silice cristallina nella forma di quarzo o cristobalite pu essere cancerogena per luomo.
Sulla base di tale inquadramento non appare, a parere dellInail, condivisibile il documento
proposto dal gruppo di lavoro SIMLII, che concludeva con: Appare coerente con quanto
complessivamente riportato nel presente documento mantenere, allattuale stadio delle conoscenze,
silice cristallina respirabile con la dicitura H350i (ex R49-carcinogeno per inalazione); tanto pi
che, come noto, la Commissione scientifica ex art. 10 del D.lgs. 38/00, cui partecipa tra gli altri
lInail, nei criteri utilizzati per laggiornamento delle liste delle malattie per le quali obbligatoria
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
la denuncia ai sensi e per gli effetti ex art. 139 del DPR 1124/65, aveva fatto riferimento al sistema
IARC senza per trascurare il confronto con le Liste della UE: tale impostazione stata
Inoltre, viste le incertezze sul meccanismo oncogenetico della silice cristallina, lIstituto non pu
ancorare il riconoscimento delle neoplasie del polmone nei soggetti esposti a silice libera cristallina
alla presenza di un quadro radiologico di silicosi. Si ritiene, infatti, che nellambito delle malattie
delle particelle della silice cristallina e quindi il riferimento a particolari settori industriali possano
In tal senso, non essendo ancora gli studi completamente esaustivi, lInail disposto a partecipare a
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assenza di silicosi radiologicamente evidente, relativamente ai lavoratori esposti a silice cristallina
Pertanto, pur apprezzando, come gi espresso in precedenti occasioni, lo sforzo effettuato dai
componenti del gruppo di lavoro in seno alla SIMLII, non si pu condividere il documento
proposto.
2) CROMO
Leghe e composti:
h) altre malattie causate dalla esposizione professionale a cromo, leghe e composti (icd10 da
specificare)
del cromo esavalente sono: lavorazione dei minerali, industria chimica, tessile e metalmeccanica,
concerie, vetrerie.
Quanto alla cancerogenicit legata al cromo, nella forma esavalente, occorre precisare che un
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aumento delle neoplasie a carico dellapparato respiratorio riscontrabile in soggetti
galvanica e nella produzione di pigmenti al cromo. Non si rileva un aumento del rischio in addetti
Il motivo per cui il cromo esavalente possa indurre tumori dellapparato respiratorio solo in tre
lavorative, dipende verosimilmente dal fatto che sono necessarie dosi molto elevate di cromo
Chromium (VI) compounds were considered by previous IARC Working Groups in 1972,1979,
1982, 1987, and 1989 (IARC, 1973, 1979, 1980, 1982, 1987, 1990). Since that time, new data have
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become available, these have been incorporated in the Monograph, and taken into consideration in
generated and given off during casting, welding, and cutting operations (for example, of stainless
Il cromo esavalente pu essere presente come un'impurit nel cemento Portland e pu essere
prodotto e sprigionato durante la colata, saldatura, e taglio (per esempio, di acciaio), anche se non
Non dimentichiamo infine che il cromo esavalente rappresenta uno dei tanti costituenti chimici
Focalizzando lattenzione sulla possibile esposizione a silice libera cristallina nelle attivit legate
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alla produzione di cemento, con riferimento alla letteratura scientifica specialistica in materia
Il quarzo contenuto nelle miscele di materie prime, durante la <<cottura>> del cemento, quasi
insaccato automaticamente, contiene silice cristallina in misura inferiore all1 1.5%. Pertanto il
comune cemento commerciale, non ritenuto fibrogeno per il polmone. La polvere di cemento,
alcalina e igroscopica, comunque irritante per le vie aeree, potendo determinare quadri di
Lesposizione alla silice cristallina nelle cementerie, soprattutto nei riguardi del rischio silicotigeno,
ambienti di lavoro e di vita. I II anno A. Bergamaschi e altri maggio 2006 Ricerca finanziata
Generalmente i vari prodotti di cemento del tipo Portland in commercio non contengono SLC in
proporzione apprezzabile. Questi prodotti sono costituiti da particelle molto fini e la loro
pari a circa il 90% (cfr. Linee guida nellesposizione professionale a silice libera cristallina a
cura di Regione Toscana Giunta regionale Direzione generale Diritto alla salute e politiche di
solidariet - Direzione generale della presidenza Lavoro e salute Network Italiano Silice
Silica was considered by previous Working Groups in June 1986 and March 1987
(IARC, 1987a,b). New data have since become available, and these are included in the present
In the cement industry, crystalline silica exposure may occur during the handling of
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raw materials that may contain some quartz, such as clay and volcanic tuff, as weIl as the sand dust
may be added in the process. However, once manufactured, normal Portland cement contains little
delle materie prime che possono contenere quarzo, come argilla e tufo vulcanico, come pure la
polvere di sabbia che pu essere aggiunta nel processo di produzione. Tuttavia, una volta realizzato,
Ed infine:
Lindustria del cemento, pur non essendo tra quelle pi interessate dal problema della silice libera
cristallina respirabile, ha tradizionalmente adottato misure volte alla riduzione dellesposizione dei
NEPSI, nel periodo 2006/2010 Ing. Pierandrea Fiorentini Cementi Rossi Coordinatore del GdL
AITEC - Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento- Sicurezza sul Lavoro)
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1. Relazione della valutazione dei risultati delle indagini eseguite dal Centro di Igiene Ambientale,
sono risultate accettabili. Infatti solo nelle postazioni ove stata riscontrata la presenza di silice
cristallina i valori rilevati si avvicinano a quelli del TLV. Le postazioni sono quelle del frantoio
calcare ed alla estrazione del calcare, argilla, ecc. sotto il capannone. pertanto consigliabile, vista
la presenza di silice cristallina, che si provveda a migliorare la cabina del frantoio e che loperatore,
uscendo, metta sempre la mascherina antipolvere. Per quanto attiene la zona di estrazione del
anche la durata della esposizione per i lavoratori esposti. . . Altre zone polverose, ma senza presenza
di silice, sono risultate le varie posizioni di insaccamento e le bilance dei mulini cemento.
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2. Relazione dellindagine eseguita in data 26.11.1991 presso la cementeria di Salerno dal Centro di
Igiene Ambientale, Istituto di Medicina del Lavoro, Universit di Bari, in cui si riporta: I dati di
tabella 1 mostrano tenori di quarzo minimi o del tutto trascurabili nelle polveri sedimentate nei
principali reparti dello stabilimento. Conseguentemente, il fattore patogeno della silicosi non poteva
che essere trascurabile anche nella polvere aerodispersa e, in particolare, nella frazione respirabile
di essa. I risultati delle rilevazioni sulle polveri respirabili, riportati in tabella 2, inducono ad
affermare che nessuna delle maestranze dello stabilimento e della cava pu essere considerata
Si osserva che, relativamente allattivit lavorativa svolta dal Caggese, non stato possibile
reperire indagini ambientali relative al Centro di Foggia ed allo stabilimento di Trento; nel primo
caso, appare naturale trattandosi di Centro consegna e, quindi, di unit della rete commerciale di
Nei documenti 1 e 2, come ovvio, si fa riferimento ai valori limite utilizzati sulla base della
cognizioni e della normativa vigente allepoca dei rilievi. Volendo valutare il nesso di causalit
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
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nella maniera pi conservativa appare giusto, a chi scrive, riferirsi ai valori limite attuali e tra questi
Sembra corretto utilizzare il valore di 0,025 mg/m3 introdotto da ACGIH nel 2010 per effetti sulla
salute relativi a silicosi e sospetta cancerogenicit per luomo (rispettivamente Health effect codes
HE10 e HE2).
Anche utilizzando tale valore limite, comunque, si osserva che molto probabile che gli stivatori
importante notare come, per le attivit di stivatore, non immediatamente valutabile la quantit di
concentrazione di questa sostanza inferiore all1%. Lindice a cui ci si riferisce quello misurato
nelle indagini ambientali del 22 e 23 maggio 1985 e del 26 novembre 1991, dove nella postazione
dello stivatore, sul totale della polvere aspirata, si riscontra una percentuale di silice cristallina non
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significativa in quanto inferiore all1%. Nei calcoli per la valutazione dellesposizione, anche
assumendo, a vantaggio di sicurezza del lavoratore, che la percentuale di silice cristallina sia
avvicinamento a questo valore di TLV solo nel caso degli stivatori dello stabilimento di
Anche in assenza di idonei DPI la frazione respirabile inferiore ai limiti fissati dallattuale
normativa che risulta pi conservativa rispetto a quella valida allepoca dei fatti.
noto, infatti, che mascherine antipolvere non garantiscono un efficace presidio nei confronti di
polveri sottili anche se posseggono una residuale e marginale efficienza di filtraggio nei confronti
delle stesse polveri sottili o di aerosol. [Wake D, Brown RC. Measurements of the Filtration
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
Efficiency of Nuisance Dust Respirators Against Respirable and Non-Respirable Aerosols. Ann
Lutilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuali contro lesposizione alla polvere attestato per il
periodo 1982 -1986 dal documento n. 12 pervenuto in data 8.7.2015 a questi CC.TT.U.
polvere e al rumore distribuiti ad integrazione della precedente dotazione nel periodo dal 1982 al
1986. Non nota la tipologia di dispositivo ma assumiamo che si tratti di comuni mascherine
antipolvere.
noto che nel cemento pu essere contenuta una certa quantit di cromo esavalente.
La sua pericolosit ha indotto molti paesi a regolamentare la sua presenza nel cemento. La
Direttiva Europea 2003/53/CE, sulla base di studi scientifici che hanno provato la relazione fra i
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preparati di cemento contenenti cromo VI e reazioni allergiche nelluomo, ha stabilito il limite di
2ppm (cio 2 mg/kg) sul tenore di cromo VI solubile in acqua nei prodotti cementizi e ha definito
un metodo di prova che ne accerta il rispetto. Sulla base di questa normativa, il cromo metallico pu
Allo stato attuale della normativa, sono immessi nel cemento sfuso additivi che trasformano il
cromo esavalente in cromo trivalente (non dannoso). La direttiva Europea 2003/53/CE, recepita in
Italia attraverso il decreto ministeriale della salute D.M. 10 maggio 2004, proibisce la
percentuale in massa sul cemento secco. Tale limite imposto motivato dalla necessit di ridurre
per luomo.
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
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Il cromo totale presente nel clinker Portland compreso tra 0,002% e 0,02%, rispettivamente 20 e
200 ppm. Tale valore deriva essenzialmente dai materiali argillosi, in minima parte dai
combustibili, dai corpi macinanti del molino del crudo e dai refrattari.
Il dato confermato da un articolo di review [1] che su questo tema riporta valori per il contenuto di
cromo nel cemento che variano a secondo del paese e dellepoca in cui stato prodotto. In questo
articolo di review si fa riferimento ad una Tabella 7 che riporta i risultati di uno studio del 2003 [2]
da cui possibile osservare una presenza di Cromo totale in ppm variabile da alcune decine a quasi
200 ppm, mentre il Cr (VI) non eccede alcune decine di ppm (30 nel caso del Portland). Di interesse
il caso dellItalia per cui si riporta un valore di Cromo totale variabile tra 40 e 71 ppm in peso ed un
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Nel processo di cottura del cemento nel forno rotante la presenza di Cr (VI) dipende dalla pressione
parziale di ossigeno e dalla presenza di cromati di sodio e di potassio. Molti studi enfatizzano
Paetzold, Boikova [4] e Fregert [1]. Lizagarra [3] osserva che clinker insufficientemente calcinati
danno origine a bassi contenuti di Cr (VI) dando supporto allipotesi che la formazione di Cr (VI)
avviene prevalentemente nella zona di combustione. Nello studio, si mostra la possibilit di ottenere
esperimenti su vari impianti stato possibile ridurre il Cr (VI) a 0 ppm in clinker con contenuti di
Il cromo presente, oltre che nei cromati citati, anche in soluzione solida nei minerali del clinker. In
studi di laboratorio, si osservato che il Cr (III) si ossida a Cr(V) sopra i 700 C e si riduce a Cr
(IV) oltre i 1400 C dando origine ad una presenza di Cr (IV) e Cr(V) [4]. Quindi, durante le varie
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fasi di cottura e raffreddamento una parte di Cr III da origine a Cr IV e Cr V. Quindi, in questa fase,
Anche nella fase di macinazione pu essere introdotto del Cromo metallico dovuto alle leghe
utilizzate nei mulini. Anche in questo caso si possono creare condizioni termodinamiche favorevoli
per lossidazione del Cromo metallico a Cr (VI) [5]. Differentemente, in [6], si sostiene che il
Cromo presente in questa fase del processo gradualmente si ossida a Cr (II), Cr (III) e Cr (IV) ma
non in Cr (VI).
Di tutto il cromo presente solo una parte legata ai composti non solubili (77% - 93%), mentre la
restante parte (dal 7% al 23%) pu essere facilmente solubilizzata. Le due specie solubili in acqua,
Una conferma a queste percentuali, anche data da studio spagnolo, riportato in [3], che mostra
come il contenuto di Cr (VI) ricompreso nellintervallo 8% -20% del cromo totale del clinker.
Affinch venga rispettato il D.M. 10 maggio 2004 necessario aggiungere un agente cromo
riducente. Comunemente lagente riducente di maggior utilizzo il solfato ferroso ma sono state
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
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individuate e realizzate altre soluzioni molto promettenti (additivi a base di antimonio, di-trisolfuro
di sodio, solfato ferroso monoidrato, solfato stannoso). Il solfato ferroso viene dosato allo 0,25-
0,3% circa e non influenza minimamente le reazioni di idratazione del cemento ma a contatto con
laria si ossida perdendo il suo potere riducente nei confronti del cromo esavalente. Per questo
motivo sui sacchi deve essere indicata la data di confezionamento e il periodo di conservazione
durante il quale il contenuto di cromo VI idrosolubile resta inferiore allo 0,0002% del peso totale a
Si pu ritenere, visto il periodo in cui i fatti sono accaduti, che potesse essere superiore al recente
limite di 2 ppm. Purtroppo, non stato possibile rintracciare alcuna indagine quantitativa che possa
permettere una documentata valutazione dellesposizione al Cromo (VI) nel caso specifico di cui
qui ci si occupa.
Bisogna considerare che gli additivi come il solfato ferroso agiscono soltanto in soluzione al
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momento dellimpasto. Questo dovuta alla necessit di raggiungere lobiettivo del D.M 10 maggio
2004 che recepisce la Direttiva europea 2003/53/CE e che riguarda la riduzione del rischio accertato
per il cemento consistente in dermatiti e irritazioni per contatto con la pelle. Tanto vero che il
citato D.M., cos recita a titolo di deroga, i punti 1 e 2 non si applicano all'immissione sul mercato
cui il cemento e i preparati contenenti cemento sono manipolati unicamente da macchinari e che
non comportano alcuna possibilit di contatto con la pelle." Si ricorda che, i punti 1 e 2 sono quelli
etichettatura. Quindi limitare il Cr (VI) a 2 ppm ha la sola funzione di evitare le irritazioni della
pelle.
Il Cr (VI) viene preso in considerazione nella produzione del cemento solo per gli effetti irritativi
della pelle e per questo motivo non pu essere messo in relazione ai fatti di cui qui si discute che
Pur non disponendo di indagini quantitative a riguardo, volendo anche seguire, a proposito del
Cromo (VI) inalato, lipotesi prospettata dal CTP dottor Genchi per un verso e le osservazioni
presentate nella CTP a cura della professoressa Emanuela Turillazzi e del professor Pietro Apostoli
di natura opposta, si pu facilmente dimostrare che la concentrazione in aria del Cr (VI) non
LOSHA (Occupational Safety & Health Administration, USA) ha aggiornato nel 2006 i limiti di
esposizione industriale a Cr(VI), in termini di TWA (Time Weighted Average) calcolato come
concentrazioni medie pesate in un turno lavorativo di 8 ore lavorative, ponendoli pari a 2,5 g/m3
per lAction Level (AL) e 5 g/m3 come PEL (Permissible Exposure Limit) ovvero limite che non
Il Threshold Limit Value (TLV) fissato dallACGIH (American Conference of Governmental and
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Industrial Hygienists) 0.05 mg/m3 nellaria, portato a 0.01 mg/m3 per i composti del Cr(VI)
insolubili;
Nel gennaio 2013, il NIOSH ha annunciato un nuovo Recommended Exposure Level (REL) di 0.2
g Cr (VI)/m3 per un TWA di 8 ore/die e 40 ore settimanali. Il NIOSH ha dichiarato che: new
lung cancer. NIOSH also recommends that dermal exposure to Cr (VI) compounds be prevented in
the workplace to reduce adverse dermal effects including skin irritation, skin ulcers, skin
sensitization and allergic contact dermatitis. [8]. Si introduce, quindi, un valore raccomandato per
I CC.TT.P. professoressa Emanuela Turillazzi e professor Pietro Apostoli assumono nelle loro
valutazioni una concentrazione di 3 mg/m3 di polvere inalabile negli ambienti di lavoro nella
posizione di stivatore sulla base delle indagini ambientali del 1985, una quantit di Cromo totale
pari a 75 mg/kg e il Cromo VI pari al 20% di esso. Questultimo dato risulta confermato da [3] che
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
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fissa la percentuale di Cr VI rispetto al Cromo totale in quantit variabile tra 8 e 20%. I due
Nelle nostre valutazioni, ci basiamo sugli unici valori di concentrazione di polveri in aria
effettivamente disponibili per questa indagine relativamente alla posizione dello stivatore. Si
assume, a vantaggio del lavoratore, che tutta la polvere misurata sia cemento. Nel campionamento
del 26/11/1991 sono registrati due valori di frazione respirabile delle polveri per gli stivatori 1,3
mg/m3 e 1,88 mg/m3 misurata con campionatori personali. Nel campionamento dei giorni 22 e 23
maggio 1985 si registra per le posizioni assunte dagli stivatori concentrazioni di polveri respirabili
pari a 2,61 mg/m3 e 0,87 mg/m3. Si pu, quindi, assumere a vantaggio di sicurezza un valore
Assumiamo, quindi, che il Cromo totale presente nei cementi italiani sia pari al valore massimo
riportato in [1] ovvero 71 mg/kg e che il Cr VI sia pari a al valore massimo di 4 mg/kg riportato
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nello stesso articolo di review.
Assumendo questi dati, si ottiene una concentrazione di Cr VI variabile nellintervallo 0,045 g/m3
- 0,012 g/m3a seconda che si facciano le ipotesi secondo quanto riportato nella CTP della
professoressa Emanuela Turillazzi e del professor Pietro Apostoli oppure secondo le assunzioni qui
da noi riportate.
basso ovvero quello raccomandato dal NIOSH. Si osserva che, anche rispetto a tale soglia, i valori
Va ricordato, inoltre, che le neoplasie professionali sono simili a tutte le altre neoplasie e non
differiscono da queste per quanto attiene alla criteriologia adottata ai fini della diagnosi e della
terapia.
In presenza di sospette tecnopatie neoplastiche non pertanto possibile far riferimento a sintomi
Soltanto per alcuni agenti cancerogeni, ad esempio fibre di amianto e cloruro vinile monomero, in
rarissime nella popolazione non professionalmente esposta, proprio per tale caratteristica, pu
essere relativamente agevole ravvisare un nesso causale. Detti tumori sono definiti ad alta frazione
In neoplasie multifattoriali, come il tumore del polmone, i dati raccolti nellanamnesi lavorativa e,
in particolare, la misura documentata dellesposizione lavorativa sono alla base della diagnosi
eziologica.
Premesso che leziologia del tumore polmonare da ritenersi tuttora sconosciuta, le cause messe in
relazione sono il fumo di sigaretta (tabacco), fattori ambientali occupazionali e non occupazionali
(gas di scarico da motori diesel amianto, Radon), cicatrici polmonari (pregressa Tubercolosi),
predisposizione genetica.
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Una percentuale pari a 85 - 90% dei casi dei carcinomi polmonari correlabile con il tabagismo.
Nellambito della relazione tra carcinoma polmonare e fumo di tabacco occorre considerare
fumate, la durata del fumo di tabacco e i tempi di insorgenza del cancro polmonare, laumento del
rischio con il crescere dellet per uno stesso livello di consumo di sigarette, la relazione fumo di
tabacco/carcinoma del polmone soddisfa i criteri di causalit e inoltre relazione dose risposta,
tipologia di confezione del tabacco, contenuto nicotina e catrame, periodo di tempo trascorso dalla
cessazione del fumo, induttore e promotore della carcinogenesi. (U.S. Surgeon Generals Report
1982; Doll R., Peto R. 1994; American Cancer Society; DE Carli A., La Vecchia C. 1994.
Shottenfeld 1996).
In base allistotipo, nel carcinoma a piccole cellule per il 98,9% dei casi si tratta di fumatori,
rispetto al 98% per il carcinoma squamoso, al 93,3% per il carcinoma a grandi cellule, all81,6%
per ladenocarcinoma.
Il tumore a piccole cellule prende origine dai bronchi di diametro maggiore, costituito da cellule
di piccole dimensioni e si presenta in genere nei fumatori, mentre molto raro in chi non ha mai
fumato. La sua prognosi peggiore rispetto a quella del tumore non a piccole cellule anche perch
linterazione di altre sostanze e/o fattori, sia in ambito professionali che extra.
In particolare per i tumori a bassa frazione eziologica, quale il tumore polmonare, importante
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levidenza di apprezzabili esposizioni a cancerogeni ai fini della valutazione del nesso di causalit,
soprattutto in presenza di fattori confondenti, come il fumo di tabacco. In tal caso andrebbe inoltre
valutato il cosiddetto rischio attribuibile, al fine di individuare almeno un rapporto concausale. Per
la valutazione del rischio attribuibile necessario fare riferimento al rischio relativo, le cui stime
Per quanto riguarda la letteratura scientifica in materia di oncologia professionale, una ricerca su
MEDLINE (Medical Literature Analysis and Retrieval System Online), che rappresenta la pi vasta
banca dati bibliografica biomedica, consultabile tramite il motore di ricerca PubMed, sviluppata dal
National Center for Biotechnology Information presso la National Library of Medicine, cui
afferiscono oltre 24 milioni di citazioni di articoli scientifici, permette di rilevare che a tuttoggi non
stata prodotta sufficiente evidenza scientifica in grado di dimostrare una chiara attivit
cancerogena correlata alla produzione di cemento ( A review and meta-analysis of cancer risks in
relation to Portland cement exposure. Cohen SS, Sadoff MM, Jiang X, Fryzek JP, Garabrant DH -
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
EpidStat Institute, Ann Arbor, Michigan, USA - Occup Environ Med. 2014 Nov;71(11):796-802.
Nella quasi totalit degli studi fondati su tumori polmonari interviene il fattore di rischio
fino agli anni 90, quando lamianto venne ufficialmente eliminato dal commercio in Italia. Nella
banca dati sono rintracciabili alcuni articoli improntati sullipotesi di associazione tra polvere di
cemento e neoplasie gastriche e del colon, piuttosto che tumori del polmone.
Il seguente lavoro, condotto nel nostro paese, non evidenzia un aumento statisticamente
significativo di mortalit dovuta a neoplasie in lavoratori di cementifici, a meno che non si tratti di
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Malattie Infettive Universit Sapienza Roma - Int Arch Occup Environ Health. 2012
mortality and of all cancers mortality probably due to the healthy workers effect. The study
confirmed an increased risk of respiratory system cancer only in the subgroup with previous work
(I lavoratori del cemento Portland hanno manifestato una riduzione statisticamente significativa del
rischio della mortalit in generale e della mortalit correlata a tumori, probabilmente a causa
delleffetto del lavoratore sano. Lo studio ha confermato un aumento del rischio di cancro
cementificio / amianto).
In base a quanto emerge dalla letteratura scientifica in materia di medicina occupazionale e dalla
documentazione acquisita agli atti, sia di ordine sanitario che di igiene ambientale, si evince
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
pertanto che gli agenti tecnopatici considerati nel caso in esame non soddisfano ai criteri medico-
In particolare, necessita precisare che non appare di alcun rilievo il certificato medico rilasciato dal
dottor Michelantonio Cibelli il 9.10.1989, in cui era riportata la diagnosi di Broncopatia cronica
inoltrata alla sede I.N.A.I.L. competente. A conferma di ci interviene la richiesta prescritta dallo
diagnostico.
Dalla documentazione relativa al ricovero ospedaliero presso la Divisione di Medicina del Lavoro
del Centro Medico di Cassano Murge dal 29.06.1992 al 03.07.1992, si evince tuttavia che era
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esclusa ogni forma di broncopatia in atto.
Inoltre, gli accertamenti eseguiti in ambito pneumologico presso lIstituto Nazionale per lo Studio e
la Cura dei Tumori di Milano, nellestate 1997, non evidenziarono caratteri radiologici n
alterazioni della funzionalit respiratoria compatibili con una patologia broncopneumonica cronica
ostruttiva.
Per i motivi suddetti, sulla scorta delle evidenze esaminate, considerata linadeguatezza qualitativa e
quantitativa delle presunte noxae lavorative, in conformit con il criterio di esclusione di altre
cause, posto che il fumo di tabacco ha assunto ampio rilievo nel determinismo della patologia
neoplastica, possibile escludere un nesso di causalit tra la patologia che ha causato il decesso di
Caggese Giuseppe e lattivit lavorativa espletata nel corso degli anni, dal 1973 al 1997, presso
Atteso che le nostre risultanze appaiono diametralmente opposte a quanto accertato dal C.T.U.
Possiamo affermare che la consulenza tecnica eseguita in primo grado manifestamente basata su
Sotto laspetto formale si fatto uso di termini poco appropriati dal punto di vista scientifico,
che non allesposizione a noxae professionali, e, a proposito delle valutazioni medico-legali, quando
Dal punto di vista sostanziale stata evocata la sussistenza di due opposte evidenze, cos definite.
Tali sarebbero, da un lato, i dati riportati nelle cartelle sanitarie e di rischio in merito ai fattori di
esposizione rappresentati dalle polveri e dal rumore, dallaltro, le testimonianze rese dalle
maestranze del cementificio sulla presenza di aspiratori di polvere. In tal modo, il CTU intravede
difformit delle situazioni descritte tra i due rilievi e opta per lesistenza di polverosit
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ambientale.
Il CTU, con un ragionamento discutibile, formula affermazioni non sostanziate da evidenze medico-
trascurando di indagare, come si fatto in questa consulenza tecnica, nella letteratura scientifica in
materia di igiene industriale e sui monitoraggi ambientali eseguiti dallazienda. Quanto alla
presenza di cromo nel cemento si fatto riferimento al testo di E. Sartorelli, pag. 393, omettendo
per di citare quanto riportato a pag. 729, volendo attenersi allo stesso testo di consultazione, in
Numerose indagini hanno dimostrato che i sali di cromo, soprattutto i cromati, sono carcinogeni a
livello respiratorio. I lavoratori addetti alla produzione di cromati e di pigmenti contenenti cromati e
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
forse anche quelli addetti alla cromatura elettrolitica presentano infatti unelevata frequenza di
carcinomi polmonari e delle cavit nasali e paranasali . Tra le lavorazioni a rischio non citata la
produzione di cemento.
Daltronde le malattie neoplastiche professionali determinate dal cromo sono rintracciabili nelle
industrie in cui si eseguono la cromatura galvanica, la saldatura ad arco di acciai speciali con
elettrodi ad alto tenore di cromo, la produzione e tintura con colori e inchiostri contenenti pigmenti
a base di cromati.
insignificanti rilievi obiettivi e strumentali. Per formulare la diagnosi di BPCO obbligatorio che,
tra i parametri dellesame spirometrico, lIndice di Tiffenau, ossia il rapporto tra FEV1 e FVC, sia
inferiore a 0,70.
Nel caso di specie, finanche le prove di funzionalit respiratoria risalenti al 25 giugno 1997 sono
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risultate nella norma e nel referto dellesame radiologico, eseguito il giorno successivo, era tra
Per inciso, sono considerati fattori di rischio della BPCO: fumo di sigaretta (70%), polveri e
atmosferico.
Le considerazioni elaborate dal CTU lo hanno indotto ad affermare, in modo del tutto inesatto, che
Tra le imprecisioni del suddetto CTU, appare suggestiva una evidente inesattezza, invero commessa
precedentemente dal medico radiologo dellIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di
Milano, dottor Potepan, il quale, nel referto dellesame radiologico del torace (non TC torace come
sostenuto dal CTU di primo grado) del 26.06.1997, facendo riferimento a un confronto iconografico
con una TC eseguita altrove il 2.6.94, sostiene una lenta crescita, per il lungo tempo trascorso tre
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
anni che avrebbe determinato laumento del diametro massimo della neoformazione da 5 cm a 7
cm.
errore di distrazione, dal momento che non risultano essere stati effettuati esami TC del torace in
certo invece che detto esame risale alla data 02.06.1997, ossia 24 giorni e non tre anni prima della
radiografia refertata dal dottor Potepan. Trattasi infatti della TC eseguita durante il ricovero
effettuato presso gli Ospedali Riuniti di Foggia nel mese di giugno 1997. La conferma di quanto da
noi rilevato deriva dal dato che, proprio nel referto di questo esame, il diametro massimo della
neoplasia indicato in misura pari a 50 mm. Pertanto non in tre anni, ma in poco pi di 20 giorni si
manifestato laumento delle dimensioni della lesione in causa. Ci dimostra che levoluzione della
patologia neoplastica stata invece molto rapida. La rapidit dellevoluzione inoltre confermata
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dallaggravarsi delle condizioni fisiche fino allexitus in breve tempo. Daltronde questa una delle
Inoltre, attenendosi a quanto dichiarato dallo stesso radiologo, la lesione neoplastica mediastinica,
per le caratteristiche riscontrate alla data dellesame radiologico (26.06.97), era da ritenersi di
pertinenza tiroidea. Questo elemento per tralasciato dal CTU di prime cure.
Merita attenzione poi laffermazione relativa agli esami clinici senza un utile controllo
radiologico, che sarebbero stati in grado di evidenziare tale neoplasia, deducendo, in tal modo, una
A tale proposito si rileva che il CTU ignora del tutto il referto dellesame radiologico del torace del
22.03.1996, eseguito in occasione del ricovero presso lOspedale di Trento, quando non apparivano
sia i segni di uninterstiziopatia. Tale accertamento aveva luogo poco pi di anno prima della
Va osservato poi, che nel caso di specie, per le caratteristiche di esposizione a fattori di rischio, non
sussisteva lobbligo della sorveglianza sanitaria finalizzata sia al rumore che alla silice libera
cristallina, (vedasi lesposizione a rumore, ad esempio, a valori Lep,d (dBA) pari a 70,3, quando la
legge in vigore allepoca, D. Lgs. 15 agosto 1991 n. 277, imponeva lobbligo dellaudiometria in
alcune cartelle sanitarie e di rischio, riportata la nota polveri non silicee, in accordo con i dati
Tra laltro occorre considerare che, alla luce del d. lgs. 230/95, art. 111, comma 6,
Le attivit che comportano rischi da radiazioni ionizzanti devono essere giustificate. Per cui la
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radiografia del torace, anche in presenza di evidente esposizione a silice libera, non proponibile
annualmente.
- Riduzione al ruolo di mera concausa del fumo di sigaretta, nonostante questo fattore rappresenti
una vera e propria causa, sufficiente ed efficiente, nelleziologia della neoplasia polmonare.
A tale proposito ricordiamo che per concausa deve intendersi lantecedente medico-legalmente
rilevante che, seppur non sufficiente da s solo, necessario a produrre leffetto determinato.
CONCLUSIONI
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
La diagnosi del complesso patologico accertato sulla persona di Caggese Giuseppe non risultata
certa, come appare dai referti degli esami istologici eseguiti e dalle informazioni cliniche formulate
dai sanitari dellIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano.
Sotto un profilo altamente probabilistico, ammesso dallo stesso Istituto, trattavasi di carcinoma a
piccole cellule a verosimile partenza dal polmone destro con metastasi mediastiniche e
concomitante neoformazione della testa del pancreas, quale metastasi della neoplasia polmonare.
Tenuto conto delle specifiche mansioni lavorative svolte dal lavoratore, in considerazione
dellinadeguatezza lesiva dei fattori di rischio chiamati in causa, emersa dalla letteratura in materia
fattori etiologici di natura extraprofessionale, legati al fumo di sigaretta, non ravvisabile un nesso
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14. I CTU hanno, poi, aggiunto, in risposta alle osservazioni critiche dei CTP degli eredi Caggese le
seguenti considerazioni:
<<Per quanto attiene alle osservazioni presentate dalla controparte appellata, eredi Caggese, queste
sono inserite in due relazioni, di cui la prima a firma del dottor Gioacchino Genchi, dottore in
chimica, e laltra del professor Giuseppe Muscolino di Belforte, docente di chirurgia toracica.
Nella prima relazione, il consulente il dottor Gioacchino Genchi conferma la propria condivisione al
contenuto delle memorie formulate dagli avvocati Gori e Torre, disconoscendo in tal modo le
nellelaborato peritale.
Inoltre, assumendo il ruolo di regista della consulenza tecnica dufficio, ritiene obbligatorio il
riferimento alla scheda dati di sicurezza del cemento, in quanto, a suo dire, sarebbero riportate
Il cemento e le miscele contenenti cemento, possono irritare gli occhi, le mucose, la gola ed il
sistema respiratorio e provocare tosse. Linalazione frequente del cemento e delle miscele
contenenti cemento per un lungo periodo di tempo aumenta il rischio di insorgenza di malattie
polmonari.
Il contatto ripetuto e prolungato del cemento sulla pelle umida, a causa della traspirazione o
In caso di inalazione.
Portare la persona allaria aperta. La polvere in gola e nelle narici dovrebbe pulirsi naturalmente.
In caso di ingestione.
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Non indurre il vomito. Se la persona cosciente, lavare la bocca con acqua e far bere molto.
Inalazione: linalazione ripetuta di polvere di cemento o miscele contenenti cemento per un lungo
Come si evince chiaramente dalla lettura della scheda, in realt non sono presenti elementi in grado
di offrire chiarimenti circa la specifica tossicit che a noi interessa, per il semplice motivo che, tra le
Infatti, i vari tipi di tossicit elencati a carico delle vie respiratorie, delle mucose e della cute, sono
di tipo irritativo, oltre il fenomeno allergico che pu instaurarsi a carico della cute per le note
edili (muratori, carpentieri edili, piastrellisti, ecc.) piuttosto che in lavoratori di cementifici. Ma
Ma v di pi. A pagina numero 10 della scheda dati di sicurezza allegata agli atti si riscontra un
esplicito riferimento alla Cancerogenicit: Nessuna associazione causale stata stabilita tra
lidentificazione del cemento Portland come sospetto cancerogeno per luomo. Il cemento Portland
non classificabile come cancerogeno per luomo (ai sensi dellACGIH A4: agenti che causano
preoccupazione sulla possibilit di essere cancerogeni per luomo, ma che non possono essere
valutati definitivamente a causa della mancanza di dati. Studi in vitro o su animali non forniscono
indicazioni di cancerogenicit sufficienti a classificare lagente con una delle altre notazioni).
Per cui, stando a quanto riportato nella suddetta scheda, la questione sarebbe gi risolta allorigine.
Effettivamente, solo una persona inesperta, fortemente inesperta, nella lettura delle indicazioni
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comprendere le informazioni che il produttore aveva intenzione di trasmettere.
Mentre, per quanto concerne lavvertimento in caso di inalazione ripetuta della polvere di cemento
per lungo periodo di tempo, in grado di aumentare il rischio di insorgenza di malattie polmonari, il
riferimento di cui alla scheda succitata non rivolto alle malattie neoplastiche, bens alle
importante rilevare che la valutazione del nesso eziologico riguardante le malattie professionali,
in particolare in presenza di patologie neoplastiche, richiede unattenta analisi basata sulle evidenze,
A tale proposito si richiama quanto riportato a pagina 546 e seg. sul Trattato di Medicina del Lavoro
- Ambrosi Fo, a proposito delle liste IARC: Bisogna tuttavia tenere presente i non pochi
noti pu essere dintensit molto diversa in diverse situazioni occupazionali e pu in una certa
situazione modificarsi nel tempo per sostituzione di sostanze identificate come cancerogene con
altre ritenute pi sicure, o per introduzione di nuovi processi industriali. Inoltre, le scarse
informazioni sui processi industriali e sulle esposizioni non permettono una completa valutazione
dei rischi. Ancora, qualsiasi lista non pu essere completa, perch considera solo un limitato
ricordare, da un lato, che la presenza di un cancerogeno in una certa situazione occupazionale non
significa obbligatoriamente una esposizione per i lavoratori, dallaltro che lassenza di cancerogeni
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noto non esclude la presenza di rischi cancerogeni non ancora identificati.
richiami a qualsiasi dato offerto dalla letteratura, ora evidenziando situazioni di conflittualit, ora di
In realt non sussistono riferimenti epidemiologici che affermino una chiara e significativa
Si afferma, nelle osservazioni del dottor Gioacchino Genchi, a pagina numero 12, che i CC.TT.U.
citano lingegner Fiorentini per avvalorare la tesi dellassenza della silice nel settore cemento.
Questo una argomentazione capziosa poich lingegner Fiorentini viene citato semplicemente per
affermare che Lindustria del cemento, pur non essendo tra quelle pi interessate dal problema
della silice libera cristallina respirabile, ha tradizionalmente adottato misure volte alla riduzione
dellesposizione dei lavoratori. Quindi, si afferma che la silice cristallina presente, sebbene
Nella relazione di C.T.U. i D.P.I. sono citati solo a pagina numero 33 dove, contrariamente a quanto
riportato nelle osservazioni del dottor Gioacchino Genchi, non si afferma che esse siano sufficienti
a filtrare particelle dellordine dei 10 m come ampiamente ci spiega lo stesso C.T.P. e come ben
noto.
Semplicemente, nella relazione di C.T.U. si afferma che le mascherine possono aver contribuito a
ridurre il livello di esposizione alla silice cristallina riducendo la polverosit totale inalata. Ovvero,
anche le mascherine antipolvere posseggono una residuale e marginale efficienza di filtraggio nei
confronti delle polveri sottili o di aerosol. [Wake D, Brown RC. Measurements of the Filtration
Efficiency of Nuisance Dust Respirators Against Respirable and Non-Respirable Aerosols. Ann
Anche in assenza di mascherine antipolvere, comunque, sulla base delle uniche rilevazioni
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normativa. Quindi, la nostra argomentazione che, sulla base delle misure disponibili, non si
superato il limite di esposizione noto al meglio delle conoscenze scientifiche del momento in cui si
scrive e che la frazione respirabile inferiore a tale limite. I D.P.I. non possono aver avuto altra
funzione che limitare ulteriormente lesposizione riducendo le polveri totali inalate a maggior
conforto di questa stima. Nella relazione di C.T.U. chiariamo meglio e ulteriormente tale punto.
A pagina numero 16 delle osservazioni del dottor Gioacchino Genchi fortemente si sostiene che In
Definizione presa da un documento predisposto dalla AUSL di Parma con il quale si concorda
specialmente nella quota parte in cui si parla di idonea efficacia causale che a nostro parere deve
essere dimostrata sulla base di un superamento dei livelli di esposizione limite da verificare (TLV
etc.). Che , poi, quello che si cercato di fare, nella relazione di C.T.U., sulla base dei dati
esistenti.
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
Nelle pagine numero 16 e17 della relazione del dottor Gioacchino Genchi ci sembra si faccia un po
di confusione tra quanto riportato dai CC.TT.U. e gli autori delle indagini realizzate allepoca dei
fatti, si dice infatti: Gli autori delle indagini hanno dovuto ammettere la presenza della silice
cristallina con valori vicini a quelli di TLV (valore soglia) ma poi hanno concluso, a dir poco con
buona pace tranquillizzante per tutti, che le determinazioni di polverosit sono risultate
accettabili, addirittura tenori di quarzo minimi o del tutto trascurabili nelle polveri sedimentarie
nei principali reparti dello stabilimento [c da chiedersi la fine di quella silice da loro stessi
determinazioni di polverosit sono risultate accettabili, addirittura tenori di quarzo minimi o del
tutto trascurabili nelle polveri sedimentarie nei principali reparti dello stabilimento appartiene ai
tecnici del Centro di Igiene Ambientale dellIstituto di Medicina del Lavoro - Universit di Bari,
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che hanno effettuato le indagini nel 1992 utilizzando un TLV dellepoca (0,1 mg/m3), il quadruplo
di quello a cui noi abbiamo fatto riferimento (0,025 mg/m3) perch il valore che meglio
rappresenta in questo momento il sentimento generale della comunit scientifica sulla questione in
esame. Quindi, la nostra valutazione che parla di avvicinamento (senza superamento) al valore di
TLV si riferisce al limite attuale . . . , ecco che fine ha fatto la silice . . . non finita da nessuna
parte, sempre la stessa ma sono cambiati gli orientamenti rispetto al limite costituito dal TLV.
Sono poi messi in dubbio dal dottor Gioacchino Genchi i dati emersi dai monitoraggi, gli unici
disponibili, effettuati dallIstituto universitario di Medicina del lavoro di Bari, peraltro previsti
nellaccordo siglato dallazienda Italcementi s.p.a. e dalla Federazione Lavoratori delle Costruzioni
I CC.TT.U. necessariamente si sono dovuti riferire alle uniche due indagini ambientali risultate
dal dottor Gioacchino Genchi, i CC.TT.U. non hanno fatto proprie pedissequamente le conclusioni
di coloro che hanno effettuato le indagini nel 1985 e nel 1992, bens hanno utilizzato i dati dei
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
rilievi effettuati allepoca ed effettuato il confronto con i valori di TLV attualmente utilizzati quattro
volte minori; anche sotto questa ipotesi, con riferimento alla sola mansione di interesse per questa
Il dottor Gioacchino Genchi afferma che non sono riportate notizie circa le modalit tecnico-
analitiche di esecuzione dei rilievi. Questo non corrisponde al vero, essendo entrambe le relazioni
corredate di una sintetica descrizione delle modalit di valutazione delle esposizioni (in vero con
Per quanto riguarda le modalit di accesso di coloro che hanno effettuato i rilievi, se concordate o
meno, ovviamente non ne abbiamo notizia. Riscontriamo che sarebbe penalmente rilevante se
qualcuno o coloro che hanno fatto le indagini abbiano, volutamente e colpevolmente, alterato le
condizioni in cui si sono effettuati i rilievi. Ovviamente non possiamo che presumere la buona fede
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Preoccupa la statistica citata dal dottor Gioacchino Genchi, che in qualit di Dirigente chimico
dellUfficio per la Tutela dellinquinamento atmosferico della Regione Siciliana, per cui in assenza
di preavviso anche in presenza dellorgano di controllo ARPA non si sia mai superato un qualsiasi
parametro chimico, situazione ritenuta non credibile dallo stesso Dirigente. Ci sembra che esistano
gli estremi per un comportamento penalmente rilevante su cui, ci auguriamo, si sia fatto chiarezza.
significativi riportata a pagina numero 18 della C.T.P. crediamo si tratti di un fraintendimento del
limite superiore solo nel caso degli stivatori dello stabilimento di Guardiaregia sulla base del
documento 1.
Lindice a cui ci si riferisce quello misurato nelle indagini ambientali del 22 e 23 maggio 1985 e
del 26 novembre 1991, dove nella postazione dello stivatore, sul totale della polvere aspirata, si
riscontra una percentuale di silice cristallina non significativa e, comunque, inferiore all1%. Nei
lavoratore, che la percentuale di silice cristallina sia prossima all1 %, si pu facilmente verificare
che lesposizione mediamente inferiore al TLV assunto per le postazioni lavorative degli stivatori.
Abbiamo introdotto questi dettagli nella relazione finale al fine di migliorarne linterpretazione.
Riguardo alla citazione attribuita a Wikipedia, in realt essa tratta dal sito di EcoTecnoMat spin-
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Cr (VI) nei cementi, seppure in tracce. Infatti, il passaggio in questione concludeva con la presenza
Quindi nel clinker Portland il cromo presente in tre stati di ossidazione (+3, +4, +5). Di tutto il
cromo presente solo una parte legato alle fasi del clinker (77% - 93%), mentre la restante parte
(dal 7% al 23%) pu essere facilmente solubilizzata, tranne il Cr III che insolubile, come detto
precedentemente. Le due specie solubili in acqua, Cr IV e Cr V, non sono stabili dando origine a Cr
Il richiamo alla parte solubilizzata del Cromo (qui sottolineata) ovviamente riferito al Cr (VI).
In realt, i processi che avvengono sono vari e la discussione sulle varie reazioni a volte
controversa per cui una descrizione troppo sintetica pu aver creato dei dubbi.
Per questo, nella relazione di C.T.U., senza volere eccedere in dettagli, abbiamo meglio chiarito le
varie parti del processo ove avvengono le reazioni considerate e aggiunto nuove fonti per meglio
Nel processo di cottura del cemento nel forno rotante molto dipende dalla pressione parziale di
ossigeno e dalla presenza di cromati di sodio e di potassio. Molti studi enfatizzano limportanza
delle condizioni di ossidazione per la conversione in Cr (VI) come Reifenstein e Paetzold, Boikova
[4] e Fregert [1]. Lizagarra [3] osserva che clinker insufficientemente calcinati danno origine a
bassi contenuti di Cr (VI) dando supporto allipotesi che la formazione di Cr (VI) avviene
esperimenti su vari impianti stato possibile ridurre il Cr (VI) a 0 ppm in clinker con contenuti di
Il cromo anche presente oltre che nei cromati citati, anche in soluzione solida nei minerali del
clinker. In studi di laboratorio si osservato che il Cr (III) si ossida a Cr(V) sopra i 700 C e si
riduce a Cr (IV) oltre i 1400 C dando origine ad una presenza di Cr (IV) e Cr (V) [4].
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Anche nella fase di macinazione pu essere introdotto del Cromo metallico dovuto alle leghe
utilizzate nei mulini. Anche in questo caso si possono creare condizioni termodinamiche favorevoli
per lossidazione del Cromo metallico a Cr (VI) [5]. Differentemente in [6] si sostiene che il Cromo
presente in questa fase del processo gradualmente si ossida a Cr (II), Cr (III) e Cr (IV) ma non in Cr
(VI).
Uno studio spagnolo [3] mostra come il contenuto di Cr(VI) ricompreso nellintervallo 8% -20%
Nella relazione di C.T.U. si affermava che: . . . il cromo totale presente nel clinker Portland
Il dato confermato da un articolo di review [1] che su questo tema riporta valori per il contenuto di
cromo nel cemento che variano a secondo del paese e dellepoca in cui stato prodotto. In questo
articolo di review si fa riferimento ad una Tabella 7 che riporta i risultati di uno studio del 2003 [2]
da cui possibile osservare una presenza di Cromo totale in ppm variabile da alcune decine a quasi
200 ppm, mentre il Cr (VI) non eccede alcune decine di ppm ( 30 nel caso del Portland). Di
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interesse il caso dellItalia per cui si riporta un valore di Cromo totale variabile tra 40 e 71 ppm in
Per quanto riguarda la questione della carbonatazione, le condizioni di conservazione del cemento
con il clinker formando carbonati alcalini e, in alcune situazioni, carbonato di calcio [7]. Quindi, il
termine si riferisce agli effetti dellaria sul cemento ed erroneamente stato associato al solfato
Il C.T.P. dottor Gioacchino Genchi poi sostiene, correttamente, che gli additivi come il solfato
ferroso agiscono soltanto in soluzione al momento dellimpasto. Questo vero, ma proprio perch
lobiettivo del D.M 10 maggio 2004 che recepisce la Direttiva europea 2003/53/CE si occupa di
ridurre lunico rischio accertato per il cemento che quello di irritare la pelle. Tanto vero che il
citato D.M., cos recita a titolo di deroga, i punti 1 e 2 non si applicano all'immissione sul mercato
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e all'uso di prodotti fabbricati mediante processi controllati chiusi e interamente automatizzati, in
cui il cemento e i preparati contenenti cemento sono manipolati unicamente da macchinari e che
non comportano alcuna possibilit di contatto con la pelle." Si ricorda che, i punti 1 e 2 sono quelli
etichettatura. Quindi limitare il Cr VI a 2 ppm ha la sola funzione di evitare le irritazioni della pelle.
Il Cr VI viene preso in considerazione nella produzione del cemento solo per gli effetti irritativi
della pelle e, per questo motivo, non pu essere messo in relazione ai fatti di cui qui si discute che
Ad ogni modo, volendo anche seguire, a proposito del Cromo VI inalato, lipotesi prospettata dal
C.T.P. dottor Gioacchino Genchi per un verso e le osservazioni presentate nella C.T.P. a cura della
facilmente dimostrare che la concentrazione in aria del Cr VI non superava il relativo TLV.
LOSHA (Occupational Safety & Health Administration, USA) ha aggiornato nel 2006 i limiti di
esposizione industriale a Cr(VI), in termini di TWA (Time Weighted Average) calcolato come
concentrazioni medie pesate in un turno lavorativo di 8 ore lavorative, ponendoli pari a 2,5 g/m3
per lAction Level (AL) e 5 g/m3 come PEL (Permissible Exposure Limit) ovvero limite che non
Il Threshold Limit Value (TLV) fissato dallACGIH (American Conference of Governmental and
Industrial Hygienists) 0.05 mg/m3 nellaria, portato a 0.01 mg/m3 per i composti del Cr (VI)
insolubili.
Nel gennaio 2013, il NIOSH ha annunciato un nuovo Recommended Exposure Level (REL) di
0.2g Cr (VI)/m3 per un TWA di 8 ore/die e 40 ore settimanali. Il NIOSH ha dichiarato che: new
lung cancer. NIOSH also recommends that dermal exposure to Cr (VI) compounds be prevented in
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the workplace to reduce adverse dermal effects including skin irritation, skin ulcers, skin
sensitization and allergic contact dermatitis. [8]. Si introduce, quindi, un valore raccomandato per
I CC.TT.P. professoressa Emanuela Turillazzi e professor Pietro Apostoli assumono nelle loro
valutazioni una concentrazione di 3 mg/m3 di polvere inalabile negli ambienti di lavoro nella
posizione di stivatore sulla base delle indagini ambientali del 1985, una quantit di Cromo totale
pari a 75 mg/kg e il Cromo VI pari al 20% di esso. Questultimo dato risulta confermato da [3] che
fissa la percentuale di Cr VI rispetto al Cromo totale in quantit variabile tra 8 e 20%. I due
Nelle nostre valutazioni, ci basiamo sugli unici valori di concentrazione di polveri in aria
effettivamente disponibili per questa indagine relativamente alla posizione dello stivatore. Si
assume, a vantaggio del lavoratore, che tutta la polvere misurata sia cemento. Nel campionamento
del 26/11/1991 sono registrati due valori di frazione respirabile delle polveri per gli stivatori 1,3
mg/m3 e 1,88 mg/m3 misurata con campionatori personali. Nel campionamento dei giorni 22 e 23
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maggio 1985 si registra per le posizioni assunte dagli stivatori concentrazioni di polveri respirabili
pari a 2,61 mg/m3 e 0,87 mg/m3. Si pu, quindi, assumere a vantaggio di sicurezza un valore
Assumiamo, quindi, che il Cromo totale presente nei cementi italiani sia pari al valore massimo
riportato in [1] ovvero 71 mg/kg e che il Cr VI sia pari a al valore massimo di 4 mg/kg riportato
Assumendo questi dati si ottiene una concentrazione di Cr VI variabile nellintervallo 0,045 g/m3
- 0,012 g/m3 a seconda che si facciano le ipotesi secondo quanto riportato nella C.T.P. della
professoressa Emanuela Turillazzi e del professor Pietro Apostoli oppure secondo le assunzioni qui
da noi riportate.
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basso ovvero quello raccomandato dal NIOSH. Si osserva che, anche rispetto a tale soglia, i valori
di esposizione stimati risultano essere circa un ordine di grandezza inferiori. Tali valutazioni sono
Qui di seguito la bibliografia specifica sul Cromo aggiunta nella versione definitive della relazione
di CTU.
[1] PCA Hexavalent Chromium in Cement Manufacturing: Literature Review R&D n. 2983, 2007.
[2] ATILH 2003 Chromium in Cement, origin and possible treatments, ATILH Center for
[3] Lizarraga, Serafin, Chromium VI in Cements, 5th Colloquium for Managers and Technicians of
[4] Bhatty, Javed, Chromium in Portland Cement: Literature Review, SN1971, Portland Cement
[5] Klemm, Waldemar, Contact Dermatitis and the Determination of Chromates in Hydraulic
[6] APCA Hexavalent Chromium Task Force, SN2219, Portland Cement Association, Skokie,
[7] G. Frigione, N. Mairo Materiali per ledilizia. Una guida ai materiali strutturali, ausiliari e di
Department of Health and Human Services (DHHS), Centers for Disease Control and
Prevention (CDC) & National Institute for Occupational Safety and Health, Jan.2013.
Al fine di sostenere la propria tesi, il consulente di parte dottor Gioacchino Genchi si avventura nel
tentativo di sminuire lazione del fumo di sigaretta nelletiologia del carcinoma polmonare.
Per dovere di completezza egli richiama lo studio sperimentale condotto dallIstituto Superiore di
Sanit nel 2004 circa il contenuto del cromo al di sotto del limite di rilevabilit del metodo, quando
si era semplicemente rilevata la presenza del cromo esavalente tra le sostanze annoverate nella
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composizione delle sigarette, senza peraltro indicarne il tenore.
Ma il C.T.P. dottor Gioacchino Genchi ricorda a tutti che invece significativa la presenza di
cadmio e non di cromo, tralasciando di ricordare, nella sua completezza opportunistica, che il
definita ridicola e risibile una consolidata nozione nella letteratura scientifica di oncologia
professionale.
Al riguardo basti confrontare quanto riportato a pagina numero 40 nellelaborato peritale (Sartorelli
pagina 393) oltre lo studio di De Flora (Threshold mechanisms and site specificity in chromium(VI)
carcinogenesis).
Ancora, sul gi citato Trattato di Medicina del Lavoro - Ambrosi - Fo, per quanto attiene al tumore
del polmone, a pagina numero 547, settimo capoverso si legge: Composti del cromo esavalente
sono responsabili di un aumento di tumori polmonari (oltre che di tumori delle prime vie aeree) in
soggetti professionalmente esposti nella produzione di cromati, nella cromatura elettrolitica e nella
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produzione di pigmenti al Cr, mentre gli addetti alla estrazione di minerali di Cr non sono a
rischio.
Tra laltro va sottolineato che molti casi di riconoscimento di malattia professionale a carattere
ben diversi da quello presente nella polvere di cemento, non trovano facile soluzione dal punto di
vista del nesso causale per le difficolt emerse, dovute alla reale esposizione. A prova di ci
Non chiaro il contenuto della frase riportata a pagina numero 24 della relazione del C.T.P.:
Lennesimo argomento impropriamente addotto dai CTU a sostegno della loro tesi del cancro
dovuto a fumo da sigaretta consisterebbe nel fatto che in tempi relativamente recenti non sarebbe
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Immaginiamo si tratti del rilievo da noi espresso a pagina numero 42 della nostra relazione,
relativamente allesame radiologico del torace del 22.03.1996, eseguito in occasione del ricovero
presso lOspedale di Trento, il cui referto riporta: Non lesioni pleuro-parenchimali a focolaio in
sussistenza sia di lesioni caratteristiche di fibrosi del parenchima polmonare, sia di lesioni di natura
neoplastica. Ci dimostra quanto non corrisponda al vero ci che il C.T.U. intervenuto in primo
grado aveva sostenuto in merito alla possibilit di evidenziare un tumore, erroneamente ritenuto a
lenta crescita, tramite esami radiologici da eseguire qualche anno prima della diagnosi.
Pertanto, rimaniamo sorpresi dalla capacit del C.T.P. in questione di interpretare in modo
totalmente alterato deduzioni che risultano esatte in quanto basate sulle evidenze.
Nella relazione del C.T.P., lassurdo viene raggiunto nella parte finale, quando si affrontano
peraltro smentite nella successiva relazione del C.T.P. medico di parte appellata, che definisce il
microcitoma quale malattia sistemica in quanto pu dare metastasi precoci per via linfatica e per
- sostenendo lindipendenza delle localizzazioni neoplastiche, in contrasto con quanto dedotto dai
sanitari dellIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, in tal modo giungendo
- negando la correlazione tra fumo di sigaretta e tumore del pancreas, quando acclarato lesatto
contrario;
sostenendo lesistenza di una lesione primaria polmonare evidenziata fino a 3 anni prima del
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Nelle ultime righe delle controdeduzioni, ove, nellennesimo e vano tentativo di sminuire lazione
del fumo di tabacco quale agente cancerogeno a livello del polmone, si riporta un consumo del
numero di sigarette tra 15 e 20, nonostante appaia chiaramente dai dati anamnestici, in particolare
sulle cartelle cliniche dei ricoveri ospedalieri effettuati, che il numero dichiarato dallo stesso
lavoratore 20.
Al riguardo si confrontino le cartelle relative ai ricoveri avvenuti presso gli Ospedali Riuniti di
Foggia dal 28.05.1997 al 17.06.1997 e presso lIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei
della cartella clinica in cui sono riportati i dati relativi allet di inizio (12 anni) e allet di
interruzione (57 anni), per un numero complessivo di sigarette giornaliere fumate pari a 20.
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Infine, il C.T.P. propone di considerare le mai conosciute modalit di consumo delle sigarette:
aspirazione profonda o leggera, numero di boccate e . . . non sappiamo cosa si nasconde nellecc.
che segue.
Other aspects of smokingdepth of inhalation and the type of cigarettes smokedhave relatively
small effects on risk once duration of smoking and the number of cigarettes smoked are
considered. (The Health Consequences of Smoking: A Report of the Surgeon General. - Office of
the Surgeon General (US); Office on Smoking and Health (US). Atlanta (GA): Centers for Disease
Passando alla seconda relazione di parte appellata, a cura del professor Giuseppe Muscolino di
Belforte, osserviamo che, con toni pi pacati, il C.T.P. medico afferma che la patologia in causa
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microcitoma nella parte finale della stessa relazione, in tal modo discostandosi parzialmente dalla
diagnosi espressa dallIstituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano,
caratterizzata da un margine di probabilit, nonostante egli stesso abbia prestato la sua opera
professionale presso questo Istituto ospedaliero: si pu chiaramente leggere il suo cognome su una
Il C.T.P. afferma che il cancro non colpisce tutti i fumatori, ma solo una piccola percentuale di
individui, omettendo di aggiungere che 9 casi su 10 di tumore del polmone sono dovuti al fumo.
Questo rapporto di 10:1 tende ad aumentare in base al numero di sigarette fumate, fino a
Nel nostro caso, il C.T.P., tendendo anchegli a sminuire lintervento dellabitudine tabagica, riduce
ulteriormente il numero di sigarette a 10-15 (il C.T.P. chimico indicava 15-20 sigarette: almeno ci si
metta daccordo!)
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Quanto vaghe siano le tesi sostenute dal C.T.P. sul nesso causale, lo si riscontra nella frase riportata
a pagina numero 32: In linea generale lesposizione a determinati agenti patogeni in particolari
Per cui osserviamo che il solo fattore cancerogeno evidenziato dal C.T.P. medico rappresentato
In linea con le proprie premesse il C.T.P. fa riferimento a generici componenti del cemento,
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Nonostante gli accertamenti strumentali documentati siano risultati negativi per una forma di
popolazione di lavoratori del cemento soprattutto di sesso maschile, prevalentemente a carico dei
polmoni.
lavoratori occupati nella produzione di cemento, in cui si riscontrava un aumento del tasso di
neoplasie maligne, in particolare a livello del polmone e in maggior misura della vescica e inoltre
In parziale contrasto con tali dati, oltre i riferimenti della letteratura in materia di oncologia
occupazionale richiamati nellelaborato peritale, intervengono ulteriori studi tra cui citiamo:
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- Cancer mortality study among French cement production workers - W. Dab, M. Rossignol, D.
- Cancer mortality and incidence in cement industry workers in Korea. - Dong-Hee Koh, Tae-
Woo Kim, Seung Hee Jang, Hyang-Woo Ryu Occupational Safety and Health Research Institute,
Korea Occupational Safety and Health Agency, Incheon, Korea - Saf Health Work. 2011
Sulla base delle proprie convinzioni, il C.T.P. afferma che il decesso del Caggese sia stato in
per laffermazione del nesso di causalit, nonostante le chiare e indiscutibili evidenze contrarie.
certezza, della diagnosi della patologia neoplastica che ha determinato il decesso del lavoratore in
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causa.
Questo dato di fatto, inequivocabile e innegabile, come appare chiaramente dalla documentazione
sanitaria presente nel fascicolo processuale, rappresenta di per s motivo sufficiente per inficiare
Infine, alla luce delle nostre osservazioni, si ritengono non condivisibili le controdeduzioni prodotte
dalle parti, essendo viziate da evidenti errori e incongruenze logiche tese a generare interpretazioni
fuorvianti.
15. In sede di discussione orale, il difensore degli appellanti ha lamentato un mancato invio, da
parte dei CCTTU, ai propri CTP di alcuni imprecisati allegati, omettendo, tuttavia, di considerare
che i CTP, nelle loro controdeduzioni allelaborato peritale, non avevano fatto cenno a lacune di
sorta e che le valutazioni espresse da tutti i periti (dufficio e di parte) hanno riguardato, ad ampio
raggio, la natura dei materiali usati dallazienda e delle loro componenti chimiche.
16. Sulla scorta delle conclusioni del CTU (che la Corte condivide in toto e fa proprie, poich
sorrette da ampia motivazione e fondate su rigorose valutazioni medico legali, ancorate a vasta
letteratura scientifica, richiamata nella relazione), la domanda attorea risulta infondata, atteso che
non v un nesso tra il carcinoma metastatico polmonare da cui era affetto Caggese Giuseppe e
Restano assorbiti tutti gli altri motivi addotti dallItalcementi nonch quelli formulati dagli
appellanti incidentali.
17. Gli eredi Caggese vanno condannati a restituire allItalcementi le somme riscosse in esecuzione
della sentenza impugnata, giusta istanza formulata dallappellante alludienza del 21 settembre
2017.
18. Considerata la originaria dubbiezza della lite attestata dal diverso esito delle CTU e dei due
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gradi del giudizio ricorrono giusti motivi di compensazione tra tutte le parti.
Va precisato che la domanda di garanzia proposta dallItalcementi nei confronti delle Generali non
era palesemente infondata (anzi, nientaffatto peregrine appaiono le censure mosse dallItalcementi
alla motivazione addotta dal Tribunale a supporto della statuizione di rigetto della domanda e, in
Ne consegue che risulta operante il principio secondo cui le spese del giudizio sostenute dal terzo
chiamato in garanzia, una volta che sia stata rigettata la domanda principale vanno poste a carico
della parte che, rimasta soccombente, abbia provocato e giustificato la chiamata, trovando tale
statuizione adeguata giustificazione nel principio di causalit che governa la regolamentazione delle
Invero, il rimborso rimane a carico della parte che abbia chiamato o abbia fatto chiamare in causa il
terzo solo qualora l'iniziativa del chiamante si riveli palesemente arbitraria (Cass. 25541/2015;
10070/2017).
19. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, inserito dalla L. n. 228 del 2012,
art. 1, comma 17, va dichiara la sussistenza dei presupposti per il versamento da parte degli
appellanti incidentali dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per
P.Q.M.
sezione lavoro
definitivamente pronunciando:
sullappello proposto, con ricorso depositato in data 8 febbraio 2013, dallItalcementi s.p.a. nei
confronti di Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e Caggese Anna Maria nonch
delle Generali Italia s.p.a. avverso la sentenza del Tribunale del lavoro di Foggia in data 7 gennaio
2013;
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sullappello incidentale spiegato da Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e
cos provvede:
Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e Caggese Anna Maria con atto di citazione
condanna Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e Caggese Anna Maria a restituire
alla Italcementi s.p.a. quanto riscosso in esecuzione della sentenza di primo grado, oltre accessori
Compensa interamente tra le parti le spese del doppio grado del giudizio.
Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater, inserito dalla L. n. 228 del 2012, art.
1, comma 17, dichiara la sussistenza dei presupposti per il versamento da parte degli appellanti
Sentenza n. 2128/2017 pubbl. il 25/09/2017
RG n. 304/2013
incidentali dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a
Il Presidente estensore
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